Poesia Edita e Inedita
Poesia di Federico García Lorca
Biblioteca DEA SABINA
poesia di Federico García Lorca
[TRISTE OSSERVAVO I CAMPI SEMINATI]
Triste osservavo i campi seminati.
Era una sera limpida.
Assopito tra le foglie di un librone
Shakespeare mi teneva compagnia…
«Sogno di una notte di mezza estate»
Era il librone.
Riposando
Nella terra stavano gli aratri.
Ed era tristezza umana,
La tristezza di quei marchingegni
Assopiti accanto all’acqua.
Come son belle le nubi dell’autunno!
In lontananza latrano i cani.
E fra gli uliveti lontani appaiono
Le mani della notte.
La mia distanza
Interiore diviene oscura.
Di ragnatele è coperto il mio cuore…
Quel demone di Shakespeare!
Che veleno m’ha versato in cuore!
Temibile casualità è l’amore!
Ci assopiamo e una fata
Fa sì che al risveglio adoriamo
Il primo che passa.
Che immensa tragedia! E Dio, a cosa pensa?
Gli si son rotte le ali?
O forse inventa un altro strano congegno?
In cui infondere un’anima?
Non sarà Dio un artista un po’ tocco?
Dammi, Sant’Agostino, le tue pallide mani
E i tuoi occhi d’ombra
E la tua fiamma!…
Questi tranquilli fiori del fossato
Sono come le mie parole
Frutti per i denti del vento
E poi per il nulla?
E quel leccio che ha quasi bocca
E braccia e sguardo,
Lascerà l’edera del suo spirito
Per sprofondare senz’anima?
E poi il cuore, a che ci serve?
Per lasciarlo in un lungo sentiero
Appeso ad un altro petto
O per sotterrarlo nella neve bianca
Quando sentiamo sulla nostra fronte
Il freddo della canizie?
…………………………………
…………………………………
Com’è lontano il monte!
Amico William!
Mi stai ascoltando? Sì?
(I rami
Secchi degli alberi
Sospirano in silenzio sull’acqua).
***
Quanta ombra! Mio Dio!
Ora mi ricordo di te… Ora la speranza
Come un fiore versa il suo polline d’oro
Sulla mia fronte malata.
Grazie, Signore!
Due ombre silenziose
Passano lungo il sentiero.
Una è il genietto di Descartes.
L’altra ombra è la Morte…
Sento i loro sguardi
Come baci di piombo sulla mia pelle.
Si sono zittite le rane!
Già s’allontanano! Ahi, quale sentiero
Porterà alla mia casa?
Questo? Quello? Oppure quel viottolo?
Che confusione!…
Le rane
Iniziano in sordina i loro canti
Senza armonia alcuna!
E là dove s’incrociano i sentieri
Già vedo sulla montagna
Una caricatura della sfinge
Che ride a crepapelle!
***
Poi, nella solitudine della mia stanza
E al calore della lampada, pensai:
Tutti viviamo nell’oscuro bosco
Che Shakespeare s’immaginò.
C’è chi si semina gigli in petto
E gli nascono ortiche.
C’è chi canta
Credendosi allodola del mattino,
E il suo flauto resta muto.
Ma, Signore, è il cuore cosa
Così fragile e così falsa?
Penso sereno alla mia tristezza.
È ormai giunta l’alba
E vedo su ogni seggiola della mia stanza
Seduto un gran fantasma.
23 ottobre 1917
Da: Federico García Lorca, Maria Maddalena e altri inediti, a cura di P. Menarini, Nuova Compagnia Editrice 1995.
Nel 1995 la Nuova Compagnia Editrice pubblicò nella “biblioteca di clanDestino” sei poesie inedite di Federico García Lorca. Edite per la prima volta in Spagna nel 1988 in una tiratura di soli 250 esemplari, venivano allora tradotte in lingua italiana da Piero Menarini, docente di Lingua e Letteratura spagnola all’Università di Parma e uno dei massimi esperti del poeta spagnolo. Oggi vogliamo proporre ai nostri lettori il secondo di questi inediti, [Yo estaba triste frente a los sembrados].
Federico García Lorca (Fuente Vaqueros, 1898 – Víznar, Granada, 1936), poeta e drammaturgo, è stato una delle voci più originali del Novecento spagnolo. Morì durante i primi giorni della guerra civile, fucilato dai franchisti. I versi che seguono sono il prodotto del periodo più precoce della produzione lorchiana: in essi riscopriamo un Lorca religioso e shakespearino, in cui il sentire e il sapere, l’emozione affettiva e lo stimolo culturale, si susseguono e si alternano con tipico fare giovanile.
Marcus Vinicius de Moraes “Sonetto dell’amore totale”
Biblioteca DEA SABINA
Poesia di Marcus Vinicius de Moraes
“Sonetto dell’amore totale”
Ti amo tanto, amore mio… non canti
il cuore umano con maggiore verità…
Ti amo come amico e come amante
in una sempre diversa realtà.
Ti amo per affinità, di un quieto amore prestante
e ti amo al di là, presente nella nostalgia.
Ti amo, infine, con grande libertà
per l’eternità e a ogni istante.
Ti amo come un animale, semplicemente
di un amore senza mistero e senza virtù
con un desiderio massiccio e permanente.
E amandoti così, molto e sempre
un giorno nel tuo corpo all’improvviso
morirò per aver amato più di quanto ho potuto.
Marcus Vinicius de Moraes
Poesie di Irma Verolín poetessa argentina-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Poesie di Irma Verolín, poetessa argentina
Traduzione di Marcela Filippi Plaza
Prima
Mia madre ha ripetuto il suo nome in me
non per mancanza d’immaginazione ma per amore agli specchi
dove lei trova il suo corpo
in un equilibrio che pensava d’aver dimenticato.
Quando mi chiama
la sua voce trasforma la mia persona in un’eco
in una ripetizione cantilenante
una serie infinita di specchi
riproduce la mia sagoma fino all’indicibile
svuotandomi
polverizzandomi.
Quando mia madre mi chiama
sta chiamando se stessa
e alla fine nessuno sa chi è chi in questa casa.
Antes
Mi madre ha repetido su nombre en mí
no por falta de imaginación sino por amor a los espejos
donde ella encuentra su cuerpo
en un equilibrio que creyó olvidar.
Al llamarme
su voz convierte a mi persona en un eco
en una repetición en sonsonete
una serie infinita de espejos
reproduce mi silueta hasta lo indecible
vaciándome
pulverizándome.
Cuando mi madre me llama
se está llamando a ella
y al final nadie sabe quién es quién en esta casa.
Dalla raccolta De madrugada (2014)
I suoi occhi
Non c’era nulla dietro i suoi occhi
solo un mare senza movimento,
un mare
di acque scure
con pesci nuotando al rallentatore
e sirene sminuzzate
in un fondo senza fondo
tra montagne schiacciate
che una volta furono
remotamente
animali che il tempo estinse.
I suoi occhi
nonostante tutto
cercano
in me
un altro mare
simile e distante
per accarezzarlo con il suo sguardo.
Sus ojos
No había nada detrás de sus ojos
sólo un mar sin movimiento,
un mar
de aguas oscuras
con peces nadando en cámara lenta
y sirenas desmenuzadas
en un fondo sin fondo
entre montañas hundidas
que alguna vez fueron
remotamente
animales que el tiempo extinguió.
Sus ojos
a pesar de todo
buscan en mí
otro mar
parecido y distante
para acariciarlo con su mirada.
Cane che abbaia
C’è un cane nell’edificio di fronte
rinchiuso
dietro la ringhiera di un balcone
che non fa altro che abbaiare
dalla mattina alla sera.
Nel frattempo
il mondo passa nella sua vertiginosa disarmonia
abbaia al cane
e il cane sempre risponde.
Il dialogo non ha fine
è diventato inverosimile,
non si capiscono
non si capiranno mai.
La mattina si espande
dai suoi propri limiti
scivolosi
naufraga e riprende i suoi impulsi
e naufraga di nuovo.
A questo punto
nessuno in questo quartiere
vuole sentire ancora
il beato cane che abbaia
e abbaia.
Che il mondo si faccia capire
una buona volta
che quell’animale ritorni in sé
una volta per tutte
e capisca che nulla gli appartiene.
È un cane squallido
brutto
dagli occhi sporgenti
l’ho visto sbadigliare, mangiare e
grattarsi le pulci,
molti vorremmo avvelenarlo
ma non potremmo:
il balcone è alto
e il mondo non smette di passare
continuamente
con la sua cantilena che alimenta
latrati e chissà quante altre cose
in questa strada
dove si trova la mia casa.
Perro que ladra
Hay un perro en el edificio de enfrente
encerrado
detrás de la baranda de un balcón
que no hace otra cosa que ladrar
de la mañana a la noche.
Mientras tanto
el mundo pasa en su vertiginosa desarmonía
le ladra al perro
y el perro siempre contesta.
El diálogo no tiene fin
se ha vuelto inverosímil,
no se entienden
nunca se entenderán.
La mañana se explaya
desde sus propios límites
resbaladizos
naufraga y retoma sus ímpetus
y naufraga otra vez.
A esta altura
ya nadie en este vecindario
quiere oír más
al dichoso perro que ladra
y ladra.
Que el mundo se haga entender
de una buena vez
que ese animal entre en razones
de una vez por todas
y entienda que nada le pertenece.
Es un perro escuálido
feo
de ojos saltones
lo he visto bostezar y comer y
rascarse las pulgas,
muchos quisiéramos envenenarlo
pero no podríamos:
el balcón es alto
y el mundo no deja de pasar
continuamente
con su cantilena que alimenta
ladridos y quién sabe cuántas cosas más
por esta calle
en la que está mi casa.
Gatto davanti alla finestra
Il mio gatto crede che nella finestra ci sia molto da guardare.
La finestra con quel mondo ristretto che porta dentro
rimane in silenzio.
Il vetro
tuttavia
riflette il corpo del mio gatto
che guarda e guarda,
so che pensa che se il mondo fosse così grande
come la gente suol credere
non ci entrerebbe in quel miserabile rettangolo.
La luce è buona
per il gatto e per il mondo,
li riflette entrambi.
Senza il vetro nulla di tutto questo sarebbe possibile.
Gato frente a la ventana
Mi gato cree que en la ventana hay mucho para mirar.
La ventana con ese mundo apretado que lleva dentro
permanece en silencio.
El vidrio
sin embargo
refleja el cuerpo de mi gato
que mira y mira,
sé que piensa que si el mundo fuera tan grande
como la gente suele creer
no entraría en ese miserable rectángulo.
La luz es buena
para el gato y para el mundo,
los refleja a los dos.
Sin el vidrio nada de esto sería posible.
Come questa povera gente
Come questa povera gente che
ripetutamente
ritorna
alla loro casa allagata,
ritorno a guardarmi allo specchio:
i miei occhi,
che non vogliono vedere, vedono
l’ampiezza del mio viso
il coraggioso gesto della vita
che cade lungo il bordo delle mie sopracciglia;
causa ed effetti si inanellano
con totale impunità:
la vita è un tulle che lascia vedere
le tracce di un transito in vertigini infinite.
Como esta pobre gente
Como esta pobre gente que
una y otra vez
regresa
a su casa inundada,
vuelvo a mirarme en el espejo:
mis ojos,
que no quieren ver, ven
la amplitud de mi cara
el esforzado gesto de la vida
cayendo por el borde de mis cejas;
causas y efectos se enhebran
con total impunidad:
la vida es un tul que deja ver
las huellas de un tránsito en infinito vértigo
Venti d’autunno
Cominciano ad arrivare
i venti dell’autunno,
giungono prima dell’autunno
come deve essere, quei venti
scuotono le pareti
di questa mia casa
che li attende
ancor prima che si facciano sentire
tremare borbottare tremolare,
pareti e tetti rimangono avvolti nei loro scuotimenti.
Il futuro ha spiegato le sue ali al presente
mentre il passato si è reclinato nell’appoggiò
di ciò che mai si ripeterà.
Il vento mi racconta che l’autunno verrà a sdraiarsi
sul tetto di casa mia
come un gatto.
Tutto va bene ora
che il futuro ha spinto i suoi venti fin qui.
Vientos de otoño
Comienzan a llegar
los vientos del otoño,
se adelantan al otoño
como debe ser, esos vientos
estremecen las paredes
de esta casa mía
que los espera
aún antes de que se hagan oír
temblar refunfuñar tremolar,
paredes y techos quedan envueltos en sus sacudimientos.
El futuro ha desplegado sus alas hacia el presente
mientras el pasado se reclinó en el respaldo
de lo que nunca se repetirá.
El viento me cuenta que el otoño vendrá a recostarse
sobre el techo de mi casa
como un gato.
Todo está bien ahora
que el futuro empujó el viento hasta aquí.
Dalla raccolta Los días (2014)
Congedo
Mettesti la mia mano sul tuo petto
e chiudesti gli occhi:
La mia mano rimase dentro il tuo petto.
Dall’altro lato dei tuoi occhi
la mia mano accarezzò la tua memoria
parsimoniosamente
la mia mano affogò nella tua liscia memoria
poi qualcuno fischiò nel corridoio
la sera levigò i suoi margini,
dire addio è facile
quando il silenzio avvolge la vita
senza limiti
il silenzio è un piccolo dio
che rende il nostro congedo un luogo di arrivo
ora posso guardare
la mia propria morte nei tuoi occhi
la vedo inerpicarsi sul bordo del mio nome
e ci protegge entrambi.
Despedida
Pusiste mi mano sobre tu pecho
y cerraste los ojos:
mi mano quedó dentro de tu pecho.
Del otro lado de tus ojos
mi mano acarició tu memoria
parsimoniosamente
mi mano se ahogó en tu lisa memoria
después alguien silbó en el pasillo
la tarde pulió sus aristas,
despedirse es fácil
cuando el silencio envuelve a la vida
sin límites
el silencio es un pequeño dios
que convierte nuestra despedida en sitio de llegada
puedo mirar ahora
mi propia muerte en tus ojos
la veo trepándose sobre el borde de mi nombre
y nos cobija a los dos.
Dalla raccolta Invierno (inediti)
Biografia di Irma Verolín è nata l’8 dicembre 1953 a Buenos Aires, in Argentina. Ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti, tra i quali: il primo premio comunale «Eduardo Mallea», il primo premio internazionale «Horacio Silvestre Quiroga», il primo premio internazionale della Fondazione Luis Palés Matos di Porto Rico; primo premio della Fondazione Victoria Ocampo; Premio Emecé; Primo premio comunale della città di Buenos Aires; primo premio internazionale del romanzo di Mercosur. Ha pubblicato tre libri di poesia, quattro di racconti e due romanzi. E’ autrice di libri di letteratura per bambini e ragazzi, e di questi ne sono stati pubblicati cinque. Alcuni dei suoi testi sono stati tradotti in inglese, tedesco, italiano, russo e portoghese.
Irma Verolín Nació el 8 de diciembre de 1953 en Buenos Aires, Argentina. Ha recibido numerosos premios y galardones, entre ellos: el primer premio municipal “Eduardo Mallea”, el primer premio internacional “Horacio Silvestre Quiroga”, el primer premio internacional de la Fundación Luis Palés Matos de Puerto Rico; primer premio de la Fundación Victoria Ocampo; Premio Emece; Primer premio municipal de la ciudad de Buenos Aires; primer premio internacional de novela del Mercosur. Ha publicado tres libros de poesía, cuatro de cuentos y dos novelas. Es autora de libros de literatura infantil y juvenil, de los cuales se han publicado cinco. Algunos de sus textos han sido traducidos al inglés, alemán, italiano, ruso y portugués.
Fonte
Irma Verolín, poesie | www.inmediaciones.org
Simona Cerri Spinelli- Al centro dei rovesci-Interno Editoria -Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Poesie di Simona Cerri Spinelli- Al centro dei rovesci-
– Interno Editoria –
C’è un grido che percorre i versi di Simona Cerri Spinelli. Una voce precipita e illumina le pagine di questa raccolta. Uno dei più grandi poeti italiani contemporanei come Giampiero Neri, scrive nella nota finale del libro come queste poesie “vengono da molto lontano, prive come sono di ornamenti, nude e non si possono ignorare”. Non si può non notare come “Al centro dei rovesci” rappresenti un chiaro invito a danzare il ballo della vita, a “non temere niente dai sogni”.
Goffa nel mio maglione nero a lato del binario
attonita nel vederti comparire,
la pena più lieve è guardare in fondo
la mano della ragazza
e le labbra pronunciano appena
che io ho perso il treno.
C’è qualcosa di intoccabile nella tua immagine
che ha resistito fino a oggi.
*
“Andiamo a prendere un po’ d’aria”.
Avrei voluto vederlo restare e piangere
nella strada di fango.
Non temere niente dai sogni,
se dormendo vedi qualcosa di terribile
non è un annuncio di catastrofe,
è il mio pensiero che affonda.
*
Sto in silenzio la maggior parte del giorno,
la casa mi scricchiola addosso.
Di notte osservo il brutto tempo.
Gli scherzi della mente,
io e te abbracciati
e tu parli.
Non dirmi che ancora, al posto tuo,
arriverà il mattino.
*
Arrivo presto al Caffè,
ti cerco negli occhi degli altri
che fanno colazione,
tua madre è lì da anni, non mi chiede
niente,
mi prende sotto braccio e dice:
“È andato via per primo”
“È sempre andato via per primo”.
Nota di lettura: Giampiero Neri
Collana: Interno Libri
ISBN: 9788885583030
Anno: 2018
Pagine: 64
Formato: 11×17 cm
Jane Hirshfield -Vieni, ruba: Poesie -Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Jane Hirshfield –Vieni, ruba: Poesie –
Sara Fruner -Traduttore-
Editore Ubiliber
DESCRIZIONE
Le liriche di Hirshfield, una tra le più note voci poetiche americane, aprono un varco per la riflessione e il cambiamento, invitando alla consapevolezza etica e stabilendo un delicato equilibrio. Molteplici sono i temi di questa importante antologia. Il tempo è quel borseggiatore perpetuo che agilmente se la cava con tutto, da pochi momenti indifesi a interi anni della nostra vita. Anche la malattia e la mortalità fanno la loro comparsa, forze brute che ci privano della libertà, dell’identità e alla fine della vita stessa. Ma il nostro bisogno di salvaguardare ciò che marchiamo come nostro ci espone solo a quel che ogni buddhista teme: l’attaccamento e tutte le sofferenze che ne derivano. Interessante è la risposta di Hirshfield a questa possibilità di perdita: la coltivazione di una voce poetica che combina equanimità e una tranquilla passione, per sottolineare che ciò che la pratica buddhista e la poesia insegnano, è dire di sì a tutto al livello più profondo, compreso il difficile, che si tratti di perdita, rabbia, confusione. Hirshfield cattura questa idea frase dopo frase, immagine dopo immagine, in un linguaggio al tempo stesso misterioso, sorprendente e comprensibile.
Breve biografia di Jane Hirshfield (New York City, 1953) è una delle voci più importanti della letteratura americana contemporanea. È autrice di 9 libri di poesie e di 2 raccolte di saggi. Dopo la laurea a Princeton, ha studiato al San Francisco Zen Center, dove ha ricevuto l’ordinazione laica nel 1979. Ha scritto di lei Czesław Miłosz: “Una profonda empatia per la sofferenza di tutti gli esseri viventi… È questo che ammiro nella poesia di Jane Hirshfield. Il soggetto della sua poesia è la nostra vita quotidiana, i nostri continui incontri con gli altri e con tutto ciò che la Terra ci porta: alberi, fiori, animali e uccelli… Nella profonda sensibilità dei suoi dettagli, la sua poesia illumina la virtù buddhista della consapevolezza”.
Alcune Poesie di Jane Hirshfield
Oggi che non potevo fare niente
Oggi che non potevo fare niente,
ho salvato una formica.
Doveva essere entrata con il giornale,
ancora consegnato
a chi deve stare a casa.
Un giornale è ancora un servizio essenziale.
Io non sono un servizio essenziale.
Ho caffè e libri,
tempo,
un giardino,
silenzio abbastanza da riempire cisterne.
Dapprima deve aver camminato
sul giornale, come inchiostro sbavato
che prendeva la forma di una formica.
Poi attraverso il portatile- caldo-
poi sul retro di un cuscino.
Piccola formica nera, sola,
che attraversava un cuscino blu,
si muoveva veloce perché è quello che poteva fare.
Messa fuori al sole,
non avrebbe potuto ritrovare il suo nido.
Allora che cosa ho salvato?
Non sembrava che avesse paura
nemmeno quando camminava sulla mia mano
che la muoveva rapida nell’aria.
Formica, sola, senza compagne,
il cui cuore di formica non potevo comprendere-
come ti va la vita- volevo chiedere.
L’ho sollevata e messa fuori.
Questo primo giorno in cui non potevo fare niente,
contribuire a niente
oltre a stare distante dal mio stesso genere,
ho fatto questo.
*
Today, When I Could Do Nothing
Today, when I could do nothing,
I saved an ant.
It must have come in with the morning paper,
still being delivered
to those who shelter in place.
A morning paper is still an essential service.
I am not an essential service.
I have coffee and books,
time,
a garden,
silence enough to fill cisterns.
It must have first walked
the morning paper, as if loosened ink
taking the shape of an ant.
Then across the laptop computer—warm—
then onto the back of a cushion.
Small black ant, alone,
crossing a navy cushion,
moving steadily because that is what it could do.
Set outside in the sun,
it could not have found again its nest.
What then did I save?
It did not look as if it was frightened,
even while walking my hand,
which moved it through swiftness and air.
Ant, alone, without companions,
whose ant-heart I could not fathom—
how is your life, I wanted to ask.
I lifted it, took it outside.
This first day when I could do nothing,
contribute nothing
beyond staying distant from my own kind,
I did this.
Together in a Sudden Strangeness: America’s Poets Respond to the Pandemic, 2020
Versione tradotta in italiano da Stefania Zampiga
PIOGGIA A MAGGIO
Il ferro annerito
della stufa
si raffredda ticchettando
alle prime gocce
che iniziano a incontrare il tetto.
È tardi: la notte
s’è fatta scura così
come un frutto –
un sùbito
aroma di pere riempie la stanza.
Giusto prima dell’alba
ritorna più forte,
un bianco, costante rullio di pioggia diurna
preso nel secchio profondo della luna.
Una luce di latta ammaccata
trabocca di oceano e cielo,
colle che s’apre sul colle davanti,
e mi sveglio a un semplice desiderio,
ciò che voglio da quest’ora comune,
da questa terra comune
che in passato fu sposa del tempo:
sentire come un granchio sente l’onda,
forte come un secondo cuore;
vedere come una cosa verde vede il sole,
con l’attenzione esclusiva dell’amore cieco.
From: Jane Hirshfield Of Gravity & Angels, 1988
© traduzione di Loredana Foresta e Andrea Sirotti
DA CAPO
Prendi il cuore logoro come un sasso
e lancialo lontano.
Presto non ne rimarrà nulla.
Presto l’ultima increspatura si esaurirà
tra le erbacce.
Una volta a casa, affetta carote, cipolle, sedano.
Glassali in olio prima di aggiungere
le lenticchie, acqua e odori.
Poi le caldarroste, un po’ di pepe, sale.
Completa con formaggio di capra e prezzemolo. Mangia.
Puoi farlo, davvero, ti è concesso.
Ricomincia la storia della tua vita.
Tratta da “Ogni felicità assediata dai leoni” di Jane Hirshfield, traduzione e cura di Loredana Foresta e Andrea Sirotti
DOPO UN LUNGO SILENZIO
La cortesia sbiadisce,
un piccolo bagliore d’acciuga
abbandona la pentola capovolta nello scolapiatti
dopo che la luna s’è dileguata dalla finestra.
Una delle ultime libertà, là nel buio.
Gli avanzi della zuppa messi via.
Le distinzioni contano. Se il muso
quieto di una capra debba dirsi nobile
o indifferente. La differenza tra un giusto rigore e l’orgoglio.
Il pensiero intraducibile dev’essere il più preciso.
Eppure le parole non sono la fine del pensiero, ma là dove comincia.
Tratta da “Ogni felicità assediata dai leoni” di Jane Hirshfield, traduzione e cura di Loredana Foresta e Andrea Sirotti
Speranza e Amore
Per tutto l’inverno
l’airone azzurro
ha dormito tra i cavalli.
Non so
le abitudini degli aironi,
non so
se siano solitari
per natura,
o se quello attendesse
un richiamo da chi non c’era –
senza neanche
rendersene conto –
tra i suoni
spiranti nella notte.
So che
la speranza è l’amore
più duro che portiamo.
Ha dormito
con il collo lungo
ripiegato, come una lettera
messa via.
***
Hope and Love
All winter
the blue heron
slept among the horses.
I do not know
the custom of herons,
do not know
if the solitary habit
is their way,
or if he listened for
some missing one—
not knowing even
that was what he did—
in the blowing
sounds in the dark,
I know that
hope is the hardest
love we carry.
He slept
with his long neck
folded, like a letter
put away.
Gianni Rodari poesia Speranza
Poesia di Gianni Rodari
Speranza
Se io avessi una botteguccia
fatta di una sola stanza
vorrei mettermi a vendere
sai cosa? La speranza.
“Speranza a buon mercato!”
Per un soldo ne darei
ad un solo cliente
quanto basta per sei.
E alla povera gente
che non ha da campare
darei tutta la mia speranza
senza fargliela pagare.
Linda Pastan-Poesie-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Linda Pastan-Poesie
NEL GIARDINO DI HAPPO-EN A TOKYO
*
Il modo in cui un neo
sul viso di una donna
definisce piuttosto che guastare
la sua bellezza,
così i grattacieli —
quei fiori della tecnologia —
rivelano la perfezione
del giardino che circondano.
Forse l’Eden è sepolto
qui in Giappone,
dove un’incandescente
carpa koi striscia serpentina
ai margini dello stagno;
dove un’Eva-san
dai capelli neri nelle pieghe
a petalo di un kimono
una volta ha mostrato
il suo corpo di seta al sole,
poi ha raccolto un cachi
e con un piccolo inchino lo ha morso.
Affresco
Nella Cacciata
dal Paradiso di Masaccio
che aria indulgente ha quell’angelo.
Sembra un bravo pubblico ufficiale
che fa solo rispettare
le regole. Ricordo
quei volti al corso di Belle Arti 13.
Ero abbastanza giovane allora
da pensare che la perdita dell’innocenza
avesse solo a che fare col sesso.
Ora che vedo Eva coprirsi
i seni con le mani
lo so che non è per nasconderli
ma solo per proteggerli
da quello che immagina le dovrà
capitare con Abele attaccato
da una parte, e Caino dall’altra.
(traduzione di Andrea Sirotti)
In lingua originale:
Fresco
In Masaccio’s Expulsion
From the Garden
how benign the angel seems,
like a good civil servant
he is merely enforcing
the rules. I remember
these faces from Fine Arts 13.
I was young enough then
to think that the loss of innocence
was just about Sex.
Now I see Eve covering
her breasts with her hands
and I know it is not to hide them
but only to keep them
from all she must know
is to follow from Abel
on one, Cain on the other.
Linda Pastan (New York May 27, 1932 – Chevy Chase January 30, 2023). Poeta laureata dello stato del Maryland dal 1991 al 1994, è considerata una delle voci più importanti della poesia americana contemporanea. Ha pubblicato dieci volumi di poesia: A Perfect Circle of Sun, Aspects of Eve, The Five Stages of Grief, Waiting for My Life, PM/AM: New and Selected Poems, A Fraction of Darkness, The Imperfect Paradise, Heroes in Disguise, An Early Afterlife, e Carnival Evening: New And Selected Poems 1968-1998.
The Last Uncle, la sua ultima raccolta, è uscita nel 2002 per l’editore Norton.Tra i suoi numerosi riconoscimenti ricordiamo il Dylan Thomas Award, il Di Castagnola Award, il premio Bess Hokin della rivista Poetry, il Virginia Faulkner Award della rivista Prairie Schooner, e il prestigioso Pushcart Prize. A Fraction of Darkness ha vinto il Maurice English Award; PM/AM: New and Selected Poems ha ottenuto la nomination per il National Book Award; e The Imperfect Paradise è stato incluso tra i finalisti per il Los Angeles Times Book Prize.
Alcuni critici hanno indicato Emily Dickinson come prima ascendente dello stile lapidario e del wit metafisico di Linda Pastan, un confronto che, benché ingombrante, appare perfettamente giustificato dalle sue migliori, memorabili poesie. Nella sue liriche più riuscite le parole non sono mai una successione casuale e occasionale di belle immagini, di metafore ispirate. Non sono nemmeno sterili esercizi formali secondo la più recente moda delle ‘creative writing schools’. La sua è una scrittura che ricorda da vicino l’etimologia della parola poesia, legata al concetto di ‘fare’, di creare il nuovo, di rivelare. Nella sua opera c’è il ritorno al ruolo che il poeta ha avuto per secoli: stimolare la riflessione, mostrare il mondo nei suoi aspetti meno consueti, tendere all’universalizzazione dei sentimenti.
Maria Rosaria De Santis-Poesie “L’amore immaginario”-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Maria Rosaria De Santis-Poesie da “L’amore immaginario”-
Editore L’Erudita -ROMA
allora scoppiare
svanire
sprofondare nel magma
al centro della terra
riemergere in cenere dall’altro lato
volare libera
in cerca di una nuova forma
solleticare le narici di giorni nuovi
cambiare nome, identità
vivere tutte le esperienze degli stati di materia
mangiare ghiaccio tagliente
per insegnare alle labbra e ai denti
a resistere al freddo e a soffrirne in silenzio scivolare
su un liquido tiepido denso
freddo alla fonte
riscaldando da sola ciò che non ha spessore.
Meravigliosamente urlare aria leggera
coprire le parole inutili, vecchie, risentite
imparare una nuova voce aerea
e usarla per presentarmi
sulla mia nuova parte di emisfero.
Trame di conversazioni immaginate
mi affollano la mente quando è sera:
è allora che ti comincio a reinventare,
è allora che ti fai parola.
Anneghi in me confusa che mi perdo
in questa opera di ricostruzione
per questo poi ti lascio improvvisare
e al mattino non ti riconosco.
Ti ho spiegato molte volte
che fraintendo le parole
io apro le frasi e le spacco a metà
prima le rompo dall’interno scavando con costanza
poi mi nascondo nella fossa che ho creato
e da lì urlo che non capisco niente.
Ormai scivolata sotto la crosta della rabbia
solo una delicatezza straordinaria può riportarmi in
[superficie
e lungo il tragitto verso l’aria pulita
spiegarmi che le parole che mi squarciano
le ho già sentite da bambina
e ora dalle bocche di altri vengono a ricordarmi
che tutto il bene fatto con innocente autoindulgenza
è sempre, a ben vedere, male.
Ti ho invitato nelle mie stanze chiuse
e ti ho lasciato solo con i miei segreti,
ho aspettato che li facessi a pezzi
e tu me li hai restituiti interi.
A rimanere sole saremo sempre in due
escluse dal nostro reciproco torpore
nell’inseguire appuntamenti senza senso
insieme a volti già pieni di noi
sempre saremo noiose, arroganti, vuote
streghe superficiali e stupide
ma nell’astio per noi stesse troviamo un’unica spinta
per continuare a odiare noi da sole e gli altri insieme
felici di gridare e non essere sentite:
è la più dolce forma di amarezza.
DESCRIZIONE-
Emozioni e sentimenti si allineano tra immaginario e consapevolezza, le tracce della speranza sono il ponte per dare voce a ciò che nel buio può diventare luce. La creatività dei versi di Maria Rosaria De Santis crea con delicatezza e autenticità un ritmo empatico e attraverso la condivisione del pensiero le parole diventano un gioco armonico che trasforma la profondità dell’animo in una culla essenziale, affidando al nostro sé l’incarico di nostro portavoce della magica sfera emozionale. I versi tracimano esuberanza, voglia di vivere ma anche angoscia e tristezza, in un caleidoscopio di emozioni che ritraggono l’interno spettro dell’esperienza umana.
Recensione
“La vita è troppo lunga per immaginarla intera: sono vecchia per la stanchezza di essere giovane”
Ci vuole del talento per scrivere, per immaginare una cosa del genere. Io non sono un amante della poesia. Ma sono uno capace di capire il talento altrui, la bravura. E questa raccolta di poesie è dimostrazione di talento, di capacità di scrivere, e scrivere bene. È anche fin troppo “facile” scrivere un racconto breve, un piccolo libro. Ma la poesia è altro. E quando riesci a leggere qualcosa di bello, come questa raccolta di poesie, rimani incantato. Gioire del talento altrui, non essendo invidiosi di ciò, ma anzi ringraziare per gli scritti degli altri. La poesia è forse “la bellezza limpida delle cose inutili”, come recita un altro componimento di questo libro. Ma avercene di più, di bellezza limpida così.
Breve biografia di Maria Rosaria De Santis è nata a Castellammare di Stabia (NA) nel 1998.
Laureata in Giurisprudenza, sin da bambina impiega la maggior parte del suo tempo nella lettura e nella scrittura. A luglio 2022 ha pubblicato per L’Erudita, marchio di proprietà di Giulio Perrone editore, il suo primo libro.
John Martone Poesie inedite da Rivista L’Altrove-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
John Martone Poesie inedite
– Rivista L’Altrove-
UNFINISHED
It’s the world you imagined.
Step outside: wren tail,
dragonfly, fiddlehead …
a sack of lime the weight
of a child to spread
till the garden’s bright
as marble. You get it
all over you, too, Michelangelo
slaving away deliberately
unfinished.
senza un’eco
a Marco Sadori
nocciòlo
con gli occhi chiusi
medito i boschi
pioviggina
sono una parola
in piedi
il pero più chiaro
a primavera il più
rosso di sangue ora
un eremo —
sì ma non voglio
un’eco
come parlano le pietre
voglio parlare
interiormente
spegne la sua sigaretta
per lui anche oggi
termina il mondo
su una strada di campagna
mi abbraccia la notte
dov’è Rilke?
spolvero spolvero
ma ancora resta questo
fangoso sé
L’AUTORE
John Martone Figlio di un emigrato Campanese, è nato a Mineola (NY) 1952. Tra una ventina di libri di poesia si accenna ai recenti Homelands, A landscape in pieces, e All my kind. Homelands ha ricevuto il premio Gin’yu e Ksana il Touchstone Award dell’Haiku Foundation. È stato fondatore e redattore delee riviste tel-let e otata. Lavora come badante in un laboratorio per i diversamente abili.
John Martone’s translation of Giovanni Pascoli, O Little One and Selected Poems recently appeared from Laertes Books. Collections of Martone’s poetry include So Long (Ornithopter), Ksana (Red Moon Press), and Storage Case (Otoliths). Martone also edited Frank Samperi’s Spiritual Necessity: Selected Poems (Station Hill Press) and over the years has edited and published two poetry journals, tel-let and otata. Much of Martone’s work has been privately printed and volumes in English and Italian appear on Scrib’d.