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Libri
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IL DIARIO di IRENE BERNASCONI Anno scolastico 1915-16
Biblioteca DEA SABINA
-IL DIARIO di IRENE BERNASCONI Anno scolastico 1915-16-
Premessa:
Nell’anno scolastico 1915-16, aveva inizio a Palidoro l’attività della scuola materna . La prima maestra che vi prese servizio fu una giovane svizzera che, conseguito il diploma in Italia, aveva una sede, anche disagiata, nella quale l’opera della scuola fosse particolarmente necessaria. Fu così che Irene Bernasconi di Chiasso, nel Canton Ticino, lasciò la sua famiglia benestante e si immerse in una realtà sociale e umana molto diversa da quella che si lasciava alle spalle. In pagine di diario, documentò tali sue esperienze e quelle che successivamente ebbe modo di vivere in altri luoghi, sempre animata da un alto spirito umanitario e professionale. Presentiamo qui alcune parti dell’inedito Diario di Palidoro (ringraziando la figlia dell’Autrice, la Signora Linda Gabrielli Socciarelli che ce ne ha offerto l’opportunità), dalle quali emerge lo stato di miseria , ma anche la genuinità di quegli abitanti di Palidoro di altri tempi. (N.d.R.)
Trascrizione del testo e ricerca foto a cura di Franco Leggeri
per WWW.ABCVOX.INFO-Agenzia REDREPORT
Dal Diario
La mattina del 6 dicembre 1915 giungevo a Palidoro. Una mattina fredda, grigia, malinconica. Non pioveva, ma nell’aria c’era umidità e le staccionate del grande viale di olmi avevano un leggero strato di muschio; nelle cunette , ai lati dell’antica via Aurelia, vi era del fango e i ciottoli squadrati del fondo stradale apparivano lucidi. Nella notte era venuto un acquazzone . Che silenzio suggestivo nella sterminata Campagna Romana! Non una persona per strada; la capanne di canne, le prime che vedevo, mi parvero disabitate; i <rimessini> coi bovi dalle <lunate corna> e i rozzi bufali erano immagini nuove per me ; guardavo tutto con occhi sgranati. La bellezza selvaggia, l’indicibile calma, la torre silenziosa che si ergeva sul mugghiante Tirreno come una sentinella, le persone diverse da noi settentrionali nelle linee del viso e nei costumi (che avevo notato appena scesa dal treno), i cavalli snelli, i bufali, le pecore, i somari, il vasto orizzonte che in quel primo giorno mi impressionò e quasi mi faceva paura, la linea azzurra rigida del mare a ponente… tutto mi conquise!
Avevo scelto di fare scuola in un posto dove non voleva andare nessuno, fra gente primitiva, bisognosa di affetto; fra bambini anche sporchi, scalzi, stracciati: Bambini vicini alla terra. In questo posto perduto nel fondo di qualche valle poco conosciuta o in un luogo abbandonato nelle desolate lande della maremma… e Palidoro è, al dire dei ciociari, la < Maremmaccia>. Era il posto che faceva per me , quello che andavo cercando … Mi dissi fortunata di averlo trovato e decisi di restare.
Il giorno 8 dicembre a mezzodì, un buttero della tenuta aveva recato da Rom i commestibili e il vasellame per la refezione scolastica; la mattina del 9, alle ore 8 e mezzo, l’asilo, o meglio < la casa dei bambini secondo il metodo Montessori> apriva, per la prima volta , i battenti per ricevere 27 iscritti che, nel marzo del 1916, arrivarono a 36; nella maggior parte si trattava di figli di richiamati alle armi.
La scuola era costituita da due locali abbastanza capaci: uno era l’aula, l’altro la cucina; a questi si accedeva da un piccolo atrio e, attraverso una porticina a vetri, ci si immetteva in una specie di corridoio che aveva gli attaccapanni e che in origine era un pollaio; da questo, per mezzo di pochi gradini, si scendeva nel prato percorso dalla <marana>: il gabinetto dei miei piccoli scolari.
Non tardai molto ad accorgermi che la scuola era una vera manna per questa gente nomade che, lasciate le case di Ciociaria, viene qui a lavorare ogni autunno per fuggirsene via all’inizio dell’estate scacciata dallo spettro della malaria.
11 dicembre, sabato. Parlano in modo per me incomprensibile; chiedo spiegazioni alla cuciniera che mi chiarisce il linguaggio a modo suo : si inquieta perché non comprendo e le sembra impossibile che io non sappia che cosa sia la <pizza> che i piccoli chiedono ad ogni istante . <Ammàppete-dice-manco sai che è la pizza? Ma è la pizza ,la pizza>. Io resto perplessa e allora si leva da tasca del grembiule un pezzo di pane di granoturco e me lo mostra:<Eccola la pizza>.
L’apparizione della prima scodella di minestra era stata salutata da un rumoroso picchiare di piedi , da manine protese, da visi rasserenati, da lunghi e profondi sospiri, da tante voci:<A me, a me!>.
Poveri piccoli cari! Le piccine, a refezione ultimata, non volevano levarsi la “bavarola” e i maschi nascondevano il cucchiaio.
5 gennaio, mercoledì. Noto che in questi piccini ( ma anche nei grandicelli di 8, 10 12 anni che vedo per strada) un nonnulla basti a scatenare l’istinto aggressivo; e non mi lascio sfuggire le occasioni per dire di essere gentili , usare cortesia con tutti, di volersi bene; ma in genere fanno ciò solo quando vedono in mano a un compagno qualche ghiottoneria della quale sperano di essere messi a parte , sia pure in minima dose.
Mi sento più scoraggiata nel rilevare questi loro modi di fare che non quando me li vedo comparire davanti orribilmente sporchi.
8 gennaio, sabato. Mattina uggiosa: l’Elementare non ha aperto i battenti e così anche i miei piccoli, quelli che abitano lontano e che vengono accompagnati dai fratelli più grandi , si sono concessa una vacanza. Alla fine , prima di lasciare che i pochi venuti tornassero a casa, vincendo una certa ripugnanza, ho indossato un grembiule da cucina e….avanti! Ho lavato loro il viso, il collo, gli orecchi, le mani, le braccia.
Penso : ciò che adesso si fa con amore, al fine di condurre queste persone a tenere un altro regime di vita, vale ben poco , è seme gettato sull’argilla.
La casa e l’ambiente in cui vivono queste creature, così colme d’una naturale freschezza interiore, distruggono ciò che alla scuola si edifica.
Non si potrebbe fare per questa gente qualche casetta, anche di legno, a due, a quattro locali? Allora sì che l’individuo potrebbe cambiare un po’ i costumi. Ma, col vivere in massa in questi porticati, lassù all’Osteriaccia, a Statua, come possono migliorare? I bambini vivono due esistenze ben distinte che non si integreranno mai a formare la loro personalità.
Talvolta mi sento scoraggiata, ma poi guardo all’avvenire, a quel futuro del dopoguerra e scorgo una speranza.
21 gennaio, venerdì. Amalia è stata tutta la mattinata con la testina sul banco; tossiva con urli strazianti; l’ho portata al casale sul tardi : ardeva di febbre, che occhi lucidi aveva!
Angelo e Mariannina Paparozzi sono andati, con la madre, in montagna, probabilmente non ritorneranno che a Pasqua.
24 gennaio, lunedì. A Toto è morto un fratellino di pochi giorni e stamane gli ho chiesto:< Ti dispiace che sia morto il tuo fratellino?>.
Subito si è rizzato sul sedile e, spalancando gli occhi, mi ha risposto tutto d’un fiato, come se avesse fretta di dirlo:< E’ meglio che è morto se no io dovevo dormire sulla panchina con il cappotto>.
Parole dure, e forse non del tutto estranee alla lotta per la sopravvivenza che si svolgeva sotto quei porticati.
12 febbraio, sabato. Poveri piccini, alle volte mi fanno proprio compassione: sono lì pieni di freddo, col nasino moccioso, con le dita fuori dalle cioce, vestiti, o meglio coperti con stracci di cotonina.
E in che modo parlano? Ancora non si sono abituati a dire <faccia> invece di <muso>; alcuni si puliscono bravamente il naso con le mani.
E’ certo che qui bisogna vincere ogni ripugnanza, rimboccarsi le maniche e… avanti col cuore sereno.
8 marzo, mercoledì. Peppinella è morta…. Nel guardarla mi si stringeva il cuore; la cicatrice del labbro superiore quasi non si notava, la morte l’aveva fatta più bella.
I pochi bambini presenti l’accompagnavano in chiesa portando ceri…..
9 marzo, giovedì. Ho una sensazione di sfacelo: Armando Bellardi, dopo 10 giorni di malattia, stanotte è spirato…. Una ghirlanda di rose di stoffa, di colore chiassoso, la stessa che avevo visto sulla testolina di Peppinella, posava sul capo, una veste da neonato, bianca, lunga con merletto, lo copriva interamente. Le mani gliele avevano accomodate in atto di preghiera e fra le dita gli avevano posto una piccola croce formata da due ceri sottili.
11 marzo, sabato. Stamane Checchinello è venuto tardi, gliene ho chiesto il motivo e ha risposto :< Mamma è malata, Nerina deve cucinare e l’acqua pe’ sciacquarmi non c’era; so’ sceso , ho cercato una pozza pe’ ‘l viso e le mani e ho fatto tardi>. Non voleva presentarsi sporco.
Pure Angelo Bellardi ieri mattina non voleva venire a scuola perché < mamma non teneva l’acqua pe’ sciacquarmi il muso>.
E’ già un bel passo avanti, forse il più importante, il primo per arrivare ad altri.
13 marzo, lunedì. Il morbillo si estende sempre più e degenera in polmonite.
Alfredo Toppi è morto; non sono andata a vederlo, è uno spettacolo troppo triste!
Santino è venuto alla scuola sudicio; gli ho fatto osservare il grembiulino sporco e le dita dei piedi che uscivano dalle cioce mal legate; si è messo un dito in bocca e mi ha guardato dicendo :< Sai, signorì , Marianna è morta e mamma le ha fatto un cuscino di paglia>.
20 marzo, lunedì. Anche Checchinello si è ammalato; ormai non sono che cinque i presenti; si dovrebbe chiudere, ma come si fa? Penso che questi poverini stiano meglio nella scuola che lassù, in quei portici affumicati dove il vento fischia e giuoca a suo talento. Almeno qui trovano una buona e fumante minestra e…..l’acqua non scarseggia: si lavano così volentieri, adesso, che è un piacere il constatarlo.
15 aprile, sabato. Toto guarda sempre con occhi avidi i compagni che mangiano. A merenda si mette davanti a quelli che hanno qualche ghiottoneria ( cipolle, carciofi, lardo, aglio) appoggia i gomiti sul banco, affonda il mento nelle mani, gira gli occhi da un compagno all’altro e si affretta a raccogliere le briciole che cadono. Lo fa per pura golosità, perché la mamma gli prepara perfino la frittata con le erbe, ma lui si ingozza per finire in fretta e poi assaggiare un pochino di tutto ciò che recano i compagni. In uno dei passati giorni, per avere un pezzetto di pizza da Anito si strappo un bottone dalla giacchettina e glielo dette in paga.
25 aprile, martedì. Arrivano tutti con mezze pagnotte di pizza odorante di anice; la pizza di Pasqua rappresenta per questi bambini il dolce più squisito che ci possa essere .
Oggi hanno fatto la gara nel raccontarmi quello che fecero durante le vacanze. Toto e Rosina sono andati a Roma a trovare il papà che è militare:< Quante case e quanti tramve!>.
Peppinello no:<Nessuno me porta a Roma, mamma ha sciacquato li panni e io stavo co’ Attilio solo>.
Checchinello ha ricevuto dolci da una zia che abita lontano :< Il paese c’è, ma non lo so il nome suo>.
Bellardi ha mutato la camicia:< Tengo la camicia e la giacchettina lavati da mamma e li bottoni elloli (eccoli)>.
Remo e Irma sono stati al mare ed hanno portato un fazzoletto pieno di conchiglie:< Le cucchiole che ci hanno dentro il mare>.
Anito e Suntarella sono venuti con una pezzuola da naso nuova e Anito non finiva mai di stenderla per terra, così che ogni volta che la usava lasciava del sudiciume sul viso.
Pasqualina con un abituccio bianco e delle mutandine candide:< Sai, papà mio ha magnato troppo e mò gli ha ripigliato la febbre>.
Nel pomeriggio , mentre mi salutava per ritornarsene al casale, Peppinello mi ha detto:< Non c’eri in chiesa quando faceva festa , perché? A lu loco teo non ci stevi, perché?>.
Ho risposto che ero andata a Roma.
<Dalla mamma tea?>.
<No , la mia mamma è lontano, lontano>.
Nel dire così mi è venuto il magone; se ne è accorto il piccino, mi ha baciato la mano, povero caro , e :< Mmbèh, te vojo bene!>. i suoi occhi grandi, vivi, espressivi, la personcina infagottata nei poveri panni ebbero, in quel momento, il potere di confortarmi tanto, tanto.
3 maggio, mercoledì. Appena sentono, anche se da molto lontano, il rumore delle automobili, che passano sovente, i maschietti corrono fuori tutti festosi a salutare e gridare: <La benzina corre pe’ la strada romana (l’Aurelia) quanta polvere!>.
4 maggio, giovedì. Con un gran mazzo di margherite fissato in uno strappo della giacca, è comparso stamane Augusto Bellardi : le ciocie mal legate, le calze a buchi, una nera, l’altra a righe nere e marrone, i calzoni che mostravano la pelle , il cappello troppo grande e tutto sforacchiato con una margherita in ogni foro. Teneva in mano due fette di pizza, cotta da chissà quanto tempo, si è avvicinato con un sorriso furbo, le guance rosse, lo sguardo vivo , certo che in mente aveva qualcosa; mi ha porto la mano senza parlare, ha posato la pizza, si è seduto vicino a Remo che stava contando le conchiglie e, approfittando di una distrazione del compagno , si è cacciato in tasca , con incredibile tre conchiglie. Poco dopo, si è alzato invitando fuori Anito per fare <piccichino> con lui.
19 maggio, venerdì. Checchino sta poco bene, ricominciano le febbri; i suoi occhi hanno delle fissità strane come se il suo pensiero fosse fermo su cose dolorose: è stanco , mi si appoggia, mi accarezza, mi guarda, ma non una sola parola esce dalla sua bocca. Quando far sta male la malaria!
20 maggio, sabato. Nelle prime ore pomeridiane, i grandicelli cantano le canzoncine religiose che ascoltano in chiesa ; i bambini dell’Osteriaccia formano un gruppo a parte e cantano le litanie e una preghiera per la < Madonna del Divino Amore che fa le grazie a tutte l’ore >, la stessa preghiera che la sera, sul tardi, le mamme e le sorelle cantano davanti ad una immagine della Vergine che hanno appesa all’esterno di una delle porte del casale , mentre arde un lumicino ad olio.
30 maggio, martedì. Nella prima quindicina di questo mese, come ho già detto, le donne del casale dell’Osteriaccia si riunivano per cantare le litanie in onore di Maria. Cantavano con una bella voce robusta, con cadenza molle, davanti ad una sacra immagine fissata sul muro , dove è pure attaccato il pezzo di una pagina del < Giornale d’Italia>, e incorniciata da una ghirlanda di fiori campestri. Però, da oltre una settimana, non fanno più sentire i loro canti; stamane ne chiesi il motivo ai bambini che vengono da lassù e Peppino mi rispose che le < le ragazze sono stanche e non tengono la fantasia per cantare>.
Bellardi, invece, mi disse:<Sai? Non cantano perché li fiori si sono seccati>. E Amelia:< Ma che fiori! Io lo saccio, non cantano perché non c’è più l’olio per il lume>.
2 giugno, venerdì. Stamane Angelino è venuto accompagnato da una sua sorella grande; una ragazza che avevo sempre vista disordinata nell’abito e sporca più di tutte le altre del casale, spettinata al punto che il viso le restava nascosto , ma che , questa mattina, appariva linda e pettinata, tanto da sembrare quasi un’altra persona. Mi ha detto:< Va bene così signorina?>. Al mio sguardo compiaciuto, ha ripreso:< Ho sciacquato Angelino e nel barattolo grande mi sono pulita da sola per lu loco alla marana>.
Ogni anno, terminata la mietitura, questi contadini lasciano la tenuta, così che Palidoro resta quasi deserto; se ne vanno in montagna ad Anticoli Corrado, perché qui, come a Maccarese, la malaria impera più che in ogni altro luogo dei dintorni. Lassù, la loro abitazione deve essere migliore di quella che hanno qui; così credo stando ai discorsi che mi fanno i piccoli e poi< l’aria è boona, non ci stanno le zanzare>. Peppinello mi ha detto che ad Anticoli ha una casa bella con cinque finestre e che adesso, quando vi tornerà, metterà i fiori alla finestra della camera,< ma no la camera in dove stemo a dormi, no, quella indove tenemo lu tavolo e le scodelle>.
Augusto Bellardi racconta che ci stanno tre chiese: una della Trinità, una di S.Giuseppe e l’altra di :Rocco col cane, < se tu senti come so belle le messe a Anticoli!>.
Anito s’è fatto buono, non bestemmia , non morde più.
5 giugno, lunedì. Cari piccoli! Mi parlano di Anticoli Corrado con una marcata punta di nostalgia nelle parole, nel timbro della voce mentre gli occhi s’illuminano e il pensiero corre lassù in montagna . <Quando me ne rivado in montagna vieni pure tu-mi ha detto Anito- io ti faccio posto agliu treno e alla casa mea, sa, ci sta lo “cucciaro” (cucchiaio) perché ti mangi le “ciammaruche” (lumache)>
10 giugno, sabato. Mario mi si siede vicino e racconta dei lavori che fanno i bifolchi e le donne in campagna :< Stanno a prepara i fienili e già le macchine legano l’avena; è bello si lavora così, si suda, si diventa rossi, ma il padrone ti dà il pane, cipolle e una fojetta di vino, hai voglia a finire tutto quel vino!>.
21 giugno, mercoledì. Ieri Toto non è venuto perché è andato con la madre a mietere il grano; stamane, appena entrato , ha chiamato i compagni e, in gran segreto, ha rivelato loro che in campagna si sta meglio perché < se magna la zuppa di vino!>.
22 giugno, giovedì. Sono venuti i bambini di Statua per una mezz’ora perché i fratelli maggiori dovevano recarsi in dispensa a comprare del petrolio e così hanno creduto bene lasciare i piccoli alla mia scuola. Quando sono tornati , c’era con loro pure la figlia di Gigi lo zampognaro, quello che ogni anno, a Natale, viene chiamato a corte per suonare. La ragazza è una bella ciociara robusta che mi ha detto:< E’ vero che te ne rivai?>.
<Si>. <Allora vieni pure a Statua a salutacce, sa(i) ricòrdatelo, non te lo scordà(re)>.
La bontà di questa gente mi commuove.
27 giugno, martedì. Qualcuno mi rimproverò la confidenza che uso quando mi reco nelle capanne di canna di Statua, all’Osteriaccia, dai ciociari:<Come fa ad andare da quella gente; ci vuole del fegato, con tante pulci che ci sono>.
Non capisco; perché non dovrei fare quattro chiacchere con quei lavoratori? Sono così contenti quando vado lassù al casale; mi vedono da lontano e mi chiamano:< Signorì, vieni e sbrigate, stasera ti metti a sède(re) alla porta mea, nevvero nì?> Non poche volte ebbi occasione di notare che i vecchi, appena mi scorgono, vanno frettolosamente dietro le capannelle per pulirsi il naso a modo loro, prima di venirmi davanti; le donne si sbattono il grembiule, con le mani danno un colpo ai capelli, si aggiustano il corsetto e sempre dicono:< I nostri fiarelli ti vogliono bene e noi pure>.
29 giugno, giovedì. Oggi, alle due del pomeriggio, le ragazze hanno accompagnato i pochi bambini alla stazione, per salutarmi; tutti avevano nelle mani dei rami di ginestra, delle spighe di lavanda, dei mazzetti di frumento… il treno si è mosso….< Addio, addio, signorì, rivieni, t’aspettamo, addio, addio…>.
Bambini di Palidoro, faccine gialle, piccoli malarici dagli occhi di fuoco, ciociaretti insaccati in povere vesti, piccini di appena due anni, ometti e donnine di quattro di cinque anni, dal passo silenzioso, dal grave portamento; piccoli cari che, con la vostra rude dolcezza, con la vostra esuberanza d’affetto, con la freschezza gioconda delle vostre trovate (che non trovai nei bambini del settentrione), mi faceste tornare fanciulla, vi incontrerò ancora sul mio cammino?
Bifolchi di Palidoro, butteri di Castel Campanile, ragazze buone, premurose, mamme affettuose e riconoscenti, vi vedrò ancora?
Troverò ancora l’animo squisitamente cortese e buono di quella egregia Signora che si chiama Teresina Bozzi? E la cara Compagnia che mi tenne con tutta l’ottima famiglia, per non farmi sentire troppo la nostalgia della mia casa? (Erano affittuari della tenuta).
L’augurio migliore che mi posso fare è quello di tornare in quella landa dell’Agro Romano. Un lavoro caro mi aspetta laggiù.
Ricordo quando la domenica mi recavo nei casali a chiedere alle mamme alcune notizie riguardanti i bambini: l’anno di nascita, le malattie avute, il numero dei componenti la famiglia , l’eventuale consanguineità dei genitori; lo facevo per tentare la compilazione di una carta anagrafica per mio uso, ma confesso che potei ricavare ben poco.
A una madre chiesi quanti figli avesse, mi rispose :< Ne ho fatti tanti che manco mi ricordo, certi sono morti>. A un’altra chiesi quanti anni avesse:< Che vuoi che sappia quanti anni tengo, manco è ora d’andà(re) agli cipressi>.
Una terza mi fu larga di dati, chiesi:< Siete perente con vostro marito?>. E lei:< Che te devo dì, so’ nata a Maenza vicino a Terracina, dopo pochi giorni m’hanno portata all’Ospedale di Santo Spirito a Roma, pure mio marito viene da Santo Spirito>.
Come altre donne non ricorda il proprio cognome da ragazza.
Nei sette mesi trascorsi a Palidoro, ho avvertito il bisogno che ha l’Agro di avere scuole , insegnanti affettuose e con qualche iniziativa propria , perché non né detto che qui si debba procedere col programma delle Normali sul tavolo.
Ho cercato di fare il mio dovere, ma ora mi si permetta una confessione: ebbi modo di leggere alcuni diari di <Case dei Bambini> nei quali le Signorine vantavano modi <graziosi> dei loro allievi. Non lo nascondo , rimasi male; i miei piccoli non sanno essere sgarbati tra di loro, usano modi cortesi raramente e solo quando non trovano ostacoli al loro volere, e ciò nonostante i miei sforzi per migliorarli in questo senso. Io ne soffro e, per rasserenarmi un poco, mi dico: i bambini dell’Agro sono naturali, più sinceri! Se non riuscii a rendere più graziosi i loro modi , sono però fiera di constatare che questi piccoli, i quali in principio venivano sporchi e assai trascurati nell’abito e nella persona, e di ciò non sembra darsi pena, ora chiedono grembiulini e bavarole sempre puliti.
Trascrizione del testo e ricerca foto a cura di Franco Leggeri per WWW.ABCVOX.INFO-Agenzia REDREPORT
Le Erbe del Prete. Infusi e decotti
Un libro ricco di bellissime foto e illustrazioni completamente a colori che contiene le schede riguardanti le erbe più utilizzate e i consigli su come catalogarle e sfruttare appieno le loro proprietà, tramite applicazioni, decotti e persino declinazioni gastronomiche.
Nella località di Sprea, in Valpolicella, una figura ben nota si guadagnò per anni la stima e l’affetto dei cittadini: si tratta del “Prete di Sprea”, don Zocca, esperto erborista con un particolare ruolo di “guaritore” tramite l’uso delle erbe medicinali.
Oggi questa tradizione continua attraverso Angelo Murari: appassionatosi alla raccolta delle erbe dapprima per far fronte alle necessità alimentari del dopoguerra, si è poi dedicato a studi più approfonditi che gli hanno permesso di lavorare sia al fianco della nipote di don Zocca stesso, sia in proprio, elaborando ricette ad hoc e riprendendo quel ruolo che da tempo mancava alla comunità.
In questo libro ha unito non solo le ricette del “Prete da Sprea” ma anche le nozioni derivanti dai suoi studi e dalla sua personale esperienza.
INDICE
Presentazione
Introduzione
- Una vita tra le erbe
- Via Don Luigi Zocca
- La ballata del prete
Le erbe commestibili & medicinali
Achillea, Aglio, Alloro, Artemisia, Asparago, Assenzio, Bardana, Capelli di mais, Carciofo, Centinodia, Cicoria, Cipolla, Coda cavallina, Finocchio selvatico, Frangola, Frassino, Genziana, Gramigna, Iperico, Lichene, Liquirizia, Luppolo, Malva, Menta, Noce, Ortica, Paglia di avena, Parietaria, Piantaggine, Prezzemolo, Pungitopo, Quercia, Rabarbaro cinese, Raperonzolo, Rosmarino, Rosolaccio, Salvia, Sambuco, Sedano, Sena, Silene, Tarassaco, Valerianella, Veronica Acquatica
Le ricette originali di Don Zocca
Le ricette
Prima parte: le ricette della signora Ada
- Antinfiammatorio per reni, vescica, prostata
- Decotto depurativo del sangue
- Decotto lassativo purgativo per stipsi robusta
- Decotto per artrite, reumatismi, gotta
- Decotto per bronchite e tosse
- Decotto per diabete
- Infuso fluidificante delle vie biliari
- Tisana lassativa
- Tisana per la circolazione
- Tisana rilassante
Seconda parte: le ricette di Don Zocca scritte da Ada
- Applicazione per sinusite
- Decotto per infiammazioni dello stomaco unite a problemi digestivi e stitichezza
- Decotto per ipertensione
- Decotto per laringite
- Decotto per problemi digestivi generici
- Lozione per capelli fragili e forfora
- Polvere rilassante e calmante
- Ricetta calmante e depurativa
- Ricetta depurativa del sangue per problemi di colesterolo
- Ricetta per l’enuresi notturna
Terza parte: il quaderno del chierichetto
- Decotto per asciugare eczema e piaghe
- Decotto per calcoli al fegato
- Decotto per cistite
- Decotto per disinfiammare e rinfrescare l’intestino
- Decotto per dolori generici
- Decotto per il mal d’occhi
- Decotto per il raffreddore da fieno
- Decotto per infiammazione del fegato
- Decotto per la malaria
- Decotto per malattie della pelle, foruncoli o bubboni
- Decotto per polmonite e influenza
- Decotto per sinusite
- Decotto per ulcere in bocca
- Rimedio per disturbi nervosi
- Rimedio per dolori generici
- Rimedio per il fuoco di sant’Antonio
- Rimedio per la stitichezza
- Rimedio rinforzante contro il mal di cuore
- Tisana per emorroidi
- Unguento per geloni
- Unguento per scottature
Le erbe come alimento
La dieta
Indice delle erbe in ordine alfabetico
Indice delle ricette in ordine alfabetico
APPROFONDIMENTI
Una vita tra le erbe:
“Sono nato in un freddo dicembre ad Arbizzano di Valpolicella, comune di Negrar, provincia di Verona.
Mia madre mi aveva raccontato che in quell’anno il freddo era stato molto intenso, tanto da far temere per la mia salute nel giorno in cui dovevo essere portato in chiesa per il Battesimo. Comunque andò tutto bene, perché a distanza di oltre cinquantanni sono qui a raccontare questa mia storia che si intreccia con le erbe commestibili e officinali.”
Angelo Murari
PROMOZIONI IN CORSO
Le Erbe del Prete
AUTORE
Angelo Murari è nato ad Arbizzano di Negrar (Verona), dove vive occupandosi della propria campagna. Erborista diplomato all’Università di Perugia, da tempo si applica allo studio delle erbe selvatiche commestibili e officinali e ai loro effetti sull’alimentazione. Incoraggiato dai successi ottenuti in questo settore dai tempi di Sprea ad oggi, propone, in questa pubblicazione metodi di cura con le erbe suggeriti dalla signora Ada, la nipote di don Zocca, oltre a ricette e consigli sull’uso delle erbe come alimento.
Cerveteri (Roma)-Evento culturale- La presentazione del libro “Fiore d’acciaio” dedicato alla storia di Chiara Insidioso
8 Marzo: A Cerveteri (Roma) – Evento culturale-
La presentazione del
dedicato alla storia di Chiara Insidioso-
In occasione della giornata della donna martedì 8 marzo alle ore 11 nell’Auditorium dell’Istituto “Enrico Mattei” di Cerveteri (via Paolo Borsellino, 3) la scrittrice Cristiana Cimino presenterà il libro “Fiore d’Acciaio” sulla storia di Chiara Insidioso giovane vittima della violenza di genere.
Parteciperanno all’evento il Sindaco di Cerveteri Alessio Pascucci, il Vice Sindaco
Elena Gubetti, il Consigliere comunale e presidente del Rotary club di Cerveteri-
Ladispoli Margherita Frappa, e Danielle, madre di Chiara. Parteciperanno all’incontro alcune classi dell’istituto.
La storia di Chiara Insidioso:
La storia di Chiara Insidioso è un pugno nello stomaco. Diventa invalida a soli 19 anni, dopo un pestaggio brutale ad opera del suo compagno, nel 2014. Sopravvissuta miracolosamente vive su una sedia a rotelle, non parlerà e non camminerà mai più. Ha soltanto 27 anni.
Dopo un anno e mezzo di riabilitazione e fisioterapia, alla Fondazione Santa Lucia, da oltre sei anni vive in una struttura per pazienti in stato vegetativo. Senza ricevere le cure adeguate che potrebbero rendere meno dolorosa la sua giovane vita. Casa Iride non ha la possibilità né il personale per assistere una paziente che non è più in stato vegetativo da diversi anni.
In questi anni, Chiara ha compiuto progressi inaspettati, sa leggere e scrivere, sa usare computer e cellulari, comprende, soffre la solitudine, ricorda tutto quello che le è accaduto. Ma non ha niente, nemmeno una sedia a rotelle adatta alla sua condizione.
Il libro “Fiore d’acciaio” è stato scritto per farle avere almeno una vita dignitosa, con i proventi verrà procurata per Chiara una carrozzina adeguata ed un comunicatore. Da Gualtieri ci aspettiamo un aiuto per individuare una struttura che dia a questa ragazza almeno la possibilità di una vita dignitosa.
Sono quasi 300 in Italia le sopravvissute ad un tentato femminicidio. La maggior parte di loro vive una vita che sembra un castigo. Perché non esiste una normativa che le contempli. Pur esistendo una direttiva dell’Ue che potrebbe fare al caso loro.
“Aiutare queste donne è lo scopo non solo di questo libro su Chiara ma di tre libri sui femminicidi, di cui “Fiore d’Acciaio” è il secondo. Il primo, “Ragazze Interrotte” racconta la terribile storia di Pamela Mastropietro. E’ il mio modesto contributo di giornalista e scrittrice alla battaglia contro la piaga dei femminicidi. Per un cammino di civiltà, che tuteli le donne che scampano ad un femminicidio. E tutte quelle che non ci sono più”.
Articolo di Daniele Piccinin
I libri alle radici dell’Europa-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana
Roma. Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana la mostra «I libri che hanno fatto l’Europa», 180 preziosi pezzi unici latini, romanzi, greci, arabi ed ebraici.
Fa bene, in questa Europa spaventata in cui viviamo, ogni segnale che sottolinea una volta di più la complessità, ricchezza ed eterogeneità delle nostre radici culturali. La mostra presenta opere, con moltissimi capolavori, che da Carlo Magno arrivano a Gutenberg, quindi dalla rinascita carolingia dell’VIII secolo all’invenzione della stampa, traghettando la classicità latino-cristiana dal Medioevo fino all’evo moderno, da cui nascerà l’Europa come la conosciamo.
Curata da Roberto Antonelli, Michela Cecconi e Lorenzo Mainini, pensata anche in vista del XXVIII Congresso internazionale di Linguistica e Filologia romanza che si terrà a Roma dal 18 al 23 luglio, presenta manoscritti, incunaboli e cinquecentine di straordinaria importanza, in buona parte della Corsiniana ma con notevoli prestiti anche dalle altre grandi biblioteche romane, l’Angelica, la Casanatense, la Nazionale e la Vallicelliana, e dalla Biblioteca Apostolica Vaticana.
Cinque le sezioni: La tradizione classico-cristiana, Verso la nuova cultura europea, La nuova cultura europea, Il primo canone e Verso la Modernità, con testi, video, mappe e supporti mediatici che aiuteranno a collocare le opere nel loro contesto e nel loro percorso storico. Si parte dai testi degli autori latini, dei padri della Chiesa e dalla Bibbia, riprodotti e miniati per secoli dagli amanuensi di un’incredibile rete di monasteri e istituzioni ecclesiastiche, si arriva al fatidico 1467 a Subiaco con la stampa dei primi libri italiani (sant’Agostino, Cicerone e Lattanzio) e all’immediata rivoluzionaria diffusione di questa tecnica in tutto il Paese, che presto troverà in Venezia la sua capitale mondiale. Ingresso gratuito.
di Federico Castelli Gattinara, edizione online, 30 marzo 2016
Felice Muolo-Romanzo ” I desideri si pagano”-Illustrazioni di Chatterly Valeria-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
I desideri si pagano–di Felice Muolo (Autore), Chatterly Valeria (Illustratore)
DESCRIZIONE del libro di Felice Muolo-Un quarto d’ora dopo nel ristorante era entrato Anacleto. Era in compagnia della moglie e di un vecchio vestito interamente di bianco cappello compreso. Il terzetto aveva occupato un tavolo non molto distante da loro. A cui erano state appena servite le pizze che avevano ordinato. Stavano mangiando quando Nicola aveva detto a Valeria: “Hai visto con chi abbiamo l’onore di cenare?” “Non dirmi che l’avevi previsto.” “Non tutte le ciambelle riescono col buco.” Valeria si era chiesta se Nicola fosse a conoscenza della storia che aveva avuta con Anacleto mentre ne esaminava la compagnia. Rita, la moglie, bella donna dal corpo prosperoso, aveva l’espressione altera e lo sguardo vigile. Portava i capelli lunghi, sfumati di rosso, sciolti sulle spalle e scuoteva frequentemente la testa per cacciarli dalla fronte. Aveva notato che ogni mattina avvolta in un pareo sventolante usciva dall’albergo in cui risiedeva seguita dalle figlie e da due baby-sitter di colore e raggiungeva la spiaggia. Si bagnava spesso in mare durante la giornata e ogni volta si cambiava il costume prima di rimettersi al sole.
- Editore : Independently published (26 maggio 2019)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 145 pagine
- ISBN-10 : 1070354023
- ISBN-13 : 978-1070354026
Ambiente e salute nel territorio del Poligono Interforze Salto di Quirra
Ambiente e salute nel territorio del Poligono Interforze Salto di Quirra
Autore: M. Cristaldi, M. Coraddu, C. Foschi, L. Triolo
DESCRIZIONE-Dal 1956 il Poligono Interforze Salto di Quirra (PISQ) situato nella provincia dell’Ogliastra ha visto coesistere addestramento e sperimentazione militare – con conseguenti emissioni inquinanti, chimiche e fisiche –, con tradizionali attività agropastorali condotte nei territori confinanti e anche al suo interno. Gli agenti inquinanti sono molteplici e le esposizioni, multifattoriali. Nel testo sono riportati gli effetti tossicologici per l’ambiente e la salute umana di tali agenti, emessi anche in conseguenza della distruzione di armamenti obsoleti mediante brillamenti. Gli studi epidemiologici condotti sulle popolazioni esposte sono stati limitati. I risultati delle ricerche riportate nel libro sono scaturiti da un’indagine avviata nel 2011 dal Procuratore della Repubblica di Lanusei che si è avvalso delle consulenze fornite dalle ricerche sperimentali e dalle valutazioni condotte da vari esperti sui soggetti esposti nei territori del PISQ. Nel 2012 il Parlamento ha approvato la relazione della Commissione d’Inchiesta sull’inquinamento militare che prevedeva, oltre alle bonifiche e alla cessazione delle attività militari inquinanti, anche la drastica riduzione del territorio militarizzato in Sardegna. L’inchiesta della Procura di Lanusei, attraverso l’udienza preliminare, ha rinviato a giudizio alcuni responsabili militari del Poligono per “omissione dolosa e aggravata di cautele contro infortuni e disastri”. Il processo di 1° grado si è concluso in data 10 novembre con l’assoluzione di tutti gli imputati “perché non c’è prova idonea che abbiano commesso il fatto contestato”
Formato 15×21 cm., 584 pagine.
Pubblicato a dicembre 2021.
INDICE
Premessa. In ricordo di Mauro Cristaldi
a cura di Angelo Baracca ed Ernesto Burgio
- Prefazione
- Impatto nocivo delle attività e delle sperimentazioni militari
2.1 Armi chimiche e batteriologiche – 2.2 Armi nucleari – 2.3 Basi all’estero – 2.4 La situazione in Sardegna – 2.5 Inquinamento elettromagnetico di origine militare - Il poligono Interforze Salto di Quirra (Pisq)
3.1 Inquadramento geografico – 3.2 Cenni storico-geografici sul Pisq – 3.3 Sperimentazioni ed esercitazioni effettuate nel Pisq – 3.3.1 Missili e razzi – 3.3.2 Altri armamenti – 3.3.3 Brillamento e smaltimento di ordigni – 3.3.4 – Emissioni elettromagnetiche – 3.4 Storia della «Sindrome di Quirra» attraverso le fonti note - Inquinanti chimici e fisici immessi in atmosfera, nel suolo, nelle acque e nelle matrici biologiche
4.1 Residui inquinanti di attività militari varie, in aree terrestri e marine – 4.2 Analisi delle emissioni inquinanti e della valutazione del rischio – 4.2.1 Emissioni e inquinamento atmosferico: modelli teorici – 4.2.2 Inquinamento atmosferico: dati sperimentali – 4.2.3 Inquinamento dei suoli: dati sperimentali – 4.2.4 Analisi di elementi e composti tossici in campioni minerali, vegetali e animali - Inquinamento di siti interni ed esterni al Pisq caratterizzati da specifici impatti delle attività militari
- Monitoraggio elettromagnetico ambientale presso il Pisq
6.1 Strumentazioni utilizzate – 6.2 Quadro normativo – 6.3 Dati sperimentali e conclusioni - Effetti biologici
7.1 Studio della mutagenesi in situ per l’identificazione degli effetti biologici dei contaminanti ambientali – 7.1.1 Test di mutagenesi – 7.1.2 Dati sperimentali derivanti da biomonitoraggio ambientale effettuato nel Pisq – 7.2 Effetti del’inquinamento sugli ecosistemi, con particolare attenzione alla matrice faunistica – 7.2.1 Ricerche su anfibi e rettili nei pressi delle grotte Is Angurtidorgius – 7.2.2 Ricerche su micromammiferi terragnoli – 7.3 Effetti biologici delle radiazioni del radar di Capo San Lorenzo su cellule in coltura – 7.3.1 Rischio biologico – 7.3.2 Meccanismi d’azione – 7.3.3 materiali e metodi – 7.3.4 Risultati sperimentali – 7.3.5 Conclusioni – 7.4 Determinazione dei rapporti isotopici dell’uranio ed effetti biologici di radioisotopi in matrici biologiche – 7.5 Effetti biologici di nanoparticelle contenenti elementi tossici – 7.5.1 Nanoparticelle in tessuti umani – 7.6 Bioaccumulo di radioisotopi in tessuti umani - Analisi epidemiologiche
- Processo in corso e commissioni di inchiesta parlamentari
9.1 Aggiornamento iter processuale – 9.2 Conclusioni delle commissioni d’inchiesta parlamentari sull’inquinamento di origine militare (Uranio impoverito e altro) - Conclusioni
Appendici
Ia) Schede tossicologichei – Ib) Valutazione degli effetti biologici del particolato – II) Valutazione della relazione peritale del prof. Mario Mariani, incaricato dal Gup Nicola Clivio – IIIa) – Sentenza dell’ufficio del Giudice per l’udienza preliminare, Tribunale di Lanusei – IIIb) – Decreto dell’ufficio del Giudice per l’udienza preliminare, Tribunale di Lanusei
Il nuovo libro di Tania Luciani-“Millimetri”
Il nuovo libro di Tania Luciani-“Millimetri”
Questo racconto poetico ha inizio ad aprile 2020, nei primi mesi della crisi pandemica che ha bloccato per lunghi giorni le nostre vite. Pagine di silenzi, luci spente, morti agonizzanti, futuri oscurati ma anche e soprattutto timide speranze. A illuminare i pensieri più felici, giungono i mesi estivi e quella lenta ripresa della vita quotidiana, riassaporata con maggiori consapevolezze sul suo reale valore. Di nuovo, però, fanno capolino i freddi dell’inverno e, con loro, le restrizioni fisiche ed emotive: tornano le ore di schermi accesi, la pioggia sui vetri e le lontananze imposte. Come in un diario autobiografico, l’autrice prende spunto dall’esperienza di reclusione vissuta da ognuno di noi nell’ultimo anno e mezzo e condivide ansie, riflessioni e desideri propri dell’intera comunità umana, sottolineando come, in questa difficile fase della nostra storia, abbiano un ruolo centrale e mai banale i sentimenti e l’amore, ancore di salvezza per non lasciarsi naufragare nei dilaganti rigurgiti di disprezzo.
La Caravella Editrice, Viale dell’artigianato 15 – 01012 – Capranica (VT)
ContattI: 0761 1741640 / 328 4241549-
Addio alla scrittrice e dantista Bianca Garavelli
Addio alla scrittrice e dantista Bianca Garavelli. Morta dopo lunga malattia, aveva 63 anni: firma di Avvenire, era nota per la sua attività letteraria e per gli importanti contributi nello studio del Poeta-Articolo di Roberto Carnero- Fonte Avvenire-
Roberto Carnero mercoledì 29 dicembre 2021 -La scomparsa di Bianca Garavelli, avvenuta nelle primissime ore della mattinata di oggi, segna un grave lutto nel mondo delle lettere e della cultura italiana. Ad agosto le era stato diagnosticato il male che non le ha dato scampo. I lettori di “Avvenire” la conoscevano bene, e ne hanno apprezzato nei lunghi anni in cui ha collaborato alla nostra testata (per la quale ha scritto ininterrottamente dal 1989) la voce limpida, chiara, equilibrata, il piglio preciso e insieme vivace con cui accostava libri, autori, temi letterari nei suoi articoli e nelle sue recensioni. Un lavoro prezioso, coltivato in una militanza assidua, in cui si percepiva sottotraccia il radicamento nella serietà della sua formazione filologica. E sostenuto sempre da una precisa idea di letteratura, nella quale la coerenza del percorso critico si coglie nell’attenzione – oltre che ai valori estetici – alla dimensione etica e ai più ampi riflessi (storici e culturali) del fare letterario.
Gli amici che le sono stati vicini hanno ammirato in questi mesi la tenacia con cui, nonostante la sofferenza fisica, ha provato in tutti i modi a reagire, senza mai lasciarsi prendere dallo sconforto, affrontando con ottimismo le cure e continuando a lavorare attorno al “suo” Dante, anche con incontri e conferenze per gli istituti italiani di cultura all’estero nell’anno del settimo centenario della morte del Sommo Poeta.
Bianca Garavelli era infatti una delle voci più importanti della critica dantesca. Nata a Vigevano nel 1958, allieva di Maria Corti all’Università di Pavia, aveva curato con lei un fortunato commento alle tre cantiche della Commedia, pubblicato in varie edizioni (prima da Bompiani e poi da Rizzoli). Era notevole la sua capacità di avvicinare a Dante i lettori più vari: dagli studenti – ha insegnato a lungo nelle scuole superiori – al pubblico più ampio. L’ultima sua fatica in tal senso è il volume Dante. Così lontano, così vicino, pubblicato a settembre da Giunti. Tra i molti libri (forse troppi) usciti in occasione dell’anno dantesco, questo ha qualcosa di speciale: perché in esso l’autrice ha saputo coniugare due cose che non sempre vanno a braccetto, vale a dire la profonda competenza scientifica e una comunicazione piacevole e affabile. Vi viene tratteggiato il profilo di un uomo capace di andare oltre il proprio tempo (per esempio con una particolare valorizzazione della femminilità, tema a cui Bianca Garavelli era molto attenta), per giungere sino a noi e aiutarci a comprendere il nostro stesso presente. Di questo Bianca era convinta: del valore esistenziale, e dunque sempre attualissimo, della Divina Commedia.
Ricordo, nel 2005, la sua presenza in Egitto, al Cairo, per la Settimana della lingua italiana nel mondo, quando aveva tenuto una conferenza dal titolo “Dante superstar”, che presentava con queste parole: «Un Dante che trionfa come personaggio “ambiguo e misterioso” nel cinema e nella narrativa internazionale, specialmente americana. È il suo valore letterario a renderlo così interessante, la sua fama di genio, ma anche la sua biografia straordinaria e soprattutto piena di zone d’ombra». La sua capacità di divulgazione era straordinaria, ma era divulgazione nel senso più alto e più nobile del termine.
In un suo libro del 2012, ripubblicato quest’anno da Rizzoli, Le terzine perdute di Dante, ipotizzava che Dante fosse stato depositario di un’importante profezia da trasmettere alle generazione successive, per salvarle da una minaccia cosmica. Ma è un thriller, che si svolge su un intrigante piano fantastico (l’ho scritto e lo ripeto: molto meglio di Dan Brown!). Veniamo così al terzo “tavolo” di Bianca Garavelli, dopo quelli della critica militante (esercitata anche attraverso la sua presenza in diverse giurie di premi letterari, come il Metauro, che dal 1994 ha animato su invito del suo fondatore, il poeta Umberto Piersanti) e degli studi danteschi: il tavolo della produzione creativa, della letteratura “praticata” in prima persona. Qui l’esordio data al 1988 con un libro di poesie dal titolo L’insonnia beata, uscito per le modenesi Edizioni del Laboratorio con una prefazione di Antonio Porta. Alla poesia, però, Bianca Garavelli non tornerà più, per dedicarsi invece alla narrativa. Era questa un’attività a cui teneva tantissimo, e per la quale ha speso negli anni molte delle sue energie.
Dopo aver pubblicato nel 1999 un racconto per ragazzi, Il mistero di Gatta Bianca (Laterza), nel 2002 dà alle stampe il primo romanzo, Beatrice (Moretti&Vitali), la cui protagonista riprende sì il nome della donna amata da Dante, ma è una ragazza dei nostri giorni, alle prese con un vissuto problematico, con una storia familiare intricata, con diversi amori tra cui stenta a trovare una direzione certa. Con Il passo della dea (Passigli 2005) Garavelli tenta la strada del “thriller teologico”, con un misterioso serial-killer che semina il panico tra le ballerine della Scala di Milano: le indagini portano a delineare una verità inquietante, dai complicati risvolti esoterici. Ma forse il suo romanzo più bello è Amore a Cape Town (Avagliano 2006), il racconto dolceamaro delle vicissitudini sentimentali di una quarantenne delusa dalla prevedibilità della controparte maschile. Quando, tra il serio e il faceto, le avevo chiesto se ci fosse qualcosa di autobiografico, Bianca si era schermita dietro a un enigmatico sorriso…
L’ultimo romanzo è stato pubblicato l’anno scorso da Giuliano Ladolfi Editore (che aveva già stampato, nel 2013, la raccolta di racconti L’oscurità degli angeli). Si intitola Il dono della tigre ed è un romanzo che, a partire dalla vicenda della crisi personale di un giornalista, parla dell’importanza, per ciascuno di noi, di accogliere e indagare le nostre emozioni più profonde: un’idea di cui Bianca era intimamente convinta, e che ha messo costantemente in atto nel lavoro creativo.
Nella sua prestigiosa carriera letteraria, Bianca Garavelli ha delineato un proprio originale timbro di narratrice, caratterizzato da un particolare tipo di visionarietà. La sua prosa è tersa, elegante, quasi classica, tramata però di tutte le inquietudini della contemporaneità, affrontate con intelligenza e sensibilità, oltre che con una grande piacevolezza di racconto. I suoi libri sono spesso dotati di ritmi incalzanti e di suspense, ma sono sempre capaci di evitare la superficialità e la convenzionalità che sono i rischi di certa letteratura di genere. Perché se c’era una qualità che a Bianca Garavelli non mancava era lo stile. Nella letteratura come nella vita. Di questo stile, chi l’ha conosciuta e le ha voluto bene sente ora la dolorosa mancanza. Rimpiange la sua bontà, la sua generosità, la sua dolcezza, il suo sorriso, la sua ironia divertita eppure sempre rispettosa degli altri. Ma tutto il mondo della letteratura ha perso una delle sue voci più belle, più fini, più delicate.
Articolo di Roberto Carnero- Fonte Avvenire-
Riccardo Lupino-Arare umano est. Flessioni e riflessioni agricole nella civiltà moderna-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Riccardo Lupino-Arare umano est. Flessioni e riflessioni agricole nella civiltà moderna-
FIRENZE –Riccardo Lupino–Raccolte in un libro Flessioni e riflessioni agricole nella civiltà moderna. Si tratta di “Arare umano est” (Aska) di Riccardo Lupino, un contadino del secondo millennio.
Marcello è il primo essere umano della storia ed è anche il primo contadino dell’umanità. Il libro ripercorre tutta la storia dell’umanità vista attraverso gli occhi e le gesta di Marcello, che inventa prima l’agricoltura, perché si rende conto di non essere adatto a quel mondo primordiale e selvaggio, poi il fuoco, per cucinare il primo cinghiale che riesce a catturare dopo che l’ungulato gli ha distrutto le prime coltivazioni, dando così il via a tutta l’umanità, fino ai giorni nostri. Scopriremo come nasce la zappa e l’importanza fondamentale che tale strumento avrà nella nostra evoluzione, ma si parla anche del problema legato alla comparsa sul pianeta dei primi esseri “Non Contadini” che di fatto cambieranno totalmente gli equilibri e la vita di Marcello che, sempre più disorientato, senza rendersene conto si troverà in una società totalmente scollegata dalla natura e dalla terra, una società che diviene “moderna”, nella quale i supermercati nascono ovunque e si moltiplicano a dismisura grazie anche ai loro reparti di “Sfrutta e Verdura”.
Si vedrà Marcello alle prese con i vegani armati di seitan fino all’arrivo sulla scena di Carlo Cracco e la sua cucina stellata, che darà il colpo finale al capostipite dei contadini e ad una storia durata millenni. Le vicende di Marcello si alternano con le “flessioni e riflessioni agricole” dell’autore, un contadino del secondo millennio che con ironia e leggerezza tenta di portare avanti la propria personale idea di umanità, cercando di trattare temi anche molto seri come il valore dei prodotti agricoli e lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura. L’idea di umanità che l’autore tenta di presentarci viene definita da lui stesso come “Naturale”, fermo restando che di “Naturale” nell’essere umano c’è ben poco. Se è vero che errare ed arare sono le caratteristiche che più di tutte differenziano l’essere umano dagli animali, non riesco a capire perché tutti quanti errano ma soltanto in pochissimi arano!
Formato 13,5×21 cm | pagine: 160 | Prezzo: € 14,00 |