FERMO-Palazzo dei Priori-la mostra “Steve McCurry – Children”-
Fermo- Torna a Palazzo dei Priori di Fermo il nuovo appuntamento con “Il tempo delle mostre“, questa volta dedicato all’arte del celebre fotografo americanoSteve McCurry. Dal 20 dicembre 2024 al 4 maggio 2025 le sale del Palazzo ospitano la mostra “Steve McCurry – Children”, ideata e curata di Biba Giacchetti. La mostra inaugura un percorso emozionante sull’infanzia vista attraverso l’obiettivo di Steve McCurry, uno dei fotografi più amati al mondo
Fermo- Steve McCurry fotografo americano
Con oltre 50 fotografie, il pubblico avrà l’occasione di ammirare l’unica esposizione tematica interamente dedicata ai bambini, realizzata nell’arco di quasi cinquant’anni di carriera. Le immagini, provenienti da ogni angolo del mondo, ritraggono i più piccoli in scene di vita quotidiana, offrendo un omaggio a questo periodo straordinario della vita.
Spiega Steve McCurry: “Ho avuto il grande privilegio di fotografare i bambini di tutto il mondo e ora che ho una figlia anch’io apprezzo ancora di più la loro energia, la loro curiosità, le loro potenzialità. Nonostante il contesto difficile in cui molti di loro nascono, i bimbi hanno la capacità di giocare, sorridere, ridere e condividere piccoli momenti di gioia. C’è sempre la speranza che un bambino possa crescere e cambiare il mondo.”
Fermo- Steve McCurry fotografo americano
L’inaugurazione della mostra si terrà giovedì 19 dicembre alle ore 17. La mostra è promossa dal Comune di Fermo con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo, in collaborazione con Orion57, partner Mus-e del Fermano. L’organizzazione è affidata a Maggioli Cultura e Turismo.
Fermo- Steve McCurry fotografo americano
A Fermo una straordinaria galleria di ritratti esplora tutte le sfaccettature dell’infanzia, accomunate da un elemento universale: lo sguardo dell’innocenza. I bambini immortalati da McCurry, pur diversi per etnia, abiti e tradizioni, condividono la stessa energia inesauribile, la gioia di vivere e la capacità di giocare anche nei contesti più difficili, spesso segnati da povertà, conflitti o condizioni ambientali estreme. Il visitatore sarà guidato in un viaggio ideale accanto a McCurry, attraverso paesi come India, Birmania, Pakistan, Tibet, Afghanistan, Libano, Etiopia e Cuba….
Steve McCurry fotografo americano
Biografia di Steve McCurry Fotoreporter statunitense (n. Filadelfia, Pennsylvania, 1950). Dopo la laurea in Teatro alla Penn State University e l’esperienza in un quotidiano locale, ha iniziato a lavorare come freelance in India. Poco dopo l’invasione russa dell’Afghanistan, è riuscito ad attraversare il confine con il Pakistan e a fotografare la situazione del paese: nel 1980 il servizio è stato premiato con la Robert Capa Gold Medal. Da quel momento in poi, M. ha continuato a seguire i conflitti internazionali (dalla Guerra del Golfo al conflitto Iran-Iraq), sempre animato dal desiderio di mostrare le conseguenze delle guerre sui volti e sui paesaggi. Noto al grande pubblico per la “Ragazza afgana” (foto pubblicata nel 1985 sul National Geographic), ha vinto prestigiosi premi quali il Magazine Photographer of the Year, il National Press Photographers Award e per quattro volte il World Press Photo Contest. M. è uno dei fotografi più riconoscibili e apprezzati al mondo; fra le mostre che hanno ospitato i suoi lavori si ricordano Viaggio intorno all’uomo (Genova, 2012), Oltre lo sguardo (Monza – Roma 2014-15), Icons and Women (Forlì, 2015), Leggere (Brescia, 2017).Fonte- Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani
Orari di apertura: dal martedì al venerdì 10:30 – 13 / 15:30 – 18; sabato e domenica 10:30 – 13 / 15:30 – 19. lunedì chiuso. Previste aperture straordinarie in occasione di eventi e festività.
Biglietto: unico Fermo Musei € 9,00; ridotto € 7,00 (ragazzi dai 14 ai 25 anni, gruppi composti da più di 15 persone, soci FAI, soci Touring Club Italia, soci Italia Nostra); gratuito under 13, disabili, soci Icom, giornalisti con tesserino. Il biglietto include l’ingresso al circuito museale della città.
È possibile acquistare il biglietto online sul sito web fermomusei.it.
Descrizione del libro di Elio Varutti- La Patria perduta-Aska Edizioni-La vicenda del Campo profughi di Laterina (AR), è stata solo accennata nei libri di argomento storico generale. Questo libro è una novità. Dal 1941 al 1943, sotto il fascismo, è un Campo di concentramento per prigionieri inglesi, sudafricani e canadesi. Sottoalimentazione e scarsa igiene nelle baracche provocano nei 2.500-3.000 prigionieri varie malattie debilitanti, come dissenteria e tifo. Poi per un anno il Campo è stato un reclusorio sotto la sorveglianza nazista. Dopo la liberazione, avvenuta nel 1944, a cura della VIII Armata britannica, si trasforma fino al 1946 in un campo di concentramento per tedeschi e repubblicani della RSI catturati al Nord. Dal 1946 al 1963, per ben diciassette anni, funziona come Campo profughi per italiani in fuga dall’Istria, Fiume e Dalmazia (per oltre 10mila persone), terre assegnate alla Jugoslavia col trattato di pace del 10 febbraio 1947. Sono italiani della patria perduta. Patiscono il freddo e la fame. Tra i più anziani di loro ci fu un alto tasso di suicidi. A Laterina giungono pure alcuni sfollati dalle ex colonie italiane. Non c’è un libro che tratti in modo specifico questi anni di vita quotidiana e di incontro-scontro con la popolazione locale, fino alla completa integrazione sociale, mediante qualche matrimonio misto (di solito: marito toscano e moglie istro-dalmata) e, soprattutto, col lavoro e con l’assegnazione delle case popolari ai profughi.
L’Autore-
Elio Varutti (Udine 1953) è laureato in Sociologia all’Università di Trento nel 1977. Ha collaborato con l’Istituto di Sociologia Internazionale di Gorizia (1980). Ha conseguito all’Università di Udine il diploma di perfezionamento in Storia (1998) e il diploma di Metodologia e linguistica delle lingue minoritarie (2006). Ha insegnato discipline economiche aziendali nelle scuole superiori in Friuli dal 1978 al 2016, anno della quiescenza. Giornalista pubblicista (1980-2020), ha collaborato per la redazione di Udine de «Il Gazzettino», 1977-1991 e con altre testate locali. È consigliere della Società Filologica Friulana dal 1995. Nel 2012 è stato nominato consigliere onorario del Comitato Provinciale di Udine dell’ANVGD e, dal 2017 al 2021, vice-presidente del
medesimo organismo. Dal 2017 collabora col Gruppo culturale “Alfredo Orzan” della Parrocchia di S. Pio X, Udine. Dal 2017 tiene il corso di “Sociologia del Ricordo. Esodo giuliano dalmata” all’Università della Terza Età (UTE) di Udine. Ha pubblicato vari saggi, come: Italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia esuli in Friuli 1943-1960. Testimonianze di profughi giuliano dalmati a Udine e dintorni, Provincia di Udine, 2017.
Aska Edizioni
Aska edizioni viene fondata, nel 2001, dall’incontro di diverse esperienze nel settore dell’editoria, con l’obiettivo di fornire consulenza e servizi destinati ad imprese, organizzazioni ed enti locali.
Attraverso la società Inprogress Srl, l’attività spazia dai progetti editoriali a quelli multimediali, dal marketing territoriale e la comunicazione, alla distribuzione.
Aska è uno, cento percorsi, mille itinerari alla ricerca di radici e tradizioni di una cultura millenaria che mai come oggi, in un mondo sempre più globalizzato ed uguale, possono aiutare a valorizzare l’unicità dei nostri territori facendone scoprire i tesori forse meno conosciuti, ma certamente non meno belli e affascinanti di quelli più noti al turismo di massa. Una struttura, dinamica e flessibile, capace di ascoltare le esigenze dei propri clienti, garantendo loro un supporto concreto e qualificato nell’orientare le idee strategicamente. La casa editrice svolge un ruolo di documentazione e di valorizzazione del patrimonio culturale e territoriale sul piano nazionale e in particolare di una Toscana lontana dai “luoghi comuni”, realizzando volumi di gran pregio che hanno anche il grande merito di recuperare e tutelare una memoria collettiva, quasi delle microstorie che, altrimenti, rischierebbero di andare perdute.
Roma –Museo Storico della Fanteria-Mostra:Salvador Dalì, tra Arte e Mito-
Roma –Museo Storico della Fanteria-Mostra:Salvador Dalì, tra Arte e Mito-Sogno, realtà e un modo di raccontare il mondo che spazza via ogni logica per creare nuove strutture. Dal 25 gennaio al 27 luglio, Roma ospita Salvador Dalí, tra arte e mito, la mostra dedicata al grande maestro del surrealismo, organizzata da Navigare presso il Museo Storico della Fanteria dell’Esercito Italiano e allestita dal curatore di mostre internazionali Vincenzo Sanfo, con il supporto di un comitato internazionale. La mostra gode del patrocinio della Regione Lazio, di Roma Capitale – Assessorato alla Cultura e dell’Oficina Cultural de la Embajada de España
Circa 80 opere provenienti da collezioni private di Belgio e Italia – tra cui serie composte da numerosi pezzi – offrono un viaggio nell’arte e nel mito del genio di Salvador Dalí. Disegni, sculture, ceramiche, boccette di profumo, incisioni, litografie, documenti, libri e fotografie accompagnano il pubblico in un’immersione nell’universo daliniano, libero dalla rigidità delle regole, dove la realtà è costituita dai sogni.
A completare questo percorso, sono esposte anche opere di altri autori che hanno condiviso con Dalí l’idea di un’arte dal carattere onirico e surreale. Un evento che, per i lavori esposti, assume una straordinaria rilevanza a livello internazionale, celebrando non solo Dalí, ma anche l’intero panorama surrealista europeo.
“L’itinerario espositivo si sviluppa con un approccio antologico, partendo dai primi anni della carriera dell’artista e dal fondamentale incontro con figure come il poeta Federico García Lorca, rappresentato in mostra da inediti disegni surrealisti, e il regista Luis Buñuel, presente con spezzoni di film che hanno segnato il percorso creativo di Dalí – spiega il curatore Vincenzo Sanfo –. Questi legami hanno contribuito a plasmare il futuro di uno dei più grandi protagonisti dell’arte del Novecento. Il percorso continua attraverso tutte le fasi della produzione artistica di Dalí, fino alle ultime sperimentazioni oniriche degli anni finali della sua vita.”
Tra le opere in esposizione si trovano anche numerose litografie, comprese quelle legate ai lavori di García Lorca e alla Divina Commedia, incisioni a puntasecca, disegni, arazzi, sculture, oggetti in vetro, ceramiche, gioielli, oltre a una serie di fotografie, libri e documenti che arricchiscono ulteriormente la collezione.
“Questa mostra rappresenta, in un periodo così intenso di attività legate al Giubileo 2025, un’occasione unica per immergersi nel genio creativo di Dalí e nel contesto artistico e culturale del surrealismo, offrendo una prospettiva completa e affascinante su uno dei movimenti più influenti del secolo scorso, fornendo anche un’interessante testimonianza storica del sentire di quei tempi – aggiunge Salvatore Lacagnina, Responsabile di Navigare –. Un percorso in cui l’arte appare potente e immediata, che suscita forti emozioni nello spettatore, senza necessariamente essere un esperto. Un viaggio nel ‘bello’, per avvicinare e far appassionare a questo mondo chiunque varchi la soglia di ingresso al museo.”
Apertura: 25/01/2025
Conclusione: 27/07/2025
Organizzazione: Navigare
Curatore: Vincenzo Sanfo
Indirizzo: Piazza di Santa Croce in Gerusalemme, 7 – Roma
Orari:
Dal Lunedì al Venerdì: dalle ore 09,30 alle ore 19,30.
Sabato e Domenica: dalle ore 09,30 alle ore 20,30.
Ultimo ingresso trenta minuti prima della chiusura.
Costo biglietto:
€ 15,00 Biglietto intero WEEKEND E FESTIVI
€ 13,00 Biglietto intero Feriali
€ 10,00 Biglietto Ridotto (solo in biglietteria): TUTTI I GIORNI Giovani fino a 14 anni
Giornalisti, Universitari, Convenzioni
€ 10,00 Gruppi oltre 10 persone
€ 16,00 Biglietto Open Include ingresso salta la fila
€ 5,00 Scuole
Gratuito Bambini fino a 5 anni
Biografia di Salvador Dalì ,Pittore catalano (Figueras 1904 – ivi 1989). Artista tra i più incisivi del Novecento, dopo una breve parentesi nel gruppo surrealista ne fu escluso per le sue simpatie per i regimi di destra. In D. il surrealismo assunse un carattere individualistico, ironico e provocatorio (famose le trovate pubblicitarie e scandalistiche e i saggi autobiografici come Le journal d’un génie, 1964). Tra le opere più conosciute: Femme dormant dans un paysage (1931, Venezia, Fond. P. Guggenheim); La persistance de la mémoire (1931, New York, Mus. of modern art).
Vita e attività
Dopo studî burrascosi all’Accademia di Madrid, si rivolse con interesse alla pittura metafisica di G. De Chirico e di C. Carrà. Amico di Miró e Buñuel, accolto nel gruppo surrealista di Breton dal 1929, ne veniva escluso nel 1934 a causa delle sue simpatie per i regimi di destra. In D. il surrealismo ha sempre mantenuto un carattere individualistico, alternativamente ironico, problematico, onirico. Dell’attivismo surrealista egli ha dato una clamorosa versione personale, agendo apertamente con trovate pubblicitarie e scandalistiche e insistendo sul carattere morboso della sua figurazione, sostenuta da un’eccezionale abilità tecnica. Nel 1934 illustrava i Chants de Maldoror di Lautréamont e compiva un primo viaggio negli Stati Uniti. Nel 1937 un viaggio in Italia ridestava in lui l’interesse per la pittura del Rinascimento maturo e del Seicento. Nel 1940 si stabiliva negli Stati Uniti, dove ha continuato a passare gli inverni anche dopo il suo ritorno in Spagna nel 1948. Successivamente, nel decennio 1950-60, ha affrontato temi religiosi (Il Cristo di s. Giovanni della Croce, 1951, Glasgow, Art Gall.). D. ha pubblicato numerosi saggi teorico-critici e autobiografici: La femme visible (1930); The secret life of S. D. (1942); Manifeste mystique (1951); Le journal d’un génie (1964); Comment on devient Dalí (1973). Con Buñuel ha realizzato nel 1929 il primo film surrealista, Le chien andalou, e, nel 1930, L’âge d’or. Si è occupato di moda, di arredamento e ha anche disegnato gioielli. D. ha costituito anche due musei proprî: quello di Cleveland (1971) e il teatro-Museo di Figueras (1974), dove è stato sepolto. Oltre a quelle già citate, tra le sue opere più significative occorre citare: Symbole agnostique (1932, Filadelfia, Philadelphia Museum of art); Visage de Mae West (1934-35, Chicago, Art Institute); Girafes en feu (1936-37, Basilea, Kunstmus.).Fonte-Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani
Roma- Museo Galleria Borghese-“C’era una volta”è un percorso di approfondimento condotto dal personale del museo e dedicato al ciclo delle volte dipinte che inizia martedì 4 febbraio e termina venerdì 11 aprile 2025.L’iniziativa nasce per valorizzare lo straordinario lavoro di riqualificazione della villa promosso dal Principe Marcantonio IV Borghese alla fine del Settecento (1770-1800). Un lavoro straordinario, poco conosciuto, che vide una radicale ristrutturazione dell’edificio e l’aggiornamento della decorazione interna.
Roma- Museo Galleria Borghese
L’incarico fu affidato all’architetto Antonio Asprucci (1723-1808), di grande fama e talento, uno dei primi ad introdurre a Roma il Neoclassicismo come stile architettonico. Asprucci, che si avvalse della collaborazione di una rinomata equipe di artisti italiani e stranieri, tra cui Gavin Hamilton, Tommaso Conca, Mariano Rossi, il quadraturista Giovan Battista Marchetti e altri, concepì le superfici degli ambienti come scenari per i marmi antichi e moderni già presenti nell’edificio. Le pareti si rivestirono di policromie a stucco marmoreo, i bellissimi camini seicenteschi furono sostituiti con altri detti “alla francese”, addossati al muro e ornati di materiali preziosi, e le volte furono scompartite da eleganti quadrature architettoniche, con preziose cornici a stucco e al centro quadri il cui soggetto era in stretto dialogo con il capolavoro posto al centro. Tutto il ciclo decorativo delle volte assumeva un carattere descrittivo, destinato all’ospite della Villa Pinciana, e volto ad esaltare la famiglia Borghese e le antiche origini.
L’iniziativa è gratuita e la prenotazione è obbligatoria chiamando il numero: 06 67233755 (da lunedì a venerdì, dalle 14.00 alle 17.00).
Le visite si svolgono dal martedì al venerdì.
L’appuntamento è alle ore 14.30 presso il banco Informazioni del museo, situato accanto alla Biglietteria. Il percorso dura circa 40 minuti e prevede la visita delle sale I, II e III.
L’ingresso al museo non dà diritto alla visita delle altre sale.
Museo Galleria Borghese-Piazzale Scipione Borghese 5, 00197 Roma, Italia Tel. +39 068413979 mail. ga-bor@cultura.gov.it pec. ga-bor@pec.cultura.gov.it Per acquisto biglietti: +39 06 32810
Il Museo Galleria Borghese custodisce ed espone una collezione di sculture, bassorilievi e mosaici antichi, nonché dipinti e sculture dal XV al XIX secolo. Tra i capolavori della raccolta, il cui primo e più importante nucleo risale al collezionismo del cardinale Scipione (1579-1633), nipote di Papa Paolo V, ci sono opere di Caravaggio, Raffaello, Tiziano, Correggio, Antonello da Messina, Giovanni Bellini e le sculture di Gian Lorenzo Bernini e del Canova.
Le opere sono esposte nelle 20 sale affrescate che, insieme con il portico e il Salone di ingresso, costituiscono gli ambienti del Museo aperti al pubblico. Oltre 260 dipinti sono custoditi nei Depositi della Galleria Borghese, collocati sopra il piano della Pinacoteca e allestiti come una quadreria. I Depositi della Galleria Borghese sono visitabili su prenotazione.
Per ragioni di sicurezza legate alla conformazione dell’edificio storico, l’accesso al Museo è regolamentato in turni di visita di due ore l’uno, per un massimo di 360 persone ciascuno, con uscita obbligatoria a fine turno.
Roma-Dubutta all’Altrove Teatro Studio, SECONDO PIANO, spettacolo scritto da Andrea Giovalè-
ALTROVE TEATRO STUDIO
Roma-Dubutta in prima assoluta dal 7 al 9 febbraio, all’Altrove Teatro Studio,SECONDO PIANO, spettacolo scritto da Andrea Giovalè, Sara Mafodda e Michele Eburnea, con la regia di Michele Eburnea.
all’ Altrove Teatro Studio, SECONDO PIANO
all’ Altrove Teatro Studio, SECONDO PIANO
all’ Altrove Teatro Studio, SECONDO PIANO
Quante volte si torna con la memoria ai primi momenti di una relazione? Agli appuntamenti romantici, agli sguardi carichi di desiderio, ai gesti densi di imbarazzo? Secondo piano è lo specchio grottesco e deformante di quei ritorni, e racconta la storia di un divorzio consensuale in quattro appuntamenti. Le stesse emozioni, invecchiate e compresse in una cornice fredda e burocratica, costellano un lungo iter di attese e rimpianti, ricordi e contrasti, per capire se dallo sciogliersi di una relazione può davvero forgiarsi qualcosa di nuovo.
Ispirato a innumerevoli storie vere.
all’ Altrove Teatro Studio, SECONDO PIANO
all’ Altrove Teatro Studio, SECONDO PIANO
Secondo piano gioca in contropiede sulla familiarità di una relazione giovane, energica, viva, incastrandola in un luogo asettico e alienante come una stanza a caso del Comune, e tornando più volte, col pretesto della burocrazia e l’esercizio virtuoso del teatro, al momento tipicamente – ma non obbligatoriamente – drammatico della separazione.
Si crea quindi un triangolo fluido tra azione, luogo e tempo, all’interno del quale i meccanismi del racconto possono, a piacimento, fare da acceleratore, ostacolo, elemento di caos, dejavù, umorismo, coerenza, incoerenza e chissà cos’altro, alla ricerca del perfetto punto di equilibrio tra sereno e grottesco, emozione e imbarazzo, assurdo e banale.
SPETTACOLI
Venerdì ore 20
Sabato e domenica ore 18
Biglietti: Intero 15€_ Ridotto 10€
Altrove Teatro Studio – Via Giorgio Scalia 53, Roma
Per informazioni e prenotazioni: telefono 3518700413, email ipensieridellaltrove@gmail.com
L’Altrove Teatro Studio presenta una nuova stagione d’eccellenza
SOLO PEZZI DI BRAVURA!
In cartellone 20 spettacoli, tra nuova drammaturgia, debutti assoluti, grandi ritorni, concerti, eventi speciali, un concorso dedicato alle nuove scritture di scena e un ampio spazio alla formazione
L’Altrove Teatro Studio, nel cuore del quartiere Prati, da il via ad una nuova stagione proiettata verso la qualità e l’eccellenza artistica, il talento e la sperimentazione che si trasformano in realtà attraverso la scena, lo spettacolo dal vivo, la musica, i progetti innovativi.
“Solo pezzi di bravura!” è, infatti, il claim della nuova programmazione 2024-2025, che prevede un cartellone ancora più “di livello”, che concentra insieme nuovi talenti della scena contemporanea con maestri già notevolmente affermati, impegnati in progetti moderni, al passo con i tempi e le nuove tendenze, tra prosa, musica, drammaturgia contemporanea e formazione. Artisti che si riconoscono nell’anima e nello spirito creativo di questo luogo da abitare proprio come una “casa”, da chi il teatro lo fa, lo studia, lo vede.
L’Altrove Teatro Studio, fin dalla sua fondazione nel 2017, ha voluto essere per il pubblico romano, un luogo di salvezza dalla bruttura del mondo, un’occasione di cambiamento, un’isola felice dove tenere in vita il senti- mento della meraviglia.
Nel nome dell’eccellenza artistica, della qualita? degli spettacoli offerti e della didattica accademica, i direttori Ottavia Bianchi e Giorgio Latini hanno fatto si? che i migliori artisti della scena contemporanea nazionale e internazionale riconoscessero “Altrove” come riferimento imprescindibile nel panorama teatrale romano. Di conseguenza gli spettatori hanno con- fermato sempre piu? il patto di fiducia stretto con il teatro che e? stato inoltre il luogo prescelto dai giovanissimi per dare uno schiaffo in faccia alle lusinghe dei social in favore della scoperta del se? e dello studio serio e appassionato di una professione. Altrove e? stato infine lo spazio privilegiato dove coltivare le passioni che rendono la vita meno dolente, dove incontrare anime affini seppur nella diversita? di ognuno, tutti uniti, adulti e giovanissimi, artisti e spettatori, nel desiderio di rinascere.
“Attraverso il sentimento condiviso della gioia che, come una scarica di elettrica esaltazione, attraversa l’animo di chi varca la soglia di questo luogo magico, il teatro ci insegna che la sofferenza del vivere ci accompagna ogni giorno tranne che in alcuni brevi momenti nei quali riusciamo a mettere in pausa l’inquietudine occupandoci d’altro o di altre persone, agendo fuori dalla nostra realtà? che e? poi, nel bene e nel male, la nostra zona di comfort. In questi momenti possiamo ritrovarci uniti in una comunità? che non si riconosce nella “vacuita? della fuffa” o in un teatro autori- ferito e incurante dei bisogni del pubblico. Gli abitanti dell’Altrove non si lasciano abbindolare dall’inganno del nometto televisivo ma fanno una scelta in favore del talento attoriale e del saper fare che e? poi il filo rosso di tutti gli spettacoli in cartellone.
Per questo motivo, quest’anno, il nostro obbiettivo e? di rendere ancor piu? esplicita questa consapevolezza: se la mediocrità? del mondo mortifica le nostre aspettative, almeno “Altrove”, possiamo sempre trovare solo pezzi di bravura.”_ annotano i direttori artistici Ottavia Bianchi e Giorgio Latini.
Ventuno spettacoli, tra debutti assoluti, progetti inediti, prosa, musica, con un’attenzione particolare rivolta alla drammaturgia contemporanea, alle nuove scritture, a tematiche fortemente attuali, alle nuove voci e ai nuovi volti della scena teatrale, e non solo.
Un’offerta che punta alla qualità, più che alla quantità, con l’obiettivo di meravigliare il pubblico più variegato e soddisfare i più disparati gusti, sottolineando come lo spettacolo dal vivo sia un punto fermo per la crescita e l’arricchimento sociale, e il teatro un luogo da abitare costantemente, in cui poter crescere, divertirsi, imparare, confrontarsi.
Tanti i nomi in cartellone, tra interpreti e registi, volti noti del panorama teatrale italiano e giovani promesse: Ottavia Bianchi, Giorgio Latini, Livia Castiglioni, Patrizia Ciabatta, Giulia Santilli, Gianfranco Corona, Antonello Foddis, Giuseppe Ligios, Pierpaolo Palladino?, Giulia Gallone, Ottavia Orticello, Chiara Arrigoni, Francesca Caprioli?, Miana Merisi, Alessandra Corona, Guido Tuveri, Maria Assunta Calvisi, Loredana Piedimonte, Gabriele D’Angelo, Luca Mascolo, Valentina Martino Ghiglia, Veronica Rivolta, Federico Malvaldi, Michele Eburnea, Sara Mafodda, Mersila Sokoli, Andrea Giovalè, Nora Godano, Giorgio Cantarini, Agustina Risotto Interlandi, Jesus Emiliano Coltorti?, Ennio Coltorti?, Roberto Fedele, Viola Pornaro, Francesco Sala, Daniele D’Alberti, Chiara Meschini, Pietro Meschini, Sara Sileo, Ludovica Bove, Giacomo Ronconi, Donato Cedrone, Ferdinando Ceriani, Valentina Di Silvestro, Pino Cangialosi, Fabio Battistelli, Alessandro Cedrone, Gizem Aiture Cedrone, Marco Palmiggiani, Giacomo Ronconi.
Non mancherà, inoltre, la quarta edizione del concorso “Prosit! Nuove drammaturgie per un nuovo teatro”, uno spazio riservato esclusivamente alla prosa, ai nuovi autori e alle nuove idee, alla capacità di scrivere e raccontare storie contemporanee.
“Solo pezzi di bravura!” è una dichiarazione di intenti, una missione per diffondere qualità e talento in scena offrendo al pubblico una stagione piena di bellezza.
LA STAGIONE
Inaugura la stagione, l’8 novembre, un graditissimo ritorno, LE SORELLASTRE di Ottavia Bianchi con la regia di Giorgio Latini. Le Sorellastre è una commedia dai risvolti drammatici che racconta la storia di quattro sorelle Emma, Emilia, Elvira e Ughetta che, lontane e in cattivi rapporti da molti anni, sono improvvisamente obbligate a passare insieme ventiquattro ore in occasione della veglia alla morte della vecchia madre. Infatti è in ballo un’inaspettata eredità che permetterà alle Sorellastre di rimettere a posto alcuni aspetti della loro esistenza. L’eredità in palio diventa l’innesco di un vero e proprio gioco al massacro fatto di rappresaglie, antichi rancori e desideri di vendetta mai sopiti.
A seguire, il 17 novembre, ROSENCRANTZ?& GUILDENSTERN SONO MORTI liberamente ispirato all’omonimo testo di Tom Stoppard con Gianfranco Corona, Antonello Foddis, Giuseppe Ligios e la regia di Giuseppe Ligios. Un viaggio attraverso l’esistenza umana quello che i due protagonisti Rosencrantz e Guildenstern si trovano a compiere loro malgrado. Pochi i punti fermi in loro possesso, alquanto confusi se non assenti i ricordi sul passato recente, che riaffiorano con difficoltà, a partire dai loro stessi nomi. Unica certezza, e al contempo unica ragione di vita, sembra risiedere nel motivo del loro viaggio, la convocazione a Corte per “spigolare” sulle cause che hanno mutato drasticamente l’animo di Amleto, tanto da farlo sembrare pazzo.
Musica e teatro si abbracciano dal 29 novembre al 1 dicembre con LA BATTAGLIA DI ROMA, lettura scenica a cura di Alessia Sambrini?di e con Pierpaolo Palladino? e musiche dal vivo di Pino Cangialosi – pianoforte e percussioni Fabio Battistelli – clarinetto. In scena un attore solo, che racconta una storia da lui scritta in versi per rievocare una giornata emblematica, il 10 settembre 1943, due giorni dopo l’armistizio. Quel giorno fu combattuta a Roma la più grossa battaglia sul suolo nazionale tra l’esercito regolare italiano e le armate tedesche. I fatti storici e i sogni privati dei compagni d’arme sono rievocati in questo testo/racconto, partendo dalla descrizione delle strade bombardate dagli americani fino al luogo della battaglia, che ebbe il suo epicentro davanti alla porta di San Paolo.
Dal 6 all’8 dicembre appuntamento con A LITTLE GOSSIP?NEVER KILLED NOBODY di Chiara Arrigoni, ?con Giulia Gallone, Ottavia Orticello, Chiara Arrigoni dirette da Francesca Caprioli?.
Le protagoniste sono tre operaie: Klara, l’aspirante leader, Agnese, la pigra mediatrice, e Martha, quella nuova. Il lavoro in fabbrica è logorante, soprattutto per le donne, persino sciogliere i capelli durante l’orario di lavoro è un atto trasgressivo sottoposto a rigido divieto e sembra impossibile sognare qualcosa di più. Un giorno, però, succede qualcosa: Martha inizia una relazione clandestina con il loro capo e, da quel momento, le tre donne cominciano a ottenere dei piccoli miglioramenti sul lavoro, guidate dal sogno di Klara di una ribellione contro il sistema. Spettacolo vincitore del Premio scintille 2023.
Il 14 e il 15 dicembre è la volta di WHY, CLITENNESTRA, WHY? da “Clitennestra o del crimine” di Marguerite Yourcenar con Miana Merisi, Alessandra Corona, Guido Tuveri voce off Luigi Tontoranelli? e la partecipazione in video Federico Giaime Nonnis. Maria Assunta Calvisi dirige il testo è inserito in “Fuochi”, dove la Yourcenar ha raccolto una serie di prose liriche collegate dal tema dell’amore guardato sotto una lente dis- sonante che fa intravedere possibilità diverse di lettura. Nel caso di Clitennestra l’amore prende il sopravvento sulla vendetta. Lo spettacolo vuole affondare le mani in questo terreno scivoloso e si racconta con le parole, con l’intensità dei corpi, con le immagini suggestive proiettate a tutto schermo ma anche su corpi o oggetti con la tecnica del video mapping e con musiche originali intense e di grande contemporaneità.
Tornano per il consueto concerto natalizio, il 21 e il 22 dicembre, LE MANI AVANTI il coro diretto da Gabriele D’Angelo con il loro repertorio e ovviamente grandi classici natalizi, da White Christmas a Happy Xmas (War Is Over), passando per rivisitazioni originali come Jingle Bells in minore e una Carol of the bells al cardiopalma. Molti i brani in italiano, con grandi nomi del nostro cantautorato come Fossati, il duo Gazzé – Fabi, fino ad arrivare ai 99 Posse e La rappresentante di lista.
Apre il nuovo anno, dal 10 al 12 gennaio, in prima assoluta, UNA CULLA SBAGLIATA di Ottavia Bianchi ?con Ottavia Bianchi, Loredana Piedimonte e la regiadi Ottavia Bianchi e Giorgio Latini. Liberamente tratto dal best seller “Perché essere felice quando puoi essere normale?” della scrittrice britannica Jeanette Winterson e in parte autobiografico, lo spettacolo narra la storia di una vita difficile, quella di Jeanette. In bilico tra il fanatismo religioso della madre adottiva e la scoperta della vera sé stessa, la protagonista troverà il suo riscatto grazie all’amore per la letteratura e alla poesia. La strada per la ricon- ciliazione con i fantasmi dell’infanzia sarà lunga e tortuosa, passando per il funerale di una madre pazza, una casa piena di ricordi e la visita di una donna misteriosa che la aiuterà in questo percorso fino ad un finale imprevisto.
Luca Mascolo torna all’Altrove Teatro Studio, questa volta con un nuovo progetto su Vittorio De Sica, dal 17 al 19 gennaio, con VITTORIO DE SICA? Suspire ‘e vase, Museca ‘e passione? con al ?violoncello Donato Cedrone?, alla chitarra classica Valentina Di Silvestro?. A 50 anni dalla scomparsa di Vittorio De Sica, questo spettacolo vuole non solo omaggiare il Maestro del Neorealismo ma anche indagare il suo percorso; il fine dicitore che divenne attor giovane, poi celebrità del cinema anni ’30 e famoso interprete di tante canzoni. Questo spettacolo fatto di recitazione e musica, nell’arco di un’ora e poco più, racconterà alcuni momenti fondamentali nella carriera di Vittorio De Sica e farà conoscere meglio al pubblico il mondo attorno a De Sica. Scopriremo l’arte del suo tempo, le opere letterarie che l’hanno influenzato, l’amore per Napoli, la canzone d’epoca, le macchiette, i versi di Salvatore Di Giacomo, la Ciociara di Moravia, L’oro di Napoli di Marotta e Totò il buono di Cesare Zavattini.
Dal 24 al 26 gennaio, Valentina Martino Gghiglia porta in scena VACANZE DI GUERRAdi Ignasi Garcìa Barba? con la regia Ferdinando Ceriani. Berta è una guida turistica di un’insolita agenzia di viaggi che organizza visite turistiche nei paesi in guerra. Il testo di Ignasi Garcìa Barba, tra i più quotati autori spagnoli viventi, è spiazzante, esilarante e tragico al tempo stesso in cui i turisti/spettatori e la guida Berta interagiscono continuamente. L’offerta della giornata prevede una visita a un campo di rifugiati con pranzo al sacco e la possibilità di collocare con le proprie mani una bomba antiuomo. In un clima da tragicommedia in cui la risata si fa amara, si racconta di una madre di famiglia, moglie di un nullafacente, che ha dovuto accettare questo lavoro pur di dare un futuro ai suoi due figli.
Spazio poi, dal 31 gennaio al 2 febbraio, HINTERLAND, il nuovo spettacolo scritto e diretto da Federico Malvaldi? con Veronica Rivolta e Giulia Santilli. Un vecchio McDonald’s di periferia. Grassi saturi, minimo salariale e tagli di carne scadenti. La vita che passa tra le mura laccate del locale è quella di giovani squattrinati dal futuro incerto e di chi a malapena arriva alla fine del mese ma vuole comunque concedersi l’illusione di un pasto fuori casa. Lea lavora lì, in mezzo alla puzza di patatine fritte e detersivi, da quando aveva sedici anni e adesso ne ha quaranta. Un’esistenza nel girone infernale della miseria umana, dove bene e male sembrano solo un retaggio della lontana vita borghese: quella in cui Cassie, grazie alle sue abilità imprenditoriali era riuscita ad ottenere.
Dal 7 al 9 febbraio è la volta di SECONDO PIANO di Andrea Giovalè, Sara Mafodda, Michele Eburnea con Michele Eburnea, Sara Mafodda, Mersila Sokoli e la regia di Michele Eburnea. Quante volte si torna con la memoria ai primi momenti di una relazione? Agli appuntamenti romantici, agli sguardi carichi di desiderio, ai gesti densi di imbarazzo? Secondo piano è lo specchio grottesco e deformante di quei ritorni, e racconta la storia di un divorzio consensuale in quattro appuntamenti. Le stesse emozioni, invecchiate e compresse in una cornice fredda e burocratica, costellano un lungo iter di attese e rimpianti, ricordi e contrasti, per capire se dallo sciogliersi di una relazione può davvero forgiarsi qualcosa di nuovo.
Debutta in prima assoluta dal 14 al 16 febbraio, MINA spettacolo scritto e diretto da Livia Castiglioni? con Nora Godano? e le voci off di Livia Castiglioni e Simone Nebbia. Mina Harker nel nostro immaginario collettivo ha il volto delicato e diafano di Winona Ryder, nel celebre “Dracula di Bram Stoker” di Coppola. A volte è stata dimenticata, tagliata, resa marginale o a una indefinita entità denominata per l’occasione come una generica “moglie di Dracula”. Ma chi c’è sotto la maschera? Vogliamo indagare, tra suggestioni vampiresche e archetipi gotici.
Dal 21 al 23 febbraio, appuntamento con ALTROVE scritto e diretto da Agustina Risotto Interlandi? con Giorgio Cantarini,e Agustina Risotto Interlandi. Marzo 2020. Alan ed Eva si ritrovano chiusi in casa. Una coppia come tante si trova improvvisamente ad affrontare la convivenza forzata. Alan è il marito ideale, è attento, disponibile, mostra quella sicurezza che è spesso richiesta ad ogni uomo anche se non riesce del tutto a comprendere il mondo femminile di Eva e le sue fragilità. Tuttavia è disposto a qualsiasi cosa pur di renderla felice. Eva non è proprio la moglie ideale, ma sicuramente onesta nella sua antipatia e nel suo cinismo. Mentre in apparenza tutto scorre nella normalità, lentamente, ognuno inizia a rendersi conto della propria condizione di estrema solitudine e di come i confini della propria libertà siano, in questo momento, drasticamente dipendenti dalla volontà dell’altro.
Successivamente, dal 28 febbraio al 2 marzo va in scena GLENN GOULD, L’ULTIMA NOTA di Marilina Ciricillo ?con Jesus Emiliano Coltorti, la ?regia Ennio Coltorti e al ?pianoforte Andrea Bianchi?. La figura del famoso pianista canadese amato in tutto il mondo per le sue travolgenti esecuzioni/interpretazioni pianistiche; spesso anche criticate perché considerate da molti poco riverenti. Lo spettacolo è incentrato sull’aspetto umano di uno straordinario artista che, ancora giovane, decide di interrompere i suoi richiestissimi e affollati concerti per chiudersi nella sua residenza in Canada, nell’Ontario, e dedicare gli ultimi anni della propria vita solo ed esclusivamente alla ricerca del suono perfetto. Una rappresentazione che unisce l’anima di Gould all’anima dello spettatore.
Torna a grande richiesta, dal 7 al 9 marzo, COSA POTREBBE ANDARE STORTO commedia scritta e diretta da Giorgio Latini?, con Ottavia Bianchi, Patrizia Ciabatta, Roberto Fedele, Giorgio Latini?. Due improbabili ladri tentano di rapinare una banca, ma qualcosa non va secondo i programmi e si vedono costretti a barricarsi all’interno dell’edificio con due ostaggi. Comincia una trattativa con la polizia ma il direttore della banca riesce a liberarsi e li assale a tradimento. Di qui ha inizio un paradossale susseguirsi di avvenimenti in cui nulla è come sembra (nemmeno la rapina stessa) e l’inatteso confronto tra malviventi e presunte vittime porta ad una serie di situazioni sempre più comiche e al limite del surreale.
Spazio poi, dal 14 al 16 marzo, a LA SIGNORA SANDOKAN di Osvaldo Guerrieri con Viola Pornaro e la regia di Francesco Sala. La mattina del 26 Aprile 1911 “LA STAMPA” di Torino titolava in cronaca: Emilio Salgari si è ucciso a colpi di rasoio. Quanti sono a conoscenza dei particolari biografici e dell’immensa produzione di Emilio Salgari? Scrisse più di ottanta romanzi, circa cento racconti. Lascia con il suo gesto quattro figli e una moglie; Ida Salgari che sarà ricoverata nel Regio Manicomio, reparto indigenti. Ida parla con un’infermiera invisibile. Grida e implora, minaccia e prega. Apre squarci sulla vita intima dello scrittore, sull’alcol, il rapporto tormentato con gli editori, le sue mitomanie, le infedeltà. Una vita d’artista, straordinaria, immaginosa e vulnerabile, faticosa e disperata di cui Ida è cronista e testimone.
L’icona senza tempo Edith Piaf, è la protagonista di PIAF, spettacolo scritto e diretto da Federico Malvaldi con Veronica Rivolta, in scena domenica 23 marzo. Una donna troppo piccola, per una voce così grande. Questo dicevano di lei. E da questo aneddoto si sviluppa un racconto fatto di musica, amore, autodistruzione, disperazione e momenti di intensissima felicità. Al centro di tutto, oltre alla vita, ci sono le sue canzoni più celebri – Je Ne Regrette Rien, Padam Padam, Hymne A L’Amour – e soprattutto la sua voce vibrante e potente, capace di raggiungere picchi di intensità così alti da dimenticare che il corpo che la contiene sta lentamente morendo a causa di un’esistenza sregolata.
Ancora musica, domenica 29 marzo, con OCCHI CHIUSI IN MARE APERTO live con Daniele D’Alberti, Gabriele D’Angelo, Chiara Meschini, Pietro Meschini, Sara Sileo. Occhi Chiusi In Mare Aperto è un gruppo di cinque voci che si fondono in arrangiamenti pop originali. Nato nel 2017, il gruppo ha costruito la sua identità sperimentando stili e armonie che mettessero in risalto le caratteristiche particolari di ogni voce, alla ricerca di un suono d’insieme unico e riconoscibile. Arrangiare un pezzo, per Occhi Chiusi In Mare Aperto, è creare qualcosa di completamente nuovo a partire da ciò che esiste già. Talèa è il nome del primo album: descrive esattamente questo processo creativo che nasce dall’ispirazione ricevuta da un testo, una sensazione, un accordo, e culmina nell’abbandonarsi a occhi chiusi al flusso musicale che ne scaturisce.
Dopo il successo della scorsa stagione, torna in scena il 4 aprile, MORRICONE OLTRE LA PELLICOLA. Le musiche del Maestro Ennio Morricone nella letteratura italiana da un’idea di Luca Mascolo con il ?Quartetto “Refice”?. La musica del Maestro Ennio Morricone ha raggiunto nel corso degli anni una fama e un consenso planetari. Ma c’è qualcosa di più: liberate dal loro ruolo di “colonne sonore” infatti, quelle composizioni evocano temi archetipici della vita di ognuno di noi: l’amore, il viaggio e il confronto con le forze della natura, la vastità del creato che ci circonda, la vendetta. E se per un attimo dimenticassimo i film a cui queste musiche sono legate e provassimo ad abbinarle con alcune pagine della letteratura italiana classica e contemporanea? Parole di secoli fa brillano, tornano a nuova vita e sembrano incastrarsi alla perfezione nelle “scenografie musicali” create dall’arte di Morricone.
Chiude la stagione, il 13 aprile, BEAT GENERATION di Giorgio Latini? con Ottavia Bianchi, Ludovica Bove, Giorgio Latini e alla chitarra Giacomo Ronconi.
Nel 1940 l’incontro tra Jack Kerouack e Allen Ginsberg genera un movimento che quattro anni più tardi prenderà il nome di Beat Generation e culminerà nel 1951 con la scrittura del libro cult “On the road”. Gli ideali della Beat Generation sono il rifiuto della violenza e delle regole della vita convenzionale, la liberazione sessuale e delle droghe. Da qui nascerà il beat, ovvero il movimento musicale che si origina proprio nei primi anni ’60. Attraverso le voci di Ottavia Bianchi, Ludovica Bove e Giorgio Latini, accompagnate alla chitarra da Giacomo Ronconi, torneremo al periodo tra la fine degli anni ’50 e il 1969. Riascolteremo i brani noti e meno noti della “Brit Invasion”: i Beatles e i Rolling Stones ma anche il folk americano fino alla musica psichedelica che saranno lo sfondo per il successivo grande movimento sociale degli hippie.
Anche quest’anno, non mancherà PROSIT! La quarta edizione del concorso “Nuove drammaturgie per un nuovo teatro”, uno spazio riservato esclusivamente alla prosa, ai nuovi autori e alle nuove idee, alla capacità di scrivere e raccontare storie contemporanee (3 maggio).
L’Altrove Teatro Studio è, infine, attento alla formazione con l’Accademia di Arte Scenica, i corsi di teatro professionali e semi-professionali, i corsi di teatro ragazzi, corsi di canto, di dizione e linguaggio para verbale e pianoforte.
Biglietti: Intero 15 euro – Ridotto 10 euro – Tessera 2 euro
Abbonamenti:
MUSICA E DANZA 72 euro (8 spettacoli)
PROSA 152 euro (19 spettacoli)
STAGIONALE 168 euro (21 spettacoli)
CARNET 90 euro (10 ingressi)
ALTROVE TEATRO STUDIO
Via Giorgio Scalìa, 53
ipensieridellaltrove@gmail.com
MP 351 8700413
www.altroveteatrostudio.it
Agenzia NEV-500 anni di Anabattismo. Celebrazioni e iniziative in Italia
Roma (NEV), 21 gennaio 2025 –500 anni di Anabattismo, Il 21 gennaio 1525 nasceva a Zurigo il movimento Anabattista. Appartenente alla cosiddetta ala radicale della riforma, distinta dalla Riforma magistrale di Lutero, Calvino e Zwingli, gli anabattisti furono egualmente perseguitati da cattolici e protestanti per la loro pratica del battesimo degli adulti, o meglio dei credenti. Il loro supplizio, per tragica ironia, consisteva nell’annegamento.
500 anni di Anabattismo. Celebrazioni e iniziative in Italia
Cos’è il battesimo dei credenti? Lo abbiamo chiesto al Anabattismoautore fra l’altro della SCHEDA nev sugli Anabattisti.
Raffaele Volpe è stato Presidente dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI) e attualmente è Segretario del Dipartimento di Teologia della stessa UCEBI.
Il battesimo dei credenti è “la possibilità di rispondere sì al sì di Dio. Quindi, è la confessione pubblica della propria fede all’interno della comunità. Battesimo dei credenti indica quell’età alla quale si ha consapevolezza, comprensione della propria fede e la si può confessare. Non c’è un limite minimo o massimo” ha detto Volpe.
Anche in Italia si celebra il Cinquecentenario del movimento anabattista, proprio per iniziativa dell’UCEBI. Sul motivo per cui a festeggiare questa ricorrenza sono, in modo particolare, i battisti, Volpe ha dichiarato: “In qualche modo noi ci sentiamo nipoti di questo movimento, in cui si ritrovano molte caratteristiche che si trovano anche nei battisti: il battesimo dei credenti, come abbiamo detto, la dimensione della comunità locale, l’assenza totale di gerarchie. Quindi il battismo, anche soltanto idealmente, si riconosce nell’Anabattismo”.
Il primo appuntamento ufficiale di questo 500° anniversario è per sabato 25 gennaio, con l’incontro con il pastore Raffaele Volpe su attualità dell’anabattismo.
Curato dall’Associazione delle Chiese battiste del Nord-Est, l’incontro si terrà presso la Chiesa battista di Marghera, via Canetti 25 – via Rinascita 24, a partire dalle 15.30 (vd. volantino allegato: 25 gennaio 2025 – L’attualità dell’Anabattismo).
Il 9 marzo, un nuovo appuntamento a cura dell’Associazione lombarda delle Chiese battiste, presso la Chiesa battista di via Pinamonte a Milano, dal titolo “Ricordare per agire, agire per sperare” (vd. volantino allegato). A seguire, da aprile in poi, sono in calendario anche altri incontri in tutta Italia.
Le celebrazioni per i 500 anni del movimento anabattista coinvolgono anche avventisti e pentecostali e l’UCEBI sta lavorando insieme a loro per una sorta di “Triennio sull’anabattismo”.
Come ha spiegato Volpe, c’è “una matrice comune fra battisti, avventisti, pentecostali, chiesa dei fratelli – rappresentata in questo caso dal GBU (Gruppo biblico universitario, la casa editrice). Stiamo sviluppando questo appuntamento su tre anni, partendo proprio dal 21 gennaio. Ricorre proprio oggi quel primo battesimo, di quindici credenti, che simbolicamente rappresenta l’inizio del movimento.
La cosiddetta Confessione di Schleitheim, o “Fraterno accordo di alcuni figli di Dio riguardo a sette articoli” (1527). Immagine tratta dalla Storia dell’anabattismo vol.1 Dalle origini a Münster (1525-1535) di Ugo Gastaldi, ed. Claudiana
Fu durante un culto serale a casa di Felix Mantz, che venne poi condannato e annegato qualche anno dopo nel lago di Zurigo. Concluderemo poi ricordando la famosa confessione di Schleitheim del 1527, riflettendo sull’essere comunità che nascono e si riconoscono intorno a una confessione di fede, a un ordinamento, a un’idea di chiesa”. In collaborazione con queste altre chiese sono previsti due simposi, il cui programma è in fase di definizione.
Nel 2010 la Federazione luterana mondiale (FLM) e la chiesa mennonita, la maggiore denominazione nata dall’anabattismo ancora esistente, hanno condiviso un percorso di riconciliazione. L’Assemblea della FLM infatti votò all’unanimità un documento di richiesta di perdono, sia per le persecuzioni del Cinquecento, sia per aver sottovalutato nei secoli successivi quei fatti. Il documento era stato redatto da una commissione di studio congiunta luterano-mennonita riunitasi dal 2005 al 2009 e portò fra l’altro a modificare gli articoli della Confessione di Augusta, base dell’espressione di fede luterana, che condannavano il movimento anabattista.
Fonte-Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia
Scheda curata dal pastore battista Raffaele Volpe
Raffaele Volpe è stato Presidente dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI) e attualmente è Segretario del Dipartimento di Teologia della stessa UCEBI.-Il movimento anabattista nasce nel 1525, nell’ambito di quei processi di riforma della chiesa che ebbero inizio nel 1517 a Wittenberg ad opera dell’ex-monaco Martin Lutero. Il 21 gennaio 1525, dopo un estenuante braccio di ferro con le autorità riformate di Zurigo, un gruppo di persone, perduta ogni speranza di vedere riconosciuta la loro libertà religiosa, decise di compiere un atto che Zwingli, padre della riforma di Zurigo, definì ‘la parola d’ordine di uomini sediziosi’. Quell’atto fu il battesimo dei credenti! Durante un culto serale a casa di Felix Mantz, condannato e annegato qualche anno dopo nel fiume Limmat, quindici persone ricevettero il battesimo dei credenti. L’origine del nome ‘anabattisti’, che significa ‘ribattezzatori’, è legata a questo evento battesimale e fu utilizzato in modo dispregiativo da coloro che li perseguitarono.
Qualche anno dopo, ma senza alcuna diretta relazione con gli eventi zurighesi, nacquero in Germania e nei Paesi Bassi altri movimenti anabattisti, ragion per cui è opportuno ricordare che la storia delle origini anabattiste non può limitarsi alla domanda su dove ebbe inizio questo movimento, ma deve dedicarsi allo studio delle sue origini plurali. La pluralità delle sue origini è alla base di una sua pluralità teologica che ha comportato posizioni anche antitetiche in merito a svariate questioni; ad esempio, sull’atteggiamento che la chiesa deve avere nel suo rapporto con il potere secolare, si possono identificare almeno tre posizioni: 1. Un cristiano fa parte di una realtà minoritaria e perseguitata che rifiuta l’uso della spada e non partecipa alla vita politica (i Fratelli svizzeri e gli Articoli di Schleitheim); 2. Un cristiano può partecipare alla vita politica perché un governatore cristiano governerà meglio di un governatore non cristiano (Balthasar Hubmaier); 3. Un cristiano che ha una responsabilità politica non può usare la forza della spada per difendere la chiesa (Pilgram Marpeck).
Tuttavia, le differenti posizioni, anche se in alcuni casi crearono delle divisioni, il più delle volte diedero vita a dialoghi costruttivi che produssero una forma di ‘meticciato teologico’. Il resto dell’opera, invece, fu compiuto dalla persecuzione che fu generalizzata (coinvolse luterani, riformati e cattolici) e metodica, costringendo i gruppi sopravvissuti a ritirarsi in comunità separate.
500 anni di Anabattismo
La più antica chiesa mennonita in Pennsylvania, immagine tratta da Protestantesimo nei secoli. Fonti e documenti. Vol. 1: Cinquecento e Seicento. di Emidio Campi, ed. Claudiana
Sopravvissero due rami dell’anabattismo: i mennoniti (da Menno Simons) e gli hutteriti (da Jakob Hutter) e la ragione fu preminentemente politica: i mennoniti nei Paesi Bassi e gli hutteriti in Moravia trovarono governatori più tolleranti.
Oggigiorno, quasi tutti gli hutteriti vivono nel Canada occidentale e nelle Grandi Pianure settentrionali degli Stati Uniti. Mentre i Mennoniti, la comunità più numerosa, vive soprattutto negli Stati Uniti, sulle coste caraibiche in Honduras, in Paraguay (soprattutto tra i discendenti degli immigrati tedeschi) e in Canada. In realtà, c’è un’altra comunità anabattista sopravvissuta, gli Amish (da Jakob Ammann), nati da una costola più conservatrice all’interno della comunità anabattista svizzera. La stragrande popolazione amish vive negli Stati Uniti.
La teologia anabattista nasce dall’elaborazione di un’esperienza di oppressione e di persecuzione. È una teologia di un gruppo marginalizzato e assume sia aspetti di resistenza sia toni profetici nei confronti del ‘mondo’. Questi sono i temi principali di questa teologia: 1. L’unità tra fede e vita: l’esperienza della salvezza per mezzo della grazia avviene, a livello individuale, con la nuova nascita. Qui si colgono gli intrecci essenziali tra il battesimo dei credenti, il discepolato e una vita vissuta alla luce del potere trasformativo dello Spirito alla luce di Romani 12; 2. La chiesa visibile: è nella comunità locale che il perdono, il discernimento e la responsabilità vengono amministrati come doni di Dio. Qui si colgono gli intrecci essenziali tra la condivisione dei beni, l’esperienza religiosa dell’abbandono e il senso di disciplina alla luce di Matteo 18; 3. La missione: la chiesa è discepola di Dio nel mondo, sia con l’annuncio del Vangelo sia attraverso la trasformazione dei conflitti. Qui si colgono gli intrecci essenziali tra la resistenza non violenta, l’impegno per la pace e la denuncia di forme di oppressione e di discriminazione alla luce del sermone sul monte (Matteo 5-7).scheda curata dal pastore battista Raffaele Volpe
Fonte-Servizio stampa della Federazione delle chiese evangeliche in Italia via Firenze 38, I-00184 Roma tel. (+39) 06 4825 120 – (+39) 06 483 768
Descrizione del libro di Reuel Golden- London. Portrait of a City- Samuel Johnson famously said that: “When a man is tired of London, he is tired of life.” London’s remarkable history, architecture, landmarks, streets, style, cool, swagger, and stalwart residents are pictured in hundreds of compelling photographs sourced from a wide array of archives around the world. London is a vast sprawling metropolis, constantly evolving and growing, yet throughout its complex past and shifting present, the humor, unique character, and bulldog spirit of the people have stayed constant. This book salutes all those Londoners, their city, and its history. In addition to the wealth of images included in this book, many previously unpublished, London’s history is told through hundreds of quotations, lively essays, and references from key movies, books, and records.
From Victorian London to the Swinging ’60s; from the Battle of Britain to Punk; from the Festival of Britain to the 2012 Olympics; from the foggy cobbled streets to the architectural masterpieces of the millennium; from rough pubs to private drinking clubs; from royal weddings to raves, from the charm of the East End to the wonders of Westminster; from Chelsea girls to Hoxton hipsters; from the power to glory: in page after page of stunning photographs, reproduced big and bold like the city itself, London at last gets the photographic tribute it deserves.
Photographs by: Slim Aarons, Eve Arnold, David Bailey, Cecil Beaton, Bill Brandt, Alvin Langdon Coburn, Anton Corbijn, Terence Donovan, Roger Fenton, Bert Hardy, Evelyn Hofer, Frank Horvat, Tony Ray-Jones, Nadav Kander, Roger Mayne, Linda McCartney, Don McCullin, Norman Parkinson, Martin Parr, Rankin, Lord Snowdon, William Henry Fox Talbot, Juergen Teller, Mario Testino, Wolfgang Tillmans, and many, many others.
Iniziò la sua attività come Taschen Comics, pubblicando la grande collezione di comics del fondatore. Taschen ha avuto un ruolo considerevole nel rendere accessibili al pubblico dei grandi circuiti librari certe manifestazioni meno visibili dell’arte, incluse raffigurazioni feticiste, arte queer, immagini d’erotismo d’epoca, pornografia e riviste per adulti (inclusi libri a più mani con il magazinePlayboy). Taschen ha contribuito a portare queste forme di arte alla fruizione di un pubblico più ampio, pubblicando questi volumi potenzialmente controversi parallelamente alle più convenzionali ristampe di comics, fotografia artistica, pittura, design, moda, storia della pubblicità, cinema, e architettura.
Libri pubblicati da Taschen
Le sue pubblicazioni sono disponibili in una varietà di formati, dai voluminosi tomi che trattano in dettaglio l’opera omnia di Leonardo Da Vinci, a libri sorprendentemente insoliti di medio taglio, fino alla collana editorialeIcons, con i suoi volumetti “flexicover” che sintetizzano i temi più disparati, dalle vecchie pubblicità di Las Vegas fino al nudo maschile. La Taschen ha anche prodotto calendari, agende, e cartoline di soggetti popolari.
La mission esplicita della casa editrice è quella di pubblicare libri d’arte innovativi, splendidamente concepiti, a prezzi accessibili. La collana Icons, ad esempio, pubblica molti nuovi volumi all’anno che, con un prezzo di circa 10 dollari, sono a buon mercato nell’ambito della pubblicazione di collezioni d’arte. Dello stesso stile è la collana Taschen Basic Architecture, che comprende alcuni dei più eminenti architetti della storia, come Frank Lloyd Wright. Un’altra serie popolare è la Taschen Basic Art, che annovera circa 80 volumi, ciascuno dedicato a un diverso artista, spaziando da personaggi come Michelangelo fino ad artisti più recenti come Norman Rockwell.
Ha inoltre pubblicato il secondo tra i libri più costosi nella storia dell’editoria: il volume GOAT (Greatest of All Time), un tributo a Muhammad Ali, di 700 pagine e un prezzo di 12.500 dollari, che lo Spiegel ha definito «la cosa più grande, ponderosa, brillante mai pubblicata nella storia del mondo civilizzato». Ha anche pubblicato la retrospettiva di Helmut Newton, Sumo, da 1.500 dollari, e il volume Araki in edizione limitata da 2.500 dollari.
Librerie
Quartier generale della Taschen, Colonia, Germania.
Negozi della catena di librerie Taschen sono presenti
Roma-Museo del Corso -Dopo Chagall arriva Picasso –
Roma Capitale-Il nuovo Museo del Corso – Polo museale, la nuova istituzione culturale voluta e promossa da Fondazione Roma, ha registrato in soli due mesi oltre 120mila visitatori con le visite alla Collezione permanente e all’Archivio storico di Palazzo Sciarra Colonna e l’esposizione della Crocifissione bianca di Marc Chagall, visibile a Palazzo Cipolla dal 27 novembre 2024 al 27 gennaio 2025.
Roma, Museo del Corso
Roma, Museo del Corso
Roma, Museo del Corso
“Chagall a Roma – la Crocifissione bianca, oltre a rappresentare uno degli eventi culturali più rilevanti del Giubileo, ha avuto soprattutto un ruolo simbolico e spirituale per il messaggio di evangelizzazione e di difesa della dignità di ogni individuo. Lo testimonia anche la visita di Papa Francesco venuto ad ammirare l’opera, tra le sue preferite proprio per il messaggio di unità tra culture religiose che ispira”, ha dichiarato Franco Parasassi, Presidente di Fondazione Roma. “Il nuovo Museo del Corso – Polo museale, inaugurato a fine novembre, sta riscuotendo un grande successo. Stiamo ricevendo un altissimo numero di richieste di prenotazione. Tutto questo dimostra come Roma sia una città in cui c’è ancora spazio per l’arte e la bellezza e per promuovere tante iniziative culturali, ed è a questo bisogno che Fondazione Roma vuole rispondere attraverso un impegno costante, che conferma con la prossima prestigiosa mostra dedicata a Pablo Picasso, attesa per il 27 febbraio”.
Roma, Museo del CorsoPICASSO-LO-STRANIERO-27febbr-29giugno-2025
Picasso lo straniero dal 27 febbraio – 29 giugno 2025
Ideata da Annie Cohen-Solal, la mostra esplora l’identità dell’artista come immigrato in Francia, dove, nonostante la fama mondiale, non ottenne mai la cittadinanza. Un percorso che unisce estetica e politica per raccontare come Picasso abbia rivoluzionato l’arte del Novecento vivendo la condizione di “straniero”. La mostra Picasso lo straniero, organizzata dalla Fondazione Roma in collaborazione con Marsilio Arte, aprirà a Palazzo Cipolla dal 27 febbraio 2025.
Dopo il successo per la Crocifissione bianca di Chagall, il Museo del Corso – Polo museale accoglierà infatti dal 27 febbraio al 29 giugno 2025 la mostra Picasso lo straniero, a cura di Annie Cohen-Solal con un intervento di Johan Popelard del Musée national Picasso-Paris, organizzata da Fondazione Roma con Marsilio Arte, realizzata grazie alla collaborazione con il Musée national Picasso-Paris (MNPP), principale prestatore, il Palais de la Porte Dorée di Parigi, il Museu Picasso Barcelona, il Musée Picasso di Antibes, il Musée Magnelli – Musée de la céramique di Vallauris e importanti e storiche collezioni private europee.
Saranno esposte per l’occasione più di cento opere di Picasso, oltre a documenti, fotografie, lettere e video: per la seconda tappa italiana dopo Palazzo Reale di Milano e Palazzo Te a Mantova il progetto espositivo si arricchisce di un nucleo di opere inedite, selezionate dalla curatrice appositamente per lo spazio espositivo romano. In particolare l’esposizione presenta un’importante sezione dedicata alla primavera romana del 1917 trascorsa da Pablo Picasso con Jean Cocteau, Erik Satie, Serge de Diaghilev e Leonid Massine.
La mostra dedicata a Picasso sarà visitabile al pubblico a Palazzo Cipolla dal martedì alla domenica dalle 10 alle 20; lunedì dalle 15 alle 20; giovedì dalle 10 alle 22.30.
Oggi Palazzo Sciarra Colonna, antico palazzo nobiliare e sede della Fondazione Roma, rappresenta il cuore del Museo del Corso – Polo museale. Al suo interno è custodita una ricca Collezione permanente tra cui spiccano opere di artisti come Pietro da Cortona, Piermatteo d’Amelia, Lucio Fontana, Giacomo Balla, Mario Schifano, Mimmo Paladino e Igor Mitoraj.
La raccolta di opere sviluppa attraverso i secoli il rapporto tra l’arte e la Capitale. La Collezione accoglie al proprio interno dipinti, sculture e arazzi connessi alla storia di Roma e ad artisti che vi soggiornarono, abbracciando un ampio arco temporale, dal XV secolo ai giorni nostri.
Conservato nel Palazzo anche un medagliere prestigioso e ricco, la cui gran parte è costituita da emissioni dei Pontefici romani. Seconda solo alla collezione vaticana, la raccolta numismatica del Museo del Corso – Polo museale si compone di oltre 2500 pezzi, alcuni dei quali unici o estremamente rari, come l’eccezionale medaglione di Pio IX, in oro, che al rovescio presenta la veduta della navata centrale della basilica di San Pietro.
Parte integrante di alcuni percorsi di visita anche l’Archivio storico della Fondazione Roma e gli appartamenti cardinalizi di grande valore architettonico, che completano il suntuoso aspetto del Palazzo: realizzati nel ‘700 da Luigi Vanvitelli, il Gabinetto degli Specchi e la Biblioteca del Cardinale Prospero Colonna rappresentano un esempio magistrale e pregiatissimo di stile rococò e rocaille.
Informazioni di accesso
Presso Palazzo Sciarra Colonna si effettuano visite guidate completamente gratuite che prevedono percorsi sia a carattere generale che tematico. Inoltre, si possono prenotare, sempre gratuitamente, laboratori didattici e visite dedicate alle scuole. Si informano i visitatori che non è consentito l’accesso con animali di qualsiasi taglia, cibo e bevande.
Le visite guidate sono gestite interamente da Museo del Corso – Polo museale, pertanto non è possibile effettuare visite guidate organizzate da guide esterne. Il servizio di visita guidata per scoprire gli ambienti di Palazzo Sciarra Colonna è offerto gratuitamente da Museo del Corso – Polo museale
Museo del Corso – Polo museale Palazzo Sciarra Colonna via Minghetti 22, Roma
Palazzo Cipolla via del Corso 320, Roma
Tel. +39.06.22877077 dalle 9.30 alle 18.00 – info@museodelcorso.com
DEA SABINA-Olio Extravergine di Oliva “Sabina Dop” è “il migliore del mondo”
Claudio Galeno (129 d.C-216 d.C.), padre della moderna Farmacopea:“L’olio della Sabina il migliore del mondo”.Nei territori della Sabina, tra Roma e Rieti, si produce l’olio Sabina Dop, antichissimo olio extravergine di oliva ottenuto dalle varieta’ di olive Carboncella, Leccino, Raja, Frantoio, Olivastrone, Moraiolo, Olivago, Salviana e Rosciola. L‘olio Sabina Dop ha un colore giallo oro dai riflessi verdi, il suo sapore e’ aromatico e l’acidità massima è pari allo 0,60%.
Olio Extravergine di Oliva Sabina DopClaudio Galeno (Κλαύδιος Γαληνός)
Claudio Galeno (Κλαύδιος Γαληνός) – è considerato, dopo Ippocrate, il medico più illustre dell’antichità.Nato a Pergamo nel 129 d. C., figlio dell’architetto Nicone che diresse i suoi studî, frequentò le scuole dei filosofi greci e s’approfondì ben presto nello studio della filosofia aristotelica. Studiò medicina nella sua città natale, poi a Smirne ove si dedicò particolarmente a ricerche anatomiche, si recò quindi in Alessandria, e nel 157 tornò a Pergamo dove divenne medico della scuola dei gladiatori acquistando una vasta conoscenza nel campo della chirurgia. Nel 162 si portò a Roma ove presto ebbe grande rinomanza; nel 166, essendo scoppiata una grave epidemia, abbandonò l’Italia e tornò a Pergamo, ma fu ben presto richiamato a Roma da Marco Aurelio (169). Medico dell’imperatore ne ebbe la piena fiducia, lo curò ripetutamente e nel 176 lo guarì da una malattia erroneamente dignosticata dagli altri medici. La sua attività scientifica fu particolarmente intensa negli anni fra il 169 e il 180, cioè fino alla morte di Marco Aurelio. Sotto gl’imperatori che succedettero G. continuò a essere il medico di fiducia di corte; morì nel 201, non è noto se a Roma o a Pergamo.
. L’attività scientifica di G. fu così vasta, profonda e molteplice, che egli ebbe a giusta ragione la fama d’essere stato, dopo Ippocrate, il più insigne medico dell’antichità classica. Non tutti i suoi scritti ci sono conservati; molti di essi bruciarono nell’incendio del tempio della Pace. Non meno di quattrocento sono gli scritti a lui attribuiti. L’autore stesso divide le sue opere in sette gruppi: anatomia, patologia, terapia, diagnostica e prognostica, commentarî degli scritti ippocratici, filosofia e grammatica. Centotto sono gli scritti medici che sono giunti fino a noi, alcuni di questi però soltanto attraverso la traduzione araba, altri in frammenti. Settantadue libri appartengono al gruppo dei commentari, non meno di 175 erano gli scritti filosofici.
Le opere sono tutte scritte in greco. Fra quelle che furono più studiate e citate e generalmente considerate come le più importanti vanno nominate in prima linea la Θεραπευτικὴ μέϑοδος (Methodus medendi), testo classico di terapia, noto sotto il nome di Megatechne, e la Τέχνη ἰατρική (Ars medica), generalmente indicato col nome di Microtechne, che contiene un riassunto di tutto il sistema galenico e costituì per molti secoli il testo fondamentale dell’insegnamento medico.
I libri anatomici di G. dimostrano come egli si sia occupato dell’anatomia degli animali, particolarmente del maiale e della capra, e abbia conosciuto la letteratura anatomica degli Alessandrini. Sembra di potersi rilevare che egli abbia avuto una tecnica esatta nelle preparazioni anatomiche; ripetutamente afferma d’aver esaminato e studiato le ossa delle scimmie, i visceri di varî animali, e da questi studî egli trasse direttamente e immediatamente conclusioni per l’anatomia umana. Questa anatomia di G., ricca di alcune preziose osservazioni, specialmente nel campo dell’osteologia, della miologia, e dell’anatomia del sistema nervoso (G. fu il primo a descrivere i nervi cerebrali e a distinguere i nervi motori dai sensorî), contiene anche grandi errori, fra i quali primissimo quello di aver affermato l’esistenza di una comunicazione fra il cuore destro e il cuore sinistro attraverso i fori del setto cardiaco.
Il motivo principale sul quale si fonda la fama di G. è da ricercarsi nella sua geniale intuizione dell’orientamento sperimentale e analitico della medicina, nelle sue doti eccellenti di osservatore e di critico e infine nell’aver egli saputo seguire l’ideologia monoteistica che s’andava formando. Galeno volle raccogliere sistematicamente tutto ciò che sino a lui si sapeva in fatto di medicina, riaffermando la necessità dell’analisi e l’opportunità di derivare la terapia dalla conoscenza della malattia e delle sue cause. Ippocratico nel seguire le massime fondamentali della scuola di Coo, egli si allontanò dall’antico maestro nella concezione della malattia, che egli non considerò più come una discrasia, cioè come un perturbamento nell’armonia, ma come un fatto locale, come un’alterazione dei singoli organi. Egli cercò di dimostrare col suo sistema che la struttura degli organi è conforme allo scopo preesistente al quale essi sono destinati, che ogni organismo è costruito secondo un piano logico prescritto da un Ente supremo. G. si stacca da Ippocrate in quanto non riconosce più in linea assoluta l’azione sanatrice della natura e non considera funzione del medico il lasciarsi guidare da essa, ma il combattere i sintomi.
Secondo la dottrina galenica, il pneuma che è l’essenza della vita è di tre qualità: il pneuma psychicón (spirito animale) ha sede nel cervello, centro delle sensazioni e dei movimenti; il pneuma zooticón (spirito vitale) risiede nel cuore, si manifesta nel polso; il pneuma physicón (spirito naturale) ha il suo centro nel fegato e nelle vene. La vita psichica, l’animale e la vegetativa hanno differenti funzioni e sono dirette da forze che hanno una propria sfera d’azione. Il corpo non è che uno strumento dell’anima. Il sistema galenico ebbe ben presto l’appoggio dei Padri della Chiesa, ciò che spiega come la dottrina galenica rimanga immutabile e inattaccabile fino al Rinascimento e G. assuma nel campo della medicina il medesimo posto che Aristotele tenne nel campo della filosofia.
Anatomico, fisiologo dotato d’uno spirito d’osservazione così acuto e d’una così profonda passione per l’esperimento da poter essere considerato come il creatore della fisiologia sperimentale, medico di grande esperienza, G. fu senza dubbio il fondatore della medicina sistematica. I suoi scritti furono studiati dai medici dei tempi posteriori come testi classici, ma l’autorità a lui conferita dagli studiosi in un’epoca di grave decadenza dello spirito scientifico, fece del sistema galenico un “noli me tangere” e diede a tutte le sue affermazioni il valore di altrettanti dogmi. Così il tesoro di esperienze e di idee feconde che si trova nelle opere di G. si cristallizzò e divenne sterile. Oltre ai libri citati, sono fra i più importanti degli scritti galenici i seguenti: 1. Scritti di commenti ad Ippocrate: Il Glossario di Ippocrate con 15 commentarî; 2. Anatomici e fisiologici: Dell’uso delle parti del corpo umano, l. XVII; Dei dogmi di Ippocrate e di Platone, l. IX; Delle amministrazioni anatomiche, l. XV. 3. Scritti di igiene: Della conservazione della salute, l. VI. 4. Scritti di dietetica: Della dieta dimagrante, Dei buoni e cattivi succhi degli alimenti; 5. Scritti di terapia: Dei temperamenti e delle facoltà dei medicamenti semplici, l. XII; Degli antidoti, l. II; Del metodo di curare, l. XIV. Molti altri scritti trattano di etiologia, di patologia e di diagnostica.
Ediz.: Delle antiche edizioni greche di G. la più importante è quella in cinque volumi, pubblicata da Aldo Manuzio a Venezia nel 1525. L’edizione latina più antica è quella pubblicata a Venezia da Filippo Pinzio De Caneto il 27 agosto 1490 in due volumi. Delle edizioni moderne e complete, una delle migliori è l’ed. greca edita dal Kühn, Lipsia 1821-33, in 22 volumi con la traduzione latina a fronte. L’edizione pubblicata dal Daremberg (Parigi 1854-1856) contiene un’eccellente traduzione francese degli scritti anatomici e fisiologici. Una nuova ed. critica delle opere di G. è in corso di pubblicazione nel Corpus medicorum graecorum, per cura dell’Accademia prussiana delle scienze.
Bibl.: Fra i saggi completi di bibliografia galenica va citato in prima linea quello di L. Choulant, in Handbuch der Bücherkunde für die ältere Medizin, Lipsia 1841, rist. Monaco 1926. Intorno alla vita e alle opere di G. esiste una letteratura vastissima; infiniti sono i commentarî ai suoi scritti, dato che fra il 1400 e il 1700 quasi tutti gli autori di opere mediche usavano presentare i loro lavori sotto la veste di commentarî di uno o dell’altro dei libri di Ippocrate o di Galeno. Fra le più importanti opere moderne: J. G. Ackermann (Prefazione all’edizione del Kühn), Lipsia 1821; J. Mayer-Steineg, Ein Tag im Leben des Galen, Lipsia 1913; M. Meyerhof, Über echte und unechte Schriften Galens nach arabischen Quellen, in Ber. der Pr. Akad. der Wissenschaften, XXVIII, 1928; G. Bilancioni, G., Milano 1930. Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani
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Mompeo (Rieti)-“BUSTER KEATON CONCERTO” di Alessandro Gwis, una musica magica per il grande comico del cinema muto-
locandina “BUSTER KEATON CONCERTO” di Alessandro Gwis,
Mompeo -BUSTER KEATON CONCERTO”all’Auditorium S. Carlo sabato 1 febbraio per la stagione di spettacoli dal vivo “ A porte aperte” diretta da Renato Giordano è di scena la musica con il BUSTER KEATON CONCERT uno spettacolo musicale di interazione tra musica dal vivo e cinema proposto dal pianista e compositore Alessandro Gwis. Il Concerto si sposa con la sonorizzazione di tre cortometraggi del grande comico Buster Keaton che verranno proiettati in contemporanea all’esecuzione musicale. Buster Keaton è universamente considerato uno dei più grandi registi dell’era del cinema muto.
Pierpaolo Ranieri (chitarra)
Alessandro Gwis (piano e tastiere)
Marco Rovinelli (batteria).
Il trio di Gwis sonorizza tre tra i suoi migliori cortometraggi, “Cops tje” , “Playhause” e “One week” girati tra il 1920 ed il 1922. La musica del trio con la unione di un’ anima tradizionale e un suono più contemporaneo aiuta lo spettatore a rileggere il cinema di Keaton con la sensibilità del nostro tempo pur rispettandone lo straordinario equilibrio formale e a cogliere l’universalità del suo messaggio artistico. Alessandro Gwis dialoga con le immagini ketoniane puntando a metterne in risalto da un lato la comicità esplosiva basata sulla fisicità e sulla straordinaria mimica di Keaton dall’ altro la vena surreale onirica e profondamente poetica del grande regista. Le composizioni che Gwis ha creato per l’occasione si muovono tra la musica latina, gli echi della tradizione musicale europea, il jazz e l’ elettronica, usata in modo sottile e molto personale. Caratteristica del concerto sono anche le improvvisazioni: a volte malinconiche, a volte ironiche, sempre imprevedibili. Un progetto dinamico, aperto, coraggioso, una musica stilisticamente non ortodossa, ma che invece si offre come strumento perfetto per l’immaginazione di chi ascolta. In scena oltre ad Alessandro Gwis (piano e tastiere) anche Pierpaolo Ranieri (chitarra) e Marco Rovinelli (batteria). Lo spettacolo avrà luogo all’Auditorium S. Carlo di Mompeo con orario di inizio 17,00. L’ingresso è gratuito.
Giulia Mininni-Giornalista
Articolo di Giulia Mininni
Buster Keaton Il silenzioso acrobata della risata
Considerato uno dei più importanti comici del cinema muto, Buster Keaton riuscì a imporsi creando un personaggio unico, commovente ma al tempo stesso irresistibile. Definito «il comico che non ride mai» per la sua espressione impenetrabile e lo sguardo triste, riusciva a suscitare ilarità proprio per la sua capacità di rimanere imperturbabile anche nelle situazioni più assurde
Nato sul palcoscenico
Joseph Francis Keaton, che era nato a Pickway, nel Kansas, nel 1895, già all’età di tre anni iniziò a calcare le scene insieme ai genitori e ai due fratelli, che si esibivano in teatro in numeri comici arricchiti da complicate acrobazie. Sembra che fu Harry Houdini, celebre artista dell’illusionismo con il quale spesso i genitori collaboravano, a soprannominare Buster (in inglese «ruzzolone») il piccolo Joseph Francis quando a sei mesi lo vide rotolare dalle scale senza riportare alcun danno. Pur provocando le proteste delle organizzazioni che cercavano di applicare le leggi contro il lavoro dei bambini, il piccolo Buster continuò a esibirsi e a ottenere grande successo.
Divenuto adulto, nel 1917 si trasferì a New York dove esordì nel cinema al fianco di Roscoe Arbuckle, famoso comico dell’epoca, che lo diresse in numerosi cortometraggi. Il contrasto tra il grasso e ingombrante Arbuckle e l’esile e impassibile Keaton contribuì al successo delle comiche interpretate dalla coppia, basate su inseguimenti a perdifiato e sulle classiche torte in faccia.
Dieci anni di gloria
Nel 1920, resosi indipendente da Arbuckle, Keaton creò una sua compagnia di produzione, la Buster Keaton comedies, e cominciò a realizzare cortometraggi in proprio, di solito diretti insieme al regista Eddie Cline. La comicità di questi cortometraggi nasce non solo dall’efficacia delle gag, ma anche da un più complesso contrasto tra il protagonista e un mondo fatto di oggetti e situazioni che si rivelano ostili. In questo senso Keaton si distingue dall’altro grande eroe della comicità, il sentimentale Charlie Chaplin, facendosi interprete di un cinema in cui le invenzioni comiche, spesso legate a circostanze paradossali, sono strettamente legate allo scontro dell’uomo con una società sempre più tecnologica. L’effetto comico è pertanto inevitabile, come in One week (1920), in cui Keaton è un giovane alle prese con una casa prefabbricata, ricevuta in dono di nozze, e s’impegna in una lotta estenuante nel tentativo di montarla seguendo indicazioni che si riveleranno sbagliate.
La sua popolarità crebbe a ogni nuova apparizione, ma la definitiva consacrazione giunse con il passaggio ai lungometraggi. Fu questo il periodo di film celeberrimi, da Keaton anche diretti, come Senti, amore mio (1923) – divertente parodia di un classico del cinema statunitense come Intolerance (1916) di David W. Griffith, di cui ripropone la struttura costituita da episodi ambientati in diversi momenti storici – o La palla n. 13 (1924), nel quale il comico interpreta un proiezionista che in sogno si ritrova a vivere in un film. Ricordiamo anche altri straordinari successi, quali Come vinsi la guerra (1926) – codiretto con Clyde Bruckman, dove è un macchinista che alla guida della sua locomotiva, chiamata il Generale, durante la guerra di Secessione riesce a salvare la fidanzata dai nordisti –, Io… e il ciclone (1928) di Charles F. Reisner e Il cameraman (1928) di Edward Sedgwick, in cui è un operatore cinematografico talmente maldestro da dimenticarsi di inserire la pellicola nella macchina da presa.
Viale del tramonto
Alla fine degli anni Venti, con la nascita del cinema sonoro, che provocò enormi cambiamenti nello stile della recitazione, alcune grandi stelle del muto entrarono in crisi. Anche Keaton pagò le conseguenze di questa rivoluzionaria innovazione: si aprì per lui un periodo difficile dal punto di vista artistico e personale, e fu costretto a recitare in cortometraggi di livello non eccelso.
Tornò alla ribalta molti anni più tardi grazie a Charlie Chaplin, che lo volle accanto a lui, nella parte di un vecchio pianista, in Luci della ribalta (1952). Degna di nota era stata anche la sua apparizione in Viale del tramonto (1950) di Billy Wilder, nel ruolo del giocatore di poker. Nel 1959 gli venne assegnato un meritato Oscar alla carriera.
L’ultima, intensa prova d’attore Keaton la offrì in Film (1965), cortometraggio muto diretto da Alan Schneider e scritto da Samuel Beckett, in cui, inquadrato di spalle o di tre quarti, cerca di sfuggire continuamente allo sguardo di chi è intento a osservarlo. Morì poco tempo dopo, a Woodland Hills, in California, nel 1966.
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