RIETI- Valle del Primo Presepe, torna il concorso fotografico “Wiki Loves”
RIETI- 4 settembre 2023- Il 2023 è un anno importante per la Valle del Primo Presepe. È infatti quello in cui ricorre l’ottavo centenario del primo presepe ideato a Greccio da san Francesco, per avvicinarsi attraverso i sensi al mistero dell’Incarnazione. Dal prossimo 26 novembre avrà dunque inizio un importante ciclo di eventi attraverso i quali tornare alla notte del Natale 1223 ed entrare nel vivo di quell’esperienza umana e spirituale. Un percorso che il progetto della Valle del Primo Presepe propone attraverso eventi, esperienze, esposizioni e anche concorsi che puntano ad allargare la partecipazione e il coinvolgimento. Tra questi il concorso fotografico locale Wiki Loves Valle del Primo Presepe, incluso nel più ampio concorso nazionale Wiki Loves Monuments Italia. Un’iniziativa promossa in sinergia con Wikimedia Italia per valorizzare il patrimonio artistico e monumentale del territorio, garantendo la sua visibilità su Wikimedia Commons, Wikipedia e i progetti collaterali grazie a quanti realizzano fotografie e le concedono con licenza libera CC-BY-SA.
Come nelle edizioni passate, è possibile partecipare anche al concorso locale, caricando foto che abbiano per oggetto i “monumenti liberati” presenti nella lista aggiornata.
Per partecipare al concorso occorre registrarsi sul sito Wikimedia Commons e caricare le foto sul portale seguendo la procedura guidata. Saranno valutate dalla giuria esclusivamente le immagini caricate dal 25 novembre 2023 al 2 febbraio 2024.
Il bando completo e le indicazioni per la registrazione sono consultabili sul sito valledelprimopresepe.it.
Questi i premi del concorso locale Wiki Loves Valle del Primo Presepe:
I premi
• 1° premio | Macchina fotografica istantanea
• 2° premio | Action Camera
• 3° premio | Cornice digitale
Un ricordo di Riccardo Cucciolla nato il 5 settembre 1924
Carattere schivo, lontano dalla vita mondana, viso scavato e sofferto fin da giovane, occhi infossati e sguardo penetrante, Riccardo Cucciolla, nato a Bari il 5 settembre 1924, fu scoperto dal grande pubblico nel 1970 come protagonista di una pellicola di enorme successo: Sacco e Vanzetti di Giuliano Montaldo, regista che lo aveva già notato e diretto precedentemente nel suo film Ad ogni costo.
È proprio grazie alla sua toccante ed intensa interpretazione di Nicola Sacco, al fianco di Gian Maria Volonté, che viene premiato al Festival di Cannes del 1971 del premio per la miglior interpretazione maschile.
Negli anni a seguire sarà sempre più apprezzato dalla critica e lavorerà contemporaneamente, sia in Italia, sia all`estero, collaborando con registi francesi di grande talento in film di altrettanto successo, come Notte sulla città (Un flic) di Jean-Pierre Melville (1972), al fianco di Richard Crenna e Borsalino and Co. (Borsalino and Co.) di Jacques Deray (1974), contrapponendosi nelle vesti del gangster italiano Volpone al protagonista Alain Delon.
Sempre nel 1974 il regista italiano Mario Bava lo scritturerà nel suo bellissimo Cani arrabbiati (Semaforo rosso), dove Cucciolla vestirà i panni di un ambiguo uomo di mezza età che, mentre sta portando il figlioletto malato all`ospedale, verrà preso in ostaggio nella sua auto da un gruppo di sadici criminali, guidati dal Dottore (Maurice Poli). Con Giuliano Montaldo, il regista che lo consacrò grazie a Sacco e Vanzetti, rifiutandosi di ingaggiare al suo posto Yves Montand, Cucciolla collaborerà nuovamente nel 1982 nello sceneggiato televisivo Marco Polo nella parte dell`imperatore Fu Chi Mi.
Ha svolto anche l`attività di doppiatore cinematografico: per molti anni ha doppiato Roger Moore e numerosi altri celebri attori stranieri, resi inconfondibili in Italia dalla sua voce. Numerosi i lavori nella prosa radiofonica Rai, sino dalla metà degli anni quaranta, sia nelle commedie, sia nei radiodrammi, all`interno della “Compagnia di Prosa di Radio Roma”.
Altrettanto numerose e importanti le partecipazioni a romanzi sceneggiati, serie e fiction per la Tv, dal primo celebre teleromanzo “L`isola del tesoro” nel 1959, fino alla sua ultima apparizione nel 1999, pochi mesi prima di morire, in “Morte di una ragazza perbene”.
Riccardo Cucciolla, che è stato anche voce narrante del quinto episodio della serie di film su Don Camillo: “Il compagno don Camillo” (1965), viene a mancare il 17 settembre 1999 a Roma.
Un poeta più vicino alla morte che non alla filosofia, più vicino al dolore che all’intelligenza, più vicino al sangue che all’inchiostro.” Continua così un lettore straordinario come García Lorca, che già nel 1934 aveva descritto perfettamente le qualità peculiari e l’unicità di Neruda: “Un poeta pieno di voci misteriose che per fortuna lui stesso non sa decifrare: un uomo vero che ormai sa che il giunco e la rondine sono più eterni della guancia dura della pietra… In Pablo Neruda crepita la luce ampia, romantica, crudele, esorbitante, misteriosa dell’America”. L’antologia, curata e tradotta da Roberto Paoli, offre una selezione delle più belle poesie di Neruda e ne inquadra criticamente l’intera produzione.
Salvador Allende e Pablo Neruda-Santiago- 1970.Pablo Neruda-
Breve biografia di Pablo Neruda (pseudonimo di Ricardo Eliezer Neftalì Reyes Basoalto) è un poeta cileno, tra le figure più importanti della letteratura sudamericana del Novecento. Il suo pseudonimo fu scelto in onore dello scrittore e poeta cecoslovacco Jan Neruda. Nel 1971 è stato insignito del Premio Nobel per la letteratura.
A soli 19 anni Neruda pubblica il suo primo libro, Crepuscolario, e già nel 1924 riscuote un notevole successo con Venti poesie d’amore e una canzone disperata. A partire dal 1925 dirige la rivista «Caballo de bastos». Nel 1927 intraprende la carriera diplomatica: nel 1933 è console a Buenos Aires, nel 1936, allo scoppio della guerra civile, parteggia per la Repubblica e viene destituito dall’incarico consolare, nel 1939, a Parigi, è console per l’emigrazione dei profughi cileni repubblicani e nel 1940 viene nominato console per il Messico.
È eletto senatore nel 1945 e si iscrive al partito comunista per cui subì censure e persecuzioni politiche, come l’espatrio a causa della sua opposizione al governo autoritario di Gabriel González Videla, la rinuncia alla sua candidatura come Presidente del Cile, e il successivo sostegno al socialista Salvador Allende. A causa dell’espatrio inizia a viaggiare nell’Unione Sovietica, in Polonia, in Ungheria, in Italia (si stabilisce a Capri), in Asia e America Latina. Nel 1966 è oggetto di una violenta polemica da parte di intellettuali cubani per un suo viaggio negli Stati Uniti. Muore in un ospedale di Santiago poco dopo il golpe del generale Augusto Pinochet, ufficialmente di tumore, ma in circostanze ritenute dubbie, mentre stava per partire per un nuovo esilio.
Tra le sue opere ricordiamo, Residenza sulla terra, I versi del Capitano, Cento sonetti d’amore, Canto generale, Odi elementari, Stravagario, Le uve e il vento, il dramma Splendore e morte di Joaquin Murieta e il libro di memorie Confesso che ho vissuto.
Salvador Allende e Pablo NerudaPablo Neruda- Poesie 1924-1964Pablo Neruda
Si fa tardi. Vi vedo, veramente
eguali a me nel vizio di passione,
con i cappotti, le carte, le luci
delle salive, i capelli già fragili,
con le parole e gli ammicchi, eccitati
e depressi, sciupati e infanti, rauchi
per la conversazione ininterrotta,
come scendete questa valle grigia,
come la tramortita erba premete
dove la via si perde ormai e la luce.
Le voci odo lontane come i fili
che tramontano tra le pietre e i cavi…
Ogni parola che mi giunge è addio.
E allento il passo e voi seguo nel cuore,
uno qua, uno là, per la discesa.
Brano e foto da Murales castelnuovesi di Franco Leggeri
Castelnuovo di Farfa (Rieti) -Foto inizio 1900-
Franco Leggeri-MURALES CASTELNUOVESI –
“Castelnuovo, AMARCOD e l’uso della Poesia”
“Castelnuovo, AMARCOD e l’uso della Poesia”.
L’uso della replica verbale
è quindi una diceria che non trova pace,
anche se la nascondi nei meandri del cuore.
La centralità del prendersi cura
della verità erudita disperde lo sguardo
all’interno dei dettagli sbiaditi.
Sì,
la poesia diventa un dettaglio,
un ricordo dell’assuefazione
al processo:” Intorno alla coscienza dei sogni”.
E ora che gli ulivi narrano storie,
come acqua sui sogni, i killer
tagliano i rami e li bruciano
nella piazza deserta.
Brano da Murales castelnuovesi di Franco Leggeri
Castelnuovo di Farfa (Rieti)Castelnuovo di Farfa (Rieti) -la FontanaCastelnuovo di Farfa (RI)-Castelnuovo di FarfaCastelnuovo di Farfa (Rieti) -Foto inizio 1900-CASTELNUOVO DI FARFA – Palazzo Eredi Salustri GalliCastelnuovo di Farfa nelle foto di Paolo GenovesiCastelnuovo di Farfa (Rieti) – La FontanaCastelnuovo di Farfa nelle foto di Paolo GenovesiCastelnuovo di Farfa (Rieti) -la FontanaCastelnuovo di Farfa nelle foto di Paolo GenovesiCastelnuovo di Farfa nelle foto di Paolo GenovesiCastelnuovo di FarfaCastelnuovo di Farfa (Rieti) – chiesa Madonna degli AngeliPaolo Genovesi-Giardini Salustri-Galli (XVI secolo) Castelnuovo di FarfaCastelnuovo di Farfa (Rieti)Castelnuovo di Farfa (Rieti) – Via Guglielmo Marconi-Via Arco Cherubini-Foto di Franco LeggeriCastelnuovo di Farfa (Rieti) Foto del 1889Castelnuovo di Farfa (Rieti) -la FontanaCastelnuovo di Farfa (Rieti) – Porta Fonte CisternaCastelnuovo di Farfa (Rieti) – Via Roma EstCastelnuovo di Farfa (Rieti) – La Piazzetta-La FontanellaCastelnuovo di Farfa (Rieti) – Via Guglielmo Marconi-La FontanellaCastelnuovo di Farfa (Rieti) La vecchia locanda “Da Riccardo”Castelnuovo di Farfa (Rieti) – Via Roma Est
Salvatore Quasimodo,Premio Nobel 1959, le 5 poesie più belle
Ed è subito sera
Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera
.
Ora che sale il giorno
Finita è la notte e la luna si scioglie lenta nel sereno, tramonta nei canali.
È così vivo settembre in questa terra di pianura, i prati sono verdi come nelle valli del sud a primavera. Ho lasciato i compagni, ho nascosto il cuore dentro le vecchi mura, per restare solo a ricordarti.
Come sei più lontana della luna, ora che sale il giorno e sulle pietre bette il piede dei cavalli!
.
Già la pioggia è con noi
Già la pioggia è con noi, scuote l’aria silenziosa. Le rondini sfiorano le acque spente presso i laghetti lombardi, volano come gabbiani sui piccoli pesci; il fieno odora oltre i recinti degli orti.
Ancora un anno è bruciato, senza un lamento, senza un grido levato a vincere d’improvviso un giorno.
.
Fresche di fiumi in sonno
Ti trovo nei felici approdi, della notte consorte, ora dissepolta quasi tepore d’una nuova gioia, grazia amara del viver senza foce.
Vergini strade oscillano fresche di fiumi in sonno:
E ancora sono il prodigo che ascolta dal silenzio il suo nome quando chiamano i morti.
Ed è morte uno spazio nel cuore.
.
Imitazione della gioia
Dove gli alberi ancora abbandonata più fanno la sera, come indolente è svanito l’ultimo tuo passo che appare appena il fiore sui tigli e insiste alla sua sorte.
Una ragione cerchi agli affetti, provi il silenzio nella tua vita.
Altra ventura a me rivela il tempo specchiato. Addolora come la morte, bellezza ormai in altri volti fulminea. Perduto ho ogni cosa innocente, anche in questa voce, superstite a imitare la gioia.
Biografia di Salvatore Quasimodo
Salvatore Quasimodo
Salvatore Quasimodo nasce a Modica nel 1901. Il padre è capostazione, e da piccolo Salvatore viaggia molto; anche la sua adolescenza trascorre serena, all’insegna degli spostamenti in diversi paesi siciliani per via del lavoro paterno.
Eclettico per natura, Quasimodo si stanca subito delle attività cui si dedica. Nel corso dell’età adulta si destreggia con vari mestieri, fra cui il commesso, il disegnatore tecnico, il contabile, l’impiegato al genio civile… tutte mansioni che può svolgere grazie al suo diploma da geometra. Ma ciò che non lo stanca mai è lo studio delle lettere, a cui si dedica parallelamente alle attività saltuarie. Si appassiona così tanto ai classici e all’arte della scrittura che ben presto comincia a scrivere.
Intanto, a Milano ottiene una cattedra per l’insegnamento della letteratura. Il cognato Elio Vittorini ha un grande ruolo nella carriera di Salvatore Quasimodo: è proprio lui che presenta lo scrittore agli intellettuali legati alla rivista letteraria Solaria, dove vengono pubblicate le prime poesie dell’autore.
Presto, Quasimodo si lega ai poeti ermetici e fa dell’ermetismo la sua cifra poetica. Le sue raccolte affrontano i temi più disparati ma, soprattutto dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale, larga parte della sua produzione è dedicata esclusivamente alla tematica bellica e all’impegno civile. Nel 1959 gli viene conferito il Premio Nobel per la Letteratura. Muore improvvisamente a Napoli, nel 1968.
Antonia Pozzi-DOMANI- Poesia scritta a Milano 27 marzo 1931
DOMANI
Se chiudo gli occhi a pensare
quale sarà il mio domani,
vedo una larga strada che sale
dal cuore d’una città sconosciuta
verso gli alberi alti
d’un antico giardino.
Sole, sole violento
e in fondo
le ombrelle nere dei pini
che macchiano l’azzurro.
S’agita nella strada
una folla d’ignoti passanti:
ma nessuno mi guarda,
nessuno mi chiede
di me,
del mio pianto,
di tutto il pianto
che fu versato
quando dovetti lasciare
il mio paese lontano.
Oggi io cammino
senza piangere più
e non m’importa, non m’importa
che l’anima non abbia nulla di suo,
nemmeno più il dolore:
oggi tutta la vita
mi pulsa nel palmo d’una mano,
mi trema in cima alle dita
che serrano teneramente
la manina della mia creatura.
Oh bimbo, bimbo mio non nato,
la tua mamma non sa
che viso avrai,
ma la tua manina la sente
per ogni sua vena
leggera
come un piccolo fiore senza peso.
La mamma oggi è venuta
a prenderti alla scuola
(da così pochi giorni ci vai!
ancora, la mattina,
quando resti là solo,
fai con la bocca un po’ di mestolino);
la mamma oggi è venuta
a prenderti all’uscita
ed ora si ritorna a casa insieme,
adagio,
per non stancare
le tue gambine corte.
Vedi, piccolo: bisogna che saliamo
tutta questa lunga strada.
Quando saremo in cima,
entreremo nel vecchio giardino,
sotto gli alberi neri neri;
lo traverseremo tutto;
usciremo dal piccolo cancello
in fondo all’ultimo viale:
fuori,
sul ciglio del primo prato,
c’è la nostra casa.
Bambino, quando saremo giunti
alla nostra casa,
dopo tanto salire,
io ti solleverò alto da terra,
ti metterò nelle braccia
di chi è lassù ad aspettare,
gli dirò: Vedi,
vedi che cosa ti ho portato?
E l’anima,
donato il suo ultimo dono,
resterà nuda e povera
come la spiga vuota.
Ma tu, tu, creatura,
nelle piccole mani porterai,
fiore della rinuncia mia,
tesoro di tutti gli umani,
una speranza di Bene.
Milano, 27 marzo 1931
Biografia di ANTONIA POZZI (Milano 1912-1938)-Quando Antonia Pozzi nasce è martedì 13 febbraio 1912: bionda, minuta, delicatissima, tanto da rischiare di non farcela a durare sulla scena del mondo; ma la vita ha le sue rivincite e … … Antonia cresce: è una bella bambina, come la ritraggono molte fotografie, dalle quali sembra trasudare tutto l’amore e la gioia dei genitori, l’avvocato Roberto Pozzi, originario di Laveno, e la contessa Lina, figlia del conte Antonio Cavagna Sangiuliani di Gualdana e di Maria Gramignola, proprietari di una vasta tenuta terriera, detta La Zelata, a, Bereguardo. Il 3 marzo la piccola viene battezzata in San Babila ed eredita il nome del nonno, primo di una serie di nomi parentali (Rosa, Elisa, Maria,Giovanna, Emma), che indicherà per sempre la sua identità. Antonia cresce, dunque, in un ambiente colto e raffinato: il padre avvocato, già noto a Milano; la madre, educata nel Collegio Bianconi di Monza, conosce bene il francese e l’inglese e legge molto, soprattutto autori stranieri, suona il pianoforte e ama la musica classica, frequenta la Scala, dove poi la seguirà anche Antonia; ha mani particolarmente abili al disegno e al ricamo. Il nonno Antonio è persona coltissima, storico noto e apprezzato del Pavese, amante dell’arte, versato nel disegno e nell’acquerello. La nonna, Maria, vivacissima e sensibilissima, figlia di Elisa Grossi, a sua volta figlia del più famoso Tommaso, che Antonia chiamerà “Nena” e con la quale avrà fin da bambina un rapporto di tenerissimo affetto e di profonda intesa. Bisogna, poi, aggiungere la zia Ida, sorella del padre, maestra, che sarà la compagna di Antonia in molti suoi viaggi; le tre zie materne, presso le quali Antonia trascorrerà brevi periodi di vacanza tra l’infanzia e la prima adolescenza; la nonna paterna, Rosa, anch’essa maestra, che muore però quando Antonia è ancora bambina. Nel 1917 inizia per Antonia l’esperienza scolastica: l’assenza, tra i documenti, della pagella della prima elementare, fa supporre che la bimba frequenti come uditrice, non avendo ancora compiuto i sei anni, la scuola delle Suore Marcelline, di Piazzale Tommaseo, o venga preparata privatamente per essere poi ammessa alla seconda classe nella stessa scuola, come attesta la pagella; dalla terza elementare, invece, fino alla quinta frequenta una scuola statale di Via Ruffini. Si trova, così, nel 1922, non ancora undicenne, ad affrontare il ginnasio, presso il Liceo-ginnasio “Manzoni”, da dove, nel 1930, esce diplomata per avventurarsi negli studi universitari, alla Statale di Milano.
Antonia Pozzi: la Poetessa dell’Anima
Gli anni del liceo segnano per sempre la vita di Antonia: in questi anni stringe intense e profonde relazioni amicali con Lucia Bozzied Elvira Gandini, le sorelle elettive, già in terza liceo quando lei si affaccia alla prima; incomincia a dedicarsi con assiduità alla poesia, ma, soprattutto, fa l’esperienza esaltante e al tempo stesso dolorosa dell’amore. È il 1927: Antonia frequenta la prima liceo ed è subito affascinata dal professore di greco e latino, Antonio Maria Cervi; non dal suo aspetto fisico, ché nulla ha di appariscente, ma dalla cultura eccezionale, dalla passione con cui insegna, dalla moralità che traspare dalle sue parole e dai suoi atti, dalla dedizione con cui segue i suoi allievi, per i quali non risparmia tempo ed ai quali elargisce libri perché possano ampliare e approfondire la loro cultura. La giovanissima allieva non fatica a scoprire dietro l’ardore e la serietà, nonché la severità del docente, molte affinità: l’amore per il sapere, per l’arte, per la cultura, per la poesia, per il bello, per il bene, è il suo stesso ideale; inoltre il professore, ha qualcosa negli occhi che parla di dolore profondo, anche se cerca di nasconderlo, e Antonia ha un animo troppo sensibile per non coglierlo: il fascino diventa ben presto amore e sarà un amore tanto intenso quanto tragico, perché ostacolato con tutti i mezzi dal padre e che vedrà la rinuncia alla “vita sognata” nel 1933, “non secondo il cuore, ma secondo il bene”, scriverà Antonia, riferendosi ad essa. In realtà questo amore resterà incancellabile dalla sua anima anche quando, forse per colmare il terribile vuoto, si illuderà di altri amori, di altri progetti , nella sua breve e tormentata vita.
ANTONIA POZZI-Poetessa
Nel 1930 Antonia entra all’Università nella facoltà di lettere e filosofia; vi trova maestri illustri e nuove grandi amicizie: Vittorio Sereni, Remo Cantoni, Dino Formaggio, per citarne alcune; frequentando il Corso di Estetica, tenuto da Antonio Banfi, decide di laurearsi con lui e prepara la tesi sulla formazione letteraria di Flaubert, laureandosi con lode il 19 novembre 1935. In tutti questi anni di liceo e di università Antonia sembra condurre una vita normalissima, almeno per una giovane come lei, di rango alto-borghese, colta, piena di curiosità intelligente, desta ad ogni emozione che il bello o il tragico o l’umile suscitano nel suo spirito: l’amore per la montagna, coltivato fin dal 1918, quando ha incominciato a trascorrere le vacanze a Pasturo, paesino ai piedi della Grigna, la conduce spesso sulle rocce alpine, dove si avventura in molte passeggiate e anche in qualche scalata, vivendo esperienze intensissime, che si traducono in poesia o in pagine di prosa che mettono i brividi, per lo splendore della narrazione e delle immagini; nel 1931 è in Inghilterra, ufficialmente per apprendere bene l’inglese, mentre, vi è stata quasi costretta dal padre, che intendeva così allontanarla da Cervi; nel 1934 compie una crociera, visitando la Sicilia, la Grecia, l’Africa mediterranea e scoprendo, così, da vicino, quel mondo di civiltà tanto amato e studiato dal suo professore e il mondo ancora non condizionato dalla civiltà europea, dove la primitività fa rima, per lei, con umanità; fra il 1935 e il 1937 è in Austria e in Germania, per approfondire la conoscenza della lingua e della letteratura tedesca, che ha imparato ad amare all’Università, seguendo le lezioni di Vincenzo Errante, lingua che tanto l’affascina e che la porta a tradurre in italiano alcuni capitoli di “Lampioon”, di M. Hausmann. Intanto è divenuta “maestra” in fotografia: non tanto per un desiderio di apprenderne la tecnica, aridamente, quanto perché le cose, le persone, la natura hanno un loro sentimento nascosto che l’obiettivo deve cercare di cogliere, per dar loro quell’eternità che la realtà effimera del tempo non lascia neppure intravedere. Si vanno così componendo i suoi album, vere pagine di poesia in immagini. Questa normalità, si diceva, è, però, solamente parvenza. In realtà Antonia Pozzi vive dentro di sé un incessante dramma esistenziale, che nessuna attività riesce a placare: né l’insegnamento presso l’Istituto Tecnico Schiaparelli, iniziato nel ‘37 e ripreso nel ’38; né l’impegno sociale a favore dei poveri, in compagnia dell’amica Lucia; né il progetto di un romanzo sulla storia della Lombardia a partire dalla seconda metà dell’Ottocento; né la poesia, che rimane, con la fotografia, il luogo più vero della sua vocazione artistica. La mancanza di una fede, rispetto alla quale Antonia, pur avendo uno spirito profondamente religioso, rimase sempre sulla soglia, contribuisce all’epilogo: è il 3 dicembre del 1938.
Lo sguardo di Antonia Pozzi, che si era allargato quasi all’infinito, per cogliere l’essenza del mondo e della vita, si spegne per sempre mentre cala la notte con le sue ombre viola.
Onorina Dino
Biografia tratta da Antonia Pozzi. Nelle immagini l’anima: antologia fotografica, a cura di Ludovica Pellegatta e Onorina Dino, Ancora, Milano 2007
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