CASTELNUOVO di FARFA(Rieti)- La statua della Madonna del Rosario-
Foto e nota di Franco Leggeri, Castelnuovese
Chiesa parrocchiale San Nicola di Bari. La statua della Madonna del Rosario è sicuramente l’emblema che meglio rappresenta la religiosità del popolo castelnuovese.
Il giudizio di Ario Miller sulla statua della Madonna “La Gloria è di un bel barocco, magari un po’ pesante, ma sempre ben lavorato e di pregio. La figura della Madonna e del Bambino, sfuggono essendo troppo vestiti. Non so dire solo dalla foto, se sono una statua (solo le parti visibili) in tiglio verniciato a gesso e vernici color carneo del Sei-settecento, o una più remota “statua vestita” fatta di cartonato verniciato, di scuola umbra.”.
Murales Castelnuovesi-I tetti di Castelnuovo di Farfa, il mio Dedalo.
Scoprire, o riscoprire Castelnuovo, cercando di aver gli occhi disincantati, mi permette comunque di vederne l’anima del mio Dedalo la più popolare, la più vissuta dalla gente comune. Scopro e riscopro, nuovo punto di vista, dopo tanti anni i vicoli del mio “Borgo Dedalo”, dove ho trascorso l’infanzia e la mia giovinezza che, nell’età dell’incoscienza, appare eterna. Se da adulti, in modo crudo, ci rendiamo conto che la vita passa in fretta, ci consola il pensiero che l’eterno rimane non nella materia, ma nelle vibrazioni, nelle sensazioni che aleggiano intorno a noi e che percepiamo secondo la nostra sensibilità e i nostri stati d’animo. Ora, osservando i tetti, vale la pena ricordare e raccontare e magari riflettere su queste nuove sensazioni che danno i tetti di Castelnuovo. Quante cose sono cambiate in queste vie , tante persone ,attori nella mia fanciullezza, non esistono più, altre sono invecchiate e altre ancora sono lontano altrove a cercare una vita diversa . E’ strano cercare dai tetti, di aprirli, e vedere, nei ricordi, le persone che abitavano la casa, scoprire l’atmosfera, rivivere gli stati d’animo con occhi diversi, con esperienza ,“lunga esperienza della vita”, reinventare ed animare anche i più piccoli dettagli del quotidiano la vita semplice e minimalista di una volta.
Vedo le vie di Dedalo là dove diventano più ripide, più stette , gli incroci e giù per i vicoli e scalette e ancora piccoli cortili e scale buie, soprattutto d’inverno. Nel mio paese, nel mio Dedalo ora sono cambiate molte, moltissime cose forse troppe .Sono cambiate le persone, le case, anche le storie non sono più le stesse. Ma il “Borgo Dedalo” , il mio Castelnuovo , quello carico di storie scritte su di epigrafi marmoree “inchiodate” nella mia anima. Queste storie, immutabili e solide, che parlano e raccontano alla mia memoria, come una canzone poetica infinita ,di un Castelnuovo tramontato per sempre. Il mio paese, Castelnuovo, il mio Dedalo è un posto così sconosciuto alla “nuova gente” che ora lo abita e lo “consuma” e che ne distrugge il verde e la sua storia. La “nuova gente” che non ha
l’abitudine di menzionarne il nome del mio Dedalo. La “nuova gente” non può ricordare la musica , dolci suoni, che uscivano da ogni porta , non può godere il trionfo delle emozioni e la purezza dei sogni che nascondono i cuori carichi di emozioni che creano le case del “mio paese” .
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Se Castelnuovo si legge come uno spartito musicale ……
……….ed è così che da quelle porte sarebbe uscito il suono di un pianoforte o un di violino o di un’arpa o di una batteria, in un trionfo di suoni, braccia aperte e cuori vibranti, e palpitante di emozioni.
Questo è il mio sogno più puro.
Un sogno che tengo ancora nascosto da qualche parte dentro di me, ma al quale ho smesso di credere.
A Castelnuovo è amministrato il razzismo ed è ancora in uso , forte consumo, il filo spinato che traccia il confino e i confini per gli esclusi.
Le vibrazioni dell’anima sono respinte da un muro di odio.
“ipocrisia, incapacità, odio e degrado morale.”
È questo l’inno, la lugubre nenia , che cantano e suonano gli assassini della Libertà.
La mia musica, quella che scrive la mia penna,
La musica che scrivo sul foglio bianco è in cerca dei tasti bianchi e neri.
Si ferma ad ascoltarmi e mi accarezza i capelli.
Castelnuovo non regge l’odio e l’astio.
Castelnuovo che naviga nel cielo e vola, lo prego, aggrappato alla mia fantasia.
Castelnuovo le prime note,
i primi palpiti di cuore, i tanti circoli viziosi ,
sì, questi sono i pensieri per un’opera incompiuta.
I ricordi dei volti rigati
con lacrime di dolore .
Castelnuovo non piangeva, ma non era triste, aveva capito.
Castelnuovo ,il suo volto rigato dalla commozione…………………..
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Brani tratti dal libro di Franco Leggeri-Castelnuovo, la riva Sinistra del Farfa
NOTA-la foto di Castelnuovo è del 1920, forse anche prima. Il Campanile , come si può vedere, ancora non è stato restaurato. I lavori di restauro, forma attuale, furono eseguiti nel 1935. Da questa foto mancano tante nuove costruzioni e sopraelevazioni..
BRANO dal libro di Franco Leggeri :Castelnuovo , la riva sinistra del Farfa.
Castelnuovo di Farfa: dalla fine del 1800 fino agli anni 1960, come si può ricostruire o immaginare la vita nel Borgo? Se fossi stato un cronista del diciannovesimo secolo ,inviato da un giornale, questo sarebbe stato il “pezzo” che avrei inviato alla redazione .
Castelnuovo di Farfa- 1889- (la data è stampata sulla foto)- Castelnuovo , la vita tranquilla del Borgo, il silenzio di piccole piazze (la piazzetta) e delle vie strette tra muri di pietra sono animate dai rumori “di una vita tranquilla”. La gente impegnata nel lavoro, svolge le proprie faccende “con ritmi non affrettati ”. Il tempo nel Borgo è segnato dalle stagioni che hanno inizio con feste religiose come, ad esempio, la festa di ottobre, LA FESTA DELLA QUINDICINA , oppure la festa di San Filippo in primavera ed ancora la Festa della Madonna degli Angeli in agosto. La fiera è un appuntamento importante per l’economia agricola degli abitanti, oggi diremo :“Si capitalizza e trasforma in liquidità , moneta, il lavoro.” La Fiera-Mercato era un appuntamento molto importante per i castelnuovesi; infatti la compravendita del bestiame o il commercio minuto dei generi di prima necessità, non prodotti dall’economia locale, diventano “scorte strategiche” da immagazzinare sia per le attività agricole sia per la vita domestica .
Al report per completezza avrei allegato la foto della TORRE DELL’OROLOGIO , in cui si vedono le case con le facciate annerite dal tempo, e anche dall’abbandono . Al Centro si è riunito un gruppo di donne, bambini e anche due ciclisti;le biciclette, probabilmente con le gomme piene, perché le strade non erano asfaltate, ma pavimentate con un misto di cava . Tutti i castelnuovesi erano incuriositi dalla complessa attrezzatura del fotografo: cavalletto di legno che sosteneva l’enorme macchina fotografica , spettacolo inconsueto per l’epoca , specialmente per i borghi agricoli tagliati fuori dai processi di industrializzazione e, quindi, dal progresso.
Oggi il centro storico di Castelnuovo è pressoché immutato, salvo la casa parrocchiale (orrenda) costruita negli anni ’50 o primi anni ’60. Per la realizzazione di questo edificio si è dovuto demolire l’antica bottega del falegname Asterio . La bottega demolita, io la ricordo con affaccio su di un piccolo piazzale, antistante palazzo Perelli, con al centro una vecchia macina di un mulino ad olio. BRANO dal libro di Franco Leggeri :Castelnuovo , la riva sinistra del Farfa.
La scrittura creativa in cattività Epicuro(làthe biòsas) dove il riparo è l’humus fertilissimo per la creazione . Castelnuovo è, per me, una quarantena senza fine dove è possibile solo immaginare il presente .
Si possono cucire i ricordi e indossarli per attraversare Dedalo in cerca della propria identità?
La solitudine e l’esilio è interiorizzato come nella Tristia di Ovidio:”Quod tendabat dicere versus erat”.Trasportare e trasformare la cultura materiale ed immateriale radicata nel mio Castelnuovo.Il Disagio dell’incertezza fu l’epoca più bella che mi ha permesso di scrivere e descrivere.
Poesia per Castelnuovo-
Tu sei la terra madre dei miei sogni,
Castelnuovo si deve ricordare , vedere come un bel quadro .
E’ vero si dovrebbe leggere almeno una poesia al giorno
Allora tu Castelnuovo , la tua visione, sei poesia continua
Le tue finestre accese e decorate da tendine ricamate
Dove un luogo ,la memoria, la fa da padrone.
Se per me Castelnuovo è un tangibile passato , anche se non troppo remoto,
Allora:
“Le turbolente mutazioni dei tempi migliori
Le mutilazioni, gli scarti di possibilità
Nelle notti avvicinate dalle mie intenzioni strategiche
E nel gruppo mi riconosco in Marx in polemica
Sui temi di fondo di questa mia terra , idea, irrazionale.
pubblicate sulla rivista Collettivo R di Firenze nel 1983
Undici poesie di Franco Leggeri di Castelnuovo di Farfa
Pubblicate sulla rivista Collettivo R di Firenze nel 1983.
La Rivista Collettivo R era diretta dal mio amico e compagno Luca Rosi ,in redazione il carissimo Franco Varano e poi Ubaldo Bardi, Franco Manescalchi e Silvano Guarducci .
Castelnuovo di Farfa e i suoi particolari nelle foto di Franco Leggeri-
Brano da MURALES CASTELNUOVESI-……….” Dipingere e descrivere il minimalismo, a me molto caro, come i piccoli o i piccolissimi particolari, inaspettati, che scivolano e si fermano all’interno della mia vita , immagini che scandiscono e sottolineano la narrazione dei ricordi. Noi Castelnuovesi utilizziamo i particolari come incisi e punti fermi nel mosaico dei ricordi. Ed è così che nei vicoli riemergono le voci del passato, scivolate via e ora nascoste nelle pietre. Un Castelnuovo sparito, Castelnuovesi cancellati dall’arrogante ignoranza dei “colonizzatori culturali” , servi del “partito del potere temporaneo “ . Nei particolari, negli attimi , nelle immagini che forse a molti non ricordano nulla, io riesco a vedere e a rivivere l’unione , la semplice e vecchia complicità dei Castelnuovesi, affratellati nel duro lavoro della terra. Ricordare i Castelnuovesi quando mettevano in comune le ansie, i dubbi e le speranze condividendole tra loro e ognuno di essi godeva, con sincero compiacimento, dei successi dell’altro senza gelosia. ……….”
Il mito di Orfeo ed Euridice – articolo di Luisa Oranti
Il mito di Orfeo ed Euridice è una delle leggende più note della mitologia greca.
Questo mito narra di una forte storia d’amore tra due giovanissimi innamorati: Orfeo, un poeta e musicista, ed Euridice, una bellissima ninfa.
Il mito di Orfeo ed Euridice è considerato una delle storie più commoventi e strazianti, tanto da ispirare artisti e letterati di tutti i tempi.
Ogni creatura amava Orfeo per le sue doti artistiche. La poesia e la musica che produceva con la sua preziosa lira affascinava chi lo ascoltava. Quest’ultimo però aveva occhi soltanto per la bellissima ninfa Euridice, figlia di Nereo e di Doride. Dopo aver conquistato l’amore della fanciulla, Orfeo ed Euridice si sposano e iniziano un matrimonio radioso.
La loro felicità purtroppo svanisce quando il giovane Aristeo, figlio del dio Apollo, si innamora perdutamente della bellezza di Euridice. La ninfa non ricambia l’amore del Dio e rifiuta le sue continue attenzioni, fino ad esserne spaventata.
Un giorno infatti, nel tentativo di sfuggire ad Aristeo, Euridice scappa nell’erba alta e inciampa in un serpente velenoso. Il rettile, di conseguenza, le morde una caviglia e il veleno la uccide in poco tempo.
Orfeo si disperò terribilmente per la morte dell’amata e produsse diverse canzoni cariche di dolore, che commossero tutte le ninfe, gli dei e persino le Erinni.
Alla fine, Orfeo impazzì dal dolore. Non riusciva ad immaginare la sua vita senza Euridice. Decise, così, di riprendersi a tutti i costi la sua amata. Incurante del destino, prese la decisione di scendere negli inferi per rivolgersi ad Ade e Persefone, re e regina del mondo dei defunti. Il regno dei morti è molto pericoloso per un comune mortale come Orfeo, ma i due dei erano gli unici in grado di restituirgli la moglie.
Orfeo dovette affrontare numerosi ostacoli per raggiungere Ade e Persefone.
Incontra per primo, ad esempio, il terribile Caronte: il traghettatore di anime. Orfeo riesce ad incantare con la sua musica il traghettatore, che acconsente ad accompagnarlo sull’altra riva dello Stige.
Con lo stesso metodo riesce a ‘’sedare’’ anche Cerbero: l’enorme cane a tre teste di Ade, guardiano dell’ingresso degli inferi.
Dopo aver superato altri ostacoli, Orfeo giunge al cospetto degli dei degli inferi e chiede loro di restituirgli l’amata donna.
Persefone, intenerita dall’amore di Orfeo, permette all’innamorato di poter riavere l’amata ad una condizione. Durante il tragitto che avrebbe condotto entrambi fuori dall’Ade, Orfeo non avrebbe mai dovuto voltarsi per guardare Euridice. Ad accompagnarli c’era Ermes, il messaggero degli dei, che doveva assicurarsi che il patto venisse rispettato.
I due innamorati iniziano così il tragitto insieme, nel tentativo di ritornare nel mondo dei vivi. Euridice, che non era a conoscenza del patto tra Persefone e Orfeo, continua a chiamarlo con fare malinconico. Il giovane però, colmo di dolore, continua il percorso senza mai voltarsi indietro per non rischiare.
Una volta raggiunta la soglia e la luce, Orfeo crede di essere uscito dagli inferi e si volta. Purtroppo Euridice, che era ancora dietro di lui, avverte un forte dolore alla caviglia, lì dove era stata morsa dal serpente in vita. Si ferma e, di conseguenza, non supera l’uscita con l’amato. Orfeo rompe così l’unica condizione da rispettare e vede Euridice scomparire per sempre.
Per il mito di Orfeo ed Euridice esistono diverse versioni e conclusioni.
Ad esempio, secondo Ovidio, che lo descrive nelle Metamorfosi, Orfeo pianse dal dolore per sette giorni. Morì inoltre dilaniato dalle Menadi, infuriate con lui poiché iniziò ad essere attratto dagli uomini.
Invece, secondo Virgilio che lo rappresenta al termine delle Georgiche, Orfeo pianse per ben sette lunghi mesi, continuando a suonare la sua lira tristemente. Successivamente, viene ucciso dalle donne dei Ciconi, infuriate per la fedeltà del giovane verso la sposa scomparsa. Inoltre, dopo la sua morte, Orfeo viene accolto nei Campi Elisi : una sorta di paradiso.
Ciononostante, in tutte le versioni esistenti si narra che la testa di Orfeo viene separata dal suo corpo e gettata nel fiume Ebro. Si narra che la sua testa, nonostante sia separata dal corpo, continui a cantare tristemente le canzoni e le poesie scritte per Euridice.
Castelnuovo di Farfa Scrivere e dipingere con i colori della rabbia
Brani da Murales Castelnuovesi di Franco Leggeri
Castelnuovo di Farfa- 15 settembre 2023–Manovrare le parole come su di una scacchiera. Giocare con l’ironia che mi permette ora la mia età. Alla mia età ti accorgi che tante certezze sono crollate. Lo confesso, sono un sopravvissuto dell’Utopia Consumata. Posso giocare , appunto, con l’ironia delle parole. Provo a mescolare : ironia, ricordi, fantasia, però facendo attenzione di non cadere nella trappola dei miei avversari politici, questi sì, ahimè, che sono tantissimi. Mi trovo nel mezzo di una “lotta” impari, ma non impossibile e non mi rimane che essere un guerrigliero della penna e ,quindi, mutuo la strategia dei vietcong e la trasporto nelle Gole del Farfa che per me sono come il delta del fiume Mekong.
Le mie “armi di bambù “sono solo la penna e un foglio bianco. Posso escogitare incursioni con attacchi di parole in forma di poesia e dipingere con la luce ciò che nessuno mi può portare via o proibire. Utilizzo le mie forze mettendole nel moltiplicatore del sistema binario. Muovo i miei attacchi in un campo di battaglia sulla scacchiera dei ricordi e delle cose “storiche” incancellabili. Questa guerriglia è in essere perché l’Orgoglio castelnuovese soffre di siccità e di affetto nel terreno del “realismo dei ricordi”. Il revisionismo, servo del potere, sta “edificando un muro” un nuovo anno zero della Storia del nostro paese.
Nel 2023 Castelnuovo non ha più indigeni e il nostro Camposanto non ha più voce e rappresentanti che scrivano la Storia da consegnare al futuro. Il quadro, l’arazzo Castelnuovo, perde ogni giorno fili e ne rimane solo un vessillo incompleto. Noi indigeni stiamo perdendo la nostra identità di appartenenza, siamo rifugiati e clandestini che cerchiamo nel ricordo una traccia per essere ancora degni di chiamarci “castelnuovesi”.
Noi siamo reclusi all’interno di una linea d’ombra, linea livida che ci soffoca e dove cercano di farci perdere la MEMORIA. Proseguire e rigenerare con nuove idee la “guerriglia” scritta contro le ombre che cercano di cancellare anche la nostra data di nascita. A Castelnuovo stiamo assistendo, un classico delle dittature, ai “falò dei libri della Memoria”. Resistere, insistere e raccontare il VERO CASTELNUOVO, quello che ha impastato la calce con il sangue e ha costruito il nostro ORGOGLIO. Dobbiamo, ancora una volta, iniziare dalla “linea livida” :ricostruire una memoria e celebrare la nostra storia, in maniera liturgica e con le tavole cronologiche.
Siamo molti o pochi ad essere classificati come nativi “inquieti”, oppure aggettivati come “vagabondi”. Inquieti e vagabondi sono aggettivi che molti di noi hanno nella loro biografia, che forse sarebbe meglio iniziare con “dinamica” per Donne e Uomini ,“contumaci”, che hanno scritto pagine impressionanti, ciclopiche, per chi ha vissuto nell’epoca in cui Roma era “a giorni di viaggio” dal nostro paese. Quando io parlo, rigorosamente in dialetto, con un paesano di quelli veri, il discorso inizia con il classico:” Te recordi de….” poi ci guardiamo le cicatrici e ce le raccontiamo perché non tutti sono stati fortunati. Vi sono uomini e donne che hanno vissuto una vita da “sottopagati” nella Roma palazzinara e di borgata così come è stata scritta da Pasolini, una “Mamma Roma” amara .
Tornare a Castelnuovo in cerca delle Origini e scopri che il tuo paese ora non ti accetta più e che i nuovi venuti stanno riscrivendo la Storia in cui tu non ci sei, non hai più il “nome all’anagrafe”. Ho l’ossessione identitaria; cerco con la poesia di percorrere il labirinto spinoso delle Origini; cerco le radici per conservarle , cerco parole senza vincoli per scrivere, descrivere emozioni in forma cronologica così per far nascere un racconto vero e libero.
Certe volte rimescolo i ricordi, li catalogo e , da bravo amanuense, li trascrivo per paura di perderne la traccia . Di questa memoria noi tutti siamo depositari e libri intonsi che arricchisce gli scaffali di questa enorme “biblioteca Castelnuovo”. Combattiamo contro revisionisti (draghi e serpenti delle peggiori leggende medievali) che cercano un nuovo ANNO ZERO, ma non lo trovano, al fine di oscurare il nostro essere nativi castelnuovesi .
Le nostre radici affondano nelle pietre di Castelnuovo, luogo concreto. Noi siamo “Storia e sangue” e il nostro albero genealogico è scritto nelle epigrafi e lapidi che tutti possono leggere sia nel nostro Cimitero e sia nel Monumento ai Caduti delle due guerre mondiali.
Castelnuovo e i colori della rabbia,
Noi che abbiamo la parola interdetta
aspettiamo le stelle del cielo
per vedere ,da questo ponte della Storia,
passare l’ultima acqua silenziosa del nostro passato.
In questo spazio infinito dei ricordi
possiamo solo gettare i nostri sassi della rabbia.
Noi non abbiamo voce
perché oscurati e dimenticati
e il nostro respiro è nascosto al sole.
Ora l’ombra del silenzio scivola
e trascina a valle la voce e lo sguardo triste.
A noi castelnuovesi non resta che imparare
la trama dei racconti
inciderli nel libro dell’anima
e custodirli nei cassetti della memoria.
Scriveremo e racconteremo
lo “schiaffo della resa”
che le sirene del potere ,
beffandosi del nostro dolore
e il non essere capaci di rifiutare le “monetine“ dell’umiliazione,
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