Beppe Fenoglio- I ventitré giorni della città di Alba-
Einaudi editore Torino
Centro Studi Beppe Fenoglio-DESCRIZIONE
“Difesero Cascina Miroglio e, dietro di essa, la città di Alba per altre due ore, sotto quel fuoco e quella pioggia. Ogni quarto d’ora l’aiutante si staccava dal telefono e si sporgeva a gridare: – Tenete duro che vi arrivano i rinforzi! – Ma fino alla fine arrivarono solo per telefono. […] Tutti avevano già spallato armi e cassette, ma non si decidevano, vagabondavano per l’aia, al bello scoperto. Pensavano che Alba era perduta, ma che faceva una gran differenza perderla alle tre o alle quattro o anche più tardi invece che alle due. Sicché il Comandante fu costretto a urlare: – Ritirarsi, ritirarsi o ci circondano tutti! – e arrivava di corsa alle spalle dei più lenti, come fanno le maestre coi bambini delle elementari. Scesero la collina, molti piangendo e molti bestemmiando, scuotendo la testa guardavano la città che laggiù tremava come una creatura.”
In foto il Capitano Fede, Comandante della difesa di Alba nei 23 giorni, insieme a Pinot Gallizio, Teodoro Bubbio, membri del CLN delle Langhe, e i comandanti dei partigiani il primo anniversario della battaglia per Alba libera.
«”I ventitre giorni della città di Alba”- sono il primo capitolo di un unico grande libro fenogliano». (Davide Longo). Storie partigiane trattate con piglio disincantato, antiretorico, talora epico-burlesco; storie di Alba e delle Langhe, vicende sanguigne e beffarde, drammi di miserie antiche e di speranze impossibili: con quel suo linguaggio crudo, privo di ostentazione, con quel suo stile asciutto ed esatto, Fenoglio restituisce le prime cronache veramente sincere delle contraddizioni vitali della Resistenza e penetra il «mistero» della spietatezza dei rapporti umani. Con una ‘Presentazione’ di Dante Isella e la cronologia della vita e delle opere.
BLAGA DIMITROVA- Piccola antologia delle sue poesie-
a cura di Ida Accorsi
IL CAMMINO FINO A TE
Fu lungo il mio cammino fino a te,
la vita intera quasi ti cercai
per serpeggianti avidi incontri
con altri, e tu non venivi.
E fino a dove s’apriva il tuo sguardo,
ombre attraversai e rumori sordi,
ma trapelava da me soltanto
purezza di suoni – per amor tuo.
Ogni tua carezza io piansi,
Prima che fosse nata la difesi,
e il nostro futuro incontro custodivo
con pazienza nel mio petto.
Fu lungo il mio cammino fino a te,
immensamente lungo, e quando tu davvero
finalmente davanti a me sei apparso,
ho riconosciuto te, ma me stessa a stento.
Immensi spazi avevo in me raccolto,
sconfinati aromi, timbri e desideri,
e abbracciavo ormai uno spazio così vasto
che accanto a me dovevi fermarti.
Fu lungo il mio cammino fino a te,
e ci ha unito per un incontro breve.
Sapendolo… di nuovo sceglierei
questo lungo cammino fino a te.
DONNA SOLA IN CAMMINO
Scomodo rischio è questo
in un mondo ancora tutto al maschile.
Dietro a ogni angolo ti aspettano
in agguato incontri vuoti.
E percorri vie che ti trafiggono
con sguardi curiosi.
Donna sola in cammino.
Essere inerme
è la tua unica arma.
Tu non hai mutato alcun uomo
in protesi per sostenerti,
in tronco d’albero per appoggiarti,
in parete – per rannicchiarti al riparo.
Non hai messo il piede su alcuno
come su un ponte o un trampolino.
Da sola hai iniziato il cammino,
per incontrarlo come un tuo pari
e per amarlo sinceramente.
Se arriverai lontano,
o infangata cadrai,
o diventerai cieca per l’immensità
non sai, ma sei tenace.
Se anche ti annientassero per strada,
il tuo stesso partire
è già un punto d’arrivo.
Donna sola in cammino.
Eppure vai avanti.
Eppure non ti fermi.
Nessun uomo può
essere così solo
come una donna sola.
Il buio davanti a te cala
una porta chiusa a chiave.
E non parte mai, di notte
la donna sola in cammino.
Ma il sole come un fabbro
schiude i tuoi spazi all’alba.
Tu cammini però anche nell’oscurità
e non ti guardi intorno con timore.
E ogni tuo passo
è un pegno di fiducia
verso l’uomo nero
col quale a lungo ti hanno impaurita.
Risuonano i passi sulla pietra.
Donna sola in cammino.
I passi più silenziosi e arditi
sulla terra umiliata,
anche lei
donna sola in cammino.
FELICITÀ
Nel fondo di questa notte
la tenebra mi potrebbe soffocare
se accanto a me non ci fosse lui –
finestra aperta, illuminata
da cui prendere il respiro.
ERBA
Nessuna paura
che mi calpestino.
Calpestata, l’erba
diventa un sentiero.
SALA D’ASPETTO
L’intero spazio della mia vita
fu una sala d’aspetto da soglia a soglia,
racchiusa da vetri con aria in cornici d’acciaio
sotto le picche incrociate
di lancette d’orologio.
Stare in ascolto. Sussurrare. Trattenere il respiro.
Attendere un qualche segnale.
Ritardo. E di nuovo.
Ancora un poco. Già domani. Ancora
un attimo di pazienza infinita.
Se sbattevo l’ala contro l’aria vitrea,
invece di infrangerla,
era l’aria a spezzare la mia ala.
Sono già trascorsi i miei secondi.
Non saprò aspettare. Ma confuso
come in un sogno apparve
attraverso i vetri sporchi,
quasi in uno specchio nella nebbia,
il mio volto riflesso.
Era il volto stesso dell’attesa,
giunto al punto di pietrificazione.
E ho capito, all’improvviso:
c’è sempre un’ultima scadenza
per infrangerlo col naso –
per smuovere quest’aria inchiodata.
Non arriverà più un treno da altri luoghi.
Non più.
Dovrò io stessa diventare
il fischio di un treno lontano,
e un ritmo affannoso
sempre più veloce, sempre più vicino,
sempre più qui!
REBUS D’AMORE
In un certo ventoso crocivia
del caso e del probabile
un uomo con voce di serale chiarore
mi invitò all’interno del segreto.
Senza alcuna motivazione
di me stessa stupita
davanti a me stessa eretta
mi fermai sulla soglia.
E rimanemmo così
per sempre nell’inesplicabile
come due ombre di guardiani
davanti all’ingresso del desiderio.
Ora posso affacciarmi
nel profondo delle notti,
perché non sono più mie.
L’amore è desiderio
di provare il dolore fino in fondo
allo schiudersi degli occhi.
Poi, svelandosi,
si uccide da sé
ad occhi aperti.
L’ho salvato, mi chiedo,
quando l’ho costretto
alla cecità?
TUTTO E’ AMORE
Non aver fretta! – mi sussurrava una segreta voce. –
Non è matura l’ora dell’amore! –
Ed io, incorreggibile disubbidiente,
Soltanto a lei, Dio, ho dato ascolto –
né io stessa so il perché.
Non aver fretta! – E i grappoli tintinnano –
le campane di pioggia e di bronzo solare,
e nelle botti il vino sogna la tempesta,
si inaridiscono e si screpolano le labbra,
salate da una goccia di sangue.
Mistero d’amore, io non ti ho riconosciuto
nello sbocciare istantaneo della primavera.
Come è tangibile ciò che non sfioriamo,
come il calice non bevuto inebria,
come tutto è amore!
SPERIAMO
Speriamo che l’attimo non ti colga,
completato tutto,
posto a coronamento un punto
come chiodo conficcato nella parete
alle tue opere sognate.
Speriamo che l’attimo non ti falci,
invitato quasi al giubileo, –
avendo coronato fino in fondo
con accordo di bravura
i sogni in tuo possesso.
E nemmeno una parola non detta fino in fondo,
e nemmeno un rigo non finito di cancellare,
e nemmeno un’ idea abbandonata
per un qualche futuro
passo verso l’incompiutezza.
Questo vorrebbe dire
che prima ancora di incominciare,
eri già finita,
senza un chicco solo che germogli
nella terra in attesa.
Speriamo che l’attimo arrivi prima.
ILLUMINAZIONE
Entro nella vecchiaia in punta di piedi,
come in un bosco d’autunno,
passo dopo passo sulle foglie vive
che ancora cadono.
Davanti a me – l’albero della vita.
E lentamente con sguardo ansimante
salgo verso il passato
e scendo nei giorni futuri.
Finalmente! Tanto infinito è per me
il cammino senza fretta.
Le direzioni non sono avare di curve.
La lontananza non fa male.
Non colpisce il gong della luna.
Non può essere incatenato
lo spirito che ha infranto le catene.
Non ti può essere tolto
quello che hai dato.
Mi rimane un’ultima
goccia di luce senza fine.
E spira pace dal mondo intero.
IL DESTINO
Ma viene l’attimo quando
alla porta bussa il Destino
con la tua stessa mano.
Non puoi non aprirgli.
E mette in fuga il silenzio
con la voce tua.
Quel che è scritto per te –
con calligrafia incerta
sarai tu stessa a scriverlo.
Se per paura lo cancelli,
cancellerai il tuo volto
con il gesto tuo.
Il Destino prende dimora in te.
E dove potrai fuggire, tu,
più lontano dalla tua pelle?
FINO A QUANDO STARAI IN PIEDI
Non scordarti di gioire! –
gli alberi saggi sussurrano
e con le ginocchia falciate
con fragore cadono sotto la scure.
Non scordarti di gioire!
Fino a quando starai in piedi
fino a quando andrai incontro al vento
fino a quando respirerai l’altezza.
Fino a quando la scure resterà assopita.
IN TEMPO
Mi perdo nelle cavità del crepuscolo
dove si incrociano
ricordi e sogni.
Non ho più meta
da rincorrere.
Arriverò in tempo,
troverò la strada,
per quanto sia scura
la notte calante.
TESTAMENTO
Cercami nelle parole
che non ho trovato
AMORE
Ho perso l’andatura trascurata,
ho perso la mia risata presuntuosa
e il silenzio mite dell’anima,
e la freschezza nello sguardo distratto,
e di notte il sonno.
Ho perso i sentieri che mi attiravano,
la ribellione, e la libertà,
l’imprevisto, e il suono dei canti –
ho perso tutto, ma sono la più ricca
la più prodiga del mondo.
ABBRACCIO
Cuore nel cuore. E respiro nel respiro.
Così vicino a me, tanto da non vederti.
Oltre la tua spalla vedevo in lontananza un monte oscuro.
Ero protesa in uno slancio quasi a oltrepassarti.
Sentivo battere il cuore impazzito delle stelle.
Accoglievo il vento affannato, rivestito di foglie.
Mi aprivo alle ombre dei boschi che venivano incontro
e ai rami che si aprivano ad abbracciare la notte.
La lontananza inspiravo in un sorso enorme.
Premevo vento, nubi e stelle al mio petto.
E nel cerchio stretto di un abbraccio
ho rinchiuso l’infinito intero del mondo.
A DOMANI
– A domani! – dici tu e già te ne vai.
Con sguardo impaurito io t’accompagno.
A domani?… Ma domani è immensamente lontano.
Davvero tante ore fra noi si porranno?
Fino a domani per me sarà ignota
l’ombra mutevole della tua fronte,
il discorso ardente e pulsante della mano,
dei tuoi pensieri il fluire segreto.
Prima di domani, se vorrai bere, non potrò
essere la tua fonte. Se il freddo
ti avvolge – non sarò il tuo fuoco.
Se hai timore del buio – la tua luce.
– A domani! – tu dici e parti
e non senti nemmeno che non hai risposta.
– Al giorno estremo! – mi aspettavo dicessi
e rimanessi con me fino al giorno estremo.
DESIDERIO
Mi avvolgano ali, senza racchiudermi.
Il mio spirito aperto, non in me ripiegata.
Non dietro a una spalla, al sicuro protetta,
ma fianco a fianco contro il vento in bufera.
SENZA AMORE
Da questo momento vivrò senza amore.
Libera dal telefono e dal caso.
Non soffrirò. Non avrò dolore né desiderio.
Sarò vento imbrigliato, ruscello di ghiaccio.
Non pallida per la notte insonne –
ma non più ardente il mio volto.
Non immersa in abissi di dolore –
ma non più verso il cielo in volo.
Non più cattiverie – ma nemmeno
gesti di apertura infinita.
Non più tenebre negli occhi, ma lontano
per me non s’aprirà l’ orizzonte intero.
Non aspetterò più, sfinita, la sera –
ma l’alba non sorgerà per me.
Non mi inchioderà, gelida, una parola –
ma il fuoco lento non mi arderà.
Non piangerò sulla crudele spalla –
ma non riderò più a cuore aperto.
Non morrò solo per uno sguardo –
ma non vivrò realmente mai più.
PERDITA
Non so se mi ero innamorata di te.
Mi innamorai però di altre cose, lo so:
di una stanza scomoda rivolta a nord,
di una teiera che crepitava di sera.
Degli alberi mi innamorai che toglievano spazio,
dei solitari e soffocanti cinema di quartiere,
dei dolorosi ricordi di prigione,
di un muro ferito dalle bombe.
Delle fermate del tram, delle foglie ricoperte di brina,
di una calda tasca con castagne bruciate,
della pioggia scrosciante, del suono del telefono,
perfino della nebbia fonda color cenere.
Di tutto il mondo mi ero innamorata, non di te.
Lo scoprivo nuovo, interessante, ricco.
Per questo soffro… Non per averti perso.
Altro ho perduto – il mondo intero.
I PIU’ UNITI
Vuoi che rimanga per te solo un’amica.
Come posso capirlo?
Che mani fuse fino al dolore
ora si sfiorino appena?
Sguardi che assetati si bevevano al fondo –
accennino soltanto un saluto?
Labbra senza pietà ardenti
si scambino semplici frasi?
No, non siamo buoni amici.
Non può esistere un mezzo-amore.
Eravamo i più uniti… Per questo, da ora
nel mondo saremo i più estranei.
Testi tratti da Poesia Bulgara, Bulgaria-Italia.com
Breve biografia di BLAGA DIMITROVA -nasce in Bulgaria il 2 gennaio 1922- muore a Sofia il 2 maggio 2003–Poetessa, scrittrice, redattrice, politico, donna.Laureata in Filologia Slava, studia anche pianoforte, disciplina che segnerà la grande sensibilità della sua vita d’artista. Scrittrice molto prolifera, collabora con diverse riviste letterarie. I suoi primi lavori poetici sono componimenti brevi, semplici ma diretti, forti nello spirito giovanile e nella scoperta di se stessa.I testi successivi sono un riflesso del suo impegno politico e sociale. La Dimitrova, infatti, visita in diverse opportunità il Vietnam durante la guerra e adotta anche un bambino vietnamita. Partecipa, inoltre, alle conferenze internazionali sui diritti dell’uomo e pubblica testi di grande impegno sociale. Ecco cosa scrive Valeria Salvini (docente di Lingua e Letteratura Bulgara presso l’Università degli Studi di Firenze e traduttrice verso l’italiano della Dimitrova) su di lei:”La caratteristica principale della Dimitrova rimane, durante il suo intero percorso, quella di una costante ricerca di evoluzione personale, di possibilità infinite di realizzarsi in una sfida continua alle circostanze mutevoli connesse tanto alla sfera sociale che privata. Nel suo difficile cammino in verso e in prosa, dal 1937 ad oggi, non si è sentita comunque mai isolata, sorretta dall’ansia di far proprio quanto il mondo della cultura potesse via via offrirle”.
Circa venti anni addietro, il grande storico britannico Eric Hobsbawm pubblicò un’ampia voce biografica su Karl Marx nell’Oxford Dictionary of National Biography. Questo scritto, che rispecchia la riflessione più matura di Hobsbawm sulla figura e sul pensiero di Marx , segna, nonostante la brevità, un passo avanti e, si potrebbe dire, conclusivo nell’ambito della riflessione di lunga durata dedicata da Hobsbawm alla figura di Marx. Il testo è preceduto da una ricerca di Luciano Canfora incentrata sulle indicazioni politiche operative lanciate in modo discontinuo da Marx durante la sua lunga militanza, e soprattutto durante il lungo esilio. Ciò che viene qui messo in evidenza è il peso costituito dalla rilettura che Engels diede di quelle indicazioni sommarie e discontinue: rilettura che determinò il modo di essere e di condurre la propria azione politica da parte della socialdemocrazia europea e tedesca in particolare. Al termine di questa vicenda vi è lo scontro durissimo tra gli eredi di Engels e l’emergente leninismo. Un’attenzione particolare viene dedicata all’esito italiano di questo scontro, imperniato sulla originalità, sanamente eretica dei maggiori esponenti del marxismo italiano Gramsci e Togliatti.
Biografia degli autori
Luciano Canfora è professore emerito dellʼUniversità di Bari. Dirige i «Quaderni di storia» e collabora con il «Corriere della Sera». Tra le sue pubblicazioni più recenti ricordiamo: La meravigliosa storia del falso Artemidoro (Sellerio, 2011); Il mondo di Atene (Laterza, 2011); Gramsci in carcere e il fascismo (Salerno, 2012); Spie, URSS, antifascismo. Gramsci 1926-1937 (Salerno, 2012); La guerra civile ateniese (Rizzoli, 2013); La crisi dell’utopia. Aristofane contro Platone (Laterza, 2014); Augusto. Figlio di dio (Laterza, 2015); Tucidide. La menzogna, la colpa, l’esilio (Laterza, 2016); La schiavitù del capitale (il Mulino, 2017).
Eric Hobsbawm (1917-2012), già docente a Cambridge (King’s College, Birkbeck College), è stato il maggiore storico del socialismo e dell’Europa otto e novecentesca. Tra le sue pubblicazioni: Il secolo breve (Rizzoli, 1995), Storia d’Europa, vol. I, L’età contemporanea. Secoli XIX-XX (Einaudi, 1996), Gente che lavora. Storie di operai e contadini (Rizzoli, 2001), Imperialismi (Rizzoli, 2007), La fine della cultura (Rizzoli, 2013). Ha diretto l’ampia e polifonica Storia del marxismo per Einaudi.
Antonio Gramsci, Lettera alla mamma del 15 dicembre 1930.
Carissima mamma,ecco il quinto natale che passo in privazione di libertà e il quarto che passo in carcere. Veramente la condizione di coatto in cui passai il natale del 26 ad Ustica era ancora una specie di paradiso della libertà personale in confronto alla condizione di carcerato. Ma non credere che la mia serenità sia venuta meno. Sono invecchiato di quattro anni, ho molti capelli bianchi, ho perduto i denti, non rido più di gusto come una volta, ma credo di essere diventato più saggio e di avere arricchito la mia esperienza degli uomini e delle cose. Del resto non ho perduto il gusto della vita; tutto mi interessa ancora e sono sicuro che se anche non posso piú «zaccurrare sa fae arrostia» [«sgranocchiare le fave arrostite» in lingua sarda], tuttavia non proverei dispiacere a vedere e sentire gli altri a zaccurrare.
Dunque non sono diventato vecchio, ti pare? Si diventa vecchi quando si incomincia a temere la morte e quando si prova dispiacere a vedere gli altri fare ciò che noi non possiamo più fare. In questo senso sono sicuro che neanche tu sei diventata vecchia nonostante la tua età. Sono sicuro che sei decisa a vivere a lungo, per poterci rivedere tutti insieme e per poter conoscere tutti i tuoi nipotini: finché si vuol vivere, finché si sente il gusto della vita e si vuole raggiungere ancora qualche scopo, si resiste a tutti gli acciacchi e a tutte le malattie. Devi persuaderti però che occorre anche risparmiare un po’ le proprie forze e non intestarsi a fare dei grandi sforzi come quando si era di primo pelo. Ora mi pare appunto che Teresina, nella sua lettera, mi abbia accennato, con un po’ di malizia, che tu pretendi di fare troppo e che non vuoi rinunziare alla tua supremazia nei lavori di casa. Devi invece rinunziare e riposarti. Carissima mamma, ti auguro tante cose per le feste, di essere allegra e tranquilla. Tanti auguri e saluti a tutti di casa.
“Accanto ai tanti avvenimenti che ha vissuto per lo più da protagonista, Carla mostra ferma e autonoma capacità di giudizio e cattura il lettore con la freschezza del suo periodare. Fin dalle prime pagine. Esperienze di vita è davvero un libro bello e altamente educativo. Ci sono dei passaggi illuminanti perché non solo costituiscono il felice spaccato di un’epoca e dei suoi mutamenti, ma pure sintetizzano le qualità di una donna coerente e coraggiosa”
Breve biografia di Carla Calcatelli, nata a Corinaldo, nel dopoguerra è una militante politica del Partito Socialista, poi parte per Torino dove diventa una sindacalista che nella Cgil lotta per migliorare l’ambiente di lavoro e per i diritti delle donne.
VENTURA EDIZIONI Via A. da Brescia 15/a – 60019 -Senigallia (An) – Tel: + 3358444132 – Email: info@venturaedizioni.it
René De Ceccatty présente Alberto Moravia à travers ses livres
Paris -Jeudi 7 décembre, de 19h à 21h, la Mairie du 13e arrondissement de Paris vous convie à une soirée très italienne autour d’Alberto Moravia. A l’occasion de cette rencontre littéraire, Jacqueline Zana-Victor, chargée de projets culturels de la Mairie, recevra René De Ceccatty, traducteur du grand écrivain.
Écrivain italien parmi les plus célèbres de l’après-guerre en Italie, auteur de nombreux best-sellers, beaucoup très bien adaptés au cinéma (Godard, Bertolucci, De Sica, Comencini…), Alberto Moravia (1907-1990) a régné sur son époque et a acquis à travers le monde une notoriété exceptionnelle, par ses fictions romanesques, son art de la nouvelle, son esprit d’observation de la société et de la politique mondiale, ses récits de voyage, sans oublier ses amours avec Elsa Morante. René De Ceccatty dressera un «portrait global» de Moravia, amoureux, novelliste et romancier à travers trois de ses livres sortis en avril dernier aux éditions Bouquins.
Que vous puissiez ou non assister à cette rencontre, nous tenions à vous signaler ces trois ouvrages :
LE CONFORMISTE (un ouvrage qui regroupe quatre de ses livres de sa période la plus glorieuse, la décennie 1947-1957: La Belle Romaine, La Désobéissance, Le Conformiste et La Ciociara)
QUAND TU REVIENDRAS, JE SERAI PRESQUE HEUREUX (Lettres à Elsa Morante). Inédite en France à ce jour, cette correspondance traduites et postfacées par René de Ceccatty nous plonge dans l’univers intime d’un couple mythique de la littérature italienne.
L’IMMORTEL (ensemble de textes fictifs et autobiographiques qui offre un excellent aperçu de l’œuvre et de l’univers du grand romancier.)
N’hésitez pas à cliquer sur les titres pour en savoir + sur le site de l’éditeur.
Il 23 maggio 1986 moriva a Roma Altiero Spinelli, tra i padri dell’Unione Europea. Un sogno condiviso con Mario Alberto Rollier-
Il 23 maggio 1986 moriva a Roma Altiero Spinelli, tra i padri dell’Unione Europea. Nato a Roma nel 1907, militante comunista, viene arrestato dalla polizia fascista e condannato a 16 anni di reclusione. Durante la detenzione matura il suo distacco dal Pci e dopo il carcere, confinato a Ventotene, scrive, fra il 1941 e il 1942, in collaborazione con Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, il Manifesto per un’Europa libera e unita.
Noto come il Manifesto di Ventotene, considerato il documento di base del federalismo europeo.
Caduto il fascismo, liberato il 19 agosto 1943, dieci giorni dopo Spinelli fonda a Milano, insieme a una trentina di reduci dal confino, dal carcere e dall’esilio, il Movimento Federalista Europeo. Nel luglio del 1980 promuove l’iniziativa che porterà al trattato di Unione Europea, approvato a larghissima maggioranza dal Parlamento Europeo il 14 febbraio 1984.
Altiero Spinelli è stato un politico anomalo, ricorda in Altiero Spinelli, lo storico Pietro Graglia: «prima giovane militante comunista, poi, durante la Resistenza e dopo la guerra, profeta dell’unità federale dell’Europa. Combattente indomito, quasi sempre controcorrente, oggi egli appare sempre più una delle figure di rilievo assoluto del Novecento europeo. Della sua vita privata e pubblica Spinelli ha lasciato testimonianze numerose: le memorie, i diari (tutti pubblicati dal Mulino), un ricchissimo archivio».
Sulla base di questi documenti e grazie a una paziente ricerca condotta in archivi europei e americani, Graglia con questo volume ha tracciato per la prima volta un profilo completo della vita e dell’azione politica di Spinelli, soffermandosi in maniera speciale sui decenni dell’impegno federalista e del lavoro nelle istituzioni europee. Minuziosa e appassionata, questa biografia ci porta a contatto diretto con una vicenda umana e politica fuori dal comune e ne conferma a un tempo l’importanza e il fascino.
Un altro libro dopo oltre un settantennio dalla fine della Seconda guerra mondiale e dall’avvio della storia repubblicana: L’Italia e l’Europa di un pessimista attivo – Stati Uniti d’Europa e altri scritti sparsi (1930-1976), edito da Il Mulino, è «il pensiero di uomini e donne del nostro antifascismo, come i valori e le battaglie di quelle generazioni, che costituiscono un patrimonio comune della nostra recente storia democratica ed europea», una fonte d’ispirazione per riflettere sulla condizione presente.
Sono gli scritti di Mario Alberto Rollier raccolti in questo volume, redatti fra gli anni Trenta e Settanta del secolo scorso e affrontano con sorprendente attualità alcune questioni centrali del Novecento che ancora oggi si pongono alla nostra attenzione: l’ecumenismo cristiano e il desiderio di rinnovamento evangelico, l’antifascismo e la Resistenza, la difesa della laicità dello Stato e l’esperienza costituente, il federalismo interno e sovranazionale, il sogno degli Stati Uniti d’Europa, fino alle problematiche di carattere scientifico sull’impiego civile dell’energia nucleare.
La vita di Rollier traccia, con una prospettiva inedita, il quadro di un’epoca della storia europea caratterizzata dalla profonda crisi dei valori cristiani, sopraffatta dagli egoismi nazionali e dalla ferocia dei totalitarismi, ma anche carica di forti tensioni morali, di attese, di entusiasmi e di impegno civile e politico.
Mario Alberto Rollier (1909-1980) nasce a Milano in una famiglia valdese aperta alla cultura liberale europea. Influenzato da Karl Barth e dal movimento ecumenico, partecipa alla stagione di rinnovamento dell’evangelismo italiano. Antifascista, azionista ed europeista è tra i fondatori del Movimento federalista europeo con Ernesto Rossi e Altiero Spinelli e tra gli estensori della Carta di Chivasso insieme a Émile Chanoux. Chimico di fama nazionale, è stato direttore del Centro sperimentale Lena di Pavia che ha ospitato il primo reattore nucleare italiano.
FONTE-Il quotidiano on-line delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia.
Biografia di Altiero SPINELLI-Uomo politico italiano, nato a Roma il 31 agosto 1907, morto ivi il 23 maggio 1986. È stato il massimo sostenitore dell’ideale europeista nell’Italia del secondo dopoguerra. Aderì giovanissimo al Partito comunista e partecipò all’attività clandestina antifascista. Nel 1927 fu arrestato a Milano e condannato a sedici anni di carcere. Nella primavera del 1937 fu inviato al confino di Ponza e, nel luglio 1939, a quello di Ventotene. Nel frattempo, nel 1937, a causa degli orrori della politica staliniana, aveva abbandonato il partito. A Ventotene si convertì al federalismo e scrisse, insieme a E. Rossi, Per una Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto (1941), noto anche come Manifesto di Ventotene, da cui emergeva come la migliore organizzazione politica per l’Europa democratica che stava per nascere dalla guerra fosse l’unità federale dei suoi popoli liberi. Liberato nell’agosto 1943, fondò a Milano il Movimento federalista europeo, di cui fu segretario generale dal 1947 al 1963. Nel 1945-46 entrò nella segreteria politica del Partito d’Azione, che lasciò nel febbraio 1946 quando, insieme a U. La Malfa e a F. Parri, costituì il Movimento della Democrazia Repubblicana (MDR). Abbandonato anche questo raggruppamento politico, si dedicò esclusivamente all’impegno del Movimento federalista, e dopo la mancata ratifica, da parte dell’Assemblea nazionale francese, della CED (Comunità Europea di Difesa) che avrebbe costretto gli stati nazionali ad avere un esercito comune e quindi, in prospettiva, una politica comune (1954), si convinse che non si sarebbe mai raggiunto l’obiettivo di un’Europa federale se non si fosse passati da una politica di vertice a un’azione di mobilitazione popolare. Nel 1965 fondò a Roma l’Istituto di affari internazionali, un centro che doveva favorire, attraverso la conoscenza dei problemi della politica internazionale, un’evoluzione di tutti i paesi del mondo verso forme di organizzazione sovranazionale. Dal 1970 al 1976 fu nominato membro della Commissione esecutiva della Comunità europea, e nel giugno 1976 fu eletto deputato come indipendente nelle liste del PCI. Nello stesso anno divenne deputato europeo, poi confermato nelle elezioni del 1979 e del 1983. Nel 1983 scrisse il ”Trattato di Unione europea”, poi fatto proprio dal Parlamento europeo.
Tra i suoi scritti citiamo: L’avventura europea (1972); Come ho tentato di diventare saggio. 1. Io, Ulisse; 2. La goccia e la roccia (1984); Il progetto europeo (1985); Discorsi al Parlamento europeo 1976-1978 (1986); Diario europeo (1989).
Bibl.: E. Paolini, Altiero Spinelli. Appunti per una biografia, Bologna 1987; Altiero Spinelli and federalism in Europe and in the world, a cura di L. Levi, Milano 1990.
FONTE-Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani-
Langston Hughes, “Queer Negro Blues” Marco Saya Edizioni,
Nota a cura di Luca Cenacchi, introduzione al testo e traduzione di Alessandro Brusa
Rivista«Atelier»
DESCRIZIONE-
Le « chansons vulgaires » di Langston Hughes
Queer Negro Blues (Marco Saya Edizioni, 2023) raccoglie le prime due raccolte pubblicate dal poeta: The Weary Blues (1926) e Fine Clothes to the Jew (1927). Alessandro Brusa, curatore del libro, decide di tradurre quella parte dell’opera di Hughes talvolta lasciata a piè di pagina e in un’articolata quanto ben documentata introduzione argomenta le ragioni dell’audace titolo, il quale ben contestualizza i testi di questa antologia all’interno del panorama culturale dell’Harlem Renaissance. Hughes interseca nelle sue chansons vulgaires il concetto di New Negro, il blues il jazz e rappresentazioni queer. In questo articolo ci si occuperà principalmente della rappresentazione dei night club di Harlem e in che modo essa possa essere letta come una vera e propria “eterotopia blues e queer”. Per chiarezza espositiva si riporteranno le traduzioni delle poesie citate nei paragrafi e in calce all’articolo il testo in lingua.
Regolamentazione della vita notturna durante l’Harlem Renaissance
Le rappresentazioni queer presenti in questa antologia dei night club di Harlem differiscono notevolmente dall’immaginario odierno: i testi stessi, infatti, non descrivono apertamente la queerness dell’autore, ma al contrario tendono a dissimularla lasciando il tutto, o quasi, all’interpretazione. Pertanto non ci sono elementi probanti sull’orientamento effettivo di Hughes e questo è ancora territorio di speculazione. Tale elemento però, come rimarca Brusa stesso, è irrilevante poiché lo statuto di queer di questi luoghi ha una motivazione prima di tutto storica: infatti i night clubs coinvolgono un bacino di utenza estremamente diversificata per orientamenti sessuali, costumi ecc… e proprio per questa loro eterogeneità sono luoghi che hanno visto una severa regolamentazione e soventemente subivano incursioni della polizia.
Il provvedimento più importante a danno di questi spazi è la normativa statunitense??? del 1907 che interdiceva l’attività dei night club oltre un orario specifico. Infatti l’after-hours notturno ad Harlem poteva essere il lasso temporale in cui si espandevano i limiti della socialità tradizionale e pertanto divenivano centri di tolleranza per la cultura LGBTQI+, la quale si mescolava ad altre realtà come quella criminale. Come riporta Shane Vogel, a molti di questi locali veniva revocata la licenza a causa di una sorta di oltraggio alla decenza: «In una lettera al commissario di polizia, in cui lo informava del cambio legislativo, il sindaco dichiarò: “Le persone che frequentano questi luoghi dopo l’orario di chiusura non sono di norma persone rispettabili. Sono volgari, rozzi e spesso apertamente immodesti. Si ubriacano, si comportano in modo chiassoso e si abbandonano a balli lascivi in sale dedicate a tale uso. È ora di porre fine a tutte queste orge volgari. Ho revocato tutte queste licenze a partire dal 1° aprile prossimo”. L’una di notte divenne nota come “ora di Gaynor”; di frequente si sentivano storie di gestori e avventori che sfidavano la polizia e che venivano allontanati con la forza.»[1]
Questa specifica direttiva storiografica aiuta quindi a mettere in prospettiva i vari elementi disseminati da Hughes all’interno di alcune poesie presenti all’interno di questa antologia e a comprendere come l‘autore unisse l’ondata New Negro alla queerness dei locali di Harlem rappresentando pertanto all’interno delle proprie chansons vulgaires (canzoni volgari) un’eterotipia blues e queer.
Le “canzoni volgari” di Hughes: l’eterotipia dei night clubs
Il night club delle poesie di Hughes, quindi, non è solo l’ambiente in cui la socialità queer emerge, ma essa è inserita in un ampio “ecosistema” notturno dalle complesse dinamiche. Questo rende i locali di Harlem una vera e propria eterotipia di deviazione secondo la definizione foucaultiana dell’omonimo saggio: spazi differenti […], luoghi altri, una specie di contestazione al contempo mitica e reale dello spazio in cui viviamo. Queer Negro Blues, per l’eterogeneità intrinseca di questi ambienti, è un insieme di “canzoni volgari”, come le definisce l’autore, di grande eterogeneità. Infatti la figuralità naturalistica – quasi da egloga – tipica di alcune poesie per descrivere le spogliarelliste (Nude Young Dancer) viene affiancata da altri componimenti dal tono cronachistico, i quali descrivono la drammaticità della vita delle sex workers africane del primo Novecento (Young Prostitute).
Giovane ballerina nuda
Sotto quale albero hai dormito nella giungla,
Notturna anima danzante nell’ora più confusa?
Quale immensa foresta ha steso il proprio profumo
Che come dolce velo sul tuo giaciglio riposa?
Sotto quale albero hai dormito nella giungla,
Tu nera come la notte e dalle anche vivaci?
Quale livida luna ti è stata madre?
A quale candido ragazzo hai offerto i tuoi baci?
*
Giovane prostituta
Quella sua faccia scura
È come un fiore appassito
Su di uno stelo spezzato.
Quelle così vengono via a poco ad Harlem
O almeno così si dice.
L’eterogeneità, tuttavia, non è il solo risultato dell’unione dei molteplici tasselli con cui Hughes fornisce un’immagine di Harlem, ma, coerentemente con il saggio foucaultiano precedentemente citato, il night club è anche il luogo in cui le barriere della società diurna vanno a cadere, permettendo l’interazione di molteplici tipi sociali. Pertanto, oltre al loro intrinseco statuto contestativo, questi luoghi raccontano – anche attraverso personaggi – la vita del tempo senza censure, o quasi. Questo dettaglio acquisisce ulteriore rilevanza se si pensa che le leggi Jim Crow (1870-1964), che prevedevano la segregazione razziale nei servizi pubblici e passate alla storia col motto separate but equal [separati ma uguali], erano ancora in vigore.
Ballerini Negri
“Me e il mio amore
Abbiamo un po’ di modi,
Un po’ di modi per ballare Charleston!”
Da, da,
Da, da, da!
Un po’ di modi per ballare Charleston!”
Luci soffuse sui tavoli,
Musica allegra
Delinquenti dalla pelle scura
In un cabaret.
Amici bianchi, ridete!
Amici bianchi, pregate!
“Me e il mio amore
Abbiamo un po’ di modi,
Un po’ di modi per ballare Charleston!”
Raccontare la vita senza barriere, però, significa anche farne emergere la complessità e soprattutto la contraddittorietà; per questo, in Queer Negro Blues, immagini ricorrenti come la notte e il rapporto tra l’autore e gli altri afro-americani è spesso ancipite, come ad esempio in Mulatto (o High Yellow, nella versione inglese).
Il night club, quindi, anche in relazione al contesto storico-politico del tempo, si impone come spazio altro non normato, in cui le divisioni della vita diurna venivano totalmente ristrutturate.
Alcune osservazioni sulla queerness dell’antologia: la wilderness marittima
Come si anticipava inizialmente, la queerness dell’autore è stata ampiamente dibattuta e le aperte rappresentazioni letterarie che egli ne dà (poesie come Café: 3 a.m. o la descrizione del ballo in drag nella sua autobiografia oppure il racconto Blessed Assurance sul rapporto tra un ragazzo omosessuale e suo padre) sono successive ai testi riportati in questa antologia. Come il traduttore, però, fa notare: «Nei testi di Hughes, così come in quelli di McKay, di Cullen e ovviamente di Nugent, il desiderio omosessuale è spesso nascosto o mistificato.»[2]. Questo era dovuto alla persistente omofobia della comunità nera tutt’ora perdurante, come testimonia Michael L. Cobb che: «non esita a dare la colpa alla forte omofobia presente, ora come allora, nella comunità artistica, e non solo di colore; si veda, ad esempio, ancora ai giorni nostri, l’omofobia presente nei testi di numerosi artisti neri». Brusa, pertanto, osserva come Hughes ed altri, soprattutto nei primi lavori, avrebbero tutti ereditato il topos whitmaniano dei loving comrades per celare la propria queerness. È interessante notare che molte delle poesie in questione (Long-trip, Boy, Water-Front Trips Port Town ecc…) connotino il mare come utopia (Water-Front Streets) oppure come luogo selvaggio/incontaminato connesso ad una pulsionalità vitale, giocando sulla polisemia di wilderness e sull’ambiguità intrinseca di verbi come dip, dive, rise e roll all’interno del componimento, che rendono le descrizioni metafora tanto dell’amplesso quanto della burrasca, per non parlare dei verbi hide/hidden che sono la prova più ovvia della dissimulazione di cui parlava Brusa. Se il night club era il luogo in cui inedite interazioni sociali emergevano, il mare è territorio liminale in cui l’umano viene lasciato a piè di pagina e di conseguenza ogni rapporto di forza viene realmente a cadere: la wilderness pertanto non è uno spazio cronachistico, ma eminentemente lirico. Infatti le miserie dei personaggi, la lotta razziale, la scansione della giornata e infine l’alternanza stessa di genere si dissolvono.
Fronte del Porto
La primavera qui non è così bella,
Ma navi da sogno prendono il mare
Verso luoghi di primavere meravigliose
E la vita è gioia da amare
La primavera qui non è così bella
Ma i ragazzi si avventurano in mare
Portano bellezze nel cuore
E sogni, come anche io so fare.
*
Porto di Mare
Hey, marinaio,
Rientrato dal mare!
Hey, marinaio,
Con me devi venire!
Dai su, bevi un cognac.
O forse vuoi del vino?
Dai su vieni qui, io ti amo.
Vieni qui e non dirmi di no.
Dai su, marinaio,
Uscito dal mare.
Andiamo, dolcezza!
Con me devi venire.
*
Lungo Viaggio
Il mare è desolata distesa d’onde,
Un deserto d’acqua.
Ci tuffiamo e ci immergiamo,
Ci innalziamo e barcolliamo,
Ci nascondiamo e veniamo nascosti
Nel mare.
Giorno, notte,
Notte, giorno,
Il mare è un deserto d’onde,
Una desolata distesa d’acqua.
Testi in inglese
Nude young dancer
What jungle tree have you slept under,
Midnight dancer of the jazzy hour?
What great forest has hung its perfume
Like a sweet veil about your bower?
What jungle tree have you slept under,
Night-dark girl of the swaying hips?
What star-white moon has been your mother?
To what clean boy have you offered your lips?
*
Young prostitute
Her dark brown face
Is like a withered flower
On a broken stem.
Those kind come cheap in Harlem
So they say
*
Negro Dancers
“Me an’ ma baby’s
Got two mo’ ways,
Two mo’ ways to do de Charleston!”
Da, da,
Da, da, da!
Two mo’ ways to do de Charleston!”
Soft light on the tables,
Music gay,
Brown-skin steppers
In a cabaret.
White folks, laugh!
White folks, pray!
“Me an’ ma baby’s
Got two mo’ ways,
Two mo’ ways to do de Charleston!”
*
Water-Front Streets
The spring is not so beautiful there,-
But dream ships sail away
To where the spring is wondrous rare
And life is gay.
The spring is not so beautiful there,
But lads put out to sea
Who carry beauties in their hearts
And dreams, like me.
*
Port Town
Hello, sailor boy,
In from the sea!
Hello, sailor,
Come with me!
Come on drink cognac.
Rather have wine?
Come here, I love you.
Come and be mine.
Lights, sailor boy,
Warm, white lights.
Solid land, kid.
Wild, white nights.
Come on, sailor,
Out o’ the sea.
Let’s go, sweetie!
Come with me.
*
Long Trip
The sea is a wilderness of waves,
A desert of water.
We dip and dive,
Rise and roll,
Hide and are hidden
On the sea.
Day, night,
Night, day,
The sea is a desert of waves,
A wilderness of water.
Alessandro Brusa è nato a Imola nel 1972 e vive a Bologna.Ha pubblicato due romanzi: Il Cobra e la Farfalla (Pendragon 2004) e L’Essenza Stessa (L’Erudita 2019) e tre raccolte di poesia: La Raccolta del Sale (Perrone 2013), In Tagli Ripidi (nel corpo che abitiamo in punta) (Perrone 2017) e L’Amore dei Lupi (Perrone 2021). Suoi testi poetici ed in prosa sono apparsi su antologie e riviste, cartacee ed online, sia in Italia sia, in traduzione, negli Stati Uniti, Francia, Belgio, Romania, Spagna ed America Latina. Accompagna il lavoro di scrittura a quello di traduzione dall’inglese con testi pubblicati su riviste online e cartacee (Testo a Fronte, NazioneIndiana, MediumPoesia, InversoPoesia, Le Voci della Luna, PoetarumSilva, La Macchina Sognante). A maggio 2023 esce Queer Negro Blues (Marco Saya 2023) traduzione e curatela di una selezione antologica di testi del poeta americano Langston Hughes.
Luca Cenacchi si occupa principalmente di critica letteraria con particolare interesse verso la poesia queer italiana. Ha collaborato con varie riviste online e cartacee tra cui: Argoonline, Poetarum Silva, Atelier (cartaceo), Niederngasse, FaraPoesia e altri. Ha collaborato con diverse case editrici, per cui ha firmato prefazioni e interventi, tra cui: Oedipus, Atelier, Fara editore e Tempo al Libro. È stato giurato presso vari concorsi letterari tra cui Bologna in Lettere (Dislivelli 2018). Attualmente collabora con il collettivo forlivese Candischi con cui organizza presentazioni di poesia.
La rivista «Atelier» ha periodicità trimestrale (marzo, giugno, settembre, dicembre) e si occupa di letteratura contemporanea. Ha due redazioni: una che lavora per la rivista cartacea trimestrale e una che cura il sito Online e i suoi contenuti. Il nome (in origine “laboratorio dove si lavora il legno”) allude a un luogo di confronto e impegno operativo, aperto alla realtà. Si è distinta in questi anni, conquistandosi un posto preminente fra i periodici militanti, per il rigore critico e l’accurato scandaglio delle voci contemporanee. In particolare, si è resa levatrice di una generazione di poeti (si veda, per esempio, la pubblicazione dell’antologia L’Opera comune, la prima antologia dedicata ai poeti nati negli anni Settanta, cui hanno fatto seguito molte pubblicazioni analoghe). Si ricordano anche diversi numeri monografici: un Omaggio alla poesia contemporanea con i poeti italiani delle ultime generazioni (n. 10), gli atti di un convegno che ha radunato “la generazione dei nati negli anni Settanta” (La responsabilità della poesia, n. 24), un omaggio alla poesia europea con testi di poeti giovani e interventi di autori già affermati (Giovane poesia europea, n. 30), un’antologia di racconti di scrittori italiani emergenti (Racconti italiani, n. 38), un numero dedicato al tema “Poesia e conoscenza” (Che ne sanno i poeti?, n. 50).
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