Marta der Terzo Lotto-Scegli un libro che te ispira!
Scegli un libro che te ispira!
Che fatica i nostri tempi! Pigri e privi d’argomenti… Tutto è svorto in superficie Noia e tedio da cornice…
Ma in un posto sotterraneo C’è ‘no spazio immagginario Che s’esprime col cartaceo… È ‘r pianeta letterario!
La tua vita, seppur vasta Alla mente non je basta! Tu sei in grado di viaggiare Negli abissi o in alto mare
Scegli un libro che te ispira! ‘Na storiella che t’attira… Un romanzo d’avventura Nero, giallo o de paura!
Segui il corso de ‘na storia Che apre porte alla memoria Troverai le tue emozioni… E avrai molte più intuizioni!
Vorrei dire a ogni bambino De tene’ sotto er cuscino Un bel libro de storielle… E ogni notte avrà le stelle!
Vorrei dire all’omo adulto Più schiacciato dar tumulto De spazia’ co’ la sua mente… Solo un libro è l’occorrente!
Non facciamo scappa’ via Questa immensa fantasia Che da sempre c’ha aiutato E ‘l suo regno va sarvato!
Marta der Terzo Lotto (24 Pubblicazioni)-Mi chiamo Marta e vengo dal Terzo Lotto, quartiere Trullo. Amo le nuvole, la natura e la letteratura. Ho iniziato a scrivere sotto la spinta dell’innamoramento. Per me la poesia, le parole, le canzoni sono tutte articolazioni e organi dell’Amore, senza le quali non potrebbe muoversi né respirare.
Un episodio della Resistenza toscana passato quasi in sordina. Il sabotaggio di un treno tedesco zeppo di esplosivi, la notte tra il 10 e l’11 giugno del ‘44, che i partigiani di una Squadra d’azione patriottica, a costo della propria vita, fecero saltare in aria nei pressi di Carmignano. E il ruolo di Ottone Rosai e degli intellettuali fiorentini nella lotta di Resistenza, il loro contributo alla liberazione di Firenze e della Toscana. Storia, ricerca accurata delle fonti, scrittura brillante si fondono nell’affresco fiorentino a cavallo della seconda guerra mondiale tracciato dal giornalista Nicola Coccia nel suo ultimo libro, “La strage del Masso delle Fate. Ottone Rosai, Bogardo Buricchi ed Enzo Faraoni dal 1933 alla Liberazione di Firenze” (Ets). Martedì 26 aprile la presentazione ai lettori in palazzo comunale a Bagno a Ripoli (ore 17.00, sala consiliare “Falcone e Borsellino”, ingresso libero). Accanto all’autore, storica firma del quotidiano La Nazione, saranno presenti il professore di Storia dell’Università di Firenze, Giovanni Cipriani, il sindaco Francesco Casini e l’assessora alla cultura Eleonora Francois. L’iniziativa si svolge in collaborazione con la Biblioteca comunale.
Frutto di quindici anni di ricerche e interviste, il libro di Coccia racconta l’attività di una piccola formazione partigiana guidata da un poeta, Buricchi, e da un pittore, Rosai, fino al più importante attacco alle linee ferroviarie dell’Italia centrale e alla fabbrica di armi nel pratese. La chiave di volta, per l’autore, è il ritrovamento all’Archivio centrale dello Stato di un documento inedito che gli consente di svelare, più di mezzo secolo dopo, come il tritolo dei tedeschi servisse per rallentare l’avanzata degli Alleati.
Gli effetti dell’assalto al treno si intrecciano con la vita di Rosai, che aprirà le porte di casa ad uno dei superstiti del sabotaggio, Enzo Faraoni, così come a Bruno Fanciullacci, il gappista più ricercato della Toscana. Ma anche con l’uccisione di Giovanni Gentile, la cattura del famigerato Mario Carità e del suo degno allievo Pietro Koch, che per una settimana aveva rinchiuso in un armadio Luchino Visconti. Una serie di persone e fatti concatenati nella Firenze degli anni Trenta e Quaranta, dove la gente era affamata d’arte, poesia e libertà.
Nicola Coccia ha cominciato a collaborare all’Avanti nel 1966 per poi passare alla redazione fiorentina del Lavoro di Genova. Per La Nazione si è occupato dei principali fatti di cronaca che hanno segnato la storia di Firenze degli ultimi trent’anni. Con il libro “L’arse argille consolerai. Carlo Levi, dal confino alla Liberazione di Firenze attraverso testimonianze, foto e documenti inediti” (2016) ha vinto il Premio Carlo Levi.
Il Comune di Bagno a Ripoli si trova in piazza della Vittoria 1. Per informazioni: 055.6390211.
20/04/2022 15.05 Ufficio stampa Comune di Bagno a Ripoli
L’enigma del tempo che ci plasma, di un presente «fugace particella del passato», della memoria custodita dalla «vasta Biblioteca», dei nostri gesti ligi alle regole di un gioco oscuro diretto da un dio indecifrabile sono motivi familiari a chi ama Borges. Mai come in Storia della notte, tuttavia, hanno trovato un’espressione più vivida, diretta e, soprattutto, intima, tanto che l’infinita, imperscrutabile catena delle cause e degli effetti può ora tendere verso un luminoso punto di fuga, incarnato dalla donna amata: «La Torre di Babele e la superbia. / La luna contemplata dai Caldei. / Le sabbie innumerevoli del Gange. / Chuang Tzu e la farfalla che lo sogna. / … / Sono servite tutte queste cose / perché le nostre mani si incontrassero». Ma c’è di più: oltre che l’oscurità della morte e della cecità, la «notte» del titolo evoca la capacità dell’uomo di forgiare parole e miti («Lungo il corso delle generazioni / gli uomini eressero la notte. / … / La resero madre delle tranquille Parche / che tessono il destino»), sicché questa raccolta poetica del 1977, inframmezzata da brevi prose, andrà letta anche come un emozionante (e autobiografico) riepilogo dell’ininterrotto sforzo di «significar per verba» – di dare senso alla vita attraverso le parole.
A cura di Francesco Fava.
Jorge Luis Borges
Storia della notte
A cura di Francesco Fava Piccola Biblioteca Adelphi, 775 2022, pp. 126, edizione con testo a fronte isbn: 9788845936548 Temi: Poesia
La protagonista di questa storia insegna in una scuola della periferia romana la materia alternativa. È la materia di quelli che non studiano la religione cattolica, una materia che non conta nulla, senza programma e persino senza un’aula. Un’utopia, come l’idea di bruciare ogni distanza con questi ragazzi di religioni diverse, provenienti da paesi lontani e dalle storie complicate. Con loro si espone e non ha paura di parlare di sessismo, pornografia e razzismo, li provoca e li invita a riflettere. È una professoressa non convenzionale come non lo è nella vita privata, maestra di un’altra materia alternativa, quella della religione della coppia. È con la stessa libertà e intransigenza, dentro e fuori dalla classe, sperimenta l’intensità che la sua ricerca senza compromessi le restituisce.
segnalazione di
Filippo Scisciani libraio di Binaria Centro commensale del Gruppo Abele tel. 011.537777
Frank Cairnes, il famoso scrittore di gialli, è sconvolto dalla morte del piccolo Martie, il figlio che a soli 7 anni è stato barbaramente investito da un’auto. La polizia non è in grado di rintracciare l’automobilista e le ricerche vengono presto sospese ma Frank non riesce a darsi pace, tanto che decide di continuare a cercarlo con i propri mezzi. Dopotutto è uno scrittore di romanzi polizieschi e il suo alter ego letterario, Felix Lane, è esperto di medicina legale, diritto e procedura penale. «Ho deciso di uccidere un uomo. Non so chi sia né dove viva, non ho idea di che aspetto abbia. Ma lo troverò e lo ucciderò.» Questo è l’inizio fulminante del diario in cui Frank narra le vicende di Felix Lane, novello aspirante assassino, che grazie a una serie di azzeccate deduzioni e a un po’ di fortuna riesce a trovare il vigliacco automobilista che gli ha portato via il figlio. E di come, sotto falsa identità, si insinua nella sua vita e comincia a pianificare di ucciderlo. Ma quando l’uomo muore avvelenato prima che lui possa mettere in atto la sua vendetta, ecco che Cairnes/Lane diventa improvvisamente il sospettato numero uno, e il diario la principale prova a suo carico. Toccherà al detective Nigel Strangeways fare chiarezza su questa complicata vicenda. Per la sua costruzione atipica e particolarmente avvincente La belva deve morire è uno dei gialli più acclamati di Nicholas Blake e della fortunata serie di Nigel Strangeways tanto da essere selezionato dall’Observer tra i 1.000 romanzi da leggere nella vita.
L’Autore-Nicholas Blake è lo pseudonimo del poeta laureato Cecil Day-Lewis, nato in Irlanda nel 1904 e padre dell’attore Daniel Day-Lewis. All’inizio della sua carriera affiancò il lavoro di insegnante alla scrittura poetica. Pubblicò il primo romanzo della serie di Nigel Strangeways nel 1935, a cui seguirono altri 19 romanzi, numerose sillogi poetiche e traduzioni. Alla fine della Seconda guerra mondiale, diresse la casa editrice Chatto & Windus. Morì nel 1972 a casa dell’amico Kingsley Amis. Nel 2020 Giunti ha ripubblicato Il caso dell’abominevole pupazzo di neve.
Editore: Giunti Collana: M Traduttore: Giuseppina Caricchio
Rossella Frollà- L’amico sconosciuto-Biografia di un amore
Interlinea edizioni-Novara
DESCRIZIONE
Daniele Mencarelli:«La storia di Bianca e Giorgio non è la storia di un amore, ma la storia dell’amore in quanto tale. Nella sua magnifica consistenza intangibile e al contempo totalmente corporale, l’amore è il desiderio di ogni essere umano che cerca nell’altro la sua completezza. Ma non solo questo. L’amore che si consuma costruendosi è sempre plurale, è storia di storie che si intrecciano, avvicendano, l’una figlia e genitrice dell’altra. Rossella Frollà, nel suo Amico sconosciuto, si avventura nel viaggio più rischioso e autentico per chi vive la letteratura come vocazione. Anche solo per un istante, un lampo di luce, dare volto all’amore, motore dell’universo» .
Con tavole di Livio Ceschin
Biografia dell’autore
Rossella Frollà nasce a San Benedetto del Tronto dove vive. Si è laureata presso l’Università Carlo Bo di Urbino. Animata da grande curiosità intellettuale, vive molteplici esperienze lavorative giovanili nel settore della ricerca sociale e della comunicazione prima di approdare alla critica letteraria e alla poesia. Nel 2012 pubblica con Interlinea Il segno della parola. Poeti italiani contemporanei e si afferma come nome nuovo nel panorama della critica letteraria.
Sempre nello stesso anno riceve il primo premio poesia inedita al premio nazionale Alpi Apuane. Per Interlinea ha pubblicato inoltre la raccolta poetica Violaine (2015) e Eleanor (2017). Oggi fa della poesia la sua nuova frontiera di impegno umano e culturale. Scrive per “L’Osservatore Romano”, “Pelagos Letteratura”, per “Laboratori critici” e altre riviste letterarie on line.
Giovanni Grasso racconta la vita di Lauro De Bosis , un giovane poeta antifascista-
Roma, 1928. Ruth Draper, attrice newyorkese, è una donna colta, indipendente, schiva. Si è votata al teatro come una vestale al tempio e non ha mai ceduto alle lusinghe dell’amore. Fino a quando, nella Città Eterna per una tournée, non incontra il giovane e fascinoso Lauro De Bosis. Dandy per eccellenza, poeta per vocazione, antifascista per scelta, aviatore per necessità, Lauro è un visionario ma è anche un uomo coraggioso capace di passare all’azione: con due amici infatti ha fondato un’organizzazione segreta che diffonde messaggi clandestini di propaganda contro il regime. Tra il giovanissimo Lauro e la matura Ruth, nonostante diciassette anni di differenza, scoppia un amore travolgente e tragico, che si cementa nella lotta al fascismo. Sullo sfondo, l’Italietta del regime, ma anche l’inquieto mondo dell’antifascismo in esilio, tra Parigi, Londra e Bruxelles e l’America divisa tra i fremiti del jazz, la cappa del Proibizionismo e la Grande depressione. Dopo Il caso Kaufmann, Giovanni Grasso torna a mescolare storia e invenzione, ricostruendo nei dettagli l’epopea e il ricco mondo di relazioni di un eroe dimenticato che fece tremare la dittatura: la sera del 2 ottobre 1931, a bordo di un piccolo monoplano, Lauro De Bosis sorvolò Roma, beffando clamorosamente il regime, prima di scomparire nel Tirreno al termine di un volo fatale compiuto in nome della libertà
Articolo di Riccardo Borgia-I protagonisti della storia e le loro gesta d’impatto in alcuni casi rimangono sottotraccia. Questa è la storia di un uomo, Lauro de Bosis, un giovane poeta antifascista, aviatore improvvisato che il 3 ottobre del 1931 compì un gesto forte raccontato in “Icaro, il volo su Roma” per esprimere la sua lotta all’antifascismo. Lauro, sganciò dal suo aereo su Roma quattrocentomila volantini contro Mussolini e poi nel tentativo di ritornare in Corsica si inabissò nel Tirreno. La storia di Lauro De Bosis, però parte da una prima infatuazione per il fascismo, come molti altri italiani. In seguito, però aprì gli occhi in seguito al delitto Matteotti. La sua lotta antifascista, quindi inizia con la fondazione di una società segreta, Alleanza nazionale, che operò imbucando volantini antifascisti nelle cassette delle lettere degli italiani.
Questa fu l’inizio della storia di uno scrittore e poeta. Icaro, il volo su Roma è il primo romanzo di Giovanni Grasso, giornalista parlamentare e saggista e racconta appunto come Lauro de Bosis. Quest’ultimo isolato dagli altri antifascisti e accusato di essere interessato alla monarchia. La motivazione era legata alla sua convinzione che Mussolini dovesse essere abbattuto convincendo il re, il Vaticano e l’esercito a togliergli il potere.
L’evento di presentazione di Icaro, il volo su Roma
La pubblicazione dedicato alla figura di quest’uomo impegnato nella lotta all’antifascismo è stato presentato in un luogo iconico, ovvero la Sala Rossa del Foro Italico, ex palestra proprio di Benito Mussolini e realizzato in collaborazione tra il Comitato provinciale dell’Ansmes di Roma e il Club del Panathlon di Roma. I partner, Sport e Salute e Olympialex, sono quelli delle grandi occasioni. Lo stesso autore Giovanni Grasso fa una ricostruzione precisa della vita di Lauro De Bosis. Lo stesso parte dalla dedica con il nome dato alla piazza dove è ubicato il Comitato Olimpico Nazionale Italiano.
“Insegante negli Stati Uniti e un antifascista che in una sua azione, l’ultima prima di morire, nell’ottobre 1931 sorvolando Roma con il suo piccolo aerea lanciò migliaia di volantini contro il fascismo. Sulla via del ritorno a Marsiglia, lui avrebbe voluto tornare a Barcellona, l’aeroplano sul quale volava è scomparso in mare, probabilmente per mancanza di carburante”. Queste alcune parole e passaggi di un libro che racconta anche il suo amore per l’attrice newyorkese Ruth Draper, più grande di lui di quasi vent’anni, che gli rimarrà accanto per tutto il resto della vita.
Questo evento ha quindi evidenziato non solo l’importanza di raccontare in una presentazione un personaggio di così elevata caratura ma l’attenzione per determinate figure. Le quali, dovrebbero avere nell’impatto sulla storia del nostro paese.
Il grande formichiere – e altre, piccole, favole in poesia
di Niki-Rebecca Papagheorghìou
Poesie in forma di favola, favole nere, brevi, per adulti, descrizioni cristalline di paesaggi emotivi e sonori congelati nel tempo.
Tra le “Illuminazioni” di Rimbaud e i racconti brevi di Kafka, in alcuni momenti sembra ricordare alcuni interni dei diari della Pizarnik, come alcune favole poetiche della Ombres, o quelle più surrealiste di Gertrude Stein; con la rigorosa arte della tessitrice di storie, la scrittrice greca Niki-Rebecca Papagheorghìou porta rapidamente il lettore nel vortice della sua voce – voce profonda eppure leggerissima, materna eppure sola – una voce femminile ed enigmatica.
Poesie fiabesche popolate di animali, piante ed oggetti che saturano lo spazio del racconto aprendo al suo interno un silenzio denso, di riflessione, di poesia.
Il libro sarà inoltre arricchito dalle illustrazioni a colori, dal tratto inconfondibile della disegnatrice Giuditta Chiaraluce, con l’introduzione di Evanghelia Stead, post-fazione di Francesca Sensini e un ricordo dell’editore greco Stavros Petsòpoulos.
Libro di grande successo in Grecia, già tradotto in Francia, di un’autrice ancora inedita in Italia.
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Niki-Rebecca Papagheorghìou (Atene, 1948-2000)
o uomini, Ateniesi, Corinzi, Psichiatri e altri! Mi avete menomata!
All’università studia storia e archeologia, poi scrittura teatrale. Fin da piccola ha una relazione intima con scrittura, musica e pittura. Colleziona oggetti che compra al mercato antiquario di Monastiraki e accumula nella sua casa di Atene. Viaggia a Parigi, innamorata dell’arte surrealista e di Dalì, si ispirerà a quest’ultimo per il titolo Il Grande formichiere. Dopo le due raccolte di prose poetiche, pubblica Le due sorelle, un singolare fotoromanzo umoristico, costruito con fotografie di famiglia: Oltre a Kafka e ai surrealisti francesi, tra i compatrioti i suoi riferimenti letterari sono la generazione degli anni ’30, in particolare Nikos Karuzos, e tra le contemporanee Kikì Dimoulà e Maro Duka. Le sue opere sono lodate da scrittori come Evghenios Aranitsis e da critici come Takis Mendrakos. Nel 2000, la sofferenza psichica che la accompagna da sempre la porta al suicidio, che ha già tentato varie volte. Nel 2017 Il grande formichiere è stato tradotto in francese da Cheyne editore
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a cura di Elisabetta Garieri e Andrea Franzoni
Illustrazioni di Giuditta Chiaraluce
Traduzione di Elisabetta Garieri
Progetto grafico di Giorgiomaria Cornelio
ARGOLIBRI – collana Talee diretta da Fabio Orecchini e A. Franzoni
«Ma ciò che vale ancor più delle parole, ancor più del chiaroscuro dei significati, è forse l’articolazione del discorso, la punteggiatura, la sintassi, il modo in cui il testo si estingue, cadendo all’improvviso, ma senza suono o peso, in uno sfondo imprecisato, senza chiudersi, senza finire.» Evghènios Aranìtsis, Le storie del lino, Eleftherotipìa, 17-7-1986
«Come Ernst anche lei ama il mondo vegetale, conosce gli animali, ha compitato il linguaggio minerale. Nelle viscere della terra, la sua Principessa del carbone ha letto le poesie del mondo di sopra. «Chi ha detto: “I fiocchi del fuoco nella legna dell’inverno?”» domanda al minatore, che non sa risponderle. E tuttavia, come altri poeti, anche lei deve aver sofferto della passione dei surrealisti per la dominazione. Come le formiche, che soffrono a causa del grande formichiere, anche lei deve aver penato, tra uomini e psichiatri. Lei preferiva le coccinelle, le lenticchie, le camomille analfabete, i pesci nella boccia, i gechi, i grilli, i coriandoli. Piccoli personaggi che vivono all’ombra delle grandi macchine.
Non per questo le sue piccole favole sono leziose. Ogni tipo di situazione viene ribaltata ad arte, con un umorismo abrasivo che squarcia ogni illusione. Dallo spirito surrealista, così come dai classici dell’antichità (Eschilo, l’Odissea, gli oratori), l’autrice prende in prestito soltanto ciò che serve per rendere le sue favole quotidiane così singolari, tra sogno, enigma e gioco.»
Dall’Introduzione di Evanghelia Stead.
«In conclusione possiamo affermare che la poeta sia una grande ri-ordinatrice del mondo. In greco «mondo» si dice kósmos, parola che nella lingua antica indicava anche «l’ornamento», inteso come qualcosa di armoniosamente congegnato, ordinato, euritmico e quindi piacevole ai nostri sensi (oggi la parola che indica l’oggetto è kósmisma). Cosa c’è dunque da riordinare nel mondo-kósmos? In realtà è proprio il dato apparentemente definitivo, assemblato, concluso, che risulta problematico all’io, incapace di piegarsi all’ordine inteso come comando implicito di adeguamento alla realtà. Con il suo fiuto naturale per gli intoppi, i malfunzionamenti e il materiale di recupero con cui sanare i guasti e le difficoltà dell’essere, la poeta smonta il mondo e lo rimonta con risultati inattesi; scombina i suoi componenti, li capovolge, ci costringe a vedere le cose altrimenti per vederle davvero. Apre passaggi di parole che ci conducono dalla lingua ordinaria – e ordinata – che definisce il mondo e lo chiude, lo incastra nei significati convenzionali, alla lingua poetica, che lo libera facendolo ruotare, scintillare, rimbalzare, splendere come uno dei nostri migliori accessori, come la palla con cui possiamo ancora giocare ai giochi più belli.»
Tratto da «Io che sono fatta di carte da gioco», post-fazione di Francesca Sensini.
Leonardo Tonini:Poesie – Tutto il resto resta-descrizione libro :”Il percorso che traccia Leonardo Tonini in questo libro è il percorso non di un pellegrino alla ricerca di una Mecca o di un “eldorado” ma di un esploratore convinto che il “resto” trascurato dal mondo resta e resiste e ogni volta che l’angustia dell’eccedenza ci devasta, c’è sempre questo immarcescibile “resto” della storia, della natura, dei viaggi (ossia della vita) e persino della poesia a cui ricorrere e affidarci”.
«Come una mano si è posato il vento
sulle spighe del grano ancora verde
si è poi fermato tra i rami dei gelsi.
La strada è lastricata di pozzanghere
e foglie, non soltanto questo cielo
ha lavato la pioggia forte e breve.
Volge al tramonto il sole, il giorno chiude
le sue promesse, ma io so che è da te
che in questa vita tutto mi sospinge.
Hai chiome nere e occhi color pervinca».
Breve biografia di Leonardo Tonini è nato a Castiglione delle Stiviere nel 1974. Poeta, editore e operatore culturale, ha scritto di Ungaretti, Deleuze, Pinter, Spinoza, Sloterdijk e altri. Ha pubblicato racconti e poesie. È cofondatore del Movimento Sannixista. Nel 2015 ha vinto il premio Virgilio Masciadri (Aarau, CH) per la promozione culturale. Nel 2019 una sua poesia musicata dal Maestro Stefano Ghisleri è andata in scena a Stoccolma durante la Settimana della Lingua Italiana
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