Carla Cerasa-Valeria Mosca-Non ci è lecito mollare-
Introduzione di Simone Visciola
Saggio conclusivo di Gigliola Sacerdoti Mariani
Edizioni Effigi
DESCRIZIONE del libro di Carla Cerasa-Valeria Mosca-Non ci è lecito mollare-Carteggio tra Amelia Rosselli e Gaetano Salvemini-Nella loro densa corrispondenza (che copre fondamentalmente il periodo intercorso tra il 1937, poco dopo l’assassinio dei fratelli Carlo e Nello Rosselli, e la prima metà degli anni Cinquanta), le voci di Amelia Rosselli e di Gaetano Salvemini sono unite da un imperativo comune, “Non ci è lecito mollare”. Esso riprende il monito che aveva dato il nome al primo giornale clandestino antifascista della penisola, fondato nel 1925 dallo stesso Salvemini e dai suoi giovani discepoli. I due protagonisti condividono una missione: difendono la memoria di Carlo e Nello dalle distorsioni che il regime fascista, per depistare le indagini intorno all’assassinio, sta diffondendo sulla stampa in Italia e all’estero, e la coltivano perché venga tramandata in tutta la sua autenticità negli anni a venire. Sorretti da profonda amicizia, Amelia e Gaetano iniziano un complesso “percorso di lavoro” volto a vivificare l’eredità culturale e civile dei due fratelli, a fare chiarezza sui responsabili della loro morte, ad organizzare la raccolta, la cura e la divulgazione dei loro scritti: un’operazione umana e intellettuale di altissimo profilo che si avvale, fra Italia, Europa e Stati Uniti, della fitta rete di rapporti dei Rosselli oltre che del network salveminiano. Il confronto tra Amelia e Gaetano tocca, inoltre, il processo di edificazione dell’Italia repubblicana. Un’esperienza che, nelle sue fasi più critiche, i due amici vissero e condivisero con passione, inquietudine e speranza, fissando riflessioni che si rivelano illuminanti per (ri)leggere, oggi, quella transizione cruciale della Storia dell’Italia contemporanea.
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C&P Adver Effigi è una società che si occupa di comunicazione da oltre vent’anni. Il lavoro editoriale di Effigi muove dal territorio, in particolare dalla Maremma e dall’Amiata. Proprio dalla valorizzazione del patrimonio territoriale nasce, infatti, l’ispirazione per la maggior parte dei libri prodotti. Tra le prime collane realizzate si ricordano “Genius loci” (approfondimenti su temi di cultura locale), “Parole e memorie – tradizione e folclore” e “Archivi riemersi”. La produzione si è poi avventurata nell’ambito delle guide con “Microcosmi” (viaggi dentro al territorio) e con le declinazioni “Del vedere”, “Delle arti”, “Dei luoghi”. Con “Sul confine – opere in penombra”, la casa editrice ha iniziato ad indagare la letteratura e la poesia disperse e appartate, gli scrittori che non sanno di esserlo, i poeti dialettali. E da qui è nata la collana “Narrazioni”, con l’ambizione di scoprire nuovi talenti e valorizzarne altri. Dedicata ai giovani è la collana “Cavalli a dondolo” e nutrita è anche la collana “Tavole imbandite” che si occupa di gastronomia.
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I bambini e l’Epifania: la figura della Befana ed il suo significato profondo articolo di Marialuisa Roscino-
La figura della Befana, con la sua scopa e la sua calza piena di doni, è un elemento fondamentale delle tradizioni natalizie italiane, e rappresenta un simbolo di speranza e di ricompensa per moltissimi bambini. Le teorie sulla sua nascita sono molteplici. Alcuni studi scientifici la collegano alla tradizione cristiana dei Re Magi, altre la vedono come una divinità pagana legata ai culti invernali. Ma quali sono le origini di questa simpatica vecchietta, cosa si cela dietro questa figura così affascinante? E quali sono gli effetti psicologici che esercita sui più piccoli? Lo abbiamo chiesto ad Adelia Lucattini, Psichiatra e Psicoanalista Ordinario della Società Psicoanalitica Italiana
Dott.ssa Lucattini, la storia della Befana, a Suo avviso, stimola la fantasia dei bambini? Cosa illustrano in particolare, i diversi studi in merito alle sue origini?
La figura della Befana, con il suo aspetto misterioso e il ruolo di portatrice di doni o carbone, offre ai bambini un terreno fertile per l’immaginazione. Il suo carattere ambivalente – gentile e generoso, ma anche severo e giudicante – permette ai più piccoli di proiettare desideri, paure e conflitti. Il volo su una scopa e la capacità di visitare tutte le case in una sola notte aggiungono un elemento magico che affascina e stimola la fantasia, creando un ponte tra il mondo della realtà e quello del mito. Inoltre, i rituali legati alla Befana, come lasciare una calza o immaginare il contenuto che troveranno, favoriscono il gioco simbolico, un’attività fondamentale per lo sviluppo psicologico ed emotivo. Le origini della Befana affondano le radici in tradizioni pagane e cristiane, offrendo un ricco substrato culturale che i bambini, anche inconsciamente, percepiscono. Gli studi evidenziano che la Befana potrebbe derivare da antichi riti di passaggio legati alla natura e ai cicli agricoli. Nell’antichità, si celebrava una figura femminile associata alla rinascita e alla fertilità, rappresentata spesso come una vecchia che, simbolicamente, “porta via” l’anno passato per far spazio al nuovo. Con il cristianesimo, la Befana si è legata alla celebrazione dell’Epifania, diventando un personaggio più familiare e accessibile.
L’attesa dell’arrivo della Befana suscita nei bambini una vasta gamma di emozioni: gioia, ansia, speranza, eccitazione. Queste emozioni contribuiscono a sviluppare la loro intelligenza emotiva?
L’attesa del suo arrivo è un’opportunità preziosa per i bambini di esplorare e comprendere il proprio mondo emotivo. La varietà di sentimenti che provano – gioia per i doni in arrivo, ansia per l’eventualità del carbone, eccitazione per il mistero e la sorpresa – favorisce alcuni processi fondamentali per lo sviluppo dell’intelligenza emotiva, che include la capacità di comprendere e regolare le proprie emozioni, di relazionarsi con gli altri in modo empatico e di affrontare le difficoltà in maniera resiliente.
Come è possibile creare un’atmosfera magica per l’arrivo della Befana e come i genitori possono gestire le paure dei bambini più piccoli legate a questa figura?
L’atmosfera dell’Epifania si costruisce con piccoli gesti e abitudini che alimentano la fantasia dei più piccoli. Ad esempio, preparare la calza insieme, scegliendola con cura, che sia capiente e diversa per ciascuno; raccontare della Befana, magari aggiungendo un tocco originale, aiuta i bambini a immergersi nella magia; lasciare (biscotti, latte o frutta) come ringraziamento per la sua venuta, qualunque regalo voglia portare; raccontare dei Re Magi che portarono Oro, Incenso e Mirra come regali di benvenuto a Gesù Bambino.
La notte della Befana può secondo Lei rappresentare un’esperienza educativa per i bambini?
Assolutamente sì, oltre ad essere un momento magico e di festa, racchiude diversi insegnamenti, offre ai bambini la possibilità di riflettere sul proprio comportamento. Racchiude un valore simbolico, aiuta a comprendere l’importanza delle azioni e a valorizzare i comportamenti positivi come a poter rimediare quelli negativi. Aiuta ad interiorizzare valori come la gentilezza, il rispetto anche del giudizio altrui e la condivisione di un momento di gioia. Aspettare il suo arrivo aiuta i bambini a gestire l’ansia dell’attesa e ad aspettare, dopo un piccolo sacrificio, andare a dormire presto, ci sarà la gratificazione desiderata.
Ricevere un dono è sempre un’occasione che va colta, per insegnare ai bambini il valore della gratitudine e della bontà d’animo. I doni non sono semplicemente degli oggetti materiali, racchiudono in sé anche l’affetto e le attenzioni dei genitori, per questo devono essere pensati e non essere per forza costosi. Possono essere semplici pensierini.
Il sistema di premi e punizioni legato alla figura della Befana (dolci per i bambini buoni, carbone per quelli cattivi) contribuisce a rafforzare il loro senso del bene e del male?
Sapere che possono ricevere anche carbone o frutta insieme ai dolciumi, li stimola ad affrontare la coesistenza nella propria vita e in se stessi, di cose buone e cose cattive. Poiché il carbone è “simbolico”, è bene che sia un dolciume insieme a frutta amata dai bambini, scelta con cura dai genitori proprio per loro. In questo modo, superano la frustrazione e la delusione iniziale e comprendono profondamente, che anche le cose cattive sono affrontabili, interiorizzabili, digeribili.
L’Epifania è anche un’occasione per le famiglie di riunirsi e condividere momenti unici, di spensieratezza, ritiene che la figura della Befana possa dunque diventare un momento importante per rafforzare i legami affettivi e familiari?
L’Epifania è sia un evento religioso, rappresentato dall’arrivo dei tre Re Magi, che secolarizzato con le tradizioni legate alla Befana in sé, comprese le canzoncine propiziatorie come “La Befana vien di notte”. È un modo per trasmettere ai bambini la storia di Gesù e i suoi insegnamenti o narrare Gesù storico. Conoscere e sapere, renderà i bambini liberi di scegliere in futuro, coltivando comunque una spiritualità, ideali e valori indispensabili per una vita ben vissuta. Inoltre, rappresenta un momento speciale in cui le famiglie possono rafforzare i propri legami affettivi attraverso la condivisione di consuetudini tramandate, tradizioni familiari, attività condivise con gioia e piacere, con allegria, nutrimento per l’anima e la mente di grandi e piccini.
Cosa fare se i bambini hanno paura della Befana?
Questo tipo di paura si genera soltanto se vi è una rappresentazione concreta dei personaggi con un’aura di magia. Ogni volta che si passa da una visione fantastica, idealizzata e il magico, avvolto da un’aura di mistero si tramuta in reale, vale a dire “in un momento più concretizzato”, nei bambini si crea uno sconcerto e un conflitto interiore che sfocia nella paura. Infatti, la ricostruzione che ogni bambino fa della Befana nella propria mente ha delle caratteristiche peculiari e delle originalità. Inoltre, fa sentire al bambino che le cose brutte che sente di avere dentro di sé, sono accettabili e rappresentabili, in questo modo possono trasformarsi in cose buone, di valore. Se attraverso un personaggio vivente (una persona travestita da Befana), il reale irrompe bruscamente nel mondo interiore, non è elaborabile spontaneamente per la mente e spaventa. Mentre interiormente è possibile conciliare il brutto e il buono nella realtà, l’imponenza del personaggio (interpretato sempre da un adulto) rispetto al bambino e le caratteristiche di trascuratezza (i vestiti stracciati e il volto sfigurato) angosciano e spaventano i bambini.
Quali consigli si sente di dare ai genitori?
-Tenere conto che ciascun bambino vive la magia della Befana in modo diverso. Alcuni sono incuriositi, altri possono essere intimoriti da una figura misteriosa, con la scopa volante, ma anzianissima, non è certo Harry Potter! È importante adattare i racconti all’età e al vissuto emotivo dei propri bambini;
-Preparare la calza insieme, scrivere la letterina se piccoli, lasciare che la scrivano da soli quando più grandicelli;
– Se chiedono su come faccia a volare o essere così piccola da entrare dalla cappa della cucina, domanda classica, naturalmente è bene mantenere la magia;
-Non esagerare con carbone o frutta. I bambini devono vedere e sapere che possono affrontare i cambiamenti richiesti dai genitori e che il loro sforzo per essere buoni e comportarsi bene sono serviti;
-Valorizzare sempre i risultati dei bambini, spiegando anche con l’aiuto di una letterina, lasciata dalla Befana, in che cosa possono migliorare e cosa possono fare attivamente. Dare dei compiti rigidi o viceversa, essere troppo generici, non li aiuta, poiché tutti i bambini sanno di essere sia buoni, che un po’ cattivelli, ma sperano di essere ugualmente amati, con pregi e difetti;
-Prepararli alla verità, iniziando fin da subito il racconto dei tre Re Magi. Quando la Befana diventerà un personaggio fantastico e i regali saranno portati dai genitori, resterà l’aspetto spirituale e storico dell’evento dei Re Magi e la magia dell’infanzia sarà in salvo, come tesoro prezioso: l’affetto e l’attenzione dei genitori ormai interiorizzati, di cui si ha sempre bisogno, per tutta la vita.
E’ il 1902 a Salonicco, quando viene al mondo Nazim Hikmet, in una famiglia aristocratica e privilegiata. Sua madre, un’appassionata pittrice, è una grande amante della poesia francese, specialmente di Baudelaire e Lamartine. Suo padre è un diplomatico, ma anche lui di tanto in tanto butta giù qualche verso e qualche testo in prosa. L’interesse magnetico per la parola, scorre nel DNA della famiglia: persino il nonno di Hikmet ne subisce il fascino e di professione è filologo.
È inverno-
E improvvisamente,
la neve,
caduta all’insaputa nella notte.
Il mattino comincia con i corvi
in fuga tra i rami tutti bianchi.
È inverno,
inverno a perdita d’occhio.
Così la stagione muta
d’un tratto
e sotto la terra, laboriosa
e fiera, la vita prosegue.
Sei la mia schiavitù sei la mia libertà
Sei la mia schiavitù sei la mia libertà
sei la mia carne che brucia
come la nuda carne delle notti d’estate
sei la mia patria
tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi
tu, alta e vittoriosa
sei la mia nostalgia
di saperti inaccessibile
nel momento stesso
in cui ti afferro.
Alla vita
La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
come fa lo scoiattolo, ad esempio,
senza aspettarti nulla dal di fuori o nell’al di là.
Non avrai altro da fare che vivere.
La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che messo contro un muro, ad esempio, le mani legate,
o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinché vivano gli uomini
gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo
che nulla è più bello, più vero della vita.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che a settant’anni, ad esempio, pianterai degli ulivi
non perché restino ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte
pur temendola,
e la vita peserà di più sulla bilancia.
Amo in te
Amo in te
l’avventura della nave che va verso il polo
amo in te
l’audacia dei giocatori delle grandi scoperte
amo in te le cose lontane
amo in te l’impossibile
entro nei tuoi occhi come in un bosco
pieno di sole
e sudato affamato infuriato
ho la passione del cacciatore
per mordere nella tua carne.
amo in te l’impossibile
ma non la disperazione.
Anima mia
Anima mia
chiudi gli occhi
piano piano
e come s’affonda nell’acqua
immergiti nel sonno
nuda e vestita di bianco
il più bello dei sogni
ti accoglierà
anima mia
chiudi gli occhi
piano piano
abbandonati come nell’arco delle mie braccia
nel tuo sonno non dimenticarmi
chiudi gli occhi pian piano
i tuoi occhi marroni
dove brucia una fiamma verde
anima mia.
Angina pectoris
Se qui c’è la metà del mio cuore, dottore,
l’altra metà sta in Cina
nella lunga marcia verso il Fiume Giallo.
E poi ogni mattina, dottore,
ogni mattina all’alba
il mio cuore lo fucilano in Grecia.
E poi, quando i prigionieri cadono nel sonno
quando gli ultimi passi si allontanano
dall’infermeria
il mio cuore se ne va, dottore,
se ne va in una vecchia casa di legno, a Istanbul.
E poi sono dieci anni, dottore,
che non ho niente in mano da offrire al mio popolo
niente altro che una mela
una mela rossa, il mio cuore.
È per tutto questo, dottore,
e non per l’arteriosclérosi, per la nicotina, per la prigione,
che ho quest’angina pectoris…
Guardo la notte attraverso le sbarre
e malgrado tutti questi muri che mi pesano sul petto
il mio cuore batte con la stella più lontana.
I tuoi occhi
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
che tu venga all’ospedale o in prigione
nei tuoi occhi porti sempre il sole.
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
questa fine di maggio, dalle parti d’Antalya,
sono così, le spighe, di primo mattino;
i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
quante volte hanno pianto davanti a me
son rimasti tutti nudi, i tuoi occhi,
nudi e immensi come gli occhi di un bimbo
ma non un giorno han perso il loro sole;
i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
che s’illanguidiscano un poco, i tuoi occhi
gioiosi, immensamente intelligenti, perfetti:
allora saprò far echeggiare il mondo
del mio amore.
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
così sono d’autunno i castagneti di Bursa
le foglie dopo la pioggia
e in ogni stagione e ad ogni ora, Istanbul.
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi
verrà un giorno, mia rosa, verrà un giorno
che gli uomini si guarderanno l’un l’altro
fraternamente
con i tuoi occhi, amor mio,
si guarderanno con i tuoi occhi.
Ho sognato della mia bella
Ho sognato della mia bella
m’è apparsa sopra i rami
passava sopra la luna
tra una nuvola e l’altra
andava e io la seguivi
mi fermavo e lei si fermava
la guardavo e lei mi guardava
e tutto è finito qui
L’uomo
Le piante, da quelle di seta fino alle più arruffate
gli animali, da quelli a pelo fino a quelli a scaglie
le case, dalle tende di crine fino al cemento armato
le macchine, dagli aeroplani al rasoio elettrico
e poi gli oceani e poi l’acqua nel bicchiere
le stelle
il sonno delle montagne
dappertutto mescolato a tutto l’uomo
ossia il sudore della fronte
la luce nei libri
la verità e la menzogna
l’amico e il nemico
la nostalgia la gioia il dolore
sono passato attraverso la folla
insieme alla folla che passa.
.
Ti sei stancata di portare il mio peso
Ti sei stancata di portare il mio peso
delle mie mani
dei miei occhi, della mia ombra
le mie parole erano incendi
le mie parole eran pozzi profondi
verrà un giorno un giorno improvvisamente
sentirai dentro di te
le orme dei miei passi
che si allontanano
e quel peso sarà il più grave.
Sei la mia schiavitù sei la mia libertà
Sei la mia schiavitù sei la mia libertà
la mia carne che brucia
come la nuda carne delle notti d’estate
sei la mia patria
tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi
tu, alta e vittoriosa
sei la mia nostalgia
di saperti inaccessibile
nel momento stesso
in cui ti afferro-
Nazim Hikmet: la poetica libera da ogni reclusione.
E’ il 1902 a Salonicco, quando viene al mondo Nazim Hikmet, in una famiglia aristocratica e privilegiata. Sua madre, un’appassionata pittrice, è una grande amante della poesia francese, specialmente di Baudelaire e Lamartine. Suo padre è un diplomatico, ma anche lui di tanto in tanto butta giù qualche verso e qualche testo in prosa. L’interesse magnetico per la parola, scorre nel DNA della famiglia: persino il nonno di Hikmet ne subisce il fascino e di professione è filologo.
Una vita turbolenta
La vita di Nazim Hikmet è tutt’altro che serena e lineare. Da adolescente frequenta l’Accademia di Marina a Istanbul, che ben presto lascia, trovando la sua strada altrove. La vera svolta arriva quando decide di intraprendere gli studi di sociologia in Russia. All’università di Mosca ha modo di studiare e fare propri i principi di Karl Marx. Inizia a frequentare quelli che saranno i grandi nomi della storia, tra i quali Lenin e Majakovskij e si consacra definitivamente al partito comunista.
Insieme alle sue scelte politiche, arriva anche la definizione di uno dei suoi maggiori nemici per tutta la vita: il governo turco. Le condanne non tardano ad arrivare e caratterizzano lunghi anni della vita di Hikmet, condannandolo a terribili torture e lunghi anni di reclusione in condizioni indegne.
Nazim Hikmet e gli anni di reclusione
La prima volta nel 1928 viene arrestato per affissione irregolare di manifesti politici. Dopo dieci anni, torna ancora una volta in carcere con l’accusa di propaganda comunista e complotto contro il governo. Nei dodici anni di reclusione, la vita di Hikmet si alterna tra momenti di febbrile produzione poetica e pesanti tentativi di protesta.
Il più importante è un lungo sciopero della fame, dopo il quale sviluppa i problemi cardiaci che lo porteranno alla morte. Nonostante la reclusione, Nazim Hikmet scrive dei versi memorabili, come il suo capolavoro Poesie d’amore, che inizia in carcere e porta avanti pressoché fino alla sua morte, che coincide con la data di pubblicazione dell’opera stessa.
La poetica di Nazim Hikmet
L’amore per la patria e la malinconia per il passato si permeano di un estremo attaccamento alla vita. La presenza costante della speranza, rende la sua opera un inno alla libertà, al rispetto della dignità umana e al suo immenso valore. Attraverso un lessico non troppo ricercato, l’autore delinea dei sentimenti con una delicatezza sbalorditiva, se si pensa alla durezza degli eventi che lo toccano.
Con uno stile eterogeneo, caratterizzato da una visione quasi mistica e al ritmo incalzante della scrittura di avanguardia francese, Nazim Hikmet può essere considerato il più grande poeta turco del secolo scorso.
Gli ultimi anni
Nel 1950 esce dal carcere, grazie all’intervento di una commissione internazionale d’eccellenza formata tra gli altri da Picasso, Tzara e Neruda. Ma dopo i dodici anni di reclusione, il governo continua a opprimere Hikmet, organizzandogli due attentati e costringendolo a un lungo esilio itinerante.
Nazim Hikmet si spegne nel 1963, dopo aver visto i suoi scritti tradotti in molte lingue, tranne la sua. Solo nel 2002, in occasione del centenario della sua nascita, il governo turco gli restituirà la tanto agognata cittadinanza.
Recensione del romanzo “Storia di una ladra di libri”
Articolo di Esperance H.Ripanti
Articolo di Esperance H.Ripanti-Che bene fanno le parole? Sono gli anni della guerra, della Germania glorificata e vincente e in un paesino accanto alla più grande e conosciuta Monaco, Liesel sopravvive alle conseguenze di un conflitto di cui è vittima innocente. Dodici anni sono troppo pochi per vedere suo fratello morire e vivere l’abbandono di una madre che non sa come convivere col peso dell’indigenza, del dolore troppo grande e del vuoto della solitudine. Proprio per questo viene affidata a una famiglia tedesca che la adotterà nonostante la povertà collettiva di un paese scosso.
Inizia così uno dei più famosi best seller letterari degli ultimi anni, Storia di una ladra di libri. La vita di Liesel stravolta e portata dentro le mura di una casa che l’accoglie con umanità e calore nonostante la sua identità sia un pericolo per tutti e non solo per lei. Liesel è ebrea; e la sua condizione la porta a convivere con un’angoscia costante che le si riversa addosso nelle fredde notti tedesche che solo una cosa riuscirà a calmare: i libri. Il primo trovato accanto al fratellino morente, preso per curiosità; senza sapere cosa sia – arrivando da una realtà di analfabetismo e povertà – ma con la certezza che le appartenga. E così, il suo rapporto con questi oggetti che piano piano prendono significato oltre alla forma si fa sempre più forte, più intensa; fino a diventare una vera e propria ricerca, ossessione che supera tutti i divieti e addirittura le fiamme dei roghi di un passato che così vicino a noi non lo è mai stato. Sarà tramite la pazienza quasi commovente dei suoi genitori adottivi che Liesel imparerà a leggere, andrà a scuola, familiarizzerà col quartiere trovando amici, complici e un pizzico di serenità. Ed è proprio tramite il piacere e l’amore per la lettura, la ragazzina, troverà la via migliore per liberarsi – per il tempo di un capitolo – dalla sua storia cruda e dagli strascichi feroci che la guerra le ha lasciato addosso senza pietà. Un racconto che ha emozionato e continua a colpire le corde più profonde dei lettori che ad ogni lettura, nuova o ripetuta, riescono ad immedesimarsi nella passione ardente che una storia, un personaggio, la descrizione di un attimo importante riescono ad accendere. Storia di una ladra di libri è diventato best seller e anche prodotto cinematografico di successo perché è riuscito a portare su carta e sugli schermi l’esatta sensazione che Liesle prova quando si chiede con innocenza e fervore “che bene fanno le parole?”. La risposta a una domanda semplice e la certezza che una volta finito di leggere, questo libro, possa lasciare colme e complete le risposte grandi o piccole che fanno vagare per il mondo l’umanità da anni. Un’esperienza forte, una narrazione scorrevole e potente, perché reale e perché, dopo la sua lettura è impressionante il desiderio sempre impellente di andare a salvare i libri dai roghi di questo presente cupo ma pieno di speranza.
I “Sonetti” di William Shakespeare è il più misterioso tra i libri di Shakespeare. Sulla loro storia esterna sappiamo poco. E’ probabile che venissero scritti tra il 1593 e il 1595, per il conte di Southampton, sebbene alcuni sonetti (che risentono l’influenza di Donne) sembrino più tardi. Una cosa è più certa: i “Sonetti” sono un grande libro filosofico, forse il libro di Shakespeare dove il complicatissimo intreccio delle metafore viene più drammaticamente teso da una straordinaria forza intellettuale. Senza proporselo, Shakespeare riuscì a fondere le due tendenze opposte della cultura dell’Occidente. Da un lato l'”amico” che egli canta è un archetipo platonico, incarnato in un essere umano, nel quale si riflettono tutti i tratti della bellezza e dell’amore di ogni tempo. Ma, dall’altro, questo archetipo si trasforma all’infinito; la forma immobile subisce un’incessante metamorfosi ovidiana, una moltiplicazione nella mobilità fluttuante della natura. Così i “Sonetti” sono insieme il poema dell’eterno e dei disastri, della rovina (ma che trionfali disastri, che sontuosa rovina!) del tempo. Un altro grande tema è la disperata schiavitù, l’atroce carcere della passione amorosa.
La traduzione fedelissima di A. Serpieri è accompagnata da un commento che rappresenta uno dei culmini dell’arte moderna dell’interpretazione. Ogni parola, ogni immagine, ogni concetto sono interpreti nel loro concreto aspetto linguistico, e insieme visti come forme di quell’ “unico poema”, di cui parlava Coleridge; di un solo, immenso tappeto metaforico, al quale attraverso Shakespeare ha collaborato tutto l’universo.
Armando Lostaglio- Giuseppe Tornatore “Il Collezionista di Baci” cinematografici
Il collezionista di baci. Ediz. illustrata di Giuseppe Tornatore Mondadori Electa 2014
Un libro sul bacio cinematografico. Un regalo per la San Valentino. Ciascuno di noi ha nel fondo del proprio intimo cassetto il bacio più bello, quello che al cinema ha visto da ragazzo, che lo ha ammaliato e forse turbato. Nel 2014, il regista premio Oscar Giuseppe Tornatore ne ha fatto un libro prezioso, un volume fotografico per raccontare il bacio cinematografico attraverso le suggestioni che proiettavano i manifesti dei film. Vere e proprie opere d’arte pittorica.
Questo libro – pubblicato da Mondadori Electa, 215 pagine – ha un pregio particolare, oltre a quello di farci rivivere scene famose di film che fanno parte della storia del secolo scorso: restituisce dignità a quegli artisti che dipingevano i manifesti, pittori come Anselmo Ballester, Alfredo Capitani, Luigi Martinati. “E come Casaro – sottolinea Tornatore – che è stato quello che ha portato più a lungo questa tradizione della cartellonistica pittorica, ma ci sono stati degli artisti, dei pittori che per arrotondare facevano i manifesti per il cinema. Era un’arte particolare, i manifesti erano bellissimi.”
Il regista siciliano, ideatore dell’indimenticabile sequenza finale di “Nuovo Cinema Paradiso” dedicata proprio al bacio, che il parroco don Adelfio tagliava perché li giudicava scabrosi, ha selezionato e commentato più di duecento manifesti originali che coprono un arco temporale di circa un secolo. Si tratta di immagini provenienti dalla collezione di Filippo Lo Medico, il quale – aggiunge ancora Tornatore – “ha dedicato tutta la sua vita alla gestione di sale cinematografiche ed ha collezionato 60 anni di cartellonistica cinematografica. Quando vide “Nuovo cinema Paradiso” manifestò l’idea di fare una raccolta di baci nei manifesti e oggi, a distanza di 25 anni, il sogno si realizza”. Il libro ripercorre dunque su un’unica traiettoria un arco temporale che va dal 1926, col bacio tra Rodolfo Valentino e Vilma Banky nel film “Il figlio dello sceicco”, fino al 2005 con “Cinderella man” e il bacio tra Russell Crowe e Renee Zellweger.
E come non ricordare la locandina dell’indimenticabile bacio tra Clark Gable e Vivien Leigh di “Via col vento” (del 1939) e de “La dolce vita” (del 1960) fra Marcello Mastroianni e Anita Ekberg nella mitica Fontana di Trevi? Ed ancora quello tra Audrey Hepburn e George Peppard in “Colazione da Tiffany”; sublime quello tra Marcello Mastroianni e Sophia Loren in “Una giornata particolare” di Ettore Scola; vigoroso e reale quello tra Jack Nicholson e Jessica Lange in “Il postino suona sempre due volte”; e, più vicino a noi nel tempo, il bacio quasi innocente tra Leonardo Di Caprio e Kate Winslet del “Titanic”; e quello della coppia (allora anche nella vita) Nicole Kidman e Tom Cruise per l’ultimo film di Kubrick “Eyes wide shut”.
Ma il bacio preferito di Tornatore qual è? “Ne ricordo tanti, ma se dovessi scegliere non ho dubbi: è quello fra Tyron Power e Kim Novak in “Incantesimo”, perché con questo film fu inaugurato il Supercinema di Bagheria che era a poche centinaia di metri da casa mia. Lì sono entrato per la prima volta a vedere un film, lì sono ritornato da solo e da ragazzo, sempre in quella sala ho lavorato come proiezionista ».
Una testimonianza toccante che profuma di amore verso il cinema; il bacio che ha segnato la nostra passione rimarrà quello fra il pugile Rocky Graziano/Paul Newman e Norma/Pier Angeli (l’italiana Annamaria Pierangeli), diretti nel 1956 da Robert Wise in “Lassù qualcuno mi ama”, il primo film della personale folgorazione verso quest’arte.
Armando Lostaglio
Nota biografica di ARMANDO LOSTAGLIO iscritto all’Ordine dei Giornalisti di Basilicata; fondatore del CineClub Vittorio De Sica – Cinit di Rionero in Vulture nel 1994 con oltre 150 iscritti; promotore di altri cinecircoli Cinit, e di mostre di cinema per scuole, carceri, centri anziani; autore di testi di cinema: Sequenze (La Nuova del Sud, 2006); Schermi Riflessi (EditricErmes, 2011); autore dei docufilm: Albe dentro l’imbrunire (2012); Il genio contro – Guy Debord e il cinema nell’avangardia (2013); La strada meno battura – a cavallo sulla Via Herculia (2014); Il cinema e il Blues (2016); Il cinema e il brigantaggio (2017). Collaboratore di riviste e giornali: La Nuova del Sud, e web Altritaliani (Parigi), Cabiria, Francavillainforma; Tg7 Basilicata.
Il collezionista di baci. Ediz. illustrata di Giuseppe Tornatore Mondadori Electa 2014
Ilse Aicbhinger Poesie “Consiglio gratuito” traduzione di Giusi Drago
Descrizione del libro di Ilse Aichinger,Consiglio gratuito(qui si presenta la poesia che dà il titolo alla raccolta) è ritenuto fin dal suo apparire nel 1978 un punto culminante della poesia del dopoguerra in lingua tedesca. I consigli che l’autrice dispensa “gratuitamente” nei suoi versi sono moniti di natura etica e conoscitiva, atti di ribellione dettati da un’esigenza indomabile di superare la menzogna e insieme ad essa l’addormentamento delle coscienze. La sua lingua sembra a tratti quotidiana, concreta, composta di parole comuni (carbone legna neve monti erbe), a tratti estraniante, ispida, reticente, oscura, specie quando la Aichinger si confronta con l’esperienza della barbarie nazista o riflette – con sguardo quasi filosofico – sulla natura violenta e menzognera del linguaggio. Consiglio gratuito è l’unica raccolta poetica di Ilse Aichinger.
I Dein erstes Schachbuch, Ibsens Briefe, nimms hin, wenn du kannst, da, nimm schon oder willst du lieber die Blattkehrer von deiner Wiese treiben und Ibsens Ziegen darauf, gleich weiß, gleich glänzend? Es gibt Ziegen und es gibt Ibsens Ziegen, es gibt den Himmel und es gibt eine spanische Eröffnung. Hör gut hin, Kleiner, es gibt Weißblech, sagen sie, es gibt die Welt, prüfe, ob sie nicht lügen.
I
Il tuo primo libro di scacchi,
le lettere di Ibsen,
accettalo
se puoi,
forza, prendilo
oppure preferisci
cacciar via dal tuo prato
gli spazzafogli
e insieme a loro
le capre di Ibsen,
altrettanto bianche, altrettanto splendide?
Ci sono le capre e ci sono le capre di Ibsen,
c’è il cielo e c’è un’apertura
spagnola.
Ascolta bene, piccolo,
ci sono gamelle bianche, dicono,
c’è il mondo,
verifica che non mentano.
II Und frag sie, was der fremde Thorax im Garten soll, schon versteinert, der erste in diesem Frühling zwischen den Brombeerhecken, Mäusen und der Mauer, an die das Wasser für uns schlägt, was er dem Garten nützt. Ob er ihn nötig hätte, unseren Garten, oder der Garten ihn.
II
E chiedilo a loro
che ci fa in giardino
quel torace estraneo
già pietrificato,
il primo in questa primavera,
fra le siepi di more
i topi
e il muro,
dove l’acqua
batte per noi,
chiedi se è utile al giardino.
Se è lui ad averne bisogno
del nostro giardino,
o il giardino di lui.
III Und daß uns etwas zugetragen wurde von Laufzeiten. Ob die mit Lauf, mit Läufen zu tun hätten, mit Läuften, mit den Zeiten oder mit nichts davon.
III
E
che ci venne riferito qualcosa
dei tempi di decorso.
Se abbiano a che fare con il correre, con le corse,
con i ricorsi, con i tempi
o con niente di tutto ciò.
Il libro di Ilse Aichinger,Consiglio gratuito(qui si presenta la poesia che dà il titolo alla raccolta) è ritenuto fin dal suo apparire nel 1978 un punto culminante della poesia del dopoguerra in lingua tedesca. I consigli che l’autrice dispensa “gratuitamente” nei suoi versi sono moniti di natura etica e conoscitiva, atti di ribellione dettati da un’esigenza indomabile di superare la menzogna e insieme ad essa l’addormentamento delle coscienze. La sua lingua sembra a tratti quotidiana, concreta, composta di parole comuni (carbone legna neve monti erbe), a tratti estraniante, ispida, reticente, oscura, specie quando la Aichinger si confronta con l’esperienza della barbarie nazista o riflette – con sguardo quasi filosofico – sulla natura violenta e menzognera del linguaggio. Consiglio gratuito è l’unica raccolta poetica di Ilse Aichinger.
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Consiglio gratuito, tradotto da Giusi Drago, è uscito nel mese di maggio con Ibis edizioni, FinisTerrae – nella collana Le Meteore diretta da Domenico Brancale e Anna Ruchat.
Breve Biografia
, nata a Vienna nel 1921, è una delle grandi scrittrici austriache, i cui testi
sono ormai considerati classici della letteratura in lingua tedesca. La madre, ebrea, è
medico, il padre insegnante. Il romanzo d’esordio La speranza più grande (Die grössere Hoffnung 1948) – alla cui stesura si dedica interrompendo gli studi di medicina – inaugura
la letteratura austriaca del dopoguerra. Nel 1952 ottiene il premio del Gruppo 47 per il suo
racconto Storia allo specchio (Spiegelgeschichte) e conosce lo scrittore e poeta Günter
Eich (1907-1972), che sposa l’anno successivo. Da lui avrà due figli, uno dei quali scrittore
a propria volta. Aichinger si spegne a Vienna nel 2016.
Ilse Aichinger ha scritto racconti, aforismi in forma di diario, riflessioni sulla scrittura e
radiodrammi. In italiano sono stati pubblicati solo La speranza più grande (Garzanti 1963,
Tartaruga edizioni 1999) e Kleist, il muschio, i fagiani (Tartaruga edizioni 1996). La poesia
di Ilse Aichinger era finora inedita in italiano.
Raccolta di Poesie -“PENSIERI SCALZI” -Prefazione di Franco Leggeri.
“ PENSIERI SCALZI”, Riflessioni sull’ultima raccolta di Gianni Cristofani, un Poeta vero. Finalmente!
Franco Leggeri- Presidente dell’Associazione Culturale DEA SABINA:”Le rose e gli ulivi sono i profumi della Sabina . Così entro nella nona Silloge di Gianni Cristofani.Questa nona di Cristofani è un battere e levare nell’anima e nella fantasia del lettore. Sono queste , forse, le parole giuste per definire , disegnare, l’opera poetica di Cristofani che si erge come una cattedrale dei sentimenti dove il Poeta della Sabina distilla e distribuisce il sapore della sua terra. L’immensità dei versi si trasforma in ritmo crescente che sa alimentare il quadro di colorati sogni in un quadro di libertà e sangue di passione. Cristofani consegna al lettore poesie che spiccano per la capacità di evocare, con forza lirica, immagini originali: immagini delineate con parole precise e nitide . Per presentare questa silloge di Cristofani, non bisogna associarla ad una poesia “stantia ”, un verseggiare alla “vecchia maniera “ del secolo breve, perché l’Autore ci mette tutta l’anima per distaccarsi da un tradizionalismo “scolastico” nello scrivere questi versi, Cristofani strappa i vecchi schemi e forgia i suoi versi con quel , come dicevo, “battere e levare”, immergere nell’acqua il rosso metallo del verso e , facendo sfumare e raffreddare il calore, ne assembla la poesia . “Pensieri Scalzi” è il risultato finale di questo lavoro ch’è l’Opera nona che Gianni Cristofani ci regala”.
Franco Leggeri- Presidente dell’Associazione Culturale DEA SABINA-
PENSIERI SCALZI
(Lungo i bordi della memoria)
PRESENTAZIONE a cura dell’Autore
Alla fine del primo ventennio di questo nuovo secolo, il ventunesimo, eccomi pronto a dare alle stampe una nuova mia raccolta di poesie che negli ultimi trent’anni di produzione letteraria porta a nove le pubblicazioni a partire dalla prima, ISPIRAZIONE, che ospitava le iniziali esperienze in campo poetico figlie anche della acerba ed ingenua adolescenza.
Dopo le emozioni significate nella raccolta PENSIERI SPOGLIATI ho voluto continuare su quella direttrice letteraria intitolando questa nuova performance poetica PENSIERI SCALZI che dovrebbe fare pendant con l’ultimo lavoro A PIEDI NUDI impreziosito dalla bella prefazione della giornalista RAI Rossella Santilli.
Sono ormai sessanta anni che mi cimento nella scrittura di composizioni poetiche pur ritenendomi un semplice contadino del verso perché manco, purtroppo, di quella formazione umanistica che dovrebbe essere alla base di un vero e proprio poeta. La realtà è che il mio scrivere serve solo a me stesso e nasce dall’esigenza di mettere a nudo i miei sentimenti e le mie emozioni per auto psicanalizzarmi specialmente nei momenti più difficili della mia esistenza.
Questa ultima raccolta nasce dunque, come le precedenti, dalle esperienze del vissuto quotidiano con l’intento di cantare l’amore per la vita, per la natura, la devozione al mistero infinito della trascendenza. Ma su tutto si leva l’amore per la mia terra d’origine, la Sabina e per il paese dei padri Montebuono. Sono versi che mi portano ad confronto quotidiano con le piccole e le grandi cose che mi circondano, con un occhio critico verso il passato ed un benevole apprezzamento del presente e di ciò che sarà il futuro.
Certo è che superata la soglia dei settanta anni si avverte la netta sensazione di aver perso l’iniziale ispirazione, avvertendo quasi l’esaurirsi degli argomenti da mettere sulla pagina scritta. E’ il mio un continuo vis a vis con il tempo che ineluttabile scorre sopra le nostre teste e che scompagina le più consolidate realtà perché sono scomparsi i punti di riferimento cui ci si era da sempre abituati. Con PENSIERI SCALZI voglio dar voce alla mia anima stanca, alla mia mente confusa, alle fisime dell’uomo che invecchia, mi voglio mettere a nudo e stendere al sole i panni come faceva mia madre con il bucato sull’aia di casa. Un lenzuolo che dondola al vento sotto il sole di agosto e spara luce riflessa su un pulcino che si trascina nell’erba al seguito della chioccia.
*Gianni Cristofani (Malepassu)-Il Poeta della Sabina
Alcune poesie della raccolta
LA ROSA
Rosa di maggio
che ti schiudi al mattino
quando il sole solletica
i tuoi petali stanchi
di fronte la casa
dove vive l’amore.
Ogni petalo un bacio
sul tuo labbro vermiglio
il tuo sorriso consola
il mio esistere ed è
per questo che vivo
la pienezza dei giorni
al tuo fianco da sempre.
E’ un grido che squarcia
della notte i silenzi
questo mio amore per te.
RISVEGLI
Perdersi fra le pieghe di un lenzuolo
al risveglio d’inverno al mattino
quando picchia la pioggia sui vetri
ed il vento fa ondeggiare gli ulivi,
quando il sogno sembra essere vera
realtà che confonde e fiacca la mente.
Poi s’appressa la vestale in pigiama
con il caffè che sprigiona l’aroma
che ridà concretezza ai risvegli
rispedendo nell’oblio i perigli
che dei sogni s’erano fatti ragione.
Resterà nell’inconscio la traccia
di un conflitto tra l’onirico e il vero
per far si che ci si metta la faccia
quando si esterna un disagio sincero.
L’OMBRA
Ho calpestato l’ombra dei miei pensieri
sul lungo, impervio sentiero dei ricordi
quando un cuore di ghiaccio alimenta
tenui palpiti scomposti e sfilacciati sospiri
tanto che è allora che la macchia diventa
essa stessa l’ombra compatta dei respiri.
Scatta il momento di scoprire improvviso
d’essere io stesso un’ ombra in processione
col buio compatto che mi copre il viso
mentre cerco la luce forte d’una benedizione.
DEDICATA A FAUSTO
Ci hai lasciato in un autunno di pioggia
poco dopo aver festeggiato i settanta
grande amico ora la tua anima alloggia
nella casa dove un coro di angeli canta.
Troppo in fretta l’esistenza hai concluso
tu che amavi colloquiar con la gente
con garbo, in silenzio la porta hai chiuso
per far della fine un tuo pensiero silente.
Solitario stavi quando il male ha colpito
anche se amici avevi per chiedere aiuto
amarezza di un animo vistosi tradito
aspettativa d’amore che fu solo rifiuto.
Generoso compagno di bella vita paesana
trascorsa all’ombra di discorsi importanti
davanti al bar ai bordi della strada romana
consumando ogni tanto gelati croccanti.
Fu la banca nostrana a cementar l’amicizia
per Dante e Ilia fu la vera manna dal cielo
mi solleva il ricordo dalla mia tanta mestizia
averti visto raggiante come il fiore d’un melo.
Pier Augusto Breccia-
Quando entri nella notte stellata dello Spirito attraverso la porta dell’arte, togli al pensiero il peso della sua razionalità.
Rendi libera la mente dal rigido cuoio che la protegge e la ingabbia lungo i percorsi del mondo e lasciala galleggiare tra le stelle.
Nell’indefinito spazio dell’Essere i pensieri camminano scalzi.-Pier Augusto Breccia
Roma Capitale -Domenica 5 gennaio 2025, musei civici e siti archeologici gratis-
Roma Capitale –Domenica 5 gennaio 2025 ,prima domenica del mese, sarà possibile visitare gratuitamente gli spazi del Sistema Musei di Roma Capitale e alcune aree archeologiche della città.
Saranno aperti a ingresso libero il Parco Archeologico del Celio (ore 7-17:30), con il Museo della Forma Urbis (10 – 16 con ultimo ingresso alle ore 15 – Ingressi Viale del Parco del Celio 20/22 – Clivo di Scauro 4); l); l’Area Sacra di Largo Argentina (via di San Nicola De’ Cesarini di fronte al civico 10, 9:30 – 16, ultimo ingresso ore 15), l’area archeologica del Circo Massimo (ore 9:30 – 16, ultimo ingresso ore 15), Villa di Massenzio (via Appia Antica 153, dalle 10 alle 16, ultimo ingresso un’ora prima della chiusura) e i Fori Imperiali (ingresso dalla Colonna Traiana ore 9 – 16:30, ultimo ingresso un’ora prima della chiusura).
I musei civici aperti a ingresso gratuito per l’occasione
Musei Capitolini; Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali; Museo dell’Ara Pacis; Centrale Montemartini; Museo di Roma; Museo di Roma in Trastevere; Galleria d’Arte Moderna; Musei di Villa Torlonia (Casina delle Civette, Casino Nobile, Serra Moresca); Museo Civico di Zoologia.
L’iniziativa è promossa da Roma Capitale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Ingresso libero compatibilmente con la capienza dei siti. Prenotazione obbligatoria solo per i gruppi al contact center di Roma Capitale 060608 (ore 9-19).
A ingresso gratuito sia le collezioni permanenti che le esposizioni temporanee, a partire dai Musei Capitolini (piazza del Campidoglio 1) dove si potrà ammirare, nelle sale terrene del Palazzo dei Conservatori, Tiziano, Lotto, Crivelli e Guercino. Capolavori della Pinacoteca di Ancona, una selezione di grandi opere provenienti dalla Pinacoteca Civica ‘Francesco Podesti’ di Ancona. Sei prestigiose tele protagoniste di un percorso espositivo che racconta l’importanza della collezione della Pinacoteca Nella Sala degli Arazzi del Palazzo dei Conservatori, Agrippa Iulius Caesar, l’erede ripudiato. Un nuovo ritratto di Agrippa Postumo, figlio adottivo di Augusto, tre ritratti di Agrippa Postumo, uno appartenente alle collezioni dei Musei Capitolini, un altro proveniente dagli Uffizi e il terzo della Fondazione Sorgente Group, in cui, solo di recente, si è riconosciuto lo sfortunato erede di Augusto.
Nelle sale di Palazzo Clementino l’ingresso gratuito comprende la visita a I Colori dell’Antico. Marmi Santarelli ai Musei Capitolini, un’ampia panoramica sull’uso dei marmi colorati, dalle origini fino al XX secolo, attraverso una raffinata selezione di pezzi provenienti dalla Fondazione Santarelli.
La prima domenica del mese può essere infine l’occasione per ammirare, nel giardino di Villa Caffarelli, l’imponente ricostruzione in dimensioni reali del Colosso di Costantino, una statua alta circa 13 metri realizzata attraverso tecniche innovative, partendo dai pezzi originali del IV secolo d.C. conservati nei Musei Capitolini.
Ai Musei di Villa Torlonia (via Nomentana 70) nelle sale del Casino dei Principi Titina Maselli nel centenario della nascita, un’ampia visione retrospettiva dell’opera di un’artista che ha attraversato con grande autonomia e libertà visiva molte correnti pittoriche, senza mai aderire a una in particolare.
Alla Casina delle Civette è possibile ammirare l’esposizione Niki Berlinguer. La signora degli arazzi, una panoramica completa della produzione di arazzi realizzati dall’eminente tessitrice e artista, pioniera nel tradurre la pittura in narrazioni tessili (www.museivillatorlonia.it).
Al Museo di Roma in Trastevere (piazza S. Egidio 1/b) l’esposizione Roma ChilometroZero, un lavoro fotografico di ricerca in cui 15 fotografi romani documentano la complessità, i cambiamenti e le particolarità della città. Nelle sale al primo piano Testimoni di una guerra – Memoria grafica della Rivoluzione Messicana, 40 fotografie provenienti dal prestigioso Archivio Casasola, che percorrono le tappe fondamentali della Rivoluzione Messicana, periodo in cui sono sorte figure che hanno segnato la storia messicana come Francisco I. Madero, Emiliano Zapata, Pancho Villa e Venustiano Carranza. Infine, sempre nelle sale al primo piano, prosegue Dino Ignani. 80’s Dark Rome, il ritratto della Roma ombrosa e scintillante, sotterranea e plateale, degli anni Ottanta del secolo scorso.
Al Museo di Roma (Piazza San Pantaleo, 10 e Piazza Navona, 2) l’ingresso gratuito darà la possibilità di visitare LAUDATO SIE! Natura e scienza. L’eredità culturale di frate Francesco, esposizione che, prendendo le mosse dal più antico manoscritto del Cantico di frate Sole o Cantico delle creature – tra i primi testi poetici in volgare italiano giunti a noi –propone un itinerario, attraverso 93 opere rare del Fondo antico della Biblioteca comunale di Assisi conservate presso il Sacro Convento.
Nelle sale del terzo piano L’incanto della Bellezza. Dipinti ritrovati di Sebastiano Ricci dalla Collezione Enel, esposizione inedita di due tele, raffiguranti Il trionfo di Venere e Bacco e Arianna, probabilmente eseguite dal Ricci nei primi anni del Settecento da poco sottoposti a un restauro.
Negli spazi della Galleria d’Arte Moderna (via Francesco Crispi 24), la mostra Estetica della deformazione. Protagonisti dell’Espressionismo Italiano, una selezione delle opere della collezione Iannaccone di Milano relative alla linea espressionista dell’arte italiana tra gli anni Trenta e Cinquanta – dalla Scuola Romana al gruppo Corrente. All’ingresso del museo, i visitatori saranno inoltre accolti da À jour. Laura VdB Facchini, un progetto site-specific in dialogo con il complesso monumentale tardo-cinquecentesco che oggi ospita il museo, ispirato dal ricamo à jour, come omaggio alle monache che per secoli hanno abitato questo. Nelle sale al secondo piano prosegue il successo della mostra “La poesia ti guarda”. Omaggio al Gruppo 70 (1963-2023), una selezione di opere di uno dei sodalizi artistici più interessanti sorti nel contesto delle neoavanguardie e delle ricerche verbovisuali italiane. Sarà inoltre ancora possibile ammirare L’allieva di danza di Venanzo Crocetti. Il ritorno, una delle prime sculture di grande formato dedicate al tema della danza di Crocetti, tornata in tutta la sua magnificenza dopo un restauro da parte dei tecnici dell’ICR.
Aperti regolarmente al pubblico anche i musei abitualmente ad ingresso libero, ovvero: Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco; Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese; Museo Pietro Canonica a Villa Borghese; Museo Napoleonico; Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina; Museo di Casal de’ Pazzi; Museo delle Mura; Villa di Massenzio.
Al Museo Carlo Bilotti, Aranciera di Villa Borghese (via Fiorello La Guardia 6 – viale dell’Aranciera 4) la mostra Sandro Visca – Fracturae, un’occasione unica per esplorare la produzione dell’artista abruzzese con particolare attenzione al suo continuo dialogo tra la materia e la sua messa in forma. (www.museocarlobilotti.it )
Al Museo Napoleonico (Piazza di Ponte Umberto I 1) si potrà ammirare Carolina e Ferdinando. E non sempre seguendo il dopo al prima, sculture, incisioni, installazioni multimediali di Gianluca Esposito che esplorano artisticamente le relazioni fra Maria Carolina d’Asburgo Lorena, il marito Ferdinando IV di Borbone e il Regno di Napoli. Nello stesso museo Giuseppe Primoli e il fascino dell’Oriente, una mostra tematica sull’interesse del conte Giuseppe Primoli per l’arte del Giappone e, più in generale del continente asiatico, con documenti, fotografie, libri, oggetti e manufatti di gusto, tema o manifattura orientale provenienti dalla Fondazione Primoli e dalla collezione del museo. (www.museonapoleonico.it )
Eccezione alla gratuità
(ingresso a tariffazione ordinaria, con tariffa ridotta per i possessori della MIC Card):
Franco Fontana. Retrospective al Museo dell’Ara Pacis (lungotevere in Augusta angolo via Tomacelli), la prima grande mostra retrospettiva dedicata all’intera carriera artistica del fotografo modenese, con opere selezionate dal suo vasto archivio.
Roma pittrice. Le artiste a Roma tra il XVI e XIX secolo al Museo di Roma (Piazza San Pantaleo, 10 e Piazza Navona, 2), che si focalizza sulle artiste donne che lavorarono a Roma a partire dal XVI secolo, con un percorso che giunge fino al 1800 e alle nuove modalità di progressivo accesso alla formazione che lentamente si impongono in accordo con il panorama europeo. Protagoniste le artiste presenti nelle collezioni capitoline, come Caterina Ginnasi, Maria Felice Tibaldi Subleyras, Angelika Kaufmann, Laura Piranesi, Marianna Candidi Dionigi, Louise Seidler ed Emma Gaggiotti Richards, oltre a una selezione significativa di altre importanti artiste attive in città come Lavinia Fontana, Artemisia Gentileschi, Maddalena Corvina, Giovanna Garzoni, e di molte altre.
Rifugio antiaereo e bunker di Villa Torlonia, (Casino Nobile, Via Nomentana 70) con un nuovo percorso espositivo che documenta la vita di Mussolini e della famiglia nella villa e, attraverso un’esperienza multimediale immersiva, permette di rivivere i momenti drammatici delle incursioni aeree durante la Seconda guerra mondiale. Prenotazione obbligatoria per singoli e gruppi.
Circo Maximo Experience, offre la visita immersiva del Circo Massimo in realtà aumentata e virtuale, dalle 9:30 alle 16:00 (ogni 15 min. – ultimo ingresso ore 14:50). Ingresso a tariffa ridotta per possessori della MIC Card.
Tutte le informazioni e gli aggiornamenti sono disponibili su www.museiincomuneroma.it e culture.roma.it e sui canali social di Roma Culture, del Sistema Musei e della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Servizi museali a cura di Zètema Progetto Cultura.
Castelnuovo di Farfa- il sogno e l’UTOPIA CONSUMATA-
–INTRODUZIONE ALLA RACCOLTA MURALES CASTELNUOVESI DI FRANCO LEGGERI-
Disegni di Tatiana Concas
-Castelnuovo, il sogno e l’UTOPIA CONSUMATA-Sono nato a Castelnuovo di Farfa in una casa senza libri poi la vita e i fatti tristi che essa mi ha riservato mi fecero sconfinare nella Poesia. Io divenni un castelnuovese clandestino, emigrante all’interno di una biblioteca e ,quindi, iniziai a navigare in un “OCEANO DI LIBRI”. Ogni libro era ed è un’isola su cui mi è stato possibile vivere libero.La Poesia e la scrittura sono il giusto modo , forse, per ripagare il mio Borgo. Ripagare Castelnuovo con moneta giusta per avermi accolto, per avermi regalato i sogni scritti sui muri, suoni e profumi , la sua bella storia e le piccole storie che, assieme, sono diventate il mio Castello di Kafka e forse l’isola per un nuovo “naufrago castelnuovese”.Sono nato castelnuovese , da genitori e da nonni castelnuovesi , ma ho vissuto anche altrove una parte della mia vita. A Castelnuovo ho trascorso anni importanti, quelli che danno “l’impronta” alla formazione umana. Sono castelnuovese “dentro” e incatenato a Castelnuovo da sentimenti contrastanti come : Ammirazione per le sue straordinarie risorse , ma anche, ahimè, frustrazione per il modo in cui, quotidianamente, esse vengono sprecate da incapaci e le chiusure di questi .Come castelnuovese orgoglioso castelnuovese, sono parte di quella pattuglia che pensa che fare qualcosa , anche poco, sia meglio che non fare nulla ed abbandonare così il Borgo, l’amato Castelnuovo, al suo triste destino di :”colonia della sottocultura Sabina”. Vi sono castelnuovesi, senza altra colpa se non quella di essere nati a Castelnuovo, che meritano di avere una chance , cioè quella di vedersi riconoscere e valorizzare le loro straordinarie qualità nascoste che spesso non sanno nemmeno di possedere. Credo fortemente che la politica dei piccoli passi, in un Borgo come Castelnuovo, sia quella da percorrere. Quindi, piccoli passi fatti insieme a me da altri “castelnuovesi dentro”, anche se residenti altrove, con l’intento di unire alla mia passione le loro idee e le loro voci in un progetto di Rinascimento culturale castelnuovese.
INTRODUZIONE ALLA RACCOLTA MURALES CASTELNUOVESI DI FRANCO LEGGERI-
– Anteprima di alcuni disegni di TATIANA CONCAS presenti nella raccolta di Poesie “MURALES CASTELNUOVESI” di Franco Leggeri-Edizione DEA SABINA.
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