-Il 4 FEBBRAIO 1966 VIENE SOPPRESSO L’INDICE DEI LIBRI PROIBITI-
-Index librorum prohibitorum-
Libri proibiti dall’Inquisizione (o Sant’Uffizio)L’ Indice dei libri proibiti (in latino Index librorum prohibitorum) fu un elenco di pubblicazioni proibite dalla Chiesa cattolica, creato nel 1558 per opera della Congregazione della sacra romana e universale Inquisizione (o Sant’Uffizio), sotto Paolo IV. Ebbe diverse versioni e fu soppresso solo nel 1966 con la fine dell’inquisizione romana sostituita dalla congregazione per la dottrina della fede.
I precedenti:
Sin dalle sue origini le lotte della Chiesa contro le eresie comportarono la proibizione di leggere o conservare opere considerate eretiche: il primo concilio di Nicea (325) proibì le opere di Ario, papa Anastasio I (399-401) quelle di Origene e papa Leone I (440-461) quelle dei manichei. Il secondo concilio di Nicea (787) stabilì che i libri eretici dovessero essere consegnati al vescovo non tenuti di nascosto.
Il concilio di Tolosa del 1229 giunse a proibire ai laici il possesso di copie della Bibbia e nel 1234 quello di Tarragona ordinò il rogo delle traduzioni della Bibbia in volgare.
La diffusione di idee contrarie ai dogmi della Chiesa cattolica, e in particolare della Riforma protestante, fu grandemente favorita dall’invenzione della stampa a caratteri mobili (1455): la Chiesa prese dunque provvedimenti nel tentativo di controllare quanto veniva stampato.
Alla metà del XVI secolo risalgono i primi cataloghi di libri proibiti: ne furono redatti dalle università della Sorbona a Parigi e di Lovanio, per ordine di Carlo V e di Filippo II.
Nel 1543 nella Repubblica di Venezia il Consiglio dei Dieci affidò agli Esecutori contro la Bestemmia il compito di sorvegliare l’editoria, con facoltà di multare chi stampava senza permesso: nel 1549, ad opera di monsignor Giovanni della Casa, fu pubblicato un Catalogo di diverse opere, compositioni et libri, li quali come eretici, sospetti, impii et scandalosi si dichiarano dannati et prohibiti in questa inclita città di Vinegia: l’elenco comprendeva 149 titoli e riguardava per lo più opere tacciate di eresia, ma la proibizione finì con il non essere applicata per l’opposizione dei librai e dei tipografi.
Nel 1559, ad opera del Sant’Uffizio, uscì a Roma un primo Cathalogus librorum Haereticorum, con intenti quasi esclusivamente anti-protestanti: vi comparivano anche le opere di Luciano di Samosata, il De monarchia di Dante Alighieri e perfino i commentari di papa Pio II sul Concilio di Basilea.
Il primo indice del 1558:
Tra i compiti del Sant’Uffizio, istituito da papa Paolo III nel 1542, era compresa la vigilanza sui libri. Sotto papa Paolo IV, venne pubblicato un indice dei libri e degli autori proibiti, detto “Indice Paolino”, redatto dall’Inquisizione e promulgato con un suo decreto, affisso a Roma il 30 dicembre 1558. L’elenco comprendeva l’intera opera degli scrittori non cattolici, compresi i testi non di carattere religioso, altri 126 titoli di 117 autori, di cui non veniva tuttavia condannata l’intera opera, e 332 opere anonime.
Vi erano inoltre elencate 45 edizioni proibite della Bibbia e veniva condannata l’intera produzione di 61 tipografi (prevalentemente svizzeri e tedeschi). Infine si proibivano intere categorie di libri, come quelli di astrologia o di magia, mentre le traduzioni della Bibbia in volgare potevano essere lette solo su specifica licenza, concessa solo a chi conoscesse il latino e non alle donne.
Tra i libri proibiti erano il “Decamerone” di Boccaccio, “Il Novellino” di Masuccio Salernitano e tutte le opere di Machiavelli, di Rabelais e di Erasmo da Rotterdam, il “Diálogo de doctrina christiana” dei Valdesiani.
Il papa, che da cardinale (Giampiero Carafa) era stato il primo direttore del Sant’Uffizio, attribuì a quest’ultimo e alla sua rete locale l’applicazione della proibizione, a scapito del potere dei vescovi.
La storia successiva:
Nuovi indici vennero redatti anche dal Santo Uffizio sotto i pontefici successivi e le due congregazioni furono spesso in conflitto in merito alla giurisdizione sulla censura dei libri. Anche i vescovi si opposero al potere dato all’Inquisizione in questo campo.
Nel 1596, sotto papa Clemente VIII venne redatta una nuova versione dell’indice (“Indice Clementino”), che aggiunse all’elenco precedente opere registrate in altri indici europei successivi al 1564. Ripeteva inoltre la proibizione di stampare opere in volgare, già promulgata da Pio V nel 1567.
La censura ecclesiastica ebbe pesanti conseguenze: le “espurgazioni”, a volte neppure dichiarate, potevano arrivare a stravolgere il pensiero dell’autore originario e i testi scientifici non conformi all’interpretazione aristotelico-scolastica erano considerati eretici. Nel 1616 furono bandite le opere di Copernico. Gli scrittori si autocensuravano e l’attività dei librai diventò difficile per le richieste di permesso e i pericoli di confisca.
Le “patenti di lettura”, tuttavia, che in teoria avrebbero dovuto essere rilasciate solo a studiosi di provata fiducia da parte del Santo Uffizio e durare solo per tre anni, si ottenevano invece in pratica abbastanza facilmente.
Nel 1758, sotto papa Benedetto XIV, le norme furono riviste e l’indice venne corretto e reso più comodo. Fu inoltre eliminato il divieto di lettura della Bibbia tradotta dal latino. Le competenze per la compilazione e l’aggiornamento dell’indice passarono a partire dal 1917 al Sant’Uffizio.
L’indice nei suoi quattro secoli di vita venne aggiornato almeno venti volte (l’ultima nel 1948) e fu definitivamente abolito solo dopo il Concilio Vaticano II nel 1966, sotto papa Paolo VI.
L’elenco comprendeva, fra gli altri, nomi della letteratura, della scienza e della filosofia come: Francesco Bacone (Francis Bacon), Honoré de Balzac, Henri Bergson, George Berkeley, Cartesio, D’Alembert, Daniel Defoe, Denis Diderot, Alexandre Dumas (padre) e Alexandre Dumas (figlio), Gustave Flaubert, Thomas Hobbes, Victor Hugo, David Hume, Immanuel Kant, Jean de La Fontaine, John Locke, Montaigne, Montesquieu, Blaise Pascal, Pierre-Joseph Proudhon, Jean-Jacques Rousseau, George Sand, Spinoza, Stendhal, Voltaire, Émile Zola.
Tra gli italiani finiti all’indice – scienziati, filosofi, pensatori, scrittori, economisti – vi sono stati Vittorio Alfieri, Pietro Aretino, Cesare Beccaria, Giordano Bruno, Benedetto Croce, Gabriele D’Annunzio, Antonio Fogazzaro, Ugo Foscolo, Galileo Galilei, Giovanni Gentile, Francesco Guicciardini, Giacomo Leopardi, Ada Negri, Adeodato Ressi, Girolamo Savonarola, Luigi Settembrini, Niccolò Tommaseo e Pietro Verri.
Tra gli ultimi ad entrare nella lista sono stati Simone de Beauvoir, André Gide, Jean-Paul Sartre e Alberto Moravia.
Progetto 40° anniversario della prima edizione del Premio letterario Internazionale
“LA TORRE D’ARGENTO”- 1982-2022
Castelnuovo di Farfa (Rieti)
Castelnuovo di Farfa- Lettera aperta al sindaco Zonetti e al Consiglio Comunale.
Al Sindaco; Lettera inviata il -6 ottobre 2021 a cui Zonetti non ha mai risposto.
Al Consiglio Comunale di Castelnuovo;
All’Assessore alla Cultura;
Al sig. Stefano Mei: “questa nota al fine di dare seguito al nostro colloquio dell’estate 2021”-
Castelnuovo ,Andar per Olio e per Cultura.
Progetto per ricordare il 40° anniversario della prima edizione del Premio letterario Internazionale “LA TORRE D’ARGENTO”- 1982-2022.
Lettera inviata il -6 ottobre 2021 a cui Zonetti non ha mai risposto-
Castelnuovo di Farfa -6 ottobre 2021-Castelnuovo è al Bivio tra andar per Olio e per Cultura o solo Sagra delle Fregnacce ? Certamente Castelnuovo non ha una “casa di Goethe” come pietra angolare su cui costruire un futuro possibile nella Sabina turistica e culturale. Dobbiamo riconoscere che Castelnuovo è passato dall’oscurantismo culturale di una Amministrazione Biancucci a quella che si sperava una ”Amministrazione illuminata ” con un alto tasso di laureati. Dall’Amministrazione Biancucci, per il bene di Castelnuovo, siamo usciti e riusciti, finalmente, a riveder le stelle. Oramai , però, Castelnuovo è entrato in una fase “totalitaria” dove un Consiglio comunale non sembrerebbe sia all’altezza di amministrare gli anni complicati e veloci che stiamo vivendo. Si potrebbe benissimo dire e paragonare Castelnuovo ad una Ferrari con al volante “dilettanti del triciclo”. Certamente, mia autocritica, posso dire che ho una visione romantica di Castelnuovo; lo vedo come una “Abitazione Metafisica”. Certamente il mio romanticismo mi porta a percepire la realtà culturale come se fosse un fenomeno “fantastico”. Ingabbio Castelnuovo in uno “schema” nel quale cerco , seleziono e catalogo materiale di eredità, radici e origini al fine di progettare e costruire una visione dinamica, cinematica, anche se romantica. Attualmente vedo Castelnuovo, l’ho scritto molte volte, come una nave prigioniera in una flotta di Borghi della Sabina, ma senza guida e, quindi, naviga a vista a rimorchio dell’avanguardia culturale Sabina .Vorrei ancora per questa pagina la guida di Goethe ma non senza approdare a nulla. Ora mi domando cosa noi castelnuovesi non rappresentati, esclusi da tutti i processi decisionali per il futuro di Castelnuovo, ci possiamo aspettare da un Consiglio comunale con una così alto tasso di laureati? Certamente non bisogna aspettarsi che i componenti del Consiglio comunale abbiano una visione da Lord Byron sul come descrive Venezia; si può aspettarsi un approccio moderno e quindi un “osare” , coraggio, l’attuazione di una “Democrazia partecipata”. Se il Consiglio comunale si chiude in se stesso avremo un ”brodo ristretto” in “cubetti di paura”. Un Consiglio comunale che non riesce ad aprirsi ad una “Democrazia partecipata” pur avendo la maggioranza senza Opposizione e per questa anomalia nella rappresentanza produca e attui soltanto una politica di “galleggiamento”. Questa politica del “galleggiamento “, a mio avviso, sta soffocando il Castelnuovo futuro e noi tutti ne pagheremo il salatissimo prezzo. Un risultato evidente è lo stato di abbandono in cui molte giovani menti castelnuovesi languono ai margini del “Futuro possibile”. Credo fermamente che una vera politica Democratica debba essere quella dell’osare, quella di non avere paura del confronto delle idee, quella del concedere spazio anche ai castelnuovesi non rappresentati, ma che sono relegati al solo ruolo di contribuenti. Credo che la politica della “complementarietà” possa dare i frutti della “buona politica”. Credo anche che il “potere” debba aprirsi, ma non aspettarsi “servi sottomessi”, perché i castelnuovesi non rappresentati non sono un “endecasillabo tronco”, ma , sicuramente, sono idee e concretezza e di questo ne sono fortemente convinto.
Sono anche convinto che se voi Consiglieri comunali rimarrete fermi e chiusi avrete si la vostra “palma” e la vostra ombra nell’isola del Consiglio comunale, ma Castelnuovo sarà anche il vostro e, ahimè, anche il nostro “Deserto dei Tartari”.
Al fine di non rimanere nel ormai celebre “bla,bla….bla..” allego a questo post un piccolo progetto , non esaustivo, che potrebbe essere realizzato quasi a costo zero per l’Amministrazione comunale.
Chiarisco a tutti che il Logo e il Premio Letterario la TORRE D’ARGENTO sono proprietà del comune di Castelnuovo, quindi, nessuno lo può utilizzare senza il Nulla Osta dell’Amministrazione.
Franco Leggeri, castelnuovese.
PROGETTO di larga massima- Castelnuovo giovani :“Un seme insieme”-
Per ricordare il 40simo anniversario della prima edizione del Premio letterario “LA TORRE D’ARGENTO”- 1982-2022.
-Bozza di Progetto –Al fine di produrre un libro collettivo su una pagina e gruppo Facebook e poi, eventualmente , anche in edizione cartacea. Progetto dedicato solo ai giovani e bambini di Castelnuovo. Il perché del progetto si potrebbe sintetizzare , forse, così: ”Perché la Cultura ti libera dalla prigione dell’ignoranza”.
Vedere Castelnuovo con uno ”sguardo nuovo”.
Un progetto quello della scrittura collettiva che viene da lontanissimo, dall’antica Grecia, il primo Grande a realizzare un libro “Collettivo” fu Omero che raccolse nell’Odissea il frutto di tante leggende che si tramandavano sino allora oralmente , cantate e raccontate, da mille cantastorie.
Un progetto per dare voce, spessore alla creatività inespressa , alle potenzialità nascoste che, immancabilmente, hanno i Bambini. Strutturare la creatività , dare spessore e , perché no, possibilità di crescita .
Se vi sono le “Scuole di calcio”, perché non dare un’opportunità a chi abbia voglia di vedere e, forse, scegliere vie alternative. Dare una possibilità di nuovi orizzonti e , possibilmente, far migliorare i bambini nelle attività scolastiche. Chiarire subito che questo progetto non è e non vuole essere assolutamente un doposcuola, ma complementare forse si come ,ad esempio ,l’uso corretto dell’italiano. Esercitarsi nella scrittura “creativa” potrebbe essere propedeutica, forse, anche per svolgere un tema correttamente. L’uso corretto e creativo della scrittura verrà utilizzata nelle “didascalie” fotografie, e ancora , nell’analisi della fotografia stessa come ad esempio sottolineare i dettagli . Sensibilizzare il partecipante al bello scoprendo , scrivendo e descrivendola ,la Poesia , la Pittura , la Musica e le Arti in genere. Il mio piccolo progetto è quello, in sintesi, di seminare un Castelnuovo futuro, lasciare la storia di Castelnuovo ai loro legittimi Eredi . I ragazzi sapranno raccontare e scrivere questa Storia per non seppellire nell’oblio i castelnuovesi che ci hanno permesso di vivere il Castelnuovo di oggi.
Castelnuovo di Farfa- Via Coronari :”ORIGINE di DEDALO”-
Brano tratto dal libro Castelnuovo, la riva Sinistra del Farfa di Franco Leggeri
– Via Coronari :”ORIGINE di DEDALO”.
…………A Castelnuovo la simbologia complessa indossa una veste ruvida che, a contatto con l’aria dei vicoli, assume il colore carnevalesco di un battibecco ludico che, se incanalato nel pentagramma del vociare, diventa “apocalittico”. Se ti fermi all’incrocio di via Garibaldi con via Coronari puoi, potresti, riavvolgendo il nastro della memoria , ascoltare il gemito della letteratura mistica , irraggiungibile come un requiem elargito per un testo senza punteggiatura. Era quella un’età “del sole e della luna” quando in quella via correvano , con leggerezza, come una pennellata leggiadra e vigorosa, i figli del dopoguerra ;le ragazze indossavano gonne senza merletto, ma scoprivano e scalavano il territorio ( infido?) della Poesia cercando l’amore. Le frasi recitate in “corsivo”, erano baci sulla bocca dell’amato. Erano tempi carichi di speranza e di sogni verdi che si perdevano al calar della notte. Tempi di amori brevi e di baci mai dati . Erano annate , per Castelnuovo, da conservare. Erano annate buone. Erano annate di uomini veri che non si arrendevano………..
Brano tratto dal libro di Franco Leggeri-Castelnuovo, la riva Sinistra del Farfa-Foto di Franco Leggeri
Castelnuovo di Farfa- il sogno e l’UTOPIA CONSUMATA-
–INTRODUZIONE ALLA RACCOLTA MURALES CASTELNUOVESI DI FRANCO LEGGERI-
Disegni di Tatiana Concas
-Castelnuovo, il sogno e l’UTOPIA CONSUMATA-Sono nato a Castelnuovo di Farfa in una casa senza libri poi la vita e i fatti tristi che essa mi ha riservato mi fecero sconfinare nella Poesia. Io divenni un castelnuovese clandestino, emigrante all’interno di una biblioteca e ,quindi, iniziai a navigare in un “OCEANO DI LIBRI”. Ogni libro era ed è un’isola su cui mi è stato possibile vivere libero.La Poesia e la scrittura sono il giusto modo , forse, per ripagare il mio Borgo. Ripagare Castelnuovo con moneta giusta per avermi accolto, per avermi regalato i sogni scritti sui muri, suoni e profumi , la sua bella storia e le piccole storie che, assieme, sono diventate il mio Castello di Kafka e forse l’isola per un nuovo “naufrago castelnuovese”.Sono nato castelnuovese , da genitori e da nonni castelnuovesi , ma ho vissuto anche altrove una parte della mia vita. A Castelnuovo ho trascorso anni importanti, quelli che danno “l’impronta” alla formazione umana. Sono castelnuovese “dentro” e incatenato a Castelnuovo da sentimenti contrastanti come : Ammirazione per le sue straordinarie risorse , ma anche, ahimè, frustrazione per il modo in cui, quotidianamente, esse vengono sprecate da incapaci e le chiusure di questi .Come castelnuovese orgoglioso castelnuovese, sono parte di quella pattuglia che pensa che fare qualcosa , anche poco, sia meglio che non fare nulla ed abbandonare così il Borgo, l’amato Castelnuovo, al suo triste destino di :”colonia della sottocultura Sabina”. Vi sono castelnuovesi, senza altra colpa se non quella di essere nati a Castelnuovo, che meritano di avere una chance , cioè quella di vedersi riconoscere e valorizzare le loro straordinarie qualità nascoste che spesso non sanno nemmeno di possedere. Credo fortemente che la politica dei piccoli passi, in un Borgo come Castelnuovo, sia quella da percorrere. Quindi, piccoli passi fatti insieme a me da altri “castelnuovesi dentro”, anche se residenti altrove, con l’intento di unire alla mia passione le loro idee e le loro voci in un progetto di Rinascimento culturale castelnuovese.
INTRODUZIONE ALLA RACCOLTA MURALES CASTELNUOVESI DI FRANCO LEGGERI-
– Anteprima di alcuni disegni di TATIANA CONCAS presenti nella raccolta di Poesie “MURALES CASTELNUOVESI” di Franco Leggeri-Edizione DEA SABINA.
– Cerimonia di consegna dell’ottavo Premio CAMPAGNA ROMANA 2022-
Roma- Municipi XIIIeXIV-16 luglio 2022-Si è svolta ieri sera, presso la sede dell’Associazione Cornelia Antiqua di via Boccea in Roma, la cerimonia di consegna delle targhe del premio Campagna Romana giunto quest’anno all’ottava edizione.Dopo il saluto del Presidente Cristian Nicoletta la Signora Tatiana Concas, conduttrice della serata, ha illustrato il perché del premio concludendo la sua introduzione citando il Poeta Johann Wolfgang von Goetheche così dipinse la nostra Campagna Romana: “Armonia eterea, delle ombre chiare e azzurre, fuse nel vapore che tutto avvolge in una sinfonia di trasparenze lucenti”.
I PREMIATI e le MOTIVAZIONI
Dott. Alessio de Cristofaro (Funzionario Archeologo per il Municipio XIII – Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma)
“Per la sua indiscussa competenza e il suo efficiente lavoro di monitoraggio e tutela del territorio del XIII municipio.La sua eccezionale disponibilità e sensibilità, hanno permesso di dare origine ad una straordinaria collaborazione tra cittadini e Soprintendenza, finalizzata alla ricerca e divulgazione del valore storico-archeologico del nostro territorio”.
Don Roberto Leoni (cancelliere della diocesi e rettore del santuario di Santa Maria in Celsano)
“Per il suo impegno nel valorizzare il territorio. Grazie a lui è nato il primo museo della periferia a Galeria, istituto per rendere finalmente accessibili, dei luoghi che raccontano la storia di questo antico sito archeologico. Don Roberto è stato il primo a scrivere e pubblicare la storia delle Catacombe della via Boccea ”.
(Imprenditrice del settore Lattiero-caseario del Borgo di Testa di Lepre – Comune di Fiumicino)
Per essere stata una delle Fondatrici del Palio dei Fontanili e per aver valorizzato la Storia della Campagna Romana, in particolare della via Boccea. Ha allestito una Mostra fotografica sui primi assegnatari della terra nel Borgo di Testa di Lepre da parte dell’Ente Maremma ed ha editato in proprio un Calendario con le foto degli agricoltori “Pionieri” di Testa di Lepre.
Come Imprenditriceha ottimizzato l’eccedenza della produzione di latte del suo allevamento creando, dal nulla, l’attuale Caseificio “La Baita di Grazia” attivando punti vendita dei suoi prodotti latticini.
-Comune di Fiumicino)
“Per aver ideato e realizzato, assieme al Direttivo della Pro Loco, il Palio dei Fontanili, che rievoca la battaglia, combattuta nella Valle dell’Arrone (zona Fontanile di Mezzaluna- Bivio di Fregene), nella quale il Duca Guido da Spoleto, alla testa della Milizia contadina, formata dai Contadini armati con i loro attrezzi di lavoro (“forconi, asce e mazze di legno e ferro”) sconfisse nell’846 i Saraceni che volevano saccheggiare Roma.Inoltre ha ideato il “grano sacro”, seminato dalla Pro Loco di Testa di Lepre, con il quale si produce la farina utilizzata per fare la “Pasta fatta in casa”, servita nell‘Hosteria del Palio”.
Prof.ssa Cesira Lupo (Già Docente di Casalotti).
“Per essersi impegnata, come Docente di Lettere della Scuola Media Livio Tempesta di Casalotti, per la valorizzazione del nostro Territorio. In particolare, nell’ambito della iniziativa “La scuola adotta un monumento”, promossa dal Comune di Roma, ha curato con i suoi studenti, nell’anno scolastico 1996-1997, l’adozione della Villa Romana di Casalotti, che è stata oggetto di un opuscolo pubblicato dal Comune di Roma nel 1998.In seguito, ha curato con i suoi studenti il progetto del Parco pubblico nell’area della Villa Romana”.
Enzo Stefanoni (Volontario Esploratore)
“Per la sua straordinaria conoscenza storica del territorio e per l’aiuto fornito nel censimento delle vestigia archeologiche.
Con la sua esperienza, la sua grande passione ed energia ha fornito un prezioso contributo per la valorizzazione storico-archeologica della periferia nord di Roma.
Il suo lavoro come Volontario nel sito di Cerveteri, è stato fondamentale per riportare alla luce importanti siti e reperti archeologici, di cui si era persa ogni traccia”.
Marco Di Francesco (Pittore)
“Per la bellezza dei suoi quadri, che rappresentano i paesaggi della nostra periferia, ambientati nel recente passato.Le sue opere d’arte ci emozionano e ci consentono di fare un piccolo viaggio nel tempo. Grazie ad esse è possibile ammirare il paesaggio originario e storico del nostro Quartiere, prima che fosse contaminato dall’intensa antropizzazione e dall’edilizia”.Il premio è stato ritirato dalla Signora Di Francesco perché l’Artista è impegnato in una mostra personale in Sardegna.
Francesco Braghetta (Esploratore e Divulgatore storico-naturalistico)
“È tra i fondatori del bellissimo gruppo degli Esploratori Veientani.
Grazie alla sua conoscenza dello splendido Territorio della Campagna Romana e ad un attento lavoro di studio, ha collaborato a riportare alla luce luoghi segreti, magici e ricchi di antiche testimonianze di CIVILTÀ ETRUSCA.
In questi straordinari luoghi è possibile compiere un viaggio nel Passato, e ritrovare le tracce di un Mondo affascinante e misterioso, dove ricercare le nostre radici e gli ambienti primordiali.
Nutre un profondo Rispetto e Amore per la Natura e le opere degli antichi popoli che hanno risieduto nel nostro Territorio.
Attraverso la sua figura di Esploratore e Divulgatore storico-naturalistico, sa perfettamente cogliere e trasmettere al prossimo, la poesia e la meraviglia che suscita nella nostra Anima, la semplice contemplazione di Madre Natura.
Francesco Braghetta ci guida e ci mostra come metterci in ascolto, per far riemergere il Cuore di Esploratore racchiuso in ognuno di noi e riuscire a percepire nei meravigliosi paesaggi della Campagna Romana, la Vita che prima di noi ha permeato quel luogo”.
Sandro Francesco Piave (detto “il sindaco”)
Per il suo impegno per rendere più bella la periferia, spinto unicamente dalla sua dedizione e dal senso civico.
Grazie a lui, le rotatorie del quartiere sono diventate delle piccole opere d’arte e il suo sorriso insieme alla sua passione, hanno attratto e coinvolto anche altri residenti.
Foto Reparto Cucina Romana-
Foto della Manifestazione
– Cerimonia di consegna dell’ottavo Premio CAMPAGNA ROMANA 2022-
-Tutto pronto per la cerimonia di consegna dell’ottavo Premio CAMPAGNA ROMANA 2022-
Roma- Municipi XIIIeXIV-15 luglio 2022-Si terrà questa sera alle ore 20:00 la cerimonia di consegna dell’ottavo Premio CAMPAGNA ROMANA 2022, presso la sede dell’Associazione Cornelia Antiqua di via Boccea in Roma . Sarà dunque una Cerimonia speciale e simbolica, un bel modo di festeggiare i 12 premiati, tra Archeologi, Imprenditori e personalità che si sono particolarmente distinte, con il loro impegno quotidiano, nel valorizzare la “nostra” Campagna Romana. A introdurre la serata, dopo il saluto del Presidente di Cornelia Antiqua Cristian Nicoletta, sarà Tatiana Concas mentre a presiedere e consegnare le targhe sarà Franco Leggeri , Fotoreporter della Campagna Romana, che ha ideato ed istituito il Premio. Ogni premiato , oltre la targa, riceverà una pergamena con le motivazioni complete per cui le viene consegnato la targa del Premio CAMPAGNA ROMANA.
Di seguito l’elenco dei Premiati.
1) Dott. Alessio de Cristofaro
Per l’impegno nel valorizzare la storia e la memoria della Campagna Romana.
2)Dott.ssa Roberta Pardi
Per la passione nel proteggere la bellezza e la storia della Campagna Romana.
3) Don Roberto Leoni
Per aver istituito il Museo di Galeria;
4) Gianluca Chiovelli
Per le ricerche storiche relative alle Vie Cornelia e Boccea;
5) Grazia Amici
Imprenditrice lattiero-caseario della Campagna Romana;
6 )Luigi Conti
Priore del Palio dei Fontanili del Borgo di Testa di Lepre;
7) Professoressa Lupo Cesira, detta CIA
Per aver adottato con i suoi studenti la Villa Romana di Casalotti;
8) Enzo Stefanoni –
Per l’esplorazione dei siti Archeologici della Campagna Romana e per un ritrovamento di grande interesse storico;
9) Sandro Francesco Piave (detto “il sindaco”)
Per il lavoro volontario finalizzato a rendere più bella la periferia di Roma Capitale;
10) Marco di Francesco
Dipinge la bellezza e la poesia della Campagna Romana.;
11) Francesco Braghetta
Esploratore e Divulgatore storico-naturalistico della Campagna Romana;
Roma Municipi XIII-XIV- Annunciati i vincitori dell’VIII Premio CAMPAGNA ROMANA2022-
Roma Municipi XIII-XIV- 6 luglio 2022- Nei locali dell’Associazione Cornelia Antiqua di via Boccea, la sera del 15 luglio, anche quest’anno sarà consegnata la Targa e la pergamena del Premio Campagna Romana a persone che si sono particolarmente distinte per il loro impegno operando nell’Arte, nella Cultura, nell’Ambiente e nell’Imprenditoria .
Il Presidente dell’Associazione , Cristian Nicoletta, ha comunicato, a nome del Direttivo, l’elenco dei premiati e le motivazioni:
1) Dott. Alessio De Cristofaro
Per l’impegno nel valorizzare la storia e la memoria della Campagna Romana.
2)Dott.ssa Roberta Pardi
Per la passione nel proteggere la bellezza e la storia della Campagna Romana.
3) Don Roberto Leoni
Per aver istituito il Museo di Galeria;
4) Gianluca Chiovelli
Per le ricerche storiche relative alle Vie Cornelia e Boccea;
5) Grazia Amici
Imprenditrice lattiero-caseario della Campagna Romana;
6) Luigi Conti
Priore del Palio dei Fontanili del Borgo di Testa di Lepre;
7) Professoressa Lupo Cesira, detta CIA
Per aver adottato con i suoi studenti la Villa Romana di Casalotti;
8) Enzo Stefanoni –
Per l’esplorazione dei siti Archeologici della Campagna Romana e per un ritrovamento di grande interesse storico;
9) Sandro Francesco Piave (detto “il sindaco”)
Per il lavoro volontario finalizzato a rendere più bella la periferia di Roma Capitale;
10) Marco Di Francesco
Dipinge la bellezza e la poesia della Campagna Romana.;
11) Francesco Braghetta
Esploratore e Divulgatore storico-naturalistico della Campagna Romana;
-Patrizia Cavalli, l’appello per un posto al cimitero acattolico di Roma-
– La lettera di artisti, intellettuali, amici della poetessa-
(ANSA) – ROMA, 26 GIU 2022-Patrizia Cavalli “è stata la voce poetica più importante e più amata dell’ultimo quarto di secolo italiano”.
Lei, non cattolica, “avrebbe molto desiderato, che le sue ceneri fossero deposte nel cimitero acattolico di Roma”.
Si condensa in queste parole la lunga lettera-appello rivolta da intellettuali, artisti, amici della grande poetessa scomparsa alla direttrice del cimitero acattolico di Roma perché le sue ceneri vi vengano deposte secondo quello che era il suo desiderio. Gli amici ricordano le tante raccolte di poesia tradotte in ogni lingua, le sue traduzioni per il teatro, i numerosi e prestigiosi premi arrivati nel percorso di una carriera luminosa, riconosciuta nella sua potenza da grandi scrittori e critici, a cominciare da Elsa Morante che la scoprì, senza dimenticare i lettori che l’hanno sempre amata moltissimo.
Patrizia Cavalli, sottolineano gli autori dell’appello, “è stata una voce poetica amata e quasi venerata dalla città in cui ha vissuto, Roma, che ha saputo descrivere, raccontare e poetare, attraverso cinquant’anni, in versi e in prose”. Le sue esequie sono state svolte “senza alcun segno né cerimonia religiosa”. Da qui l’appello: “Crediamo che sarebbe importante, per la città di Roma, onorare la memoria di Patrizia Cavalli in un luogo di tale bellezza, insieme alla memoria dei molti altri poeti sepolti lì”. Fonte (ANSA).
Poesie scelte da Maria Borio | Apr 3, 2018-Dalla Rivista Nuovi Argomenti
Pubblichiamo una scelta di poesie da Tutte le poesie 1971-2017 di Biancamaria Frabotta (“Lo Specchio”, Mondadori, 2018), con postfazione di Roberto Deidier e nota biobibliografica di Carmelo Princiotta. La poesie ripercorrono l’itinerario dell’opera di Biancamaria Frabotta.
da Il rumore bianco (1982)
Sono questi i casi che le virgolette contano
“l’eterna indecisione dei gemelli”
il simile e il dissimile, Diotima la crespa
una maretta vispa, la luce e il moto le sono propri
l’altro è il quasi lago, il numero due, il coperchio del mondo.
Su altra pioggia cade la pioggia di ieri
ciò che sta sopra a ciò che sta sotto
chi scacciato torna dorme con noi
semina insieme panico e sonno.
*
ELOISA
E pensare che quello che ti chiedo è ben poco,
e per te facilissimo!
(Eloisa a Abelardo, Lettera 2)
I
Qui dimora l’intero e tu disperso
ci ragioni. Che io canti, più buia
sordidamente, ombra più pesante
del marmo che mi riposa non conta.
Una sola rondine non mi ti rende
la stagione perduta.
E io troppo tempo ho abitato in te
come la ragnatela in un tronco morto
al limite di una terra promessa
non cogliendomi (fu soltanto evocazione
addestramento allo stupro
il fantastico frutto dell’occidente)
mi hai nominata più bianca della luce
nido di un’idea intricata, torpida fantasia,
pupilla cieca del tuo occhio.
Si sfilava il sibilo dalla teoria lunga
delle stanze: davanti alla porta chiusa
sarò la sorella di quei meli che fuori
si spogliano lisciando a sangue i sensi
e solo la sera ne spegne il tocco.
Un triangolo è divino quando ogni punta è Dio
e ogni lato un’esca. Non c’è veglia più amara
per me che sono lontano dalla festa.
Le parole non ti costavano molto, ricordi?
scivolano via per filo e per segno
come canoe fluiscono sul filo della corrente.
Non c’era rapida che ne scuotesse il corso
scorresse anche fino al mare il discorso
del tuo sogno soltanto noi ne scontavamo il costo.
Ma subito potessi smemorarmi
annottassero ovunque le pupille degli uomini desti
in un mondo di dormienti
un bestiario delicatamente miniato dallo stilo di chi può
almeno fin quando arriverò
placida onda di lago a lambirti
i piedi di umide e molli zolle di prato
almeno fin là dove arriva l’essere
e il chierico si fa pierrot
la canaglia un’ariosa città
ogni passante un amico, un evento
allora
l’acqua coprirà il prato e ogni traccia di nome.
[…]
***
da La viandanza (1995)
La viandanza
E un’inezia in veste di gala terge
la risacca, un’inerzia, prodiga, mamma
vermiglia di vortici sei falsa calma
come l’onda lunga della riconoscenza.
Riconoscersi o congedo questa improvvida sosta
di sole che affoga? Latita
il senso lontano dalla terra ferma
e tu dormi sul filo di lana
come lo stranito starsene dei non umani
oltre le curve dove ci pedina il tempo
e sull’orlo del campo anonimi frulli di freddo
e panico che abbagli i divieti, i binari.
Così recalcitra la fame degli erbivori.
È lo spavento dei passeri poveri quello
lo sgomento delle nubi al macero. Fra poco
ci staranno addosso in tanti i polipi
della città fantasma
con tentacoli e raggiri e tu, ora lesta
a provocarli, col guizzo circasso
dell’occhio, a patirli, sordida
giovale, giovane Civitavecchia
sgarbata bilancia fra apocalisse e paese
smaniosa pazienza è la felicità che
incendia in lei troppe parole o nessuna.
Preda di insana genia, Eugenia
nata De Falchi, o insensatezza
di un nome rapace o insensatezza
di un nome ben nato
e se il volo non fosse un voto paterno
ma una nomade svendita di senno
e un’azzurra (che vegeto caos in questa
stazione) provvida grazia di rimozione?
O fu soltanto pigrizia la coincidenza mancata?
Il paranoico estro di disastri all’attesa
comparti e defence
custodi e silence
it’s forbidden, non leggi?
de stationner sur la passerelle
e à l’occurance
togliere il piombo
ruotare il vetro
premere il pulsante, ma bada
sarà severamente punito
l’abuso dei tuoi sontuosi capricci
futuri nutriti sui lidi di Caravani
di parche cartate di cozze
primizia del nuoto di secca
di granchi traversi la svogliata trafila
spiando tra le valve ora salse
di salmonella ricordi la misericordia dell’orto?
l’intemperanza della madreroccia
e nel grembo femmina il riccio
morte certa del mare (è la legge!)
brulicante di uova arancia, e limoni?
la misticanza invisa all’orgia pagana
di vergini lische, scorfani
e sparnocchie ancora in vita risenti
come torpida marciava alle narici l’alga
e la brama dell’altro, con inversa
ala d’ascesa, murata baldoria d’un istante
un istante
fu l’ardore di chi ti corresse
– Non si dice salisco, ma salgo
e tu che non soffri cavezza, coraggio fuggendo
oltre il Villaggio del Fanciullo
la Repubblica dei Ragazzi
e Marangone
fogna a cielo aperto
levata al cenno delle cento
macerie d’acqua in cui nacque
l’ultima cella foriera d’anfore e rancori
dove fanno il nido le murene
e luccicano le Orecchie di Venere
e intendono chi non dicendo
abbastanza ha già detto troppo
e con esorbitante assedio di giubilo smura
le labbra avare di racconti
e se nell’afa sfuma
la ciminiera più alta d’Europa
neppure tu le cerchi più le lapidi lambite
dal liquame della Fiumaretta
necropoli di vivi incrementi
al fabbisogno di Roma
e non avrebbe meritato l’indulto
la pena commutata nella guazza serena
di una tomba non inquinata
chi placò gli insulti della mia tosse convulsa
e divampa in cenere l’ombra
di una carrozzella in corsa
verso la rada di Sant’Agostino
dove montava la luna della buona pesca
ai polipi e spirava lo jodio sull’indomito
falò amico ai naviganti
che un vezzoso odio eclissò e ora lo smog
amico ai benestanti? E ora
nostra cocente storia convulsa
nostra avulsa radice le tombe
fra gli escrementi navigano
con la stessa indocile fretta
che sulla fusta leggera
ti induce al fasto saraceno
di crescerti la vita di un anno.
E che spasimo per un diffidente volatile
una sorte pellegrina nel padule! e che vandala
quando tu i sandali di pena scalzando
e di corda intrecciata nella mano sudata
stringevi la merendina di Santa Costanza
scorbutica novizia della Piazza Calamatta
fluivano scalze le pozzolane sulla Scaletta
con le prime notizie della paranza e senza
che sorpresa smarrirsi nei meandri
della Piazza Leandra dove
i morti restituiti
all’ebete gioco del tempo ma non tu
rapita al Pirgo di corsa e che affanno
sul tuo sandalino che fila
verso il Borgo Odescalchi
dove rabida nobiltà di veli, paglie e corde
si spegne nel vuoto delle cabine
Santa Fermìna al martirio
palma alla dritta, galera a sinistra
ti insidia ora un tenente
un serpente in piedi, la corona in testa
e nel petto smilzo timida alla sbarra
quella notte fosti tu la più bella
tra le svelte acque della Ficoncella
e le tronfie in lungo a libare
succo di viti tedesche, o vita
vita tua sottile
che il gerarca corrotto cinse di raro
vanto di provinciale grazia e ritroso
non per coscienza ma per innocenza di classe
millenovecentodiciassette
riarse un rigoglio cremisi sul fianco
il fiocco, le maniche a sbuffo
e perfetto ruotava sopra il ginocchio
il taffetà tagliato a teletti
a scorno delle ricche Guglielmi
Giovannelli
d’Ardìa Caracciolo
o Rodano Cinciari
oh come vagano semplici in mente
i nomi dei tuoi primi tormenti
oh come risalta nella prossima notte
la torcia del tuo eretico orgoglio!
Poi l’Ottimo Consiglio
del millenovecentoquaranta
non portò i suoi figli in salvo
sui monti della Tolfa, ma
canicola, canizie, canile
e stillicidio di polveri
croste, ghetti e l’inverno
che inferno affacciarsi
sulla mole del Lazzaretto Vecchio!
Là i vincitori (giurarono i vinti)
giocando a palla, venivano a galla
i teschi dei frati tra le bombe
miste alla pioggia e di salso prodigio
tutte le notti smontava la luna
della Buona Morte ai polipi e agli omeri mozzi.
Oh cimitero disperso fra le vasche
di sterile letame, annegato
nell’olio, nell’oblìo che
una petroliera dispensa dal largo
troppo fondo al porto lo scafo
troppo tagliente la chiglia
e che lago melmoso questo scavo
senza bisogni, questa vetrosa fronte
del treno che ci trascina
oltre le argille della Ripa Alba
e tutto è da imparare ormai
a danno, mamma, e se ne vanno
nella cavità dell’aria che grave
ora rimuove
i fumi di un’infanzia ormai appena visibile
come nei polmoni l’ombra di una trascurata influenza.
*
Gemina iuvant
Soltanto a sfiorarla – dicono
i miei due rivali emisferi
digrada a più lievi some
la femmina del mio cervello diviso
la sinistra ancella della nostra passione
che cola viscosi umori di nera bile
impuri fluidi di non storia
ma sa la visione e lo spirito del tempo
e se muore è d’etilismo
e sempre fuori tempo.
La sua parte è fissa.
È la parte per il tutto.
A destra invece legge
scrive e fa di conto colui che
prende di punta ogni ideuzza e la rintuzza
nella brocca rotta che risuona a vuoto
per maniera che non ne torni l’eco
tranne i costi i ricavi e
l’insana ragione mancina
ridurre alle sue minute ragioni.
Ogni punto è la testa pensante di una linea.
Ogni linea termina in un punto.
Così fingendosi amanti
i miei due rivali emisferi
entrambi mi tormentano
e non c’è ricciolo, né maliziosa frangia
a tenerne unito il gruzzolo
a ricomporre l’antica noce
della loro inimicizia.
*
Discosto dal ramo quel tanto che basta
l’ala raccolta a non dar mostra di te
mi insegni la rotta breve del Colombo
erbivoro che ama il paniere poco profondo
di vimini, la canna, il salice, il cardo.
Non il rostro delle navi che violano il porto
ma il lento sciabordio dei remi calmi come nevi.
Anche la lampada ardente dell’Inferno in cui credi
a causa tua si mitiga, il mostro si addomestica
rientra nell’uovo, rinasce pulcino
e si smorza perfino la cruda scorza
di chi a tutti i costi ti volle eterno e di te
più eguale a un altro non c’era e molteplice.
Ora di sé si scontenta e guaisce la pavida Nomade.
Piuttosto che signora vorrebbe esserti sorella.
*
per Antonio Porta
Fu nel covo del giorno
che il fuoco ti snidò
dalla tana stipata di versi
verbi, più che altro, a vedersi
a toccarsi, questi nostri anni
gettati a ingrassare le murene.
Ma i ricorsi non ripagano i ritardi.
Né i ritorni arsi dall’inerzia
che si fa febbre fredda ai polsi.
È pur sempre la ragione del morire
vivere. Sommessamente o rogo
la menzogna abbaglia la consegna.
***
da Controcanto al chiuso (1991)
[…]
Coro
Abbiate il cuore freddo madri mie.
Respingete i cattivi discorsi verso il mare.
Che un freddo penetrante entri nel villaggio.
E quando lo straniero verrà badate che sia
il portatore della buona pioggia
ricordo dell’uomo che scalpita alle porte
insetto del futuro che feconda le carte.
[…]
Seconda voce
Chi è chiuso merita violenza
e io non riesco a dimenticare la tua lingua
così inutile, assente, dolce come il miele
valere fino in fondo il mio tormento
spegnere fra le labbra e il palato, l’ugola
e le molli pareti della casa, l’unica
lieviti, viti, storia e cibi cotti
forzarti, farti violenza, aprirti
forzarmi, farmi violenza, aprirmi
segna nel caldo fiume dell’Avvento
il calendario l’Angelo
prima della donna. Inarginabile.
[…]
***
da Terra contigua (1999)
A Dario Bellezza
Arrogante garrivi alle stelle la tua dolce nenia
il fiore ancora in nuce nello scapo
e la felicità, l’ottusità d’una caccia svogliata
mai così rasente alle promesse dell’età sfacciata
ti annoiava e ti seguiva come una cagna fedele
nel subbuglio dei tuoi astratti furori.
E ti eludeva anche da quel suo astuto
gioco a tutti commestibile, ma non a te
che la morte segreta stornavi ad ogni giro
e t’era consorte l’incanto, l’incubo dei bari.
Tu non volevi altro se non l’impossibile
la tratta di favore, il pagamento del riscatto
minacciando altrimenti colpi di testa
colpi di teatro memorabili che l’indomani
bruciavi al nuovo giorno sotto dettatura.
Non tolleravi la dittatura del giorno.
E libertà t’erano gli scuri chiodati
il fresco osceno invito della notte.
*
A Toti Scialoja per i suoi ottanta anni
Non fidatevi della carta vincente
che non si nasconde nel folto del mazzo
né l’occulta la manica di un baro
né è moneta rovente che scivola
ignorata in un fiume senz’anima.
O che lenta s’incaglia sul fondo.
Stanotte non c’è anima viva sul fiume.
Né giunche, né barcaioli.
Ma gromme di dolore indocili alla gomma
lune d’oro, buchi neri
e l’ostinata balbuzie
delle cose che abbagliano un poeta.
*
TRADUZIONI
Ibn Hamdîs
Fin quando durerà il mio esilio
amici per malasorte non diversi
dai nemici che mi assetarono
dell’acqua che arrossa le labbra
e a goderne cancella ogni altra acqua
e le mie speranze delusero?
Ci sono droghe che più del male ammalano
e io sono troppo debole
e palesi le mie false ragioni.
Non è virtù della vergine placare un cuore ribelle?
Ecco, eccoti il mio occhio, tu che l’hai visto
dall’alba alla notte velato di lacrime
nella malia del tuo sguardo perduto
né fra le ombre ha più ombra il mio corpo
né pioggia che ne smorzi l’arsura.
Eppure ogni sterilità ha i suoi benefici umori…
Non vedi? Ardo di fedeltà
come il calor bianco del carbone.
E tu traditrice, vuoi spegnere la mia luce
e ti escludi dal saggio raggio del proverbio:
teme l’assenza, essenza del deserto
solo chi vi si è già smarrito.
Come sperare piacere dalla tua ripulsa?
Dalle tue vane lusinghe e promesse senza frutto?
Può forse nascere pace dalla guerra?
E un miraggio estinguere la sete nel deserto?
Volubile fanciulla che denigri
l’onda inquieta della mia pazienza
tu sola, ago della mia bilancia
fattucchiera crudele che estirpi il male
tormentando l’ammalato, cessa le tue cure
poiché il farmaco cui anelo
è la saliva delle labbra scure
e chi dal male troppo è consumato
a colei che gli rende la visita pietosa
risponde con il cenno di preghiera
dell’uomo che il mare se lo sta inghiottendo
e chi supplicando una bellezza meno avara
col male il male cerca di annientare.
Tra le stelle nessuna brilla più del sole mattutino
e tra le sue compagne nessuna è più nobile di Asma’.
***
da La pianta del pane (2003)
L’ultimo verso
Dentro gli occhi chiusi
quando vi cadde il sole
si accese un puntolino nero.
E non per vizio voleva
tenerselo l’informe
e dentro trattenerlo
nel cieco addome
divenuto sua patria.
Per non lasciarlo morire davvero
e insepolto, quell’ultimo verso
lo adottò, quell’inutile eroe.
Aurea muffa dell’estinto mattino
aerea tigna, polverosa carcassa
nocciolina che sgusci tra le dita
e, se si è presi, fedele capsula.
*
Atta
Il n’y a pas de paradis…
Ha una parola sola il bardo del ’43.
Sbiaditi kamikaze in bianco e nero
strisciavano il cielo
d’un fioco bagliore
e subito si spegnevano
come zolfanelli difettosi.
Quasi fosse uno stuolo
entra senza ferite nella tomba
il provetto architetto di Allah.
Un milione di volte e nel medesimo giorno
una gomma di fuoco ha cancellato Babele.
Ma io ho ancora troppe parole.
E questo è ancora il mio tempo.
*
da Da mani mortali (2012)
Gli eterni lavori
Dalla valletta degli ulivi una neve marina
veste di bianco le bacche della piracanta.
Potessi poggiando la testa sul cuscino
udire il mormorìo dell’anima che dorme
quando sibila la sofferenza delle piante.
Potessi, ospite impensierita, dal pietrisco salvare la salvia
che perde al vento, talvolta, una fogliolina accartocciata
accorrere dove il ramerino implora una sponda
l’ibiscus un tepore che non è qui e un’arancia
s’affaccia fra il plumbago e le spine di Cristo.
Solo al tatto la riconosco quella pace truccata
che al mattino scuote la coperta dei sogni.
*
Le fasi della luna
Trapela, nella camera oscura
come l’intelligenza nel cuore.
Illecita, ingannevolmente stanziale.
Chinata sulla sua metà in ombra
sul fianco di una panca
la faccia girata a non guardarsi
in un confuso abbracciarsi di gambe
come fosse questa l’ultima notte
per dormire insieme
non il mio sonno senza sollievo
ma il nostro che non ha rimorso.
*
I nuovi climi
Nell’estate del duemila e tre
tutto si prosciugò silenziosamente.
Un meraviglioso azzurro puntato
su di noi come un’arma radiosa
premeva i piedi sul suolo, spruzzava
di calce le pareti, entrava, senza
nemmeno una goccia di pioggia
anche di notte
dentro i nostri occhi spalancati.
Dal tronco del melo colava pece nera
e a febbraio bisognò abbatterlo intero.
Il fico si salvò scrollandosi di dosso
la veste lieve delle foglie assetate
e a luglio cogliemmo fichi secchi
da terra, come fosse Natale.
La siccità portò via anche due peschi
che si erano avviticchiati l’uno all’altro
all’insaputa di tutti, in un solo albero da fuoco.
*
Per Emily Dickinson
E se covi nel tuo bozzolo un
Mercato di parole-ciottoli
I pay in satin cash – paghi
Lingua e Vita, ma solo in contante
Yes – ti diremo – noi mendicanti.
***
da La materia prima (2012-2017)
Una volta ci fu il tempo passato.
Ovunque vagante negli eterni
ultramondi il pensiero, lo stolto
come il giusto, irrigidito
nel tormentoso intrico del viso.
Ogni cosa vissuta era tenebra.
Ogni gesto compiuto vapore.
*
Una volta ci fu il tempo futuro.
Invocato a durare latente nel seno
di attesi compimenti e di altri mortali
complimenti, più o meno incompleto
di verità relative, di errori stanziali.
Non importava che ogni cosa amata
fosse così arbitrariamente sperata.
Articolo di Maria Borio-Caporedattrice Poesia della Rivista Nuovi Argomenti
Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite (“XII Quaderno italiano di poesia contemporanea”, Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).
Biografia di Biancamaria Frabotta nacque nel 1946 a Roma, città dove crebe e studiò, laureandosi in lettere alla Sapienza con una tesi su Carlo Cattaneo.[2]
Militò nel Movimento degli Studenti, durante e dopo il Sessantotto, e soprattutto nel Movimento delle Donne, a partire dal 1972, impegnandosi anche nella politica attiva con il Partito Socialista di Unità Proletaria.[3][4] Nel 1976 pubblicò Donne in poesia, che dà grande rilievo alla poesia di Amelia Rosselli e antologizza per la prima volta anche le giovanissime Patrizia Cavalli e Vivian Lamarque. Il volume, che ha suscitato un vivace dibattito,[senza fonte] tratta il tema della specificità del linguaggio poetico femminile, ripreso e ampliato in Letteratura al femminile (1980), che indaga le tracce del femminile anche nella letteratura maschile.[2]
Gli interessi accademici della Frabotta si spostarono poi dall’Ottocento al Novecento: la prima monografia fu dedicata nel 1971 a Carlo Cattaneo, la seconda nel 1993 a Giorgio Caproni. Successivamente la Frabotta scrisse saggi e recensioni ad Amelia Rosselli, Franco Fortini, Toti Scialoja, Elsa Morante.[2]
Nel 1989 pubblicò il romanzo, Velocità di fuga, vincitore del Premio Tropea.
Fece parte degli Amici della Domenica per l’attribuzione del Premio Strega,[5] e scrisse per il teatro una serie di atti unici raccolti in Trittico dell’obbedienza (1996).[3] Come traduttrice, pubblicò con Bruno Mazzoni un’antologia della poetessa romena Ana Blandiana.
Collaborò, tra gli altri, con Il manifesto e con L’Orsaminore, rivista fondata insieme a Maria Luisa Boccia, Giuseppina Ciuffreda, Licia Conte, Anna Forcella, Manuela Fraire e Rossana Rossanda.
Nel 2013 fu nominata socia onoraria della Società Italiana delle Letterate.[6]
Ebbe incarichi di docenza alla Sapienza – Università di Roma, dove si era formata alla scuola di Walter Binni, fin dal 1969. Nel 2001 divenne professore ordinario di Letteratura italiana moderna e contemporanea.
In molti suoi testi vi sono riferimenti al paesaggio rurale di Cupi, nella Maremma grossetana, luogo abituale di soggiorno.[7]
In occasione dell’uscita di Tutte le poesie 1971-2017, avvenuta il 20 marzo 2018, partecipò a eventi e trasmissioni come TGR Petrarca, il Salone Internazionale del Libro di Torino, Quante storie[8], il Festivaletteratura di Mantova[9], Poesia Festival, Pordenonelegge, InQuiete, il Caffè di Rai Uno, il Festival del giornalismo culturale, Più libri più liberi.
Il Programma Festival Internazionale di Poesia di Milano
Il Coraggio dell’Immaginazione
Centro Asteria – 7/8 maggio
Sabato 7
Ore 14 Sotto la betulla
Inaugurazione
Presentazione di Scatto di famiglia – Cos’è successo nella testa e nel cuore dei giovani adolescenti durante il lockdown imposto dalla pandemia? Questo libro nasce da una sfida letteraria creata e promossa dal Centro Asteria di Milano, che ha cercato di dare voce agli studenti, per fargli raccontare la condizione di “reclusione” in famiglia. A cura di Centro Culturale Asteria
Ore 14.30 Sotto la betulla
La nostra sorellanza – Donne italiane e straniere, di tutte le età, di diversa estrazione; donne che si sono prese per mano e hanno dato vita a una sorellanza fatta di ascolto e comprensione reciproca; donne combattenti, fragili che hanno avuto il coraggio e la generosità di mettersi in gioco. Molti i temi affrontati: la maternità, l’intercultura, la libertà di espressione, la parità di genere. Dal privato all’universale per scandagliare l’animo umano e la società, declinata al femminile. A cura di Associazione Per i Diritti umani
Ore 15.00 Sotto la betulla
Presentazione dell’antologia La poesia nei giorni della Paura (Rayuela Edizioni)
Il segno dei nostri giorni, dietro il bagliore nitido di sensazioni mai provate prima, sembrò essere, per lungo tempo, l’incertezza. Le domande alle quali nessuno sembrava in grado di offrire una risposta. Così ci siamo ritrovati, ignorando distanze, forse come mai intimamente legati, sotto il segno della Poesia. Tornando ad essere quei “Cronisti, brevi e astratti, del proprio tempo”, cari a Shakespeare. Tutti insieme, a redigere il diario dell’inquietudine di giorni distanti, eppure così vicini. La narrazione emotiva, emozionale, di un mondo che continua a chiedere di essere salvato dalla bellezza.
Ore 16.00 Sotto la betulla
Sbagliare è umano – Un viaggio nella realtà carceraria, tra Bollate e il Bassone di Como, narrato attraverso il linguaggio poetico e musicale – Con Lorenza Auguadra (autrice) e i Poeticanti. A cura di Luisa Cozzi.
Ore 16.30 Sotto la betulla
Scarlatta Odissea – La poesia incontra il teatro. La poesia si fa corpo. Non è mai facile trasporre la parola poetica in parola detta, recitata.
Ci proviamo attraverso la sensibilità di giovani artisti che danno voce ad alcune poesie di Gabriella Cominotti. Corriamo da un testo all’altro, danziamo su colori e suoni, partiamo da un pensiero, un respiro, un vento che sa di Trieste. Regia Giovanni Di Piano, con artisti della compagnia Bottega Teatrale Milano
Ore 17.00 Dedalus
Dimmi com’eri vestita? – Mostra Itinerante – Inaugurazione – La mostra vuol essere un momento di riflessione e una risposta tangibile a uno dei pregiudizi più pervasivi della nostra società, a partire dalle parole delle donne accolte da Cerchi d’Acqua e da D.I.Re.. Rete contro la violenza.
Ore 18.00 Teatro
Alessandro Ducoli. SConcerto tra musica e parole – “Animale incatturabile questo Ducoli, anche in questo caso, forse più di prima… E così, quello che nei precedenti album era stato definito “romanticismo approssimativo”, ne Il Cotone pare trovare nuove coordinate, forse rivelando il proseguimento di un viaggio musicale che, iniziato con le atmosfere minimali di Divanomachia (2016), è proseguito nello spietato crepuscolarismo di Diavoli e contrari (2018)”. Con Valerio Gaffurini.
Ore 19.00 Teatro
Disturbati dalla quiete. Tempi Diversi – Reading poetico con musica live e proiezione – A cura di Marco Philopat, Paolo Cerruto e Tommaso Russi
Ore 19.30 Teatro
Vauro Senesi – Presentazione di La regina di Kabul. Storie dall’Afghanistan di Emergency (Libreria Pienogiorno), con Cecilia Strada.
Il libro racconta la guerra in Afghanistan attraverso le storie di Emergency, di cui Vauro è stato portavoce dal 2006 al 2009. Piccole, indimenticabili storie, spesso ad altezza di bambino, perché sono sempre i piccoli, i civili, a pagare il prezzo delle guerre decise sul tavolo dei grandi. Questo libro ricostruisce vent’anni di una tragica vicenda mai abbastanza raccontata.
0re 20.30 Teatro
Strange fruit – Billie Holliday – La storia di una donna che si fa largo nel men’s world, il mondo fatto per gli uomini, facendone il suo campo di battaglia, la sua croce di talento e di passione. Da qui il vero blues si libera, ancora intatto, magico e ulcerato, nella magia della sua voce – Con Maria Rita Briganti e Francesco Epiro.
Ore 21.00 Teatro
Quando si sogna non si è mai soli – Un viaggio in musica e parole tra immaginazione e realtà – A cura del Missi Trio (Tastiera, voce e cajón)
Domenica 8
Ore 14 Sotto la betulla
In un mignolo d’aria. L’esperienza del Laboratorio di lettura e scrittura creativa attivo nel Carcere di Opera da 28 anni ha continuato a offrire con le sue attività, in presenza o a distanza, supporto e vicinanza. Un ponte, un arcobaleno di parole e sentimenti per guardare con fiducia e speranza alla vita, oltre le contingenze, verso nuovi orizzonti. A cura di Alberto Figliolia.
Ore 14.30 Patio
Di cosa parliamo quando parliamo di Cultura? Quando siamo troppo allegri, in realtà siamo infelici. Quando parliamo troppo, siamo in realtà a disagio. Quando alziamo la voce, in realtà abbiamo paura. In realtà… la realtà non è quasi mai come appare. (Virginia Woolf – On being ill) La realtà dal punto di vista degli adolescenti, che continuano, spesso, a chiedersi, Di cosa parliamo quando parliamo di Cultura? Con Antonella Cavallo, Gipo Anfosso e Carlo Marconi – Scrittori e Insegnanti.
A seguire
Essere al mondo – con Charlotte di Siena
Ore 15.00 Dedalus
Com’eri vestita? Mostra itinerante – Una domanda troppo spesso rivolta alle donne: rispondono le sopravvissute alla violenza sessuale – Istallazione artistica di Cerchi D’Acqua, centro antiviolenza di Milano.
Ore 16.00 Teatro
Sola di fronte al mare (Pluriversum edizioni) di Patrizia Cirulli, poeta e cantautrice. Presentazione.
Ore 16.30 Teatro
Cristina Peri-Rossi – Premio Cervantes 2021 – L’indomita –
Solo sei donne hanno vinto, nei suoi 41 anni di storia, il Premio Cervantes, il Nobel della lingua spagnola. Due di queste sono nate in Uruguay. Ida Vitale e Cristina Peri-Rossi. Entrambe nate a Montevideo, quella città dallo sguardo inquieto, fragile e concreta, sempre alla deriva su un mare appena intravvisto. Con Milton Fernández e Angel Galzerano
Ore 17.30 Teatro
Alejandra Pizarnik – Piccola cantora notturna –
Credo che la malinconia sia, in fin dei conti, un fatto musicale: una dissonanza, un ritmo distratto. Mentre fuori tutto accade in una cadenza vertiginosa, da cascata, dentro c’è come una lentezza esausta, da goccia che scende, di tanto in tanto. Con Lorella de Luca e Renata Bertolas – Alla chitarra Massimo Latronico.
Ore 18.00 Teatro
Antonio Pigafetta – Relazione del primo viaggio intorno al mondo – (10 agosto 1519 – 6 settembre 1522). Storia di un viaggio iniziato poco più di 500 anni fa, che arriva a noi attraverso gli occhi pieni di meraviglia, di barocco incanto, di questo incerto navigatore dagli occhi prensili, a cui nulla sembra sfuggire. Dai dettagli più apparentemente insignificanti del terreno, la varietà delle specie che popolano un universo fino ad allora sconosciuto, la propria capacità di resistenza alle inclemenze, le lingue, i costumi e la gestualità dei popoli incontrati lungo il cammino; la variopinta genialità del creato sfiorata in un tempo (tre anni) che sembra dilatarsi al suo passaggio. Con Aldo Stella.
Ore 18.30 Teatro
Luca Vullo – Ambasciatore della gestualità italiana nel mondo – Il mio mestiere è quello di raccontare, ciò che per molti è visto ancora come uno stereotipo negativo del quale vergognarsi, con una nuova chiave di lettura: quella di un patrimonio immateriale della nostra cultura, un super potere comunicativo, una magia e perché no, una bellissima poesia.
Ore 19.00 Piano Bar
Poetry Slam – In un mignolo d’aria – Il Poetry Slam è una gara tra poeti che leggono o performano i propri testi con solo voce e corpo, senza musiche o oggetti di scena. In 3 minuti al massimo raccontano un piccolo mondo e lo regalano al pubblico che a sua volta non può limitarsi all’ascolto passivo ma deve partecipare allo spettacolo attraverso il voto. Una piccola magia nata in America nel 1984 a Chicago con Marc Kelly Smith e arrivata in Italia nel 2001 grazie a Lello Voce, oggi piuttosto diffusa grazie anche alla Lega Italiana Poetry Slam. A cura di Elena Gerasi. Maestro di Cerimonia: Alberto Figliolia.
Ore 20.00 Teatro
Se tutte le donne del mondo – The Good News Female Gospel Choir. Un’alternanza e un susseguirsi di racconti di vite di donne “valorose”, di immagini suggestive, accompagnati da brani appositamente scelti per l’occasione. Uno spettacolo che vuole essere un omaggio alla forza delle donne che si battono per una società più giusta e al femminile! Uno spettacolo dedicato al cambiamento, e al coraggio di cambiare le regole in gioco, nella vita reale e nello spettacolo, per poter sognare diversi scenari e possibili futuri, in cui l’attrice principale è la libertà.
Ore 21.00 Teatro
Premio Internazionale di Poesia città di Milano – Premiazione della II Edizione del Premio Internazionale di Poesia Città di Milano.
Ore 21.30 Teatro
Evento finale
Le chitarre erranti – Quando i musicisti sono poeti
Concerto con musiche composte da musicisti di diverse culture che furono anche poeti. Alle chitarre i talentosi musicisti della masterclass Errante, del Festival Corde d’Autunno e Festival Homenaje.
Artisti: Vanessa Bernardi, Nicholas Nebulosi, Giulio Petrella, Victor Valisena e Veronica Bresadola. A cura del M° Marco Ramelli
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