La bellezza, la poesia e la “bioarchitettura” del Viale dei pini che conduce al sito archeologico
Torre della Bottaccia- Via Aurelia Antica-ROMA.
-L’ecologia è un concetto che fa parte della coscienza universale, di cui dobbiamo essere ogni giorno sempre più consapevoli. Il grande scienziato della natura e poeta Goethe riassume tale consapevolezza con queste parole: “Nulla si impara a conoscere, se non ciò che si ama, e più forte è l’amore tanto maggiore sarà la conoscenza”. Imparare a “godere” dello spazio naturale che ci circonda è uno strumento di straordinario valore per diffondere e sedimentare nell’agire una vera e propria cultura della sostenibilità. In tal senso, probabilmente la più spontanea e potente istanza pedagogica è proprio il paesaggio, capace di impartire una sua prima e fondamentale educazione implicita: il paesaggio è infatti come scrive , molto bene, nel suo saggio ”Paesaggio Educatore” il Regni R. “ maestro di una cultura dell’ascolto dell’armonia dell’uomo e del cosmo, propria di un ambiente come realtà da condividere e non solo come qualcosa a cui badare”(Ed.Armando -2009). L’ammirazione per lo splendore della natura è il motore che genera e, conseguentemente, moltiplica in ognuno di noi , sin dalla più giovane età, i sentimenti di affezione , rispetto e curiosità verso il patrimonio ambientale che ci circonda. D’altra parte tale affezione e desiderio di cura tutela non può che scaturire dalla conoscenza e dalle relazioni. Ci è istintivamente estraneo ciò che non conosciamo, con cui non possiamo dialogare per assenza di codici condivisi e a cui non siamo socializzati . L’estraneità si supera a mio avviso, solo attraverso un flusso comunicativo e relazionare che deve essere continuamente alimentato e che dà luogo ad una empatia prodromica a comportamenti di cura , tutela e di salvaguardia . Per recuperare i “codici” che ci consentono , nell’ascolto, di comprendere il linguaggio della natura bisogna , infatti, conoscere quest’ultima, perché solo coltivando una conoscenza profonda e radicata , ma anche istintiva, di qualcosa possiamo affezionarci ad essa, amarla e far crescere in noi il desiderio spontaneo di difenderla e preservarla.
ROMA- 21 agosto 2017-Fu proprio col decreto reale del 3 giugno 1882, giorno successivo alla morte di Giuseppe Garibaldi, che veniva stabilito di erigere un monumento in suo onore. La scelta del luogo cadde sul Gianicolo, dove ancora vivo era il ricordo dell’epopea garibaldina dei giorni dell’effimera Repubblica Romana. Dal decreto si passò, l’anno successivo, al bando del concorso pubblico e prese vita, con De Pretis alla Presidenza, la commissione composta da artisti, deputati, senatori e dal sindaco di Roma Leopoldo Torlonia. Nel bando del concorso veniva indicato il luogo preciso del Gianicolo in quanto la commissione sentiva il dovere di fornire al concorrente tutti gli elementi necessari allo studio dell’opera da erigere e dello spazio a disposizione. A tal proposito, giustamente scriveva l’architetto Camillo Boito, membro della commissione: “La massa del monumento, la stessa sua composizione, la scelta dei materiali, la grandezza e lavoratura dei particolari, dipendono in parte dalle condizioni anche secondarie del luogo”. Così, dopo attento esame, fu scelta la zona di proprietà dei Wedekind, il punto più alto di Roma, sopra il giardino di S. Pietro in Montorio, luogo particolarmente eccellente e idoneo alla rievocazione dei tragici gloriosi momenti della difesa di Roma.
Nel 1884 in una mostra nel Palazzo delle Esposizioni in via Nazionale furono presentati al giudizio del pubblico 36 bozzetti in cui, in obbedienza alle indicazioni del bando, doveva “campeggiare”, a cavallo o no, la statua in bronzo di Garibaldi. Tanto il giudizio della commissione reale, quanto quello della critica più autorevole si concentrarono favorevolmente sui progetti di tre scultori, già noti nell’ambiente romano. Durante un secondo esame per la scelta definitiva, la commissione rifiutava il bozzetto di Ettore Ferrari, perché l’iconografia appariva troppo complessa e sovrabbondante; rifiutava il bozzetto di Ximenes-Guidini, perché la forma piramidale, anche se un tempo descritta e desiderata da Garibaldi stesso, non lasciava campeggiare la statua equestre, nonostante i suoi 40 metri di altezza. Eppoi una piramide si sarebbe vista meglio in un cimitero, come monumento sepolcrale, piuttosto che in un punto così particolare di Roma, la cui planimetria, oltre tutto, si presentava inferiore alle misure indicate dal progetto.
Quindi le preferenze andarono al modello di Emilio Gallori, ispirato a monumenti equestri rinascimentali e in obbedienza al gusto del momento.
Nel bozzetto la statua equestre, esprimente eleganza, quiete, gentilezza, era poggiata su un basamento di granito che recava sui fianchi le figure allegoriche dell’Europa e dell’America, oltre ai bassorilievi recanti lo sbarco a Marsala e la resistenza di Boiada. La difesa di Roma e il gruppo della libertà apparivano rispettivamente nelle parti anteriore e posteriore. Lo stesso Gallori, per chiarire i motivi che lo avevano ispirato nella realizzazione del proprio progetto, così si espresse: “Nella figura equestre ho cercato di imprimere quella serenità e quella calma, che non possono discompagnarsi da una figura come quella di Garibaldi, generoso, filosofo, sempre umanitario”. Inoltre il momento storico richiedeva la celebrazione di un Garibaldi non guerrigliero e rivoluzionario, ma un condottiero virtuoso e accorto, sostenitore della pace mondiali.
Si giunge al momento solenne dell’inaugurazione, fissata nel programma del Municipio per il 21 settembre 1895, ma anticipata al 20, in occasione del venticinquesimo anniversario della breccia di Porta Pia. La celebrazione sul Gianicolo fu senz’altro la più importante e raccolse intorno al monumento oltre 30.000 invitati giunti da ogni parte d’Italia, o meglio, da quelle province e da quei comuni che deliberarono la propria partecipazione, aderendo alla richiesta del governo e superando ogni ostacolo di carattere polemico oltre che politico. E non basta. Già il 16 luglio 1895, quasi alla vigilia dell’inaugurazione, si rendevano palesi le angustie in cui versava il “Comitato Generale per solennizzare il XXV anniversario della liberazione di Roma”. Proprio in quella data Menotti Garibaldi, primogenito dell’eroe e presidente della commissione esecutiva, faceva presente a Crispi che, secondo quanto rilevato dai membri della commissione finanziaria dello stesso comitato, il programma predisposto non sarebbe mai giunto a concreta realizzazione se il governo non fosse intervenuto con un impegno di 100.000 lire. Un rifiuto a tale richiesta avrebbe portato a irrevocabili dimissioni. E le dimissioni ci furono. Le comunicò il 24 luglio lo stesso sindaco di Roma, Emanuele Ruspoli.
Fu una presa di posizione molto grave che si ripercosse sulla stessa inaugurazione. Infatti tutti i membri della famiglia Garibaldi si rifiutarono di presenziare alla cerimonia e furono concordi nel declinare l’invito ufficiale, adducendo scuse di varia natura. Tuttavia alle 11 di quell’agitato 20 settembre cadde il telo che nascondeva il maestoso monumento costato complessivamente 1.200.000 lire, di cui 1.000.000 messo a disposizione dallo Stato. per il resto contribuirono i cittadini e le diverse rappresentanze. Dall’altezza di 22 metri Garibaldi appare avvolto nel poncho tradizionale e lascia trasparire dall’atteggiamento quieto e sereno e dallo sguardo ammonitore rivolto verso i monti Parioli, tutta la dolcezza e fierezza del suo volto. Sotto di lui lo stesso cavallo semplice e grandioso completa a meraviglia la solennità del monumento. La rigidità della posizione sta ad indicare il riposo fiero dopo la conquista.
Sui gradini a destra del basamento giaceva una grande ed artistica corona di bronzo, opera di Ettore Ferrari, per ricordare ai posteri che Garibaldi fu il primo illustre Gran Maestro della Massoneria italiana. Ma nel 1925 la corona fu trafugata per sostituire i simboli massonici con quelli fascisti e la prima epigrafe con la seguente: “La Massoneria pose, il Fascismo rettificò. Al Duce delle Camicie Rosse – le Camice Nere trasteverine”.
Dopo il 25 luglio 1943 i simboli fascisti furono rimossi e la corona, a liberazione avvenuta, finì prima nei magazzini di Porta S. Pancrazio e poi in quelli comunali del Teatro di Marcello.
Secondo quanto è possibile sapere, la grande corona del 1895 non è più tornata sul Gianicolo. Il suo posto fu occupato nel 1907 da un’altra corona di bronzo recante i simboli massonici e la scritta:
AL GRAN MAESTRO
GIUSEPPE GARIBALDI
NEL CENTENARIO DELLA
SUA NASCITA
LA MASSONERIA ITALIANA
A.N. MMDCLX A.V.C.
l’opera è da attribuire al Ferrari che, ugualmente a Garibaldi, fu Gran Maestro della Massoneria e come tale amava datare i propri lavori secondo l’uso ufficiale massonico; per cui A.V.C. vuole significare Anno Verae Creationis, ossia 5000 anni prima dell’Era volgare.
Resoconto delle tre nevicate che hanno imbiancato la Capitale nel Febbraio 2012.
Franco Leggeri Fotoreportage-Le foto allegate sono relative alla RESIDENZA AURELIA di CASTEL DI GUIDO.
Durante il mese di Febbraio 2012 la neve è scesa sulla Capitale per ben tre volte in dieci giorni. Le nevicate sono state così copiose nei quartieri settentrionali della Capitale che la quantità caduta è stata confrontabile con quella di altri episodi storici che hanno coinvolto la città come nel 1985 e nel 1986. E dire che la stagione invernale 2011-2012 si era mostrata fino a fine Gennaio priva di emozioni sia a livello regionale che a scala più ampia euromediterranea con l’alta pressione delle Azzorre costantemente invadente ad occidente. Su Roma infatti il decorso della stagione invernale nei mesi di Dicembre e Gennaio si è rivelato piuttosto incolore, mancando sia l’apporto delle perturbazioni atlantiche sia delle irruzioni artiche, salvo temporanei raffreddamenti indotti dalle saccature artiche che, nell’interessare principalmente la Penisola Balcanica sono state in grado di inviare refoli di aria fredda anche verso la Nostra Città.
Con la fine di Gennaio però il quadro generale è cominciato a mutare per la formazione di un alta pressione sul comparto russo scandinavo di natura termica, espansione occidentale dell’ Hp siberiano. Ciò ha creato il presupposto per lo stabilirsi di masse d’aria gelide siberiane sulla Russsia Europea. Contemporaneamente, proprio in concomitanza degli ultimi giorni di Gennaio, una depressione si è isolata sul Mediterraneo Centrale, seguita da una rimonta dell’alta azzorriana verso il Nord Europa, la quale si è andata poi a congiungere con quella siberiana, formando il ponte di Wejkoff. In questo modo le correnti gelide artico continentali hanno direttamente investito l’Italia, scavando ulteriori minimi secondari che hanno complicato il quadro meteorologico generale, portando diffuse e copiose nevicate che hanno coinvolto anche Roma.
La prima nevicata si è verificata il 3 Febbraio; già nella nottata un paio di cm hanno imbiancato i quartieri settentrionali, poi, dopo una pausa di qualche ora in cui ha prevalso la pioggia, la neve si è ripresentata con maggiore intensità ad iniziare dal quadrante Nord per poi estendersi in serata a tutta la città, continuando poi tutta la notte tra Venerdì 3 e Sabato 4 Febbraio 2012. La nevicata è stata molto abbondante, confrontabile con quella di altri eventi storici come quelli dell’85 e dell’86. Gli accumuli si sono rivelati comunque molto disomogenei con i quartieri settentrionali ed orientali che hanno raggiunto 20-30 (con accumuli eolici fino a 40cm) e con punte prossime al mezzo metro nella periferia Nord in corrispondenza dell’Olgiata (zona Cassia vecchia),
mentre quelli meridionali non sono andati oltre i 10 cm. A spiegare una tale divisione è stato il richiamo umido che per tutta la giornata ha interessato il quadrante sud di Roma, tenendo la neve lontana fino alla tarda serata del 3 Febbraio su queste zone, e ritardando poi l’accumulo della neve sul terreno per la grande quantità di pioggia caduta.
Il manto nevoso ha resistito nei giorni successivi nelle aree dell’Urbe più interessate grazie al permanere di basse temperature per continui afflussi di aria artica di natura artico continentale.
Esattamente una settimana dopo, il 10 Febbraio 2012, un’altro nucleo di aria gelida siberiana si è riversato sul Mediterraneo centrale, generando una nuova depressione sul Medio Tirreno che ha prodotto nuove nevicate sull’area urbana di Roma. Venerdì 1o Febbraio 2012 l’andamento della giornata è stato molto simile al precedente episodio; dapprima una pioggia fredda è caduta su tutta la città con i primi fiocchi segnalati ancora una volta nei quartieri del quadrante Nord della Capitale, poi tra il tardo
pomeriggio e la sera l’intensificazione delle precipitazioni, accompagnata dall’inserimento di aria gelida da Nord-Est, ha favorito il passaggio dalla pioggia alla neve su tutta la Città. La precipitazione si è fatta fitta ed intensa per poi attenuarsi durante la notte fino a cessare. Gli accumuli sono stati compresi tra i 15 cm dei quartieri Nord-occidentali (Monte Mario, Prati , Flaminio, Aurelio e Monteverde) e quelli del quadrante sud-orientale, dove il manto non ha superato i 2 cm.
Infine nel corso della giornata di Sabato 11 Febbraio, dopo qualche ora di tregua, la risalita di nuclei temporaleschi dal Mar Tirreno ha dato luogo ad un nuova ed intensa replica. Si è trattato di un episodio di circa un paio di ore, ma molto copioso in quanto su Roma si è abbattuto un vero e proprio rovescio nevoso, prima di un più deciso miglioramento che è intervenuto in modo più incisivo a decorrere dal 12 Febbraio. Di seguito ecco un reportage fotografico delle nevicate, realizzato da Franco Leggeri –Le foto allegate al post sono relative alla RESIDENZA AURELIA di CASTEL DI GUIDO.
Dal libro:Fotografie per raccontare Roma e la sua Campagna Romana di Franco Leggeri.
I Fontanili della Campagna Romana-
Foto Reportage di Franco Leggeri
” L’acqua della fontana scivola, scorre, quasi muta la verdognola pietra.” ( A. Machado )
Giornata mondiale dell’acqua: Roma-Sono più di 660 milioni in tutto il mondo le persone che non hanno l’acqua potabile in casa e 2,4 miliardi quelle che non hanno accesso a servizi igienico-sanitari adeguati. L’acqua sta diventando un’emergenza a livello globale, la siccità aumenta e desertifica ogni anno vaste estensioni di terre, provocando carestie e abbandono dei territori…
Castelnuovo di Farfa (RI)- Storie dal Campo Profughi GRANICA
BONN-Estratto della Conferenza Stampa-L’accordo italo-tedesco, del 22 marzo 1950.
Castelnuovo di Farfa (RI)-BONN-L’accordo italo-tedesco, del 22 marzo 1950, per il rimpatrio dei prigionieri che si trovano nei centri di raccolta profughi stranieri di Farfa Sabina e Alatri.
– Bonn, 22 marzo 1950.
-Estratto della Conferenza Stampa-
– Il deputato Hofler, capo dell’Ufficio stampa del partito CristianoDemocratico, ha svolto a Roma, in questi giorni, per incarico del governo tedesco, delicati incontri con personalità politiche italiane, gli incontri sono stati coronati da successo. Recentemente il Cancelliere Konrad Adenauer, toccando alla Camera il problema del rimpatrio degli ex prigionieri e dei sudditi tedeschi tuttora all’estero, ha accennato che tale problema, per quanto concerne i tedeschi internati in Italia, era in via di soluzione.
Il deputato Hofler — ritornato oggi da Roma a Bonn —ha fatto le seguenti dichiarazioni: « Sono estremamente lieto di poter dire che il Ministro degli interni italiano Mario Scelba, mi ha cortesemente ricevuto per esaminare il rimpatrio di tutti i tedeschi che si trovano ancora in Italia. Si tratta di circa 600 persone tra uomini, donne e bambini, molti sono prigionieri di guerra, ma molti altri sono civili rimasti in Italia dopo la capitolazione tedesca. Questi tedeschi si trovano nei centri di raccolta profughi stranieri di Farfa Sabina e di Le Fraschette quest’ultima è una località sita nel comune di Alatri in provincia di Frosinone.
Debbo dire, con mia grande soddisfazione, che il ministro Mario Scelba è venuto incontro, con la più umana sensibilità, al desiderio espresso dal governo tedesco, cosi che presto un treno speciale riporterà in Germania tutti i cittadini tedeschi. E’ inutile che io dica quanto grande sia la gratitudine del governo e del popolo tedesco per la decisione italiana. Sarò grato a voi giornalisti se vorrete far sapere questo all’Italia, attraverso i vostri giornali ». Il Cancelliere Konrad Adenauer che ha, ieri, ribadito la sua proposta per una riunione politica economica franco-tedesca, ha oggi ufficialmente e personalmente comunicato agli alti commissari alleati, durante un colloquio durato più di cinque ore, che il governo tedesco ha fatta sua la proposta dell’alto commissario americano ,il generale Timothy John Fitzgerald McCoy, circa le elezioni generali per tutta la Germania.
Il generale McCoy che ,attualmente, partecipa a Roma alla conferenza dei diplomatici americani, era rappresentato dal suo sostituto generale Hays. Questa sera il governo tedesco renderà pubblico un memorandum indirizzato alle quattro potenze occupanti, perché aiutino il popolo tedesco a riacquistare la sua unità. In tale documento è detto:
1) Dopo la proclamazione di una legge elettorale fatta dalle quattro potenze, occupanti, si procederà alle elezioni generali per una costituente.
2) Le elezioni generali dovranno avvenire sotto il controllo di commissari delle quattro potenze o delle Nazioni Unite.
3) L’unico scopo della Costituente sarà quello di elaborare una costituzione tedesca, che dovrà essere approvata da un plebiscito.
4) In tutta la Germania devono essere ristabilite le libertà fondamentali, che devono essere garantite dalle quattro potenze occupanti.
Ricerca Storica Campi profughi in Sabina acura di Franco Leggeri
le foto originali sono di Franco Leggeri-Foto allegate del Ministro Mario Scelba-Cancelliere Konrad Adenauer-
Bibliografia- Ricerca Archivio Biblioteche varie.
L’ordine pp. 88-89,225-L’Italia Libera del 25 settembre 1943.D.Sensi, “pagine partigiane”, in Corriere Sabino del 15 aprile del 1945. G.Allara, “ Dopo Anziao: la battaglia del Monte Tancia”, in Aa.Vv., La guerra partigiana in Italia, Edizioni Civitas, Roma 1984, pp.66 e 67. Musu-Polito, Roma ribelle, pp. 114-115. Bentivegna-De Simone, Operazione via Rasella pp. 89-90., Roma e Lazio 1930-1950 pp.542,545. Piscitelli, Storia della Resistenza pp.325,326,327.Giuseppe Mogavero- La resistenza a Roma-1943-1945-Massari Editore.
RITRATTO DI CASTELNUOVO DI FARFA- Appunti in forma di Poesia di Franco Leggeri
Non dirò della bellezza di Castelnuovo , la quale bellezza è delle meno appariscenti. I veri castelnuovesi non ne parlano, le arti e le lettere non l’hanno mai esaltato e nemmeno “scoperto” in modo conveniente. Per molte persone Castelnuovo è un Borgo della Sabina con scarso commercio , nessun monumento memorabile una strada transitata con delle case ai lati. Per noi . veri castelnuovesi ,quelli dell’ORGOGLIO CASTELNUOVESE, sentiamo il fascino di questo Borgo . Noi castelnuovesi doc sentiamo la grandezza delle cose umili, la poesia segreta delle pietre. Personalmente sento che ci sono magnifiche vene e filoni storici da seguire, da evidenziare , mettere in rilievo: Castelnuovo in primavera quando i vicoli del centro , alcuni così intimamente bui, si svegliano con il loro umore sensuale .
A) -Castelnuovo , a volte malinconico, si distende e si scuote i brividi di dosso col suo umore sensuale e malinconico.
-Il contrasto fra le stagioni è unico, in un Borgo come Castelnuovo. Si mutano cose, volti e anime. Quale gioco da trarre da quelle prospettive, vicoli che sono un vero labirinto (Dedalo) per l’anima.
C) -I tetti di Castelnuovo, gli abbaini settecenteschi …
D)- (Gozzano-Leopardi): “Vorrei non essere nato qui per poter vedere tutto con occhi nuovi .” Ma io sono castelnuovese “amo e calunnio” insieme Castelnuovo , quindi, sono un vero indigeno .
E) -Far rivivere le vie del centro storico , nella fantasia, immaginare un Castelnuovo diverso , minimalista alla Mario Soldati, oppure scenario , ambientazione, di un film di Vittorio De Sica. Ci vorrebbe Ennio Flaviano per scrivere una sceneggiatura anni 1950. Oppure un Italo Calvino , uno dei migliori, dei più felici e inventivi narratori italiani. Vorrei che questi personaggi illustri avessero scritto di Castelnuovo. Io ci provo, ma ho paura di non saper “cogliere” e far rivivere il Castelnuovo romantico ch’è in me. F) -A margine , scritto a matita. “Di queste case / Non è rimasto / che qualche / Brandello di muro / (…) nel cuore / Nessuna croce manca / È il mio cuore / Il paese più straziato” (Giuseppe Ungaretti)
Appunti in forma di Poesia- dal libro di Franco Leggeri :Castelnuovo , la riva sinistra del Farfa.
CASTELNUOVO DI FARFA –La bottega del Fabbro :“GIUVANNINU U FERRARU”-
Brano dal libro di Franco Leggeri- “Castelnuovo, la riva sinistra del Farfa”-
-Disegno di Tatiana Concas-
……………“Castelnuovo di Farfa-All’inizio di Viale Regina Margherita, subito dopo la chiesa della Madonna degli Angeli era attiva la bottega del Fabbro ferraio “GIUVANNINU U FERRARU”- In questo laboratorio venivano forgiati tutti gli attrezzi agricoli, dal vomere alle vanghe ecc. In questo locale, sulla strada, venivano “ferrati” le mucche, i cavalli e gli asini. Questo laboratorio era l’officina di riparazione delle “Macchine Agricole” e “Forza Lavoro” in uso sino agli anni 1960. I contadini avevano molta cura delle unghie e delle zampe delle mucche, perché su di esse si esercitava tutto lo sforzo del lavoro, sia in fase di traino che di percorso di strade sassose. Venivano applicati dei ferri sotto le unghie delle mucche, ferri protettivi a forma di piastra leggermente arcuati. L’avvento della “meccanizzazione agricola”, il trattore, rese antieconomico il lavoro delle mucche e degli asini e, quindi, l’attività di maniscalco di paese cedette il posto al meccanico ed al gommista”……………
Dal libro di Franco Leggeri- Castelnuovo, la riva sinistra del Farfa-Disegno di Tatiana Concas
Castelnuovo di Farfa- Il Murales della Memoria- di Franco Leggeri
Castelnuovo di Farfa- 6 dicembre 2021-Un vecchio proverbio castelnuovese dice testualmente: “’U giornale (ora anche il web) è come u somaru, quillu che jhi carichi porta…”. Assistiamo , leggiamo, a Castelnuovo a “Lezioni di Memoria e Appartenenza”. Grande lezione impartita a noi “vecchi ignoranti castelnuovesi” che, appunto, di Storia castelnuovese , non avendola vissuta, abbiamo un “disperato” bisogno di abbeverarci alla fonte “Ornischi” o “Bollica”. Noi vecchi castelnuovesi stiamo apprendendo cosa significa essere ignoranti. Se ben ricordo , in teoria, l’ignorante è chi dice <non so>, ma in realtà , a mio avviso, dopo aver letto vari articoli relativi alla “Memoria e Appartenenza” credo che, in verità oggi, a Castelnuovo è colui che <non sa e non conosce la Storia castelnuovese > ma la vuole spiegare ed illustrare ai protagonisti cioè a noi VERI CASTELNUOVESI. Il proverbio castelnuovese citato all’inizio è vero:” L’ignoranza della Storia castelnuovese? Grazie al web è diventata “saccenza”.A Castelnuovo assistiamo, in fatto di Storia ,a una sorta di: “liberi tutti”… di sparare idiozie storiche che sono così eclatanti nella “semplicistica e ingenua” ricostruzione nella fase cronologica, date, e nei personaggi . Mnemosune (memoria) ) la madre di tutte le Muse, i greci la identificavano con la capacità di tenere a mente, rammentare, quindi con un’abilità della ragione, della testa, in prima istanza. Il “potere” castelnuovese è complice di questo “ANNO ZERO” della “nuova storia castelnuovese”.Noi castelnuovesi quello che abbiamo vissuto, è entrato in circolo nel nostro sangue, è parte di noi.Noi vecchi castelnuovesi , allontanati e isolati dal “potere arrogante dell’ignoranza” che nome dobbiamo dare a chi offende la nostra intelligenza? Qual è il nome corrispondente? Rabbia? O piuttosto delusione, sconforto, fastidio? A Castelnuovo l’ignoranza della vera storia castelnuovese è alla base della situazione attuale. L’inflazione d’informazione, in continua crescita ed evoluzione, fa perdere il senso di continuità del tempo, il valore della memoria, in un perpetuo “attimo presente” che cancella percorsi storici lenti, difficili, conquistati a fatica, tra passi in avanti e dolorosi ritorni al passato.Questa “ dittatura dell’informazione castelnuovese” è la causa dell’indifferenza con cui si accettano decisioni che hanno e avranno conseguenze pesanti per la società e la democrazia del nostro amato Castelnuovo.È pericoloso per il “potere castelnuove”che la gente abbia conoscenza, anzi coscienza, dei fatti storici che, in bene e in male, sono all’origine della situazione attuale. Noi castelnuovesi, quelli dell’Orgoglio castelnuovese, dobbiamo aver presente che la memoria storica non è “automatica”, deve essere tenuta viva, non “mummificata” e resa “sterile” , attualizzata , cosa ben diversa “dal racconto diverso”. La Storia , la nostra storia castelnuovese, viene “messa a tacere” per, a mio avviso, non dare ai giovani la capacità di analisi, critica, denuncia , discussione del presente alla luce del passato al fine di non far conoscere i “percorsi” in cui si sono perse conquiste e spesso anche i valori. La VERA storia di Castelnuovo ci permette, a noi tutti , di crearci una coscienza critica indispensabile per comprendere il tempo di oggi e per intervenire nella società castelnuovese con libertà, obiettività, apertura, forza intellettuale e morale. Ripeto da anni che sono pronto per un pubblico dibattito con le autorità e gli “storici castelnuovesi”.
Castelnuovo e i colori della rabbia.
Noi che abbiamo la parola interdetta
aspettiamo le stelle del cielo
per vedere ,da questo ponte della Storia,
l’ultima acqua silenziosa del nostro passato.
In questo spazio infinito dei ricordi
possiamo solo gettare i nostri sassi della rabbia.
Noi non abbiamo voce
perché oscurati e dimenticati
e il nostro respiro è nascosto al sole.
Ora l’ombra del silenzio scivola
e trascina a valle la voce dell’oblio.
A noi Castelnuovesi non resta che imparare
la trama dei racconti
nasconderli nel libro dell’anima
e custodirli nei cassetti della memoria.
Scriveremo e racconteremo
lo “schiaffo della resa”
che le sirene del potere ,
beffandosi del nostro dolore
e il non essere capaci di rifiutare le “monetine“ dell’umiliazione,
Franco Leggeri:POESIA “Castelnuovo noi che siamo andati via”-
dall’introduzione Murales Castelnuvesi :“-………..E’ innegabile che la maggior parte dei morti tace. Non dice più niente. Ha – letteralmente – già detto tutto. Ho cercato di raccogliere, scrivere, un flusso tempestoso o calmo di pensieri: Emozioni che ho cercato di trasformare in poesia. Ho cercato di attraversare il confine verso la prateria della poesia, dove riposano i Castelnuovesi………..”.
Castelnuovo noi che siamo andati via.
Noi castelnuovesi che abbiamo viaggiato dietro la polvere
alzata dagli zoccoli dei cavalli del padrone.
Noi che abbiamo bevuto l’acqua del nostro fiume Farfa
e mangiato il pesce pescato in quelle Gole
maestre del nostro nuoto .
Castelnuovo , siamo andati via
seguendo la luna del mattino
tra gli sguardi nascosti dietro le finestre.
Siamo andati via cercando il sole,
il suo nascondiglio dietro Fara.
Siamo andati via , non ricordo, o non voglio ricordare la stagione
dei silenzi, madre dei nostri mille perché.
Siamo andati via noi che conoscevamo
il suono della cedra solo dal racconto dei vecchi castelnuovesi
guerrieri reduci di assurde e folli guerre in terre lontane.
Siamo andati via , noi poveri tra i poveri,
accolti da Pasolini e da Mamma Roma.
Siamo stati neorealismo e protagonisti
di pellicole in bianco e nero.
Castelnuovo, noi torniamo con le nostre cicatrici e i nostri racconti.
Noi castelnuovesi abbiamo nostalgia
dei vecchi sorrisi , dei volti amici,
siamo tornati con lo zaino ancora pieno di perché.
Siamo tornati alla ricerca dei suoni e voci antiche,
quelle conservate in angoli chiusi e bui.
Siamo tornati per rileggere lapidi a noi care.
Castelnuovo, siamo tornati ora
tra sguardi estranei alle nostre cicatrici.
Eppure, Castelnuovo
noi non siamo mai andati via
perché abbiamo nelle nostre vene il tuo sangue.
Torniamo a prenderci e testimoniare quel che nessuno
potrà mai riscrivere o certificare: la nostra Storia.
La Storia quella che abbiamo lasciato
chiusa dietro le nostre vecchie porte.
Castelnuovo, si quelle porte dove aspettavamo
di uscire dietro i passi certi da seguire.
Castelnuovo, siamo tornati forti con il coraggio di terminare
l’inverno e l’amara stagione dei rancori e dell’odio.
TERZO APPUNTAMENTO NELLA RASSEGNA AUTUNNALE DEL TEATRO
POTLACH CON UNO SPETTACOLO SU DON LORENZO MILANI
Fara in Sabina (RIETI)-
Fara in Sabina-Il 19 novembre alle ore 17.00 ospite al Teatro Potlach di Fara in Sabina, vi aspetta uno spettacolo coinvolgente in cui la sottile linea tra pubblico e scena teatrale tenderà a svanire sotto i vostri
occhi.
Uno spettacolo coraggioso, anticonvenzionale, con la voglia di creare un luogo di incontro.
In onore del centenario dalla nascita di Don Lorenzo Milani la compagnia Chille de la balanza porta in scena uno spettacolo collettivo dal titolo “I CARE. Lettera ad una professoressa”, sotto la guida di Claudio Ascoli.
Una storia trascinante, che abbatte la quarta parete con parole, oggetti ed eventi liberamente scelti dal pubblico. Lo spettacolo è un tutt’uno di quattro scritture collettive, elaborate attraverso la partecipazione attiva degli spettatori, che daranno vita alla scenografia, ai suoni, alle luci e a disegni dal vivo, insieme, seguendo il verbo dell’Imparar facendo, proprio come fece don Miliani quando scrisse la Lettera ad una professoressa con ai suoi allievi.
Un sacerdote percorre uno stretto sentiero tra gli alberi, la sua tunica picchiettata da ispide gocce di pioggia autunnale. Il sacerdote, conosciuto dalla Chiesa fiorentina come la campana stonata,
cammina sul sentiero verso Barbiana, la città dov’è stato appena trasferito.
È il 7 dicembre 1952 e il sacerdote Don Lorenzo Milani arriva a Barbiana dove qualche anno dopo scriverà con gli allievi della sua scuola: “Lettera ad una professoressa”.
Una polemica verso l’istruzione italiana. Con l’intento di dimostrare come: “Una scuola che seleziona distrugge la cultura”. Uno scritto nato da una scrittura collettiva.
Se vi sentite pronti a levare le mani dalle tasche e ad agire raggiungeteci al Teatro Potlach di Fara Sabina, per partecipare al terzo appuntamento della rassegna: Autunno a Teatro.
Vi aspettiamo con un biglietto al prezzo speciale di 5 euro.
Per info e prenotazioni si può scrivere per sms o WhatsApp al numero del Teatro Potlach: 3517954176.
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