Premio Nobel Isaac Bashevis Singer- “La famiglia Moskat” : ironia e guerra, morte e religione-
Longanesi Editore
“Alla mia destra è Michele. Alla mia sinistra è Raffaele. Davanti a me è Uriel.
Dietro di me è Gabriele. E sul mio capo la divina presenza di Dio.” Così accompagnata, la famiglia del vecchio patriarca Meshulam Moskat attraversa gli anni che dall’inizio del Novecento scendono fino alla seconda guerra mondiale e alla “soluzione finale” messa in atto dal regime nazista.
Ma il vero protagonista di questo possente romanzo è l’Ostjudentum, la società ebraico-orientale ? e in particolare quella di Varsavia ? con la sua complessa e densa cultura. Nel racconto di Singer le storie della decadenza parallela di una grande famiglia borghese e del suo mondo si tingono e si complicano delle particolarissime caratteristiche che una simile vicenda assume all’interno di una società “diversa”, che assiste al crollo della propria tradizione e della propria identità storica.
Isaac Bashevis Singer
Breve biografia di Isaac Bashevis Singer nasce nel 1904 in un paese polacco che la guerra ha cancellato.PFiglio di un rabbino, comincia a scrivere a sedici anni in yiddish, un misto di antico ebraico e di lingue europee, e sempre in yiddish scrive i suoi romanzi, che un gruppo di fedeli collaboratori ha poi tradotto in inglese. Per sfuggire alle persecuzioni contro gli Ebrei, nel 1940 si è trasferito negli Stati Uniti dove muore nel 1991. Ha scritto una quantità di libri per i quali ha ricevuto il premio Nobel, e ha raccontato ai bambini di tutto il mondo le semplici, poetiche e umoristiche storie dei vecchi ghetti, conducendoli in un universo di favolosa saggezza
Biografia di Amarú Vanegas (Merida, Venezuela, 1977). Cittadina del ponte. Poeta, ingegnere, attrice e produttrice teatrale colombiano-venezuelana. Responsabile editoriale della rivista New York Poetry Review e curatrice della rivista messicana Ablucionistas. Master, ricercatrice e docente di Letteratura latinoamericana e caraibica. Fondatrice del Teatro Catharsis e Purpurá Poesia. Da 10 anni partecipa a raduni artistici in Argentina, Uruguay, Cile, Ecuador, Colombia, Venezuela, Messico ed Europa. Ha pubblicato: Mortis (monologo) e Criptofasia (racconto). Le sillogi: El canto del pez, Dioses proscritos, Añil, Cándido cuerpo mío, Fisuras, Fiebre y Ábaco. Ha vinto i premi: V Concorso di Racconti SttoryBox, Spagna (2016), Premio Internazionale di Poesia Candelario Obeso, Colombia (2016), Premio Internazionale di Poesia Alfonsina Storni, Spagna (2019), Premio Ediciones Embalaje Museo Rayo (2020) e finalista del Premio Internazionale di Poesia Pilar Fernández Labrador, Spagna, per due anni consecutivi (2021, 2022).
Amarú Vanegas
Traduzione di Antonio Nazzaro
OFFERTA
Oggi non ci sono agnelli in cammino verso l’altare.
Pallide, le bambine,
sfilano la loro sorda nudità
sul tappeto steso.
Nell’avanzare si sciolgono i capelli macchiati
da tinte multicolore Excellence Crème de L’Oréal.
Il verso proscritto
gli freme negli stomaci vuoti.
Si scuce la voce del clerico che,
adesso, alza il calice eucaristico.
Solo sulla luna alta della mezzanotte,
con la predica data a metà,
alzano le bambine gli occhi estasiati.
Davanti alla delizia di quei volti di cera
le concede dio il suo primo sguardo.
Inizia l’offerta di sangue fresco
dio battezza le sue recenti figlie.
Alla fine della cerimonia,
sfoggeranno le loro ali
i nuovi angeli di Victoria’s Secret.
*
OFRENDA
Hoy no hay corderos camino del altar.
Pálidas, las niñas,
desfilan su sorda desnudez
sobre la alfombra tendida.
En el avance se descuelgan sus cabellos manchados
de tintes multicolor Excellence Crème de L’Oréal.
El verso proscrito
les tiembla en los estómagos vacíos.
Se descose la voz del clérigo quién,
recién, alza la copa eucarística.
Sólo en la luna alta de la medianoche,
con la prédica servida a medias,
levantan las niñas sus ojos extasiados.
Ante la delicia de esos rostros de cera
les concede el dios su primera mirada.
Comienza la ofrenda de sangre fresca
el dios bautiza a sus nacientes hijas.
Al finalizar la ceremonia,
estrenarán sus alas
los nuevos ángeles de Victoria’s Secret.
*
IBRIDA
Non c’è fede.
Strofina la maschera e inginocchiati, apri bene le mia gambe.
Pulisci le tue maligne mani
prima di metterle nelle mie viscere
e non far caso ai lamenti.
Togli da lì i figli morti
che sono scoppiati alla frontiera.
Non li guardare, sono volti sacri che ti faranno polvere.
Adesso vattene
allontanati senza fermarti
che sei l’unico boia-testimone della mia agonia.
Ricorda che d’ora in poi ti vigilo.
Mi sono rimasti dei buchi sui seni dove c’erano i capezzoli
Ormai non c’è latte da offrire
solo sangue depravato, tossicomane.
Pongo ai piccoli mostri
che mi strapparono pancia sotto,
le teste purulenti.
Mi hanno smembrato sul monte.
Credo che qualcuno s’avvicina
sono sicura che qualcuno mi segue.
Tutto inizia a tremare, Sarò io che tremo?
La notte e una lingua di lucertola rasposa
che mi graffia le ferite,
lecca la mia caverna vuota,
lecca i figli morti.
Farfalle notturne appaiono
e tagliano con le ali come lamette.
Gusto il flagello,
sono Medea, assaporo il castigo.
Vedo un anello di morte,
mi seduce con il sesso aperto,
i pezzi del mio corpo sono liquefatti
e sparsi sul monte,
i corpi dei miei figli strappati a morsi.
Adesso siamo concime della montagna.
*
HÍBRIDA
No hay fe.
Frota la máscara y arrodíllate, separa bien mis piernas.
Limpia tus malignas manos
antes de meterlas en mi entraña
y no hagas caso de los quejidos.
Saca de ahí a los hijos muertos
que se estallaron en la frontera.
No los mires, son rostros sagrados que te harán polvo.
Ahora vete,
aléjate sin parar
que eres el único verdugo-testigo de mi agonía.
Recuerda que en adelante te vigilo.
Me quedaron agujeros en el pecho donde estaban los pezones.
Ya no hay leche que ofrecer
solo sangre depravada, toxicómana.
Tiendo a los pequeños monstruos
que me arrancaron boca abajo,
las cabezas purulentas.
Me han desmembrado en el cerro.
Creo que alguien se acerca,
estoy segura de que alguien me sigue.
Todo empieza a temblar, ¿seré yo la que tiembla?
La noche es una lengua de lagarto carrasposa
que me araña más la herida,
lame mi cueva vacía,
lame a los hijos muertos.
Mariposas nocturnas aparecen
y cortan con sus alas como hojillas.
Disfruto el azote,
soy Medea, saboreo el castigo.
Veo una argolla de muerte,
me seduce con su sexo abierto,
los trozos de mi cuerpo van siendo licuados
y esparcidos en el cerro,
los cuerpos de mis hijos arrancados a dentelladas.
Ahora somos abono de la montaña.
Da Dioses proscritos, premio internazionale di poesia Candelario Obeso, Colombia 2016
*
L’ORA
Aspettavo l’ora
e quest’incubo per immolarmi.
L’ora in cui gli uccelli
chiudevano gli occhi
e altri mondi si mischiavano con la mia ferita.
In quest’ora un bambino dalla bocca savia
– mio figlio morto –
non conosceva tutto il corpo
ogni plagio dei dolori
Allora i miei capezzoli
affondavano in una bocca più perversa
e indolente.
Ho conosciuto il piacere
e liberà ho abitato la chioma dell’albero.
Mi hanno chiamata strega
lanciarono il sale
e, al promettere il rogo,
temettero la mia risata.
Ma la risata era il freddo di una storia
che ormai non mi apparteneva.
*
LA HORA
Esperaba la hora
y esa pesadilla para inmolarme.
La hora en que los pájaros
cerraban sus ojos
y otros mundos se mezclaban con mi herida.
En esa hora un niño de boca sabia
─mi hijo muerto─
desconocía todo cuerpo,
todo plagio de dolores.
Entonces mis pezones
se hundían en una boca más perversa
e indolente.
Conocí el placer
y libre habité la copa del árbol.
Me llamaron bruja,
arrojaron la sal
y, prometiendo la hoguera,
temieron mi risa.
Pero la risa era el frío de una historia
que ya no me pertenecía.
Da Añil, Premio Internazionale di poesia Alfonsina Storni, Spagna, 2019
Biografia di Amarú Vanegas(Merida, Venezuela, 1977). Cittadina del ponte. Poeta, ingegnere, attrice e produttrice teatrale colombiano-venezuelana. Responsabile editoriale della rivista New York Poetry Review e curatrice della rivista messicana Ablucionistas. Master, ricercatrice e docente di Letteratura latinoamericana e caraibica. Fondatrice del Teatro Catharsis e Purpurá Poesia. Da 10 anni partecipa a raduni artistici in Argentina, Uruguay, Cile, Ecuador, Colombia, Venezuela, Messico ed Europa. Ha pubblicato: Mortis (monologo) e Criptofasia (racconto). Le sillogi: El canto del pez, Dioses proscritos, Añil, Cándido cuerpo mío, Fisuras, Fiebre y Ábaco. Ha vinto i premi: V Concorso di Racconti SttoryBox, Spagna (2016), Premio Internazionale di Poesia Candelario Obeso, Colombia (2016), Premio Internazionale di Poesia Alfonsina Storni, Spagna (2019), Premio Ediciones Embalaje Museo Rayo (2020) e finalista del Premio Internazionale di Poesia Pilar Fernández Labrador, Spagna, per due anni consecutivi (2021, 2022).
Traduzione di Antonio Nazzaro
Biblioteca DEA SABINA -La rivista «Atelier»
http://www.atelierpoesia.it
La rivista «Atelier» ha periodicità trimestrale (marzo, giugno, settembre, dicembre) e si occupa di letteratura contemporanea. Ha due redazioni: una che lavora per la rivista cartacea trimestrale e una che cura il sito Online e i suoi contenuti. Il nome (in origine “laboratorio dove si lavora il legno”) allude a un luogo di confronto e impegno operativo, aperto alla realtà. Si è distinta in questi anni, conquistandosi un posto preminente fra i periodici militanti, per il rigore critico e l’accurato scandaglio delle voci contemporanee. In particolare, si è resa levatrice di una generazione di poeti (si veda, per esempio, la pubblicazione dell’antologia L’Opera comune, la prima antologia dedicata ai poeti nati negli anni Settanta, cui hanno fatto seguito molte pubblicazioni analoghe). Si ricordano anche diversi numeri monografici: un Omaggio alla poesia contemporanea con i poeti italiani delle ultime generazioni (n. 10), gli atti di un convegno che ha radunato “la generazione dei nati negli anni Settanta” (La responsabilità della poesia, n. 24), un omaggio alla poesia europea con testi di poeti giovani e interventi di autori già affermati (Giovane poesia europea, n. 30), un’antologia di racconti di scrittori italiani emergenti (Racconti italiani, n. 38), un numero dedicato al tema “Poesia e conoscenza” (Che ne sanno i poeti?, n. 50).
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Grace Paley, quando la poesia è donna , poetessa americana
un tributo a una poetessa americana, morta il 22.8.2007.
Paolo Cognetti ne fa uno splendido ritratto:”L’ultimo libro di Grace Paley fu composto tra il 2000 e il 2007, mentre l’America eleggeva il suo presidente più fanatico e bellicoso – non c’era ancora Trump (nota della scrivente) , reagiva furente al trauma dell’11 settembre, invadeva l’Afghanistan e l’Iraq precipitando in un’epoca buia. Triste finale per una poetessa di ottant’anni, tutti spesi in una lotta appassionata contro le guerre, l’uso del petrolio e dell’energia nucleare, la violenza sulle donne e sul mondo. Ma non è che da vecchia si fosse ammorbidita, e le sue poesie lo testimoniano. Una volta, durante una festa del Ringraziamento, viene invitata a tenere un discorso ed esordisce in questo modo: Chiunque abbia raggiunto / gli ottant’anni rende grazie / all’Unico di turno e poi immediatamente comincia a protestare. Un’altra volta si celebra l’anniversario di una certa istituzione del Vermont, e lei ne approfitta per ricordare ai poeti (anche i più gentili) che vivono in un paese impegnato in una guerra ingiusta, e il loro ruolo è quello di salire sui carri e gridarlo forte. Quando un editore le propone di pubblicare i suoi diari, taccuini pieni di me, la risposta suona più o meno così: e come la mettiamo con le mine antiuomo?
Grace Paley
Personale e politico si intrecciano nei suoi discorsi, nella sua poesia e nella sua vita. (…)«Scrivere di donne è un atto politico», disse. Ma il suo femminismo è impastato d’amore e di rabbia, è un viscerale stare dalla parte delle amiche. Come Catherine, morta di cancro ai polmoni perché il marito aveva fumato a letto per anni. O la donna incontrata sull’aereo per Chicago, allontanata dalla sua famiglia perché non riusciva a dimenticare una bambina appena nata e subito morta. O le amiche ormai scomparse e citate per nome, artiste, lavoratrici, attiviste politiche. We have one another: abbiamo solo noi stesse, ci prendiamo cura una dell’altra. Scrivere di donne è un atto politico perché significa prendersi cura di loro.
Personalmente, mi sono ritrovata a pensare da scrittrice perché avevo cominciato a vivere in mezzo alle donne. E la cosa sensazionale è che non le conoscevo, non sapevo chi fossero. Mentre avrei dovuto, con tutte le zie che avevo, giusto? Eppure non le conoscevo, e questa, secondo me, è l’origine di tanta letteratura. La letteratura non nasce da ciò che sappiamo, ma da ciò che non sappiamo. Ciò che ci incuriosisce. Che ci ossessiona. Che vogliamo conoscere.
Nella guerra non c’è nessuna ironia. Nemmeno nella morte, se è per questo. Lei le conosceva bene entrambe: aveva passato anni a fare avanti e indietro dalle basi militari, mentre il suo primo marito era soldato. Incontrò giovani mogli che presto sarebbero diventate vedove. Era convinta che la guerra fosse un gioco tra maschi, che ne soffrivano terribilmente ma non riuscivano a smettere di farla.
Nonostante fosse entrata nella storia della letteratura americana come scrittrice di racconti (studiati nelle università, inseriti in mille antologie, impossibili da copiare), la poesia era il suo primo amore, e alla fine decise di tornarci. Era un’urgenza di verità. Dopo tanto tempo dedicato alla narrativa, forse sentiva il bisogno di gettare le armi della finzione, spogliarsi dei personaggi-maschera e mostrarsi a viso scoperto. Qui non c’è più Faith, c’è Grace. La lingua si concentra, la frase si riduce a parola. Ma anche il lavoro di togliere, distillare, mettere a fuoco, può essere molto faticoso. Richiede pazienza e concentrazione. Ecco perché per tradurre una poesia / dal pensiero / all’inglese / serve tutta la notte. Di giorno è meglio andarsene nel bosco, portandosi una penna e un taccuino, e un pettine di emergenza nel caso che si alzi il vento.
Responsabilità
È responsabilità del mondo lasciare che il poeta sia poeta
È responsabilità del poeta essere donna
È responsabilità del poeta stare agli angoli delle strade
a distribuire poesie e volantini scritti
meravigliosamente
e anche volantini che non si possono guardare
per la loro retorica altisonante
È responsabilità del poeta essere pigro perdere tempo
e fare profezie
È responsabilità del poeta non pagare le tasse di guerra
È responsabilità del poeta entrare e uscire da torri d’avorio
bilocali su Avenue C
campi di grano saraceno e basi militari
È responsabilità del poeta uomo essere donna
È responsabilità del poeta donna essere donna
È responsabilità del poeta dire la verità al potente come
affermano i Quaccheri
È responsabilità del poeta imparare la verità da chi non
ha potere
È responsabilità del poeta ripetere sempre: non esiste
libertà senza giustizia cioè giustizia economica e
giustizia in amore
È responsabilità del poeta cantarlo su melodie originali e
su quelle tradizionali degli inni e dei poemi
È responsabilità del poeta ascoltare ogni diceria e
riportarla come i narratori diffondono la storia della vita
Non esiste libertà senza paura e senza coraggio non
esiste libertà a meno che terra e aria e acqua sopravvivano
e con loro sopravvivano i bambini
È responsabilità del poeta essere donna tenere d’occhio
il mondo e gridare come Cassandra, ma per essere
ascoltato questa volta.
Grazie a Dio non c’è nessun Dio
da “Fedeltà”
Grazie a Dio non c’è nessun Dio
o saremmo tutti perduti
se fosse Lui che ci fa gridare
di angoscia feroce di fronte alla tortura
all’odio tre o quattro volte per generazione
non ci sarebbe speranza e seppure Lui permettesse
alla pace di apparire allora un giorno grandi lastre
di pietra sotto i frutteti e il mare potrebbero
muoversi piano una contro l’altra terremoto
se fosse stato Lui a costruire così stretto il ponte
su cui siamo esortati a passare
senza paura mentre intorno a noi
i vecchi gli zoppi i maldestri i
bambini scalpitanti ruzzolano giù
e a volte vengono spinti nell’orrido
precipizio se fosse Lui certo saremmo perduti
se fosse Lui a offrire il libero arbitrio ma
solo ogni tanto strano dono
per un popolo che abbia appena distinto
la mano destra dalla sinistra
ma se siamo noi i responsabili con-
sideriamo il nostro assiduo amore uno per l’altro
perchè questo è il giorno d’oggi ora possiamo
guardarci negli occhi
a grande distanza questo è il tele-
fonico elettronico digitale giorno d’oggi
celebre per il denaro e la solitudine ma noi
abbiamo sconfitto Babele accettando parole
straniere in gloriose traduzioni se
sappiamo essere responsabili se siamo
diventati responsabili
l’Aternativa episodica del poeta
Stavo per scrivere una poesia
invece ho fatto una torta ci è voluto
più o meno lo stesso tempo
chiaro la torta era una stesura
definitiva una poesia avrebbe avuto
un po’ di strada da fare giorni e settimane e
parecchi fogli stropicciati
la torta aveva già una sua piccola
platea ciarlante che ruzzolava tra
camioncini e un’autopompa sul
pavimento della cucina
questa torta piacerà a tutti
avrà dentro mele e mirtilli rossi
albicocche secche tanti amici
diranno ma perchè diavolo
ne hai fatta una sola
questo non succede con le poesie
a causa di una inesprimibile
tristezza ho deciso di
dedicare la mattinata a un pubblico
ricettivo non voglio
aspettare una settimana un anno una
generazione che si presenti il
consumatore giusto
Grace Paley
Avevo bisogno di parlare con mia sorella
da “Fedeltà”
Avevo bisogno di parlare con mia sorella
parlarle al telefono intendo
come facevo ogni mattina
e anche la sera quando i
nipotini dicevano qualcosa che
ci stringeva il cuore
Ho chiamato il suo telefono ha squillato quattro volte
potete immaginarmi trattenere il respiro poi
c’è stato un terribile rumore telefonico
una voce ha detto questo numero non è
più attivo che meraviglia ho
pensato posso
ancora chiamare non hanno assegnato
il suo numero a un’altra persona malgrado
due anni di assenza per morte.
Certe volte adesso quando dormo sola
da “Fedeltà”
Certe volte adesso quando dormo sola
mi do un’annusata
e mi chiedo in tuti questi anni è questo
l’odore che ti è stato familiare
e se è così ti piaceva davvero non
semnra gradevole tu stranamente
sudi poco per un uomo tanto attivo ma sai
di dolce quando ti abbraccio di questi tempi
(o tu abbracci me) o appoggio la testa sul tuo
cuscino nel letto so che sei tu
un delicato odore di camino e ti
respiro un po’ non sono sorpresa
ti ricordo sempre delizioso
PROVERBI
La rabbia di una persona andrebbe rispettata
anche quando non è condivisa
la gioia di una persona andrebbe condivisa
anche se non è compresa
una persona dovrebbe essere compresa anche se
ha aggrottato le sopracciglia
per la rabbia è poi di colpo è scoppiata a ridere
una persona dovrebbe essere innamorata quasi
sempre questo è l’ultimo proverbio
e può essere imparato da ogni organo
capace di reazione corporea
POESIA CONTRO L’AMORE
A volte non vorresti amare la persona che ami
e distogli la faccia da quella faccia
i cui occhi labbra potrebbero placare ogni rancore
cancellare l’insulto rubarti la tristezza di non voler
amare voltati allora voltati a colazione
di sera non alzare gli occhi dal giornale
per vedere quella faccia in tutta la sua serietà una
concentrata dolcezza lui tiene il suo libro
tra le mani le dita nodose intagliate
dall’inverno voltati è tutto quello che puoi
fare alla tua età per salvarti dall’amore
ALLORA
quando lei venne a prenderlo al traghetto
lui disse sei così pallida sciupata così
gracile issandosi sulle punte dei piedi
per arrivare al suo orecchio lei sussurrò
sono una donna anziana oh da allora
lui fu sempre gentile.
Avevo bisogno di parlare con mia sorella
Avevo bisogno di parlare con mia sorella
parlarle al telefono intendo
come facevo ogni mattina
e anche la sera quando i
nipotini dicevano qualcosa che
ci stringeva il cuore
Ho chiamato il suo telefono ha squillato quattro volte
potete immaginarmi trattenere il respiro poi
c’è stato un terribile rumore telefonico
una voce ha detto questo numero non è
più attivo che meraviglia ho
pensato posso
ancora chiamare non hanno assegnato
il suo numero a un’altra persona malgrado
due anni di assenza per morte.
Grace Paley
Alternativa episodica del poeta
Stavo per scrivere una poesia
invece ho fatto una torta ci è voluto
più o meno lo stesso tempo
chiaro la torta era una stesura
definitiva una poesia avrebbe avuto
un po’ di strada da fare giorni e settimane e
parecchi fogli stropicciati
la torta aveva già una sua piccola
platea ciarlante che ruzzolava tra
camioncini e un’autopompa sul
pavimento della cucina
questa torta piacerà a tutti
avrà dentro mele e mirtilli rossi
albicocche secche tanti amici
diranno ma perchè diavolo
ne hai fatta una sola
questo non succede con le poesie
a causa di una inesprimibile
tristezza ho deciso di
dedicare la mattinata a un pubblico
ricettivo non voglio
aspettare una settimana un anno una
generazione che si presenti il
consumatore giusto
Grace Paley
Nel giorno della sua nascita – 11 dicembre 1922 –un tributo a una poetessa americana, morta il 22.8.2007.
Nata da una famiglia ebrea di origine ucraina, Grace Paley è considerata una maestra delle short stories, dimostrando grande talento con la sua scarna carriera di scrittrice, 45 racconti in 40 anni per un totale di 370 pagine. Con tre raccolte di racconti, The Collected Stories, è stata finalista al Premio Pulitzer e al National Book Award nel 1994.[1][2] Autori come Philip Roth e Saul Bellow lodarono la singolarità della sua voce nella narrativa americana.
Al di là del suo lavoro come scrittrice e professoressa universitaria, Paley era un’attivista femminista e contro la guerra, descrivendosi come una “pacifista piuttosto combattiva e anarchica cooperativa”
Headshot of American author Grace Paley, 1959. (Photo by Authenticated News/Getty Images)
Biografia
Grace Paley nacque a New York da Isaac e Manya Ridnyik Goodside, che avevano anglicizzato il cognome da “Gutseit” quando erano emigrati dall’Ucraina. Il padre era un dottore.[3] La famiglia parlava russo e yiddish, oltre all’inglese. La più giovane di tre bambini, Grace Paley da piccola era un maschiaccio. Nel 1938 e 1939 Paley frequentò l’Hunter College, e poi brevemente la The New School, ma non ricevette mai la laurea. Nei primi anni 40, Paley studiò con W. H. Auden alla New School for Social Research. L’interesse sociale di Auden e il suo uso pesante dell’ironia è spesso citato come un’influenza importante sui suoi primi lavori, in particolare le poesie.
Il 20 giugno 1942, Grace sposò il direttore della fotografia Jess Paley, dal quale ebbe due figli, Nora e Danny. In seguito divorziarono[4][5] e, nel 1972, Paley si risposò col poeta Robert Nichols. Insegnò al Sarah Lawrence College. Nel 1980 fu eletta alla National Academy of Arts and Letters; nel 1989, il governatore Mario Cuomo la nominò prima scrittrice ufficiale dello stato di New York. È stata il poeta laureato dal 5 marzo 2003 al 25 luglio 2007. È morta nella sua casa di Thetford a 84 anni a causa di un cancro al seno.[2] In una delle sue ultime interviste – nel maggio 2007 al giornale Vermont Woman – Paley espresse i suoi sogni per il futuro dei suoi nipoti: «sarebbe un mondo senza militarismo e razzismo e avidità, e dove le donne non hanno bisogno di combattere per il loro posto nel mondo».
Carriera accademica
Grace ha insegnato scrittura al Sarah Lawrence College dal 1966 al 1989, e ha aiutato a fondare la “Teachers & Writers Collaborative” a New York nel 1967. Ha anche insegnato alla Columbia University, alla Syracuse University e al City College of New York. Paley ha espresso la sua visione dell’insegnamento durante un simposio su “Educare l’immaginazione” nel 1996:
«La nostra idea era che i bambini, scrivendo, buttando giù parole, leggendo, iniziando ad amare la letteratura, con l’inventiva di ascoltarsi a vicenda, potessero iniziare a capire meglio il mondo e a crearne uno migliore per sé. Mi è sempre sembrata un’idea così naturale che non ho mai capito perché sono state necessarie così tanta aggressività e tempo per avviarla![6]»
Attivismo politico
Paley era nota per il suo pacifismo e attivismo politico.[2] La sua collega, attivista e femminista, Robin Morgan, ha descritto l’attivismo di Paley come ampiamente focalizzato sulla giustizia sociale: “Diritti civili, contro la guerra, contro il nucleare, femminista, qualunque cosa avesse bisogno di una rivoluzione”.[7] L’FBI la dichiarò comunista e conservò un fascicolo su di lei per trent’anni.[4]
A partire dagli anni ’50, Paley si unì agli amici nella protesta contro la proliferazione nucleare e la militarizzazione americana.[8][9][10] Lavorò anche con l'”American Friends Service Committee” per fondare gruppi pacifisti di quartiere,[11] aiutando a fondare il “Greenwich Village Peace Center” nel 1961.[12][13] Incontrò il suo secondo marito, Robert Nichols, attraverso il movimento pacifista contro la guerra del Vietnam.[14]
Con l’escalation della guerra del Vietnam, Paley si unì alla “War Resisters League”.[15] Venne arrestata in diverse occasioni, inclusa la permanenza di una settimana nella casa di detenzione femminile nel Greenwich Village.[16]) Nel 1968, firmò la promessa “Writers and Editors War Tax Protest”, promettendo di rifiutare il pagamento delle tasse in segno di protesta contro la guerra del Vietnam,[17][18] e nel 1969 divenne famosa a livello nazionale come attivista quando accompagnò una missione di pace ad Hanoi per negoziare il rilascio dei prigionieri di guerra.[19] Fu delegata alla Conferenza mondiale sulla pace del 1973 a Mosca[20][21] e venne arrestata nel 1978 come una degli “Undici della Casa Bianca” per aver srotolato uno striscione antinucleare con la scritta “Niente armi nucleari… Niente energia nucleare: USA e URSS” sul prato della Casa Bianca.[13] Negli anni ’80 Paley sostenne gli sforzi per migliorare i diritti umani e resistere all’intervento militare statunitense in America Centrale[22][23][24] e continuò a parlare apertamente nei suoi ultimi anni contro la guerra in Iraq.[12]
Tra le molte altre cause di Paley c’era il diritto all’aborto, parte del suo più ampio lavoro femminista. Organizzò una delle prime “dichiarazioni sull’aborto” negli anni ’60, dopo aver abortito lei stessa negli anni ’50 e aver lottato per averne un altro pochi anni dopo.[16]
Opere tradotte in italiano
Enormi cambiamenti all’ultimo momento. racconti (Enormous Changes at the Last Minute, 1974), traduzione di Marisa Caramella, Milano, La Tartaruga, 1982, p. 161.
Più tardi nel pomeriggio, traduzione di Laura Noulian, Prefazione di Fernanda Pivano, Milano, La Tartaruga, 1987, p. 181.
In autobus e altre poesie, a cura di C. Daniele, Edizioni Empiria Ass. Cult, 1993.
Piccoli contrattempi del vivere. Tutti i racconti, Torino, Einaudi, 2002, p. 368.
L’importanza di non capire tutto (Just as I Thought, 1998), Collana Einaudi Stile Libero, Torino, Einaudi, 2007, p. 276, ISBN978-88-0617-077-6. [miscellanea di articoli, ricordi autobiografici, conversazioni, saggi]
Fedeltà (Fidelity, 2008), traduzione di L. Brambilla e P. Cognetti, Prefazione di Paolo Cognetti. Con un ricordo di A.M. Homes, Minimum Fax, 2011, ISBN978-88-7521-305-3. [postumo]
Tutti i racconti (The Collected Stories, 1994), traduzione di I. Zani, Sur, 2018, ISBN978-88-6998-139-5.
Volevo scrivere una poesia, invece ho fatto una torta, (House: Some Instructions, 19?), prefazione di Paolo Cognetti.Trad.Isabella Zani e Paolo Cognetti, Sur, 2022 ISBN 978-88-699-8286-6
Ricezione italiana
Nel 2012 fu pubblicato un libro a lei dedicato L’arte di ascoltare. Parole e scrittura in Grace Paley, scritto da Annalucia Accardo, professoressa di Letteratura americana alla Sapienza Università di Roma (i suoi percorsi di ricerca e le sue pubblicazioni attraversano identità marginali e ribelli della cultura americana).
La Bucovina della nascita, l’America dell’emigrazione, la Romania del ritorno, la Germania dell’epilogo: in nessuna di queste terre Rose Ausländer (Czernowitz 1901 – Düsseldorf, 1988) riconosce la sua terra madre. Nel 1939 il suo primo volume di poesie, Der Regenbogen (L’arcobaleno), pubblicato per l’interessamento di Alfred Margul-Sperber.
Nel 1941, per sfuggire alla deportazione, si rifugia con la madre nel ghetto di Czernowitz. Lì incontra Paul Celan, la cui amicizia avrà grande influsso sullo stile della Ausländer, che riuscirà finalmente a liberarsi del suo tono classicheggiante ed espressionista.
Rose Ausländer
Nella primavera del 1944 l’armata rossa marcia su Czernowitz e Rose Ausländer lascia di nuovo il paese alla volta dell’America, si stabilisce a New York. Le vessazioni e la dura vita di quegli anni di conflitto e persecuzione antisemita hanno sortiscono un influsso molto negativo sulla vita pubblica e privata della poetessa che, delusa dalla storia e turbata nella psiche, prende a scrivere in lingua inglese per tornare al tedesco solo nel 1956, un anno prima di incontrare nuovamente Paul Celan, a Parigi.
Il suo secondo volume di poesie Blinder Sommer viene pubblicato nel 1965, questa volta con grande successo. Nel 1966 Rose Ausländer ritorna in Germania e, pur non conoscendo la lingua italiana, si reca più volte in Italia, in particolar modo a Venezia, che la affascina per la sua atmosfera.
È la lingua tedesca, quella che non ha mai abbandonato – anche se nel periodo vissuto a New York scrive in inglese – la sua vera casa nonostante la miseria, nonostante la persecuzione (è di famiglia ebrea), nonostante la malattia fisica e psichica che la colpisce presto e che negli ultimi anni della sua vita la costringe a letto.
Nonostante tutto, Rose Ausländer è la poeta della speranza che canta, a voce bassa, la vita in tutta la sua bellezza e terribilità. Disse di sé: Mi scrivo nel nulla. «Esso mi conserverà per sempre.»
Stefanie Golisch, scrittrice e traduttrice è nata nel 1961 in Germania e vive dal 1988 in Italia. Ultime pubblicazioni in Italia: Luoghi incerti, 2010. Terrence Des Pres: Il sopravvivente. Anatomia della vita nei campi di morte. A cura di Adelmina Albini e Stefanie Golisch, 2013. Ferite. Storie di Berlino, 2014. Nove sue poesie sono presenti nella Antologia cura di Giorgio Linguaglossa Come è finita la guerra di Troia non ricordo (Roma, Progetto Cultura, 2016)
Paul Delvaux, Landscape with Lanterns, 1958
Bekenntnis
Ich bekenne mich
zur Erde und ihren
gefährlichen Geheimnissen
zu Regen Schnee
Baum und Berg
Zur mütterlichen mörderischen
Sonne zum Wasser und
seiner Flucht
zu Milch und Brot
zur Poesie
die das Märchen vom Menschen
spinnt
zum Menschen
bekenne ich mich
mit allen Worten
die mich erschaffen
Confessione
Confesso
la terra e i suoi
segreti pericolosi
pioggia neve
montagna albero
il sole materno assassino
l’acqua e
la sua fuga
latte e pane
la poesia
che ordisce la fiaba
dell’uomo
confesso
l’uomo
con tutte le parole
che mi creano
Versöhnung
Wieder ein Morgen
ohne Gespenster
im Tau funkelt der Regenbogen
als Zeichen der Versöhnung
Du darfst dich freuen
über den vollkommenen Bau der Rose
darfst dich im grünen Labyrinth
verlieren und wiederfinden
in klarerer Gestalt
Du darfst ein Mensch sein
arglos
Der Morgentraum erzählt dir
Märchen du darfst
die Dinge neu ordnen
Farben verteilen
und wieder
schön sagen
an diesem Morgen
du Schöpfer und Geschöpf
Riconciliazione
Ancora una mattina
senza spettri
nella rugiada scintilla l’arcobaleno
come segno di riconciliazione
Puoi gioire
della fattura perfetta della rosa,
puoi perderti nel verde labirinto
e ritrovarti
in una veste più chiara
Puoi essere umano
senza sospetto
Il sogno mattutino ti racconta
favole tu puoi
riordinare le cose
spargere colori
e dire ancora
bello
stamani
tu creatore e creato
Mutterland
Mein Vaterland ist tot
sie haben es begraben
im Feuer
Ich lebe
in meinem Mutterland
Wort
Rose Ausländer
Patria madre
La mia patria è morta
l’hanno seppellita
nel fuoco
Io vivo
nella mia patria madre
parola
rose-auslander
Nicht fertig werden
Die Herzschläge nicht zählen
Delphine tanzen lassen
Länder aufstöbern
aus Worten Welten rufen
horchen was Bach
zu sagen hat
Tolstoi bewundern
sich freuen
trauernd
höher leben
tiefer leben
noch und noch
nicht fertig werden
. Non finire
Non contare i battiti del cuore
fare danzare i delfini
scoprire paesi
dalle parole chiamare mondi
ascoltare quello
che Bach ha da dire
ammirare Tolstoj
gioire
tristemente
vivere più in alto
vivere più in basso
ancora e ancora
non finire
. Nachtzauber
Der Mond errötet
Kühle durchweht die Nacht
am Himmel
Zauberstrahlen aus Kristall
. Ein Poem besucht den Dichter
Ein stiller Gott
schenkt Schlaf
eine verirrte Lerche
singt im Traum
auch Fische singen mit
denn es ist Brauch
in solcher Nacht
Unmögliches zu tun
Magia notturna
La luna arrossisce
l’aria fresca attraversa la notte
nel cielo
raggi magici di cristallo
Rose Ausländer
Una poesia fa visita a un poeta
Un dio silenzioso
dona il sonno
una allodola smarrita
canta nel sogno
anche i pesci cantano insieme
perché si usa
fare cose impossibili
in una notte come questa
. Noch bist du da
Wirf deine Angst
in die Luft
Bald
ist deine Zeit um
bald
wächst der Himmel
unter dem Gras
fallen deine Träume
ins Nirgends
Noch
duftet die Nelke
singt die Drossel
noch darfst du lieben
Worte verschenken
noch bist du da
Sei was du bist
Gib was du hast
. Ancora ci sei
Butta la tua paura
nell’aria
Presto
il tuo tempo finirà
presto
il cielo crescerà
sotto l’erba
i tuoi sogni
cadranno nel nulla
Ancora
profuma il garofano
canta il tordo
ancora puoi amare
regalare parole
ancora ci sei
sii ciò che sei
dai ciò che hai
*
Neue Zeichen
brennen
am Firmament
doch
sie zu deuten
kommt kein Seher
und
meine Toten
schweigen tief
*
Nuovi segni
bruciano
al firmamento
ma
non c’è veggente
per interpretarli
e
i miei morti
tacciono profondamente
Rose Ausländer
Das Weißeste
Nicht Schnee
Weißer die Zeichen
die der Einsiedler
auf die Tafel der Einsamkeit
schreibt
Das Weißeste
Zeit
. Il più bianco
Non la neve
Più bianchi i segni
che l’eremita
scrive sulla tavola
della solitudine
Il più bianco
il tempo
Wer
Wer wird sich meiner erinnern
wenn ich gehe
Nicht die Spatzen
die ich füttere
nicht die Pappeln
vor meinem Fenster
der Nordpark nicht
mein grüner Nachbar
Meine Freunde werden
ein Stündchen traurig sein
und mich vergessen
Ich werde ruhen
im Leib der Erde
sie wird mich verwandeln
und vergessen
Chi
Chi si ricorderà di me
quando me ne andrò
Non i passeri
che cibo
non i pioppi
davanti alla mia finestra
non il parco nord
mio verde vicino
I miei amici saranno
tristi per un’oretta
e mi dimenticheranno
Riposerò
nel grembo della terra
mi trasformerà
mi dimenticherà
Hoffnung II
Wer hofft
ist jung
Wer könnte atmen
ohne Hoffnung
daß auch in Zukunft
Rosen sich öffnen
ein Liebeswort
die Angst überlebt
. Speranza II
Chi spera
è giovane
Chi potrebbe respirare
senza la speranza
che anche in futuro
le rose si apriranno
una parola d’amore
sopravvivrà la paura
rose-auslander
Gib mir
Gib mir
den Blick
auf das Bild
unsrer Zeit
Gib mir
Worte
es nachzubilden
Worte
stark
wie der Atem
der Erde
. Dammi
Dammi
lo sguardo
sull’immagine
del nostro tempo
Dammi
le parole
per riprodurlo
Parole
forti
come il respiro
della terra
.
Wo sich verbergen
Wo
wenn der Regen abspringt
von schmutzigen Ziegeln
wo
wenn der Damm reißt im
Gedächtnis und die
gestauten Wasser hervorbrechen
wo
sich verbergen
wenn sie dich anfallen
ungestüm
und sich verbünden mit
stürzenden Himmeln
Rose Ausländer
.
Dove nascondersi
Dove
quando la pioggia
si stacca dalle tegole sporche
dove
quando la diga si rompe nella
memoria e le acque stivate
irrompono
dove
nascondersi
quando ti assaltano
impetuosi
e s’uniscono con
i cieli cadenti
rose-auslander
Denn
Denn ich hab dir
nichts versprochen
nur den Docht für die Lampe
und das Kännchen Öl
für gedämpftes Licht
auf dem Tisch
mit den Blutflecken
Den Teppich
kann ich nicht weben
mit diesen Fäden aus Draht
Sag nicht Gute Nacht
die Nacht ist nicht gut
die fremde vergessliche Nacht
Poiché
Poiché non ti ho
promesso nulla
solo lo stoppino per la lampada
e il bricco d’olio
per una luce bassa
sul tavolo
macchiato di sangue
Non posso tessere
il tappeto
con questi fili di ferro
Non dire Buona notte
la notte non è buona
notte estranea senza memoria
Raum II
Noch ist Raum
für ein Gedicht
Noch ist das Gedicht
ein Raum
wo man atmen kann
Stanza II
Ancora c´è spazio
per una poesia
Ancora la poesia
è uno spazio
dove si può respirare
Weil
du ein Mensch bist
weil
ein Mensch eine Muschel ist
die manchmal tönt
weil
du in mir tönst
als wär ich eine Muschel
weil
wir uns kennen
ohne Namen und Samen
weil
das Wort Welle ist
weil
du Wort und Welle bist
weil
wir strömen
weil
wir manchmal
zusammenströmen
Wort Welle Muschel Mensch
. Perché
tu sei un uomo
perché
un uomo è una conchiglia
che a volte suona
perché
tu suoni in me
come se fossi una conchiglia
perché
ci conosciamo
senza nome né seme
perché
la parola è onda
perché
tu sei parola e onda
perché
noi scorriamo
perché
a volte scorriamo
insieme
parola onda conchiglia uomo
Hoffnung IV
Mein
aus der Verzweiflung
geborenes Wort
aus der verzweifelten Hoffnung
daß Dichten
noch möglich sei
. Speranza IV
La mia parola
nata dalla
disperazione
dalla disperata speranza
che è ancora possibile
fare poesia
. Bukowina II
Landschaft die mich
erfand
wasserarmig
waldhaarig
die Heidelbeerhügel
honigschwarz
Viersprachig verbrüderte
Lieder
in entzweiter Zeit
Aufgelöst
strömen die Jahre
ans verflossene Ufer
. Bukovina II
Paesaggio che mi
inventò
braccia di acqua
capelli di bosco
le colline di mirtilli
nere di miele
Canzoni fratelli
in quattro lingue
in tempi disuniti
Dissolti
scorrono gli anni
alla riva di una volta
. Dichten
Sieben Höllen
durchwandern
Der Himmel sieht
es gern
geh sagt er
du hast nichts
zu verlieren
Fare poesia
Attraversare
sette inferni
Il cielo
è d’accordo
vai dice
non hai nulla
da perdere
Stefanie Golisch
Stefanie Golisch, scrittrice e traduttrice è nata nel 1961 in Germania e vive dal 1988 in Italia. Ultime pubblicazioni in Italia: Luoghi incerti, 2010. Terrence Des Pres: Il sopravvivente. Anatomia della vita nei campi di morte. A cura di Adelmina Albini e Stefanie Golisch, 2013. Ferite. Storie di Berlino, 2014. Nove sue poesie sono presenti nella Antologia cura di Giorgio Linguaglossa Come è finita la guerra di Troia non ricordo (Roma, Progetto Cultura, 2016)
Gabriele D’Annunzio nacque a Pescara nel 1863 ed è stato uno scrittore, un poeta, Gabriele D’Annunzio un drammaturgo ma anche un militare e politico italiano.
Fu l’inventore della frase “vivere inimitabile” ed è proprio questo il modo in cui ha cercato di vivere la propria vita fin dalla più giovane età. Fin da subito mostrò un grande interesse per la letteratura, tanto da pubblicare la sua prima raccolta di poesie negli anni in cui frequentava il collegio. Questa raccolta prende il nome di Primo Vere e ne affronteremo una poesia nei paragrafi successivi.
Quando pubblicò quest’opera aveva soltanto sedici anni e questa potremmo dire che segnò il suo avvenire nel mondo letterario di quegli anni. Si iscrisse poi alla facoltà di Lettere a Roma, anche se non porterà mai a termine i suoi studi.
Quel periodo trascorso nella grande città, però, gli fu comunque utile per approfondire i suoi interessi nel giornalismo e per la frequentazione di vari salotti letterari che lo avviarono alla vita mondana. Cominciarono in quegli anni le sue storie d’amore e le sue storie di vita sregolata, tutte con l’obiettivo di vivere una vita degna di essere vissuta al massimo.
Proprio per questo è considerato il padre dell’Estetismo: la sua dottrina del vivere inimitabile si diffonde non soltanto al suo modo di vivere la sua vita, ma anche nelle opere che scrive in quel periodo. Pubblicò Il Piacere, che divenne il simbolo dell’estetismo stesso che, appunto, si impone non soltanto come un vero e proprio movimento letterario ma anche come un modo di vivere la vita.
La sua vita sregolata e dedita al piacere a Roma comporta lo sviluppo di diversi debiti, per fuggire dai quali si trasferì a Venezia dove conobbe il suo grande amore, Eleonora Duse, che diventerà la sua musa ispiratrice.
In questo periodo entrò in contatto con la dottrina di Nietzsche del superuomo, che appare del tutto in linea con la sua dottrina dell’estetismo: si tratta di un uomo che rifiuta le convenzioni sociali, che è uno spirito libero e che non accetta alcun tipo di costrizione data dalla società.
Fu un aperto sostenitore della Prima Guerra Mondiale e si batté affinché il paese vi prendesse parte. Infatti, lui stesso partecipò alle battaglie, anche se perse la vista da un occhio a causa delle ferite riportate. In questo periodo scrisse un’opera intitolata Il Notturno, che racconta proprio della perdita della vista e del periodo di guarigione successivo.
Dopo la guerra, con l’arrivo in Italia della politica mussoliniana, si ritirò dalla vita politica e passò gli ultimi anni in ritiro, all’interno di quello che successivamente diventerà Il Vittoriale degli Italiani, costruito a partire dal 1921 da lui stesso con l’aiuto dell’architetto Gian Carlo Maroni.
Fara in Sabina -La seconda settimana del Festival FLIPT del Teatro Potlach
Fara in Sabina -Il grande festival FLIPT – Festival Laboratorio Interculturale di Pratiche Teatrali del Teatro Potlach di Fara Sabina ha avuto inizio il 26 giugno e prosegue fino al 7 luglio nella sua sessione internazionale.
Il Festival è sostenuto dalla Regione Lazio e dalla Fondazione Varrone, e che ha il patrocinio della Provincia di Rieti e del Comune di Fara Sabina.
La prima settimana di Festival ha visto succedersi numerosi spettacoli internazionali di altissima qualità, e la seconda settimana di festival non è da meno.
Pino Di Buduo, direttore artistico del Teatro Potlach
Ecco tutti i prossimi appuntamenti:
Lunedì 1 luglio alle 18:00 presso il Teatro Potlach
La compagnia polaccaTeatr Brama porta in scena lo spettacolo “Voices”, dove la principale forma di espressione è il canto, trasportando lo spettatore in diversi mondi emotivi. Uno spettacolo in cui gli spettatori potranno perdersi tra le polifonie meravigliose di paesi lontani, grazie ai 6 attori/musicisti in scena.
E poi alle ore 21:00 presso il Teatro Potlach
La compagnia brasiliana Estelar de Teatro si esibirà con lo spettacolo “Tarsila o il vaccino antropofagico”. Poesia, musica e videoproiezioni delle immagini del pittore brasiliano Tarsila do Amaral, in uno spettacolo-utopia e manifesto artistico alla ricerca di nuove immagini. Con l’attrice Viviane Dias.
Martedì 2 luglio altri due appuntamenti per il FLIPT:
Alle ore 18:00 lo spettacolo “La lingua dei fiori”, della compagnia italiana Teatro Nucleo, animerà la passeggiata del Belvedere di Fara in Sabina. In scena sette attori, per uno spettacolo che vuole indagare con gli strumenti della poesia, del canto, dell’immagine, la vita ribelle e silenziosa del mondo vegetale: nell’indifferenza generale, i fiori organizzano la loro lenta ma inesorabile rivoluzione fatta di bellezza, profumo, incanto. Lo spettacolo è gratuito e non è necessaria la prenotazione.
Alle ore 21:00 al Teatro Potlach una coproduzione tra “Kamigata-mai Monokai”, la compagnia di Keiin Yoshimura dal Giappone, e Residui Teatro dalla Spagna, con lo spettacolo “White Bird”. L’opera si basa su un antico racconto tradizionale giapponese, interpretato con diverse tecniche del teatro e della danza tradizionali giapponesi (teatro Noh, Kyogen e Kamigata-mai) in aggiunta a tecniche del teatro fisico e della Commedia Dell’Arte.
Mercoledì 3 luglio continuano gli spettacoli:
Alle ore 18.00 sarà presentato “La mia vita nell’arte” della compagnia brasiliana Estelar de Teatro presso il Teatro Potlach. Lo spettacolo condivide i paradossi di un regista pedagogo nel XXI secolo – un mondo digitale – che cerca ispirazione dalle lezioni di K. Stanislávski nei suoi luoghi di utopia per nutrire un teatro del futuro.
Alle ore 21:00, presso il giardino del Teatro Potlach, ci sarà lo spettacolo “caMARá” della compagnia tedesca antagon theaterAKTion. Due uomini vagano tra le onde, danzando con le stelle. Benedikt Müller e Lucas Tanajura del gruppo antagon Theater AKTion utilizzano teatro, danza, acrobazie, musica strumentale e canto per creare un viaggio intimo iniziato con la domanda: “Cosa succede quando perdiamo tutte le certezze e ci tuffiamo nell’ignoto? Dove ci porterà il nostro viaggio quando lasciamo la terraferma e ci arrendiamo alle forze della natura?” Uno spettacolo da non perdere
Giovedì 4luglio un’altra ricca giornata:
Alle ore 18:00 ci sarà, presso il Teatro Potlach, lo spettacolo “Home” della giovane compagnia ucraina“Maysternya 55”. Lo spettacolo esplora artisticamente il concetto di casa e come cambia nel tempo e durante la guerra. Il collettivo, composto da ucraini sparsi per il mondo a causa della guerra in Ucraina, riflette su due concetti di casa: quello originale e quello attuale.
Alle ore 21:00 uno spettacolo in coproduzione tra il Centro Anziani “Insieme” di Fara Sabina APS, il Teatro Potlach, e l’assessorato ai Servizi Sociali del comune di Fara in Sabina. “Le radici del futuro” è il titolo dell’evento che avrà come protagonista il Monumento ai Caduti di Fara in Sabina che prenderà vita nuova con luci, proiezioni e installazioni visive. Alla fine del percorso artistico allestito sul monte, sarà possibile assistere a un filmato che racconta, attraverso la voce di chi ha il ricordo del passato e delle tradizioni, la storia dei mutamenti della vita nei borghi, per trasmetterla alle nuove generazioni. E a seguire… una sorpresa dal vivo, per permettere un contatto tra le generazioni, tra il passato e il presente!
Il 6 e 7 luglio l’appuntamento imperdibile con lo storico spettacolo del Teatro Potlach “Città invisibili”. Gli oltre 100 artisti Italiani ed internazionali che hanno partecipato a queste dodici giornate di Festival invaderanno il centro storico di Fara in Sabina con performance, teatro, danza, musica e molto altro!
Per info e prenotazioni scrivere al numero del Teatro Potlach: 3517954176
Teatro Potlach -Via Santa Maria in Castello n.28 | Fara in Sabina (RI)
Angelo Sommaruga articolo scritto per la Rivista PAN N°2 del 1934-
Giosuè Carducci nasce il 27 luglio 1835 a Valdicastello, vicino Lucca, e fino al 1839 vive immerso nel meraviglioso paesaggio toscano della Maremma. Nella sua esperienza personale, questi anni in Toscana rivestono un ruolo fondamentale per la formazione della sua sensibilità: l’immagine di una natura incontaminata, energica e vitale accompagnerà tutta la sua produzione poetica. Dopo i primi studi, nel 1853 viene ammesso alla Scuola Normale Superiore di Pisa dove uscirà, laureato in Filologia, nel 1856.
Giosuè CARDUCCI
Passando da Pisa a Firenze, negli anni successivi all’Università, partecipa agli incontri della società “Amici Pedanti” che si batteva per un immediato ritorno al classicismo della letteratura contro la modernità e le nuove idee del Romanticismo, un dibattito molto sentito in Italia all’epoca in quanto ogni intellettuale e letterato del tempo si schierava – e lottava – a favore o contro il classicismo in contrasto con le idee romantiche. Sua la frase: «Colui che potendo esprimere un concetto in dieci parole ne usa dodici, io lo ritengo capace delle peggiori azioni.» Arrivano anni duri, però, per il giovane Carducci. Suo fratello muore suicida e presto anche il padre passa a miglior vita lasciando Carducci responsabile per la madre e per l’altro fratello. Sono comunque anni di intensa attività editoriale, non si da per vinto, cura varie edizioni di classici italiani e, negli stessi anni, sposa Elvira Menicucci da cui ebbe quattro figli. Nel 1859 cade il Granducato di Toscana, evento questo che suscita in lui un grande entusiasmo in vista dei moti risorgimentali, e fino agli anni immediatamente successivi all’Unità d’Italia insegnerà prima in un liceo di Pistoia poi all’Università di Bologna, dove vive a partire dal 1860. In questo periodo sale in lui una crescente delusione verso la nuova classe dirigente dello Stato Unitario – è soprattutto insofferente verso la mancata liberazione di Roma – e comincia ad appoggiare ideali repubblicani e giacobini fino ad un aspro anticlericalismo, tutti atteggiamenti questi che lo metteranno in cattiva luce davanti al governo ufficiale che arriverà addirittura a sospenderlo dall’insegnamento. Il 1870 si apre per Giosuè Carducci con altri gravi lutti: perde la madre e uno dei figli avuti nel primo matrimonio. Si accompagna però a questo dolore un grande successo come poeta, pubblica una raccolta di poesie e comincia una nuova relazione amorosa con una donna intellettuale entrata in contatto con lui, inizialmente, attraverso scambi epistolari: Carolina Cristofori Piva. Intanto il suo atteggiamento giacobino si affievolisce gradualmente e nel 1876 viene candidato come democratico alle elezioni parlamentari. Pian piano comincia ad accettare il ruolo dei monarchici Savoia come garanti dell’Unità italiana e, dopo l’incontro con la regina Margherita a Bologna, nel novembre del 1878, fu tanto grande per lui il fascino esercitato dalla donna che scrisse un’ode Alla regina d’Italia avviandosi così, definitivamente, verso gli ideali monarchici. Non solo: Giosuè Carducci diventa il vate dell’Italia umbertina e viene nominato, nel 1890, senatore del Regno. Gli ultimi anni continuano ad essere caratterizzati da una febbrile attività editoriale e poetica consacrando la sua posizione di poeta ufficiale dell’Italia monarchica. Vince il premio Nobel per la letteratura nel 1904 e a pochissimi anni da questo meritato successo muore a Bologna, per una broncopolmonite, il 16 febbraio del 1907.
Curiosità
Giosuè Carducci così descriveva se stesso: «Sono superbo, iracondo, villano, soperchiatore, fazioso, demagogo, anarchico, amico insomma del disordine ridotto a sistema; e mi è forza fare il cittadino quieto e da bene.» Era notoriamente amante del buon cibo e del vino, organizzava mangiate con gli amici che iniziavano la mattina e terminavano la sera e pare che la sua collaborazione con la rivista “Cronaca Bizantina” venisse pagata con barili di Vernaccia!
Lo stile di Carducci
Un nuovo tipo di Classicismo da opporre al RomanticismoIn Italia, nonostante la diffusione di alcune delle idee romantiche circolanti in Europa nel corso dell’Ottocento, il classicismo non si è mai spento: l’educazione scolastica lo mantiene in vita e l’esempio di poeti come Monti, Foscolo e Leopardi garantiscono degli esempi autorevoli e dei modelli a cui rifarsi soprattutto per imitare il linguaggio aulico e latineggiante. A dispetto di questo, però, il classicismo ha assunto un aspetto stantio e chiuso: il mondo latino è divenuto solo un repertorio di figure a cui attingere e un linguaggio da imitare in modo sterile. Carducci invece ripropone un classicismo vitale ed energico che viene ad imporsi nella cultura italiana come un modello elevato di comunicazione poetica che si mescola con un grande bisogno di realismo. La poesia deve, attraverso un linguaggio e tematiche riprese dal mondo greco e latino, raccontare la realtà contemporanea senza introdurre elementi surreali o inquietanti come quelli del romanticismo.
Fonte- Studenti-Mondadori Media S.p.A. – Via Gian Battista Vico 42 –
CARDUCCI e la BIZANTINACARDUCCI e la BIZANTINACARDUCCI e la BIZANTINACARDUCCI e la BIZANTINACARDUCCI e la BIZANTINACARDUCCI e la BIZANTINACARDUCCI e la BIZANTINACARDUCCI e la BIZANTINACARDUCCI e la BIZANTINACARDUCCI e la BIZANTINACARDUCCI e la BIZANTINACARDUCCI e la BIZANTINACARDUCCI e la BIZANTINACARDUCCI e la BIZANTINACARDUCCI e la BIZANTINACARDUCCI e la BIZANTINACARDUCCI e la BIZANTINACARDUCCI e la BIZANTINACARDUCCI e la BIZANTINABiblioteca DEA SABINA- IL CARDUCCI E LA BIZANTINA -RIVISTA PAN FEBBRAIO 1934 19
Profilo di Agnese Monaco è Scrittrice, Poetessa, Commediografa, Musicista, Pittrice. Iscritta alla Siae, Dor ed Olaf. Ha scritto raccolte di poesie, vari romanzi , una raccolta di favole, testi musicali collaborando con grandi nomi del panorama musicale italiano,due commedie teatrali,tra cui (Cambia Canale) ed un cortometraggio (Redini di Vita sulle possibili cause della depressione. Ricordiamo anche la sperimentazione negli Ossimori, Paradossi, Haiku, Aforismi,Saggi Brevi,Recensioni, tradotti anche in lingua Inglese, Francese e Spagnola con relative pubblicazioni Italiane ed Estere. E’ presente nell’ambito letterario dal 1996 .Ultimamente si dedica anche alla fotografia. Ha partecipato con i suoi quadri a numerose mostre pittoriche, creando nuovi stili, facendo mosaici,dopo aver imparato le tecniche antiche,scalfendo rame,ed usando tutti i materiali che le trasmettevano vibrazioni. Nel 2007 viene scelta con il suo quadro “Sognando il Sol Levante”, tra i migliori del Lazio di quell’anno per un concorso. Attualmente un suo quadro sta “girando” nei vari Musei della Lombardia, insieme ad altre opere di altri autori. Affascinata dalla conoscenza di culture straniere per soddisfare le sue brame, dopo aver studiato per anni l’inglese, il francese, lo spagnolo si sta dedicando allo studio del giapponese. Sempre attenta alla tutela degli animali ed al volontariato ha donato i suoi contributi per queste cause.
Echi di sirene
Echi di sirene,
lacrime infrante,
spezza l’anima,
grida sante,
tortura infinita,
infligge la pena,
ma fai almeno che io non veda,
luce negli occhi,
echi distorti,
trema la voce,
ecco la croce,
tu con un’ altra,
resto affranta,
un turbine,
mi afferra,
ho bisogno di terra,
lampo, recidi l’ immagine,
occhi non dovete vedere,
speranze non dovete cadere,
resta ,
tutto resta,
echi di sirene traditemi,
fate di me un Ulisse,
almeno lui visse.
Lacrime sul viso,
guardandoti di lei intriso.
***
Brama di sapienza
Brivido della mente,
assapora ogni ardore,
osservandosi invadente.
Squisito frutto d’amore,
il credere in se stessi
distruggendo ogni dolore.
Ma, per ambo i sessi,
la vittoria più grande
è il credere in se stessi.
***
Nel fuoco
Nel Fuoco,
il cuore resta vuoto.
Un libro aperto,
esprime il tormento.
Una vita,
non è mai finita.
Esistenza iniziata,
dal passato riesumata.
Esule nell’oceano,
ti cerco invano.
Breve biografia di Agnese Monaco nasce a Roma nel Luglio del 1979. Scrittrice, Poetessa, Commediografa, Musicista, Pittrice. Iscritta alla Siae, Dor ed Olaf.Ha scritto raccolte di poesie, vari romanzi di cui uno stile beat generation, una raccolta di favole, testi musicali collaborando con grandi nomi del panorama musicale italiano,due commedie teatrali,tra cui (Cambia Canale) ed un cortometraggio (Redini di Vita) sulle possibili cause della depressione.Ricordiamo anche la sperimentazione negli Ossimori, Paradossi, Haiku, Aforismi,Saggi Brevi,Recensioni, tradotti anche in lingua Inglese, Francese e Spagnola con relative pubblicazioni Italiane ed Estere. È presente nell’ambito letterario dal 1996 .Ultimamente si dedica anche alla fotografia. Ha partecipato con i suoi quadri a numerose mostre pittoriche, creando nuovi stili, facendo mosaici,dopo aver imparato le tecniche antiche,scalfendo rame,ed usando tutti i materiali che le trasmettevano vibrazioni. Nel 2007 viene scelta con il suo quadro “Sognando il Sol Levante”, tra i migliori del Lazio di quell’anno per un concorso. Attualmente un suo quadro sta “girando” nei vari Musei della Lombardia, insieme ad altre opere di altri autori. Affascinata dalla conoscenza di culture straniere per soddisfare le sue brame, dopo aver studiato per anni l’inglese, il francese, lo spagnolo si sta dedicando allo studio del giapponese. Sempre attenta alla tutela degli animali ed al volontariato ha donato i suoi contributi per queste cause.
BookSprint Edizioni
Agnese Monaco
Questa Raccolta di poesie giovanili “E’ solo l’inizio di Agnese Monaco” nasce dall’esigenza di dare una qual forma di coerenza e razionalità ai pensieri sfusi del nostro tempo, alle complicate interrelazioni personali ed alle difficoltà che desolati eventi provocano nel nostro status quotidiano. Destini incrociati, sentimenti, gioie, dolori, disastri e riflessioni, giungono da sfondo a questo quadretto di immagini sublimate da eterni inchiostri. Convinta di soddisfare le vostre esigenze e bramosie di particolarità intellettuali vi auguro una lieta lettura.
Agnese Monaco
MOSTRE ed alcuni contest e concorsi:
Agnese Monaco
Finalista LIBERinARTE – in Mostra con un suo quadro in Provincia di Rieti 05/04/2009.
In mostra al Liceo Plauto di Roma con alcuni suoi quadri presso i locali della scuola anni :1995 -1996- 1997-1998 -1999.
E’ stata in Mostra con un suo quadro dal 10.09.2011 al 17.09.11 –Rocco Basciano Art Gallery Via Cascina Barocco, 10 Milano (MM1 Bisceglie).
E’ stata in Mostra con un suo quadro dal 17.11.2011 al 19.11.2011 – presso l’Associazione Circuiti Dinamici Spazio 2 | Via Giovanola, 19/c Milano [MM2 Abbiategrasso]
E’ stata in Mostra con un suo quadro dal 14.1.2012 al 28.1.2012 – presso la Galleria L’Acanto Via Enrico Nöe, 33 Milano [MM2 Piola].
In gara con una sua fotografia al Contest lumix life style 2011.
Ha partecipato al concorso fotografico “OBBBIETTIVO ROMA” I°ed.-2011-Pro Loco di Roma. Ed è presente nel Calendario nella copertina.
Ha partecipato su Arte per passione con l’opera “Biciclettando” per il MTB ORIENTEERING -2010- Il tema era la creazione del poster ufficiale del Mondiale assoluto di Mountain Bike Orienteering, previsto in Italia nel mese di agosto 2011.
Sta partecipando al concorso Arbre Magique- 2011 con tre idee grafiche per il noto alberello-2011
E’ Stata presente in Mostra con una sua fotografia da Sabatini –via Germanico 168/a – Roma. Dal 21.12.2011 al 13.1.2012 per il Contest di Radio Rock e Sabatini.
E’ stata in Mostra con un suo quadro il 17.03.2012 Auditorium PIME Milano – L’Associazione Polimnia, in collaborazione con il Centro Missionario P.I.M.E. di Milano in tale data ha presentato un Concerto di Primavera dove il ricavato è stato devoluto a sostegno dello sviluppo del continente africano, in particolare al raggiungimento degli obiettivi del progetto k 373 per il completamento della scuola materna ed elementare di Abidjian in Costa d’Avorio.
E’ stata inMostra con un suo quadro il 29 maggio 2012 al Centro Diurno -Ospedale San Carlo Borromeo -Azienda Ospedaliera, Via Francesco Primaticcio, 8 Milano.
E’ presente sui cartelloni “Nissan Quashquai” con due creazioni a Milano – Via Edmondo De Amicis , angolo Corso di Porta Ticinese.
E’ stata in mostra con quattro suoi quadri il 7 Luglio all’Open Gallery Indipendenza Gaeta – Ass. I Graffialisti – Pres. A.Magliozzi – Gaeta.
E’ stata in Mostra con un suo quadrodal 4.09.2012 al 14.09.2012 -Rocco Basciano Art Gallery Via Cascina Barocco, 10 Milano (MM1 Bisceglie).
Sarà in Mostra con un suo “MicroBook” contenente quattro sue poesie ed immaginiil 20.09.2012 -Rocco Basciano Art Gallery Via Cascina Barocco, 10 Milano (MM1 Bisceglie).
E’ stata in mostra con due sue opere presso ” Circuiti Dinamici ” Via Giovanola 19/c Milano [MM2 Abbiategrasso] Dal 19 novembre al 5 dicembre 2012.
E’ stata in mostra presso Circuiti Dinamici | Via Giovanola 19/c Milano [MM2 Abbiategrasso] dal 10.12.2012 al 9.01.2013.
Con un suo quadro è presente sul concorso MICRO2-Circuiti Dinamici.
Un suo quadro è in Mostra nel Museo della Poesipittura di Roscigno Vecchia (SA)- Gennaio 2013/febbraio 2013.
E’ stata in Mostra con un suo quadro all’ Atelier Chagall – Alzaia Naviglio Grande, 4, Milano , dal 2 al 10 Marzo 2013.
Un suo quadro è presente nella Mostra Permanente “Un ritratto per la venerabile Maria Bolognesi” presso il Centro Maria Bolognesi – via Giovanni Tasso,49, Rovigo.
LEONESSA (Rieti) quì è nato BIXIO CHERUBINI famosissimo Poeta e Compositore .
Vincitore del festival di Sanremo- con VOLA COLOMBA – Autore delle canzoni: MAMMA -Violino tzigano, Tango delle capinere-
BIXIO CHERUBINI-(Leonessa, 27 marzo 1899 – Milano, 14 dicembre 1987)-
BIXIO CHERUBINI Vincitore del I festival di Sanremo- con VOLA COLOMBA cantata da Nilla Pizzi- Autore della celebre canzone MAMMA cantata da BENIAMINO GIGLI–
BIXIO CHERUBINI è entrato nella storia della musica leggera italiana come autore di evergreen come Violino tzigano, Mamma, Tango delle capinere e Vola colomba.
Nel corso della sua carriera ha usato anche gli pseudonimi Liman, Carlo Alberto Liman, Pasquale Caliman, Stilos.
BIXIO CHERUBINI
-Biografia-
Figlio e nipote di due garibaldini (questa la causa del nome particolare), discendente del compositore Luigi Cherubini, dopo aver interrotto gli studi a Rieti per arruolarsi come volontario nella Prima guerra mondiale come pilota, iniziò a scrivere i primi testi al termine del conflitto, pubblicando una raccolta di poesie, Canti in grigioverde.
Nel 1919 si trasferisce a Roma per frequentare l’Università e lavorare alle Poste, ma in realtà si dedica alla musica leggera (contro il volere del padre, docente universitario, che lo vorrebbe laureato), iscrivendosi nel 1920 alla SIAE e scrivendo alcune canzoni, tra le quali riscuote particolare successo il brano Ciondolo d’oro, su musica di Guglielmetti: proprio per questo motivo Cherubini decide di abbandonare gli studi.
Nel 1927 si trasferisce a Milano, e in breve tempo consolida la sua carriera con altri brani di grande successo, spesso sulle musiche del Maestro Dino Rulli, quali Apaches, Mimì, Yvonne, Fox trot della nostalgia o del Maestro Alfredo Del Pelo, come Biondo corsaro (del 1924), e decide di fondare le edizioni musicali La Casa della Canzone.
Nel 1923 conosce a Roma il compositore napoletano Cesare Andrea Bixio, che gli viene presentato da Trilussa e con cui inizia una lunga e prolifica collaborazione già nel 1925 con le canzoni Siberiana, Nuvola e L’ultima java: negli anni successivi arriveranno i successi maggiori per la coppia, con brani come Tango delle capinere, La canzone dell’amore, Trotta cavallino, Violino tzigano, Lucciole vagabonde, La mia canzone al vento, Valzer dell’organino, Madonna fiorentina, Miniera, Signora fortuna e, soprattutto, Mamma, divenendo quindi, prima del secondo conflitto, il paroliere più importante per le canzoni di Gabrè, Silvana Fioresi, Oscar Carboni, Beniamino Gigli, il Trio Lescano, Luciano Virgili, Luciano Tajoli, Achille Togliani e Natalino Otto.
Raccoglie inoltre una delle più grosse collezioni italiane di dischi a 78 giri, con tutte le versioni incise delle sue canzoni ed altri, superando i 5000 pezzi: durante un bombardamento però questa collezione viene completamente distrutta.
Nel 1943 aderisce alla Resistenza, aggregandosi al comando partigiano di Val Marchirolo, nel Varesotto, per poi riprendere l’attività nel secondo dopoguerra.
Nel 1948 fondò l’UNCLA (Unione Nazionale Compositori Librettisti e Autori), della quale resterà presidente sino al 1987, anno della sua morte (causata da un edema polmonare). Fu inoltre autore di Spazzacamino, Quell’uccellin che vien dal mare e, insieme a Carlo Concina, di Vola colomba, brano con cui Nilla Pizzi vinse il Festival di Sanremo 1952.
Compose i testi di altri brani presentati alla manifestazione ligure, tra i quali conquistano la medaglia d’argento Campanaro (1953) ed Il torrente (1955), che Bixio firma con lo pseudonimo Carlo Alberto Liman (a volte citato come Pasquale Caliman) in quanto il regolamento dell’epoca impediva di partecipare alla gara con più di un pezzo, e in quell’edizione Bixio aveva già firmato ufficialmente la canzone Sentiero.
Nel 1974 scrive l’ultima canzone insieme a Cesare Andrea Bixio, Quando riascolterai questa canzone, incisa da Achille Togliani.
Nel 2009, in occasione del 110º anniversario della sua nascita, la sua città natale, Leonessa, gli ha dedicato una serie di iniziative per ricordarne la memoria.
Bixio Cherubini ha avuto quattro figlie: Graziella, Ornella, Gabriella e Fiorella (quest’ultima cantante con lo pseudonimo Fiorella Bini).
Leonessa (RI)- Casa natale di BIXIO CHERUBINILeonessa (RI)- BIXIO CHERUBINI
Barbara Herzog si è trasferita ventenne dalla Svizzera in Italia, dove si è laureata con una tesi in letteratura africana. È traduttrice ed interprete tra italiano, inglese, tedesco e francese; scrittrice di poesie, racconti, recensioni, articoli e sostenitrice dei diritti umani. Ha pubblicato le seguenti raccolte di poesie: Se non nel silenzio (L’arcolaio 2015, con prefazione di Francesca Serragnoli) e Sopravvento (Raffaelli 2012, con prefazione di Davide Rondoni). Ha inoltre tradotto dallo svizzerotedesco Qualcuno ha scambiato le mie ossa di Ursula Hohler (Capire 2020). Ha partecipato a vari convegni, rassegne e presentazioni di poesia tra cui Infinito 200 all’Accademia Mondiale della Poesia a Verona ed è stata citata in diverse antologie (tra le quali In My Secret Life, Mirada de Pájaro Editores, Bogotá).
Vuoi suggere da ogni risposta una goccia di anima per assaporarla abbracciarla solo per questo cavi sapere da un sasso e sì, per la tua voce che bacia come il vento gli steli d’erba
***
Quando intuisci a poche sillabe assurgi ciascuna perché non puoi toccare per colmare l’urgenza ogni gemito accarezzato nell’aria non fa che acuire la carnalità del bisogno
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Inutile arrovellamento le risposte non sgorgano da quel ruscello limpido frastornante fino a poco fa
ruvido palpare per comprendere dov’è finita la piena sgorgano
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Sublimare è la parola d’ordine dei decreti che giocano al salto della corda
fortunata colgo l’ispirazione nell’inflessione delle parole e costruisco
castelli sulle nuvole se no la mia pelle sarebbe già avvizzita
***
Comprimendo tutte le tue parole risulterebbe il gemito primordiale attraverso tutte le sinapsi fulmine a cielo non domabile in quel punto estesissimo messo a fuoco da te
***
Fatemi dimorare in una risposta che non mi accontenterà mai
volare da lontano intorno a ciò che mai più sarà vicino
fatemi guarire senza accorgermene
sospirare lieta ricordando ridere forte della mia follia tornare al mio io assennato
Da: “Nada màs” puntoacapo editrice, 2021
Barbara Herzog si è trasferita ventenne dalla Svizzera in Italia, dove si è laureata con una tesi in letteratura africana. È traduttrice ed interprete tra italiano, inglese, tedesco e francese; scrittrice di poesie, racconti, recensioni, articoli e sostenitrice dei diritti umani. Ha pubblicato le seguenti raccolte di poesie: Se non nel silenzio (L’arcolaio 2015, con prefazione di Francesca Serragnoli) e Sopravvento (Raffaelli 2012, con prefazione di Davide Rondoni). Ha inoltre tradotto dallo svizzerotedesco Qualcuno ha scambiato le mie ossa di Ursula Hohler (Capire 2020). Ha partecipato a vari convegni, rassegne e presentazioni di poesia tra cui Infinito 200 all’Accademia Mondiale della Poesia a Verona ed è stata citata in diverse antologie (tra le quali In My Secret Life, Mirada de Pájaro Editores, Bogotá).
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