
Poesia Edita e Inedita

Kathleen O’Meara POESIA :”E la gente rimase a casa”
Poesia di Natale di Umberto Saba-Foto di Elio Mercuri
Biblioteca DEA SABINA
Poesia di Natale di Umberto Saba
Nella notte di Natale
Io scrivo nella mia dolce stanzetta,
d’una candela al tenue chiarore,
ed una forza indomita d’amore
muove la stanca mano che si affretta.
Come debole e dolce il suon dell’ore!
Forse il bene invocato oggi m’aspetta.
Una serenità quasi perfetta
calma i battiti ardenti del mio cuore.
Notte fredda e stellata di Natale,
sai tu dirmi la fonte onde zampilla
Improvvisa la mia speranza buona?
È forse il sogno di Gesù che brilla
nell’anima dolente ed immortale
del giovane che ama, che perdona?
Foto di Elio Mercuri
La poesia di Madre Teresa per riflettere sullo spirito del Natale.
La poesia di Madre Teresa per riflettere sullo spirito del Natale.
È Natale, la poesia
È Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano. È Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l’altro.
È Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.
È Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
È Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.
Madre Teresa di Calcutta ci ha lasciato una profonda meditazione sul significato del Natale, consegnandoci un testo sorprendente per la sua semplicità ma ricco di quell’umanità che il Figlio di Dio viene a portare ad ogni essere umano. Leggiamo con umiltà queste parole ricolme della gratuità dell’amore di Dio per ogni sua creatura:
È Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano. È Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l’altro. È Natale ogni volta che non accetti quei principi che relegano gli oppressi ai margini della società. È Natale ogni volta che speri con quelli che disperano nella povertà fisica e spirituale. È Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza. È Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri.
Queste parole sono un vero decalogo dell’accoglienza, dell’accettazione e del servizio gratuito verso il prossimo.
Il sorriso del cuore è un segno di apertura verso l’altro, perché riflette quella disposizione dell’animo riconciliato e riappacificato, il quale è molto più eloquente di tante inutili e vuote parole.
Il sorriso esprime quell’apertura che ha perdonato profondamente il torto subito. Potremmo dire che il sorriso è l’apertura della porta giubilare della misericordia della propria casa perché manifesta una retta intenzione di convivialità e di condivisione.
La realtà, molte volte, è diversa, perché la durezza del nostro cuore ritiene difficile sorridere a quel parente che, dopo tanto mesi, si è riaffacciato alla soglia della nostra casa; ci viene più facile giudicarlo per il suo allontanamento piuttosto che riaccoglierlo, con la gioia di avere ritrovato una persona che ritenevamo perduta.
Quanto è facile cadere nel rischio di offrire “falsi sorrisi” che sono il preludio di dialoghi aridi, di discorsi inutili, di relazioni finte e di falsa vanagloria.
Il vero sorriso è il preludio dell’ascolto, il quale è la chiave universale per entrare nel cuore del nostro interlocutore. L’ascolto silenzioso è quella forza interiore capace di trasferire l’altro dalla periferia dell’emarginazione al centro dell’attenzione. L’ascolto restituisce dignità e valore a quegli avvenimenti della vita che hanno bisogno di essere detti a qualcuno per essere compresi da colui che li racconta. L’ascolto è un servizio insostituibile ed efficace perché contiene la forza silenziosa di fare uscire dal cuore di chi abbiamo difronte quelle verità scomode, che sono il preludio della possibilità di offrirgli parole di incoraggiamento e di speranza.
Queste parole di Madre Teresa contengono un prezioso segreto evangelico: se vogliamo capire e riconciliarci con quel parente che siede con noi alla mensa di Natale, evitiamo di usare troppe parole per giustificarci o per cercare di ridurre la situazione imbarazzante. Il giusto atteggiamento che ristabilisce una sana e duratura riappacificazione è l’umiltà dell’ascolto, capace di comprendere le difficoltà dell’altro e di ricucire quello strappo che il nostro spietato giustizialismo ha creato per la superbia e la durezza del nostro cuore.
L’ascolto, preceduto dal sorriso, è davvero misericordioso quando offre parole e gesti di speranza verso coloro che sono stati travolti dalle vicende della vita e non riescono a trovare un via d’uscita da quel deprimente stato di angoscia e di disperazione.
Come sarebbe bello sentire a Natale le suocere che consolano le nuore per le fatiche nell’educazione dei figli e nel conciliare il lavoro con la famiglia, quanto farebbe bene ai figli vedere il padre dialogare con gioia con il loro nonno, quale gioia sarebbe ricordare durante questa notte santa tutti quelli che ci hanno preceduto facendo memoria di alcuni episodi della loro vita, quanto sarebbe bello parlare con quel parente con il quale riteniamo di avere subito un torto e riconoscere il nostro limite invece che condannare la sua debolezza.
Il Natale è la festa del memoriale della venuta del Figlio di Dio sulla terra, affinché il Bambino Gesù possa rinascere in ogni essere umano e rinnovare dall’interno le nostre vite, la frase di Madre Teresa, “è Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri”; sono parole piene di speranza, perché contengono una sapienza che non è di questo mondo, affermando quella verità cristiana tanto dimenticata ai nostri giorni: il cambiamento del mondo è possibile quando si inizia a cambiare prima il nostro cuore.
La conversione è davvero contagiosa, quando siamo noi per primi a riconoscere di essere bisognosi della Misericordia di Dio. Se Cristo nascerà in noi, la nostra casa diventerà come la umile stalla di Betlemme, povera di sicurezze terrene ma ricca di umanità e del calore umano, la quale sarà visitata dai tanti pastori emarginati del nostro quartiere, i quali ascoltando le voci dei vicini di casa, potranno accorrere con fiducia al nostro focolare. Sarebbe bello pensare ad un Natale che trasformi le nostre famiglie nelle quali nessuno che bussa alle nostre porte tornerebbe a casa sua a mani vuote, ma troverebbe tanti segni visibili della misericordia di Dio, fatta a volte di parole ma altre volte di gesti concreti, usando quella carità cristiana che è davvero autentica quando ha la forza di spogliarsi di qualcosa di proprio per rivestire il bisogno materiale e spirituale dell’altro.
Commento alla poesia scritto da Osvaldo Rinaldi
Augusta Mazzella Di Bosco- Poesie -Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
-Augusta Mazzella Di Bosco- Poesie –
-dalla Rivista QUINTA GENERAZIONE 1983-
Poesia di Federico García Lorca
Biblioteca DEA SABINA
poesia di Federico García Lorca
[TRISTE OSSERVAVO I CAMPI SEMINATI]
Triste osservavo i campi seminati.
Era una sera limpida.
Assopito tra le foglie di un librone
Shakespeare mi teneva compagnia…
«Sogno di una notte di mezza estate»
Era il librone.
Riposando
Nella terra stavano gli aratri.
Ed era tristezza umana,
La tristezza di quei marchingegni
Assopiti accanto all’acqua.
Come son belle le nubi dell’autunno!
In lontananza latrano i cani.
E fra gli uliveti lontani appaiono
Le mani della notte.
La mia distanza
Interiore diviene oscura.
Di ragnatele è coperto il mio cuore…
Quel demone di Shakespeare!
Che veleno m’ha versato in cuore!
Temibile casualità è l’amore!
Ci assopiamo e una fata
Fa sì che al risveglio adoriamo
Il primo che passa.
Che immensa tragedia! E Dio, a cosa pensa?
Gli si son rotte le ali?
O forse inventa un altro strano congegno?
In cui infondere un’anima?
Non sarà Dio un artista un po’ tocco?
Dammi, Sant’Agostino, le tue pallide mani
E i tuoi occhi d’ombra
E la tua fiamma!…
Questi tranquilli fiori del fossato
Sono come le mie parole
Frutti per i denti del vento
E poi per il nulla?
E quel leccio che ha quasi bocca
E braccia e sguardo,
Lascerà l’edera del suo spirito
Per sprofondare senz’anima?
E poi il cuore, a che ci serve?
Per lasciarlo in un lungo sentiero
Appeso ad un altro petto
O per sotterrarlo nella neve bianca
Quando sentiamo sulla nostra fronte
Il freddo della canizie?
…………………………………
…………………………………
Com’è lontano il monte!
Amico William!
Mi stai ascoltando? Sì?
(I rami
Secchi degli alberi
Sospirano in silenzio sull’acqua).
***
Quanta ombra! Mio Dio!
Ora mi ricordo di te… Ora la speranza
Come un fiore versa il suo polline d’oro
Sulla mia fronte malata.
Grazie, Signore!
Due ombre silenziose
Passano lungo il sentiero.
Una è il genietto di Descartes.
L’altra ombra è la Morte…
Sento i loro sguardi
Come baci di piombo sulla mia pelle.
Si sono zittite le rane!
Già s’allontanano! Ahi, quale sentiero
Porterà alla mia casa?
Questo? Quello? Oppure quel viottolo?
Che confusione!…
Le rane
Iniziano in sordina i loro canti
Senza armonia alcuna!
E là dove s’incrociano i sentieri
Già vedo sulla montagna
Una caricatura della sfinge
Che ride a crepapelle!
***
Poi, nella solitudine della mia stanza
E al calore della lampada, pensai:
Tutti viviamo nell’oscuro bosco
Che Shakespeare s’immaginò.
C’è chi si semina gigli in petto
E gli nascono ortiche.
C’è chi canta
Credendosi allodola del mattino,
E il suo flauto resta muto.
Ma, Signore, è il cuore cosa
Così fragile e così falsa?
Penso sereno alla mia tristezza.
È ormai giunta l’alba
E vedo su ogni seggiola della mia stanza
Seduto un gran fantasma.
23 ottobre 1917
Da: Federico García Lorca, Maria Maddalena e altri inediti, a cura di P. Menarini, Nuova Compagnia Editrice 1995.
Nel 1995 la Nuova Compagnia Editrice pubblicò nella “biblioteca di clanDestino” sei poesie inedite di Federico García Lorca. Edite per la prima volta in Spagna nel 1988 in una tiratura di soli 250 esemplari, venivano allora tradotte in lingua italiana da Piero Menarini, docente di Lingua e Letteratura spagnola all’Università di Parma e uno dei massimi esperti del poeta spagnolo. Oggi vogliamo proporre ai nostri lettori il secondo di questi inediti, [Yo estaba triste frente a los sembrados].
Federico García Lorca (Fuente Vaqueros, 1898 – Víznar, Granada, 1936), poeta e drammaturgo, è stato una delle voci più originali del Novecento spagnolo. Morì durante i primi giorni della guerra civile, fucilato dai franchisti. I versi che seguono sono il prodotto del periodo più precoce della produzione lorchiana: in essi riscopriamo un Lorca religioso e shakespearino, in cui il sentire e il sapere, l’emozione affettiva e lo stimolo culturale, si susseguono e si alternano con tipico fare giovanile.
Marcus Vinicius de Moraes “Sonetto dell’amore totale”
Biblioteca DEA SABINA
Poesia di Marcus Vinicius de Moraes
“Sonetto dell’amore totale”
Ti amo tanto, amore mio… non canti
il cuore umano con maggiore verità…
Ti amo come amico e come amante
in una sempre diversa realtà.
Ti amo per affinità, di un quieto amore prestante
e ti amo al di là, presente nella nostalgia.
Ti amo, infine, con grande libertà
per l’eternità e a ogni istante.
Ti amo come un animale, semplicemente
di un amore senza mistero e senza virtù
con un desiderio massiccio e permanente.
E amandoti così, molto e sempre
un giorno nel tuo corpo all’improvviso
morirò per aver amato più di quanto ho potuto.
Marcus Vinicius de Moraes
Gianni Rodari poesia Speranza
Poesia di Gianni Rodari
Speranza
Se io avessi una botteguccia
fatta di una sola stanza
vorrei mettermi a vendere
sai cosa? La speranza.
“Speranza a buon mercato!”
Per un soldo ne darei
ad un solo cliente
quanto basta per sei.
E alla povera gente
che non ha da campare
darei tutta la mia speranza
senza fargliela pagare.
Marietta Salvo – Poesie “VASCELLO FANTASMA”-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Marietta Salvo – Poesie “VASCELLO FANTASMA” –
Giulio Perrone Editore – Roma
DESCRIZIONE
È il morso dell’assenza che dilania i versi di Vascello fantasma, il ricordo delle persone e dei luoghi perduti aleggia resistente, riverbera in tutto il corpo. A lui simmetrici, ci sono i luoghi immersi in una visionarietà unica. La città dello Stretto, la Città di Sabbia, si staglia espandendo la sua storia reale o narrata dalle voci familiari e dalle leggende dei cantori. I flussi, le invasioni, i saccheggi, gli attraversamenti violenti che ne hanno determinato le strade e le sponde, tanto della città quanto del corpo con la sua memoria e i suoi sogni; l’autrice rivisita con i colori e gli odori questa commistione di eventi, mischiando i flussi vecchi e nuovi, i vecchi e nuovi imbarbarimenti, le invasioni reali e immaginifiche. La lingua, le parole e le sensazioni sono quelle della corporeità, tanto fisica e immediata quanto lirica, che trova forma e potenza in una ricerca linguistica che si incarna nella tradizione come nello slancio originale. La sperimentazione del verso e la promiscuità dei suoni di Marietta Salvo riportano sempre al corpo, carne e sangue, e al dolore, generato dall’assenza del corpo stesso. Le ossessioni si intrecciano ai sentieri percorsi e la Città di Sabbia, lingua stretta tra le colline e i due mari, è un territorio vacillante dove i sentimenti devono farsi strada tra fantasmi e relitti e che “lega il dolore a un palo / come fosse un sogno”
Le stelle procedono
Le stelle procedono a piccoli passi nell’incanto mattino.
Mi trovo
al centro infuocato
di questo pianeta (fu notte).
Alluno
improvvisa
in un corpo – (succhiai sangue e riebbi
la vita) –. Non so farne che fagotti però
in cerca della fenice – del ritrovarsi ancor in questa selva oscura –
e di bruto e dell’uomo che uccise e il motivo del bruteggio di bruto.
– La notte ha dita di cera (poi) –
E di nuovo cerco i corpi col dentro d’eterno.
Mi disse
Mi disse di comprare lowry
quando ancora non si usava
sotto il vulcano è splendente aggiungeva
magra la mano
di una bellezza procace il gesto
con uno sfrenato lampo lampante che divampa al posto della pupilla.
Era genio sfogliatezza di fiore.
Misurò il tempo giusto fino al prossimo maggio. Andò a saltelli col fiatone e rifiutò le pause boicottando gli ordini
del caposquadra.
***
Noi tornammo dal sentiero – gli ultimi quattro o cinque –.
Fu cosa penosa vedere l’ampia sala buia
e pensare alla corteccia che si apre e cola acqua
Racconti di mare
Templi vuoti si aggrappavano a dei. Troneggiava preghiera.
C’era nell’aria foresta gialla. Come gatto. Una donna schiacciava con sassi
magre pompe che sorbivano acqua. Ombra sola – lampioni al mercurio – flaveggiava come fosse foglietta
nel vento.
Si racconta come piedi non ebbe ma prudenti piumelle e lische
di pesce straniero.
La guardava da brusca collina.
Poi mai seppe se fosse sirena o uccello spiumato
o un notturno gabbiano che si andò
a incastonare
tra due vele rigonfie in tartàna.
Compagna di stanza
Pur avendo io allora soltanto trentanni
o di meno o di più
la morte diventò compagna di stanza.
Ne avevo trovato traccia e ogni giorno ne aggiungevo. Era comparsa una volta tra di noi sorelle
come un grido di gabbiano affamato – becco aperto – e aveva sganciato una molla. Dopo fu
difficile trovare un posto nel viale con gli alberi. Soleggiato disse mia madre. Sì risposi potrebbe ancora svegliarsi volendo.
Anche volle rosalba che portassimo sempre
fiori. Preferibilmente gialli e bianchi
non volgari per favore – tinte forti –. Nell’andarci molti sempre ne toglieva.
Io pensai di avere una fede e lottai col marmo beige
a schizzetti con gli stucchi di tre chiese col vetro degli occhi di un gesso formoso e languido. Lessi libri di spiriti incrociai le mani a raggiera pagai un ciondolo e lo
[attorcigliai
sul collo due volte. Il problema fu sempre però la gruccia
vuota.
Breve biografia di Marietta Salvo –
Marietta Salvo nasce a Messina nel 1952, è vincitrice per la Poesia del Premio Internazionale di Letteratura “Eugenio Montale” nel 1989. Pubblica con la casa editrice Scheiwiller la silloge poetica Aritmie nel 1989 e nel 1993 esce per Il Girasole Edizioni la raccolta poetica dal titolo L’insano gesto. Nel 1999 esce il volume Il senso del racconto (Perap Edizioni, Palermo). Ha collaborato negli anni alle pagine culturali de «L’Ora» e della «Gazzetta del Sud».
Rassegna Stampa
The serendipity periodical, Egle Santonocito
Il giornale di Sicilia, Giusi Parisi
Gazzetta del Sud, Redazione
Gazzetta del Sud, Anna Mallamo
La Sicilia, Grazia Calanna
Letterate magazine, Viola Lo Moro
Magma magazine, Alberto Paolo Palumbo
B-hop magazine, Filippo Bocci
The bookish explorer, Stefania Grosso
Normanno, Redazione
L’Estroverso, Grazia Calanna