Castello di ORVINIO(Rieti)- Fotoreportage in B/N del 1935
Orvinio è un comune italiano di 387 abitanti della provincia di Rieti, in Lazio, che si erge su un colle attorno al suo imponente Castello appartenente al Casato dei Marchesi Malvezzi Campeggi.Orvinio fa parte del club dei borghi più belli d’Italia
-Castelnuovo di Farfa (Rieti)-Piccole Storie dal Campo Profughi Farfa Sabina-
Lettera di Roberto Rossellini a Ingrid Bergman
Lettera di Rossellini che invio alla Bergman al fine di invitarla a visitare il Campo Profughi FARFA SABINA. L’idea della visita Rossellini l’ha avuta passando un giorno per il Campo Profughi di Farfa e parlando con una profuga lettone. Questo è uno stralcio della splendida lettera con la quale Rossellini propose il film alla Bergman e nella quale parla del Campo Profughi. L’attrice INGRID BERGMAN il 23 marzo 1949 visiterà il CAMPO PROFUGHI FARFA SABINA.
“Cara Signora Bergman,
ho atteso un po’ prima di scriverle perché volevo essere sicuro di quello che le avrei proposto. Prima di tutto, però, voglio che lei sappia che il mio modo di lavorare è estremamente personale. Evito qualsiasi sceneggiatura che, a mio parere, limita enormemente il campo di azione. Ovviamente parto da idee molto precise e da una serie di dialoghi e di situazioni che scelgo e modifico nel corso della lavorazione.
A questo punto non posso fare a meno di confessarle che sono molto eccitato all’idea di lavorare con lei.
Un po’ di tempo fa… credo fosse la fine di febbraio, percorrevo in automobile la Sabina, una zona a nord di Roma, quando, vicino alle sorgenti del Farfa, la mia attenzione venne attirata da una scena insolita. In un campo circondato da un’alta rete in filo spinato alcune donne si aggiravano come agnelli in un pascolo. Mi avvicinai e mi accorsi che erano straniere, jugoslave, polacche, rumene, greche, tedesche, lettoni, lituane, ungheresi, che, costrette a fuggire dai loro paesi d’origine a causa della guerra, avevano girovagato per l’Europa, conoscendo l’orrore dei campi di concentramento, del lavoro coatto e dei saccheggi notturni. Erano state facile preda dei soldati di venti nazioni diverse finché erano state radunate in quel campo dove attendevano di essere rispedite a casa.
Una guardia mi ordinò di allontanarmi. Erano indesiderabili ed era proibito parlare con loro. Dietro il filo spinato, all’estremità più lontana del campo, una donna bionda, tutta vestita di nero, se ne stava appartata dalle altre e mi guardava. Incurante dei richiami delle guardie mi avvicinai. Non sapeva che qualche parola d’italiano, arrossì per lo sforzo di parlare. Era lettone.
Negli occhi chiari si leggeva una disperazione muta e intensa. Infilai la mano nella barriera di filo spinato e lei me l’afferrò, come un naufrago che si aggrappa a un relitto.
La guardia si avvicinò con aria minacciosa. Tornai alla macchina.
Patrizia Dughero-Fotoreportage dalla città di LUBIANA-
Lubiana è la capitale della Slovenia. Romantica e ricca di storia, vivace e piena di attrazioni, Lubiana è una città che sorprende e conquista i visitatori. Con i suoi magnifici paesaggi, la straordinaria architettura, il ricco patrimonio culturale (frutto di scambi e contaminazioni), l’atmosfera allegra e rilassata, si fa molto presto ad amarla. E non si fa fatica a scoprire i suoi tesori, tutti a portata di mano, raggiungibili con una passeggiata o una bella pedalata. Sulla collina, la severa mole del castello domina dall’alto la città adagiata sul fiume Ljubljanica (meritevole di un giro in battello), il centro storico custodisce i maggiori monumenti e i siti più interessanti, i bei musei e le gallerie celebrano l’arte ai massimi livelli, il mercato cittadino è un concentrato di storia e tradizioni del popolo lubianese.
Ciascun quartiere conserva la sua impronta storica: medioevale, barocca o liberty anche se, tutta la città è “segnata” dalle incredibili opere del geniale architetto ed urbanista Jože Plečnik a cui, dagli Anni Venti fino all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, venne affidato il compito di ridisegnare la città adattandola secondo i suoi gusti. I ponti sono un elemento caratteristico della capitale slovena. Numerosi attraversano il Ljubljanica e regalano scorci suggestivi, belli da fotografare o semplicemente, ammirare. Graziosi caffè e locali affollano il lungofiume dove, soprattutto di notte, l’atmosfera si riempie di magia. Tanti dunque, i motivi per visitare Lubiana, meta turistica forse un po’ troppo trascurata.
di Felix Krämer (Autore), Wim Wenders (Autore), Peter Lindbergh (Fotografo)
Editore TASCHEN
DESCRIZIONE-
The first-ever exhibition curated by Peter Lindbergh himself, shortly before his untimely death, Untold Stories at the Düsseldorf Kunstpalast served as a blank canvas for the photographer’s unrestrained vision and creativity. Given total artistic freedom, Lindbergh curated an uncompromising collection that sheds an unexpected light on his colossal oeuvre. This artist’s book, the official companion to the landmark exhibition, offers an extensive, firsthand look at the highly personal collection. When it came to printing his photos, Lindbergh chose a special uncoated paper – a thin sheet with a soft, open surface – as a deliberate aesthetic statement. Renowned the world over, Lindbergh’s images have left an indelible mark on contemporary culture and photo history. Here, the photographer experiments with his own oeuvre and narrates new stories while staying true to his lexicon. In both emblematic and never-before-seen images, he challenges his own icons and presents intimate moments shared with personalities who had been close to him for years, including Nicole Kidman, Uma Thurman, Robin Wright, Jessica Chastain, Jeanne Moreau, Naomi Campbell, Charlotte Rampling and many more. This XL volume presents more than 150 photographs―many of them unpublished or short-lived, often having been commissioned by monthly fashion magazines such as Vogue, Harper’s Bazaar, Interview, Rolling Stone, W Magazine, or The Wall Street Journal. An extensive conversation between Lindbergh and Kunstpalast director Felix Krämer, as well as an homage by close friend Wim Wenders, offer fresh insights into the making of the collection. The result is an intimate personal statement by Lindbergh about his work.
Un’eredità permanente L’estesa opera omnia di Helmut Newton Abbracciando un periodo di più di cinquant’anni e coprendo una quantità di ambiti impareggiabile, la fotografia del visionario Helmut Newton (1920–2004) ha raggiunto milioni di persone grazie alla pubblicazione su riviste del calibro di Vogue e Elle. La sua opera ha trasceso i generi, portando eleganza, stile e voyerismo nella fotografia di moda e nel ritratto, configurandosi in un corpus che resta inimitabile e insuperato. La padronanza dell’arte della fotografia di moda raggiunta all’inizio della sua carriera, ha fatto sì che, nei suoi scatti, Newton andasse regolarmente oltre la pratica comune, sfumando i confini fra realtà e illusione e spesso infondendo in essi una vena di surrealismo o la suspense di un film di Alfred Hitchcock. Un’estetica pulita pervade ogni ambito del suo lavoro, in particolare la fotografia di moda, di nudo e i ritratti. Le donne occupano una posizione centrale e fra i suoi soggetti figurano Catherine Deneuve, Liz Taylor, e Charlotte Rampling. Superando gli approcci narrativi tradizionali, la fotografia di moda di Newton è permeata non solo da un’eleganza sfarzosa e una sottile seduzione, ma anche da riferimenti culturali e un sorprendente senso dell’umorismo. Negli anni ’90 Newton ha pubblicato le sue fotografie nelle edizioni tedesca, americana, italiana, francese e russa di Vogue, scattandole prevalentemente a Monte Caldo e nei dintorni, dove si era trasferito nel 1981. Era solito trasformare locali, come il suo garage, in veri e propri palcoscenici teatrali dai particolari fortemente contrastanti o decisamente minimalisti, e in queste ambientazioni insoliti ritraeva spesso le vite eccentriche di personaggi ricchi e belli in scatti traboccanti di erotismo ed eleganza. Usava, e allo stesso tempo metteva in discussione, cliché visivi, talvolta con autoironia o una certa dose di parodia, ma sempre mostrando empatia. Coniugava con estrema sobrietà nudità e moda, trasformando così il suo lavoro in una testimonianza e un’analisi dei cambiamenti nel ruolo della donna nella società occidentale. Helmut Newton. Legacy, pensato per accompagnare la mostra internazionale itinerante dei lavori di Helmut Newton, presenta le opere principali di uno dei corpus più pubblicati della storia della fotografia, unitamente a svariate immagini riscoperte di recente. Questo volume celebra l’intramontabile influenza sulla fotografia moderna e l’arte visiva di Helmut Newton, prolifico creatore di immagini e autentico visionario. “Sono un voyeur professionista.” — Helmut Newton Il fotografo: Helmut Newton (1920–2004) è stato uno dei fotografi più influenti di tutti i tempi. Raggiunse la fama internazionale negli anni ’70, quando lavorava principalmente per l’edizione francese di Vogue, dove si fece apprezzare per le ambientazioni controverse delle sue fotografie. La sua abilità più originale consisteva nel far sembrare spontanei e dinamici scatti che erano in realtà accuratamente pianificati. Fra i numerosi titoli e riconoscimenti che ottenne spicca quello di Commandeur de l’Ordre des Arts et des Lettres. Il curatore e autore: Matthias Harder ha studiato storia dell’arte, archeologia classica e filosofia a Kiel e Berlino. È un membro della German Society of Photography e membro del comitato consultivo dello European Month of Photography. Curatore capo della Helmut Newton Foundation di Berlino dal 2004 e suo direttore dal 2019, ha scritto numerosi contributi per svariati libri e cataloghi di mostre. L’autore: Philippe Garner è un esperto di fotografia del XX secolo, design e arte decorativa. Ha scritto numerosi saggi e libri, spaziando dagli studi delle vite del designer Émile Gallé e dei fotografi Cecil Beaton e John Cowan, al volume Sixties Design pubblicato da TASCHEN. Ex dirigente di Christie’s, ha curato anche alcune mostre per musei di Londra, Parigi e Tokyo.
HELMUT NEWTON. LEGACY sarà in mostra alla Helmut Newton Foundation, Jebensstraße 2, 10623 Berlino dal 31 ottobre 2021 al 22 maggio 2022
Chi fosse quel Mario Monicelli che veniva a girare un film a Firenze nell’inverno del 1975, a Chiara Rapaccini non interessava. Al cinema preferiva il teatro e le sue crinoline. Fu però reclutata da Carlo Vanzina, allora giovane assistente alla regia, tra le comparse di Amici miei. Così, tra una scena e l’altra, conobbe Tognazzi, Blier, Noiret, Moschin. E il regista, un tipo burbero e sbrigativo, un po’ nazista nei modi, che aveva quarant’anni più di lei e uno sguardo magnetico. Si incontrano sul set, poi lui la invita a fare una passeggiata e infine a cena, e quando l’onda barbarica dei cinematografari romani riparte, qualcosa in lei è irrimediabilmente cambiato. Nel giro di poco tempo l’hippie fiorentina, poco più che ventenne, si ritrova a essere paparazzata come la nuova fiamma del Maestro, catapultata dalla semplice vita di provincia a quella della capitale del cinema. Fin dai primi giorni avverte il pericolo di essere risucchiata dai tentacoli della piovra, ma se a quell’uomo non può resistere, al suo mondo sì, perché semplicemente c’è in gioco la sua indipendenza, la sua realizzazione come donna e come artista. Chiara vuole disegnare, vuole dedicarsi all’illustrazione di libri, tuttavia come può riuscire a sopravvivere a questi mostri sacri, geniali, cinici e violentemente dissacranti? Tutti così pieni di sé e soprattutto così… vecchi? Sullo sfondo del periodo d’oro del cinema italiano, tra registi, attori e sceneggiatori, con le loro stramberie, scorrettezze e quotidiane cattiverie, un memoir che con veloci pennellate ricostruisce l’avvincente traiettoria di vita e amore di quella che è stata anche, ma non solo, la compagna di Monicelli. Un intreccio di storie pubbliche e private che faranno appassionare il pubblico femminile, il tutto raccontato con una ironia tagliente che non fa sconti a nessuno, con leggerezza, grande equilibrio e quella tenerezza che viene dal trattare la materia del cuore.
Relazione di Daines Barrington alla Royal Society, 28 novembre 1769
Ricevuta il 28 novembre 1769
VIII. Relazione circa un notevolissimo giovane musicista. In una lettera dell’onorevole Daines Barrington F.R.S. a Mathew Maty, M.D. Segr. R.S.
Letta il 15 febbraio 1770
Signore,
Se vi inviassi una ben circostanziata relazione circa un ragazzo alto sette piedi all’età di neppure otto anni, essa potrebbe essere considerata non immeritevole dell’attenzione della Royal Society. Il caso, che ora desidero voi riferiate a codesta dotta istituzione, di una precoce manifestazione dei più straordinari talenti musicali, sembra forse richiamare allo stesso modo la sua attenzione.
Johannes Chrysostomus Wolfgangus Theophilus Mozart nacque a Salisburgo, in Baviera, il 17 gennaio 1756. Un musicista e compositore assai competente mi ha informato di averlo visto spesso a Vienna, quando aveva poco più di quattro anni.
A quell’epoca non soltanto era in grado di eseguire brani sul suo strumento preferito, il clavicembalo, ma ne componeva pure alcuni, semplici per stile e gusto, ma particolarmente apprezzati.
[…]
Gli portai un duetto manoscritto, composto da un gentiluomo inglese su alcune celebri parole tratte dall’opera Demofoonte di Metastasio.
L’intera partitura era in cinque parti, ossia l’accompagnamento di un primo e un secondo violino, le due parti vocali e un basso.
Devo inoltre menzionare che le parti della prima e della seconda voce erano scritte in quella che gli Italiani chiamano chiave di contralto; la ragione per prendere nota di questo particolare apparirà tra breve.
Portando con me questa composizione manoscritta, avevo intenzione di ottenere una prova inoppugnabile della sua abilità come esecutore a prima vista, essendo assolutamente impossibile che potesse aver mai visto quella musica in precedenza.
Non appena la partitura fu collocata sul suo leggio, cominciò a suonare la sinfonia nella maniera più magistrale, tanto nel tempo quanto nello stile, nel pieno rispetto delle intenzioni del compositore.
Faccio menzione di questa circostanza, perché i più grandi maestri spesso trascurano questi particolari alla prima prova.
La sinfonia terminò ed egli prese la parte superiore, lasciando a suo padre quella inferiore.
La sua voce, nel tono, era esile e infantile, ma nulla potrebbe superare la maniera magistrale in cui egli cantò.
Suo padre, che nel duetto eseguì la parte inferiore, sbagliò una o due volte, sebbene i passaggi non fossero più difficili di quelli nella parte superiore; in tali occasioni il figlio si voltò a guardarlo con una certa irritazione, mostrandogli gli errori e correggendolo.
[…]
La sua capacità di improvvisazione, della quale sono stato testimone, dimostra che il suo genio e la sua inventiva devono essere stati strabilianti. Però temo di diventare eccessivo nel tessere le sue lodi, per cui permettetemi di firmarmi, signore,
il vostro più fedele
umile servitore,
Daines Barrington-
Questo è l’estratto di una lunga, curiosa, e interessantissima relazione del 28 novembre 1769. Se volete leggerla integralmente (ne vale la pena!) ecco il link del cofanetto nel formato cartaceo:
René De Ceccatty présente Alberto Moravia à travers ses livres
Paris -Jeudi 7 décembre, de 19h à 21h, la Mairie du 13e arrondissement de Paris vous convie à une soirée très italienne autour d’Alberto Moravia. A l’occasion de cette rencontre littéraire, Jacqueline Zana-Victor, chargée de projets culturels de la Mairie, recevra René De Ceccatty, traducteur du grand écrivain.
Écrivain italien parmi les plus célèbres de l’après-guerre en Italie, auteur de nombreux best-sellers, beaucoup très bien adaptés au cinéma (Godard, Bertolucci, De Sica, Comencini…), Alberto Moravia (1907-1990) a régné sur son époque et a acquis à travers le monde une notoriété exceptionnelle, par ses fictions romanesques, son art de la nouvelle, son esprit d’observation de la société et de la politique mondiale, ses récits de voyage, sans oublier ses amours avec Elsa Morante. René De Ceccatty dressera un «portrait global» de Moravia, amoureux, novelliste et romancier à travers trois de ses livres sortis en avril dernier aux éditions Bouquins.
Que vous puissiez ou non assister à cette rencontre, nous tenions à vous signaler ces trois ouvrages :
LE CONFORMISTE (un ouvrage qui regroupe quatre de ses livres de sa période la plus glorieuse, la décennie 1947-1957: La Belle Romaine, La Désobéissance, Le Conformiste et La Ciociara)
QUAND TU REVIENDRAS, JE SERAI PRESQUE HEUREUX (Lettres à Elsa Morante). Inédite en France à ce jour, cette correspondance traduites et postfacées par René de Ceccatty nous plonge dans l’univers intime d’un couple mythique de la littérature italienne.
L’IMMORTEL (ensemble de textes fictifs et autobiographiques qui offre un excellent aperçu de l’œuvre et de l’univers du grand romancier.)
N’hésitez pas à cliquer sur les titres pour en savoir + sur le site de l’éditeur.
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