Cantalupo in Sabina(RIETI)-Rassegna Cinematografica PARLIAMO DI DONNE
-Premio “Donne in prima fila” a Francesca Comencini-
Cantalupo in Sabina-20 luglio 2023-Il Premio “Donne in prima fila”, istituito nel 2022, a latere della Rassegna Cinematografica PARLIAMO DI DONNE intende valorizzare quelle donne che si sono distinte in uno dei tanti campi ove operano.
Nella prima edizione è stato assegnato ad una delle maggiori scrittrici italiane, Dacia Maraini, quest’anno verrà conferito a Francesca Comecini, regista, sceneggiatrice, scrittrice.
L’attenzione che Francesca Comencini pone agli aspetti sociali, ai cambiamenti nel mondo lavorativo, alle sempre più complesse relazioni amorose, che rendono la vita più complicata, più difficile da vivere, perché la società cambia e spesso le categorie per decriptarla sono ormai obsolete, ne fanno una osservatrice preziosa, che pone temi attuali, narrati spesso con uno sguardo documentaristico.
È anche una donna coraggiosa, che si è messa in gioco nel suo campo, ma in settori particolari: ha descritto, come regista di alcuni episodi, la paura e la violenza imperanti nella serie Gomorra, ma anche la tragicità di alcune figure femminili in essa presenti; inoltre si è misurata con un genere praticato esclusivamente dagli uomini, come il Western, dove è stata la regista della serie Django, in cui regnano follia e libertà con i conflitti e le speranze del nostro tempo.
Andrea Purgatori è morto, l’Italia onesta piange un grande giornalista ed un grande uomo
Roma-È morto oggi 19 luglio 2023, a 70, a causa di una malattia fulminante, Andrea Purgatori. È stato un grande giornalista d’inchiesta, serio, onesto, rigoroso, generoso e garbato. Il grande pubblico lo conosceva per la conduzione del programma “Atlantide”, su La7. Lo ricordiamo soprattutto per il suo impegno professionale a favore della verità nell’inchiesta di Ustica e nella vicenda di Emanuela Orlandi. Per cercare la verità lavorava in modo infaticabile e non guardava in faccia a nessuno. Il suo modo di fare giornalismo è purtroppo sempre più raro. Se n’è andato improvvisamente e troppo presto. Oggi l’Italia onesta piange un grande giornalista ed un grande uomo. Gli auguriamo la pace dei giusti. Che la terra gli sia lieve. Lo ricorderemo a lungo.
RIETI-Festival di Filosofia, parte la seconda settimana
RIETI- 17 luglio 2023-Il Comitato Organizzatore del Festival di Filosofia Città di Rieti comunica la cancellazione dell’evento previsto per il 17 luglio 2023, con il professor Scardovelli presso la chiesa di San Rufo. Tale decisione è stata presa a causa di motivi di salute che impediscono al professore di partecipare al Festival.
«Il professor Scardovelli, rinomato filosofo e intellettuale, avrebbe dovuto tenere una conferenza speciale in occasione della prima edizione del Festival di Filosofia Città di Rieti. Tuttavia, in considerazione della sua salute e del rispetto per il suo benessere, abbiamo ritenuto opportuno annullare l’evento perché possa dedicarsi alla sua guarigione. Ci scusiamo profondamente con il pubblico e con tutti coloro che avevano atteso con entusiasmo la partecipazione di Scardovelli all’evento. Il Festival di Filosofia Città di Rieti è stato concepito per celebrare il pensiero e l’approfondimento filosofico, e faremo tutto il possibile per continuare a offrire un programma di alta qualità agli appassionati di filosofia», dicono gli organizzatori.
Gli altri eventi previsti per la prima edizione del Festival di Filosofia Città di Rieti si svolgeranno come pianificato: una serie di conferenze, dibattiti e attività interattive saranno ancora accessibili al pubblico durante tutto il festival.
Durante l’ultima settimana del festival, ci sarà un momento dedicato alla musica che arricchirà ulteriormente l’esperienza dei partecipanti. Sabato 22 luglio, il noto musicista Giò Vescovi si esibirà in concerto con il suo Blues, regalando al pubblico un’esperienza musicale unica.
Il Festival di Filosofia Città di Rieti è un’occasione imperdibile per tutti coloro che sono interessati a esplorare tematiche filosofiche di grande attualità e per coloro che desiderano arricchire il proprio bagaglio culturale. I relatori di fama internazionale garantiranno un’esperienza stimolante e coinvolgente, fornendo nuovi spunti di riflessione su temi di grande rilevanza per l’umanità.
L’ingresso a tutti gli incontri del festival è gratuito, ma si consiglia di prenotare in anticipo per garantirsi un posto. Per ulteriori informazioni sul programma completo degli incontri e per effettuare le prenotazioni, si prega di visitare il sito web ufficiale del festival.
Si possono inoltre contattare per info i seguenti numeri: 3936359155-3393977563-3801953942-3755674456-3755729991-3756473991 oppure scrivere a comunicazionisocialirieti@gmail.com
TUTTO IL PROGRAMMA
Eventi realizzati sia a Piazza San Rufo sia nella chiesa di San Rufo.
DOPO L’UOMO “Come sul volto del mare un volto di sabbia”
Mercoledì 19 Luglio ore 18:30 Piazza San Rufo a Rieti – Emanuele D’Agapiti incontra TIZIANO TOSOLINI
OLTRE L’ UMANO?
Giovedì 20 Luglio ore 18:30 Piazza san Rufo Rieti – Emanuele D’Agapiti incontra MARCO GUZZI
Dentro la sapienza umana per difenderci dal transumanesimo
Venerdì 21 Luglio ore 18:30 Piazza San Rufo Rieti EMANUELE D’AGAPITI IN DIALOGO CON DIEGO FUSARO E ALESSANDRO MELUZZI
LA NATURA DEL FUTURO -” L’uomo il cosmo il divino”
Sabato 22 Luglio ore 18:30 Piazza San Rufo Rieti – Emanuele D’Agapiti incontra GIOVANNI FERRARO
GIO’ VESCOVI IN CONCERTO
Sabato 22 Luglio ore 21:00 Piazza San Rufo Rieti Centro d’Italia
HOMO SUM – “Il futuro dell’umano”
Domenica 23 Luglio ore 18:30 Piazza San Rufo Rieti
Chiusura festival di filosofia con Annamaria Magi ed Emanuele D’Agapiti che incontrano i giovani.
Sabato 15 luglio 2023 ore 18:30 il secondo appuntamento
RIETI- 14 luglio 2023-Il Festival di Filosofia Città di Rieti prosegue sabato 15 luglio con un secondo incontro. Alle ore 18.30, nella suggestiva cornice di piazza San Rufo, i professori Ileana Tozzi e Massimo Casciani si confronteranno sull’argomento “Buddha, Gesù Cristo e Aristotele: Filosofi Sovraumani“, moderati da Emanuele D’Agapiti.
Ileana Tozzi e Massimo Casciani, autorevoli esperti del campo, condurranno il pubblico in un’analisi comparativa delle prospettive filosofiche di Buddha, Gesù Cristo e Aristotele, esplorando la loro grandezza come filosofi sovraumani.
Buddha: Il Professor Massimo Casciani introdurrà i partecipanti al pensiero di Buddha, il fondatore del buddhismo. Attraverso una profonda analisi dei testi sacri buddhisti, come il Dhammapada, Casciani illustrerà gli insegnamenti centrali di Buddha, tra cui il concetto di “Nobile Ottuplice Sentiero” e la ricerca dell’illuminazione e della liberazione dal ciclo del samsara. Sarà esaminato il modo in cui Buddha ha affrontato le grandi domande sulla sofferenza, la natura della realtà e il cammino verso la saggezza.
Gesù Cristo: La Professor Ileana Tozzi guiderà il pubblico attraverso il pensiero di Gesù Cristo, la figura centrale del cristianesimo. Esplorerà gli insegnamenti evangelici presenti nel Nuovo Testamento, come le Beatitudini e il Discorso della Montagna, focalizzandosi sulla prospettiva di Gesù sulle questioni morali, spirituali e la sua visione dell’amore, del perdono e della salvezza. Sarà analizzata l’influenza del messaggio di Gesù Cristo sulla cultura e sulla filosofia occidentale.
Aristotele: Entrambi i professori esamineranno anche il pensiero di Aristotele, uno dei più importanti filosofi della Grecia antica. Massimo Casciani illustrerà l’approccio aristotelico alla conoscenza e alla ricerca della felicità attraverso le opere come “Etica Nicomachea” e “Politica”. Saranno esplorati temi come la virtù, l’eudaimonia e la teleologia aristotelica, sottolineando l’importanza della saggezza pratica e della vita contemplativa.
Filosofi sovraumani: Durante il dibattito, i due professori metteranno in luce le caratteristiche che rendono Buddha, Gesù Cristo e Aristotele dei filosofi sovraumani. Discuteranno l’impatto di queste figure sulla storia del pensiero umano e il modo in cui le loro idee e il loro insegnamento continuano a influenzare le società e le culture contemporanee.
Riflessioni sul tema: L’incontro offrirà agli spettatori un’opportunità unica di confrontarsi con le prospettive di tre grandi filosofi sovraumani, Buddha, Gesù Cristo e Aristotele. Sarà un’occasione per riflettere sulla natura dell’esperienza umana, sul significato della vita, sull’etica e sulla ricerca della verità. L’analisi comparativa dei pensieri di questi filosofi consentirà di scoprire le similarità e le differenze tra le loro prospettive, aprendo nuove prospettive di comprensione e arricchendo la nostra visione del mondo.
Continuità del Festival: Il secondo incontro del Festival di Filosofia Città di Rieti rappresenta un ulteriore passo verso la creazione di un ambiente stimolante e coinvolgente per la riflessione filosofica e l’esplorazione dei grandi temi dell’umanità. Gli organizzatori del festival continuano a offrire una programmazione variegata, che permette agli appassionati di filosofia e alla comunità locale di immergersi nel mondo della filosofia e di approfondire la loro comprensione delle questioni esistenziali.
Sarà un’opportunità per esplorare le prospettive di questi grandi pensatori e riflettere sulla profondità e l’ampiezza del pensiero filosofico.
Potete contattare per info i seguenti numeri: 3936359155-3393977563-3801953942-3755674456-3755729991-3756473991 oppure scrivere a comunicazionisocialirieti@gmail.com.
Direzione Artistica del Festival di Filosofia Città di Rieti a cura di Emanuele D’Agapiti
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FARA in SABINA- 13 luglio 2023-FLIPT, alla scoperta delle “Città invisibili”: grande spettacolo gratuito dedicato ai 100 anni dalla nascita di Italo Calvino, sabato e domenica a Fara in Sabina
Sabato 15 e domenica 16 luglio, alle 21.30, il borgo di Fara in Sabina (Rieti) diventa una grande palcoscenico per “Città invisibili”. Uno spettacolo completamente libero a gratuito, un percorso artistico lungo tutto il borgo di Fara Sabina, a cui si potrà assistere entrando nel percorso dall’arco principale del paese, accanto al Caffè Belvedere.
Oltre ottanta gli artisti che parteciperanno allo straordinario progetto interdisciplinare e multimediale giunto al suo trentaduesimo anno di vita. Ideato e diretto dal regista Pino Di Buduo, lo spettacolo è ispirato all’omonimo romanzo di Italo Calvino, e quest’anno è dedicato ai 100 anni dalla nascita del grande scrittore italiano.
Chiese, torri, cortili, piazze, cantine, strade, angoli, diventano i luoghi nei quali, attraverso un’armonia che li comprende tutti, (ri)scoprire uno dei tanti volti che rimangono nascosti nel grembo di una città.
Ogni anno c’è qualcosa di nuovo da risvegliare e chi in quel luogo è vissuto, ritorna nell’incanto di sapori di un tempo non più così lontano.
Percezioni sensoriali solleticate da un connubio di luci speciali, video-proiezioni, teli giganti, installazioni e scenografie aeree e digitali: così lo spettatore fa il suo viaggio alla scoperta dell’invisibile città.
E poi tutti gli artisti internazionali che hanno animato i dieci giorni del FLIPT – Festival Laboratorio Interculturale di Pratiche Teatrali, provenienti da Groenlandia, Sudafrica, Brasile, Iran, Francia, Ungheria, Svizzera, Norvegia, Polonia, Grecia, Sudafrica, Italia; tutto l’ensamble del Teatro Potlach; tutte le associazioni locali, gli abitanti di altri borghi e città, i farensi e con loro Francesco che a 98 anni sa parlare di tramonti e di atmosfere: saranno il motore di una grande macchina che si muove tra tempo, spazio, bellezza.
ITALO CALVINO
“La caratteristica del FLIPT è che gli artisti non vengono solamente per il loro spettacolo ma per incontrarsi e vivere insieme tutto il tempo del Festival – spiega Di Buduo – Ogni giorno lavoriamo insieme per lo spettacolo finale, “Città invisibili”, seguendo un lungo percorso che comprende sia l’interno sia l’esterno del borgo: ogni anno è diverso. Tutto viene trasformato in modo tale da tirare fuori l’invisibile di questa architettura medievale. Lo abbiamo fatto per la prima volta nel 1991: settanta le edizioni realizzate ed ognuna diversa dall’altra perché è l’identità del luogo che viene fuori. Per venticinque anni lo abbiamo messo nel cassetto. Poi un giorno di cinque anni fa il sindaco di Fara in Sabina ci chiese di farlo ogni anno. Una bella sfida scavare sempre di più dentro l’identità nascosta di questo luogo che ha uno spessore di centinaia e centinaia di anni! Quello che vediamo fuori non corrisponde a quello che c’è dietro: sotto queste case troviamo delle cattedrali, dietro un muro c’è un parco, dietro un portone che sembra l’entrata di una casa si nasconde un cortile. E’ tutto da scoprire. In questa ricerca molto dipende da dove cominci: perché l’angolazione dalla quale si entra modifica lo sguardo.
ITALO CALVINO
Dietro a questo c’è una sperimentazione continua su come si usa lo spazio e sul suo significato. Una fonte preziosa è stata lo studio dei giardini in architettura: i giardini all’italiana hanno un’architettura legata a un certo tipo di filosofia, quelli inglesi ne hanno un’altra, quelli giapponesi o cinesi ne hanno ancora un’altra: tutti esprimono un diverso punto di vista della stessa cosa. E poi fondamentale è lo studio del luogo, delle sue strade e della gente che incontri: le loro storie e memorie. Lo scorso anno l’uomo più anziano di Fara Sabina, Francesco, seduto lungo una stradina, parlava dei tramonti che da quassù non sono mai gli stessi. Li raccontava con lucidità, poesia, e i bambini incantati lo ascoltavano. Quest’anno ci sarà anche lui”.
TEATRO POTLACH-Città InvisibiliPino Di Buduo, direttore artistico del Teatro PotlachFara in Sabina-Fara in Sabina
Breve Biografia-Maria Carta Nacque a Siligo, un piccolo paese della provincia di Sassari, il 24 giugno 1934. Alla nascita le fu dato il nome di Maria Giovanna Agostina: Giovanna perché nacque il giorno della festa di san Giovanni e Maria Agostina per ricordare la nonna materna. All’età di otto anni perse il padre per una grave malattia e fu costretta, come del resto tutti i bambini della sua condizione sociale, ad affrontare le fatiche quotidiane sia in casa sia in campagna[1].
Nel 1957, a 23 anni, vinse il concorso di bellezza Miss Sardegna e partecipò al concorso nazionale di Miss Italia. Prese parte come attrice al fotoromanzo Questo sangue sardo, scritto e realizzato da Abramo Garau a Sardara[2]. Intorno al 1960 si trasferì a Roma, dove conobbe lo sceneggiatore Salvatore Laurani, che poi sposò. Frequentò il Centro Nazionale di Studi di Musica Popolare, diretto da Diego Carpitella, presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia[3] e contemporaneamente portò avanti un percorso di ricerca musicale ed etnografica con importanti produzioni e collaborazioni.
Nel 1971 realizzò due album: Sardegna canta e Paradiso in re, e intanto frequentò l’etnomusicologo Gavino Gabriel. Lo stesso anno venne trasmesso dalla Rai il documentario Incontro con Maria Carta (fotografia di Franco Pinna e testi di Velia Magno), nel quale Maria cantò e recitò con Riccardo Cucciolla. Venne registrato anche un altro documentario (con regia di Gianni Amico su soggetto e sceneggiatura di Salvatore Laurani) dal titolo Maria Carta. Sardegna, una voce.
Nel 1972 recitò al Teatro Argentina a Roma nella Medea di Franco Enriquez. Lo stesso anno incontrò Amália Rodrigues, con la quale tenne un concerto al Teatro Sistina[4]. Nel 1973 le due artiste realizzarono una tournée in Sardegna[5]. Nel 1974 partecipò a Canzonissima, interpretando il Deus ti salvet Maria. Arrivò in finale e si classificò seconda nel girone della musica folk con il brano Amore disisperadu. Nel 1975 tenne un importante concerto al Teatro Bol’šoj di Mosca. Nel 1976 venne eletta, per il Partito Comunista Italiano, nel consiglio comunale di Roma e rimase in carica fino al 1981.
Nella sua carriera si ritagliò un ruolo in alcuni film e godette dell’amicizia di registi famosi come Pier Paolo Pasolini, Francis Ford Coppola e Franco Zeffirelli: suoi infatti furono i ruoli della madre di Vito Corleone ne Il padrino – Parte II (1974) di Coppola e di Marta nello sceneggiato Gesù di Nazareth (1977) di Zeffirelli. Nel 1980 partecipò al Festival d’Avignone, nel 1987 si esibì nella cattedrale di San Patrick a New York e nel 1988 nella cattedrale di St. Mary a San Francisco. Nel 1992 realizzò il musical teatrale A piedi verso Dio con brani composti da Franco Simone. Maria Carta tenne il suo ultimo concerto a Tolosa, in Francia, il 30 giugno 1993. Malata da tempo di tumore, morì nella sua casa di Roma all’età di 60 anni.
PREMIO CAMPAGNA ROMANA 2023Associazione CORNELIA ANTIQUA– Siete appassionati della Storia poco raccontata, quella da riscoprire e vi piace l’ Avventura ,oppure siete affascinati dalla bellezza della Campagna Romana ? Allora unisciti a noi. Ecco cosa facciamo: Produciamo Documentari e Fotoreportage, organizziamo viaggi ,escursioni domenicali e tantissime altre iniziative culturali.Tutti sono benvenuti nella nostra Associazione, non ha importanza l’età, noi vi aspettiamo !Per informazioni – e.mail.: cornelia.antiqua257@gmail.com– Cell-3930705272–
PREMIO CAMPAGNA ROMANA 2023-Ass. Cornelia Antiqua
Roma- Municipi XIIIeXIV-16 giugno 2023-Si è svolta ieri presso la sede dell’Associazione Cornelia Antiqua di via Boccea la cerimonia di consegna delle targhe del premio Campagna Romana 2023 giunto quest’anno alla nona edizione .Dopo il saluto del Presidente Cristian Nicoletta la Signora Tatiana Concasassieme all’Archeologa Nerea, si sono alternate come conduttrici della serata. L’Evento era relativo alla giornata dedicata all’Archeologia europea e , con interventi sul tema, si sono alternati al microfono nell’ordine il :Dott. Alessio de Cristofaro Archeologo a seguire Dott. Stefano Alessandrini, Dott. Michele Damiani e il Vive Presidente dell’Ass. Cornelia Antiqua Dott.Gianluca Chiovelli. Presente e Premiata la Protezione Civile di Castel di Guido capitanata dal “GRANDE” Attilio Zanini. Di seguito l’elenco dei Premiati e le motivazioni.
I PREMIATI e le MOTIVAZIONI PER IL PREMIO
CAMPAGNA ROMANA 2023
PREMIO CAMPAGNA ROMANA 2023
MICHELE DAMIANI
Per la sua grande competenza e dedizione, impiegate nella divulgazione storico-archeologica del Territorio della Campagna Romana.
La sua straordinaria conoscenza e passione per il mondo Etrusco e in particolare per il Territorio di Veio, emerge con forza durante la sua narrazione storica, coinvolgendo e trasportando l’uditore indietro nel tempo.
Grazie alla sua indiscussa capacità di comunicazione, le sue spiegazioni risultano sempre chiare e comprensibili al grande pubblico, inclusi coloro che non appartengono al “mondo accademico”.
In tal modo, tutti i cittadini possono venire a conoscenza degli eventi storici che hanno segnato il nostro Territorio e sviluppare una memoria collettiva, primo passo per richiamare l’attenzione pubblica verso il rispetto di questi luoghi.
PREMIO CAMPAGNA ROMANA 2023
GIOVANNI ZORZI
Per l’impegno e la dedizione profuse per l’Ecomuseo di Maccarese, situato all’interno del Castello di San Giorgio, che recentemente ha ottenuto anche la qualifica di “Ecomuseo di interesse regionale”.
Il Sig. Giovanni Zorzi, in qualità di responsabile dell’Ecomuseo e di studioso del Territorio, svolge continuamente, oltre al lavoro di gestione del Polo di Maccarese, anche una preziosa attività di ricerca e raccolta della vasta documentazione storica.
Tali testimonianze comprendono sia documenti d’archivio e fotografie, sia video memorie relative allo sviluppo storico-sociale di Maccarese, con particolare attenzione all’epoca della grande bonifica e al nostro passato contadino.
Questo pregevole lavoro, reso possibile grazie alle sue conoscenze e profonda passione per la ricerca storica, consente a tutti i cittadini di poter visitare un luogo, in cui è conservata e preservata l’identità storica – specifica del Territorio della Campagna Romana.
PREMIO CAMPAGNA ROMANA 2023
NANDO MAURELLI
Per la sua profonda conoscenza del Territorio a Nord Ovest di Roma e per il suo straordinario impegno svolto come Presidente del circolo Ecoidea di Legambiente.
Il Dott. Nando Maurelli, in qualità di esperto di storia e scrittore, ha fornito un prezioso contributo per la divulgazione della storia del Territorio della Campagna Romana.
Si occupa inoltre, dell’organizzazione di numerose iniziative culturali, sotto forma di conferenze e dibattiti aperti al pubblico, che si svolgono presso i locali di INTERSOS, in via della Stazione di Ottavia, in collaborazione anche con altre associazioni.
Questi incontri dedicati allo scambio culturale, costituiscono un importante momento di aggregazione, promuovendo il coinvolgimento attivo del pubblico e la diffusione della conoscenza del Territorio sotto molteplici punti di vista.
Una preziosa opportunità per tutti i cittadini interessati, che a prescindere dal loro ceto sociale o livello culturale, possono essere informati ed approfondire tematiche che spaziano dalla storia, alla letteratura, alle scienze, sempre con particolare attenzione per le questioni relative al nostro Territorio.
PREMIO CAMPAGNA ROMANA 2023
IDA OLIVA
Per l’encomiabile esempio di generosità, che si manifesta attraverso iniziative di Solidarietà a supporto dei più deboli, delle persone in condizioni di disagio e in aiuto delle popolazioni colpite da calamità naturali.
La Sig.ra Ida Oliva si impegna con amore e passione, nell’organizzazione di eventi e manifestazioni, allo scopo di finanziare opere di Beneficenza.
Tali eventi trovano sempre un grande riscontro, testimoniato dalla partecipazione di numerose persone, che la Sig.ra Ida Oliva riesce a coinvolgere e a contagiare con la sua eccezionale energia, spirito di altruismo e forte empatia!
Tra le sue varie opere di Solidarietà, si annovera anche quella svolta durante il periodo della Pandemia, quando grazie alla sua disponibilità, fu possibile organizzare una raccolta alimentare per le famiglie del quartiere di Casalotti, che si trovavano in un momento di difficoltà.
La sua attività comprende anche un notevole impegno come Guardia Rurale Ausiliaria, a tutela e difesa sia dell’ambiente che degli animali, perché come diceva Albert Einstein: “se un uomo aspira a una vita retta, il suo primo atto di astinenza è dall’offesa agli animali”.
PREMIO CAMPAGNA ROMANA 2023
GIUSEPPE STRAZZERA
Per il suo straordinario impegno e il suo efficiente lavoro nel migliorare i problemi urbanistici del Territorio del XIV Municipio di Roma.
Tale riconoscimento al merito del Dott. Giuseppe Strazzera, scevro da qualsiasi motivazione e orientamento di natura politica, è dovuto esclusivamente alle sue competenze e alla totale dedizione, con cui si prende cura del nostro Territorio, nell’area più periferica del Municipio.
Nato in una borgata difficile dell’estrema periferia romana, ha saputo emergere da questa realtà, manifestando un forte ardore nello schierarsi in prima linea, con l’obiettivo di migliorare questa situazione di degrado, per il bene della collettività.
A partire da novembre 2021, a seguito della sua nomina ad Assessore ai lavori pubblici, urbanistica, rigenerazione urbana e patrimonio del Municipio XIV, ha fornito un prezioso contributo per la valorizzazione della nostra periferia, mettendosi a disposizione e prendendosi cura in prima persona della gestione dei lavori necessari, finalizzati alla risoluzione dei disagi accusati dai cittadini.
PREMIO CAMPAGNA ROMANA 2023
ASSOCIAZIONE IL FILO CHE UNISCE
Per il suo ammirevole impegno per la comunità e nella realizzazione di progetti di Beneficenza, con l’obiettivo di raccogliere fondi per dare supporto alle strutture ospedaliere pubbliche e principalmente a quelle pediatriche.
L’Associazione “Il filo che ci unisce”, nata da un’idea della Sig.ra Tiziana Monticelli, organizza alcuni incontri pubblici, per coinvolgere e costruire insieme agli altri cittadini i progetti di Beneficenza.
Un esempio è costituito dall’iniziativa, che lo scorso anno vide la partecipazione di molte persone, in particolare signore dedite all’arte dell’uncinetto, per realizzare insieme delle coperte di lana, il cui ricavato è stato interamente devoluto all’ospedale pediatrico Bambino Gesù.
L’Associazione “Il filo che ci unisce”, si occupa anche confezionare a mano dei raffinati cappellini, variamente colorati, che vengono donati ai reparti oncologici pediatrici, per regalare un sorriso ai piccoli pazienti ricoverati e alle loro mamme.
PREMIO CAMPAGNA ROMANA 2023
GRUPPO FEMMINILE PROTEZIONE CIVILE CASTEL DI GUIDO
Gentilezza, forza e determinazione con questi aggettivi credo che si possa sintetizzare la motivazione di questo riconoscimento con il quale, noi di Cornelia Antiqua, vogliamo rendere omaggio alla componente femminile della Protezione civile di Castel di Guido.
-MARCO PLACIDI
Per il suo prezioso contributo nella ricerca e nella divulgazione storico – scientifica, essenziale per riportare alla luce e far scoprire a tutti i cittadini, l’incredibile patrimonio appartenente all’antica città di Roma, ancora nascosto nel nostro sottosuolo.
Il Sig. Marco Placidi è fondatore e Presidente dell’Associazione Sotterranei di Roma, che svolge sia continua attività di speleo-archeologia, sia progetti di studio, integrati con ricerca attiva sul Territorio.
Tra questi ultimi, oltre alle indagini su vari sistemi ipogei presenti nel sottosuolo cittadino, merita una menzione speciale, il progetto di studio relativo agli Acquedotti dell’antica Roma, per i quali l’Ass. Sotterranei di Roma, si qualifica tra i massimi esperti in materia.
Lo studio di queste sofisticate costruzioni, non si limita solo all’architettura idraulica, ma prevede anche approfondite ricognizioni di superficie, per cercare direttamente sul Territorio della Campagna Romana, le prove e le testimonianze del loro passaggio, al fine di ricostruire dettagliatamente il loro percorso.
Tale impostazione dei metodi di indagine, insieme alla profonda passione che l’Ass. Sotterranei di Roma, ha da sempre dimostrato per la ricerca speleo-archeologica, ha rappresentato fin dall’inizio, un esempio da seguire per l’Ass. Cornelia Antiqua, perché come diceva Goethe:
“Le cose migliori si ottengono solo con il massimo della passione”.
PREMIO CAMPAGNA ROMANA 2023
CIVILTÀ ROMANA
Per il suo ammirevole impegno nell’organizzazione della manifestazione Ab Urbe Condita, un evento che riunisce numerose associazioni di rievocazione, nazionali ed internazionali e fa rivivere la storia, la cultura e la vita quotidiana dell’antica Roma.
Le varie associazioni che prendono parte all’evento, sono incentrate sulla rievocazione di diversi momenti storici dell’antica Roma: Repubblica, alto Impero e tardo Impero.
Tali periodi vengono perfettamente rievocati, ricostruendone gli usi e i costumi, riportando in tal modo alla luce nel corso della manifestazione, momenti di vita civile, religiosa e militare delle diverse epoche.
L’Associazione Civiltà Romana, con il suo Presidente Benedetto Langiano, organizza, da diversi anni, la manifestazione in modo eccezionale, suscitando un grande interesse nei cittadini, sia appassionati di storia che semplici curiosi e catalizzando anche l’attenzione dei più piccoli.
Questi ultimi sono coinvolti e trasportati indietro nel tempo, attraverso vari laboratori didattici, scuole di gladiatori, danze antiche e molto altro.
PREMIO CAMPAGNA ROMANA 2023
MAURO INTINI
Per il servizio volontario svolto per un periodo di tre mesi, durante gli scavi nel territorio circostante Galeria Antica e per il suo generoso impegno nel condurre gratuitamente, i cittadini a scoprire le bellezze della Campagna Romana e della provincia di Viterbo.
Il Sig. Mauro Intini, fondatore di “Archeotrekking Romani”, grazie alla sua straordinaria conoscenza del Territorio, al suo spirito di avventura e alla sua grande esperienza, riesce a coinvolgere ed allietare, tutti coloro che desiderano vivere una giornata diversa, immergendosi nella natura, come dei veri esploratori!
Con estrema competenza infatti, guida ed accompagna a piedi i cittadini, alla scoperta degli affascinanti ambienti naturali che ci circondano, dove è possibile ammirare anche le rovine archeologiche, appartenenti agli antichi popoli che risiedevano nel nostro Territorio.
Il Sig. Mauro Intini inoltre, ha fornito un prezioso contributo anche per l’Ass. Cornelia Antiqua, mettendo a disposizione il suo tempo e la sua esperienza, per offrire supporto durante le ricognizioni di superficie che l’associazione costantemente svolge.
Associazione CORNELIA ANTIQUA-Se siete appassionati della storia poco raccontata, quella da riscoprire e vi piace L avventura vi aspettiamo per l’iscrizione a Cornelia Antiqua 2023 sezione ricerca ! documentatori , fotografi , semplici appassionati , universitari vi aspettiamo ! Per info 3930705272PREMIO CAMPAGNA ROMANA 2023PREMIO CAMPAGNA ROMANA 2023PREMIO CAMPAGNA ROMANA 2023PREMIO CAMPAGNA ROMANA 2023PREMIO CAMPAGNA ROMANA 2023PREMIO CAMPAGNA ROMANA 2023PREMIO CAMPAGNA ROMANA 2023PREMIO CAMPAGNA ROMANA 2023
A Firenze, costruita a cavallo dell’Arno, nelle prime ore del mattino del 4 novembre 1966, il fiume oltrepassò silenzioso le sue sponde e irruppe nella città con una furia mai vista prima.
Per trovare qualcosa di simile nelle cronache occorreva risalire al 1557 d.C., 400 anni prima, quando le acque erano state alte circa la metà.
La città, del tutto impreparata a questo disastro, poteva solo guardare sgomenta, mentre tutto veniva portato via dal fango. Pezzi di vita diventati detriti, mischiati a petrolio e liquami, galleggiavano per le strade e i vicoli stretti. Quel giorno a Firenze persero la vita trentacinque persone.
Quando le acque del diluvio si ritirarono, i fiorentini dovettero affrontare quella realtà quasi inimmaginabile. Il danno alla città era immenso, il patrimonio culturale a rischio era scoraggiante.
Libri, sculture, dipinti, erano sotto cumuli di fango.
Quasi tutte le biblioteche della città furono colpite. All’Archivio dell’Opera del Duomo furono danneggiati 6.000 volumi. La musica sacra, contenuta nei corali finemente miniati, cantata nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore negli ultimi sei secoli, perduta.
Al Gabinetto Vieusseux danneggiati i 250.000 volumi allora conservati. All’Archivio di Stato di Firenze il 40% dei fondi subì danni di qualche tipo, alcune pergamene risalivano al 726 d.C..
La vittima più nota fu la Biblioteca Nazionale Centrale, la più grande d’Italia e una delle più importanti d’Europa.
Dal 1743 era stabilito che una copia di ogni opera pubblicata in Toscana fosse consegnata alla biblioteca, dal 1870 una copia di ogni opera pubblicata in Italia.
Circa 1/3 di tutto il patrimonio librario (circa 1.300.000 pezzi) fu danneggiato.
La prima cosa da fare era scavare, il più rapidamente possibile. Il direttore della Nazionale lanciò un appello; e gli studenti di Firenze vennero. Poi arrivarono da tutte le università italiane, precipitosi d’aiutare. Fu la volta degli studenti da tutto il mondo; un dovere ed un onore, la città simbolo della bellezza e della cultura era di tutti.
Lunghe catene umane per tirare fuori libri e opere d’arte offesi dall’acqua, instancabilmente, senza badare alla sporcizia da cui erano circondati.
I fiorentini, grati, li chiamarono gli “angeli del fango”. Oggi non è Firenze a soffrire, ma gli Angeli sono tornati.
Andrea NATILE-Gli angeli del fangoAndrea NATILE-Gli angeli del fangoAndrea NATILE-Gli angeli del fango
-Ad un anno dalla scomparsa rendiamo omaggio al Poeta e critico letterario
Ubaldo Giacomucci
Regole dell’impazienza- Edizioni Tracce 1992-
Ubaldo Giacomucci poeta e critico letterario
-Ad un anno dalla scomparsa rendiamo omaggio al poeta e critico letterario-
Ubaldo Giacomucci
Ubaldo Giacomucci poeta e critico letterario
Pescara: muore a 60 anni il poeta e critico letterario Ubaldo Giacomucci.
PESCARA- 15 marzo 2021-Riservato e di poche parole, lo si incontrava spesso, con la sua valigetta, per le vie del centro cittadino, a Pescara, la città dove ha vissuto buona parte della sua vita. Ubaldo Giacomucci era così, apparentemente timido, ma gentile e pronto a dare consigli a chi voleva avventurarsi nell’affascinante mondo della letteratura. Se n’è andato a quasi 60 anni e ora l’Abruzzo piange un personaggio simbolo della cultura. Intellettuale, poeta e critico letterario, era ricoverato all’Ospedale di Pescara, nel reparto di Medicina, dal 2 marzo scorso. Nei giorni precedenti al suo ingresso al Santo Spirito alcuni amici, preoccupati per l’assenza e il silenzio di Ubaldo, hanno cercato di rintracciarlo per capire se gli fosse successo qualcosa. Ubaldo era rinchiuso in casa da diversi giorni, perché non si sentiva bene. Ed è stato proprio grazie all’intervento degli amici più stretti, tra i quali Nicoletta Di Gregorio, Ennio Di Francesco e Andrea Costantin, che è stato trasportato in ospedale.
Purtroppo, però, non ce l’ha fatta. Ubaldo Giacomucci, Presidente della casa editrice Tracce, era nato a Venezia il 9 settembre 1961. Verrà per sempre ricordato come uno dei maggiori poeti italiani, ma anche come un talent scout della letteratura.
Ubaldo Giacomucci Regole dell’impazienza-Ubaldo Giacomucci poeta e critico letterario
Ubaldo Giacomucci Regole dell’impazienza-Ubaldo Giacomucci Regole dell’impazienza-Ubaldo Giacomucci Regole dell’impazienza-Ubaldo Giacomucci poeta e critico letterarioUbaldo Giacomucci Regole dell’impazienza-Ubaldo Giacomucci Regole dell’impazienza-Ubaldo Giacomucci Regole dell’impazienza-Ubaldo Giacomucci poeta e critico letterarioUbaldo Giacomucci Regole dell’impazienza-Ubaldo Giacomucci Regole dell’impazienza-Ubaldo Giacomucci poeta e critico letterarioUbaldo Giacomucci Regole dell’impazienza-
Un ricordo per Ubaldo Giacomucci – Edizioni Tracce-
Articolo di Fabio Barone
Il 16 marzo 2021, all’età di 59 anni, è morto Ubaldo Giacomucci. In vita direttore editoriale della casa Edizioni Tracce di Pescara, nonché autore di alcuni libri di poesie e antologie poetiche. Come spesso accade quando la notizia non interessa amici, parenti o anche solo conoscenti, questa attraversa l’animo senza sedimentarsi nella coscienza, diventare pensiero, immagine entro cui tradurre emotivamente la realtà e le sue verità. Quando accade è perché, spesso, l’emozione del nuovo si affaccia sugli schermi, sui giornali, sui canali dove avidamente si fiuta il fascino ambiguo della novità. Edmund Burke lo aveva detto molto bene: «[…] quelle cose che ci attirano soltanto per la novità non possono dominarci per molto tempo, la curiosità è la più superficiale di tutte le affezioni, e muta continuamente oggetto; la sua avidità è molto viva, ma assai facilmente soddisfatta, e presenta sempre un aspetto di vertigine, di irrequietezza, di ansietà».
Non siamo neanche qui a erigere un monumento in onore di Ubaldo, piuttosto a concedergli uno spazio, una stanza bianca e ariosa dove il suo nome può meglio affiancarsi al suo percorso di vita, quantomeno a un breve riassunto — un’immagine, di nuovo — contenuto nelle parole e nel ricordo di una storica amica, Nicoletta Di Gregorio, ex presidentessa di Edizioni Tracce.
Ubaldo Giacomucci poeta e critico letterario
Mi sento al telefono con lei, ascolto in silenzio, interrompendola solo per alcune precisazioni e brevi commenti: «Ho conosciuto Ubaldo intorno agli anni ‘80 — dice Nicoletta —, scrivevo poesie ma non avevo ancora avuto modo di confrontarmi con altri scrittori. Mio marito a quel tempo mi disse “è necessario che tu conosca altri poeti”, così in una libreria di Pescara, la quale vendeva volumi per l’università, andai un giorno e conobbi Ubaldo Giacomucci. Lì Ubaldo aveva fondato un gruppo di giovani poeti abruzzesi, una piccola associazione culturale dal nome Alfred Jarry orientata alla cultura poetica di ricerca: organizzavano eventi culturali invitando alcuni fra i maggiori poeti italiani. La particolarità di questo gruppo era il voler focalizzare l’attenzione e gli inviti non solo a chi scrivesse poesia in modo tradizionale, ma anche poesia sonora o verbo-visiva. Avevano una visione orizzontale del concetto di poesia. Gli eventi erano organizzati insieme all’università Gabriele d’Annunzio di Pescara.
Intorno al 1981 viene fondata la rivista Tracce, a capo vi era Domenico Cara e Ubaldo la dirigeva, questa aveva l’orientamento dello stesso gruppo dei poeti. Quasi fosse una metamorfosi naturale, dalla rivista nacque la casa editrice, un po’ per caso ma soprattutto per volontà, passione e forte interesse. All’inizio la casa si era posta l’obiettivo di pubblicare solo poesia, ma col tempo abbiamo cominciato a editare romanzi, racconti, saggi, e mano a mano che procedeva sono nate diverse collane, alcune universitarie per non parlare di vere e proprie riviste universitarie (Merope, RSV – Rivista di Studi Vittoriani).
Abbiamo cominciato a pubblicare alcuni fra i maggiori poeti italiani, da questi incontri è sorta l’amicizia, culturale e non, con lo scrittore Davide Rondoni; abbiamo organizzato premi che sono poi rimasti per vent’anni quale il “Premio Nuove Scrittrici” nato intorno agli anni ’90, che dieci anni dopo si è trasformato in “Scrivere Donna”. In giuria abbiamo avuto Maria Luisa Spaziani (autrice per ET) e Márcia Theóphilo per la poesia, Milena Milani per la narrativa. Abbiamo dato anche dei premi particolari: ogni anno omaggiavamo una figura femminile nel campo del cinema o della letteratura italiana: Amelia Rosselli, Edith Bruck, o l’attrice Lina Sastri. Vi era poi una sezione dedicata alle giovani scrittrici, alle scuole. La particolarità di questo premio stava nel sottolineare che la cultura non ha confini o limiti prestabiliti, per questo le premiazioni le svolgevamo in ogni provincia abruzzese: a Pescara la narrativa, a Teramo il personaggio speciale, a L’Aquila la poesia, a Chieti le giovani scrittrici che ottenevano così una pubblicazione con noi.
Un altro grande premio che abbiamo fondato è il “Premio Sant’Egidio” per la poesia spirituale, uno dei primi a quel tempo che nelle sue prime manifestazioni fu vinto da Davide Rondoni. La premiazione si svolgeva d’estate, solitamente il primo settembre, giorno di festa in onore di Sant’Egidio, dentro la chiesa di Madonna Delle Grazie (Civitaquana, nda) o davanti al sagrato della stessa, in base alle condizioni metereologiche.
Intorno alla seconda metà degli anni ’80 organizzammo una grande mostra dedicata a Gabriele d’Annunzio, allestita negli spazi nella neonata struttura universitaria di Pescara. Per quell’evento esposero grandi nomi dell’arte contemporanea internazionale, da Ettore Paladini a Ettore Spalletti e molti altri. Da quell’evento nacque un’antologia edita da Fabbri e Tracce. Per non dimenticare l’antologia “Pagine d’arte e poesia” (Tracce), per la quale Mario Schifano realizzò una copertina appositamente per noi, lì vi erano antologizzati diversi artisti figurativi a fianco dei maggiori poeti italiani.
Subito dopo il terremoto dell’Aquila del 2009, noi di Edizioni Tracce abbiamo invitato i poeti di ogni età a scrivere versi per la città, organizzato letture dentro i tendoni che accoglievano i cittadini. Con noi c’era anche il poeta Plinio Perilli. Dopo queste prime manifestazioni di solidarietà, abbiamo pensato di selezionare le migliori poesie caricate sul nostro blog che sono poi state antologizzate dentro il libro “La parola che ricostruisce” (ET), questo avvenne poco dopo l’accaduto. Il libro è poi stato edito anche da Bertoni Editore, a cura di Anna Maria Giancarli. Quel che vorrei sottolineare di questa breve storia — conclude la Di Gregorio —, è che Ubaldo è sempre stato in prima linea. Per quanto mi riguarda lo considero uno dei maggiori conoscitori della poesia italiana del ‘900, dalle avanguardie ad oggi, un intellettuale, amante della filosofia, ed uno tra i maggiori poeti abruzzesi. Ubaldo con Edizioni Tracce ha dato spazio ad importanti poeti da tutta Italia, era una persona buona, schiva, generosa».
Ubaldo Giacomucci poeta e critico letterario
Omaggio a Ubaldo Giacomucci
… sulla musica incauta dell’infinito …
alla sua Simona
[ Tra il muro e le alghe, in un sogno di
marmo slittano le voci resistenti
e inconsuete, avvolte da fibbie e fondali
come una statua improvvisata, un altare
cosparso di gesso e di spore.
– Ubaldo Giacomucci –
Ci sono poeti e amici della poesia, di cui nemmeno più ricordiamo come e quando li abbiamo conosciuti – tanto essi ci sono sempre rimasti
amici profondi, sodali usuali nella vita, nei gesti, nelle vicende, e vorrei dire anche nelle opere… Ubaldo Giacomucci era tra questi. Scrivo era, perché da pochi giorni è venuto a mancare, se n’è andato in modo insieme dignitoso e appartato – così come sempre in fondo era vissuto. Era… era… Ma non mi sento di archiviare quest’amicizia, questo nostro legame umano e letterario, tra le declinazioni dell’imperfetto, le coniugazioni d’un passato affettuoso ma ormai spento. Ubaldo aveva con la poesia un rapporto fertile, quotidiano, di seminatore diligente e paziente. “Seminatore”, ma non nelle pose romantiche d’un realismo di maniera, d’un luminoso e operoso credo laico: lui era tutto questo e molto di più; aveva comiciato da avanguardista, aveva fondato “Tracce”, a Pescara (rivista e insieme fortunata Casa Editrice), assieme all’infaticabile e sororale Nicoletta Di Gregorio, come una cooperativa, uno stuolo scelto di amici, tutti assolutamente “moderni”, comunque lontani da stili e stilemi passatisti… (Nicoletta ad esempio, veniva da beneamati studi d’Arte, era stata compagna di classe di Andrea Pazienza – Paz! –: avevano avuto come professore un maestro limpido e riservato, libero e fantasioso come Sandro Visca – a sua volta allievo/amico di Burri)… Quanti libri, negli anni, abbiamo condiviso (a partire dalla fine anni ’80!). Quante presentazioni, convegni, meetings, prefazioni, collane, proposte che rendevano giustizia a una città, Pescara – una cittadina sempre più allargatasi, per intenderci, dal borgo marinaresco de Le novelle della Pescara – che aveva dato i natali a D’Annunzio e poi a Flajano, certo, ma cercava una sua nuova identità di fine secolo, perché il ‘900 davvero rinascesse come secolo primo d’un millennio nuovo in tutto, anche nei linguaggi. Ora è ozioso e triste, ricordare gli appuntamenti più riusciti di questo sogno e bisogno, ma Ubaldo, con “Tracce” e Nicoletta, c’era sempre… Sembrava pigro ma era infaticabile, prospettico e propiziatorio, propugnatore e designatore d’un manifesto continuo del fare/poièin: umile e modernista, placido e febbrile all’unìsono. Si è trascurato?, come giurano gli amici. Era depresso? Sedotto dal mostro forse anch’esso virale del Cupio dissolvi?… Giunto quasi all’appuntamento coi 60 si è insomma lasciato andare, ha presso sottogamba problemi circolatori, difficoltà e impacci vascolari che abbastanza in fretta, invece, lo hanno condannato – fra la dolorosa stupefazione di chi lo conosceva… Un lock-down anche mentale, una sfinita e malinconica reclusione emotiva, all’interno del lock-down pubblico e obbligato… Ma non è stato il covid… C’è chi se lo chiedeva… Forse, oso dire oggi, a pochi giorni dall’infausto evento, è stata una sorta di dannato, appiccicoso e insidioso ripiegamento – che ha aggiunto ombre cupe di romanzo a una vita che finora scorreva quieta. Sì, i consueti dolori nel travaglio dell’Epoca e d’ogni esistenza… Il dolore per la perdita della Madre… O di amici davvero cari, pulsanti appuntamenti quotidiani (penso a Marco Tornar, un poeta appartato e travagliato già di suo, anche lui, più di lui, infibrato, salvato e contagiato da un’elegante melanchòlia leopardiana). Più di recente, il lutto per un grande e difficile amore – Simona (scomparsa proprio a un soffio dalle loro sognate e progettate nozze) – cui Ubaldo tanto s’era votato, ricambiato; ma come in un triste idillio leopardiano, sfumato, reciso da un vento alzatosi più forte, nella sua, loro città di mare – che siamo abituati a immaginare vacanza estiva, luogo felice: e cova invece stagioni immensamente tristi, inverni e rigori che non misura la metereologia, ma una balbettante, asfissiata alchimia dell’anima.
…
All’apparir del vero
Tu, misera, cadesti …
*******
Ubaldo Giacomucci poeta e critico letterario
Era poeta, e anche bravo, Ubaldo: che per tutta la vita s’è occupato quasi solo della poesia e della scrittura degli altri. Un po’ per lavoro, certo, predisposizione d’editore vero (l’editore in senso filologico, classico – che si prende cura dei libri, li aiuta a nascere, come un ostetrico minuzioso e illuminato). Ed era anche, e sempre meglio, un valente cervello critico, capace in poche righe di condensare stille o stelle di semplici arcani, o quotidiani universi…
Ricordo alcuni suoi interventi nemorabili, anche discorsi in pubblico, incredibilmente timidi e fieri insieme, brevi ma indimenticabili. Lui e Nicoletta, in questo, lasciavano il segno. Un segno plurimo, artistico, letterario, avanguardista, epocale, etico, psico-sociologico.
Bello un suo saggio sinestetico del 2000, Le ragioni dell’invisibile, degno di miglior fortuna. Non so se la fortuna aiuti davvero gli audaci, ma lui comunque audace non lo era – era creatura mite, appartata, trasognata. Ripeto, un buon poeta: ma le sue poesie, molto presto, non ha più voluto nemmeno stamparsele (dopo il bell’esito delle Regole dell’impazienza, 1992, da anni avevo lo scartafaccio in bozze d’un suo libro che poi finì col lasciare lì, socio emerito del sindacato delle opere incompiute, magari proprio quelle più giuste, più oneste, più ispirate).
Bisognava carpirgliele, le poesie – estirparle, estrarle come denti scheggiati e cariati di dolcezza. Lo fece nel 2010 Anna Maria Giancarli, quando andò a raccogliere i contributi dei poeti italiani per L’Aquila, aggregando un’antologia finalmente solidale, quanto inopinata. Ubaldo, anche lì, estrasse dal suo cilindro dei versi non di maniera, per nulla retorici, pur nella laica liturgia della pietas:
non ci sono più pietre nel cuore
né catene, ma specchi, redenzioni
e scoperte; una concezione indiscreta
ci scardina ogni giorno e in televisione
c’è un solo volto che non sappiamo
scrutare (troppi dolori in tasca
con un sapore immeritato di sconfitta,
e una ferita che brucia l’anima
perché non sappiamo chiedere, eppure
hanno sfilato in un centro invivibile
quelli che non ne conoscono la violenza
… Ma noi lo stimavamo davvero, così come tutti quelli che nei decenni ebbero il modo di collaborarci, di dialogarci. Ricordo non pochi compagni di strada (assieme alla giudiziosa e generosa Nicoletta Di Gregorio): figure disparate e anche divergenti – ma tutti lo rispettavano ed ascoltavano, in nome della stima. A caso e per mero riaffiorare lampeggiante, starei per dire rifioritura ancestrale, ricordo la verve di Umberto Piersanti, la sicura e fedele fideiussione culturale, anche emotiva, di Renato Minore; il coraggio umano e civile di Stevka Smitran; l’estro e insieme il magistero artistico di Sandro Visca, o Francesco Summa, o Elio Di Blasio; il lungo percorso esegetico e creativo di un Mario Lunetta; l’impegno appunto strenuo e cristallino della Giancarli, pasionaria del verso tra l’Io e la Storia, i sacri diritti delle Donne… (E quante donne frequentarono, operose e a loro modo illuminate, le stanze di “Tracce”, in quegli anni comunque di crescita, del paese e delle coscienze – e non è una semplice tirata giornalistica: da Diana Conti, psicoterapeuta e poetessa/filosofa, a Maria Di Lorenzo, poetessa ispirata e saggista d’indubbia finezza (scriverà un bel ricordo di Elio Fiore – che è già un titolo di merito); da Lisa Di Marzio, narratrice emotiva ed emozionata, a Vera Slaven, jugoslava “autoesiliata”, scrisse di sé, “profuga e inconsolabile dall’estate 1991”; da una giornalista impegnata come Daniela Quieti (autrice d’un bel saggio su Bacone), a Rita El Khayat, prima donna psichiatra in Maghreb, scrittrice e antropologa, figura mitica cui Pescara conferì la cittadinanza onoraria, e candidata da anni – fra l’altro – al Premio Nobel per la Pace)… Ma sono troppi i nomi ancora da fare, e non basterebbe inanellarne tanti altri, anche preziosi: Elena Clementelli e Giancarla Frare, Anna Ventura e Anila Hanxhari, Ninnj Di Stefano Busà e Stefania Lubrani, Anna Rita Persechino e Nostòs (Margherita Cordova)…
Rammento invece le vicende creative della collana “D’emblée”, che lui e Nico mi favorirono e che diede alle stampe – in illo tempore – testi di Vito Riviello e Ivan Graziani; una fortunata sceneggiatura di Francesca Archibugi, Mignon è partita, e le serrate, rivelatrici cronache di superfunzionario RAI come Giovanni Leto, spirito libero e finissimo (ed era la RAI che produceva il Leonardo di Castellani, Padre Padrone, Matti da slegare, una RAI insomma spesso accesa da antichi, ostili spiriti di censura)… Felice anche un’altra collezione, “Terzo Novecento”, aperta da Patto giurato (1996) il memorabile saggio di Eraldo Affinati su Milo De Angelis: “… la poesia moderna, quando è bloccata nella tensione verso l’assoluto, è come se scavasse un buco nero premiando chi vi si perde.”…
Last but not least, la trilogia “I Posteri del Moderno” di Nina Maroccolo, tre titoli d’una sola parola: Illacrimata, Animamadre, Malestremo (2011-2013)… Che Ubaldo postillò da par suo in aura junghiana: “Il riferimento a James Hillman non è certo casuale: Hillman crede che la psicologia debba evolversi oltre il suo ‘riduzionismo’ presente ed abbracciare teorie sullo sviluppo umano.”…
Per non parlare dei contributi arditamente sperimentali di figure importanti come Tomaso Binga, Mario Lunetta, Francesco Muzzioli, Marco Palladini… O della stessa, caparbia e ispirata poetessa brasiliana Márcia Theóphilo, con la sua recitata, salmodiante Amazzonia oceano d’alberi.
Molto, assieme a Nico, Ubaldo e “Tracce” fecero per i giovani, i poeti nuovi o comunque nuovi autori. Difficile dimenticare collane “storiche” come Scrivere Donna (dove esordirono, vincendo, poco più che ragazze, Maria Grazia Calandrone, Anna Maria Farabbi…). O l’altra collezione di autori neofiti, Giovani scrittori (sotto gli auspici della Fondazione PescarAbruzzo) tra cui vanno almeno ricordati Marco Tabellione e Igor Di Varano, Gianluca Chierici e Riccardo Bertolotti, Angelo Del Vecchio e Andrea Costantin…
Per non parlare di molti testi importanti, in genere trascurati dagli editori altolocati, e di cui Ubaldo e Nico ebbero cura. Su tutte, due collane, una di grandi autori stranieri riproposti in opere cult (Epitalamio di Pessoa, La sgualdrina della costa normanna della Duras – a cura di Sandro Naglia); l’altra di rari testi filosofici, i “Maestri Occulti”, diretta dall’indimenticabile e carissimo Mario Perniola, che stampò il Klossowski di Aldo Marroni, il Rigaut di Dietro lo specchio, Debord di Anselm Jappe… Ma anche i testi pedagogici, la didattica istintiva e progressista di Franca Battista; e “Armorica”, una elegante collana anglosassone guidata da Francesco Marroni; o gli agili, gustosissimi volumetti “Ad Alta Voce”, coi readings di poesia contemporanea curati da Luigi Amendola e Checco Tanzj: la voglia piena, scanzonata e insieme impegnata, di uno “Spazio Totale” che andasse “Oltre la Parola”.
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Ubaldo Giacomucci poeta e critico letterario
Dopo malinconiche vicissitudini editoriali, sofferte appunto assieme a Nicoletta, stoica storica amica e socia inderogabile, nella buona e nella cattiva sorte (i bilanci, i debiti, gli affitti, i conti delle tipografie, il purgatorio non sempre provvido degli autori!), Ubaldo riuscì di recente a rimettere insieme il marchio di Tracce, per una renovatio affettuosa quanto miracolosa. Riuscì ancora a editare qualche titolo (ricordo un bel saggio di Angelo Piemontese su Pavese, nella collana diretta da Francesco Paolo Tanzj; la fresca raccolta lirica di Fabio Tirone; un volume a più mani sul senso e il ruolo, oggi, della Scrittura, indagata anche sul filo della psicologia familiare e relazionale, grazie ai contributi di Silvana Madia e Federica Fava Del Piano); una mia ultima collana di poesia dove feci giungere all’appuntamento col possibile, e con la Voce Giusta, autori (e amici) quali Lorenzo Poggi e Tiziana Marini, Fausta Genziana Le Piane e Paolo Carlucci…
E tanti altri giovani di cui celebrare fervorosi il battesimo, o suffragare via via gli esordi: i decenni cambiavano, ma non le emozioni e le attese: 1989, Un dio per Saul di Daniele Cavicchia; 1990, Il ponte di Heidelberg di Sergio D’Amaro; 1994, Gli amplessi di Saint-Just di Fernando Acitelli; 2009, Cuore Cavato di Bibiana La Rovere; 2012, Alia di Claudia Iandolo)… Le prime poesie di Monica Martinelli (Poesie ed ombre, 2009), le presentammo da Feltrinelli assieme a Walter Mauro… Erano in fondo già tre generazioni – ma ogni cosa, ogni idealità si saldava e quadrava il cerchio.
Poi tutto fu nuovamente annichilito: scivolò, inciampò angustiato e arrestato, ora e per sempre.
Solo la pazienza di Nicoletta, collaboratrice da ultimo delle belle e citate edizioni della Fondazione PescarAbruzzo, àuspice Nicola Mattoscio, riuscì a rubargli, accudirgli in gioia qualche poesia nelle messi antologiche che intanto ri-nascevano. Nel 2015, il memorabile testo su Nutrimenti, per l’Expo 2015 a Milano. Nel 2020, ultimissima, la silloge a più voci Terra Mater, sulla salute e sui doni della terra (una Terra però straziata, malata, in fondo, proprio dell’umana presenza – ahinoi, negligenza – sino allo shakespeariano spettro di Banquo… cioè della accanita, impennata pandemia, sanitaria e certo anche epocale, conscia/inconscia a partita doppia)…
Ecco, vorrei ricordarlo, il nostro Ubaldo, con questi suoi versi belli, pieni, totali, avvincenti in spire morbide e accanite d’enjambements, senza mai dimenticare che i nutrimenti terrestri (non più quelli rapinosi, soavi, gidiani) sono e dovrebbero restare dono di tutti, per tutti:
In questa terra perdono terreno
le richieste degli ultimi, ancora smarrite
fioche nei deserti o clamorose nelle scene
televisive dei soliti noti. Chiedimi
se qualcuno debba morire, se ancora
può perdersi un uomo per del cibo
o un alloggio, se valgono i sentimenti
per i più poveri, se posso credere che
finirà la fame nel mondo. ………………..
Così che anche la Terra Madre, di continuo c’insegna e ci ammonisce in quest’auspicio mai domo, quest’ansia mai rassegnata – che chiede e assegna alla poesia, un fermo, nudo dovere civile :
Accosta alla fine un altro inizio,
suggerisci il copione sbagliato:
avremo un iceberg in salotto, un naufragio
senza più scuse, mentre balliamo
sulla musica incauta dell’infinito.
Ciao, carissimo Ubaldo! – arrivederci ad altre plaghe, altri cieli, altri mari e orizzonti (Altre voci, altre stanze). Tu che tanto amavi l’arte, le arti, la stessa musica, ultimamente la rete, sei salpato, lo so, per una rotta che nessuna mappa riesce a segnare, a capire, accettare. Lì ritroverai anime e cuori a te sommamente cari. Belle figure, aneddoti o episodi da ricordare – da riseminare per un altro inizio…
Nella vita, dalla vita e oltre la vita che sempre, prima o dopo, finisce: e diventa la rotta, l’emblema, l’Imago di tutti. E lì tutti ci ritroveremo, quando sarà, il più tardi possibile, certo. Nel Senza Tempo e Senza Spazio che ora t’ingloria, ti ospita e t’accoglie: già con in mano qualche strana, divinante ultima bozza, di libri e testi ancora da stampare, anzi leggere, correggere; fermare e poi bruciare per sempre, al vaglio della Luce. Sulla musica incauta dell’infinito…
Ogni Bene, di vero cuore,
tuo Plinio
(S. Pasqua 2021)
Ubaldo Giacomucci poeta e critico letterario
Abruzzo Notizie
Quando un poeta muore…
Ubaldo Giacomucci poeta e critico letterario
“Muore il piccolo mondo del foglio bianco, quel rettangolino segreto che aspetta, come un principe solitario, di incontrare la sua amante di sempre: la scrittura. Come un virtuoso matrimonio tra ritmo e malinconie viventi, l’incontro si veste di magia, e subito è il piccolo grande modo della poesia. Una parola, un mondo. E sono i poeti che celebrano la sacralità del matrimonio. I poeti, si, questi strani esseri a forma di uomo che fanno della scrittura l’unico tempo della loro vita, che hanno la normale vita terrena, ma che vivendo hanno infinite dimensioni, e quando muoiono par che si siano spostati nella stanza accanto”.
Ne parlavamo anni fa, forse 1984-85, una sera in una cena, insieme a Rita Ciprelli, Marco Tornar, io, e Ubaldo Giacomucci, che proprio l’altro giorno ci ha lasciati. Si , Ubaldo, il mite Ubaldo; se l’è portato con sé l’invisibile mostro. Vorrà egli raggiungere, l’amica Rita e l’amico Marco, per continuare un dialogo mai interrotto. Ubaldo era stato tra i fondatori della casa editrice Tracce che, fino a qualche anno fa, insieme a Nicoletta Di Gregorio ha portato alto il vessillo della cultura scritturale a Pescara, ormai mercantile e decadente. Egli era, è, non un pianeta, ma stella di prima grandezza. Chiunque facendo poesia, doveva far riferimento a lui, alla sua sapienza, alla sua saggezza poetica. Un punto di riferimento, per gli amanti della poesia e della scrittura.
Ubaldo, è stato, e resterà, indelebile faro la cui luce andava oltre gli orizzonti lirici. Era un ragazzo più giovane del sottoscritto (che non vuole diventare vecchio, quindi…) sempre disposto con tutti, magari poteva incutere un po’ di timore, è sempre stato fisicamente imponente, poteva apparire un po’ orso. Forse per certi versi lo era, ma era l’orsetto simpatico amico di tutti, cordiale, gentile, mai una parola fuori posto. Una ironia velata ed elegante unita ad una abilità dialettica fuori dal comune, erano i suoi tratti distintivi. E la sua immensa cultura poetica e soprattutto filosofica lo facevano elevare in voli leggiadri verso inarrivabili latitudini di puro lirismo. Adesso Ubaldo Giacomucci non è più con noi. Ci mancherà la sua imponenza, la sua voce cristallina, il suo senso dell’umorismo surreale. Ciao Ubi, come ti chiamò qualcuno. Sei contento, maledetto Covid, sei contento di questi capolavori?
URANUS
Omaggio a Ubaldo Giacomucci
Omaggio a Ubaldo Giacomucci
Sabato 19 giugno 2021 alle ore 18,00 presso il Parco di Villa Sabucchi a Pescara, nella suggestiva cornice naturalistica dell’area spettacolo “Ruderi”, si è tenuto un evento in memoria del compianto poeta, editore e critico letterario Ubaldo Giacomucci, scomparso il 14 marzo 2021 a soli 59 anni lasciando un vuoto incolmabile in tutti coloro che lo hanno conosciuto e apprezzato.
L’iniziativa è stata curata della scrittrice Margherita Cordova in sinergia con Associazione L.A.A.D, Teatro Gianni Cordova e Parco di Villa Sabucchi.
Hanno partecipato, con letture di brani, poesie e toccanti testimonianze in ricordo di Giacomucci, gli autori: Antonio Alleva, Natalia Anzalone, Fabio Barone, Gabriella Bottino, Vittorina Castellano, Maria Gabriella Ciaffarini, Margherita Cordova, Andrea Costantin, Rolando D’Alonzo, Sandra De Felice, Franca Di Bello, Luigi DiFonzo, Ennio Di Francesco, Nicoletta Di Gregorio, Milvia Di Michele, Anna Maria Giancarli, Daniela Quieti, Antonio Russo, Riccardo Santini, Tania Santurbano, Mara Seccia, Stevka Smitran,Tina Troiani, Rosetta Viglietti, Willian Zola.
È intervenuta, tra gli altri, la presidente dell’Associazione Editori Abruzzesi Elena Costa.
Voci recitanti: Attori della Compagnia “Torre del Bardo”.
Intervento musicale: Libero Maria Marotta.
Ubaldo Giacomucci aveva esordito giovanissimo frequentando alcuni tra i maggiori esponenti della cultura internazionale. Nato a Venezia, viveva a Pescara. Aveva pubblicato in volume le raccolte di poesia L’Ostaggio (Nuovo Ruolo, 1983),Garanzia corpuscolare (Tracce, 1985), Regole dell’impazienza (Tracce, 1989) e il saggio Le ragioni dell’invisibile (Tracce, 2000). Era stato presidente delle Edizioni Tracce e aveva curato molteplici collane editoriali, antologie, saggi, riviste letterarie, mostre di poesia visuale, rassegne di poesia sonora, letture pubbliche di poesia, presentazioni di libri, attività culturali di vario genere. Nel 1980 aveva fondato la rivista trimestrale Tracce. In campo giornalistico aveva collaborato con numerosi periodici di cultura. Aveva fatto parte delle giurie di numerosi concorsi di poesia e letteratura e aveva insegnato materie attinenti al giornalismo e alla redazione editoriale.
Omaggio a Ubaldo GiacomucciUbaldo Giacomucci poeta e critico letterarioOmaggio a Ubaldo GiacomucciUbaldo Giacomucci poeta e critico letterario
CASTELNUOVO DI FARFA -Racconti di CORNA e lo scherzo “AL FRATE”.
L’Archeologia da biblioteca porta a delle scoperte curiose e interessanti. “Scoperta” piccante di un fatto avvenuto secoli fa…Andiamo con ordine.
Se la sai vivere una biblioteca è uno “scavo archeologico” con reperti interessanti e altri no, ma questo a seconda dei casi. Comunque in un Archivio importante , cosi per caso, ho notato una busta gettata in un angolo, la curiosità è il carburante del ricercatore, l’ho subito raccolta per la verità una “F” segnata in una certa maniera mi ha incuriosito , e fin qui tutto bene ed ora racconto quello che vi è scritto con frasi tra il dialetto e un italiano latineggiante come era in uso all’epoca dei fatti.
I personaggi- Donna Susanna “Gnuccarella”,così denominata per le sue abbondanti e non siliconate forme, vive a Castelnuovo , moglie di Berto il cocchiere della posta .Mastro Berto viaggiava spesso per lavoro impegnato con il suo calesse sulla tratta – Castelnuovo- Granica –e oltre – molo merci fiume Tevere – Corese.
Fra’ Attilio da Viterbo in quel tempo trasferito in un convento della Sabina in qualità di
“Eccellente amanuense” stanco del solito tran-tran tra pergamene , racconti esuberanti e fantasie represse decise che doveva visitare Castelnuovo di Farfa . Fra Attilio, fu appurato ,poi, che soffriva della sindrome del “Toro e il cambio della vacca” – teoria modernissima in cui è studiata la voglia del maschio di spargere il seme.
Per la data diciamo che Regnante il Pontefice Borgia
Dopo la premessa i fatti:
Fra’ Attilio non aveva mai visitato Castelnuovo.Un giorno fra Attilio , cosi è scritto nel documento, chiese al Priore di poter visitare Castelnuovo e con l’occasione avrebbe avuto modo di verificare pergamene ed altre amenità ecc..
Ottenuto il permesso, arrivò finalmente a Castelnuovo nella primavera del 1497
Qui è bene citare per intero il testo “…..Egli mi piace narrarvi ..Era quel giorno di Domenica, nel quale tutte le donne del Borgo sogliono dalle loro case uscire a diporto: perché mossesi là dove soleva più di gente ragunarsi (radunarsi) in Chiesa alla messa. Fra Attilio presente alla messa , tra le altre donne castelnuovesi, vide Donna Susanna . Fra Attilio stordito da tanta abbondanza , oltre ogni credere in meravigliosa bellezza, grazia, spirito , e perfetta creatura……Fra Attilio se ne invaghi: ed appresso entrò in gran desiderio di possederla…segui la donna che in compagnia delle sue amiche ;colle quali in sollazzevoli ragionamenti intrattenendosi, e di veder la gente che su , e giù andava non minor diletto pigliandosi……..”
Ora cercherò di riassumere i fatti in maniera più sintetica- il frate, in un attimo seppe chi era la “gnuccarella” dove abitava ecc…….Saputo che Berto la sera e tutta la notte sarebbe rimasto all’imbarco Tevere Corese per ritirar le merci il furbetto fraticello si introdusse in casa della “gnuccarella”.
Da qui riprendo il verbale :“Susanna distesa sul letto e il frate si libero del saio e così ignudo ansimante pronto ad esaudire desiderio, col membro eretto si avvicino , ma da sotto il letto due mani presero come tenaglie le sue caviglie…Algido (GELATO) il frate restò, lo membro si accartoccio come una fava vecchia… Solo urla di dolore correvano per le vie di Castelnuovo quella notte- Le case dei castelnuovesi restarono chiuse. Anche le porte del Borgo erano chiese e solo al mattino vennero aperte , l’urlo si avviò per la strada di …..sino a sparire,. mai nessuno ne parlo in pubblico, ma TUTTI SAPEVANO… ”
“fra Attilio di pil rusciatu puzzava tutto e di asta intra lo deretanu difficile fu il togliere, tra spasmi di dolore e sangue copioso , come vergine alla prima penetrazione. “ Così fra Florindo relazionò il Priore, tra l’imbarazzo e il riso a stento mal trattenuto . Il Priore , evidentemente più esperto in “cornificazioni”, così sentenzio: “PRIMA SCEGLIERSI I MARITI E POI LE MOGLI….VI è L’OMO CHE PORTA LE CORNA CON SOLLAZZO E GODURIA, ANZI NE FA DI ESSE UN ORNAMENTO ”.
Questa storia venne tirata fuori da Papa Borgia il quale assisteva allo scarico della legna in Vaticano. La legna era trasportata da una colonna di somari -“…..quando un somaro maschio avendo viaggiato legato dietro ad una somarella una volta fermata la colonna (ricordiamo che i somari non sanno cosa sia il Vaticano , la Chiesa ecc) cerco di penetrare la giovin somara. Il Papa Borgia molto divertito chiamò , per farle assistere, la sua amante Giulia Farnese “LA BELLA” sorella del futuro Papa Paolo III,e sua figlia Lucrezia le quali sgranarono gli occhi e , poi, risero tantissimo alla vista di un si “gran membro di penetrazione”….Simil al tortore estratto dal deretano di Frate Attilio ‘l’amanuense ”.
– Ricordo che Napoleone ordino che i verbali dell’Inquisizione, e vari documenti dell’ Archivio Vaticano ecc fossero portati a Parigi, ma durante il tragitto, che avveniva con carri, oltre ai documenti Napoleone ordino di togliere anche il piombo messo a protezione , impermeabile, delle cupole delle chiese romane ecc. Cento , se ricordo bene il numero, di questi carri andarono “perduti” prima di arrivare a Savona ecc. moltissimi verbali, buste , quindi, rimasero in Italia per fortuna in mano “laiche”.
Racconto trovato durante una ricerca in una Biblioteca privata di un Principe romano da Franco Leggeri castelnuovese.
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