Mantova- Mostre | Poesia e salvezza. Picasso a Palazzo Te-
MANTOVA – Dal 5 settembre 2024 al 6 gennaio 2025, Palazzo Te a Mantova ospiterà Picasso a Palazzo Te. Poesia e Salvezza. Curata da Annie Cohen-Solal in collaborazione con Johan Popelard, la mostra rappresenta il fulcro del programma culturale 2024, dedicato al tema della Metamorfosi. Prodotta dalla Fondazione Palazzo Te, in collaborazione con il Musée national Picasso-Paris e la famiglia dell’artista, questa esposizione offre un dialogo affascinante tra Picasso e la tradizione mitologica di Giulio Romano.
All’interno della mostra, saranno esposte circa 50 opere di Picasso, alcune delle quali mai viste prima in Italia. Tra i lavori più importanti vi sono le incisioni dedicate alle Metamorfosi di Ovidio, realizzate nel 1930. Questi capolavori sono una riflessione visiva sulle leggende mitologiche e sulla connessione di Picasso con il Rinascimento.
L’artista e la poesia come salvezza
Picasso, arrivato in Francia nel 1900, fu per lungo tempo uno straniero marginalizzato. Considerato un anarchico e avanguardista, trovò nella poesia un mezzo per superare la sua condizione di esclusione. La poesia non solo permise a Picasso di esprimere la sua visione creativa, ma fu anche un rifugio personale che lo aiutò a navigare tra le tensioni della società francese. Annie Cohen-Solal, curatrice della mostra e autrice del libro “Picasso. Una vita da straniero”, sottolinea come la poesia sia stata per Picasso una via di salvezza nelle fasi più difficili della sua vita.
Le sezioni della mostra
Pablo, Giulio e Ovidio: La prima sezione della mostra esplora il dialogo tra le incisioni di Picasso e le Metamorfosi di Ovidio. Sarà esposto un vaso etrusco, mai visto prima, che riflette sulla trasformazione e sul viaggio dell’anima, in dialogo con i disegni di Picasso che narrano la caduta di Fetonte, l’amore di Giove e Semele e altre storie mitologiche.
Picasso straniero a Parigi… accolto dai poeti: La seconda sezione presenta il legame di Picasso con il mondo dei poeti parigini del primo Novecento. L’artista, attraverso figure come Guillaume Apollinaire e Max Jacob, trovò un nucleo intellettuale che lo accolse e lo sostenne. Il periodo della Prima guerra mondiale rappresentò un momento di grande crisi per l’artista, che riuscì però a trovare nuovi stimoli grazie all’incontro con il poeta Jean Cocteau.
Quando Picasso diventa Poeta: la Salvezza: La terza sezione esplora come la poesia sia diventata un elemento centrale per Picasso, aiutandolo a superare una crisi personale e professionale nel 1935. Le opere come Donna sdraiata che legge (1939) e Sta nevicando al sole (1934) mostrano l’influenza della poesia nella sua arte.
La metamorfosi vissuta come strategia: La quarta sezione analizza il tema della metamorfosi, presente in opere di grande intensità visiva. Tra queste, una serie di lavori mai esposti prima in Italia, che mettono in evidenza il rapporto di Picasso con il suo alter ego Minotauro.
Info mostra
La mostra è promossa dal Comune di Mantova e organizzata da Palazzo Te in collaborazione con il Musée national Picasso-Paris. Un appuntamento che permette di scoprire un Picasso inedito, lontano dagli stereotipi, in dialogo con la tradizione classica e poetica.
Con l’acquisto del biglietto, i visitatori potranno accedere anche alla mostra parallela di Palazzo Reale a Milano: Picasso lo straniero, in programma dal 20 settembre 2024 al 2 febbraio 2025.
Festival di Film di aVilla Medici Roma: ecco le opere in programma – Sin dalla sua creazione nel 2021, il Festival di Film di Villa Medici esplora i legami tra cinema e arte contemporanea andando alla scoperta di nuove scritture filmiche. La quarta edizione del festival, che si svolgerà dall’11 al 15 settembre 2024, sarà animata da uno spirito pionieristico favorendo l’incontro tra una varietà di opere capaci di mettere in discussione, sconvolgere e modificare il nostro rapporto con le immagini ma anche di rinnovarne tutto l’incanto.
Una trentina di film saranno proiettati su tre schermi (di cui uno all’aperto) a Villa Medici, offrendo un’esperienza unica sotto il cielo di Roma, la città del cinema per eccellenza. Tra Via Veneto e Piazza di Spagna, Villa Medici celebrerà le immagini in movimento: film di artisti, sperimentali, di fiction, documentari; corti, medio e lungometraggi. Il festival accoglierà una varietà di narrazioni, senza limiti geografici o formali.
Il festival è diviso in tre sezioni: il concorso internazionale, con dodici film recenti di ogni genere e durata; la programmazione Focus, con film di artisti fuori concorso, opere scelte dai giurati e incontri speciali con i cineasti; infine, le grandi serate del Piazzale, con proiezioni all’aperto di anteprime e classici restaurati.
La giuria 2024 incarna questo spirito di apertura riunendo tre personalità di diversa estrazione artistica: Clément Cogitore, regista e artista visivo, Vimala Pons, regista teatrale e attrice, e Rasha Salti, curatrice, ricercatrice e scrittrice.
La giuria assegnerà due premi: il Premio Villa Medici per il Miglior Film e il Premio Speciale della Giuria per un film particolare che abbia attirato l’attenzione dei giurati. Questi premi, del valore rispettivamente di 5.000 e 3.000 euro, offrono inoltre ai registi l’opportunità di una residenza a Villa Medici.
Oltre alla giuria, il festival riunisce a Villa Medici una comunità di autori e di cinefili per far crescere una riflessione collettiva sul cinema e sulle sue evoluzioni.
Il festival riunirà una costellazione di film che si distinguono per la singolarità del loro soggetto o della loro forma, e che invitano a viaggiare dentro universi vicini e lontani, facendo luce sulle grandi questioni del mondo contemporaneo. Queste produzioni di tutte le durate e i generi comprendono 9 prime italiane e 3 prime romane.
Film in programma
12 film in concorso internazionale
A FIDAÏ FILM di Kamal Aljafari (2024, Germania, Palestina, Qatar, Brasile, Francia, 78’)
Prima romana
Il film indaga sul sequestro di film palestinesi dal Palestine Research Center a Beirut, nel 1982, e propone la contro-narrazione di una storia di appropriazione perpetua.
BOOMERANGdi Maïder Fortuné (2024, Francia, 13’)
Prima italiana
Canebière, palazzo costruito a Marsiglia alla vigilia della guerra d’Algeria, è affrontato come un corpo dalla telecamera che lo esplora. Il palazzo prende vita attraverso il suono di voci intrecciate, tra cui la voce di James Baldwin.
DAU:AÑCUT (MOVING ALONG IMAGE) di Adam Piron (2023, Stati Uniti, 15’)
Prima italiana
Nel 2014, il regista scopre che un uomo in Ucraina porta il tatuaggio di un parente in abiti tradizionali amerindi. Tramite la ricostruzione dei filmati della ricerca di quest’uomo, il film interroga le conseguenze della perdita di controllo su un’immagine e l’ironia circolare del tempo.
È A QUESTO PUNTO CHE NASCE IL BISOGNO DI FARE STORIA di Constanze Ruhm (2024, Austria, Portogallo, 96’)
Prima italiana
Indagando il lavoro di Carla Lonzi, femmisita italiana e cofondatrice di Rivolta Femminile, il film ci porta in un viaggio nel tempo attraverso una storia della violenza sulle donne, rendendo così omaggio alle donne artiste dal XVII secolo sino ai nostri giorni.
FAMILIAR TOUCH di Sarah Friedland (2024, Stati Uniti, 90’)
Prima romana
Familiar Touch è un film sull’approdo alla vecchia: una donna ottuagenaria nella sua transizione verso la vita in una casa di riposo, in cui affronta il conflittuale rapporto con sé stessa e con i suoi caregiver, tra le fluttuazioni della memoria, dell’identità anagrafica e dei suoi desideri.
HOW LOVE MOVESdi Pallavi Paul (2023, India, 63’)
Prima italiana
Il film è ambientato in un cimitero islamico nel cuore di Nuova Delhi, dove le cicatrici della violenza pandemica e comunitaria convivono con una bellezza trascendentale. Un guardiano di tombe, con il suo incrollabile amore per i defunti, sarà il portale d’accesso a questo mondo.
MAN NUMBER 4di Miranda Pennell (2024, Regno Unito, 9’)
Prima italiana
Il confronto con una fotografia disturbante trovata sui social media genera una serie di interrogazioni su cosa significhi essere spettatore.
PEPE di Nelson Carlo de Los Santos Arias (2024, Repubblica Dominicana, Namibia, Germania, Francia, 123’)
Prima romana
Una voce che sostiene di provenire da un ippopotamo. Una voce che non comprende la percezione strutturale del tempo. Una voce che, dalla trance, attraversa le lingue di un evento storico. “È mio il suono che esce dalla mia bocca?. O, più precisamente, cos’è una bocca?”. L’unica cosa che sa con certezza è che è morto. Il primo e ultimo ippopotamo ucciso nelle Americhe.
REAL di Adele Tulli (2024, Italia, Francia, 83’)
Prima italiana
Al giorno d’oggi, noi esseri umani fatti di carne trascorriamo gran parte del nostro tempo in un ambiente digitale, alla ricerca di felicità, ricchezza, relazioni, conoscenze ed esperienze. Di cosa è fatta la realtà di oggi?
THE PERFECT SQUARE di Gernot Wieland (2024, Germania, Belgio, 8’)
Prima italiana
Wieland ha lavorato per dodici anni con un addestratore di animali che insegnava agli uccelli a volare in cerchio o in quadrato. Il film esamina il modo in cui le norme estetiche influenzano la nostra visione del mondo (occidentale) e perché esse conducano al fallimento.
THE RETREAT di Gelare Khoshgozaran (2023, Stati Uniti, Regno Unito, Francia, 22′)
Prima italiana
The Retreat è un film processuale, che indaga gli effetti temporali, spaziali e relazionali generati dai movimenti migratori sul corpo e sulla mente degli esuli.
VIÊT AND NAM di Trương Minh Quý (2024, Vietnam, Filippine, Singapore, Francia, Paesi Bassi, Italia, Germania, 129’)
Prima italiana
Prima di lasciare il Vietnam in un container insieme a futuri migranti, il giovane minatore Nam, cerca di trovare i resti di suo padre, un soldato ucciso durante la guerra civile. Ma l’amante di Nam, Việt, vorrebbe poter restare per sempre nelle profondità della miniera di carbone.
Gli appuntamenti Focus: Cartes blanches e Contrechamp
La sezione Focus è costituita da proiezioni di film fuori concorso e da numerosi incontri con artisti e registi internazionali.
3 Cartes blanches
Le cartes blanches sono un’occasione di scambio privilegiato con i membri della giuria – Clément Cogitore, Vimala Pons e Rasha Salti – che propongono una selezione di film legati alla loro attività di artisti, registi, autori o curatori.
Il regista Clément Cogitore mette in dialogo il suo film documentario BRAGUINO e il cortometraggio in 16mm dell’artista inglese Ben Rivers, ORIGIN OF THE SPECIES.Il ritratto di un singolare settuagenario che vive in una remota regione di Inverness, assieme a Darwin e le sue teorie come unica compagnia, è accostato a quello di una famiglia che sceglie di vivere una vita isolata nei boschi della Siberia. Un’osservatorio sulla capacità di inventare modi di vita autonomi, un nuovo rapporto col tempo, con il prossimo, con quella società tenuta a distanza, in favore di una rinnovata comprensione della natura, ad un tempo superba e crudele.
Per raccontare il suo rapporto con il cinema, Vimala Pons presenta due film: un musical di animazione, burlesco e malinconico (MON FARDEAU), e un film-saggio autobiografico, simile a un diario, dal linguaggio visivo ipnotico (HEART OF A DOG). Due film introspettivi, di concezione diversa, ma che tessono legami segreti al cuore dei quali è l’animale.
Rasha Salti ci invita a scoprire il film del regista documentarista Ali Essafi, AVANT LE DECLIN DU JOUR. Questo film è un omaggio singolare e magistrale agli artisti in resistenza negli anni 70 in Marocco, conosciuti come un periodo di lotte e sogni collettivi. Un film d’archivio che esuma l’intensa creatività che quell’aria di rivolta è riuscita a liberare dalla violenza del regime.
Poesie di Gabriella Musetti, da “Un buon uso della vita”
Gabriella Musetti nata a Genova. Organizza “Residenze Estive” Incontri residenziali di poesia e letteratura. Dirige “Almanacco del Ramo d’Oro, Nuova serie”, semestrale di poesia e cultura. E’ socia della Società Italiana delle Letterate. Ha fondato, insieme ad altre, la casa editrice Vita Activa: www.vitaactivaeditoria.it.
Ha curato numerose pubblicazioni saggistiche tra cui: “Sconfinamenti. Confini passaggi soglie nella scrittura delle donne” (2008);“Dice Alice” (2015), “Oltre le parole. Scrittrici triestine del primo Novecento” (2016).
In poesia ha pubblicato: “Mie care” (2002), “Obliquo resta il tempo” (2005); “A chi di dovere” (2007), Premio Senigallia; “Beli Andjeo” (2009), “Le sorelle” (2013), “La manutenzione dei sentimenti” (2015).
Le storie sono all’inizio
tutte uguali
nasci da un ventre aperto
dal buio vedi la luce
ma subito la storia cambia
secondo il luogo lo status
il modo e l’accoglienza
non c’è una regola prescritta
uguale a tutti
ognuno trova a caso la sua stanza
chi bene – felice lui o lei – chi
con dolore
***
è morta questa mattina è morta
ma non si è accorta di morire
rideva come una bambina
su un prato in primavera
rideva anche di sera (e pure di mattina)
– s’è messa in salvo – qualcuno dice
volata via sopra una rondine
un po’ di soppiatto un po’ per avveduta
consolazione – la scelta unica rimasta
quasi sicura
***
era morta con la luna storta
era morta sopra un cuscino estraneo
di un vicino fuori della sua casa
come faceva a spiegare
a chi gliel’avesse chiesto
che era uscita in giardino
solo a fumare una sigaretta
scavalcata la finestra s’era trovata
nella casa buia decisa
a seguire il suo destino?
***
lei (invece) era morta di notte
tra le botte della sera e quelle del mattino
s’era sottratta all’impeto
alla colpa perfino alla desolazione
e la solitudine che la penetrava
non dava godimento alcuno
***
era morta mentre sedeva in classe
prima della lezione d’italiano
s’era spenta come una lampada
accasciata sullo sterno senza un sospiro
senza avvedersene
e anche i giovani entranti
la guardavano appena
come dormiente
***
era morta al supermercato tra la folla
da sola aveva attraversato il varco
senza avvertire famiglia o amici
senza permesso senza preparazione
come un balzo della mente
come improvvisa decisione
da attuare in fretta
e non tornare indietro
***
era morta davanti allo specchio
mentre si truccava per uscire
un occhio spalancato uno chiuso
a tirare la linea sulla palpebra
la traccia l’attesa la sorpresa
ciò che vide nell’orbita spenta
era denso e molle come placenta
***
lei era morta andando a riprendere
la figlia a danza
per errore aveva aperto
quella stanza e s’era trovata
ingarbugliata nella sua vita
senza trovare neppure una via
d’uscita
Roma-Artisti a Villa Borghese-Ciclo di incontri su Arte e Natura-
Roma Villa Borghese -La Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali propone un ciclo di incontri ARTISTI A VILLA BORGHESE, ospitati in due luoghi evocativi all’interno del parco pubblico più noto della città: il Casino dell’Orologio – Salone del Pergolato e il Museo Carlo Bilotti – Aranciera a Villa Borghese. Il programma di incontri si focalizzerà sulla cultura artistica contemporanea, con particolare riferimento al patrimonio artistico e naturalistico delle Ville storiche urbane, punto cardine dell’opera di tutela e valorizzazione della Sovrintendenza Capitolina.
Fra i temi dominanti delle società e delle culture occidentali del XXI secolo vi è senza ombra di dubbio quello dell’Ambiente, sempre più associato ai rischi del pianeta in era di climate change. Un tema civile, sociale e politico che nel microcosmo dell’arte ha una lunga tradizione riassumibile nel binomio di Arte e Natura.
Gli artisti invitati, partendo dal tema Arte e Natura, tramite i loro linguaggi, estetiche, stili e personalità, proporranno una nuova chiave di lettura, promozione e diffusione del patrimonio artistico, storico e naturalistico delle Ville storiche, attraverso uno sguardo “altro”. Quello appunto dell’arte.
Un’ottica culturale “insolita”, diversa, “altra” appunto, con l’artista che è invitato a interagire, a dialogare e a confrontarsi con studiosi, scienziati e critici d’arte, su diversi piani comunicativi come interviste, video-installazioni, slide-show, art action e readings.
Il programma di sette incontri, a cura di Claudio Crescentini, è il seguente:
CAROLINA LOMBARDI, giovedì 27 giugno, Museo Carlo Bilotti all’Aranciera di Villa Borghese. Artista e poetessa, ha al suo attivo una lunga esperienza in fatto di sperimentazioni artistiche e mixed media, data anche dalla sua formazione legata alla conservazione e allo studio delle materie. Fra arte, natura e scienza, si dedica da diversi anni anche a iniziative di sensibilizzazione ambientale.
LINA PASSALACQUA, venerdì 5 luglio, Casino dell’Orologio di Villa Borghese, Salone del Pergolato. Pittrice conosciuta come “L’ultima futurista”, rappresenta una delle figure femminili legate al futurismo degli epigoni, per i suoi continuativi rapporti con il “Futurismo Oggi”, fondato da Enzo Benedetto nel 1967, e con il pittore Antonio Marasco e il critico Mario Verdone.
VINCENZO SCOLAMIERO, giovedì 11 luglio, Casino dell’Orologio di Villa Borghese, Salone del Pergolato. Pittore e docente presso il Dipartimento di Arti Visive dell’Accademia di Belle Arti di Roma, si occupa dagli anni Ottanta di elaborazioni visive in simbiosi con gli elementi naturali, sperimentando anche le interconnessioni con il suono e la musica.
LUCA PADRONI, venerdì 20 settembre, Museo Carlo Bilotti all’Aranciera di Villa Borghese. Artista che vive e lavora a Roma ma di formazione internazionale, fin dall’inizio della sua attività pittorica sceglie di lavorare su larga scala, sviluppando un fascino speciale per la natura e il mondo animale inserito in un contesto incantato seppur determinato dal disagio sociale della natura violata.
LUCILLA CATANIA, venerdì 27 settembre, Casino dell’Orologio di Villa Borghese, Salone del Pergolato. Lucilla Catania si forma a Roma, dove si diploma in scultura all’Accademia di Belle Arti con Emilio Greco. La sua opera è animata dal desiderio di restituire una centralità alla scultura con in più una connotazione sociale, recuperando il rapporto tra arte, natura e territorio.
GIUSEPPE SALVATORI, venerdì 11 ottobre, Casino dell’Orologio di Villa Borghese, Salone del Pergolato. Uno degli esponenti di spicco del ritorno alla pittura figurativa alla fine degli anni Settanta, la sua ricerca espressiva nasce da una rivisitazione dell’arte italiana del primo quarantennio del Novecento, riagganciandosi in special modo alla Metafisica, rielaborata per mezzo di un linguaggio fortemente contemporaneo.
ALBERTO DI FABIO, venerdì 25 ottobre, Casino dell’Orologio di Villa Borghese, Salone del Pergolato. La sua pittura tra ispirazione dal cosmo e dagli elementi che compongono il mondo della natura. Su tale scia nel 2014, tiene una conferenza e una mostra personale di respiro internazionale presso il CERN di Ginevra.
Gli incontri si terranno in orario pomeridiano (tra le 17:30 e le 19:00), con ingresso libero fino a esaurimento posti.
Il nome della villa deriva dalla prima residenza del Cardinal Scipione Borghese, il “Casino Nobile”, fatto edificare all’inizio del Seicento su progetto di Flaminio Ponzio e di Giovanni Vasanzio e trasformato nel Novecento in museo, una delle più prestigiose raccolte di opere d’arte dal XVI al XVIII secolo, con capolavori di artisti quali Raffaello, Tiziano, Caravaggio, Bernini e Canova.
Villa Borghese ospita numerosi edifici storici coevi, quali il Casino del Graziano, il Casino Giustiniani, l’Uccelliera e la Meridiana con i meravigliosi giardini segreti, ripristinati secondo l’originario assetto seicentesco; accoglie numerosi edifici neoclassici e ottocenteschi quali il Casino dell’Orologio, la Fortezzuola, l’ampio Giardino del Lago, ridisegnato e realizzato nel 1786 da Antonio Asprucci, caratterizzato da un romantico isolotto artificiale su cui domina il Tempietto di Esculapio, raggiungibile anche con brevi escursioni in barca. La Villa è dotata di strutture per il tempo libero, il gioco, e la diffusione culturale: il Museo Canonica, casa-studio dall’artista Pietro Canonica, il Casino di Raffaello con una ludoteca per bimbi, la Casina delle Rose con la Casa del Cinema, l’eclettico giardino zoologico recentemente convertito in Bioparco, l’Aranciera trasformata nel nuovo Museo Carlo Bilotti con opere di arte contemporanea. In prossimità di Piazza di Siena, è stato allestito un ampio padiglione teatrale a pianta circolare, il Globe Theater, su modello dei teatri elisabettiani, associato alla programmazione shakespeariana.
Il Parco di Villa Borghese occupa una vasta area nel cuore della città, compresa tra il tratto delle Mura Aureliane che unisce Porta Pinciana a Piazzale Flaminio, ed i nuovi quartieri Salario e Pinciano sorti nei primi anni del Novecento.
È tra le ville romane una delle più ricche di testimonianze artistiche e paesaggistiche. Al suo interno racchiude edifici, sculture, monumenti e fontane, opera di illustri artisti dell’arte barocca, neoclassica ed eclettica, contornati da alberi secolari, laghetti, giardini all’italiana e grandi spazi liberi. Comprende una gran quantità di specie sempreverdi, tra cui lecci e platani (alcuni risalenti al primitivo impianto), pini domestici con esemplari bicentenari, abeti, cedri. Tra gli arbusti sono comuni l’alloro e il bosso.
Per la sua incredibile concentrazione di musei e istituti culturali, la villa è definita “Parco dei Musei”.
Descritta nelle guide della città di tutte le epoche, ritratta da artisti famosi, ispiratrice di celebri musiche e di intense pagine di letteratura, Villa Borghese lascia trasparire ancora oggi, negli scorci inattesi del suo parco, lo splendore di un tempo.
La villa nel Seicento
La realizzazione della Villa Pinciana fu avviata nel 1606 dal cardinale Scipione Caffarelli Borghese (1576-1633), nipote prediletto di Paolo V (1605-21), con l’acquisto di numerose vigne limitrofe a quella che era, già dal 1580, una proprietà della famiglia, nell’attuale area di piazza di Siena. Gli acquisti si susseguirono a ritmo incalzante fino al 1609, occupando una vasta area lungo la via Pinciana e, parallelamente, iniziarono i lavori di costruzione del Casino Nobile e di armonizzazione e unificazione dei vari appezzamenti mediante la creazione di viali, la recinzione della proprietà e lo spianamento delle irregolarità del terreno. La direzione di questa impresa fu affidata all’architetto Flaminio Ponzio (1560-1613) e, alla sua morte, quando gli successe Giovanni Vasanzio, l’opera era a buon punto. L’incarico a Vasanzio coincise con un’ulteriore estensione della villa che incluse le aree oggi corrispondenti alla Valle dei Platani e al Bioparco, permettendo la creazione di un vasto “barco” per la caccia. Con la morte dello zio pontefice avvenuta nel 1621 il ruolo del cardinal Scipione si ridimensionò, continuando tuttavia a occuparsi della sua villa, accrescendo le sue collezioni, anche se in modo più discreto, e assicurando una continua e accurata manutenzione del parco, dei preziosi giardini e degli arredi. Alla morte di Scipione nel 1633 la villa era ormai completata da diversi anni e aveva assunto l’aspetto che avrebbe conservato in gran parte fino alla fine del secolo successivo. Il Casino Nobile, sede delle opere di maggior pregio della collezione, era caratterizzato da prospetti talmente ricchi di decorazioni scultoree da subire critiche per l’eccessiva ridondanza. Accanto ad esso vi erano gli edifici minori, le numerose fontane, e un parco raffinatissimo diviso in “pars urbana” e “pars rustica”, caratterizzato dall’accostamento di giardini raffinati e organizzati secondo schemi formali e geometrici alle vaste estensioni della campagna destinate alla caccia dall’assetto rustico e naturale. La vasta area, che raggiunse gli ottanta ettari, era infatti divisa in tre parti distinte, delimitate da recinzioni in muratura e accessibili mediante portali o cancelli, denominate, nelle descrizioni dell’epoca, “recinti”. Il primo recinto corrispondeva alla porzione di parco di fronte al Casino Nobile, il secondo corrispondeva all’attuale Parco dei Daini; il terzo, chiamato Barco, comprendeva tutta la rimanente area da Piazza di Siena fino alla vasta estensione oggi occupata dal Bioparco.
La villa tra Settecento e Ottocento
La villa fu mantenuta e curata senza subire sostanziali modifiche fino al 1766, quando il principe Marcantonio IV (1730-1800) intraprese consistenti lavori di trasformazione che interessarono i principali edifici, in particolare il Casino nobile ed il Casino dei Giuochi d’acqua (attuale Aranciera), ed in modo sostanziale il parco. L’intervento di maggiore rilievo fu la realizzazione del Giardino del Lago, nella zona denominata “piano dei licini”(lecci) e di piazza di Siena nell’area occupata dalla grande ragnaia seicentesca. Marcantonio si avvalse dell’opera degli architetti Antonio e Mario Asprucci e di numerosi artisti, giardinieri, paessagisti.
Preziosi arredi ornarono i giardini: fontane e piccole fabbriche, quali la Mostra dell’Aqua Felix, la fontana dei Cavalli Marini, il Tempio di Diana, il Tempio di Antonino e Faustina e il Tempio di Esculapio dotarono il parco di nuovi e suggestivi scorci prospettici.
La villa nell’Ottocento
Alla morte di Marcantonio IV gli successe il figlio Camillo (1775-1832), controverso personaggio noto per il suo sfortunato matrimonio con Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone. Camillo seppe dare alla magnificenza della Villa un notevole contributo. Avviò infatti l’ampliamento della proprietà, impegno continuato alla sua morte dal fratello Francesco (1776-1839), che si concretizzò con nuove importanti acquisizioni, Villa Giustiniani verso Porta del Popolo e le Ville già Pamphili e Manfroni verso Porta Pinciana. A partire dagli anni venti Camillo affidò i lavori di armonizzazione delle nuove proprietà all’architetto Luigi Canina che diede alla Villa un nuovo assetto formale, con numerose piccole fabbriche di ispirazione eclettica e neoclassica. Nel corso dell’Ottocento la Villa fu teatro di spettacolari manifestazioni, quali l’ascensione aerostatica a piazza di Siena, e di feste popolari, con canti e balli, immortalate da numerosi quadri ed incisioni. L’accoglienza dei principi Borghese era ben nota al popolo romano, la villa veniva infatti aperta al passeggio festivo, nel rispetto di una tradizione che si è mantenuta fino ai nostri giorni. Dalla seconda metà del secolo, dopo gli ingenti lavori di ricostruzione promossi dal principe Marcantonio V, furono previsti ingressi a pagamento per gli svaghi offerti al pubblico: un piccolo serraglio al Giardino del Lago, il velodromo a Piazza di Siena, gite in barca sul lago, tiro al piccione al Parco dei Daini, un ristorante al Casino dell’Orologio e latte e panna con cialde alla Vaccheria Bernardini, l’odierna Casina delle Rose.
La villa nel Novecento
Dopo l’Unità d’Italia si aprì il contenzioso tra la famiglia Borghese e lo Stato italiano sul possesso della Villa e al termine di una lunga controversia legale, lo Stato italiano acquistò nel 1901 l’intero complesso monumentale. Nel 1903 il Parco fu ceduto al Comune di Roma e aperto al pubblico. Nell’atto di cessione lo Stato mantenne la proprietà del Casino nobile e della ricca collezione artistica in esso contenuta, per trasformarlo in pubblico museo.
Nel 1908 venne realizzato il cavalcavia di collegamento con il Pincio e nel 1911 nella zona del terzo recinto venne inaugurato il nuovo Giardino. Nel 1911 fu aperto il nuovo ingresso verso Valle Giulia, che collegava la villa alla nuova viabilità realizzata per i nascenti quartieri Parioli e Flaminio, e fu realizzata la grande scalinata di accesso a piazzale Firdousi. Altri ingressi furono aperti al fronte dell’attuale via Rossini, e sull’attuale via Raimondi. Fin dal 1904, nei viali della villa vennero collocati monumenti celebrativi dedicati ad illustri letterati o eroi stranieri, dono delle proprie nazioni alla città di Roma, come ad esempio quelli dedicati a Goethe, Victor Hugo, Byron, Umberto I e Firdousi che inaugurarono una tradizione ancor oggi viva. All’interno del Parco dei Daini nel 1925 fu costruito il Serbatoio dell’Acqua Marcia, a servizio dei nuovi quartieri residenziali sorti a ridosso della Villa.
Nel periodo settembre 2013-aprile 2014 sono stati realizzati lavori di manutenzione straordinaria per il risanamento del bacino del laghetto del Giardino del Lago e interventi di manutenzione del tempio di Esculapio.
Nel luglio del 2015 è stato inaugurato, nei locali della parte inferiore del Museo Pietro Canonica, il “Deposito delle sculture di Villa Borghese”, un nuovo spazio espositivo che ospita circa ottanta opere provenienti in gran parte dalla collezione Borghese e poste in origine nei piazzali e nei viali della villa a decoro delle architetture, delle fontane e degli arredi.
Villa Borghese tra storia, tradizioni e aneddoti
Sull’app di Spreaker sono disponibili una serie di brevi podcast associati ai pannelli informativi presenti in ogni angolo della villa e accessibili attraverso un QR code. Brevi racconti sull’angolo di Villa Borghese nel quale ci si trova in quel momento, ma fruibili anche da un altro luogo, per ricordare e conoscere meglio angoli della villa già visitati o preparare un futuro viaggio tra i viali e la storia di Villa Borghese.
Erich Fried nato a Vienna nel 1921, nel 1938 lasciò l’Austria e si trasferì a London. Tra i suoi volumi di poesia: Germania (Deutschland, 1944), Contestazioni (Anfechtungen, 1967), Cento poesie senza patria (100 Gedichte ohne Vaterland, 1978). Tra i romanzi e racconti: Figli e pazzi (Kinder und Narren, 1957), Un soldato e una ragazza (Ein Soldat und ein Mädchen, 1960), Quasi tutto il possibile (Fast alles Mögliche, 1975). Nei suoi testi la sperimentazione formale si unisce all’impegno politico.
50
Scarna povertà, fradicia povertà,
coi calzoni laceri al cavallo e al ginocchio.
Si scalda le mani su cocenti infamie,
chiama il destino Lui e Loro
e si delizia con cose dai nomi duri:
stracci e piedi, cibo e mani –
non t’ingozzare, che non ce n’è più!
Fradicia povertà, oscena povertà,
ronza con spietata fedeltà
come legno marcio con accenno di orifizio,
umido giornale ficcato nei vuoti dell’artifizio,
e ci disgusta fino alla feroce lealtà.
Non è mai colpa di quelli che ami:
la povertà discende dai cieli.
Lascia che balli su sedie, che sfondi la porta,
sorge da tutto quello che è venuto prima,
e ogni outsider è il nemico –
il bastone di Cristo rovesciò tutto questo
cavalieri e filosofi rimisero tutto a posto.
Oscena povertà, scarna povertà,
croste tra le gambe e piaghe tra i capelli
una finestra fatta d’aria è pulita,
non l’argento sporco di una manica.
Bada se ciò faccia bene alla scuola
e debba andare e desideri andare:
qualcuno, un giorno, dovrà pagare.
Raditi con il sapone, corri alla carne,
stupisci la nazione, governa l’esercito,
aspetti ancora il giorno in cui sarai rispedito
dove libri o giocattoli sono rifiuti sul pavimento
e nessuno ha il permesso di venire a giocare
perché la tua casa si chiama baracca
e l’acqua calda sfrigola nel piatto sporco di latta.
Traduzione di Roberto Cogo e Graziella Isgrò
Poesia n. 181 Marzo 2004
Les Murray. Poesie del vuoto falciato
A cura di Paolo Ruffilli
15
Ed è chiaro che, alla fine, lei è caduta giù
dalla luna, non come una
snella Cinzia a Delfi, dopotutto
non è diciassettenne, ma con la grazia
sensuale e l’implacabilità personale
di una dea dei nostri tempi; così lui dice a
se stesso di notte vedendo il bagliore
del sonno di lei nella metà (due-terzi a rigore)
del loro letto, il claire de lune della spalla
e della fronte dietro le nuvole scure
dei capelli. Lui beve il suo vino
e ingoia più pillole. Gli uccelli
cantano la loro prima mattinata, piccoli cinguettii e
frinire di insetti, e fuori la prima luce
vela la finestra. Il giorno sarà orribile,
nervoso, cupo e pieno di tensione. L’ultima
sigaretta, il sorso finale di chardonnay,
e si stringe contro il caldo bagliore di lei,
pensando a quando dodicenne
nuotava nel caldo laghetto oltre
gli olmi e gli alberi di noce al limite
del prato. Si rigirava come una carpa assonnata
tra le ninfee, sotto le libellule
e le nuvole roventi dei vecchi giorni d’estate.
Traduzione di Fiorenza Mormile
Poesia n. 323 Febbraio 2017
Hayden Carruth. Il primato dell’etica
a cura di Fiorenza Mormile
Neve in ufficio
Jürgen Theobaldy
Una certa nostalgia di palme. Qui
è freddo, ma non soltanto. I tuoi baci
al mattino sono pochi, poi sto seduto
otto ore qui in ufficio. Anche tu sei
una reclusa e non possiamo
telefonarci. Alzare il ricevitore
e origliare? Telefono, perché il tuo
polso batte solo per altri? Qualcuno chiede:
“Come stai?”, e senza attendere risposta
è già fuori dalla stanza.
Che cosa può muovere l’amore? Io calcolo
i prezzi e vengo calcolato. Tutti i pezzi di ricambio,
le parti di caldaia, i bruciatori a olio, tutti passano
per la mia testa come numeri, nient’altro.
E anch’io passo attraverso qualcuno
come un numero. Ma alla sera vengo da te
con tutto quello che sono. Scienziati
scrivono che anche l’amore è
una relazione produttiva. E dove sono
le palme? Le palme si mostrano sulla spiaggia
di una cartolina illustrata; e noi, supini,
le contempliamo. Al mattino ritorniamo
in ufficio, ognuno al suo posto.
Con un numero, come il telefono. Traduzione di Gio Batta Bucciol
Poesia n. 285 Settembre 2013 Jürgen Theobaldy La neve e le palme
a cura di Gio Battta Bucciol
Fondazione Poesia Onlus 2013
Thomas Bernhard 18
Le parole – bambine piccole, molestano, fanno male,
se le accarezzi ridono, poi subito si ostinano,
han fretta di dir tutto, s’imbrogliano, sanno amare,
diventan grido, tacciono, nascostamente svelano.
Le parole – bambine piccole, a volte si ribellano,
sanno dire le lacrime, il riso sanno scrivere.
Agnelle si sacrificano, belve nella passione,
ansiose di dipingere l’intero mondo azzurro.
Le parole – bambine piccole. Flessuosi corpicini
che agguerriti si levano, mettono le ali, volano.
Sognano, si spaventano, si alleano, si separano,
animelle cui è stato dato di avere sempre sete.
Le parole – bambine piccole. Bianco per loro il tempo,
pagine su cui scrivere, vele che il vento gonfia
per fare viaggi nella gioia, far viaggi nel dolore.
L’amore sa trasformare in sacro la tempesta.
Traduzione di Nicola Crocetti
Poesia n. 298 Novembre 2014 Pandelìs Bukalas. Dal Mito alla Storia
a cura di Massimo Cazzulo e Nicola Crocetti
Poesia notturna
(…)
In un vestito di fiamme che rotolano nel cielo è così
che mi sentii la notte che mi disse
che aveva un’amante e con timido orgoglio
tirò fuori una foto.
Non posso vederne la faccia ho detto con rabbia,
buttandola a terra. Mi ha guardata.
Eravamo alla finestra (di un ristorante) in alto sulla
strada,
sposati da poco più di un anno.
Un lavoro veloce dissi io. Sarai maligna disse lui.
Ruppi il vetro e saltai.
Adesso certo sai
che non è questa la verità, ciò che si ruppe non era vetro,
ciò che cadde a terra non era corpo.
Tuttavia quando ricordo quella conversazione questo è
ciò che vedo – me stessa come il pilota di un caccia
che si salva sul canale. Me stessa come preda.
Oh no non siamo nemici disse lui. Ti amo! Vi amo
entrambe.
Non sembra il Signor Rochester che digrigna i denti e dice
in meno di due minuti con il suo strisciante verde sibilo
la gelosia può divorarci fino al cuore, una formula che
gli si presenta
mentre sedeva nel muschio e nell’ambra
del suo balcone parigino
e guardava la sua bella da operetta al braccio di un
cavaliere sconosciuto?
Rimanere umani è rompere un limite.
Partenza
Le nubi persero ogni ritegno
accorse in volo il vento piú disperato
e tentò di sospingere
in alto le ciocche d’acqua
su di loro scivolai in basso
la tua mano per sempre
tra collo e guancia
Traduzione di Riccarda Novello
Christoph Wilhelm Aigner Prova di stelle
a cura di Riccarda Novello
Crocetti Editore 2001
Poesia d’amore per la libertà e poesia di libertà per l’amore
Mattino infine: là nella neve le tue
lievi impronte d’arrivo e di ritorno.
Null’altro ci ha lasciato la notte di visibile,
non la candela, il vino bevuto a metà,
né il tocco della gioia; soltanto questo segno
della tua vita che alla mia cammina.
Finché la pioggia le cancelli, e resti
la verità cui ci svegliò il mattino;
felicità o dolore non sappiamo.
Traduzione di Silvio Raffo
Poesia n. 294 Giugno 2014 Philip Larkin. Lettere dall’esilio
a cura di Silvio Raffo
Come ti si dovrebbe baciare
Quando ti bacio non è solo la tua bocca non è solo il tuo ombelico non è solo il tuo grembo che bacio. Io bacio anche le tue domande e i tuoi desideri bacio il tuo riflettere i tuoi dubbi e il tuo coraggio il tuo amore per me e la tua libertà da me il tuo piede che è giunto qui e che di nuovo se ne va io bacio te così come sei e come sarai domani e oltre e quando il mio tempo sarà trascorso.
Quel che è
È assurdo dice la ragione È quel che è dice l’amore
È infelicità dice il calcolo Non è altro che dolore dice la paura È vano dice il giudizio È quel che è dice l’amore.
Chi ha nostalgia di te quando io ho nostalgia di te?
Chi ti accarezza quando la mia mano ti cerca?
Sono io o sono i resti della mia gioventù?
Sono io o sono gli inizi della mia vecchiaia?
È il mio coraggio di vivere o la mia paura di morire?
E perché la mia nostalgia dovrebbe dirti qualcosa?
E che cosa ti dà la mia esperienza che mi ha solo reso triste?
E che cosa ti dànno le mie poesie in cui dico soltanto
come è diventato difficile essere o dare?
Eppure brilla nel giardino il sole nel vento prima della pioggia
e profuma l’erba che muore e il ligustro
e io ti guardo e la mia mano tastando ti cerca.
Che cosa sei per me? Che cosa sono per me le tue dita e che cosa le tue labbra? Che cos’è per me il suono della tua voce? Che cos’è per me il tuo odore prima del nostro abbraccio e il tuo profumo nel nostro abbraccio e dopo?
Che cosa sei per me? Che cosa sono per te? Che cosa sono?
Breve biografia di Erich Fried nato a Vienna nel 1921, nel 1938 lasciò l’Austria e si trasferì a London.Tra i suoi volumi di poesia: Germania (Deutschland, 1944), Contestazioni (Anfechtungen, 1967), Cento poesie senza patria (100 Gedichte ohne Vaterland, 1978). Tra i romanzi e racconti: Figli e pazzi (Kinder und Narren, 1957), Un soldato e una ragazza (Ein Soldat und ein Mädchen, 1960), Quasi tutto il possibile (Fast alles Mögliche, 1975). Nei suoi testi la sperimentazione formale si unisce all’impegno politico.
La Traviata a Roma -Presso la Chiesa di San Paolo dentro le Mura-
La Traviata a Roma, Immergiti come spettatore nella Parigi del XIX secolo: scene evocative ed eleganti costumi creano un’atmosfera di raffinata bellezza, e fungono da sfondo all’amore travolgente ed alla drammatica bellezza de “La Traviata” di Verdi, portata in scena nella Chiesa anglicana St. Paul within the walls da artisti di fama nazionale.
Che siate neofiti dell’affascinante mondo della lirica, o ne siate già appassionati frequentatori, questo capolavoro di Verdi, in un bellissimo connubio con la straordinaria ambientazione, renderà la vostra esperienza ancor più coinvolgente ed emozionante.
Preparatevi ad essere conquistati dalla storia di un amore tormentato raccontato in un’opera, suddivisa in tre atti, composta da Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, che si basa sul celebre romanzo La Dame aux Camélias di Alexandre Dumas (figlio). Un dramma passionale che esplora i temi dell’amore, del sacrificio e del riscatto sociale.
La protagonista, Violetta, interpretata da Aleksandra Buczek, è una cortigiana indipendente e amante della vita mondana, che attraverso l’incontro e la conoscenza di Alfredo, interpretato da Emil Alekperov, viene travolta dal sentimento di amore verso quest’ultimo abbandonando il suo stile di vita mondano, e trasferendosi con lui nella campagna fuori Parigi. Ma Violetta, avendo contratto la tisi già prima della loro relazione, e avendo il padre di Alfredo chiesto lei di porre fine al loro legame, fugge dall’inconsapevole Alfredo: quando saprà, dopo vari avvenimenti, dei reali motivi dell’allontanamento, sarà ormai tardi e l’amata Violetta morirà tra le sue braccia.
Ad impreziosire lo spettacolo, oltre alle bellissime voci dei solisti, un eccellente corpo di ballo, coro ed orchestra da camera diretta dal noto violinista Elvin Dhimitri, il tutto incorniciato dall’atmosfera solenne della Chiesa di St. Paul, a pochi passi da Piazza della Repubblica, dove l’architettura neogotica incontra coloratissimi mosaici che riprendono lo stile bizantino.
I biglietti sono acquistabili sul sito www.opera-lirica.com, a partire da 25 euro, sono previste riduzioni e gratuità da verificare sul suddetto sito.
Per info e contatti: info@operaelirica.com
St. Paul Within The Walls Church – Via Nazionale 16a, 00184 Roma (RM)
Tutti i martedì, inizio h. 20:30
Ovunque tu sia,
ovunque tu, immeritatamente,
mi guardi,
ovunque tu stabilisca
io abbia una casa,
fosse pure una prigione grigia,
io so che da qualsiasi pietra
tu puoi far scaturire un fiore
nel perimetro della mia mente.
Tra le tue braccia
Tra le tue braccia
C’è un posto nel mondo
dove il cuore batte forte,
dove rimani senza fiato,
per quanta emozione provi,
dove il tempo si ferma
e non hai più l’età;
quel posto è tra le tue braccia
in cui non invecchia il cuore,
mentre la mente non smette mai di sognare…
Da lì fuggir non potrò
poiché la fantasia d’incanto
risente il nostro calore e no…
non permetterò mai
ch’io possa rinunciar a chi
d’amor mi sa far volar.
Amami
finchè sentirai il calore
di una fiamma tremula
che sempre arde,
difendendosi dai venti di scogliera.
Sono un pensiero
che non vuole mai
legare le tue mani
libere nel mondo,
anche se vorrei
che fossero solo mie.
Amami
ora che non ho parole
per farti innamorare
dei miei silenzi
pieni di gioia,
che non potrai vedere.
Amami ancora,
saranno solo gli occhi
a dirti la mia passione
e le mie labbra,
a raccontarti
cose difficili da dire.
Saremo noi,
un giorno forse
ad abbracciare solo i profumi
dei nostri corpi
senza paura
che l’assenza diventi una cosa vera.
Ieri sera era amore (A Ettore)
“Ieri sera era amore, io e te nella vita fuggitivi e fuggiaschi con un bacio e una bocca come in un quadro astratto: io e te innamorati stupendamente accanto. Io ti ho gemmato e l’ho detto: ma questa mia emozione si è spenta nelle parole”.
Perché t’amo
Perché t’amo e mi sfuggi,
pesce rosso di vita
umido dentro l’erba
palpitante nel sole?
Perché non ho parola
dura come la pietra
che ti ferisca a morte?
Così ti fermerei,
e potrei disegnarti
un arabesco sul cuore.
Sogno d’amore
Se dovessi inventarmi il sogno
del mio amore per te
penserei a un saluto
di baci focosi
alla veduta di un orizzonte spaccato
e a un cane
che si lecca le ferite
sotto il tavolo.
Non vedo niente però
nel nostro amore
che sia l’assoluto di un abbraccio gioioso.
Alla tua salute, Amore mio!
Sono folle di te, amore
che vieni a rintracciare
nei miei trascorsi
questi giocattoli rotti delle mie parole.
Ti faccio dono di tutto
se vuoi,
tanto io sono solo una fanciulla
piena di poesia
e coperta di lacrime salate,
io voglio solo addormentarmi
sulla ripa del cielo stellato
e diventare un dolce vento.
Ti aspetto
Ti aspetto e ogni giorno
mi spengo poco per volta
e ho dimenticato il tuo volto.
Mi chiedono se la mia disperazione
sia pari alla tua assenza
no, è qualcosa di più:
è un gesto di morte fissa
che non ti so regalare.
Accarezzami
Accarezzami, amore
ma come il sole
che tocca la dolce fronte della luna.
Non venirmi a molestare anche tu
con quelle sciocche ricerche
sulle tracce del divino.
Dio arriverà all’alba
se io sarò tra le tue braccia.
Ho conosciuto in te le meraviglie
Ho conosciuto in te le meraviglie
meraviglie d’amore sì scoperte
che parevano a me delle conchiglie
ove odoravo il mare e le deserte
spiagge corrive e lì dentro l’amore
mi son persa come alla bufera
sempre tenendo fermo questo cuore
che (ben sapevo) amava una chimera.
Chiara Migliucci, l’Autrice è nata a Napoli nel 1998,è una studentessa universitaria alla facoltà di chimica presso la Federico II. Si è avvicinata alla poesia intorno ai vent’anni. Ha pubblicato una sua Poesia sulla rivista cartacea “Mosse di Seppia” poiché tra i vincitori del concorso poetico “Caffè vol. VI”, sulla rivista “MomentiDiVersi” edita dall’associazione Poesie Metropolitane in occasione di un concorso letterario; è membro della stessa associazione e da un anno fa anche parte della redazione della rivista autogestita, per cui scrive sporadicamente. Ha preso parte alla rubrica social “Anteprima Poetica” redatta da Achille Pignatelli, edita dalla casa editrice “Homo Scrivens”. Ha pubblicato nell’ultimo periodo poesie sulla rivista cartacea Ellin Selae, la rivista Kairos, e una sua poesia è stata anche pubblicata sul giornale La Repubblica di Napoli (in data 10 agosto 2024). Nel 2024 ha formato con un ristretto gruppo di amici, un circolo letterario dal nome “La Penna di Calliope”, il cui obiettivo è unire gli abitanti di Napoli e provincia nel nome della poesia, organizzando eventi dal vivo. Grazie “La Gazzetta Letteraria”, ha preso parte ad una mostra in cui sono stati esposti al pubblico dei suoi testi.
Per te era pronta la regia del vento il soffio dei polmoni che comanda le vele, le sere di Luglio e un’elegia d’amore.
Volevano tenessi per scettro la circoscrizione dello spaziotempo, ma t’hanno trovato scevro d’anima spogliato d’ogni lacrima sul ciglio del cuore.
Ti hanno dato in dono un distico di dolore e di rimpianti, e io non districo cataclismi dai prismi dove ti scomponi ti perdi e non ti perdoni dall’essere spettro.
Ti confessi all’ombra degli squarci del destino questo guardarci ci è nemico, è antico il rumore di vele che porti nel petto sognando il mare aperto vuoto di miseria.
Ti hanno donato musei d’anime sacrificali una giostra di miracoli finiti per luci artificiali, è crudele questa vita, prega istinti ai tabernacoli, e obbliga i vinti a rivivere i propri ostacoli;
è una Babele di incroci che non sanno capirsi ma io ti sento tra le mille voci e vivrò anche un po’ per i tuoi occhi vivi di stenti.
Marechiaro
Madonna veglia dallo strapiombo piange sul fruscio caldo dello scafo prega lì, dove àncora, e giace la baia di sabbia e tombe – massi tra le onde –
Madonna veglia sul sole genuflesso a sua volta al peso del giorno che fu e che sarà: si inchina all’ora sacra del vespro.
Scogli come corpi ansimanti a galla cercano àncore di carità nel mare che cede alla sovranità della roccia.
Le acacie vegliano su di una Madonna di pietra rigogliose ricordano al cielo che solo tremando si è vivi, e Madonna è rigorosa di gelo e di sabbia
Ti avverto nelle vertebre nel riverbero delle parole che saltano le corse, le corde vocali pur di arrivare a te, mia musa a sibilare feroci e sicure parole che a dire io inciampo che forse capirai domani tremando.
Dalle ringhiere del costato sbandiero libertà dal tuo respiro.
Sei poesia ora e nient’altro; forse in vita mia sono stata solo conseguenza.
Solo conseguenza sequenza di tempo che vive si esprime reprime le primule.
L’Altrove è un Blog di poesia contemporanea italiana e straniera
“La poesia non cerca seguaci, cerca amanti”. (Federico García Lorca)
Con questo presupposto, L’Altrove intende ripercorrere insieme a voi la storia della poesia fino ai giorni nostri.
Si propone, inoltre, di restituire alla poesia quel ruolo di supremazia che ultimamente ha perso e, allo stesso tempo, di farla conoscere ad un pubblico sempre più vasto.
Troverete, infatti, qui tutto quello che riguarda la poesia: eventi, poesie scelte, appuntamenti di reading, interviste ai poeti, concorsi di poesia, uno spazio dedicato ai giovani autori e tanto altro.
Noi de L’Altrove crediamo che la poesia possa ancora portare chi legge a sperimentare nuove emozioni. Per questo ci auguriamo che possiate riscoprirvi amanti e non semplici seguaci di una così grande arte.
Dalila e Daniela, le fondatrici.
Per informazioni: laltrovepoet@outlook.it
WWW.ABCVOX.INFO
WWW.ABCVOX.INFO è il libro ebook online, un sito web della SABINA- Romana e Reatina-via Aurelia, della via Boccea e della Campagna Romana. Non è un giornale o rivista, ma solo un ebook in evoluzione continua tra Storia, Archeologia, Animali, Arti Visive, Letteratura , Poesia- Fotografia e Campagna Romana e Reatina.
Il nostro motore è la passione vera verso questa parte di Roma e della SABINA Reatina e Romana , questo specifico territorio. C’è un’infinità da lavorare, sempre ricordando che partiamo da sottozero e non da un podio illuminato; la passione non basta. La passione vera e profonda e instancabile è già qualcosa, ma deve essere supportata e confermata da genio e conoscenza, essendo tutti e tre gli elementi necessari assieme. C’è un’infinità da lavorare: ABC DEA SABINA è un titolo ambizioso e tale nostra ambizione va sicuramente colmata di contenuti, altrimenti diverrebbe banale presunzione. Il nostro progetto è infinito. Non vogliamo raggiungere un obiettivo preordinato, preso il quale il nostro lavoro sarebbe concluso. Ogni mèta toccata sarà la ripartenza per la successiva, senza mai esaurita la carica propulsiva nella vanagloria. Il progetto ABC DEA SABINAè appassionato. L’unica tassa di partecipazione al progetto è la PASSIONE vera e profonda e instancabile. C’è da dire, in chiusura, che tutti gli scritti, pubblicati su ABC DEA SABINA, dovranno essere, almeno provare, perfetti come dei testi sui quali scrivere musica. E che musica! Musica piena di PASSIONE. E che la Sinfonia di ABC DEA SABINA abbia inizio.
Se sei un appassionato di Archeologia, Storia, Animali, ami la Natura , Arti visive, Fotografia, Pittura, Letteratura, Narrativa, Poesia della Campagna Romana e vuoi collaborare al Blog ABC VOX contattaci, non è importante l’età, l’unico requisito è la PASSIONE per questa zona di Roma E della SABINA.
Vuoi pubblicare le tue Opere? Inviale alla redazione di Dea Sabina con un breve curricolum-Biografia-eventuali pubblicazioni o premi vinti e una fotografia , la stessa cosa vale per :SCRITTORI-PITTORI-FOTOGRAFI ecc-
SI CHIARISCE CHE CHE PER LA PUBBLICAZIONE NON SI CHIEDONO “CONTRIBUTI ECONOMICI” è TUTTO ASSOLUTAMENTE GRATIS–
Disclaimer:
Questo blog WWW.ABCVOX.INFOnon rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 2001.
Le immagini pubblicate sono quasi tutte dei nostri Fotoreporter, altre foto sono tratte anche da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. In ogni caso, qualora qualcuna delle foto del Web, violasse specifici diritti di autore, si prega di comunicarcelo per la relativa rimozione.
Si chiarisce che ABC DEA SABINA non è ,ASSOLUTAMENTE, un Blog POLITICO-PARTITICO.
Monterotondo saluta la bella stagione con “Abbronzatissima”, rassegna culturale che animerà tanti e diversi luoghi della città, dai più frequentati a quelli più periferici, nella settimana che segna la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. Dal 20 al 28 settembre (seguirà programma definitivo), si alterneranno l’arenacinematografica, dj set e “incursioni culturali” in piazze e angoli di molti quartieri, da piazza Renato Borelli a Piedicosta alla Passeggiata, da piazza Santa Maria delle Grazie a quella dei Leoni e allo Sbracato e molte altre zone di Monterotondo.
Tutte le iniziative sono gratuite e realizzate in collaborazione con varie realtà associative della città.
«L’idea di fondo – afferma l’assessora alla Cultura Alessandra Clementini – è quella di una animazione culturale diffusa, dai luoghi più frequentati a quelli più periferici, che accompagni da un lato la città al passaggio della stagione in maniera brillante e coinvolgente e, dall’altro, offra una vetrina all’offerta culturale delle tantissime associazioni che animano Monterotondo e che, come sempre, hanno risposto con disponibilità ed entusiasmo alla nostra proposta. Ovviamente “Abbronzatissima” non sostituisce l’Estate Eretina, che certamente tornerà nel 2025 con una formula di qualità alla quale stiamo già lavorando. Tenevo molto, però, ad inaugurare il mio Assessorato nel solco di quella sinergia con le associazioni della città costruita, coltivata e potenziata negli anni da chi mi ha preceduta, una continuità che è mia intenzione valorizzare ulteriormente a vantaggio della vasta e variegata offerta culturale che caratterizza Monterotondo, oltre naturalmente del pubblico che a questa risponde sempre con passione e partecipazione».
«Mi fa molto piacere riprendere il lavoro avviato nella precedente Consiliatura – aggiunge il presidente del Cda di ICM Pietro Oddo – e dare avvio, con “Abbronzatissima”, al calendario degli eventi culturali a cui stiamo lavorando con entusiasmo e che presenteremo nei prossimi mesi»
«Con “Abbronzatissima” salutiamo questa lunga estate con eventi e occasioni di incontro, socializzazione e cultura diffusa – conclude il sindaco Riccardo Varone – uscendo dai luoghi tradizionali e “contaminando” tante zone e angoli della città, dal centro alle periferie. Ringrazio l’Assessorato alla Cultura, la fondazione ICM e le realtà associative che, con la loro partecipazione, hanno contribuito ad allestire un cartellone interessante e vario. E naturalmente ringrazio tutte e tutti coloro che assisteranno e parteciperanno agli eventi in programma».
Rosa Balistreri, dalla Sicilia la prima cantautrice e cantastorie italiana-
Rosa Balistreri è una cantautrice siciliana, la prima cantastorie italiana. È stata una donna dalla vita tragica, una figura unica nel panorama culturale del nostro paese, che ha saputo cantare come pochi altri la sua terra, la Sicilia.
La vita di Rosa Balistreri, un film senza autore
Il poeta siciliano Ignazio Buttita ha definito la vita di lei: “Un dramma, un romanzo, un film senza autore” . Rosa Balistreri nasce a Licata, in provincia di Agrigento, il 21 marzo del 1927. Viene da una famiglia poverissima. Trascorre tutta l’infanzia in stato di fortissima indigenza. Suo padre è un falegname, un uomo molto irrequieto e violento. Lavora sin da piccolissima come spigolatrice e come operaia nell’industria della conservazione del pesce. Non frequenta la scuola, cammina scalza perché un paio di scarpe non può permettersele. Le prime scarpe le comprerà solo a 15 anni per andare a cantare in chiesa. A 16 anni è costretta a un matrimonio combinato con quello che lei definisce un “latru, jucaturi e ‘mbriacuni”, ovvero un “ladro, giocatore e ubriacone”. Questo perde praticamente tutto al gioco e Rosa lo aggredisce con un coltello, per andarsi poi a costituire dai carabinieri e affrontare sei mesi di detenzione. Una volta libera vive vendendo in strada capperi, lumache e fichi d’India per le strade di Licata. Si trasferirà poi a Palermo per andare al servizio di una famiglia nobile, ma subirà abusi e incolpata di rubare in casa dei padroni, finirà nuovamente in prigione. Vivrà poi a Firenze, dove assisterà al femminicidio della sorella. A 32 anni impara a leggere e a scrivere.
Incontra il pittore Manfredi Lombardo, con il quale vive per dodici anni. Grazie a lui entra in contatto con ambienti culturali e artistici incredibilmente stimolanti. Conosce Guttuso, Sciascia, Camilleri e intellettuali italiani come Dario Fo. Mario de Micheli, accademico e critico d’arte, le dà la possibilità di incidere il suo primo disco. Nel 1973 si presenta al Festival di Sanremo con la canzone “Terra che senti”. Viene esclusa perché il testo del brano non era inedito. Per protesta organizza un controfestival e va in giro con la sua chitarra, cantando per piazze e per mercati. Nel 1974 partecipa a Canzonissima. Nel 1987 intraprende un tour mondiale da cantautrice, esibendosi in Svezia, Germania e America.
La prima cantastorie italiana
Rosa Balistreri rivoluziona l’immagine della donna nella musica popolare italiana. In Sicilia era molto diffusa la figura del cantastorie, ovvero di colui che suonando la chitarra cantavano veri e propri pezzi di cronaca, fatti di sangue e di politica. Cantavano di rabbia e di ingiustizia sociale. All’epoca era praticamente impossibile immaginare una donna nel ruolo di cantastorie. Le donne non cantavano sulla pubblica piazza. In Italia ovviamente c’erano molte cantanti di sesso femminile, ma queste erano quasi unicamente cantanti di lirica, oppure soubrette del varietà. Una figura come quella Rosa Balistreri non si era mai vista.
La sua fisicità si imponeva sul palco, la sua voce aveva una forza e una profondità unica. Era ruvida, era straziata e straziante. Era simile a un pianto, ma non era remissiva. Era indomita. Chi ascoltava la sua voce non la dimenticava. Il suo carisma era magnetico, nessuno poteva restare indifferente di fronte a lei e al suo dolore. In fondo a tanta disperazione, c’era comunque l’energia della speranza, la forza di chi si auspica un cambiamento. C’era l’amore per una terra, la Sicilia, difficile, ma meravigliosa.
Cantava in siciliano contro la mafia, denunciava le ingiustizie del mondo del lavoro, la durezza del lavoro dei contadini dei minatori e dei lavoratori a giornata. Le sue canzoni parlavano di miniere di zolfo e di campi, di carcere, di violenza sulle donne e di nostalgia per la terra lontana abbandonata. Ogni frase delle sue canzoni è un pensiero compiuto, che arriva diretto all’ascoltatore.
La cantautrice siciliana Carmen Consoli, parlando di Rosa Balistreri, racconta che sin dall’infanzia suo padre le cantava le sue canzoni. La paragona a Janis Joplin e ad Aretha Franklin: “Era blues, quello che cantava Rosa”. Qualcuno la associata a una grandissima artista della musica folk portoghese, Amalia Rodriguez, la cantante del fado.
Negli ultimi anni le sono stati dedicati vari tributi, concerti e non solo. Nel 2017 Rai Storia ha trasmesso il documentario “Rosa Balistreri – un film senza autore” di Marta La Licata, con la regia di Fedora Sasso, per omaggiare la storia di questo personaggio siciliano unico nel suo genere. Franco Battiato l’ha definita “una interprete di radici talmente profonde da arrivare dall’altra parte del globo“.
Si può fare politica e protestare in mille modi, io canto. Ma non sono una cantante… sono diversa, diciamo che sono un’attivista che fa comizi con la chitarra.
Rosa nasce in una famiglia poverissima; la madre lavora in casa mentre le uniche entrate di denaro provengono dai piccoli lavori di falegnameria del padre. A sedici anni viene data in sposa a Gioacchino Torregrossa, un uomo che, molti anni dopo, in un concerto, Rosa avrebbe definito “latru, jucaturi e ‘mbriacuni”.
Il matrimonio, da cui nasce l’unica figlia oggi vivente, Angela Torregrossa, finisce in tragedia il giorno in cui Rosa, avendo scoperto che il marito aveva perso al gioco il corredo della figlia, lo aggredisce con una lima e, credendo di averlo ucciso, va a costituirsi dai carabinieri: sconterà sei mesi di galera.
Per mantenere la figlia e aiutare la sua famiglia di origine Rosa fa molti lavori: dapprima in una vetreria, poi come raccoglitrice e venditrice di lumache, capperi, fichi d’india, sarde e infine a servizio in una famiglia nobile di Palermo, dove mette la figlia in collegio. In questo periodo impara a leggere e scrivere.
Si innamora del figlio del padrone e rimane incinta; Rosa si vede costretta a fuggire e poi a scontare altri sei mesi di carcere, perché accusata di furto. Uscita dal carcere trova lavoro come sagrestana e custode della chiesa degli Agonizzanti a Palermo; vive in un sottoscala insieme a suo fratello Vincenzo, invalido, che impara a fare il calzolaio. Non avendo ceduto alle molestie del prete viene mandata via e lei, rubati i soldi delle cassette dell’elemosina, parte col fratello Vincenzo per Firenze: lui lavorerà in una bottega di calzolaio e lei a servizio in case signorili.
Richiamata a Firenze anche la madre e una delle due sorelle, Rosa apre con loro un banchetto di frutta e verdura al mercato di San Lorenzo. La sorella Maria li avrebbe raggiunti in seguito, scappando coi figli alle prepotenze del marito. Ma, poco dopo la fuga, l’ex marito la uccide. In seguito alla tragedia il padre di Rosa si toglie la vita impiccandosi.
Nei primi anni Sessanta Rosa incontra il pittore fiorentino Manfredi Lombardi, e con lui vivrà per dodici anni. Durante questo periodo allarga la cerchia delle sue amicizie e viene a contatto con il mondo degli intellettuali del suo tempo. Nel 1966 partecipa allo spettacolo di canzoni popolari portato sulle scene da Dario Fo, dal titolo Ci ragiono e canto. Ha quarant’anni, il volto segnato da una vita tanto intensa e faticosa, gli occhi limpidi e sicuri di chi porta fino in fondo le proprie battaglie; la sua voce ha un timbro arcaico e diretto: la sua presenza drammatica rimane ben impressa negli spettatori, come le canzoni popolari siciliane che interpreta, nelle quali si racconta non solo la miseria ma anche l’orgoglio e lo sdegno del popolo.
Ho imparato a leggere a trentadue anni. Dall’età di sedici anni vivo da sola. Ho fatto molti mestieri faticosi per dare da mangiare a mia figlia. Conosco il mondo e le sue ingiustizie meglio di qualunque laureato. E sono certa che prima o poi anche i poveri, gli indifesi, gli onesti avranno un po’ di pace terrena.
Così si presenta Rosa a un giornalista che l’intervista nel 1973 in seguito alla mancata partecipazione al Festival di Sanremo, dove la sua canzone dal titolo Terra che non senti era stata esclusa all’ultimo minuto. Questo episodio suscita molto fragore, al punto che Rosa viene considerata da molti la vera vincitrice del Festival di quell’anno:
Li ho messi tutti nel sacco. Le mie storie di miseria provocheranno guai a molti pezzi grossi il giorno in cui l’opinione pubblica sarà più sensibile ad argomenti come la fame, la disoccupazione, le donne madri, l’emigrazione, il razzismo dei ceti borghesi… Finora ho cantato nelle piazze, nei teatri, nelle università, ma sempre per poche migliaia di persone. Adesso ho deciso di gridare le mie proteste, le mie accuse, il dolore della mia terra, dei poveri che la abitano, di quelli che l’abbandonano, dei compagni operai, dei braccianti, dei disoccupati, delle donne siciliane che vivono come bestie. Era questo il mio scopo quando ho accettato di cantare a Sanremo. Anche se nessuno mi ha visto in televisione, tutti gli italiani che leggono i giornali sanno chi sono, cosa sono stata, tutti conoscono le mie idee, alcuni compreranno i miei dischi, altri verranno ai miei concerti e sono sicura che rifletteranno su ciò che canto. 1
Dopo la partecipazione a Ci ragiono e canto, inizia a incidere dischi. Nel 1971 si trasferisce a Palermo, dove frequenta persone come il pittore Guttuso e il poeta Ignazio Buttitta, che scrive per lei numerose liriche andatesi ad aggiungere al suo già vastissimo repertorio, e che diceva di lei:
Ogni volta che cercheremo le parole, i suoni sepolti nel profondo della nostra memoria, quando vorremo rileggere una pagina vera della nostra memoria, sarà la voce di Rosa che ritornerà a imporsi con la sua ferma disperazione, la sua tragica dolcezza.
Dopo la sua morte, avvenuta a Palermo nel 1990, la memoria di Rosa Balistreri si è appannata, ma negli ultimi anni i suoi eredi (in particolare il nipote Luca Torregrossa) lavorano per recuperarne il valore e la fama. Inoltre l’editore Francesco Giunta sta raccogliendo in CD la sua vastissima produzione, sparsa in molte registrazioni di concerti e in dischi delle più svariate case discografiche. Grazie al suo interessamento, nel 2008 Palermo e Firenze hanno dedicato a Rosa Balistreri un concerto con quattro importanti cantanti della canzone popolare italiana (Lucilla Galeazzi, Clara Murtas, Fausta Vetere e Anita Vitale), accompagnate dall’ensemble I pirati a Palermo.
In un’intervista a «Noi Donne» la cantante Lucilla Galeazzi ha detto a proposito del modo di cantare di Rosa:
Fare politica attraverso la canzone popolare non è solo qualcosa di esplicito e legato ai fatti del momento, ed è nel “come” non solo nel “cosa”. Lei portava avanti la voce del popolo, cantava le canzoni che appartengono a tutti, che sono “comuni” fin dalla loro radice e alle quali non è possibile apporre alcun tipo di copyright. […] A me Rosa piace come canta e cosa canta, cose che non vanno mai distinte, anche la ninna nanna è contestataria: la ninna nanna non la canta certo la donna borghese che può permettersi la balia, ma la mamma proletaria che l’indomani deve svegliarsi alle quattro di mattina per andare a lavorare, e si sente disperata perché il bambino non vuole dormire. Ecco allora che Rosa aveva la capacità di trasmettere la disperazione, di renderti compartecipe del lamento di questa donna: e anche questo è fare politica.
Per ascoltarla (particolarmente toccante è Buttana di to’ mà)
Discografia
La voce della Sicilia, Tauro Record 1967
Un matrimonio infelice, Tauro Record 1967
La cantatrice del Sud, RCA ried. de La voce della Sicilia 1973
Amore tu lo sai la vita è amara, Cetra Folk 1971
Terra che non senti, Cetra Folk 1973
Noi siamo nell’inferno carcerati, Cetra Folk 1974
Amuri senza amuri, Cetra Folk 1974
Vinni a cantari all’ariu scuvertu, Cetra Folk 1978
Concerto di Natale, PDR 1985
Rosa Balistreri, Teatro del Sole 1996 – ried. in CD de La voce della Sicilia
Un matrimonio infelice, Teatro del Sole 1997 – ried. in CD
Rari e Inediti, Teatro del Sole 1997
Amore tu lo sai la vita è amara, 2000, Teatro del Sole – ried. in CD
Terra che non senti, 2000, Teatro del Sole – ried. in CD
Noi siamo nell’inferno carcerati, 2000, Teatro del Sole – ried. in CD
Vinni a cantari all’ariu scuvertu, Teatro del Sole 2000, ried. in CD
Collection .. la raggia, lu duluru, la passione, Lucky Planets 2004
Rosa canta e cunta – Rari e
Inediti, Teatro del Sole 2007
Amuri senza amuri, Lucy Planet dove (con l’inedito E vui durmiti ancora), 2011
Altre segnalazioni
Omaggio a Rosa Balistrieri, Etnafest 2008, Catania, in collaborazione con Carmen Consoli: Ornella Vanoni, Paola Turci, Giorgia, Marina Rei, Tosca, Nada, Patrizia Laquidara, Rita Botto, Etta Scollo hanno cantato in siciliano le canzoni di Rosa Balistrieri
Mostra di effetti personali e foto su Rosa presso il monastero dei benedettini, Catania, 2010
Referenze iconografiche:
Tutte le immagini sono pubblicate per gentile concessione di Luca Torregrossa.
Seconda e terza immagine: Rosa Balistreri in concerto
Quarta immagine: La biografia ufficiale di Rosa Balistreri “L’amuri ca v’haju”, scritta da Luca Torregrossa.
Giovanna Providenti
È autrice di Goliarda Sapienza, NovaDelphi Edizioni, 2016 (http://www.novadelphi.it/passatopr_providenti_sapienza.html) e La porta è aperta. Vita di Goliarda Sapienza (premio Calvino 2009, Villaggio Maori Edizioni, 2010). Si è laureata in lettere e filosofia a Milano e dottorata in Dottrine politiche e questione femminile all’Università Roma Tre. Ha collaborato per anni al mensile «Noidonne» e al master in gender studies di Roma. Oggi continua a scrivere e insegna lettere nelle scuole superiori. Ha pubblicato racconti e numerosi saggi in riviste e libri e curato due volumi: La nonviolenza delle donne (Lef, 2006) e Spostando mattoni a mani nude. Per pensare le differenze (Franco Angeli, 2003).
Questo sito usa i cookie per migliorare la tua esperienza. Chiudendo questo banner o comunque proseguendo la navigazione nel sito acconsenti all'uso dei cookie. Accetto/AcceptCookie Policy
This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish.Accetto/AcceptCookie Policy
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.