I grandi fotografi. Ediz. illustrata di Juliet Hacking
C. Spinoglio (Traduttore)- Editore Einaudi
I grandi fotografi. Ediz. illustrata di Juliet Hacking
Descrizione del libro di Juliet Hacking- “Ridurre circa 180 anni di produzione fotografica (si pensi che il solo Cartier-Bresson produsse di più di mezzo milione di negativi in un’unica vita) a meno di quaranta nomi, significa che le biografie presentate qui appartengono a coloro che sono passati alla posterità. I trentotto artisti rappresentati in queste pagine hanno tutti creato immagini straordinarie servendosi della fotografia. Ma non sono assolutamente i soli grandi fotografi esistenti. Lo scopo di raccontare queste vite è quello di rammentare al lettore alcuni dei piaceri e dei valori della biografia nel suo rapporto con la storia dell’arte: non solo la sua accessibilità e il suo interesse, ma anche il suo ruolo di correttivo alla moda attuale delle cronologie (con la loro natura sedicente fattuale). Spero che questi brevi saggi aiutino a controbilanciare l’idea dominante secondo cui la biografia è anti intellettuale. Anche se l’aforisma classico ars longa, vita brevis continua a essere attuale, ora siamo meno inclini a concepire la vita e l’opera di un artista in opposizione tra loro, e le vediamo entrambe come l’arena in cui si modellano, si forgiano e si creano forme nuove con il loro irresistibile slancio vitale”.
Juliet Hacking Faculty London Sotheby’s Institute of Art
L’Autrice. Juliet Hacking, dopo aver diretto per tre anni il Dipartimento di fotografia di Sotheby’s di Londra, dal 2006 dirige il Master in fotografia (storica e contemporanea) del Sotheby’s Institute of Art. Ha curato e scritto il catalogo per la mostra «David Wilkie Wynfield: Princes of Victorian Bohemia» per la National Portrait Gallery. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo il volume, da lei curato, Photography. The Whole Story (Thames & Hudson 2012) e, in italiano, I grandi fotografi (Einaudi, 2015).
Juliet Hacking
Program Director, MA Contemporary Art, London
PhD, MA and BA (Hons), Courtauld Institute of Art, London.
Juliet Hacking began her academic career as a Visiting Lecturer (at the Universities of Derby and Reading, and the Courtauld Institute). In 1999 she took on a year-long research post at the National Portrait Gallery, London, where she also curated the exhibition and wrote the book ‘Princes of Victorian Bohemia: Photographs by David Wilkie Wynfield’ (Prestel, 2000). From 2000 to 2003 she was a junior specialist in the Photographs Department at Sotheby’s auction house in London; becoming, in 2003, Head of the department. She joined Sotheby’s Institute of Art, London, in 2006, and was the Programme Director of the MA in Photography for 10 years. In 2016 she became a member of the MA in Contemporary Art faculty, and was recently appointed its Programme Director. She is the author of ‘Lives of the Great Photographers’ (2015), general editor of ‘Photography: The Whole Story’ (2012) [both Thames & Hudson], author of ‘Photography and the Art Market’ (Lund Humphries, 2018) and the co-editor of ‘Photography & the Arts: Essays on 19th-Century Practices and Debates’ (forthcoming, Bloomsbury). She is also co-series editor of ‘Hot Topics in the Art World’ with Lund Humphries.
Il volume e la mostra omonima di Sabine Weiss (Venezia, Casa dei Tre Oci, 11 marzo-23 ottobre 2022) offrono la più ricca retrospettiva mai realizzata sul lavoro di Sabine Weiss, unica fotografa donna del dopoguerra ad aver esercitato questa professione così a lungo e in tutti i campi della fotografia.
«Non mi piacciono le cose sensazionali. Vorrei incorporare tutto in un istante, in modo che la condizione umana sia espressa nella sua sostanza minimale.» Sabine Weiss
Il volume ripercorre l’intera carriera della fotografa, dai reportage per le riviste più importanti e popolari dell’epoca, quali The New York Times Magazine, Life, Newsweek, Vogue, Paris Match, Esquire, ai ritratti di artisti, dalla moda agli scatti di strada con particolare attenzione ai volti dei bambini, fino ai numerosi viaggi per il mondo. Il saggio della curatrice Virginie Chardin ripercorre la vita e il lavoro di Weiss, mentre il testo del direttore artistico della Casa dei Tre Oci, Denis Curti, analizza l’esperienza di Weiss alla luce di un confronto tra la fotografia umanista francese e il neorealismo italiano. Il catalogo propone, inoltre, un’interessante appendice, che racchiude la biografia aggiornata della fotografa, accompagnata da illustrazioni di documenti storici e riviste, insieme a una selezione di mostre personali e collettive e un’accurata bibliografia dell’artista.
Sabine Weiss
Breve biografia di Sabine Weiss-(Saint-Gingolph, 23 luglio 1924 – Parigi, 28 dicembre 2021) è stata una fotografa svizzera naturalizzata francese e una delle più importanti rappresentanti del movimento fotografico umanista francese, insieme a Robert Doisneau, Willy Ronis, Édouard Boubat e Izis.
Luce, gesto, sguardo, movimento, silenzio, tensione, riposo, rigore, distensione. Vorrei includere tutto in questo istante perché sia espresso con il minimo dei mezzi l’essenziale dell’essere umano
Sabine Weis
Sabine Weiss (1924-2021) è una delle principali rappresentanti della corrente del dopoguerra che in Francia viene abitualmente definita “la fotografia umanista” e di cui fanno parte fotografi come Robert Doisneau, Willy Ronis o Edouard Boubat.
Reportage, illustrazione, moda, pubblicità, ritratto d’artista, lavoro personale: Sabine Weiss ha approcciato tutti gli ambiti della fotografia come una sfida, un pretesto d’incontro e di viaggio, un modo di vivere e di espressione di sé. Questa retrospettiva a cui l’autrice ha dato il proprio contributo fino al suo ultimo respiro, testimonia la passione di una vita e mette in luce le dominanti di un’opera in empatia costante con l’essere umano.
L’artista, attraverso stampe originali, documenti d’archivio e estratti di film, delinea il ritratto di una fotografia ispirata da un’insaziabile curiosità per l’altro, sia in Francia, dove si stabilisce nel 1946, come in quasi tutti i paesi europei (tra cui Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Germania, Austria, Inghilterra, Danimarca, Malta, Ungheria), negli Stati Uniti e in Asia, dove continua a viaggiare fino al termine della sua vita.
Poggio Mirteto – William Pilè – Venere del Reatino,L’ANTICOLAVATOIO è lieto di presentare il primo appuntamento di una serie di esposizioni dedicate all’arte contemporanea nello spazio del lavatoio comunale di Poggio Mirteto.
“Venere del Reatino” è il titolo di una serie di dipinti installati per l’occasione dall’artista William Pilè (Roma, 1988). Le opere rappresentano uno spaccato intimista della quotidianità di una giovane sex worker che vive a Rieti e che ha posato per la realizzazione di ritratti dal vero all’interno della sua abitazione, luogo in cui vive e accoglie i suoi clienti.
La dimensione domestica, spesso percepita come rifugio, si trasforma qui in un palcoscenico di esclusione, un microcosmo ai margini della società, dove si intrecciano solitudine, desiderio e sopravvivenza. La pittura diventa strumento di rivelazione, squarcia il velo dell’indifferenza e costringe l’osservatore a confrontarsi con una realtà spesso volutamente ignorata e stigmatizzata.
La periferia, oggetto di studio della ricerca di Pilè, non è solo un luogo fisico ma anche simbolico: è la rappresentazione di un’umanità decentrata, relegata ai confini del vivere civile, dove il corpo viene visto come un oggetto e l’intimità una merce.
La scelta di esporre questo soggetto in un lavatoio pubblico non è casuale. Questi luoghi infatti, frequentati un tempo nella maggioranza da donne, erano spazi di lavoro ma anche di condivisione della quotidianità, di ritrovo delle gioie e delle disgrazie dell’esistenza collettiva e magari di riflessione sulla propria condizione femminile all’interno della società patriarcale.
I dipinti di Pilè non offrono giudizi morali ma tentano di rendere visibile l’invisibile, testimoniano un’esistenza fatta di gesti ripetuti, di silenzi pesanti, di sguardi che sfuggono e cercano al tempo stesso un contatto. L’immagine di questa donna si sottrae alla narrazione imposta e diventa racconto di sé, affermazione di esistenza, strumento di autodeterminazione, mentre il lavatoio le restituisce lo spazio negato: quello del racconto, del riconoscimento, dell’ascolto. Il passato ed il presente si sovrappongono, la storia e l’attualità si incontrano ed il lavatoio torna ad essere un luogo di incontro e di riflessione collettiva proprio come lo era un tempo.
Il reste encore demain: le film phénomène de Paola Cortellesi
A découvrir dans les salles françaises à partir du 13 mars. “Il reste encore demain” (C’è ancora domani), tourné entièrement en noir et blanc à l’instar des films neoréalistes, a créé la surprise au box-office italien avec déjà plus de cinq millions d’entrées depuis sa sortie en octobre dernier. Cette comédie, premier long métrage de Paola Cortellesi en tant que réalisatrice, a conquis le cœur d’une grande partie de son pays et suscité l’intérêt de nombreux distributeurs internationaux.
Il reste encore demain: le film phénomène de Paola Cortellesi
Celle qui a débuté sa carrière au théâtre dans les années 1990 avant de se faire connaître à la télé interprète ici le rôle principal de son propre film: une mère de famille pauvre déterminée à mener une vie plus heureuse et plus libre malgré les violences, les vexations de son mari (Valerio Mastrandrea) et celles, plus insidieuses, d’une société patriarcale.
Le film, un tableau représentatif de la société romaine de l’époque, est aussi une histoire d’entraide entre deux générations de femmes, celle de Delia et de sa fille Marcella, qu’elle sauve in extremis d’un destin comparable au sien. Nous sommes à Rome libérée depuis peu, en 1946, dans le quartier populaire du Testaccio (d’où l’usage dans les dialogues du dialecte romain – Dieu merci sous-titré en français!), des Américains patrouillent encore la ville et la situation économique est celle misérable de l’après-guerre. C’est aussi l’année où les Italiens – et les femmes pour la première fois – votent pour instituer la République.
Paola Cortellesi
Paola Cortellesi a dit en substance dans des interviews avoir voulu raconter avec la volonté d’en sourire la vie de ces femmes que personne n’a jamais célébrées, nos grands-mères, nos mères, considérées comme des nullités, celles qui recevaient une gifle de leur mari et ensuite, comme Cendrillon, retournaient à leurs travaux domestiques ou à leurs petits boulots mal rémunérés; une histoire de subordination à l’homme qui se comporte en propriétaire de la femme.
Bien que les conditions sociales et économiques de l’Italie d’aujourd’hui soient très différentes de celles de l’après-guerre, ce thème, toujours sensible, est impossible à reléguer dans un lointain passé. Le succès du film est la preuve que le message d’émancipation et surtout d’espoir de la réalisatrice est arrivé là où elle le souhaitait. Sa comédie, qui oscille habilement entre engagement et divertissement, a touché un large public, devenant un vrai événement politique et suscitant de larges débats.
Nous nous réjouissons de le découvrir avec vous. Il sera intéressant de voir quel accueil le public français lui réservera et de mieux comprendre les différentes clés de l’engouement populaire qu’il suscite. N’hésitez pas à donner votre point de vue en fond de page et désolée de n’avoir pas réussi à organiser un jeu-concours.
Nous recevons, et elle tombe à pic, la critique qu’a écrite pour Altritaliani notre fidèle collaborateur « cinéma » Armando Lostaglio, fondateur du Cinéclub Vittorio de Sica – Cinit de Rionero, en Basilicata. Merci à lui! A lire en italien ICI
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Synopsis officiel et bande-annonce sous-titrée en français :
IL RESTE ENCORE DEMAIN | C’E ANCORA DOMANI
Italie, N&B, 2023, 1h58
Mariée à Ivano, Delia, mère de trois enfants, vit à Rome dans la seconde moitié des années 40. La ville est alors partagée entre l’espoir né de la Libération et les difficultés matérielles engendrées par la guerre qui vient à peine de s’achever. Face à son mari autoritaire et violent, Delia ne trouve du réconfort qu’auprès de son amie Marisa avec qui elle partage des moments de légèreté et des confidences intimes. Leur routine morose prend fin au printemps, lorsque toute la famille en émoi s’apprête à célébrer les fiançailles imminentes de leur fille aînée, Marcella. Mais l’arrivée d’une lettre mystérieuse va tout bouleverser et pousser Delia à trouver le courage d’imaginer un avenir meilleur, et pas seulement pour elle-même.
Il Tempio-I resti del monumento sono situati nell‘area archeologica di Metaponto, più precisamente sull’ultima ondulazione dei Givoni, antichi cordoni litoranei, presso la sponda destra del fiume Bradano, eretto sui resti di un antico villaggio neolitico, lungo la strada preistorica proveniente da Siris-Heraclea, a circa 3 km dall’antica città di Metaponto.
Fotoreportage di Franco Leggeri-METAPONTO -Tempio di Hera
STORIA
Il tempio delle Tavole Palatine, restaurato nel 1961, era stato inizialmente attribuito al culto della dea Atena, successivamente sul frammento di un vaso, trovato nel corso degli scavi archeologici del 1926, venne rinvenuta una dedica votiva alla dea Hera. Fino al XIX secolo le Tavole Palatine erano localmente definite anche “Mensole Palatine” o “Colonne Palatine“, probabilmente in ricordo alle lotte contro i Saraceni dei Paladini di Francia. Il tempio era anche chiamato “Scuola di Pitagora“, in memoria del grande filosofo Pitagora. Nel medioevo era ancora chiamato “Mensae Imperatoris“, probabilmente a ricordo dell’imperatore Ottone II che, nella spedizione contro i Saraceni del 982, si accampò a Metaponto.
Fotoreportage di Franco Leggeri-METAPONTO -Tempio di Hera
DETTAGLI
I resti del tempio sono composti da 15 colonne con 20 scanalature e capitelli di ordine dorico. Delle 15 colonne, 10 sono sul lato settentrionale e 5 sul meridionale. In origine le colonne erano 32, poiché il tempio aveva una forma periptera con 12 colonne sui lati lunghi e 6 sui lati corti. Lo stilobate era lungo 34,29 metri e largo 13,66 metri, la cella di 17,79 x 8,68 metri. Il tempio risulta molto degradato, poiché costruito con calcare locale (detto mazzarro)
Fotoreportage di Franco Leggeri-METAPONTO -Tempio di Hera
ITINERARI
Bernalda: Castello, Chiesa madre di San Bernardino da Siena, Palazzo Margherita; spiagge del Metapontino, Torre Mare con la chiesa di San Leone Magno;
Pisticci: chiesa madre di Santi Pietro e Paolo, Rione Dirupo e Terravecchia, Castello di San Basilio, Torre dell’Acquedotto;
Policoro: Castello Baronale, Museo della Siritide, Parco archeologico di Herakleia;
Montescaglioso: Abbazia di San Michele Arcangelo;
Miglionico: Castello del Malconsiglio
Matera
Fonte- Museo Archeologico Nazionale Metaponto
Contatti
Museo Archeologico Nazionale Metaponto
Via D. Adamesteanu, 21
75010 Bernalda (MT)
Fotoreportage di Franco Leggeri-METAPONTO -Tempio di Hera
Descrizione dal sito MiC – Ministero della Cultura
I resti del monumento sono situati nei pressi di Metaponto, nell’area archeologica del Tempio di Hera detto delle Tavole Palatine, presso la sponda destra del fiume Bradano. Si tratta delle rovine del tempio di stile dorico, eretto nel VI secolo a.C., che ornava il santuario extraurbano dedicato alla stessa dea Hera e marcava, visibile a distanza, il confine con il territorio della polis antagonista di Taranto.
Fotoreportage di Franco Leggeri-METAPONTO -Tempio di Hera
Fino al XIX secolo le Tavole Palatine erano localmente definite anche “Mensole Palatine” o “Colonne Palatine”, forse in ricordo delle lotte dei Paladini di Francia contro i Saraceni.
Fotoreportage di Franco Leggeri-METAPONTO -Tempio di Hera
Nel medioevo risulta anche il nome “Mensae Imperatoris”, che richiama il passaggio dell’imperatore Ottone II il quale, nel X secolo d.C., si accampò a Metaponto di ritorno dalla spedizione contro i Saraceni.
Fotoreportage di Franco Leggeri-METAPONTO -Tempio di Hera
Del tempio si conservano 15 colonne sormontate da capitelli di ordine dorico e dagli architravi. L’edificio, in origine dotato di 32 colonne, 12 si lati lunghi e 6 sulle fronti. La cella, di cui si conservano solo i blocchi di fondazione, era munita di pronao, naos e adyton. Il tempio era ornato da ricche decorazioni architettoniche in terracotta policroma, i cui resti sono conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Metaponto.
Fotoreportage di Franco Leggeri-METAPONTO -Tempio di Hera
Da alcuni anni una missione della Scuola Superiore Meridionale ha ripreso gli scavi nell’area del tempio e del santuario.
Roma-La mostra di Osvaldo Tiberti,” segnali, dipinti e grafica”all’ ArtSharing –
Osvaldo Tiberti,” segnali, dipinti e grafica”
Roma- La mostra “Segnali, dipinti e grafica”di Osvaldo Tiberti nasce da una sfida tra l’artista e la curatrice.Osvaldo Tiberti lavora utilizzando gli elementi grafici come base per un lavoro stratificato e sempre molto materico, che tende verso la forma scultorea anche quando è compressa nelle due superfici. Le opere in mostra sono nate nel corso di anni, in particolare a partire dalla pandemia e fino a momenti recentissimi, anche umanamente complessi: sono state scelte tra decine di altre dalla curatrice costruendo assieme all’artista il diario visivo di un momento di transizione e di maturità. Nella dichiarata intenzione di andare a togliere (less is more!) la curatrice ha deciso di non esporre le imponenti sculture – ben note al pubblico – per proporre un lato più privato e meno noto scegliendo quelle opere che hanno in comune fra loro la parola, i grafemi, i logogrammi e quei segni grafici che, più o meno nascosti all’interno delle opere, ne offrono una chiave di lettura. Un lavoro quindi sul linguaggio scritto e parlato che però diventa destabilizzante, perde il proprio senso comune e ne individua altri, inducendo a una riflessione sulla comunicazione.
Ma è anche un lavoro sulla musica: in mostra ogni opera avrà un collegamento virtuale con un brano scelto dall’artista, che si potrà ascoltare più che come una colonna sonora, come il suono emanato da ogni singola opera.
Quella proposta dalla curatrice è una visione inedita del lavoro dell’artista, quasi un’indagine su ciò che sta dietro le opere, sul pensiero e l’azione che le generano, riportandolo affettuosamente alle origini per girare pagina.
Osvaldo Tiberti,” segnali, dipinti e grafica”
OSVALDO TIBERTI –BIO
Tivoli 1978, dopo la formazione artistica dal 2000 è entrato a far parte del raggruppamento di artisti indipendenti, processo collettivo di ricerca denominato Com.plot S.Y.S.tem, che nella pluralità dei linguaggi rivolge una particolare attenzione alla relazione tra arte e architettura. Nel 2009 con il gruppo “Arte Architettura Territorio”. svolge ricerche tra arte visiva e social network in differenti contesti (didattici, urbani, nella natura), partecipando con l’opera “Salomè a Skopje” selezionata prima classificata per la sezione Arti Visive Roma alla Biennale dei Giovani Artisti d’Europa e del Mediterraneo / Biennale di Skopje 2009. Espone a partire dal 2008 sia nell’ambito dell’oreficeria contemporanea, sia nell’ambito più strettamente artistico, sia in Italia sia in ambito internazionale, partecipando a più riprese alla Biennale di Architettura di Venezia con il gruppo com.plot S.Y.S.team.
INFO PRATICHE:
Osvaldo Tiberti | Segnali. Dipinti e grafica
1-22 marzo 2025
A cura di Penelope Filacchione
Art Sharing Roma
Via Giulio Tarra 64 – 00151
Opening 1° marzo ore 17-21
Orari mostra: da martedì a sabato ore 17-20. Altri orari su appuntamento.
Portare le cuffie del proprio smartphone per ascoltare i brani collegati alle opere.
Catalogo in mostra.
Biografia di Tiberti Osvaldo Nato a Tivoli (1978) e diplomato presso l’Istituto Statale d’Arte di Tivoli in Design del gioiello e dei metalli. Successivamente ha concluso gli studi presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma, sezione Decorazione (2001); la Specialistica di II livello, presso l’Accademia delle Belle Arti dell’Aquila nella Scuola di Scultura (2005) e infine la Specializzazione di II livello Abilitante all’insegnamento presso l’Accademia delle Belle Arti dell’Aquila (2008). In seguito ha conseguito diversi diplomi di perfezionamento post lauream e corsi di formazione.
L’aver operato in diversi campi artistici, dall’oreficeria alla scultura, dalla pittura all’incisione calcografica, dal design alla fotografia, dal mosaico alla ceramica, gli ha consentito di acquisire particolare versatilità nell’insegnamento e di ottenere una completa consapevolezza del personale patrimonio ideativo e comunicativo.
Dal 2008 è docente del Corso di Oreficeria e Incastonatura, presso la Scuola Arti Ornamentali, delle Scuole d’Arte e Mestieri del Comune di Roma e di Arte e Immagine presso la Scuola Secondaria di Primo Grado.
Dal 2000 fa parte del raggruppamento di artisti indipendenti, processo collettivo di ricerca denominato Com.plot S.Y.S.tem, www.complotsystem.org, con partecipazioni, tra le altre, alla X e XI Biennale di Venezia di Architettura.
Medaglia d’oro nella sezione Concorso Giovani per la progettazione e realizzazione di un anello, in “Desideri Preziosi – 2001 Odissea nel…Gioiello”; progetto e realizzazione del “Trofeo-Scultura per Desideri Preziosi 2002” opera per la “madrina” dell’evento la stilista Laura Biagiotti; selezionato al Concorso Internazionale per una Medaglia Commemorativa, “Memorie di Adriano nella Roma di Yourcenar” Sala della Promoteca del Comune di Roma (2003); selezionato al VII Concorso Internazionale, “Glassdressing”, Design Trieste Contemporanea, progettazione e realizzazione dell’opera “gioiello Costruito di vetro” (2006); primo Classificato per Arti visive Roma, con l’opera “Salomè a Skopje” Gruppo Arte Architettura Territorio alla Biennale dei Giovani Artisti d’Europa e del Mediterraneo / Biennale di Skopje 2009.
Dal 2001 ad oggi ha partecipato a numerose esposizioni nazionali ed interazionali nella pluralità dei linguaggi espressivi con opere di scultura, pittura, oreficeria, ed altro.
Osvaldo Tiberti,” segnali, dipinti e grafica”
Presentazioni/Esposizioni
2023 “La Torre di Carta I – Dosi d’Arte” perforormance di Osvaldo Tiberti 30 settembre 2023 parco di Via Giulio Tarra – 00151 Roma – finissage “Friends”.
2023 “FRIENDS” – Cinque anni di ArtSharing. A cura di Penelope Filacchione 13-30 settembre 2023 Via Giulio Tarra 64 – 00151 Roma
2023 “No War Zone – Line Amiche” , Mostra di Oreficeria e Scultura con gli allievi del Corso di oreficeria B – a cura di Osvaldo Tiberti e Penelope Filacchione con la collaborazione di Lucia Forte, Corso Moda, dal 15 al 21 giugno – Scuola Arti Ornamentali, Via di San Giacomo 11 Roma
2023 “Piombo e Oro” – Tiberti Osvaldo Biennale Sessions, La Biennale di Venezia , presso il Parco Bissuola di Mestre (VE), curato da Escuela Moderna/Foriposto Mestre e Marche Arte Viva, 20- 21 Maggio 2023
2023 “PROPRIETÀ EMERGENTI” Monica Gardellini e Osvaldo Tiberti a cura di Penelope Filacchione Roma, via Giulio Tarra 64 – 00151 Roma Sabato 4 marzo – Sabato 18 marzo 2023.
2022 RJW -Roma Jewelry Week “Oreficeria e Arte” 11-15 ottobre 2022 Atelier Paola Casalino – Vicolo dell’Atleta 5 Roma
2022 RAW Rome Arte Week 2022 Mostra “Parole liquide” di Osvaldo Tiberti, Lunedì 24 ottobre 2022 ore 14:00-20:00 Presso il Giardino Segreto Gallery, Roma Via Gregorio XI, 122 – 00166 A cura di Ilaria Di Giustili e Osvaldo Tiberti Testo di Osvaldo Tiberti
2022 – “Fiori”, a cura di Ilaria Di Giustili, testo critico Penelope Filacchione, Giardino Segreto Gallery Roma, Via Gregorio XI 122, Roma, 23 settembre 2022.
2022 – “Cura di Sé e Cura dell’Altro: Mail Art Project”, Fondazione Pistoletto – Cittadellarte Via Serralunga, 27, 13900 Biella (BI) 22 aprile al 22 maggio 2022
2021 – VOICE OVER EXHIBITIONS – Escuela Moderna/Ateneo Libertario con Voice Over – Sala D’Armi A Arsenale Biennale Sessions – Biennale di Venezia Architettura 2021 Sabato 23 Ottobre.
Osvaldo Tiberti,” segnali, dipinti e grafica”
2021 – Speciale Rome Art Week 2021: Oúsía – forma, segno, carattere – * dedicata a Mimmo Lucano, per la bellezza delle sue idee oltre i limiti della forma imposta. Dal 24 Ottobre al 31 ottobre 2021. ArtSharing lab&gallery di via Giulio Tarra 64, Roma.
2021 – Flags of the web – guggenheim.org – “Red Moon al Levar del Sole 2021 – Costruttivo Decosrtuttivo Rosso 2021” – “Dripping A Z Symbols 2021 – found it”2020 – 20×20 per natale regala arte! – ArtSharing lab&gallery di via Giulio Tarra 64, Roma. https://artsharingroma.wixsite.com/20×20/copia-di-studio-marbe 2020 – Feel Hearth Green Festival Emotions – Orto Botanico di Roma Progetto Feel (H)eart(h) Green Festival Emotion – Feel Hearth2020 – RIF – MUSEO DELLE PERIFERIE – Opere/Manifesti https://www.museodelleperiferie.it/articolo/manifesto-osvaldo-tiberti-1 https://www.museodelleperiferie.it/articolo/manifesto-osvaldo-tiberti2020 – (r)esistiamo – web exhibition, https://artsharingroma.wixsite.com/website, a cura di Penelope Filacchione. ArtSharing lab&gallery di via Giulio Tarra 64, Roma. Dal 12/4/2020 al 10/09/2020 Sculture serie “Attese40ena”2019 – “Mondi immaginari ed altre storie” IV edizione Natale in Arte, a cura di Penelope Filacchione. ArtSharing lab&gallery di via Giulio Tarra 64, Roma. Dal 30/11/2019 al 5/1/2020. Dipinti “City”, gioielli serie “Grattacieli”, stampe calcografiche.2019 DE CHIRICO: ETERNO CONTEMPORANEO. L’oreficeria a confronto con la Metafisica. ALLIEVI E MAESTRI DEL CORSO ORAFO. COORDINATRICE ARCH. GIOVANNA BENINCASA – A cura di Penelope Filacchione, Luigi Armando Gemmo, Maria Paola Ranfi, Osvaldo Tiberti.2016 Esposizione permanente nella Cattedrale di Breslavia – “La Polonia in Italia: suggestioni delle presenze polacche in Italia” a cura di Antonio Grassi e Stefania Severi. Collezione della Biblioteca dell’Arcidiocesi di Breslavia. 2014 ExPolis 2014 – LA FORMA DELLA RELAZIONE – corpi/idee/poteri a cura di Paolo Martore. Museo Tuscolano, ex Scuderie Aldobrandini dal 10 al 25 maggio 2014. 2011 Festival ExPolis 2011, Le Città fuori dalla città, dal 28 Aprile al 29 Maggio 2011. Direzione artistica Marco Maria Linzi e Massimo Mazzone, ideato da Teatro della Contraddizione, realizzato in collaborazione con Scimmie Nude, BabyGang, Teatro la Madrugada. 2011 “ITALIAN HISTORY X”, dal 30 Aprile al 4 Maggio, a cura di Marco Trulli Evento organizzato da Arci Viterbo all’interno di RESIST VII edizione e del progetto Ex polis. 2011 Opere in esposizione al Centro Culturale “Elsa Morante”, Roma, per la mostra “Synthesim”, dal 15/04/2011 al 15/05/2011: dipinto, “PARALLELEPIPEDO – CASA DEL PITTORE”; fotografie, “SALOMÈ A SKOPJE”; scultura, “SE77E PORTE”. 2010 “Festa delle Giovani Eccellenze di Roma – Giovani Artisti a Roma” (14 – 22 febbraio) Opera pittorica e fotografica, Gruppo Arte Architettura Territorio (O. Tiberti – L. Cazzaniga). Museo Pietro Canonica – Villa Borghese – Roma. 2009 “Arti & Mestieri Expo: Rassegna dell’Artigianato e dell’Enogastronomia”(16 – 20 dicembre) gioielli /sculture, stand Scuole Arti e Mestieri del Comune di Roma Nuova Fiera di Roma, Roma. 2009 “Pubblic Invasion – Derives in Skopje 2009” opera scultorea/pittorica “Museo Armato” workshop a cura di Marco Trulli, ARCI Viterbo e associazione Spatrimonio , Cantieri d’Atre. Skopje, Macedonia. http://www.bjcem.org/wp-content/uploads/2015/09/XIV001.pdf 2009 “Glasstouch” (17 aprile/14 giugno) mostra/concorso e visione del film con i gioielli di vetro “Glassdressing” 2006 Palazzo Agostinielli (Bassano del Grappa). 2009 Rassegna “Transiti / Confini Contemporanei“: “… ancora Senza Titolo: installazione + vita vera” (31 gennaio), – “Gruppo Arte Architettura Territorio” (L. Cazzaniga, O. Tiberti) Teatro della Contraddizione (Milano). 2008 “Arte e Oro” (1 – 31 maggio) mostra personale di gioielli-sculture-dipinti-foto Galleria Comunale d’Arte Contemporanea (Arezzo). 2008 XI Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia: “Arquetipos, Imaginario y Mitos” (1 novembre) performance collettiva, a cura di com.plot S.Y.S.team/GLAC/Teatro della Contraddizione, Padiglione Carlo Scarpa della Repubblica Bolivariana del Venezuela (direttore prof. Arch. Juan Pedro Posani).2006 Partecipazione alla Biennale di Venezia. Com.plot SYStem, “Altre visioni”, Padiglione Venezuela, direttore J. P. Posani, X Biennale di Architettura, Venezia2006, direttore R. Burdett. Rassegna video: Una proiezione si è tenuta il 12 Ottobre 2006 al Bookshop dell’Arsenale, in collaborazione con la DARC e con Il Padiglione Italiano. Dal giorno 11 Ottobre 2006 e fino alla chiusura della Biennale, la mostra è stata ospite del Padiglione Carlo Scarpa della Repubblica Bolivariana del Venezuela.2006 “Glassdressing” (21 ottobre/20 novembre), opera “gioiello Costruito di vetro”. Museo Revoltella, Trieste. 2006 “Glassdressing” (9 settembre/9 ottobre) opera “gioiello Costruito di vetro”. Museo del Settecento Veneziano, Ca’ Rezzonico, Venezia.2006 Esposizione scultura “Parco Costruito” in “Fuorimisura – arteacieloaperto” (16 luglio/29 ottobre), Contemporary Art Exhibition. “La Casella” antico feudo di campagna, Ficulle, Terni.
Osvaldo Tiberti,” segnali, dipinti e grafica”
2005 Esposizione dipinto e scultura-gioiello “Com.polot Jewel” (3gennaio/18febbraio) Riccioli Café, Roma. 2005 Esposizione scultura “Parco Costruito” (22maggio/30giugno) “hall P. Portoghesi”, Accademia delle Belle Arti di L’Aquila. 2004 Partecipazione alla festa-evento, con l’esposizione della scultura-medaglia “Memorie di Adriano nella Roma di Yourcenar” (7-11 maggio). Accademia di Belle Arti Temple University of Art di Roma. 2003 Installazione “Complot City” (Settembre/Ottobre), Complot S.Y.S.tem al Fass Gallery-Sabanci University-Tuzla (Turchia).2003 Installazione “Complot City” (3 – 10 agosto) al Museo dell’Architettura, Acquario Romano con il gruppo Com.plot S.Y.S.tem. 2003 Partecipazione con il gruppo Com.plot S.Y.S.tem alla mostra “Complot City” (2 – 11 luglio) alla Torre Valadier, Roma.2001 “Daegu-Milano Fine Arts Exhibition” (settembre), terza mostra d’arte tra Daegu e Milano; Daegu, Corea del Sud.
Esperienze artistiche2014-2016 Collaborazione Scultura “Slancio” per Aeroporto Marco Polo Tessera Venezia, autori G. Tringali e M. Mazzone, acciaio cor-ten A h. 9 metri, cliente SAVE Aeroporti Venezia.Realizzazione dei modelli in scala e dell’opera definitiva. https://www.artribune.com/tribnews/2014/09/arte-pubblica-allaeroporto-marco-polo-di-venezia-in-anteprima-su-artribune-le-immagini-del-progetto-vincitore-degli-scultori-giacomo-tringali-e-massimo-mazzone/ 2005 Collaborazione, con lo studio di architettura “Plasticmachine” di Roma, per il progetto “ampliamento biblioteca umanistica” (clo architetti), (www.plasticmachine.it). Luglio 2004. Realizzazione scenografia del cortometraggio “Derido Ergo Sum” Avant-Garde per il progetto Education and Culture Youth. centro giovanile Logout, Tivoli, Roma. 2002 Modelli in acciaio e bronzo “Piazza Project” centro commerciale, Eindhoven, NL, Architetto Massimiliano Fuksas, colonne in acciaio h m 24 Scultore Massimo Mazzone. Mazzone S.r.l. pittori e scultori associati. 2001 Sculture per Sua Altezza Reale Prince Turki Bin Khaled abitazione privata in Jedda, Saudi Arabia Mazzone S.r.l. pittori e scultori associati. 2001 Dipinti per Beach Palace Jedda Kingdom of Saudi Arabia Mazzone S.r.l. pittori e scultori associati. 2000 Dipinti per l’Hotel Intercontinental Doha, Quatar Mazzone S.r.l. pittori e scultori associati. Esperienza professionali 2018 Workshop di Oreficeria nel progetto “Chantier A.R.A.B.E. Algeri Roma Argento e Bigiotteria nell’Euromediterraneo”, Scambio Culturale Italia-Algeria, 7-14 maggio 2018 presso la Scuola Arti Ornamentali delle Scuole Arti e Mestieri del Comune di Roma.2009 Collaborazione Tecnica con l’AREA S.r.l. Villa Adriana, Tivoli, Roma. per lo sviluppo e realizzazione di una macchina per l’ossidazione-colorazione del Titanio esposta nello stand “Luigi dal Trozzo” a “Vicenza Oro” (11-18/02) ed a “Oro Capital Roma” (14-17/03). “Altre esperienze professionali” Dal 2004 al 2009 Collaborazioni presso laboratorio di oreficeria e incastonatura GP Gioielli Altre esperienze professionali” Dal 2006 al 2008 Collaborazioni presso gioielleria R. Ulpiani orologi e gioielliTivoli, Roma. Altre esperienze professionali”Gennaio 2006. Collaborazione presso il laboratorio orafo J’Dor Colonna, Roma. Altre esperienze professionali”Dal 2002 al 2006 Collaborazioni presso gioielleria Euro Gold di P. Viteri Tivoli, Roma.Dal 1998 al 2001 Collaborazioni presso gioielleria Arte Orafa Villa Adriana, Tivoli, Roma.1999 Allestimento, progettazione e realizzazione espositori in bronzo del Museo Tuscolano Frascati, Roma. Architetto Massimiliano Fuksas Mazzone S.r.l. pittori e scultori associati. 1999 Progettazione e realizzazione elementi in fusione in metalli e pietre preziose, per i vetri soffiati Mazzone per la VAE, Empoli. Mazzone S.r.l. pittori e scultori associati Riconoscimenti, premi e concorsi 2009 Primo Classificato per Arti visive Roma, con l’opera “Salomè a Skopje” Gruppo Arte Architettura Territorio (L. Cazzaniga, O. Tiberti). Biennale dei Giovani Artisti d’Europa e del Mediterraneo / Biennale di Skopje 2009 – 3/12 settembre. http://www.bjcem.org/wp-content/uploads/2015/09/XIV001.pdf2009 Tra i 5 selezionati al Concorso “Il Viaggiatore Lento 2009”, Ferrara, con l’opera “Bicicletta moderna a vento” Gruppo Arte Architettura Territorio (L. Cazzaniga, O. Tiberti). In mostra permanente All’ interno della galleria del Centro Commerciale di Porta Ferrara. “Il viaggiatore lento”, un omaggio alla bicicletta per la nuova rotatoria di via Comacchio (cronacacomune.it) 2006 Inserito nell’Elenco di artisti professionisti per l’affidamento di incarichi di realizzazione di opere d’arte (pittura; scultura; opere ambientali, altro), a seguito di selezione ad opera del comune di Roma. 2006 Selezionato al VII Concorso Internazionale, “glassdressing”, Design Trieste Contemporanea, progettazione e realizzazione dell’opera “gioiello Costruito di vetro”. https://www.professionearchitetto.it/concorsi/notizie/4647.php 2003 Selezionato al Concorso Internazionale per una Medaglia Commemorativa, “Memorie di Adriano nella Roma di Yourcenar” Sala della Promoteca del Comune di Roma – 5 novembre 2003 2002 Selezionato al concorso “Immaginativa 10 x 10 x 10 & 10 secondi” – Premio Internazionale d’Arte, 2° edizione con l’opera “Costruttivo de costruttivo rosso, numero 29” (cm 10×10) Palazzo Comunale, Magazzini del Sale, Siena; 26 ottobre – 9 novembre. 2002 Vincitore del concorso per la progettazione e realizzazione del “Trofeo-Scultura per Desideri Preziosi 2002” opera donata alla stilista Laura Biagiotti. 2001 Premiato con medaglia d’oro nella sezione Concorso Giovani per la progettazione e realizzazione di un anello, in “Desideri Preziosi – 2001 Odissea nel…Gioiello” XI mostra di argentieri e orafi romani Sala del Tempio di Adriano, Piazza di Pietra, Roma 12/2001. 1996 Primo classificato al concorso interno all’Istituto Statale d’Arte di Tivoli nell’anno scolastico 1995-1996. Progettazione e realizzazione di un portachiavi-gioiello. 1993 Selezionato per l’esposizione interna di un gioiello classico all’Istituto Statale d’Arte di Tivoli nell’anno scolastico 1992-1993, in mostra permanente. Insegnamento Dal 2008 Docente di Arte e immagine A-01 nella scuola secondaria di I grado Scuola Secondaria di Primo Grado. Ministero dell’Istruzione.Dal 2008 Docente del Corso di Oreficeria e Incastonatura. Scuola Arti Ornamentali, Via S. Giacomo 11 Scuole d’Arte e Mestieri del Comune di Roma. Dal 2012 al 2016 Docente del Corso di Oreficeria. Convenzione stipulata tra Roma Capitale e Università LUISS Guido Carli Scuola Arti Ornamentali, Via S. Giacomo 11 Scuole d’Arte e Mestieri del Comune di Roma. Pubblicazioni 2021 Flags of the web – guggenheim.org https://netflag.guggenheim.org/html/netflag_grid.html https://netflag.guggenheim.org/html/netflag_grid.html2021 https://meetartale.blogspot.com/2021/03/osvaldo-tiberi-scultore-pittore-ed.html 2020 https://artsharingroma.wixsite.com/20×20/copia-di-studio-marbe https://www.feelhearth.it/fiori-in-metallo/ Progetto Feel (H)eart(h) Green Festival Emotion2014 M. M. Linzi, M. Mazzone, “Expolis – La Forma della Relazione”. Maggio 2014. https://expolis2014.wordpress.com/progetti-2/progetti/#jp-carousel-29 https://expolis2014.wordpress.com/progetti-2/progetti/2011 A.A.V.V., “Nicoletta Braga, Attualità del corpo nella performance – Una riflessione su corpo, natura e spazio urbano”. A cura di Com.plot S.Y.S.tem., Edizioni Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri. Stampa Graffiti, Pavona (Roma).2010 A.A.V.V., “Drawing a New Memory” – Cantieri d’Arte. A cura di M. Benucci, M. Trulli, C. Zecchi. Gangemi Editore spa Roma – dicembre 2010. https://www.amazon.it/Darwing-new-memory-Cantieri-darte/dp/8849220170
Osvaldo Tiberti,” segnali, dipinti e grafica”
/ref=tmm_pap_swatch_0?_encoding=UTF8&qid=&sr= 2009 7Gates-Skopje Biennial 2009, Bjcem, AAVV, Electa, Verona. http://www.bjcem.org/wp-content/uploads/2015/09/XIV001.pdf 2008 Tesi del perfezionamento: Arte Architettura territorio, Alcune riflessioni sulla costruzione e sul rapporto tra scultura architettura e territorio, Stampa Alternativa, Roma. 2008 Cantieri d’Arte, la città dei biSogni, AAVV, Gangemi, Roma https://www.gangemieditore.com/dettaglio/la-citt%C3%A0-dei-bisogni/1284/2 2006 glassdressing, VII Concorso Internazionale Design Trieste Contemporanea, Edizioni Juliet Trieste. https://www.yumpu.com/it/document/read/15344740/glassdressing-trieste-contemporanea 2006 fuorimisura arteacieloaperto- ED_ARCHISERVICE. https://www.maremagnum.com/libri-antichi/fuorimisura-arteacieloaperto-ed_archiservice-2006/145689281 2006 Altre visioni: Libertà Politica e Territorio, X Biennale di Venezia, Architettura, Stampa Alternativa, Roma.2006 Cantieri d’Arte, ridisegnare i luoghi comuni, AAVV, Stampa Alternativa, Roma https://www.exibart.com/evento-arte/cantieri-darte-2006-ridisegnare-i-luoghi-comuni/2006 Alcune Architetture di Caivano V edizione – theatrum, teoria, lunGrabe, Il Laboratorio, Napoli.2004 I cavalieri del caos, di Renato Tomasino, L’Epos, Palermo. https://www.libroco.it/dl/Renato-Tomasino/Societa-Editrice-L-Epos/9788883022432/I-cavalieri-del-caos/cw74748177305297.html 2004 Allestimenti del museo Tuscolano, Giovanna Cappelli, Imprimatur Roma.2004 Com.Plot City- Meeting Point, Apeiron editori. https://www.apeironeditori.com/libri.php?lang=nl&lin=linall&disp=1&ID=2312&title=com-plot-city-Meeting-Point-Uno-sguardo-sorprendente-su-arte-e-architettura-AA-VV- 2003-2004 Work Out –powered by “Alias”de “Il Manifesto”. https://fliphtml5.com/rdvy/ptvh/basic 2003 Desideri Preziosi – “Adriano nelle Roma di Yourcenar” – XI Mostra di argentieri e orafi romani; Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura; CNA.2003 forum, la Biennale di Venezia: “Arti Visive – Quali sogni e quali conflitti?”2002 “Immaginativa premio internazionale d’arte 10x10x10 & 10 secondi” II edizione; Siena.2001 Desideri Preziosi – “il volto nel gioiello” – X Mostra di argentieri e orafi romani; Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura; CNA.2001 Daegu Milano -Fine Arts Exhbition2001 Desideri Preziosi – “2001 Odissea nel…Gioiello” – IX Mostra di argentieri e orafi romani; Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura; CNA. Conferenze Seminari 2020 “fare/fruire arte sul web” incontro web 15/05/2020 ore 18:00 incontro online con gli artisti, in (r)esistiamo – web exhibition, https://artsharingroma.wixsite.com/website, a cura di Penelope Filacchione. ArtSharing lab&gallery di via Giulio Tarra 64, Roma2009 “fare/fruire arte sul web” incontro web 15/05/2020 ore 18:00 incontro online con gli artisti, in (r)esistiamo – web exhibition, https://artsharingroma.wixsite.com/website, a cura di Penelope Filacchione. ArtSharing lab&gallery di via Giulio Tarra 64, Roma“La Forma Della Relazione, workshop di tecniche della scultura e grafica” (16 – 18 giugno), opera scultorea. Fabbrica del Vapore, Sala “Permes de sèjour” (Milano); con il patrocinio dell’Accademia di Belle Arti di Brera e del Direttore Gastone Mariani.2008 XI Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia. “Arte Architettura Territorio”: incontro dibattito, com.plot S.Y.S.team, Padiglione Italiano, Palazzo Querini Stampalia (1 novembre ), prof. Arch. Francesco Garofalo. Interventi di: Vito Bucciarelli, Eleonora Carrano, Francesco Cellini, Massimo Mazzone, Giorgio Muratore, Sebastian Redecke, Denardin Urbina.2005 Intervento di Com.plot S.Y.S.tem al convegno “L’Età Nomade” (23 – 24 marzo), con proiezione del film “Com.plot City” presso l’Università degli studi Roma Tre.2005 Presentazione del volume “Com.plot City – Meeting Point” e proiezione del film “Com.plot City”, e del video di Mauro Folci “Kadavergehorsam” (25 febbraio), alla Facoltà di Architettura, Valle Giulia di Roma.2004 Presentazione del volume “Com.plot City – Meeting Point” e proiezione del film “Com.plot City” (29 ottobre) alla Triennale di Milano.2004 Proiezione del film “Com.plot City” e rassegna video “Di chi è la città? “E il corpo mutato” (maggio 2004) all’Istituto italiano di Cultura ad Amsterdam.2003 “L´altra Roma – Immagini d´Europa” (ottobre), a cura del giornale europeo per studenti Work Out e del gruppo di artisti indipendenti Com.plot S.Y.S.tem, al Goethe – Institut – Roma, Mostra, proiezione video, dibattito. Interventi di: Alberto Abruzzese,Vito Bucciarelli, Massimo Casavola, Massimiliano Fuksas, Giorgio Muratore, Sebastian Redecke, Amedeo Schiattarella. Appartenenza a gruppi2009 Il gruppo “Arte Architettura Territorio” (Laura Cazzaniga; Osvaldo Tiberti) svolge ricerche tra arte visiva e social network in differenti contesti (didattici, urbani, nella natura).2000 Dal 2000 raggruppamento di artisti indipendenti, processo collettivo di ricerca denominato Com.plot S.Y.S.tem, www.complotsystem.org, che nella pluralità dei linguaggi rivolge una particolare attenzione alla relazione tra arte e architettura. Com.plot S.Y.S.tem ( N. Braga, E. Coletta, A. Conte, M. Mazzone, N. Pallavicini, O. Tiberti, et al) ha prodotto ragionamenti, pubblicazioni, seminari ecc. sull’allegoria dei sensi come metafora dell’abitare in senso lato, e una città immaginaria scala 1: 200, fatta di libri, cibi, profumi, film ecc. Istruzione e formazione 2017-2018 Corso di Formazione “Didattica per competenze, innovazione metodologica e competenze di base” – Rizzoli Education – Prof.ssa Rosa Nocerino, presso l’I.C. “E. De Filippo” di Villanova, Guidonia Montecelio. 2016-2017 Corso di Formazione sullo “Spettro dell’Autismo” – Prof.ssa Rita Centra, presso l’I.C. “G. Garibaldi” di Setteville, Guidonia Montecelio. 2016-2017 Corso di Formazione on-line “Dislessia Amica” – Associazione Italiana Dislessia, ente accreditato dal MIUR, D.M. 170/2016 2015-2016 Corso di Formazione “Docenti Neoassunti” presso l’I.C. “E. De Filippo” di Colleverde, Guidonia Montecelio. 2015-2016 Corso di Formazione di II Livello “Corso I Pad” – prof. Domizio Baldini presso l’I.C. “E. De Filippo” di Villanova, Guidonia Montecelio. 2014-2015 Corso di Formazione di I Livello “Corso I Pad” – prof. Domizio Baldini presso l’I.C. “E. De Filippo” di Villanova, Guidonia Montecelio. 2013-2014 Diploma di Perfezionamento in “L’insegnamento della Storia dell’Arte: metodologie e tecniche per la didattica” conseguito il 05/03/2014 Consorzio Interuniversitario FOR.COM. – Formazione per la Comunicazione. Perfezionamento post lauream,1500 ore, 60 CFU (crediti formativi universitari). 2012-2013 Diploma di Perfezionamento in “Educazione Artistica: elementi di didattica” conseguito il 20/05/2013 Consorzio Interuniversitario FOR.COM. – Formazione per la Comunicazione. Perfezionamento post lauream,1500 ore, 60 CFU (crediti formativi universitari). 2011-2012 Diploma di Perfezionamento post lauream in “Fotografia, Disegno e Grafica Pubblicitaria: Tecniche e strategie didattiche” conseguito il 23/04/2012 Consorzio Interuniversitario FOR.COM. – Formazione per la Comunicazione. Perfezionamento post lauream,1500 ore, 60 CFU (crediti formativi universitari). 2011 Corso di Formazione: “Corso Professionale Taglio di Gomme siliconiche Moderne, utilizzo per stampi di gioielleria” Marzo 2011. 2007-2008 Diploma di Perfezionamento in Arte, Architettura Territorio. Conseguito il 01/11/2008. con una tesi (pubblicata) dal titolo: “Alcune riflessioni sulla costruzione e sul rapporto tra scultura architettura e territorio”, Relatore prof. arch. Francesco Cellini. Preside della Facoltà di Architettura Roma Tre. Progetto Interfacoltà Accademia di Belle Arti di Brera, Milano, Facoltà di Beni Culturali Università della Tuscia Viterbo, Facoltà di Architettura Roma Tre, Facoltà di Architettura Valle Giulia, Roma. 2006-2008 Diploma di Specializzazione di II Livello abilitante all’insegnamento, per le classi di Educazione Artistica A028 e Disegno e Storia dell’Arte A025. Conseguito il 13/06/2008. con una tesi dal titolo: “Le tecniche dell’Incisione: dalle classiche alle sperimentali”, Relatore prof. Walter Battiloro, con votazione 60/60. Accademia di Belle Arti di L’Aquila Specializzazione COBASLID (corsi biennali di secondo livello ad indirizzo didattico) 2003-2005 Diploma di Specializzazione di II Livello, Accademia delle Belle Arti dell’Aquila Scuola di Scultura. Conseguito il 03/10/2005. con una tesi dal titolo: “Dell’Oreficeria Costruita: di congiunzione tra la scultura, l’oreficeria e l’architettura negli ultimi decenni” Relatore: prof. Antonio Quaranta, con votazione 110/110. Accademia di Belle Arti di L’Aquila Specializzazione di II Livello 1997-2001 Diploma all’Accademia delle Belle Arti di Roma sessione Decorazione (vecchio ordinamento). Conseguito il 18/07/2001. con una tesi dal titolo: “Appunti sul rapporto forma-dimensione-funzione tra scultura costruita e architettura negli anni ‘90” Relatore prof. Giorgio Cegna, con votazione 110/110 e lode. Accademia delle Belle Arti di Roma Equiparata Laurea di II livello. 1998 Corso didattico “Lineamenti di Storia delle tecniche – III L’acquaforte e le tecniche calcografiche indirette” Calcografia Nazionale (Ministero per i Beni Culturali e Ambientali – Istituto Nazionale per la Grafica). 1997 Corso didattico di Gemmologia. Conseguito il 04/03/1997. presso e con il patrocinio dell’Istituto Statale d’Arte di Tivoli. 1997-1997 Diploma di Maturità sessione di “Design del gioiello e dei metalli”. Conseguito il 1997; rilasciato il 15/09/1997. Istituto Statale d’Arte di Tivoli
Roma-Mostra “Giulio Turcato. Libertà e felicità” alla Galleria Lombardi-
Roma-Dal 1° al 29 marzo 2025 la Galleria Lombardi a Roma presenta nel trentennale della morte dell’artista la mostra Libertà e felicità dedicata a Giulio Turcato (Mantova, 1912 – Roma, 1995). Grande maestro dell’astrazione, faro della rinascita artistica del secondo dopoguerra, promotore di movimenti d’avanguardia, tra cui il Gruppo Forma e il Fronte Nuovo delle Arti, Giulio Turcato rimane tuttavia tra gli artisti italiani più inafferrabili della seconda metà del Novecento: personalità eccentrica, amato da tutti, poeta del segno e del colore, sperimentatore di linguaggi, trova, quale primarie qualità espressive, la libertà e la felicità. Libera e felice fu la sua pittura, e lo spirito con cui la intraprese.
Mostra Giulio Turcato. Libertà e felicità
Guglielmo Gigliotti, che scrive il saggio in catalogo, lo descrive così: “Un uomo indubbiamente originale. Un uomo libero. Non sopportava le etichette, non disdegnava la demistificazione, non sopportava chi si dava troppa importanza. L’autoironia fu una sua virtù umana, l’ironia ne fu una artistica. La sua pittura vibra segretamente di ironia, che è quel distacco con cui si affrontano le vicissitudini della vita. Libero di giocare si è sentito Turcato per tutta la vita, anche se era il gioco serio dell’arte e della vita”.
25 le opere riunite da Lorenzo ed Enrico Lombardi in una mostra che costituisce una piccola e preziosa antologica, in cui sono rappresentati tutti i cicli più importanti del pittore: dai rari «Comizi» del 1948 (sintesi astratto figurativi di impegno civile), ai «Reticoli» (ragnatele di linee su campo monocromo), agli «Itinerari» (guizzanti filamenti di luce-colore), alle «Superfici lunari» (gommapiume con crateri), ai «Paesaggi archeologici» (stratificazioni della pittura e di Roma), agli «Arcipelaghi» (danza di masse) e ai collage (di carta moneta).
Opera di Giulio Turcato:Comizio 1950
E sempre Gigliotti scrive: “La sua presenza fu così brillante, la sua pittura così fresca, il suo ingegno così fertile, e il suo carattere così felice, che di questi trent’anni sembra quasi non potersi sentire la portata. La sua pittura è la sua eredità viva. Basta guardare bene i quadri in mostra: palpitano e sorridono, tra limpidi chiarori e ombre misteriose, tra campiture vibranti e arabeschi casuali di linee saettanti, tra “superfici lunari” profonde come l’inconscio e geometrie quasi infantili”.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito dalla Galleria Lombardi, con testo critico di Guglielmo Gigliotti e una testimonianza di Giancarlo Limoni(25 agosto 1947–9 febbraio 2025), artista e amico di Giulio Turcato. Il testo è stato scritto da Limoni un mese prima del suo decesso. La Galleria Lombardi lo ritiene il testamento poetico di un grande artista e un grande amico. Roma, gennaio 2025
Giulio Turcato
Breve biografia di Giulio Turcato (Mantova, 1912 – Roma, 1995)è uno dei più significativi pittori italiani del Novecento e tra i più interessanti interpreti dell’astrattismo europeo. Il suo lavoro è articolato e complesso: comprende intriganti risvolti figurativi e straordinarie sortite nell’ambito della scultura e della scenografìa. Una delle opere più affascinanti della sua produzione è rappresentata dalle Libertà, sette grandi sculture in ferro verniciato a vari colori timbrici, di circa nove metri di altezza ciascuna, che nel 1989 furono installate presso il lago di Piediluco, nel territorio della città di Terni. In occasione del loro restauro, conclusosi nel 2009, il Comune di Terni, in collaborazione con l’Archivio Giulio Turcato di Roma, vuole rendere omaggio all’artista con questo volume, ormai alla vigilia del centenario della sua nascita: vi emerge con forza il tema della libertà, configurandosi come valore estetico-formale e nello stesso tempo come fondamento della vita umana con tutte le sue passioni. “Libertà: evasione, desiderio lanciato verso il cielo. Una foresta che cresce” (Giulio Turcato, La Dogana, 1985).
SCHEDA INFORMATIVA
Mostra: Giulio Turcato. Libertà e felicità
Sede: Galleria Lombardi – via di Monte Giordano 40, 00186 Roma
Apertura al pubblico: 1° – 29 marzo 2025
Inaugurazione: sabato 1° marzo 2025, ore 18.00
Orari: dal martedì al sabato, ore 11.00 – 19.00. Chiuso domenica e lunedì
Ingresso libero
Informazioni: www.gallerialombardi.com | +39 06 31073928 | +39 333 2307817 | info@gallerialombardi.com
Facebook: @GalleriaLombardi | Instagram: @gallerialombardi
Yasmina Khadra- Le rondini di Kabul-Sellerio Editore
Descrizione del libro di Yasmina Khadra- Le rondini di Kabul-Traduttore Marco Bellini-Sellerio Editore-A venti anni dalla sua prima pubblicazione Sellerio ripropone Le rondini di Kabul, il romanzo più amato di Yasmina Khadra che lo ha consacrato come una delle voci più importanti del mondo arabo. Ambientato nella Kabul del 1998 occupata dai talebani, una storia straordinaria che oggi rivela la sua drammatica attualità.
Yasmina Khadra
Biografia e Opere di Yasmina Khadra– Pseudonimo femminile dello scrittore algerino Mohammed Moulessehoul (n. Kenadsa 1955). Ex ufficiale dell’esercito algerino autoesiliatosi in Francia, dopo avere pubblicato con il suo nome raccolte di racconti (Amen, 1984; Houria, 1984; La fille du pont, 1985) e romanzi (El Kahira – cellule de la mort, 1986; De l’autre côté de la ville, 1988; Le privilège du phénix, 1989), ha adottato come nom de plume quello da nubile della moglie, e con esso ha esordito con il romanzo Le Dingue au bistouri (1990), pubblicando nel 1997 il potente Morituri (trad. it. 2000), seguito da Double blanc (1998; trad. it. 2001), con i quali ha raggiunto notorietà mondiale. Abile contaminatore del genere poliziesco con le tematiche sociopolitiche che costituiscono i nodi cruciali dell’Algeria contemporanea, dotato di una scrittura densa e nervosa, della sua copiosa produzione successiva si citano qui: À quoi rêvent les loups (1999, trad. it. 2008); Les hirondelles de Kaboul (2002, trad. it. 2003); La part du mort (2004, trad. it. 2010); L’attentat (2005, trad. it. L’attentatrice, 2007); Ce que le jour doit à la nuit (2008, trad. it. 2010); Les anges meurent de nos blessures (2013, trad. it. 2014); La dernière nuit du Raïs (2015, trad. it. 2015); Khalil (2018, trad. it. 2018); L’outrage fait à Sarah Ikker (2019; trad. it. L’affronto, 2021); Le sel de tous les oublis (2020; trad. it. 2022).
El Kahira – cellule de la mort, 1986, ENAL. [romanzo]
De l’autre côté de la ville, 1988, L’Harmattan, Paris. [romanzo]
Le Privilège du phénix, 1989, ENAL. [romanzo]
Il pazzo col bisturi (Le Dingue au bistouri, 1990, 1999), trad. di Roberto Marro, Collana La metà oscura, Torino, Edizioni del Capricorno, 2017, ISBN 978-88-770-7349-5.
La Foire des enfoirés, 1993, Laphomic.
Morituri (Morituri, 1997), trad. di Maurizio Ferrara, Collana Dal mondo, Roma, e/o, 1998, ISBN 978-88-764-1344-5.
Le rondini di Kabul (Les Hirondelles de Kaboul, 2002), trad. di Marco Bellini, Collana Scrittori italiani e stranieri, Milano, Mondadori, 2003, ISBN 978-88-045-1930-0; con una Nota dell’autore scritta nel settembre 2021, Collana La memoria n.1210, Palermo, Sellerio, 2021, ISBN 978-88-389-4295-2.
L’attentato (L’Attentat, 2005), trad. di Marco Bellini [col titolo L’attentatrice], Collana Strade blu. Fiction, Milano, Mondadori, 2006, ISBN 978-88-045-5923-8; Postfazione dell’autore, Collana La memoria n.1026, Palermo, Sellerio, 2016, ISBN 978-88-389-3488-9.
Cosa aspettano le scimmie a diventare uomini (Qu’attendent les singes, 2014), trad. di Marina Di Leo, Collana Il contesto n.59, Palermo, Sellerio, 2015, ISBN 978-88-389-3367-7; Collana Promemoria, Sellerio, 2022.
Dio non abita all’Avana (Dieu n’habite pas La Havane, 2016), trad. di Marina Di Leo, Collana Il contesto, Palermo, Sellerio, 2017, ISBN 978-88-389-3686-9.
Ce que le mirage doit à l’oasis, con Lassaâd Metoui, Flammarion, 2017.
Khalil (Khalil, 2018), trad. di Marina Di Leo, Collana Il contesto n.93, Palermo, Sellerio, 2018, ISBN 978-88-389-3827-6.
L’oltraggio (L’Outrage fait à Sarah Ikker, 2019), trad. di Marina Di Leo, Collana La memoria n.1186, Palermo, Sellerio, 2021, ISBN 978-88-389-4147-4.
Il sale dell’oblio (Le Sel de tous les oublis, 2020), trad. di Marina Di Leo, Collana Il contesto, Palermo, 2022, ISBN 978-88-389-4410-9.
Brani scelti:Leonardo Sciascia – La mediocrità al potere-Brani scelti:, Il Globo, 24 luglio 1982.
Brani scelti: Leonardo Sciascia , Il Globo, 24 luglio 1982.Direi che il dato più probante e preoccupante della corruzione italiana non tanto risieda nel fatto che si rubi nella cosa pubblica e nella privata, quanto nel fatto che si rubi senza l’intelligenza del fare e che persone di assoluta mediocrità si trovino al vertice di pubbliche e private imprese.
In queste persone la mediocrità si accompagna ad un elemento maniacale, di follia, che nel favore della fortuna non appare se non per qualche innocuo segno, ma che alle prime difficoltà comincia a manifestarsi e a crescere fino a travolgerli. Si può dire di loro quel che D’Annunzio diceva di Marinetti: che sono dei cretini con qualche lampo di imbecillità: solo che nel contesto in cui agiscono l’imbecillità appare – e in un certo senso e fino a un certo punto è – fantasia.
In una società bene ordinata non sarebbero andati molto al di là della qualifica di “impiegati d’ordine”; in una società in fermento, in trasformazione, sarebbero stati subito emarginati – non resistendo alla competizione con gli intelligenti – come poveri “cavalieri d’industria”; in una società non società arrivano ai vertici e ci stanno fin tanto che il contesto stesso che li ha prodotti non li ringoia.
Leonardo Sciascia nasce a Racalmuto l’8 gennaio 1921, da Pasquale (1887-1957) e Genoveffa Martorelli (1898-1979); è il primo di tre fratelli, Giuseppe (nato nel 1923) e Anna (nata nel 1926): suo padre, emigrato negli Stati Uniti a venticinque anni, era rientrato in Sicilia dopo la Grande Guerra e si era sposato nel marzo del 1920. Racalmuto è per Sciascia il luogo del precoce apprendistato culturale: nelle scuole elementari frequentate dal 1927, nella sartoria dello zio Salvatore, nel teatro gestito dallo zio Giuseppe e adibito a cinema, in casa con la madre, una sua sorella insegnante elementare e le tre zie paterne, e soprattutto fra i libri che riusciva a reperire, fossero essi I promessi sposi o I miserabili, oppure le Memorie di Casanova, i Libelli di Courier, il Paradosso sull’attor comico di Diderot, o anche libretti d’opera.
«Isola nell’isola, come ogni paese siciliano», Racalmuto era un grosso borgo (13.045 abitanti nel 1921) con un’economia basata sull’estrazione dello zolfo e del sale, a metà strada tra Agrigento (allora Girgenti) e Caltanissetta: due città emblematiche, per aver dato i natali a Luigi Pirandello la prima, per esser diventata nel 1937-38 la destinazione scolastica di Vitaliano Brancati l’altra. Le due città divennero i poli di una formazione che per il giovane Sciascia coincise con l’affrancamento da un «pirandellismo di natura» in cui si sentiva ingabbiato: «sono nato e vissuto in un’area avant la lettre pirandelliana», scrisse nel 1986, «la provincia di Girgenti era il territorio che Pirandello aveva scoperto ed esplorato: e io mi ci sono maledettamente intricato – con lo stupore, l’ansietà, la febbre dell’adolescenza – appena cominciato a leggerlo».
Sciascia si trasferisce a Caltanissetta con la famiglia nel 1935 e lì intraprende gli studi magistrali nella stessa scuola dove insegnava Brancati, con cui però non ebbe all’epoca rapporti diretti.
La guerra di Spagna aveva rimosso definitivamente quel poco di nazionalismo mussoliniano che gli si era sedimentato dentro («a scuola», si legge in LaSicilia come metafora, «quando il maestro parlava del fascismo e di Mussolini, un po’ di entusiasmo mi veniva») e lo porta su posizioni convintamente antifasciste: si avvicina così a coetanei aderenti al Partito comunista clandestino animato a Caltanissetta da Pompeo Colajanni, come Luigi (Gino) Cortese ed Emanuele Macaluso, e agli ambienti antifascisti cattolici.
Nel 1941 si iscrive alla Facoltà di Magistero di Messina, supera 17 esami, ma non si laurea. Nel frattempo, dopo un primo impiego al consorzio agrario di Racalmuto come addetto all’ammasso del grano, inizia a insegnare nella scuola elementare del suo paese, ed è nell’ambiente scolastico che conosce Maria Andronico, che sposa nel 1944 e da cui ha due figlie, Laura (1945) e Anna Maria (1946).
1947- 1978
Conosce bene per tradizione familiare la realtà delle zolfare, perché suo nonno da caruso era diventato amministratore di una miniera, suo padre era contabile in una zolfara. Tutto ciò, insieme con la storia e la vita di Racalmuto, confluisce in quello che lo scrittore riteneva essere il suo vero primo libro, Le parrocchie di Regalpetra, pubblicato da Laterza nel 1956. Da più di dieci anni Sciascia scriveva saggi e articoli, soprattutto di letteratura siciliana, in particolare di poesia, e opere originali: nel 1950 aveva pubblicato Le favole della dittatura, nel 1952 la raccolta poetica La Sicilia, il suo cuore, nel 1953 il saggio Pirandello e il pirandellismo, dove pubblica delle lettere inedite di Pirandello al critico Adriano Tilgher.
Fra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta si afferma nel mondo delle lettere grazie ai libri pubblicati dall’editore Einaudi: i racconti de Gli zii di Sicilia (1958) e due romanzi, Il giorno della civetta (1961) e Il consiglio d’Egitto (1963). Nel corso degli anni Sessanta gli interessi e l’attività di Sciascia si diversificano e si ampliano, pur restando fedeli a un nucleo che ha il suo centro in Sicilia: scrive di letteratura, di storia, di arte, di politica, continuando a pubblicare romanzi (A ciascuno il suo esce nel 1966), racconti, pièces teatrali, persino documentari filmati.
Nell’agosto del 1967 si trasferisce a Palermo (passando comunque le estati in Contrada Noce, nei pressi di Racalmuto, dove stende tutti i suoi libri), e da lì osserva le vicende che alla fine del decennio cambiarono profondamente la società. I riflessi sulla sua letteratura sono in un primo tempo mediati: la repressione sovietica della Primavera di Praga gli ispira una pièce teatrale su un episodio di storia siciliana del XVIII secolo, la Recitazione della controversia liparitana (dedicata a A. D.), ovvero a Alexander Dubček, il leader della Primavera di Praga. Ma già dai primi anni Settanta Sciascia scrive libri come Il contesto. Una parodia (1971) e Todo modo (1974) che affrontano tematiche d’attualità non più legate esclusivamente alla Sicilia, anticipando fenomeni politici e sociali e prefigurando eventi drammatici.
Il contesto genera forti polemiche con parte della sinistra italiana, ma ciò nonostante Sciascia prima partecipa accanto ai comunisti alla campagna referendaria in difesa della legge sull’aborto (1974), poi, l’anno successivo, si candida e viene eletto al Consiglio comunale di Palermo, come indipendente nelle liste del PCI. Dimessosi polemicamente dopo due anni (il romanzo del 1977 Candido. Un sogno fatto in Sicilia è in sostanza il racconto di quella delusione), Sciascia è protagonista di polemiche soprattutto ma non solo politiche, trovandosi a discutere con esponenti del mondo scientifico dopo la pubblicazione de La scomparsa di Majorana nel 1975.
Ma il culmine polemico viene raggiunto nel 1978 in occasione del rapimento e l’uccisione di Aldo Moro e del pamphlet che scrive a ridosso dell’evento, L’affaire Moro. Un evento determinante nella decisione di candidarsi alle elezioni europee e politiche del 1979 nelle liste del Partito Radicale, e che avrebbe segnato la sua attività parlamentare.
1980 – 1989
Le opere dei primi anni Ottanta (Il teatro della memoria del 1981, in cui ripercorre la storia dello smemorato di Collegno; La sentenza memorabile del 1982, un commento al capitolo «Degli zoppi» degli Essais di Montaigne; Kermesse del 1982, una raccolta di detti popolari della sua Racalmuto, che costuisce il nucleo di Occhio di capra, apparso due anni dopo) sono appunto una sorta di ‘vacanza’ da quell’impegno per certi versi poco congeniale allo scrittore. Sono gli anni del suo impegno alla casa editrice Sellerio, di cui orienta molte scelte.
Approdato ormai alla grande stampa nazionale – scrive su «La Stampa», «Il Corriere della Sera», «L’Espresso», pur senza abbandonare «L’Ora» e «Il Giornale di Sicilia» e altre testate –, sforna numerosi articoli di letteratura, storia e arte, che confluiscono nel 1983 in Cruciverba, terza raccolta di saggi, ormai di respiro europeo, dopo le raccolte siciliane Pirandello e la Sicilia (1961) e La corda pazza. Scrittori e cose della Sicilia (1970). E interviene su temi di scottante attualità, come mafia e terrorismo, e sui problemi e le distorsioni della giustizia: A futura memoria (se la memoria ha un futuro) raccoglie nel 1989 gli scritti più significativi. Quell’anno torna a occuparsi del suo padre letterario con Alfabeto pirandelliano, pubblicato da Adelphi, che da tre anni era diventata la sua casa editrice, e raccoglie da Sellerio gli ultimi saggi su temi culturali in Fatti diversi di storia letteraria e civile.
Negli ultimi anni, dopo tante inchieste e cronache, Sciascia torna alla narrazione: nel 1987 con Porte aperte, ispirato al giudice racalmutese Salvatore Petrone, poi con due veri e propri romanzi d’invenzione (o di fiction, se si preferisce) percorsi da allusioni autobiografiche: Il cavaliere e la morte (1988), che si può considerare lo splendido testamento letterario dello scrittore, e Una storia semplice, uscito pochi giorni prima della morte, che lo coglie a Palermo il 20 novembre 1989.
Sciascia aveva il culto della memoria. In vita fece almeno tre scelte volte a preservare la vitalità della sua produzione: disegnò con Claude Ambroise una raccolta di opere pubblicata da Bompiani tra 1987 e 1991, affidò ad Adelphi la gestione dei singoli libri (dal 1986 a oggi tutti disponibili nel catalogo della casa editrice, insieme con una nuova raccolta delle opere, e varie sillogi di scritti dispersi) e mosse i primi passi formali per la creazione della Fondazione a lui intitolata nel suo amato paese natale, mai davvero lasciato.
La Sicilia, il suo cuore, con disegni di Emilio Greco, Bardi, Roma, 1952.
Pirandello e il pirandellismo. Con lettere inedite di Pirandello a Tilgher, Salvatore Sciascia, Caltanissetta, 1953.
Le parrocchie di Regalpetra, Laterza, Bari, 1956; seconda ed. ampliata, Laterza, Bari, 1963; poi, insieme con Morte dell’inquisitore, Laterza, Bari, 1967, pp. 9-158.
Gli zii di Sicilia, Einaudi, Torino, 1958; seconda ed., Einaudi, Torino, 1960.
Pirandello e la Sicilia, Salvatore Sciascia, Caltanissetta-Roma, 1961.
Morte dell’inquisitore, Laterza, Bari, 1964; seconda ed., insieme con Le parrocchie di Regalpetra, Laterza, Bari, 1967, pp. 159-233.
L’onorevole, Einaudi, Torino, 1965.
Feste religiose in Sicilia, Fotografie di Ferdinando Scianna, Bari, Leonardo da Vinci Editrice, 1965, pp. 9-35 (poi in La corda pazza, 1970).
A ciascuno il suo, Einaudi, Torino, 1966.
Racconti siciliani, Istituto Statale d’Arte per la decorazione e la illustrazione del libro, Urbino, 1966 (poi in Il mare colore del vino, 1973, tranne Arrivano i nostri, incluso in Il fuoco nel mare, 2010).
Recitazione della controversia liparitana dedicata ad A.D., Einaudi, Torino, 1969.
La corda pazza. Scrittori e cose della Sicilia, Einaudi, Torino, 1970.
Atti relativi alla morte di Raymond Roussel, Edizioni Esse, Palermo, 1971.
Il contesto. Una parodia, Einaudi, Torino, 1971.
Il mare colore del vino, Einaudi, Torino, 1973.
Todo modo, Einaudi, Torino, 1974.
La scomparsa di Majorana, Einaudi, Torino, 1975.
Il fuoco nel mare, Illustrazioni di Simon Sautier, Emme, Milano, 1975 (poi in Il fuoco nel mare, 2010).
Candido ovvero un sogno fatto in Sicilia, Einaudi, Torino, 1977.
I Siciliani, Foto di Ferdinando Scianna, Testi di Dominique Fernandez e Leonardo Sciascia, Einaudi, Torino, 1977 (poi in Occhio di capra, 1984).
L’affaire Moro, Sellerio, Palermo, 1978; seconda ed. con la Relazione di minoranza presentata dal deputato Leonardo Sciascia, Sellerio, Palermo, 1983.
Dalle parti degli infedeli, Sellerio, Palermo, 1979.
Nero su nero, Einaudi, Torino, 1979.
Il teatro della memoria, Einaudi, Torino, 1981.
Leonardo Sciascia, La palma va a nord, a cura di Valter Vecellio, Quaderni Radicali, Roma, 1981; seconda ed., Gammalibri, Milano, 1982; poi parzialmente in Valter Vecellio, Saremo perduti senza la verità, La Vita Felice, Milano, 2003.
La sentenza memorabile, Sellerio, Palermo, 1982.
Cruciverba, Einaudi, Torino, 1983
Il volto sulla maschera. Mosjouskine – Mattia Pascal, Mondadori, Milano, 1980 (poi in Cruciverba, 1983).
Kermesse, Sellerio, Palermo, 1982 (poi in Occhio di capra, 1984).
Storia della povera Rosetta, Sciardelli, Milano, 1983 (poi in Cronachette, 1985).
Occhio di capra, Einaudi, Torino, 1984.
Stendhal e la Sicilia, Sellerio, Palermo, 1984 (poi in Fatti diversi di storia letteraria e civile, 1989).
Per un ritratto dello scrittore da giovane, Sellerio, Palermo, 1985 (poi in Per un ritratto dello scrittore da giovane, 2000).
Cronachette, Sellerio, Palermo, 1985.
La strega e il capitano, Bompiani, Milano, 1986.
1912+1, Milano, Adelphi, 1986.
Ore di Spagna. Fotografie di Ferdinando Scianna e una nota di Natale Tedesco, Pungitopo, Marina di Patti, 1988.
Porte aperte, Adelphi, Milano, 1987.
Il cavaliere e la morte, Adelphi, Milano, 1988.
Il sale della terra, Fotografie di Ferdinando Scianna, a cura di Franco Sciardelli, Il Sole 24 Ore, Milano, 1989, pp. 5-7 (suppl. a «Il Sole 24 Ore», 16 aprile 1989).
Alfabeto pirandelliano, Adelphi, Milano, 1989.
Fatti diversi di storia letteraria e civile, Sellerio, Palermo, 1989.
Una storia semplice, Adelphi, Milano, 1989.
A futura memoria (se la memoria ha un futuro), Bompiani, Milano, 1989.
Curatele e traduzioni
Il fiore della poesia romanesca (Belli, Pascarella, Trilussa, Dell’Arco), antologia a cura di Leonardo Sciascia, premessa di Pier Paolo Pasolini, Salvatore Sciascia, Caltanissetta, 1952.
Gonzalo Alvarez, Isla del recuerdo (Isola del ricordo), a cura di Leonardo Sciascia, Caltanissetta-Roma, Salvatore Sciascia, 1958.
Jaki (con 12 riproduzioni), a cura di Leonardo Sciascia, Salvatore Sciascia, Caltanissetta-Roma, 1965.
Manuel Azaña, La veglia a Benincarlò, traduzione di Leonardo Sciascia e Salvatore Girgenti, Einaudi, Torino, 1967.
Narratori di Sicilia, antologia a cura di Leonardo Sciascia e Salvatore Guglielmino, Mursia, Milano, 1967; seconda ed. a cura di Salvatore Gugliemino, Mursia, Milano, 1991.
La noia e l’offesa. Il fascismo e gli scrittori siciliani, [Ricerca antologica a cura di Elvira Giorgianni (ma in realtà a cura di Leonardo Sciascia)], Sellerio, Palermo, 1976; seconda ed., Sellerio, Palermo, 1991.
Acque di Sicilia, a cura di Leonardo Sciascia, fotografie di Lisetta Carmi, Dalmine, Bergamo, 1977 (poi in Cruciverba, 1983).
Alberto Savinio, Torre di guardia, a cura di Leonardo Sciascia, Con un saggio di Salvatore Battaglia, Sellerio, Palermo, 1977.
Delle cose di Sicilia. Testi inediti o rari, a cura di Leonardo Sciascia, Sellerio, Palermo, vol. I, 1980; vol. II, 1982; vol. III, 1984; vol. IV, 1986.
Omaggio a Pirandello, a cura di Leonardo Sciascia, Bompiani, Milano, 1986 (Almanacco Bompiani 1987) (poi in Alfabeto pirandelliano, 1989).
Vitaliano Brancati, Opere (1932-1946), a cura di Leonardo Sciascia, Bompiani, Milano, 1987 (introduzione inclusa in Per un ritratto dello scrittore da giovane, 2000).
Alla piacente, a cura di Leonardo Sciascia, contributi di Dario Del Corno, Pietro Gibellini e Leonardo Sciascia, Bompiani, Milano, 1988 (contributo incluso in Fatti diversi di storia letteraria e civile, 1989).
Alberto Savinio, Opere. Scritti dispersi tra guerra e dopoguerra (1943-1952), a cura di Leonardo Sciascia e Franco De Maria, Bompiani, Milano, 1989 (introduzione inclusa in Per un ritratto dello scrittore da giovane, 2000).
Raccolte di testi postume
Ricordare Sciascia, a cura di Paolo Cilona. Con Note di Matteo Collura e Antonio Maria Di Fresco, Publisicula, Palermo, 1991.
Leonardo Sciascia, Quaderno, Introduzione di Vincenzo Consolo. Con una Nota di Mario Farinella, Nuova Editrice Meridionale, Palermo, 1991.
Leonardo Sciascia e Malgrado Tutto. Scritti di Leonardo Sciascia sul giornale del suo paese, a cura di Salvatore Restivo, Editoriale «Malgrado Tutto», Racalmuto, 1991.
Sebastiano Gesù, Le maschere e i sogni. Scritti di Leonardo Sciascia sul cinema, Maimone, Catania, 1992.
Leonardo Sciascia, Per un ritratto dello scrittore da giovane, a cura di Maria Andronico Sciascia, Adelphi, Milano, 2000.
Giuseppe Giacovazzo, Sciascia in Puglia, Edisud, Bari, 2001.
Leonardo Sciascia, L’adorabile Stendhal, a cura di Maria Andronico Sciascia, con un saggio di Massimo Colesanti, Adelphi, Milano, 2003.
Leonardo Sciascia scrittore editore ovvero La felicità di far libri, a cura di Salvatore Silvano Nigro, Sellerio, Palermo, 2003; seconda ed., con una Postfazione del curatore, 2019.
Storia d’una amicizia. Scritti di Leonardo Sciascia sull’opera di Bruno Caruso, Premessa di Antonio Di Grado. Postfazione di Antonio Motta, Kalós, Palermo, 2009.
Leonardo Sciascia, Il fuoco nel mare. Racconti dispersi (1947-1975), a cura di Paolo Squillacioti, Adelphi, Milano, 2010.
Troppo poco pazzi. Leonardo Sciascia nella libera e laica Svizzera, a cura di Renato Martinoni, con dvd allegato, Olschki, Firenze, 2011.
Leonardo Sciascia e la Jugoslavia. «Racconto ai miei amici di Caltanissetta della Jugoslavia e di voi: con entusiasmo, con affetto», a cura di Ricciarda Ricorda, Olschki, Firenze, 2015.
Leonardo Sciascia, Fine del carabiniere a cavallo. Saggi letterari (1955-1989), a cura di Paolo Squillacioti, Adelphi, Milano, 2016.
Leonardo Sciascia, Il metodo di Maigret e altri scritti sul giallo, a cura di Paolo Squillacioti, Adelphi, Milano, 2018.
Raccolte di opere
Leonardo Sciascia, Opere, a cura di Claude Ambroise, Bompiani, Milano, vol. I: 1956-1971, 1987; vol. II: 1971-1983, 1989; vol. III: 1984-1989, 1991.
Leonardo Sciascia, Opere, a cura di Paolo Squillacioti, Adelphi, Milano, vol. I: Narrativa – Teatro – Poesia, 2012; vol. II: Inquisizioni – Memorie – Saggi, tomo i: Inquisizioni e Memorie, 2014; tomo ii: Saggi letterari, storici e civili, 2019.
Restano esclusi dalle due raccolte di opere e dalle raccolte di testi (elencate al punto 3), numerosi scritti di carattere saggistico e pubblicistico: saggi letterari, storici e civili, interventi su quotidiani e periodici, recensioni, introduzioni, testi di accompagnamento a libri d’arte, cataloghi di mostre, risvolti e note editoriali, ecc. La produzione letteraria dispersa (racconti ed elzeviri, poesie e traduzioni poetiche, dialoghi e interviste impossibili) è invece inclusa nel volume I delle Opere Adelphi).
Interviste
Leonardo Sciascia, La Sicilia come metafora, a cura Marcelle Padovani, Mondadori, Milano, 1979.
Leonardo Sciascia – Davide Lajolo, Conversazione in una stanza chiusa, Sperling & Kupfer, Milano, 1981.
Leonardo Sciascia, Fuoco all’anima. Conversazioni con Domenico Porzio, a cura di Michele Porzio, Mondadori, Milano, 1992.
Sciascia ha rilasciato inoltre numerose interviste pubblicate in quotidiani, periodici, volumi, solo in piccola parte raccolti in La palma va a nord, 1981.
Poeta Carlo Betocchi– “Poesie e brani in prosa”- scelti da Marco Marchi-
Carlo Betocchi- Poesie e brani in prosa- Tetti del Cielo-Certe volte capisco che il mio tono migliore per parlare di queste cose è quello della leggerezza. Se ci ripenso, credo proprio di essere nato ai miei esercizi di poesia per le vie dell’allegrezza. E sì che mi son capitati, forse, più malanni che contenti. Ma sarà per quell’accoglienza che gli faccio, quando il dolore capita, che per modo di dire chiamerò riflessiva, ma riflessiva non è – come sa chi mi conosce – perché per me non consiste che nell’adottare un comportamento, che in questo caso è la pazienza: la pazienza, poi, si fa compagnia col tempo che passa: sarà per questo, dico, che in tale passaggio anche i malanni, le pene, quand’hanno visto che la pazienza va d’accordo col tempo, cominciano a mutare viso.
Per cui mi torna spesso alla mente la frase che scrisse San Paolo ai Corinti, dopo aver recitato le sue infinite tribolazioni: «Se c’è da vantarsi, io vanterò gli atti della mia debolezza». Che stupenda parola! Anzi, proprio, che parola della poesia. Perché i poeti non sono mica degli spiriti forti. Spiriti forti sono quelli che discutono, oggi, l’inconciliabilità delle due culture, umanistica e scientifica, e che essendo sicuri e bastanti a se stessi, non hanno da compiere atti d’adorazione, e quindi son sempre lì, intorno al bindolo a tirar su l’acqua dal pozzo della loro sapienza, che poi, corri corri, finisce per tornare nel pozzo.
Il mio spirito, invece, è certo che non basta a se stesso. Lo vedevo e lo capivo persino in queste faccende della poesia. E fin da quando, – ero giovane – usavo molto la rima. La usavo sospinto da vaghezza di canto, ma poi capitava un furore in cui, il più spesso, la rima scopriva l’aspetto insospettato della sua natura: che era tale da rendere felice il mio spirito assetato di soccorso. Sì, perché la rima, come sa chi l’ha usata ispiratamente non nasce di certo stillandosi il cervello. Nasce remota, oltre ciò che capirebbe il discorso del poeta, a scioglierne il sangue che tanto spesso coagula: la rima è soprattutto un avamposto della poesia.
(da Diario della poesia e della rima)
***
Io un’alba guardai il cielo e vidi
uno spazioso aere sulla terra perduta;
negletta cosa stava tra i suoi lidi,
tra gli spenti smeraldi oscura e muta.
Innumerevoli angioli neri vidi
volanti insieme ad una plaga sconosciuta
recando seco trasparenti e vivi
diamanti d’ombra eternamente muta.
Andava questo furioso stuolo
estenuandosi verso il fil d’occidente
e lo seguia un intenerito volo
di cerulee colombe alte e lente.
E apparvero, con le puntute ali
di bianco fuoco vivo drizzate e ardenti
gli angeli dalle vallate orientali,
le estreme piume rosee e languenti.
In un immenso lago alto e candido
nascean singolari fronde meravigliose,
le rovesce vallate un lume madido
di rugiade correa, fonde e muschiose.
E dentro i nostri cuori era come
dentro valli ripiene di nebbie e di sonno
un lento ascendere dello splendore
che poscia illuminò i monti del mondo.
(da Realtà vince il sogno)
***
Carlo Betocchi- Foto giovane
Sulla natura dei sogni
Un giovane bruno e uno biondo
abbracciati se ne van danzando
fuor di questo corporal mondo
con un passo soave e blando.
Son essi i miei sogni, essi
i miei veri sogni notturni
che invano inseguo, desti
gli occhi già in sonno taciturni.
E nulla sapendo di queste
creature fuggitive e solenni
ne vedo la turbinosa veste
appena, e gli ombrati capelli.
Pur tanta è la lor potenza
che di essa mi si nutre il cuore
e attende (con mesta pazienza)
a ricordarli per lunghe ore.
Vanno instancabili per vie
stellate, o piene di rotti nuvoli?
son essi insieme, o malinconie
profonde in se stessi gl’isolano?
Io ignoro tutto; ché l’alba
me li rivela uniti insieme
danzanti, e non vuole che sappia
niente del loro profondo seme;
e lascia soltanto ch’io pianga
o rida lunghe giornate
camminando per la mia landa
tra l’altre cose rivelate:
come un oriente che beato
eppur mesto illumina un cielo,
tinge di se stesso il creato
d’un allegro, d’un triste velo.
(da Realtà vince il sogno)
***
Musici, giocolieri, bambini, gioia
Eccoli, dolci bruni di sole
i musicanti di cortile,
con le chitarre, con le viole
fan tutta l’aria risentire.
Questo avveniva nel tempo piano,
bianco, nel mite calor meridiano.
Gemmati, e roridi di colore
i giocolieri di cortile:
di questi salti si vive e muore
chi ci vuol bene sia gentile.
Questo avveniva alla luna calante,
piena l’estate, la spiga fragrante.
Semplici, candidi, fuggitivi,
sui prati morbidi di brine,
danzano, volano giulivi
bambini in bianche mussoline.
Questo avveniva, fiorente aprile
querule l’acque eran, l’erba sottile.
(da Realtà vince il sogno)
***
Vetri
Sei vetri della finestra
nell’angolo della stanza
sono la strada maestra
d’ogni nuvola che avanza.
Io, dal mio angolo pigro
tendo insidiosi agguati,
dai poveri tetti emigro
verso quei correnti prati.
Non sono prati, son lenti
sogni; sogni non è vero,
sono fuggitivi armenti:
e nemmen questo è più vero.
Vedi quell’azzurro. Cielo
è il cielo, bambino mio;
con la nuvola, nel cielo,
va la volontà d’Iddio.
Fumo che te ne vai solo,
spensierato, liberamente,
dal focolare del duolo
al cielo: prendimi la mente.
Sei vetri della finestra
nell’angolo della stanza
sono la strada maestra
della celeste abbondanza.
(da Realtà vince il sogno)
***
Domani
Se saran queste strade di sole
che un giorno (quando avremo ali)
ci porteran lontani;
e non più mireremo dai cari
colli le case gioviali
che c’invitano ai piani:
appena un persuasivo candore
vedremo, delle montagne,
come le vene d’erba,
e il mare, dentro nullo colore,
come un vano occhio che piagne,
come una gemma acerba.
In un aere senza il dolce azzurro
dove il sole è l’etern’onda
andremo via giulivi;
con stupend’ali senza sussurro
verso una riva gioconda,
profondamente vivi.
(da Realtà vince il sogno)
***
Carlo Betocchi
Tu hai nel petto un garbuglio di cose che ronzano come un’arnia d’api al lavoro. S’apre uno spiraglio nell’arnia; il capo del verso, come un’ape d’oro, appare, sull’orlo, fremente, sta per spiccare il volo, e sdipanare il garbuglio dello sciame. E a un tratto, in quel deserto, appare un fiore giallo, a sinistra, lontano, poi un altro, ma sembra vicino, ed è rosso, sulla destra. Sono apparizioni che sorprendono il poeta: e che fantasticamente si replicano. Altro rosso, altro giallo, e un violento azzurro punteggiano il deserto: e son parole che contengono un nesso segreto, quasi mostruoso, con quello che vuole il poeta, il suo discorso che ronza, lo sciame che vola. Quello che era intenzione della natura del discorso si eleva ad altra potenza correndo a investire questi suggerimenti di colori ritmati che moltiplicano secondo il bisogno le loro apparizioni, le loro corrispondenze. E il discorso che era tutto dentro l’arnia sta ormai sciamando a precipizio con l’ardente sua fame verso i richiami dei fiori che sbramano la sua passione di impossessarsi di una ragione sconosciuta.
Ogni fiore era una rima, ed ora capisco che ognuno di essi conteneva un potenziale che il poeta non inventava da sé, ma che rispondeva, come predisposto, alla supplica ardente di quella fame compressa. Chi ha assistito a questa vicenda di parole che s’appostano lontano a creare la danza ancora insospettabile della poesia rimata, sa benissimo che da solo non ce l’avrebbe fatta. Una grande carità è scesa verso la fame d’esprimersi che lo divorava.
(da Diario della poesia e della rima)
***
Alla dolorosa Provvidenza
Quando su noi la povertà distende
la mano scarna, e coi dolori inquieti
il quotidiano, piccolo bisogno,
se anche mi sento qual t’avessi in sogno,
o Iddio, pregato, sull’alba che splende,
entra e soccorri a’ miei mali segreti.
Quella che io amo, allora, e il mio figliuolo,
stan muti in casa, mi seguon con gli occhi;
se sembro lieto, ed essi non mi credono,
se rido e canto, il canto non ha suono;
se vo per casa, anche i vecchi balocchi
presi e lasciati, mi lasciano solo.
Ma tu che all’alba, o Padre del creato,
mi hai detto: – Figlio, avviati al lavoro –
Tu in cui confido pieno di speranza,
con passo cauto di stanza in istanza
sempre mi segui e se non altro a un duolo
sciogli, più grande, il mai che mi ha legato.
Pianger mi sento e in quel sentir più sale
l’anima al pianto mista co’ miei errori:
che se i miei mali numero, rinumero
insieme le mie colpe, e per ognuno
d’essi e sorge una, una m’assale,
tante che dolgo come tanti cuori.
E forse l’albe infantili mie volgono
verso quest’alba più grande e severa
d’un’altra gioventù, non piena d’angeli,
umana, e sacra ai dolori di tanti
che come me, sulla terra, hanno sera
prima che cali il giorno, o come vogliono
i Tuoi decreti, Provvidenza vera.
(da Altre poesie)
***
Redivivo in Firenze
Mi balzò l’anima
quando vidi i tuoi tetti
diseguali
dopo che il treno una notte
lenta d’avvicinamento
mi lasciò su una piazza desolata.
Due nottambuli parlavano,
eri sola, o Firenze,
e salii nella stanza d’albergo,
dormii nelle tue braccia,
nel tempo, nell’oasi di pietra,
di calce e travature cedevoli,
sotto le stelle supreme,
vivido di battesimi:
e nel mattino
nebbioso dell’inverno
fiorentino, secco di ricordi,
destandomi,
una frattura
solitaria divampò
dalla mia mestizia.
Lasciai l’arte per l’anima,
e al crollo silenzioso
del vivere invisibile
ancora una volta
un toscano senza pianto
s’inoltrò sulla soglia dell’Ade.
(da Tetti toscani)
***
Tetti
Tetti toscani secchi
fulvi di vecchi
tegoli, in cui al tempo che oblia
scotta sempre più mia
l’arsura forte
d’estati morte;
sui colmignoli smagra
il di più, flagra
l’incanto celeste, sdoppia
il miraggio che alloppia,
e seccan vivi
i sogni estivi.
Non so che solitaria
vita per l’aria
vagoli, che par vada e ritorni
da campestri soggiorni;
mi punge il pruno
del suo profumo.
Ma i tetti non han vizi,
a’ bei solstizi
d’estate; e l’anima viaggia,
che dai tetti s’irraggia,
pei cieli asciutti,
chiari per tutti.
(da Tetti toscani)
***
Carlo Betocchi
Un dolce pomeriggio d’inverno
Un dolce pomeriggio d’inverno, dolce
perché la luce non era piú che una cosa
immutabile, non alba né tramonto,
i miei pensieri svanirono come molte
farfalle, nei giardini pieni di rose
che vivono di là, fuori del mondo.
Come povere farfalle, come quelle
semplici di primavera che sugli orti
volano innumerevoli gialle e bianche,
ecco se ne andavan via leggiere e belle,
ecco inseguivano i miei occhi assorti,
sempre piú in alto volavano mai stanche.
Tutte le forme diventavan farfalle
intanto, non c’era piú una cosa ferma
intorno a me, una tremolante luce
d’un altro mondo invadeva quella valle
dove io fuggivo, e con la sua voce eterna
cantava l’angelo che a Te mi conduce.
(da Altre poesie)
***
All’amata
I fior d’oscurità, densi, che odorano
dove tu sei, s’aggirano nell’ombra,
un’altra luce sento che m’inonda
queste pupille che l’ombra violano.
Quale tu sei, non so; forse t’adorano
le cose antiche in me, tutto circonda
te in un giardino dove i sensi all’ombra
tornano ad uno ad uno che ti sfiorano.
L’esser più soli, e l’aggirarsi dove
tu non sei più, od in remota stanza
dentro al mio petto, quando lento piove
l’amor di te che oltre di te s’avanza,
forse sarà per questo il dir d’amore
più dolce dell’amore che ci stanca.
(da Altre poesie)
***
Oggi, qualche volta congetturando come mi capita di rado, e spesso dividendo il mio cuore fra i due grandi canoni che possono servire di base alla costruzione della poesia, poesia soggettiva, poesia oggettiva, mi par di capire che la rima è stata il primo grandissimo mezzo per connaturare alla poesia il dono d’una sublime oggettività. La rima è in questo senso tutt’altro che abbandono alla musicalità: è figura dell’oggettività che riflette le grandi e superbamente ordinate costruzioni metafisiche dell’intelletto d’amore. Simula, e riecheggia, nelle sue, le corrispondenze che regolano le grandi forze dell’universo, ed inquadra in esse il discorso fluente e corrusco della vita. […]
Si capisce, e va da sé, che la mia leggerezza non vuole tuttavia dare peso, per i casi miei, a queste vicende che mi capitavano, parallele a tant’altre, come quando, da giovane, la poesia passava come un’allodola per il mio cielo, e la mia crudeltà giovanile le sparava: e mi avveniva, per caso, di non fare cilecca: ma poi era un povero, uno stento pennuto, che raccoglievo. Ebbene, voglio dire che da quei casi pullulanti di parole quasi incomprese nell’atto che le conoscevo, deboli e forti d’amore e di peccati, ho appreso a considerare appunto le parole come un universo di persone straordinariamente libere, e capaci di tutti i tiri.
(da Diario della poesia e della rima)
***
Dai tetti
È un mare fermo, rosso,
un mare cotto, in un’increspatura
di tegole. È un mare di pensieri.
Arido mare. E mi basta vederlo
tra le persiane appena schiuse: e sento
che mi parla. Da una tegola all’altra,
come da bocca a bocca, l’acre
discorso fulmina il mio cuore.
Il suo muto discorso: quel suo esistere
anonimo. Quel provocarmi verso
la molteplice essenza del dolore:
dell’unico dolore:
immerso nel sopore,
unico anch’esso, del cielo. E vi posa
ora una luce come di colomba,
quieta, che vi si spiuma: ed ora l’ira
sterminata, la vampa che rimbalza
d’embrice in embrice. E sempre la stessa
risposta, da mille bocche d’ombra.
– Siamo – dicono al cielo i tetti –
la tua infima progenie. Copriamo
la custodita messe ai tuoi granai.
O come divino spazio su di noi
il tuo occhio, dal senso inafferrabile.
(da L’estate di San Martino)
***
Di questo parlar mio
Di questo parlar mio, che si frantuma,
so così poco come il terrazziere
sa della tazza ritrovata in cocci
entro il suo sterro: e qualche coccio ha un suo
quieto brillare, un poco spento
dalla terra, che ricorda altri giorni,
ed altre forme, anzi l’intera forma,
la genuina e perfetta,
sotto un sole che fu per un momento
al suo apogeo, e brillò sulle labbra
giovanili che bevvero, fresche
come prugne a settembre,
de’ suoi colori, alle soavi nebbie
che li velavano: labbra,
tazza e bevanda ancora vive in questi
pochi frammenti; e il resto è sogno.
(da Diarietto invecchiando)
***
Così, da più oscure latebre
Così, da più oscure latebre, si libera
un io sconosciuto, invecchiando, cui
non badammo da giovani, o che intravisto
tememmo, e parevaci il peggio di noi,
il più abbandonato e senza speranza;
eppure era lui, nella sua essenza precaria
era l’uomo, nella triste sua carne,
e mortale destino, e ivi dentro
il suo amore, melanconico e vorace,
e fatuo, indegno di risposta: e ora che il crudo
suo vero rivelasi, tu, anima, specchio
d’eterno, che cosa farai? Così s’interroga
il vecchio, dondolando la testa, mentre
soffre e dubita.
(da Un passo, un altro passo)
***
Meno che nulla son io
Meno che nulla son io, nella mente
che invecchia e vaga incerta, e male
afferra le idee che vi divagano
fantasticanti: eppure sono ancora
creatura, e non è detto che da me
così squallido, così passivo e inerte,
non emani, come ora che scrivo,
il senso eterno di quell’eterna
povertà che ci è propria, a noi che viviamo
nel tempo, sulla cui nera lavagna
scriviamo col gesso dei giorni parole
che sempre biancheggiano, per Lui che le legge,
pupilla d’aquila, solo compagno sapiente.
(da Poesie del Sabato)
***
Fraterno tetto
Fraterno tetto; cruda città; clamore
e strazio quotidiano; o schiaffeggiante
vita, vita e tormento alla mia anziana
età: guardatemi! sono il più càduco,
tra voi; un rudere pieno di colpe sono…
ma un segno che qualcosa non tramonta
col mio tramonto: resiste la mia pazienza,
è come un orizzonte inconsumabile,
come un curvo pianeta è la mia anima.
(da Ultime)
***
Lo stravedere dei vecchi
Lo stravedere dei vecchi! Guardateli!
Ascoltatene uno, come son io, forse
il più debole! La mente che vacilla,
e l’azzurro che spera, mentre l’ombra
lenta, furtiva, risale i tetti:
alle mie spalle scompaiono ninnoli
e oggetti, caracollano via tavole
e sedie, s’involano alcove, trepide
masserizie amorose svaniscono
via leggere, la mia vita si spoglia,
tutta perduta vibra nell’azzurro.
(da Ultime)
***
Salmo
Quando invecchiamo, fatti più sordi alla rima
ed a quel mitico batter dei ritmi
che amore interno dettava, una cosa
sola, un esister confuso coi freschi
pimenti degli anni giovanili;
allora un ciuffo di pini su un monte,
una gran macchia verde ci commuovono
col silenzio, e siamo come silenzio
che non si perde nel nulla, ma entra
in noi per farsi conoscere, come
vampa di lauro profuma la macchia
nell’alido, col suo sentore amaro:
sì, la vecchiaia è una nuova stagione,
e la morte una stagione più alta, od umile,
di foglia secca per quei tabernacoli della
requie del canto che non serve più.
(da Poesie del Sabato)
***
Rotonda terra…
Rotonda terra; scena che si ripete,
in te, del saluto serale: consuetudine
mia planetaria, di tegola in tegola,
del mio vivere che se ne va col tuo
trapassare, lume diurno, lento,
sul tetto davanti casa; e mio formarsi,
intanto, un petto come di colomba;
e metter piume amorose per la notte
che viene; ravvolgermi unitario
con essa: pigolio interiore; perdita
dell’umano: divenire mio universale.
(da Poesie del Sabato)
Carlo Betocchi
Cinque poesie di Carlo Betocchi tradotte in francese da Jean-Charles Vegliante, Premio Betocchi 2018
Ode des oiseaux
Désirable vie
des oiseaux! Eux,
qui réjouissent les ombreux
recoins du bois de leurs doigts d’or!
J’en vis un, passereau
solitaire et lent
remplumé par le vent
délirer pour une aumône;
et j’entendis le chant modulé
intact, que va perdre
entre le ciel profond et l’herbe
une vertigineuse alouette.
Dans la pieuse nuit se tiennent
les rossignols;
rester avec la lune, seuls,
en ramées que le vent malmène!
Et, où les ondes font
un tranquille lac
habite le vol vague
de certains, charme et illusion.
Brûle l’oiseau phénix
de brûler, et ressurgit
l’oiseau phénix ; et nourrit
en soi le cygne un mal qui le mine.
Vivre indéfini
des oiseaux! Ils sont
chantés dans cette ode, messagers
de la vie que nous vivrons:
quand nous remonterons
par des fleuves d’azur
et célestes murmures
vers le vouloir du ciel.
(da Realtà vince il sogno)
Ruines 1947
Ce n’est pas vrai qu’ils ont détruit
les maisons, pas vrai:
seul est vrai dans ce mur en ruines
l’avancement du ciel
à pleines mains, à pleine poitrine,
où inconnus rêvèrent,
ou bien, vivant, crurent rêver,
ceux qui ont disparu…
Maintenant c’est à l’ombre brisée
de jouer comme autrefois,
sur les murs, dans l’aube au soleil,
imiter les aléas…
et dans le vide, à l’hirondelle qui passe.
(da Notizie)
Mais c’est vrai pourtant qu’aux vieux,
dépouillés de la beauté,
reste ce signe, dans l’âme,
de son rapide apparaître
et disparaître, ce sillon de chose
qui a été, qui saigne encore,
lourde, dans la conscience;
mais qui, goutte à goutte, ensuite
va lentement s’enfonçant dans une presque,
dans une presque rancoeur
de blanche innocence…
(da Disperse)
Très ronde terre; scène qui se répète,
en toi, du salut vespéral: habitude mienne
planétaire, avec toi et tes couchants:
brusque sursaut, de tuile en tuile,
de ma vie qui s’en va avec ton
effacement, lumière diurne, lente,
sur le toit devant la maison; et mon apprêt,
cependant, d’un plastron comme de colombe;
et arborer d’amoureuses plumes pour la nuit
qui vient; m’envelopper dans l’union
avec elle: pépiement intérieur; perte
de l’humain : mon devenir universel.
(da Poesie del Sabato)
Dans les champs
Nous un par un
comptons les jours
du blé d’azur
qui se tient droit:
dans l’enfantin
champ le murmure
sans un épi
craint: et s’en va
par le ciel vague
ment tintillant
pleine alouette
de son amour:
nous un par un
comptons les jours,
peines, et dur
espoir qui sait.
(da Poesie, Prime)
Sull’ore prime
Son l’ore prime, le solite, le ore
che la vita me ne ha chieste tante;
l’ora che al già Risorto, che «non è
più qui», tien dietro l’Angelo, distante
e vicino alla vita: che un motore
stacca in fondo alla via la sua fatica,
e parte: e ch’io resto, solo, all’antica
vicissitudine, cui non val arte
di sorta, altro che il principiare, e sia
come sia, con quel gettar di dadi
che è già scontato, che se stesso oblia,
che va crescendo d’effetto per gradi,
vola il colombo, si schiara la via,
o vita, come lenta persuadi.
Al fratello e alla sorella in giorni di dolore
Le foglie luccicano, l’estate
dalla forma crudele di gioia
ai seppelliti nel limbo
delle memorie d’infanzia
non reca che il lampo dei ricordi.
Ma a te dolore, eretto emblema
ch’entro gli sguardi ci precedi,
noi a te, fraterni, porgiamo il volto
lieti che tu ci trovi ancora uniti
oltre la linea delle apparenze,
con te, verso un paese eterno.
Dove non sia più luce sulle fronde
che questa, che dall’anima s’esala,
dove nell’ombra, la nostra mano unita
senta che sola forza al mondo è il cuore.
Una mattina
Ancora una mattina
che non potrei tradirmi
se non, nube su nube,
decidermi a rivivere
tutto nel cielo, al suo
fantastico passaggio
d’occidente in oriente,
da un mare senza mente
a un monte senza peso;
la verità che vive
nei cuori non si scrive
che misteriosamente.
Un passo, un altro passo (7)
Ma anche imparo,
giorno per giorno imparo,
che non c’è cosa in cui sia necessario
più il credere che l’operare; e che tra il fiore
del credere che amo, e il mio esserne degno,
che è il prezzo del mio esistere,
c’è di mezzo quello che ho fatto,
il mio consistere in opere e lavoro:
e ch’ivi è il tutto, tutto ciò che io posso
saper di vero, anche se avvolto nel mistero
della cosa fatta dall’uomo, e che dall’uomo
prega per il di più che non può fare,
e i doni per cui fece, alti, ringrazia.
In piena primavera, pel Corpus Domini (6)
Qui od altrove, a un poeta,
il suo tempo è fulmineo,
cometa che declina e scompare
lungo la chioma della sua pazienza.
E non può dire cose più alte di lui.
La gioventù gli è di lievito,
la vecchiaia di paragone,
e quando l’aria è sgombra di messaggi
incontra creature.
Il bene e il male in eguale misura
a lui non valgon rimpianti,
è come morto fin dalla nascita,
è come vivo dopo la morte.
Messa piana
Quando vado alla messa spesso non prego,
guardo. Sono come un bambino. Guardo,
e credo. E il Signore mi dice
(con povere fiammelle di candela,
mutamente entro me, nel mio guardare),
– Bravo, hai fatto bene a venire. –
E al segreto consenso la coscienza
s’indebita, riconoscente. E mormora:
– Basta, così sian tutti, tutti
oramai, con me. Anche quei pochi
cui ho fatto del bene. E solo mi lascino,
taciti, solo nel mio guardare. –
Messa solenne
Io non so se chiamarla la bellezza
quella che nasce in noi, dal più veridico
senso della nostra miseria. Parte di lì,
sprigiònasi, il capo di quel filo del bisogno
che tanto disegnò della bellezza, nel mondo.
E parve, ed era anche un miracolo: ma era
necessità all’esistere, non già per noi
ma per dire al Signore: – Se Tu esisti
anche noi esistiamo –. E per dirgli ubbidendo:
– Ho ritrovato in Te della bellezza il bandolo
originale, il seme. Ecco, fiorisce nell’umiltà
l’immortale coraggio del Tuo spirito,
la segreta e indicibile Tua gloria. –
Di quando in quando (14)
Se i morti sono veramente morti
allora noi non siamo vivi, ché
della loro già morta vita
andiamo tutti i giorni nutrendoci,
spesso inconsapevolmente, e quasi
dormendo, come bambini alle poppe
materne, a volte assopiti, e come in sogno.
Ché quanto la veglia ci nutre il sogno,
e i morti come la vita ci nutrono, in una
inestinguibile catena di tramonti.
Il vecchio: stravaganze, sventura, destino (5)
Lo stravedere dei vecchi! Guardateli!
Ascoltatene uno, come son io, forse
il più debole! La mente che vacilla,
e l’azzurro che spera, mentre l’ombra
lenta, furtiva, risale i tetti:
alle mie spalle scompaiono ninnoli
e oggetti, caracollano via tavole
e sedie, s’involano alcove, trepide
masserizie amorose svaniscono
via leggere, la mia vita si spoglia,
tutta perduta vibra nell’azzurro.
***
Questo color velenoso, di sera,
questo morir della luce sui vetri,
senza riflessi, che sarà rapido,
quest’ora tarda e mortale,
o tu che invecchi e non sai più se vedi
spettri o figure, credilo! ogni ora
è bambina, e se ne va innocente,
sparisce dal tuo cospetto la vita
ma torna per altri, sempre si rinnova,
la notte è un giardino di giovani tenebre.
***
Il mio cuore è debole, stasera,
come il sole che lento risale
i tetti, e profonde sono le mie colpe;
ahi! l’uomo, come sempre tramonta.
Come sempre, mentre lui tramonta,
resta l’orizzonte ineffabile
e sterminato il destino, a chiunque,
dell’esistere, sterminato!
Ciò che lasciamo indietro
si strascica verso il buio,
ciò che ci attende è incomprensibile
compreso il momento che passa.
Io sono: eccomi! io sono,
solo in quest’ora debole,
ciò che decide: io sono
la linea che divide
il passato dal futuro.
Momento eterno dell’essere
che ti stabilisci nell’attimo,
sei tu la mia grazia, decidi.
Carlo Betocchi nasce a Torino il 23 gennaio 1899 e muore a Bordighera il 25 maggio 1986. Si trasferisce ancora piccolo a Firenze per seguire il padre, impiegato delle Ferrovie dello Stato. Studia all’Istituto Tecnico fiorentino con l’amico Piero Bargellini. Consegue nel 1915 il diploma di perito agrimensore e prende parte, tra il 1917 e il 1918, alla Prima Guerra Mondiale. Inizia poi ad esercitare la professione di geometra nel campo edilizio, lavoro che lo porterà in Francia e in diverse località dell’Italia centro-settentrionale. Nel 1928, insieme a Bargellini, fonda la rivista «Il Frontespizio». Nel 1939 lascia Firenze e si trasferisce a Trieste. Insegna materie letterarie presso il conservatorio musicale di Venezia fino al suo ritorno definitivo a Firenze nel 1953. Numerose sono le sue raccolte poetiche, le più importanti delle quali sono Realtà vince il sogno (1932), L’estate di San Martino (1961), Un passo, un altro passo (1967), Prime e ultimissime (1974), Poesie del sabato (1980).
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Testi selezionati da Tutte le poesie (Mondadori, 1984)
Carlo Betocchi
Carlo Betocchi: biografia
Carlo Betocchi nasce a Torino il 23 maggio 1899 da padre ferrarese e madre toscana. Il padre, impiegato nelle Ferrovie dello Stato, nel 1906 viene trasferito con la famiglia a Firenze dove muore nel 1911. Il giovane Carlo, rimasto orfano con i fratelli Giuseppe e Anita, viene educato dalla madre la quale segue con particolare cura la sua formazione spirituale.
Dopo aver studiato all’Istituto Tecnico fiorentino con l’amico Piero Bargellini, consegue nel 1915 il diploma di perito agrimensore.
Nei primi mesi del 1917 è a Parma per frequentare il corso allievi ufficiali. Inviato al fronte qualche settimana prima della ritirata di Caporetto, partecipa alla prima resistenza sul Piave; successivamente è inviato in VaI Camonica e sull’Altopiano di Asiago.
Terminata la guerra, nel dicembre del ‘18 parte volontario per la Libia come ufficiale di guarnigione. Congedato nel ’20, lavora come geometra in Toscana nei cantieri allestiti per la ricostruzione delle case demolite dal terremoto, nelle Alpi francesi per dei lavori di condotte forzate in galleria e quindi nei cantieri stradali in Toscana e nell’Italia centro-settentrionale.
Nel 1923, con Piero Bargellini, Nicola Lisi e l’incisore Pietro Parigi, collabora alla prima rivista di carattere strapaesano «Il calendario dei pensieri e delle pratiche solari», e nel 1929 con gli stessi amici fonda «Il Frontespizio», la rivista d’ispirazione cattolica più nota negli anni del fascismo.
Tra il ’29 e il ’38 si occupa di una rubrica di poesia («Lettura di poeti») e in quegli anni collabora a varie riviste: «L’Orto», «Il Selvaggio», «Circoli», «Primato», «Campo di Marte», «Letteratura». Per le edizioni del «Frontespizio» viene pubblicata la sua prima raccolta di liriche: Realtà vince il sogno (1932). Seguono nel tempo Altre poesie e Notizie di prosa e poesia, comparse rispettivamente nel 1939 e nel 1947 e, in seguito, L’estate di San Martino (1961), Prime e ultimissime (1974) e Poesie del sabato (1980).
Gli impegni di lavoro lo portano nel 1939 a lasciare Firenze per risiedere a Trieste, dove si trasferisce con la famiglia fino al ’40; poi è a Bologna e quindi a Roma.
A seguito di una malattia contratta nei cantieri, nel 1953 è costretto ad abbandonare la professione di geometra. Sin dal 1942 è chiamato alla cattedra di materie letterarie presso il Conservatorio musicale di Venezia. Nel 1955 ricopre lo stesso insegnamento presso il Conservatorio «L. Cherubini» di Firenze dove insegna fino al 1969.
Tornato definitivamente a Firenze nel 1952, gli viene affidata nel ’58 la redazione della trasmissione radiofonica L’Approdo. Collabora a varie riviste, tra cui «La Chimera», «La Fiera letteraria» e «L’Approdo letterario» di cui è redattore fino al dicembre del 1977, anno di cessazione della prestigiosa rivista.
Tra i numerosi riconoscimenti ricevuti: il Premio Feltrinelli per la poesia assegnatogli dall’Accademia dei Lincei, il Premio Viareggio (1955) e l’Elba (1968).
Nel 1981 il presidente della Repubblica Sandro Pertini gli conferisce «La Penna d’oro» per l’opera svolta (tra gli illustri premiati sono presenti Giuseppe Prezzolini e Mario Praz).
Nel 1984, in occasione della pubblicazione di Tutte le poesie (Mondadori), riceve il Premio «E. Montale» (Librex-Guggenheim) per la poesia.
Si spegne a Bordighera, all’età di ottantasette anni, il 25 maggio del 1986.
Carlo Betocchi
Il “Centro Studi e Ricerche Carlo Betocchi” svolge un’attività di promozione, conoscenza e divulgazione dell’opera del poeta. In particolare si propone i seguenti obiettivi:
– Organizzare ogni anno il “Premio Letterario Internazionale Carlo Betocchi-Città di Firenze”.
– Favorire indagini e ricerche sull’opera di Carlo Betocchi e su aspetti della poesia contemporanea a lui riferibili.
– Promuovere incontri di studio, letture e iniziative volte a diffondere e valorizzare la poesia in tutti i suoi aspetti.
– Svolgere attività editoriale finalizzata alla pubblicazione di testi di e su Carlo Betocchi.
La presidenza del Centro Studi è attualmente ricoperta da Marco Marchi.
La giuria del “Premio Letterario Internazionale Carlo Betocchi-Città di Firenze” è presieduta da Marco Marchi e composta da Sauro Albisani, Anna Dolfi, Antonia Ida Fontana, Francesco Gurrieri, Gloria Manghetti e Maria Carla Papini.
Si segnala che l’Archivio e la Biblioteca privata di Carlo Betocchi sono conservati presso l’“Archivio Contemporaneo A. Bonsanti” del “Gabinetto Scientifico-Letterario G. P. Vieusseux” di Firenze, in via Maggio n. 42.
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