RIETI- Giallo al Centro, torna il festival letterario.
RIETI-Sabato 14 ottobre 2023 alle ore 17:00 presso la sede dell’Associazione Macondo APS, in Via S. Carocci 8, Palazzina Futuro – Rieti, si svolgerà la settima edizione di Giallo al Centro, festival di letteratura gialla e noir nato nel 2017.
Saranno presenti: Stefano Cosmo, vincitore del Premio Opera Prima edizione 2023, con il suo Dentro la gabbia (Marsilio editore); i finalisti per il Premio Giuria Artistica e Online 2023, Alessandro Morbidelli con il suo I figli dei chiodi (Vallecchi Firenze editore), Antonio Zamberletti con il suo Notte senza fine, (Todaro editore), Marco Montemarano con il suo In questa vita no (Fazi editore).
In collaborazione con La Schola di Franco Bellardi, sarà allestita una mostra tematica e verrà assegnato dagli autori ospiti il Premio “Giallo D’Arte”.
L’evento si svolgerà in presenza e in diretta Facebook dalla pagina ufficiale di Giallo al Centro.
Con questa edizione, si torna nelle scuole: ringraziamo la dirigente del Liceo Classico M.T. Varrone e il corpo docenti per aver accolto il progetto di lettura a cura dell’Associazione Macondo APS che si svolgerà nella magnifica cornice dell’Auditorium Varrone: venerdì 13 ottobre: “Il potere purificatore della narrazione” – lettura critica di “Cronaca di una morte annunciata” di Gabriel García Márquez; sabato 14 ottobre: gli studenti incontreranno gli autori ospiti di Giallo al Centro dei quali leggeranno le opere finaliste e delle stesse, come laboratorio di scrittura, scriveranno un finale alternativo.
L’associazione ringrazia gli sponsor che sostengono da sempre le attività dell’associazione, le case editrici e gli uffici stampa per la loro attenzione e collaborazione, La Schola di Franco Bellardi, la libreria Sapere, lo staff e gli spazi di Palazzina Futuro che ospiterà l’evento, gli Autori protagonisti assoluti.
Rieti -presentazione del libro “Nessi e Connessi” di Annalisa Corrado e Rossella Muroni-
Prefazione di Ilaria Capua.
Editore Il Saggiatore
Rieti- 26 settembre 2023- Il libro “Nessi e Connessi”, scritto a quattro mani da Annalisa Corrado e Rossella Muroni, con la prefazione di Ilaria Capua, sarà presentato presso la sede dell’Openhub Lazio di Rieti, sita in via Pennesi 2 (Terzo Piano) il 29 settembre 2023 alle ore 18:00. Saranno presenti la coautrice Rossella Muroni, la giornalista Sabrina Vecchi in qualità di moderatrice e le iscritte dell’Associazione Prime Minister.
DESCRIZIONE
“Nessi e connessi” è un manifesto per leggere il mondo. La realtà ci pone di fronte a una continua «crisi di sistema»: una crisi allo stesso tempo economica, sanitaria, geopolitica, ambientale e climatica. Per far fronte a ogni situazione, questo libro ci mostra quanto sia necessario occuparci di una guardando le altre. Perché tutto è connesso. Annalisa Corrado e Rossella Muroni ci rivelano come l’unico modo per risolvere i problemi sia adottare una visione circolare della vita e dell’ecosistema. Stati, aziende e cittadini devono infatti contribuire al cambiamento, rendendosi innanzitutto coscienti dei legami tra i vari ambiti. Come avviene per esempio con l’economia circolare, che implica innovazione, riprogettazione dei cicli di produzione e consumo, ripensamento degli stili di vita, condivisione, riutilizzo, riparazione e riciclo dei materiali in contrasto con l’idea predatoria del produrre, utilizzare e gettare, propria dell’economia lineare. “Nessi e connessi” invita ad abbandonare la convinzione di essere individui separati. Tutta l’esistenza, dal globale al locale, è in fondo una relazione costante tra individui ed esperienze: solo partendo dall’analisi dei nessi causali che governano il nostro sistema saremo in grado di interpretare il contemporaneo. E solo a partire da questa consapevolezza lo sviluppo della società potrà essere innovativo, davvero sostenibile, democratico, rispettoso dell’ambiente e dei diritti delle persone. Prefazione di Ilaria Capua.
pubblicate sulla rivista Collettivo R di Firenze nel 1983
Undici poesie di Franco Leggeri di Castelnuovo di Farfa
Pubblicate sulla rivista Collettivo R di Firenze nel 1983.
La Rivista Collettivo R era diretta dal mio amico e compagno Luca Rosi ,in redazione il carissimo Franco Varano e poi Ubaldo Bardi, Franco Manescalchi e Silvano Guarducci .
Poesie di Franco Leggeri pubblicate sulla rivista Collettivo R di Firenze nel 1983Poesie di Franco Leggeri pubblicate sulla rivista Collettivo R di Firenze nel 1983Poesie di Franco Leggeri pubblicate sulla rivista Collettivo R di Firenze nel 1983Poesie di Franco Leggeri pubblicate sulla rivista Collettivo R di Firenze nel 1983Poesie di Franco Leggeri pubblicate sulla rivista Collettivo R di Firenze nel 1983Poesie di Franco Leggeri pubblicate sulla rivista Collettivo R di Firenze nel 1983Poesie di Franco Leggeri pubblicate sulla rivista Collettivo R di Firenze nel 1983
Molto più di un’antologia di poeti italiani, questa raccolta di versi, voci e storie è un’istantanea e una mappa caleidoscopica sul fare poesia in Italia oggi e negli ultimi quattro decenni. Il cuore di Braci risiede nel gruppo di poeti e poetesse espressione di una tendenza alla ricerca del senso e della centralità della lingua poetica contro lo sperimentalismo d’avanguardia. Arnaldo Colasanti, compagno di strada e amico di molte delle voci qui raccolte, riunisce in questo libro una selezione di autori, molti dei quali esordienti negli anni ottanta, arricchita da una cospicua sezione di critica letteraria che guida il lettore alla scoperta dell’opera dei vari poeti.
Dalla fondazione all’egemonia sulla Sabina (secc. XIII-XV)
Centro Studi Ercole Nardi- Casa Editrice Edizioni Espera
DESCRIZIONE
Il volume prende le mosse dal X secolo, quando avvennero significativi mutamenti nel paesaggio della Sabina tiberina generati dell’«incastellamento», fenomeno ben noto che ha portato alla nascita di insediamenti concentrati e fortificati. Ripercorse le tappe delle prime fasi dell’incastellamento, il volume si sofferma poi sul XIII secolo, momento nel quale si ebbe la penetrazione in Sabina delle aristocrazie romane, legate al papato ed ai cardinali di curia, mirata alla creazione di signorie territoriali. Il castello di Poggio Mirteto fu fondato in questa fase, con il probabile fondatore che fu Riccardo di Pietro Iaquinti, esponente della famiglia romana imparentata con gli Orsini. Dopo il declinare delle fortune di Pietro, il castello fu acquisito dall’abbazia di Farfa. Grazie alla sua centralità geografica, Poggio divenne dagli inizi del XV secolo la residenza degli abati commendatari del monastero e sede del governatorato della signoria farfense. La società locale, investita di questo importante ruolo crebbe nella sua influenza, tanto da diventare il baricentro territoriale di un’area molto vasta, conquistandone l’egemonia mantenuta fino ad oggi.
Prof. 𝗧𝗲𝗿𝘀𝗶𝗹𝗶𝗼 𝗟𝗲𝗴𝗴𝗶𝗼
Breve biografia del Professor Tersilio Leggio è storico del medioevo, autore di oltre cento saggi sull’Italia mediana, ed in particolare sull’abbazia di Farfa, su Rieti e sulla Sabina. Ha collaborato con la British School at Rome, con l’Università di Sheffield e con l’Università di Leicester alla progettazione, alla preparazione e alla esecuzione di numerose campagne di ricerca archeologica in provincia di Rieti, curando la parte storica. Ha tenuto lezioni e corsi presso l’università di Viterbo, dell’Aquila, di Roma “La Sapienza” e di “Roma Tre”. Ha partecipato a numerosi convegni a livello nazionale e internazionale su argomenti di storia medievale e di trasformazioni del paesaggio sul lungo periodo. Dal 1997 è honorary fellow della British School at Rome. Tra i suoi titoli più recenti il volume Ad fines regni. Amatrice, la Montagna e le alte valli del Tronto, del Velino e dell’Aterno dal X al XIII secolo (L’Aquila 2011) e, curato insieme a Sofia Boesch Gajano, Da santa Chiara a suor Francesca Farnese. Il francescanesimo femminile e il monastero di Fara in Sabina (Roma 2013).
Tersilio Leggio La storia del territorio di Poggio Mirteto
Eugenio Montale: Fuori di casa – Ricciardi 1969 (prima edizione)
La seconda raccolta di prose di MONTALE EUGENIO.
Descrizione
Secondo libro di prose montaliane (dopo Farfalla di Dinard), Fuori di casa raccoglie scritti di viaggio che risalgono al periodo 1946-1964: un vero e proprio diario di esperienze di vita composto di servizi giornalistici, appunti, ritratti o racconti minimi. I luoghi visitati vanno dalle natie Cinque Terre ai Paesi europei fino al Medio Oriente; che sia inviato dal suo giornale o in vacanza, Montale osserva il mondo con sguardo curioso e attento: un occhio alle “cose”, l’altro sempre teso a seguire, nelle “cose” stesse, la nascita della propria poesia. Vera miniera di commenti e suggestioni utili per comprendere la poesia montaliana, pur nella varietà delle occasioni che lo hanno generato, questo è un libro di esemplare compiutezza formale. Ricercata prima edizione. Cfr. Gambetti-Vezzosi (Rarità bibliografiche del Novecento italiano, p. 554): “Comprende 49 prose apparse sul Il Corriere della Sera e Il Corriere d’Informazione tra il 14 ott. 1946 e il 7 genn. 1964.
Nacque a Bologna nel 1900 e a soli 12 anni, nel 1912, esordì con la sua prima raccolta di poesie dal titolo Ginestra in fiore, seguita, dopo tre anni, da Piccola Fiamma.
Ma oltre alla poesia, la Viganò si dedicò anche alla prosa e raggiunse l’apice del suo successo con L’Agnese va a morire, pubblicato da Einaudi nel 1949, un romanzo neorealistico ispirato alla Resistenza che ottenne il Premio Viareggio. La scrittrice partecipò, infatti, alla lotta partigiana collaborando come infermiera e scrivendo per la stampa clandestina.
Vogliamo ricordarla con voi pubblicando alcune sue poesie:
Cantata di una giovane mondina-
Mondine, mondine,
cuore della risaia.
Mio caro padre, mia cara madre,
io sono quaggiù per trenta giorni.
Appena arrivata mi sento già stanca;
chi sa come sarò al ritorno.
Si mangia poco, si beve a stento,
l’acqua fresca la troviamo di rado.
Eppure, mamma, son tanto contenta
d’esser venuta per questa strada.
Mondine, mondine,
amore della risaia.
Con le gambe sempre nell’acqua,
non so perché, vien sete in bocca.
Sono, al tramonto, una bestia stracca,
che si butta dove te tocca.
Paglia nuda e fitti respiri
nel camerone con tante zanzare.
Se per stanchezza non possiamo dormire,
qualche volta ci mettiamo a cantare.
Mondine, mondine,
fiore della risaia.
È bello, mamma, mondare il riso,
chè il riso è bianco e i padroni son neri.
Essi hanno in terra il paradiso,
noi camminiamo per bruschi sentieri.
Ma i nostri sentieri ci portano avanti,
e andiamo incontro a più dolce stagione.
Essi son pochi e noi siamo tanti,
e poco giova sentirsi padroni.
Mondine, mondine,
dolore della risaia.
Di sera guardo sulla pianura
quando si aprono in alto le stelle.
Non è il lavoro che fa paura,
chè, di questo, son figlia e sorella.
Mio caro padre, mia cara madre,
io vi ringrazio di essere forte.
Andiamo insieme su un’unica strada,
e la bandiera la portano i morti.
Mondine, mondine,
onore della risaia.
L’usignolo-
L’usignolo solo
canta triste fra i rami,
e pare che richiami
un sogno già svanito
un sogno già sfiorito.
Canta pian l’usignolo.
La ginestra-
Nasce sul brullo monte,
fra i roveti ed i sassi,
fragile come un bimbo
che muove i primi passi.
La sua fragil corolla
rallegra il senteruolo,
rallegra il pastorello
colle caprette, solo.
Oh! Ginestra ignorata
è breve la sua vita,
ella nasce in estate,
d’autunno è già sfiorita.
E uno strano contrasto
lo stelo col fior fa;
quello forte, robusto,
questo fragilità.
Renata Viganò si appassionò fin da piccola alla letteratura e coltivava un sogno: fare da grande il medico. Tuttavia le difficoltà economiche subentrate in famiglia la indussero ad interrompere il liceo e, con senso del sacrificio e una maturazione affrettata e non voluta, ad entrare nel mondo del lavoro come inserviente e poi infermiera negli ospedali bolognesi.
Questo suo impegno al servizio dei bisognosi non le impedì di scrivere per quotidianie periodici, elzeviri, poesie, racconti sino all’8 settembre 1943.
Con la firma dell’armistizio la sua vita ebbe una svolta esistenziale: assieme al marito Antonio Meluschi e il figlio, l’infermiera-scrittrice partecipò alla lotta partigianacome staffetta, infermiera e collaborando alla stampa clandestina.
Di questo periodo disagiato ma intriso di sano idealismo esistenziale fu pervasa la susseguente produzione letteraria. L’Agnese va a morire (1949), romanzo tradotto in quattordici lingue, rappresentò il punto più alto; vinse il secondo premio al Viareggio[2]e costituì il soggetto per il film omonimo diretto da Giuliano Montaldo.
Il romanzo racconta vicende partigiane con onesta semplicità da cronista e spirito di sincera adesione agli eventi, e fu considerato negli anni del dopoguerra un esempio, una testimonianza della narrativaneorealista.
Vale la pena di ricordare, tra le opere della Viganò, almeno altri due libri sul tema della Guerra di liberazione: Donne della Resistenza (1955), ventotto affettuosi ritratti di antifasciste bolognesi cadute, e Matrimonio in brigata (1976), una raccolta di efficaci racconti partigiani, uscito proprio l’anno in cui la scrittrice è scomparsa.
Due mesi prima della morte, a Renata Viganò fu assegnato il premio giornalistico Bolognese del mese, per il suo stretto rapporto con la realtà popolare della città.
Renata Viganò
Opere
Ginestra in fiore. Liriche, Bologna, Beltrami, 1913.
Piccola fiamma. Liriche (1913-1915), Milano, Alfieri & Lacroix, 1916.
Il lume spento, Milano, Quaderni di poesia, 1933.
L’Agnese va a morire, Torino, Einaudi, 1949.
Mondine, Modena, Tip. Modenesi, 1952.
Arriva la cicogna, Roma, Edizioni di Cultura Sociale, 1954.
Donne della Resistenza, Bologna, STEB, 1955. [Ritratti di donne partigiane pubblicato in occasione della Festa dell’Unità di Bologna 1955]
Ho conosciuto Ciro, Bologna, Tecnografica emiliana, 1959.
Una storia di ragazze, Milano, Del Duca, 1962.
Matrimonio in brigata, Milano, Vangelista, 1976.
Rosario. Libera interpretazione dei quindici misteri del rosario scritta da me, non credente, per puro amore di leggenda e poesia, Bologna, A.N.P.I., 1984. [poesie pubblicate dall’ANPI Bologna in 100 copie, con incisioni di Guttuso, Covili].
Sonetti inediti, Bologna, A.N.P.I., 1984.
La bambola brutta. Storia di Eloisa partigiana, illustrazioni Viola Niccolai, a cura di “Brigata Viganò”: Dafne Carletti, Sofia Fiore, Margherita Occhilupo, Marta Selleri, Elena Sofia Tarozzi e Tiziana Roversi, Bologna, Tipografia Negri, 2017. [Nuova edizione del racconto pubblicato la prima volta in “Pioniere”, 1960]
In questa carne ho radicato gli anni, li ho educati.
In questo corpo la materia dei miei pensieri
e le parole e le domande.
Su questa pelle l’ambiente delle loro risposte,
fino a contrarla, le vocali e le consonanti.
Ho consegnato ad ogni osso della mia struttura
una lettera
e da lí le parole, una ad una le ho nutrite e ho appreso,
mentre crescevo la carne si faceva verbo.
Composte membra, ordinate si sono gonfiate,
dilatate le loro cavità e da lí io ho ascoltato,
ed era voce del mio corpo. Che mi chiamava
e io sorda alle sue espressioni, finché
ho appoggiato le labbra alla loro imboccatura,
organica relazione, ho forgiato la lingua
ed essa ha compreso il gusto
e cosí finalmente io le ho parlato.
—
a Pieve
Tu per me il tuo sguardo. Malizioso inganno,
mi poni dentro al vino giudizio e penitenza. Ascolto.
Senti il vino, amico mio che non ti conosco?
È ponte dal sapore fisico, sofferenza e piacere dall’alito
antico.
Sono certa che ti amo questa sera,
la ruvida acerbità della fermentazione,
il travaso delle tue parole. È sudore afflitto,
splendido vacillare, come di breve morte.
Dammi da bere. Versami. Leviamoci la sete di dosso,
finché saremo redenti, amico mio che non ti conosco.
Arriveremo insieme al bordo del bicchiere,
lí dove cola la triste sete. Stasera in questo tempio,
mentre fuori piove il silenzio a Pieve.
—
io sono il tuo luogo
Sono il paradiso, il purgatorio, l’inferno.
Sono il paradiso e l’inferno, la superficie terrestre.
Sono il continente, la città, l’incrocio e la strada,
sono il centro abitato, il numero civico, il corridoio,
la stanza. Sono il letto, la sedia.
Sono la meta, il pellegrinaggio, la solitudine,
la determinazione, la storia, il valore simbolico.
L’aspetto, sono la condizione di vita, la cura.
Sono il recinto, la copertura, la licenza.
Sono la data di nascita, la salute, la malattia, il termine
di tempo, il giudizio, il suo pregiudizio.
Sono l’opera, il corpo.
Sono l’uso profano, il sacro sentire, il convento,
la privazione, il santuario. Sono la parola,
la ferita, la parte dello spazio assegnato.
Sono il merito, la convenienza, il vizio e l’attenzione.
L’opportunità, l’ascolto, sono la ragione, la riflessione.
La miseria, l’argomento, il motivo. Sono la causa.
Sono l’opinione, la prova, la testimonianza.
La verità e la rinuncia. Sono il monte, sono il mare,
il bosco, sono l’abbondanza, il vuoto.
Sono il luogo. Sono, io sono il tuo luogo.
Roberta Dapunt
Tu mia stanza, paziente angolo di questa casa. Mia cattiva abitudine, mio vizio capitale. Tu mia triste passione, mia poesia. Tu mio orto misericordioso, mio terreno fertile, mia arsura.
Tu grande orecchio che ascolti il mio eco mille volte uguale. Tu mio confessionale, mia direzione.
Tu mio tabernacolo, custode della mia anima. Tu mia cappella, che in te conservo le immagini dei santi e dei miseri dannati. Tu mio venerdì santo, mia Pasqua.
Tu mio rifugio, mia arca quando tra le mani diluviano gli inchiostri. Tu mia stanza, mio spazio fisso, mio enorme foglio bianco.
Tu mia certezza, mio feretro, mio funerale. In te rientra in silenzio il mio rito quotidiano, la mia tempesta, il mio silenzio.
DaLa terra più del paradiso, Einaudi.
delle parole e del gioco
Unità non è il verso ma la parola
condizione di ciò che è accordo
e come tale, compie il suono e la grafia,
così che dall’informe pensare vengono incontro a volte
espressioni acute da sentirle perfino odorare
e senti esalare dentro alla stanza il grigio muffoso
del rimanere inutile. Sterile trovarsi e la mani al sonno,
l’aroma di vite bevuta e i compagni,
ognuno a dissetare solitudini tacite.
Confessioni del nulla parlare e il niente,
e ancora di spazi serrati, gli introversi pensieri
ed è ancora più forte l’odore imbrogliato, confuso
ardire e l’innocua codardia del dire.
Trovare dunque il dire giuste parole, parole per dire
tra i versi, unità unica in essi è arrivare
a sentirne gli odori. Appunto.
locuzioni amare
Sono nella tua demenza il potere e la direzione,
l’autorità e la volontà egemonica.
Sono l’ordine di ogni tuo movimento,
del tuo viso lavato, del fazzoletto che tieni in tasca.
Sono la testa, la guida alla tua ubbidienza. E sono
il precetto quotidiano e la regola di condotta.
L’impero dentro al quale trascorri l’esistenza.
*
Mai vedremo oltre. Ma tu la rugiada negli occhi.
Rendi libero il corpo in mezzo ai fiori raccolti nell’orto.
Non sono le frasi di conforto, non loro a sostenere,
non sono le preghiere, non loro a persuadere.
*
Non ci sarà descrizione delle cose vedute,
mentre fuori le visibili stelle,
riusciremo ad affondare questa attesa,
ma per ora non perderti dall’altra parte.
Roberta Dapunt
Breve cenni biografici di Roberta Dapunt è nata nel 1970 a Badia, dove vive e lavora.
Dopo aver pubblicato in maniera privata due plaquette di versi: OscuraMente nel 1993 e La carezzata mela nel 1999, ha dato alle stampe la raccolta poetica La terra più del paradiso nel 2008 alla quale sono seguite altre tre raccolte
Questo sito usa i cookie per migliorare la tua esperienza. Chiudendo questo banner o comunque proseguendo la navigazione nel sito acconsenti all'uso dei cookie. Accetto/AcceptCookie Policy
This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish.Accetto/AcceptCookie Policy
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.