Sassi e Ossa una poesia di Lucille Clifton Sassi e Ossa ecco un paese dove i vecchi si riuniscono nella capitale e parlano la loro lingua piena di sassi le loro sillabe sono schegge di osso dicono di innalzare un credo mentre freddo e immobile là sotto la loro lingua si cela un figlio altrui o forse il mio ossa e sassi le nostre orecchie sanguinano rosso e bianco e blu
stones and bones here is a country where old men gather in the capital and speak their language filled with stones their syllables are chips of bone they speak of lifting up a creed while cold and still there under their tongue is somebody else’s child or mine bones and stones our ears bleed red and white and blue
Raccolta di Poesie -“PENSIERI SCALZI” -Prefazione di Franco Leggeri.
“ PENSIERI SCALZI”, Riflessioni sull’ultima raccolta di Gianni Cristofani, un Poeta vero. Finalmente!
Le rose e gli ulivi sono i profumi della Sabina . Così entro nella nona Silloge di Gianni Cristofani.Questa nona di Cristofani è un battere e levare nell’anima e nella fantasia del lettore. Sono queste , forse, le parole giuste per definire , disegnare, l’opera poetica di Cristofani che si erge come una cattedrale dei sentimenti dove il Poeta della Sabina distilla e distribuisce il sapore della sua terra. L’immensità dei versi si trasforma in ritmo crescente che sa alimentare il quadro di colorati sogni in un quadro di libertà e sangue di passione. Cristofani consegna al lettore poesie che spiccano per la capacità di evocare, con forza lirica, immagini originali: immagini delineate con parole precise e nitide . Per presentare questa silloge di Cristofani, non bisogna associarla ad una poesia “stantia ”, un verseggiare alla “vecchia maniera “ del secolo breve, perché l’Autore ci mette tutta l’anima per distaccarsi da un tradizionalismo “scolastico” nello scrivere questi versi, Cristofani strappa i vecchi schemi e forgia i suoi versi con quel , come dicevo, “battere e levare”, immergere nell’acqua il rosso metallo del verso e , facendo sfumare e raffreddare il calore, ne assembla la poesia . “Pensieri Scalzi” è il risultato finale di questo lavoro ch’è l’Opera nona che Gianni Cristofani ci regala.
Franco Leggeri- Presidente dell’Associazione Culturale DEA SABINA-
PENSIERI SCALZI
(Lungo i bordi della memoria)
PRESENTAZIONE a cura dell’Autore
Alla fine del primo ventennio di questo nuovo secolo, il ventunesimo, eccomi pronto a dare alle stampe una nuova mia raccolta di poesie che negli ultimi trent’anni di produzione letteraria porta a nove le pubblicazioni a partire dalla prima, ISPIRAZIONE, che ospitava le iniziali esperienze in campo poetico figlie anche della acerba ed ingenua adolescenza.
Dopo le emozioni significate nella raccolta PENSIERI SPOGLIATI ho voluto continuare su quella direttrice letteraria intitolando questa nuova performance poetica PENSIERI SCALZI che dovrebbe fare pendant con l’ultimo lavoro A PIEDI NUDI impreziosito dalla bella prefazione della giornalista RAI Rossella Santilli.
Sono ormai sessanta anni che mi cimento nella scrittura di composizioni poetiche pur ritenendomi un semplice contadino del verso perché manco, purtroppo, di quella formazione umanistica che dovrebbe essere alla base di un vero e proprio poeta. La realtà è che il mio scrivere serve solo a me stesso e nasce dall’esigenza di mettere a nudo i miei sentimenti e le mie emozioni per auto psicanalizzarmi specialmente nei momenti più difficili della mia esistenza.
Questa ultima raccolta nasce dunque, come le precedenti, dalle esperienze del vissuto quotidiano con l’intento di cantare l’amore per la vita, per la natura, la devozione al mistero infinito della trascendenza. Ma su tutto si leva l’amore per la mia terra d’origine, la Sabina e per il paese dei padri Montebuono. Sono versi che mi portano ad confronto quotidiano con le piccole e le grandi cose che mi circondano, con un occhio critico verso il passato ed un benevole apprezzamento del presente e di ciò che sarà il futuro.
Certo è che superata la soglia dei settanta anni si avverte la netta sensazione di aver perso l’iniziale ispirazione, avvertendo quasi l’esaurirsi degli argomenti da mettere sulla pagina scritta. E’ il mio un continuo vis a vis con il tempo che ineluttabile scorre sopra le nostre teste e che scompagina le più consolidate realtà perché sono scomparsi i punti di riferimento cui ci si era da sempre abituati. Con PENSIERI SCALZI voglio dar voce alla mia anima stanca, alla mia mente confusa, alle fisime dell’uomo che invecchia, mi voglio mettere a nudo e stendere al sole i panni come faceva mia madre con il bucato sull’aia di casa. Un lenzuolo che dondola al vento sotto il sole di agosto e spara luce riflessa su un pulcino che si trascina nell’erba al seguito della chioccia.
*Gianni Cristofani (Malepassu)-Il Poeta della Sabina
Alcune poesie della raccolta
LA ROSA
Rosa di maggio
che ti schiudi al mattino
quando il sole solletica
i tuoi petali stanchi
di fronte la casa
dove vive l’amore.
Ogni petalo un bacio
sul tuo labbro vermiglio
il tuo sorriso consola
il mio esistere ed è
per questo che vivo
la pienezza dei giorni
al tuo fianco da sempre.
E’ un grido che squarcia
della notte i silenzi
questo mio amore per te.
RISVEGLI
Perdersi fra le pieghe di un lenzuolo
al risveglio d’inverno al mattino
quando picchia la pioggia sui vetri
ed il vento fa ondeggiare gli ulivi,
quando il sogno sembra essere vera
realtà che confonde e fiacca la mente.
Poi s’appressa la vestale in pigiama
con il caffè che sprigiona l’aroma
che ridà concretezza ai risvegli
rispedendo nell’oblio i perigli
che dei sogni s’erano fatti ragione.
Resterà nell’inconscio la traccia
di un conflitto tra l’onirico e il vero
per far si che ci si metta la faccia
quando si esterna un disagio sincero.
L’OMBRA
Ho calpestato l’ombra dei miei pensieri
sul lungo, impervio sentiero dei ricordi
quando un cuore di ghiaccio alimenta
tenui palpiti scomposti e sfilacciati sospiri
tanto che è allora che la macchia diventa
essa stessa l’ombra compatta dei respiri.
Scatta il momento di scoprire improvviso
d’essere io stesso un’ ombra in processione
col buio compatto che mi copre il viso
mentre cerco la luce forte d’una benedizione.
DEDICATA A FAUSTO
Ci hai lasciato in un autunno di pioggia
poco dopo aver festeggiato i settanta
grande amico ora la tua anima alloggia
nella casa dove un coro di angeli canta.
Troppo in fretta l’esistenza hai concluso
tu che amavi colloquiar con la gente
con garbo, in silenzio la porta hai chiuso
per far della fine un tuo pensiero silente.
Solitario stavi quando il male ha colpito
anche se amici avevi per chiedere aiuto
amarezza di un animo vistosi tradito
aspettativa d’amore che fu solo rifiuto.
Generoso compagno di bella vita paesana
trascorsa all’ombra di discorsi importanti
davanti al bar ai bordi della strada romana
consumando ogni tanto gelati croccanti.
Fu la banca nostrana a cementar l’amicizia
per Dante e Ilia fu la vera manna dal cielo
mi solleva il ricordo dalla mia tanta mestizia
averti visto raggiante come il fiore d’un melo.
Pier Augusto Breccia-
Quando entri nella notte stellata dello Spirito attraverso la porta dell’arte, togli al pensiero il peso della sua razionalità.
Rendi libera la mente dal rigido cuoio che la protegge e la ingabbia lungo i percorsi del mondo e lasciala galleggiare tra le stelle.
Nell’indefinito spazio dell’Essere i pensieri camminano scalzi.-Pier Augusto Breccia
Mia madre ha ripetuto il suo nome in me
non per mancanza d’immaginazione ma per amore agli specchi
dove lei trova il suo corpo
in un equilibrio che pensava d’aver dimenticato.
Quando mi chiama
la sua voce trasforma la mia persona in un’eco
in una ripetizione cantilenante
una serie infinita di specchi
riproduce la mia sagoma fino all’indicibile
svuotandomi
polverizzandomi.
Quando mia madre mi chiama
sta chiamando se stessa
e alla fine nessuno sa chi è chi in questa casa.
Antes
Mi madre ha repetido su nombre en mí
no por falta de imaginación sino por amor a los espejos
donde ella encuentra su cuerpo
en un equilibrio que creyó olvidar.
Al llamarme
su voz convierte a mi persona en un eco
en una repetición en sonsonete
una serie infinita de espejos
reproduce mi silueta hasta lo indecible
vaciándome
pulverizándome.
Cuando mi madre me llama
se está llamando a ella
y al final nadie sabe quién es quién en esta casa.
Dalla raccolta De madrugada (2014)
I suoi occhi
Non c’era nulla dietro i suoi occhi
solo un mare senza movimento,
un mare
di acque scure
con pesci nuotando al rallentatore
e sirene sminuzzate
in un fondo senza fondo
tra montagne schiacciate
che una volta furono
remotamente
animali che il tempo estinse.
I suoi occhi
nonostante tutto
cercano
in me
un altro mare
simile e distante
per accarezzarlo con il suo sguardo.
Sus ojos
No había nada detrás de sus ojos
sólo un mar sin movimiento,
un mar
de aguas oscuras
con peces nadando en cámara lenta
y sirenas desmenuzadas
en un fondo sin fondo
entre montañas hundidas
que alguna vez fueron
remotamente
animales que el tiempo extinguió.
Sus ojos
a pesar de todo
buscan en mí
otro mar
parecido y distante
para acariciarlo con su mirada.
Cane che abbaia
C’è un cane nell’edificio di fronte
rinchiuso
dietro la ringhiera di un balcone
che non fa altro che abbaiare
dalla mattina alla sera.
Nel frattempo
il mondo passa nella sua vertiginosa disarmonia
abbaia al cane
e il cane sempre risponde.
Il dialogo non ha fine
è diventato inverosimile,
non si capiscono
non si capiranno mai.
La mattina si espande
dai suoi propri limiti
scivolosi
naufraga e riprende i suoi impulsi
e naufraga di nuovo.
A questo punto
nessuno in questo quartiere
vuole sentire ancora
il beato cane che abbaia
e abbaia.
Che il mondo si faccia capire
una buona volta
che quell’animale ritorni in sé
una volta per tutte
e capisca che nulla gli appartiene.
È un cane squallido
brutto
dagli occhi sporgenti
l’ho visto sbadigliare, mangiare e
grattarsi le pulci,
molti vorremmo avvelenarlo
ma non potremmo:
il balcone è alto
e il mondo non smette di passare
continuamente
con la sua cantilena che alimenta
latrati e chissà quante altre cose
in questa strada
dove si trova la mia casa.
Perro que ladra
Hay un perro en el edificio de enfrente
encerrado
detrás de la baranda de un balcón
que no hace otra cosa que ladrar
de la mañana a la noche.
Mientras tanto
el mundo pasa en su vertiginosa desarmonía
le ladra al perro
y el perro siempre contesta.
El diálogo no tiene fin
se ha vuelto inverosímil,
no se entienden
nunca se entenderán.
La mañana se explaya
desde sus propios límites
resbaladizos
naufraga y retoma sus ímpetus
y naufraga otra vez.
A esta altura
ya nadie en este vecindario
quiere oír más
al dichoso perro que ladra
y ladra.
Que el mundo se haga entender
de una buena vez
que ese animal entre en razones
de una vez por todas
y entienda que nada le pertenece.
Es un perro escuálido
feo
de ojos saltones
lo he visto bostezar y comer y
rascarse las pulgas,
muchos quisiéramos envenenarlo
pero no podríamos:
el balcón es alto
y el mundo no deja de pasar
continuamente
con su cantilena que alimenta
ladridos y quién sabe cuántas cosas más
por esta calle
en la que está mi casa.
Gatto davanti alla finestra
Il mio gatto crede che nella finestra ci sia molto da guardare.
La finestra con quel mondo ristretto che porta dentro
rimane in silenzio.
Il vetro
tuttavia
riflette il corpo del mio gatto
che guarda e guarda,
so che pensa che se il mondo fosse così grande
come la gente suol credere
non ci entrerebbe in quel miserabile rettangolo.
La luce è buona
per il gatto e per il mondo,
li riflette entrambi.
Senza il vetro nulla di tutto questo sarebbe possibile.
Gato frente a la ventana
Mi gato cree que en la ventana hay mucho para mirar.
La ventana con ese mundo apretado que lleva dentro
permanece en silencio.
El vidrio
sin embargo
refleja el cuerpo de mi gato
que mira y mira,
sé que piensa que si el mundo fuera tan grande
como la gente suele creer
no entraría en ese miserable rectángulo.
La luz es buena
para el gato y para el mundo,
los refleja a los dos.
Sin el vidrio nada de esto sería posible.
Come questa povera gente
Come questa povera gente che
ripetutamente
ritorna
alla loro casa allagata,
ritorno a guardarmi allo specchio:
i miei occhi,
che non vogliono vedere, vedono
l’ampiezza del mio viso
il coraggioso gesto della vita
che cade lungo il bordo delle mie sopracciglia;
causa ed effetti si inanellano
con totale impunità:
la vita è un tulle che lascia vedere
le tracce di un transito in vertigini infinite.
Como esta pobre gente
Como esta pobre gente que
una y otra vez
regresa
a su casa inundada,
vuelvo a mirarme en el espejo:
mis ojos,
que no quieren ver, ven
la amplitud de mi cara
el esforzado gesto de la vida
cayendo por el borde de mis cejas;
causas y efectos se enhebran
con total impunidad:
la vida es un tul que deja ver
las huellas de un tránsito en infinito vértigo
Venti d’autunno
Cominciano ad arrivare
i venti dell’autunno,
giungono prima dell’autunno
come deve essere, quei venti
scuotono le pareti
di questa mia casa
che li attende
ancor prima che si facciano sentire
tremare borbottare tremolare,
pareti e tetti rimangono avvolti nei loro scuotimenti.
Il futuro ha spiegato le sue ali al presente
mentre il passato si è reclinato nell’appoggiò
di ciò che mai si ripeterà.
Il vento mi racconta che l’autunno verrà a sdraiarsi
sul tetto di casa mia
come un gatto.
Tutto va bene ora
che il futuro ha spinto i suoi venti fin qui.
Vientos de otoño
Comienzan a llegar
los vientos del otoño,
se adelantan al otoño
como debe ser, esos vientos
estremecen las paredes
de esta casa mía
que los espera
aún antes de que se hagan oír
temblar refunfuñar tremolar,
paredes y techos quedan envueltos en sus sacudimientos.
El futuro ha desplegado sus alas hacia el presente
mientras el pasado se reclinó en el respaldo
de lo que nunca se repetirá.
El viento me cuenta que el otoño vendrá a recostarse
sobre el techo de mi casa
como un gato.
Todo está bien ahora
que el futuro empujó el viento hasta aquí.
Dalla raccolta Los días (2014)
Congedo
Mettesti la mia mano sul tuo petto
e chiudesti gli occhi:
La mia mano rimase dentro il tuo petto.
Dall’altro lato dei tuoi occhi
la mia mano accarezzò la tua memoria
parsimoniosamente
la mia mano affogò nella tua liscia memoria
poi qualcuno fischiò nel corridoio
la sera levigò i suoi margini,
dire addio è facile
quando il silenzio avvolge la vita
senza limiti
il silenzio è un piccolo dio
che rende il nostro congedo un luogo di arrivo
ora posso guardare
la mia propria morte nei tuoi occhi
la vedo inerpicarsi sul bordo del mio nome
e ci protegge entrambi.
Despedida
Pusiste mi mano sobre tu pecho
y cerraste los ojos:
mi mano quedó dentro de tu pecho.
Del otro lado de tus ojos
mi mano acarició tu memoria
parsimoniosamente
mi mano se ahogó en tu lisa memoria
después alguien silbó en el pasillo
la tarde pulió sus aristas,
despedirse es fácil
cuando el silencio envuelve a la vida
sin límites
el silencio es un pequeño dios
que convierte nuestra despedida en sitio de llegada
puedo mirar ahora
mi propia muerte en tus ojos
la veo trepándose sobre el borde de mi nombre
y nos cobija a los dos.
Dalla raccolta Invierno (inediti)
Biografia di Irma Verolín è nata l’8 dicembre 1953 a Buenos Aires, in Argentina. Ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti, tra i quali: il primo premio comunale «Eduardo Mallea», il primo premio internazionale «Horacio Silvestre Quiroga», il primo premio internazionale della Fondazione Luis Palés Matos di Porto Rico; primo premio della Fondazione Victoria Ocampo; Premio Emecé; Primo premio comunale della città di Buenos Aires; primo premio internazionale del romanzo di Mercosur. Ha pubblicato tre libri di poesia, quattro di racconti e due romanzi. E’ autrice di libri di letteratura per bambini e ragazzi, e di questi ne sono stati pubblicati cinque. Alcuni dei suoi testi sono stati tradotti in inglese, tedesco, italiano, russo e portoghese.
Irma Verolín Nació el 8 de diciembre de 1953 en Buenos Aires, Argentina. Ha recibido numerosos premios y galardones, entre ellos: el primer premio municipal “Eduardo Mallea”, el primer premio internacional “Horacio Silvestre Quiroga”, el primer premio internacional de la Fundación Luis Palés Matos de Puerto Rico; primer premio de la Fundación Victoria Ocampo; Premio Emece; Primer premio municipal de la ciudad de Buenos Aires; primer premio internacional de novela del Mercosur. Ha publicado tres libros de poesía, cuatro de cuentos y dos novelas. Es autora de libros de literatura infantil y juvenil, de los cuales se han publicado cinco. Algunos de sus textos han sido traducidos al inglés, alemán, italiano, ruso y portugués.
Nella Cacciata
dal Paradiso di Masaccio
che aria indulgente ha quell’angelo.
Sembra un bravo pubblico ufficiale
che fa solo rispettare
le regole. Ricordo
quei volti al corso di Belle Arti 13.
Ero abbastanza giovane allora
da pensare che la perdita dell’innocenza
avesse solo a che fare col sesso.
Ora che vedo Eva coprirsi
i seni con le mani
lo so che non è per nasconderli
ma solo per proteggerli
da quello che immagina le dovrà
capitare con Abele attaccato
da una parte, e Caino dall’altra.
(traduzione di Andrea Sirotti)
In lingua originale:
Fresco
In Masaccio’s Expulsion
From the Garden
how benign the angel seems,
like a good civil servant
he is merely enforcing
the rules. I remember
these faces from Fine Arts 13.
I was young enough then
to think that the loss of innocence
was just about Sex.
Now I see Eve covering
her breasts with her hands
and I know it is not to hide them
but only to keep them
from all she must know
is to follow from Abel
on one, Cain on the other.
Linda Pastan (New York May 27, 1932 – Chevy Chase January 30, 2023).Poeta laureata dello stato del Maryland dal 1991 al 1994, è considerata una delle voci più importanti della poesia americana contemporanea. Ha pubblicato dieci volumi di poesia: A Perfect Circle of Sun, Aspects of Eve, The Five Stages of Grief, Waiting for My Life, PM/AM: New and Selected Poems, A Fraction of Darkness, The Imperfect Paradise, Heroes in Disguise, An Early Afterlife, e Carnival Evening: New And Selected Poems 1968-1998. The Last Uncle, la sua ultima raccolta, è uscita nel 2002 per l’editore Norton.Tra i suoi numerosi riconoscimenti ricordiamo il Dylan Thomas Award, il Di Castagnola Award, il premio Bess Hokin della rivista Poetry, il Virginia Faulkner Award della rivista Prairie Schooner, e il prestigioso Pushcart Prize. A Fraction of Darkness ha vinto il Maurice English Award; PM/AM: New and Selected Poems ha ottenuto la nomination per il National Book Award; e The Imperfect Paradise è stato incluso tra i finalisti per il Los Angeles Times Book Prize. Alcuni critici hanno indicato Emily Dickinson come prima ascendente dello stile lapidario e del wit metafisico di Linda Pastan, un confronto che, benché ingombrante, appare perfettamente giustificato dalle sue migliori, memorabili poesie. Nella sue liriche più riuscite le parole non sono mai una successione casuale e occasionale di belle immagini, di metafore ispirate. Non sono nemmeno sterili esercizi formali secondo la più recente moda delle ‘creative writing schools’. La sua è una scrittura che ricorda da vicino l’etimologia della parola poesia, legata al concetto di ‘fare’, di creare il nuovo, di rivelare. Nella sua opera c’è il ritorno al ruolo che il poeta ha avuto per secoli: stimolare la riflessione, mostrare il mondo nei suoi aspetti meno consueti, tendere all’universalizzazione dei sentimenti.
Storia della XII Brigata Internazionale nella guerra di Spagna-
Editore Kappa Vu
Descrizione
La guerra di Spagna scoppiò nel luglio 1936 dopo un fallito tentativo di colpo di stato militare contro il governo democratico della Repubblica spagnola. In seguito all’intervento dell’Italia fascista e della Germania nazista in appoggio ai militari, si trasformò in una guerra internazionale, militare e politica, che vedeva coinvolte tutte le maggiori potenze dell’epoca. Gli antifascisti italiani combatterono nel corso di quella guerra in prima linea, inquadrati nel battaglione e poi brigata Garibaldi, in seno alle Brigate Internazionali, che rappresentavano gli antifascisti di tutto il mondo, di diverse idee politiche, uniti nella lotta al fascismo. Questo libro racconta quell’epopea, l’eroismo di quei combattenti, ma anche i problemi e le crisi che si trovarono ad affrontare, in una lotta che aveva una valenza assieme nazionale ed internazionale. Quelle vicende fornirono un insegnamento importante qualche anno dopo per la Resistenza italiana.
Poesia di Guillaume Apollinaire tratta da “alcools”-
-Apollinaire recite le pont Mirabeau-
il ponte Mirabeau
Sotto Pont Mirabeau la Senna va
E i nostri amori potrò mai scordarlo
C’era sempre la gioia dopo ogni affanno
Venga la notte suoni l’ora
I giorni vanno io non ancora
Le mani nelle mani restiamo faccia a faccia
E sotto il ponte delle nostre braccia
Stanca degli eterni sguardi l’onda passa
Venga la notte suoni l’ora
I giorni vanno io non ancora
L’amore va come quell’acqua fugge
L’amore va come la vita è lenta
E come la speranza è violenta
Venga la notte suoni l’ora
I giorni vanno io non ancora
Passano i giorni e poi le settimane
Ma non tornano amori né passato
Sotto Pont Mirabeau la Senna va
Venga la notte suoni l’ora
I giorni vanno io non ancora
Le pont Mirabeau
Sous le pont Mirabeau coule la Seine
Et nos amours
Faut-il qu’il m’en souvienne
La joie venait toujours après la peine
Vienne la nuit sonne l’heure
Les jours s’en vont je demeure
Les mains dans les mains restons face à face
Tandis que sous
Le pont de nos bras passe
Des éternels regards l’onde si lasse
Vienne la nuit sonne l’heure
Les jours s’en vont je demeure
L’amour s’en va comme cette eau courante
L’amour s’en va
Comme la vie est lente
Et comme l’Espérance est violente
Vienne la nuit sonne l’heure
Les jours s’en vont je demeure
Passent les jours et passent les semaines
Ni temps passé
Ni les amours reviennent
Sous le pont Mirabeau coule la Seine
Vienne la nuit sonne l’heure
Les jours s’en vont je demeure.
note: traduzione di Vittorio Sereni, postata il 17/02/2012, tratta da “alcools”, Apollinaire recite le pont Mirabeau
Biografia di Guillaume Apollinaire
Pseudonimo dello scrittore Guillaume-Apollinaris-Albertus de Kostrowitsky (Roma 1880 – Parigi 1918). Nato da un italiano e da una nobildonna polacca, ma di cultura francese, visse l’esperienza letteraria della Francia dagli ultimi anni del sec. 19º fino alla prima guerra mondiale, cui partecipò valorosamente. Le sue poesie giovanili si collocano nel quadro dell’ultimo simbolismo: così Le Bestiaire ou Cortège d’ Orphée (1911) e le poesie che, pubblicate sparsamente, furono raccolte poi nel volume Calligrammes (1918). Dal senso musicale della parola passò a coltivare il valore suggestivo delle associazioni che la parola può evocare e inaugurò la lirica in cui assumono importanza massima le immagini e le cose. In tal modo fu condotto a iniziare nella poesia il cubismo, il sintetismo o simultaneismo e il surrealismo. La sua influenza si avverte in tutti i movimenti svoltisi nella letteratura francese dal 1905 al 1920 circa. Della sua opera non voluminosa si ricordano, oltre ai libri citati, Alcools (1913, poesie), Le poète assassiné (1916, romanzo), Les mamelles de Tirésias (1917, dramma surrealista). Amico di Braque, di Picasso e degli altri cubisti, partecipò attivamente al loro movimento come critico d’arte.
Adam Zagajewski: Alla scoperta di questo grande poeta polacco –
La città in cui vorrei abitare
È una città silenziosa al crepuscolo,
quando pallide stelle riprendono i sensi,
e a mezzogiorno sonora per le voci
di ambiziosi filosofi e mercanti
che hanno portato velluti dall’Oriente.
Vi ardono i fuochi delle conversazioni
non certo i roghi.
Le vecchie chiese, le pietre muscose
di antiche preghiere sono la sua zavorra
e il suo razzo diretto verso il cosmo.
È una città imparziale
che non condanna gli stranieri,
una città che rapida ricorda
e lentamente scorda,
che tollera i poeti e perdona ai profeti
la mancanza di humour.
È una città eretta
in base ai preludi di Chopin,
da cui ha preso solo la gioia e la tristezza.
Un largo anello di colline
la circonda; vi crescono
i frassini campestri e il pioppo slanciato
che è il giudice del popolo degli alberi.
Un fiume vivace che vi scorre in mezzo
notte e giorno sussurra
saluti incomprensibili
delle sorgenti, delle montagne, del cielo.
Ciò che
Ciò che pesa troppo
e trascina in basso
che fa male come il dolore
e brucia come uno schiaffo,
può essere pietra
o àncora.
A maggio
Camminando nel bosco, in un’alba di maggio,
chiedevo, dove siete, anime
dei morti. Dove siete, giovani
scomparsi, dove siete, ormai del tutto
mutati.
Un grande silenzio regnava nel bosco
e udivo le foglie verdi sognare,
udivo i sogni della corteccia da cui nascono
barche, navi e vele.
Poi a poco a poco gli uccelli si fecero
sentire, cardellini, tordi e merli nascosti
nei balconi dei rami; ognuno parlava a suo modo,
con voce diversa, senza chiedere nulla, senza
amarezza o rimpianto.
E capivo che voi siete nel canto,
inafferrabili come la musica, indifferenti come
le note, lontani da noi quanto noi
da noi stessi.
All’alba
All’alba dai finestrini del treno vedevo città
disabitate, spopolate dal sonno,
aperte e indifese come grandi
animali sdraiati sul dorso.
Per le vaste piazze camminavano
solo i miei pensieri e un vento freddo,
sulle torri perdevano i sensi bandiere di lino,
nelle chiome degli alberi si svegliavano gli uccelli,
nelle folte pellicce dei parchi scintillavano
occhi di gatti selvatici,
nelle vetrine dei negozi si specchiava
la timida luce del mattino, eterno debuttante,
le giostre, finalmente assorte,
pregavano il loro invisibile centro,
i giardini fumavano come le rovine di Varsavia,
e alle mura brune del macello
ancora non era arrivato il primo camion.
All’alba le città non sono di nessuno,
non hanno nomi
e neppure io ho un nome,
sul far del giorno, quando svaniscono le stelle
e il treno corre sempre più veloce.
La bandiera
La mattina mi sveglio e cerco di appurare
con l’aiuto di un binocolo da teatro
quale bandiera sventoli sulla mia città
nera, bianca o grigia come il terrore,
se la mia città è già stata conquistata
o ancora si difende, se implora
la clemenza dei vincitori oppure
porta il lutto per alcuni secondi
di oblio, o forse io stesso sono
la bandiera solo che non so
vederla, così come non vediamo
il nostro cuore.
Biografia di Adam Zagajewski nasce nel 1945 a L’vov (attuale Leopoli, in Ucraina), ma non ci rimane a lungo: la sua famiglia, infatti, viene costretta, insieme a molte altre famiglie polacche tra il 1944 e il 1946, a trasferirsi nella Polonia centrale. Cresce e studia nella città di Gliwice prima, a Cracovia poi.
Insegna filosofia all’università e pubblica alcune poesie, ma si schiera pubblicamente contro la propaganda comunista e questo fa sì che le sue opere vengano messe al bando. Nel 1982 si trasferisce a Parigi; tornerà a vivere in Polonia solo vent’anni dopo.
A oggi è considerato uno dei più grandi poeti contemporanei polacchi ed è stato più volte candidato al Nobel.
una poesia di Ingeborg Bachmann, Poetessa austriaca
Invocazione all’Orsa Maggiore
Scendi, Orsa Maggiore, notte arruffata
fiera dal manto di nubi, dagli antichi occhi,
stelle occhi,
nella macchia affondano, scintillanti,
le tue zampe con gli artigli,
stelle artigli,
vigili noi pascoliamo gli armenti,
pur da te ammaliati, e diffidiamo
dei tuoi fianchi sfiniti, degli aguzzi
denti dischiusi,
vecchia orsa.
Un cono di pigna: il vostro mondo.
Voi: le sue squame.
Dagli abeti dell’inizio
agli abeti della fine
la rivolto, la sbalzo,
l’annuso, ne saggio il sapore
e l’abbranco.
Temete e non temete!
Gettate l’obolo nella borsa,
all’uomo cieco una buona parola,
perché tenga l’orsa al guinzaglio.
E condite gli agnelli di spezie.
Potrebbe quest’orsa
liberarsi, non più minacciando,
incalzando ogni pigna, dagli abeti
caduta, maestosi abeti alati,
precipitati dal paradiso.
Da: Invocazione all’Orsa Maggiore, trad. di Luigi Reitani. SE, Milano 1994
Breve biografia di Ingeborg Bachmann-Poetessa austriaca (Klagenfurt 1926 – Roma 1973). Ottenne il primo riconoscimento col premio conferitole dal “Gruppo 47” per le poesie riunite in Die gestundete Zeit (1953), nelle quali i motivi ideologici della sua formazione intellettuale (Heidegger, Wittgenstein) s’incontrarono con il tema della generazione venuta dopo gli orrori della guerra nella dimensione d’un linguaggio spesso tormentato e astruso, ma sempre autentico. Nella successiva raccolta, Anrufung des grossen Bären (1956), i nodi espressivi tendono a sciogliersi in un dettato più lucido (vi compare spesso, al posto del metro libero, la strofa rimata), pur senza perdere di profondità. Di singolare interesse (a parte alcuni testi minori, fra i quali ricorderemo i radiodrammi Die Zikaden, 1955 e Der gute Gott von Manhattan, 1958, in forma di ballata) sono altresì i volumi di racconti Das dreissigste Jahr (1961) e Simultan (1972) e il romanzo Malina (1971): pagine narrative caratterizzate da una intensa vibrazione poetica, anche se quasi sempre lontane dai moduli della “prosa lirica
-EMANUELA TESEI , romanzo “ La Danza di Sole e Luna”.
EMANUELA TESEI , nata a Roma da genitori sabini originari di Monte Santa Maria di Poggio Nativo-
Fernando Pessoa:“L’unica prefazione di un libro è la mente di chi lo legge“.
Articolo di Franco Leggeri-Scrivere la recensione per il romanzo di Emanuela Teseinon cosa è semplice. Potrei descrivere l’opera di Emanuela come se fosse una sceneggiatura di un film, raccontare le scene , ma , forse, non è così che riuscirei ad esprime al meglio le sensazioni e le emozioni che mi hanno coinvolto . Proverò, semplicemente, a mettere in ordine il turbine di sorprese che mi hanno segnato ed è di questi sentimenti e sensazioni che proverò a scrivere cercando di delineare il quadro ed esaltarne il ritratto finale. Sin dalla prima pagina dell’opera di Emanuela Tesei si entra nella scenografia, risucchiati dalla scena abbracciati dalle canzoni di Vasco Rossi e Guccini. Ti trovi ad essere attore della graffiante poetica dei versi di così bene incastonati all’interno di una pagina dove, appunto, si trovano in scena sia Diana che Apollo. Prendere Majakovskij, i suoi versi, per alimentare la pagina, incidere la pagina, è che fa Emanuela Tesei , lei utilizza la penna come scalpello, e rafforzare il pensiero che l’autrice getta sul bianco della pagina così come il ferro sull’incudine un battere e levare e, come il maniscalco che forgia il ferro, così l’autrice ne modella e, poi, ricama il pensiero scritto. E il Gaber di “porta romana bella”, quel Gaber, che conosco, è il sottolineato usato per descrivere la traccia sonora nel ricordo del quartiere Bravetta, Forte Bravetta , la Pisana. Come scrive l’autrice siamo in una barchetta che naviga nel mar dello Stromboli , ed ecco che ti accorgi di questo mare “verticale” di “questa montagna di mare” , e scopri che stai navigando in un oceano di parole che ti risucchiano in labirinto kafkiano. In questo labirinto hai, sei fortunato, la sirena , colonna sonora, di voci amiche di cantanti che condividi, nel gusto, con l’autrice la quale non ti lascia in balia del nulla , ma si fa essa stessa bussola e faro in questo oceano di sentimenti. Puoi sostare a Rieti, ascoltando i dialoghi di Platone con Carmide, e ammirare il ponte romano che si offre allo sguardo quando il Velino è in magra. E dopo, sempre in un progredire di scenari nuovi, vai , campo lungo della regia, al Terminillo e ti aggrappi alla sua altitudine e, quindi, provi a riemergere, come il ponte romano, perché , se vuoi riemergere, devi sapere che :”non può piovere per sempre” come dice il Corvo nel film omonimo. Il romanzo di Emanuela è un labirinto, il mio Dedalo, com’è il mio Castelnuovo nei ricordi e nelle poesie che scrivo. Se in Castelnuovo ad ogni angolo trovi una nuova epigrafe che narra una storia, così ad ogni pagina scritta da Emanuela Tesei entri, navighi, a fianco di un nuovo personaggio. Poi ti fermi e ti ristori, prendi fiato, ti disseti con i versi Alda Merini:” … inquietudini segrete disparvero, perché eravamo vicine a dio, e la nostra sofferenza era arrivata al fiore….”. E come dimenticare di aver incontrato nelle pagine del libro Eraclito e i Pink Floyd ? Emanuela Tesei riesce a farli camminare insieme Eraclito e i Pink Floyd come compagni di strada; questi giganti cosi si vedono assieme, con l’immaginazione puoi vederli disegnati nelle crepe del muro che trovi al ciak iniziale del romanzo :” E camminare per il Borgo sabino (Monte Santa Maria o Castelnuovo di Farfa?), i sui vicoli o “sentieri” , che l’autrice immagina come vene senza luce ed è allora che lei invoca la Via Lattea e la stella Vega perché il protagonista è assetato di Sole, mentre Orfeo , figlio della Poesia, guida il lettore nelle melodie che si riflettono sulle pietre “antiche” delle case. L’Autrice con uno stile unico, è la sua prima opera letteraria, riesce, è capace di creare tensione fino a renderla palpabile. Le “musiche” la colonna sonora è la zattera che riesce a “traghettarti “sulla riva opposta e così il lettore torna a riva dopo aver navigato questo “mare verticale”. Concludo questa impressione “ a caldo” scrivendo, credo di poterlo fare, che l’autrice ha scritto , incredibile performance di Emanuela, in modo di poter permettere al lettore di solidarizzare con il suo protagonista, seguendolo nei suoi alti e bassi. In questo romanzo l’autrice è capace, è stata capace, di descrivere la nostra società in modo crudo e graffiante, i capitoli li ha “rifiniti” e lavorati anche con la carta vetrata, ma il risultato finale è stato che il romanzo “Danza di Sole e Luna” , ad ogni capitolo, il lettore si trova di fronte a un dipinto dai colori dalle innumerevoli luci generate dalle mille facce del “diamante” della fantasia. Queste impressioni a caldo non sono un prologo, ne una prefazione e neanche una introduzione al lavoro di Emanuela. La Danza di Sole e Luna sarà una lettura che spingerà il lettore ad affidare le sue emozioni a questa trama affascinante che , ne sono sicuro, il ritmo, altissimo, del susseguirsi dei capitoli sarà capace di rimanere impresso nel intimo , il lavoro di Emanuela, è destinato a lasciare un segno profondo .
Articolo di Franco Leggeri
La scrittrice Emanuela TESEI, nata a Roma da genitori sabini originari di Monte Santa Maria di Poggio Nativo, è una gradita scoperta letteraria del tutto casuale. Emanuela TESEI è la vincitrice assoluta , con il romanzo La Danza di Sole e Luna, della XIV edizione del Premio Letterario Internazionale “Gaetano Cingari” 2019.
Contatti:
e.mail.: emefsoleluna@yahoo.com
Pagina Facebook: La danza di Sole e Luna.
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