Roma al Teatro Olimpico va in scena “Sapore di mare “- Il Musical-
Roma – Il Teatro Olimpico ospita l’emozionante e originale Musical Sapore di Sale tratto dall’indimenticabile film del 1983 dei fratelli Vanzina, nella produzione adattata da Enrico Vanzina e Fausto Brizzi.
Al ritmo di una suggestiva e irresistibile colonna sonora con i brani più iconici della musica italiana ‒ tra cui Il cielo in una stanza, Una rotonda sul mare, Nessuno mi può giudicare, Nel blu, dipinto di blu, Quando quando quando, Non son degno di te ‒ lo spettacolo racconta le storie di alcuni giovani e delle loro famiglie durante l’estate del 1964 sullo sfondo della splendida Versilia: tra giochi in spiaggia, flirt, risate spensierate e falò sotto il cielo stellato, si intrecciano vite e nascono amori, amicizie, promesse e speranze, fino alla fine dell’estate, quando una sola promessa resisterà al tempo, dimostrando che certe emozioni e certi amori non conoscono fine.
in scena, un cast straordinario – come Paolo Ruffini (Cecco il fotografo), Fatima Trotta (Marina Pinardi), Edoardo Piacente e Lorenzo Tognocchi (Fratelli Carraro), Paky Vicenti (Paolo Pinardi), Luca Quarquioni (Gianni), Anna Foria (Selvaggia), Giulia Carra (Adriana Balestra) e Marta Melchiorre (Susan Hunt) – diretto da Maurizio Colombi, con gli splendidi costumi, accessori, acconciature e make-up dell’Atelier Creativo firmato Diego Dalla Palma, che darà vita al look di ogni personaggio dello spettacolo.
Prodotto da Alveare Produzioni insieme a Savà Produzioni Creative e Gli Ipocriti Melina Balsamo.
Il Teatro Olimpico di Roma, attivo come Cine-Teatro Olimpico dal 1936 e come Teatro Olimpico dal 1981, è uno dei più importanti teatri storici di Roma. È locato in Piazza Gentile da Fabriano sul lungotevere Flaminio, all’altezza del ponte della Musica. Wikipedia
La Vaccheria di Roma-L’esposizione Arte e impegno sociale: l’8 marzo inaugura Glass Ceiling-
Roma-La mostra GLASS CEILING nello lo spazio espositivo La Vaccheria inaugurerà l’8 marzo 2025 alle ore 17:00 (fino al 12 aprile 2025) in occasione della Giornata Internazionale per i diritti delle donne e in coincidenza con la pubblicazione del Glass Ceiling index 2025. A cura di Wind Mill nello lo spazio espositivo La Vaccheria (situato nella zona Eur di Roma) sarà così possibile assistere ad una esposizione d’arte, performance e talk.
In occasione della Giornata Internazionale per i diritti delle donne, si inugura la mostra GLASS CEILING in coincidenza con la pubblicazione del Glass Ceiling index 2025. Il settimanale The Economist ha creato il Glass-Ceiling Index nel 2013, indicatore del soffitto
di cristallo in 29 paesi. Questo viene aggiornato annualmente elaborando i dati provenienti da varie organizzazioni, inclusa la Commissione europea.
Il progetto espositivo Glass Ceiling, vuole porre l’accento su questo tema poco conosciuto attraverso il lavoro di 35 artiste invitate le quali con le loro opere intendono promuovere una maggiore consapevolezza nelle donne circa le loro opportunità nella società in ambito
lavorativo e non.
Le 35 artiste del Women Visual Artists Database, progetto della no profit Wind Mill di Roma, sono tutte residenti sul territorio, ma hanno una origine internazionale che dà alla mostra un respiro multiculturale:
Il progetto si è ispirato anche alla ricerca dell’artista Lucia Sapienza sul tema “Una stanza tutta per sé” di Virginia Woolf.
Esiste un Glass Ceiling, metafora coniata nel 1978 da Marilyn Loden, anche nel mondo dell’arte. L’esigenza per le artiste e le donne, diventa quindi non solo avere una “stanza” ma far diventare il soffitto di cristallo il pavimento sul quale camminare.
La manifestazione avrà al suo interno eventi di grande interesse come l’Art Action Ecce Domina Glass Ceiling, che si svolgerà proprio in occasione dell’inaugurazione della mostra e alla quale parteciperanno le artiste:
Carolyn Angus, Evelyne Baly, Marina Buening, Fabiola Cenci, Petra de Goude,
Anita Guerra, Emanuela Lena, Roberta Maola, Camelia Mirescu,
Daniela Monaci, Mahshid Mussavi, Giulia Ripandelli, Anna Maria Rocchi,
Lucia Sapienza, Cinzia Tellarini.
Progetto DECLINAZIONE FEMMINILE/MASCHILE per il Women Visual Artists Database, Ecce Domina e Ecce Dominus performance che di volta in volta puntano l’accento su temi specifici.Il 16 Marzo alle ore 16,30 si terrà il Reading di Poesia dal titolo DONNE IN AZIONE E PAROLE #25, a cura di Patrizia Chianese, organizzato con Roma Centro Mostre, con la partecipazione
di:
Lucianna Argentino, Antonella Carfora, Enza Cigliano, Laura Colombo,
Rossana Coratella, Stefania Di Lino, Laura VdB Facchini, Raffaella Lanzetta,
Maria Teresa Laudenzi, Carolina Lombardi, Camelia Mirescu, Rossella Seller,
Maria Grazia Savino.
Il 21 Marzo alle ore 17,00 si terrà l’incontro con la scrittrice Tea Ranno, autrice di “Avevo un Fuoco dentro”, e l’artista australiana Viginia Ryan con le sue opere, moderatrice Laura VdB Facchini per parlare su “storia di un dolore che non si può dire”.
Ci saranno performance, talk, conferenze, in date ancora da definire, per concludere con il inissage e una performance gioiosa ed ironica dal titolo Stella tra le stelle di Francesca di Ciaula, il 12 aprile.
La mostra e gli eventi, action ect. saranno documentati da una pubblicazione in edizione digitale, scaricabile gratuitamente dal sito www.windmillart.it
Il Glass-Ceiling Index
Il settimanale The Economist ha introdotto nel 2013 il Glass-Ceiling Index, un indicatore che misura la presenza del cosiddetto “soffitto di cristallo” in 29 paesi. Questo indice viene aggiornato annualmente sulla base di dati provenienti da diverse fonti, tra cui la Commissione Europea. A partire da questa tematica ancora poco conosciuta, quindi, nasce il progetto espositivo Glass Ceiling, che intende sensibilizzare il pubblico attraverso le opere di 35 artiste.
Le loro creazioni mirano a stimolare una maggiore consapevolezza sulle opportunità delle donne nella società, sia in ambito lavorativo che in altri contesti. Le 35 artiste partecipanti fanno parte del Women Visual Artists Database, un’iniziativa della no-profit Wind Mill di Roma. Pur risiedendo tutte in Italia, le loro origini internazionali conferiscono alla mostra una prospettiva multiculturale, arricchendone il significato e il valore artistico.
Qui la lista delle artiste: Minou Amirsoleimani, Carolyn Angus, Evelyne Baly, Marina Buening, Priscilla Burke, Emanuela Camacci, Fabiola Cenci, Karmen Corak, Kristien De Neve, Francesca di Ciaula, Marilù Eustachio, Stefania Fabrizi, Stella Gallas, Anita Guerra, Fariba Karimi, Giusy Lauriola, Emanuela Lena, Carolina Lombardi, Adele Lotito, Roberta Maola, Camelia Mirescu, Patrizia Molinari, Daniela Monaci, Mahshid Mussavi, Elly Nagaoka, Gianna Parisse, Daniela Perego, Claudia Quintieri, Giulia Ripandelli, Paola Romoli Venturi, Lucia Sapienza, Silvia Stucky, Olga Teksheva Cinzia Tellarini, Laura Vdb Facchini.
Il Glass Ceiling nel mondo dell’arte
Il progetto trae ispirazione anche dalla ricerca dell’artista Lucia Sapienza sul tema Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf. Nel mondo dell’arte esiste il Glass Ceiling, termine coniato nel 1978 da Marilyn Loden, che rappresenta le barriere invisibili che limitano le opportunità delle donne. Per le artiste e le donne, dunque, la sfida non è solo quella di avere una “stanza”, ma di trasformare il soffitto di cristallo nel pavimento su cui camminare, abbattendo ogni ostacolo.
All’interno della manifestazione sono così previsti eventi di grande rilievo, tra cui l’Art Action Ecce Domina Glass Ceiling, che si terrà in occasione dell’inaugurazione della mostra e vedrà la partecipazione delle segeuenti artiste: Carolyn Angus, Evelyne Baly, Marina Buening, Fabiola Cenci, Petra de Goede, Anita Guerra, Emanuela Lena, Roberta Maola, Camelia Mirescu, Daniela Monaci, Mahshid Mussavi, Giulia Ripandelli, Anna Maria Rocchi, Lucia Sapienza, Cinzia Tellarini.
Alcuni eventi della mostra
Il progetto DECLINAZIONE FEMMINILE/MASCHILE per il Women Visual Artists Database comprende le performance Ecce Domina ed Ecce Dominus, ciascuna focalizzata su temi specifici che mettono in luce diverse prospettive di genere. Tra gli eventi in programma, il 16 marzo alle ore 16:30 si terrà il Reading di Poesia intitolato DONNE IN AZIONE E PAROLE #25, a cura di Patrizia Chianese, in collaborazione con Roma Centro Mostre, con la partecipazione di Lucianna Argentino, Antonella Carfora, Enza Cigliano, Laura Colombo, Rossana Coratella, Stefania Di Lino, Laura VdB Facchini, Raffaella Lanzetta, Maria Teresa Laudenzi, Carolina Lombardi, Camelia Mirescu, Rossella Seller e Maria Grazia Savino.
Il 21 marzo alle ore 17:00 si terrà invece un incontro con la scrittrice Tea Ranno, autrice di Avevo un fuoco dentro, e l’artista australiana Virginia Ryan, che presenterà le sue opere. La conversazione, moderata da Laura VdB Facchini, affronterà il tema “storia di un dolore che non si può dire”. Nel corso della manifestazione si susseguiranno performance, talk e conferenze, le cui date saranno comunicate prossimamente. L’evento si concluderà il 12 aprile con il finissage e una performance gioiosa e ironica intitolata Stella tra le stelle, a cura di Francesca Di Ciaula.
La mostra e tutti gli eventi, comprese le azioni performative, saranno documentati in una pubblicazione digitale, scaricabile gratuitamente dal sito www.windmillart.it.
Roma- LOUISE BROOKS E IL VASO DI PANDORA di Andrea Benfante
debutta al Teatro le Sedie e in replica al Teatro Planet
Roma-Debutta a Roma al Teatro le Sedie il 14 e 15 marzo e in replica il 21 marzo al Teatro Planet, LOUISE BROOKS E IL VASO DI PANDORA, spettacolo scritto e diretto da Andrea Benfante.
LOUISE BROOKS E IL VASO DI PANDORA di Andrea Benfante
LOUISE BROOKS E IL VASO DI PANDORA di Andrea Benfante
LOUISE BROOKS E IL VASO DI PANDORA di Andrea Benfante
Lo spettacolo rappresenta il percorso di una delle più controverse icone femminili del cinema americano e racconta la storia della sua tentata emancipazione come donna indipendente: da attrice ad emarginata fino alla consacrazione di icona pop del fumetto. Una donna colta e coraggiosa che tuttavia è stata schiacciata dal suo stesso voler essere libera e ribelle, da pregiudizi e stereotipi. Sono gli anni quaranta: Louise Brooks vive in una stanza ammobiliata facendo la squillo per sopravvivere. Dal proprio passato verrà a trovarla Schigolch, personaggio equivoco ed enigmatico che, per aiutarla a rinfrancarsi le porterà un vaso di Pandora contenente la Speranza salvifica che Louise otterrà solo ripercorrendo tutti i suoi eccessi. Comincia così il viaggio a ritroso della donna: dagli abusi sessuali subiti da bambina, al suo sogno di diventare ballerina, dai film hollywoodiani a quelli europei con Pabst, dall’alcolismo e l’emarginazione alla riscoperta negli anni settanta.
LOUISE BROOKS E IL VASO DI PANDORA di Andrea Benfante
LOUISE BROOKS E IL VASO DI PANDORA di Andrea Benfante
LOUISE BROOKS E IL VASO DI PANDORA di Andrea Benfante
Dimenticare è diventato qualcosa di pericolosamente attuale. In una società dove si è ibernati in un eterno presente e privi – persino – di un passato prossimo, la Storia tende ad essere congedata velocemente dalle menti senza dare modo alla Cultura di formarsi nella coscienza delle nuove generazioni. Louise Brooks è la Diva dimenticata per eccellenza. Il problema sorge quando si comincia a dimenticare anche Valentina, l’icona pop creata su sua immagine dal genio di Guido Crepax. Oltre all’esigenza di tener vivo il ricordo di una donna particolare e di tutte le contraddizioni e debolezze umane che ce la rendono così familiare eppure così distante, l’affermazione del genere femminile su quello maschile è un altro focus fondamentale. Un disperato senso d’emancipazione di Louise impartito subdolamente dallo show businness inventato dagli uomini di Hollywood, non dalle donne. Il desiderio d’affrancarsi senza riuscire, fallendo miseramente ad ogni tentativo. O meglio: facendo in modo che tutto vada a rotoli tramite un perverso auto sabotaggio masochistico. Le violenze subite da bambina che non la lasceranno mai in pace. Una grandissima umanità costellata di
una solitudine soffocante. La consapevolezza che un giorno di lei e di tutto il suo mondo non rimarrà più nulla.
LOUISE BROOKS E IL VASO DI PANDORA di Andrea Benfante
Note di regia.
La piéce si pone a metà tra immaginazione fantastica e rievocazione onirica della protagonista femminile che, dimenticata per anni, torna a vivere grazie all’interesse di un nuovo pubblico che la consacra ad icona di uno stile. Ma a fare i conti con lei c’é l’età, implacabile, che l’attende spietata dentro al vaso di Pandora. Troverà Louise la sua vera essenza e quindi la pace? Lo spettacolo è costruito come un sogno, dove Louise ripercorre in un libero flusso di coscienza i suoi tormenti e mette a nudo il suo animo tra i ricordi del successo e della caduta, interloquendo con gli uomini, rievocati da lei, che l’hanno innalzata e sfruttata e mostrandoci il volto oscuro della scintillante Hollywood.
TEATRO LE SEDIE_ Via Veientana Vetere, 51- Roma
Ingresso: € 12; tessera associativa: € 3 info e prenotazioni: info@teatrolesedie.it – 3201949821 link della loro pagina: https://www.teatrolesedie.it/eventi/louise-brooks-e-il-vaso-di-pandora/
TEATRO PLANET_ Via Crema,14- Roma
Ingresso: € 12; tessera associativa: € 3; info e prenotazioni WA +39 339 522 3492
Roma va in scena al Teatro Ambra Jovinelli “Benvenuti in casa Esposito “
adattamento di Paolo Caiazzo- regia di Alessandro Siani –
Roma al Teatro Ambra Jovinelli va in scena “Benvenuti in casa Esposito “adattamento di Paolo Caiazzo- regia di Alessandro Siani-Nessuno ha imposto a Tonino Esposito di fare il delinquente. Eppure lui vuole farlo a tutti i costi, anche se è sfigato e imbranato. Perché vuole mostrarsi forte agli occhi di tutti. E perché è ossessionato dal ricordo del padre Gennaro, che prima di essere ucciso è stato un boss potente e riverito nel rione Sanità, a Napoli.
Teatro Ambra Jovinelli “Benvenuti in casa Esposito “
Così Tonino, tra incubi e imbranataggini, resta coinvolto in una serie di tragicomiche disavventure che lo portano a scontrarsi con i familiari, con le spietate leggi della criminalità e con il capoclan Pietro De Luca detto ’o Tarramoto, che ha preso il posto del padre. E quando non ce la fa più, quando tutto e tutti si accaniscono contro di lui, va nell’antico Cimitero delle Fontanelle a conversare con un teschio che secondo la leggenda è appartenuto a un Capitano spagnolo.
Nel tentativo di riportarlo sulla strada dell’onestà, la capuzzella del Capitano si trasforma in un fantasma e si trasferisce a casa di Tonino. Dalla comica “collaborazione” tra i due nascono episodi esilaranti, che trovano il loro culmine nel periodo in cui Tonino, dopo aver messo nei guai ’o Tarramoto, viene messo agli arresti domiciliari dal capoclan e cade in depressione.
Intorno a Tonino, al Capitano e a De Luca si muovono altri personaggi memorabili: Patrizia, moglie di Tonino, donna procace e autoritaria; Gaetano e Assunta, genitori di Patrizia, che si strapazzano di continuo; Manuela, vedova del boss Gennaro, donna dai nobili sentimenti; Tina, giovane figlia di Tonino e Patrizia, che combatte la condotta illegale del padre.
In casa Esposito non manca una presenza animalesca: Sansone, un’iguana del genere meditans, che fa da contrappunto a tutti i divertenti momenti della commedia.
La commedia è un insieme di dialoghi irresistibili, colpi di scena e messaggi di grande valore etico, riporta gli aspetti più cafoni e ridicoli della criminalità, rispolvera la grande tradizione comica napoletana e fa ridere e riflettere.
Un modo nuovo di raccontare e denunciare la malavita, perfettamente in linea con i contenuti del romanzo bestseller “Benvenuti in casa Esposito”, che è stato un vero e proprio caso letterario. Un libro che ha scalato le classifiche grazie al passaparola e all’entusiasmo di migliaia lettori in tutta Italia e che è stato adottato da scuole, istituzioni pubbliche, associazioni antimafia, comitati civici, gruppi che si battono per la Legalità.
Durata: 1 ora e 50 minuti, con intervallo
Orari spettacolo
mercoledì 5, giovedì 6, sabato 8, martedì 11, venerdì 14, sabato 15 marzo ore 21:00
sabato 8 marzo ore 16:30
venerdì 7, mercoledì 12 e giovedì 13 marzo ore 19:30
domenica 9 e 16 marzo ore 17:00
GIOVANNI ESPOSITO IN
BENVENUTI IN CASA ESPOSITO
con Nunzia Schiano Susy Del Giudice – Salvatore Misticone Gennaro Silvestro – Carmen Pommella Giampiero Schiano – Aurora Benitozzi
Regia ALESSANDRO SIANI
Commedia in due atti scritta da Paolo Caiazzo, Pino Imperatore, Alessandro Siani
Liberamente tratta dal romanzo bestseller “Benvenuti in casa Esposito”
di Pino Imperatore (Giunti Editore)
Musiche Andrea Sannino Direzione musicale e arrangiamenti Mauro Spenillo
Scene Roberto Crea Costumi Lisa Casillo
Roma- al Teatro India va in scena “Le cinque rose di Jennifer”
di Annibale Ruccello regia Geppy Gleijeses-
Nella foto Geppy Gleijeses e Lorenzo Gleijeses
Roma- al Teatro India va in scena “Le cinque rose di Jennifer” di Annibale Ruccello regia Geppy Gleijeses dal 5 – 9 marzo 2025- Lo Spettacolo-Travestito è una parola molto precisa ed indica, come sostantivo, “l’omosessuale maschile che si veste da donna e talvolta si prostituisce” e come aggettivo o participio passato del verbo “travestire” “colui che nasconde la propria vera natura assumendo idee e atteggiamenti profondamente diversi dai propri”. Ecco che l’essere attore come l’avere assunto o finto l’identità femminile implica un processo già avvenuto di “travestimento” morale e fisico. Il travestito è una creatura di confine, “figura deportata” come definisce Ruccello i suoi personaggi, non è un transessuale, non ha fatto il grande salto, vive la sua condizione generalmente in modo doloroso e comunque iperbolico, toccando gli estremi della depressione e dell’euforia, creatura meravigliosa, fragile, delicatissima, a volte violenta ma sempre emarginata.
Abbiamo scelto quindi un connotato di base assai realistico; la casa, le piccole cose che ci circondano, i feticci, la colonna sonora, i cibi che cuciniamo, gli odori che sentiamo. Su questa base Jennifer e Anna, ci hanno portato nell’universo di Annibale Ruccello che dalla meraviglia di un’orrida quotidianità ti proietta in una condizione espressionista di grande disperazione, inframezzato da pochi attimi di euforia.
Come voleva Annibale il processo interpretativo, in questo caso, non deve essere lo straniamento, non è l’attore che scherza su Jennifer, è Jennifer che guarda se stessa. E alla fine del nostro spettacolo, davanti alla sua “toeletta” struccandosi, Jennifer si spoglia dalla sua condizione di travestito (e l’attore che la interpreta nello stesso istante si stacca da lei) ma per lei non c’è vita oltre quel distacco poiché, e questa è la profonda differenza, quella sua finzione è la sua verità, l’unica possibile. Geppy Gleijeses
Teatro India va in scena “Le cinque rose di Jennifer”
Teatro India va in scena “Le cinque rose di Jennifer”
Teatro India va in scena “Le cinque rose di Jennifer”
5 – 9 marzo 2025
di Annibale Ruccello
regia Geppy Gleijeses
con Geppy Gleijeses e Lorenzo Gleijeses
voce della radio Nunzia Schiano
voce di Sonia Gino Curcione
voce di Annunziata Mimmo Mignemi
voce del giornale radio Myriam Lattanzio
Info e orari
ore 20.00
domenica ore 18.00
durata 1 ora e 30′ senza intervallo
Crediti
scene Paolo Calafiore
costumi Ludovica Pagano Leonetti
light designer Luigi Ascione
foto Marco Ghidelli
Roma, al Teatro de’ Servi va in scena “Terapia intensiva-Beata Ignoranza” di Chiara Becchimanzi
Roma, al Teatro de’ Servi, l’ 11 e 12 marzo con “Terapia intensiva-Beata Ignoranza” arriva II nuovo tour di Chiara Becchimanzi , stand up comedian, attrice, attivista e autrice, che sta toccando ogni parte della penisola.
Roma.CHIARA BECCHIMANZI IN TERAPIA INTENSIVA – Beata ignoranza
Dopo “Terapia di gruppo” e “Terapia d’urto – Dio Patria e Famiglia”, che hanno attraversato praticamente tutta l’Italia, Chiara Becchimanzi completa la trilogia psicologica con “Terapia intensiva – Beata ignoranza”. Perché chi sa di non sapere è saggio…ma chi non sa di non sapere è beato. Beata l’ignoranza che non si fa domande, che crede a ciò che vuole, che ha paura di ciò che non conosce e odia chi non è d’accordo. Ma soprattutto beatə noi, che possiamo riderne.
Chiara Becchimanzi da diversi anni esplora il rapporto tra performance comica e psicoterapia, trasformandolo di volta in volta in un dialogo interattivo col pubblico (Terapia di gruppo), in un surreale bombardamento comico (Terapia d’urto), in un tentativo di rianimazione collettiva (Terapia intensiva), dando vita ad una vera e propria trilogia, che raggiunge la massima efficacia se fruita per intero.
La relazione amorosa tra la drammaturgia di Chiara Becchimanzi e lo studio della psiche umana inizia nel 2016, con “Principesse e sfumature – lei, lui & noi altre”, il suo primo, pluripremiato monologo/psicoterapia, in cui immaginava di parlare con una misteriosa psicoterapeuta “perché la mia mi aveva appena abbandonata. Si, sono stata abbandonata dalla psicoterapeuta, ma questa è un’altra storia” afferma l’artista.
Roma.CHIARA BECCHIMANZI IN TERAPIA INTENSIVA – Beata ignoranza
Chiara Becchimanzi, è un unicum sulla scena italiana: nei suoi oltre vent’anni di carriera sul palco, è riuscita a coniugare tutte le anime dello spettacolo dal vivo a 360 gradi, facendo incontrare il teatro di prosa e colto con il teatro urbano, arrivando all’ironia della stand up comedy senza dimenticare l’impegno sociale e la missione di sensibilizzazione nel toccare tematiche mai banali, sempre con intelligenza e attenzione.
Latinense di nascita, napoletana di sangue, ostiense per scelta ed eoliana nel cuore, Chiara Becchimanzi blatera sul palco dall’adolescenza, e inventa storie da quando ricorda. È attrice, autrice, regista, stand up comédienne, romanziera, attivista, progettista culturale. In un mondo che ci vuole dividere in nicchie, appiattite negli interessi e nelle competenze, Chiara Becchimanzi rivendica fortemente il diritto alla complessità e ad essere tante cose tutte insieme, fuggendo le categorizzazioni, soprattutto se sembrano etichette.
Roma.CHIARA BECCHIMANZI IN TERAPIA INTENSIVA – Beata ignoranza
La storia del Teatro de’ Servi
L’edificio che ospita il Teatro dei Servi è stato costruito, nel 1950, nel grande orto e giardino del convento adiacente alla parrocchia della chiesa di Santa Maria in Via.
Situato nel centro storico di Roma a pochi passi da Fontana di Trevi e affacciato su via del Tritone, il Teatro de’ Servi, venne inaugurato il 26 aprile 1957 da una Compagnia diretta da Eduardo de Filippo, con la prima assoluta di “De Pretore Vincenzo”. La regia era dello stesso Eduardo, scene di Titina de Filippo e musiche di Renzo Rossellini. Interpreti principali Achille Millo e Valeria Moricone, al suo debutto teatrale. Dopo la prima, intervenne il Vicariato che impose la censura di questo spettacolo, tra grandi polemiche cittadine, e il teatro, nuovo di zecca, restò chiuso per alcuni mesi.
Negli anni successivi, la censura del vicariato si fece sempre meno pressante, e il teatro poté ospitare attori italiani quali Maria Letizia Celli, Carlo Tamberlani, Antonio Crast, Giusi Raspani Dandolo, Mario Siletti, Aldo Giuffè, Walter Maestosi, Silvio Spaccesi, Fiorenzo Fiorentini, Jole Fierro, Giovanna Scotto, Laura Gianoli; attori stranieri Robert Alda, Eva Bartok, Judith Evelion, John Scott, Bernard Fox, John Stacy, Maureen Gavin; registi quali Mario Landi, Carlo Di Stefano, Giovanni Calendoli, Renzo Giacchieri, Luciano Lucignani; direttori d’orchestra quali Massimo Pradella, Giuseppe Morelli, Walter Cataldi-Tassoni, Renzo Rossellini; cantanti lirici quali Giuseppe Sabatini, Bruno Beccaria, Pietro Spagnoli, Maria Prosperi, Katia Ricciarelli; compagnie e gruppi musicali quali Massimo Coen e “I Solisti Romani”, La Società del Quartetto, Eduardo Bennato, Compagnia Teatrale Italiana, Compagnia Italiana di Prosa, The English Players, The Pay Guild, The New York Company, The Momix, Compagnia Aldo Giuffrè e Jole Fierro, Compagnia Fiorenzo Fiorentini, Music Theatre International.
Fino alla fine degli anni Settanta il Teatro de’ Servi fu un punto di riferimento per i frequentatori di teatro a Roma.
Negli anni Ottanta, con le nuove normative sulla sicurezza nei luoghi di pubblico spettacolo, iniziò un periodo difficile come per molte sale teatrali di Roma: alla fine della stagione del 1983 il teatro venne chiuso per un anno per permettere importanti lavori di adeguamento.
Il teatro riaprì nel 1984, con una capienza totale di 252 posti, ma solo fino al 1988 anno in cui torna a chiudere le sue porte, al fine di eseguire altri onerosi lavori di adeguamento alle norme. Dopo un anno di lavori, all’inizio del 1990, la sala riprende finalmente la sua attività.
La società La Bilancia ne ha acquisito la gestione a partire dal luglio del 2002, dopo averne organizzato la stagione teatrale 2001/2002.
Dal 2002 a oggi, La Bilancia si è occupata di ulteriori importanti lavori di messa a norma degli impianti e ristrutturazione degli ambienti, affidandosi all’esperienza dell’architetto scenografo Massimo Marafante.
Oggi il Teatro de’ Servi è sicuramente uno dei più accoglienti e funzionali teatri di media capienza di Roma, grazie anche alla sua posizione centralissima e alla sua programmazione di qualità.
Uno spazio di tutto rispetto non solo per le caratteristiche strutturali del luogo, ma anche per la sua storia, per i personaggi che ne hanno calcato il palcoscenico, per un passato che può essere da stimolo per costruire un presente e un futuro di qualità.
Come molti sono gli artisti che negli anni hanno calcato le scene di questo storico teatro, tanti sono i professionisti di oggi che danno vita alle stagioni di Commedie Teatrali Italiane di autori viventi che da più di 10 anni rendono unica e originale la proposta culturale del Teatro de’ Servi.
Da Sharjah a Roma: i tesori della Via delle Spezie in mostra al Foro Romano-
mostra Da Sharjah a Roma lungo la via delle spezie, allestita nella Curia Iulia, nel cuore del Foro Romano. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra il Parco archeologico del Colosseo e la Sharjah Archaeological Authority, con il sostegno dello sceicco Sultan bin Al Qasimi, membro del Consiglio supremo e sovrano di Sharjah.
Da Sharjah a Roma
L’esposizione, curata da Eisa Yousif e Francesca Boldrighini, offre uno sguardo inedito sulle ricchezze archeologiche dell’Emirato di Sharjah. Situata nella parte centrale della penisola dell’Oman, questa regione vantava una posizione strategica lungo le antiche rotte carovaniere che collegavano l’India e la Cina al Mediterraneo e a Roma. In particolare, le città di Mleiha e Dibba, fiorite tra l’età ellenistica e i primi secoli dell’Impero Romano, erano punti chiave di un intenso scambio di merci e culture.
Attraverso preziosi reperti rinvenuti nelle necropoli e negli abitati, la mostra racconta un’epoca di straordinaria apertura culturale. Tra gli oggetti esposti figurano anfore da vino provenienti da Rodi e dall’Italia, contenitori in ceramica mesopotamici e persiani, raffinati unguentari in alabastro dall’Arabia e in vetro dal Mediterraneo orientale, oltre a gioielli e pettini in avorio dall’India. Testimonianze sorprendenti dell’influenza ellenistica sono rappresentate da statuine di Afrodite e dediche alla divinità al-Lat, mentre la circolazione monetaria è documentata dalla presenza di monete indo-greche e romane, sia originali sia di produzione locale. Un affresco vivido di una società cosmopolita e dinamica, capace di intrecciare culture e tradizioni provenienti da ogni angolo dell’Eurasia. Accanto agli oggetti, il percorso espositivo è arricchito da un catalogo breve e da una videoproiezione immersiva, che evidenziano l’importanza dei commerci tra Roma e l’Oriente. Le spezie, tra cui l’incenso, erano tra i beni più ambiti e regolamentati dal potere imperiale. L’eco di questi antichi scambi risuona ancora oggi nel Foro Romano, dove si trovano gli Horrea Piperataria, magazzini costruiti sotto Domiziano per la conservazione del pepe e di altre spezie, recentemente restaurati e resi accessibili al pubblico dal Parco archeologico del Colosseo.
“Con questa nuova esposizione il Parco archeologico del Colosseo intende proseguire il percorso di divulgazione e ricerca scientifica ampliandolo alla dimensione mediterranea ed internazionale”, commenta Alfonsina Russo, direttrice del Parco archeologico del Colosseo. “I legami tra l’Arabia e l’area mediterranea sono antichi, e i commerci contribuirono ad ampliare le connessioni tra le due regioni, plasmando la storia del Mediterraneo e del Vicino Oriente per secoli”.
“Ci auguriamo che questa mostra offra ai visitatori l’opportunità di esplorare una storia globale condivisa: questi oggetti non sono semplici reliquie silenziose; sono storie vibranti che ci raccontano come civiltà e città come Roma e Sharjah abbiano stabilito legami che si estendevano lungo migliaia di chilometri”, afferma Eisa Yousif, curatore della mostra e direttore della Sharjah Archaeological Authority.
La storia di Sharjah è profondamente intrecciata con questi scambi millenari. Tracce di insediamenti umani risalenti al Paleolitico testimoniano una presenza continua fino al Neolitico, all’età del Bronzo e del Ferro. In particolare, nel periodo di Mleiha (III secolo a.C. – III secolo d.C.), l’area divenne un crocevia strategico lungo la Via della Seta marittima, snodo essenziale tra l’Egitto, la Grecia, Roma e l’Asia. Qui non solo si commerciavano spezie e beni di lusso, ma avveniva anche uno scambio culturale e religioso che arricchiva profondamente le società dell’epoca.
L’incenso, prodotto in Arabia, era uno dei beni più preziosi che giungevano a Roma attraverso la penisola omanita. Utilizzato in ambito religioso, medico e alimentare, il suo commercio era regolato dallo Stato con norme rigidissime. Non a caso, l’imperatore Domiziano fece costruire nel Foro Romano appositi magazzini, gli Horrea Piperataria, per custodire questo tesoro aromatico insieme ad altre spezie come il pepe, mentre la Porticus Margaritaria era dedicata al commercio delle perle.
Il sito archeologico di Mleiha ha restituito importanti testimonianze di questa epoca. Qui sono stati rinvenuti vasti cimiteri con tombe monumentali, appartenenti ai membri più influenti della comunità, circondate da sepolture più modeste. Una delle scoperte più significative, avvenuta nel 2015, riguarda una tomba monumentale risalente al III-I secolo a.C., costruita con mattoni di gesso intonacato e caratterizzata da una pianta a forma di “H”. Un’iscrizione bilingue in sudarabico e aramaico, incisa su un mattone della struttura, ha permesso di identificare il defunto come un ispettore reale del regno dell’Oman. Questo ritrovamento è particolarmente rilevante poiché fornisce una delle prime attestazioni storiche del regno omanita, menzionato successivamente in testi come il Periplus Maris Erythraei e la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio.
Tra i reperti emersi dagli scavi spiccano un’anfora da vino proveniente da Rodi, una ciotola in bronzo decorata con motivi ellenistici, africani e arabi, e un set da vino in bronzo, segno di una società raffinata, con una forte tradizione di scambi con il Mediterraneo. Le connessioni tra il mondo arabo e Roma non si limitavano solo ai commerci, ma si estendevano anche all’influenza culturale e politica.
L’importanza delle rotte commerciali arabe per Roma si riflette nelle politiche espansionistiche dell’impero. Già nel 24 a.C., il prefetto d’Egitto Elio Gallo venne inviato da Augusto in Arabia con lo scopo di aprire nuove vie di comunicazione con l’India, puntando al controllo diretto delle importazioni di spezie e beni di lusso. Secondo Plinio il Vecchio, ogni anno giungevano a Roma circa 3000 tonnellate di incenso, oltre a grandi quantità di avorio, seta, perle, pepe e mirra. Le navi romane trasportavano in cambio tessuti, corallo, gioielli, vetro e metalli preziosi, creando un commercio fiorente e altamente redditizio.
Nel fine settimana Laura Sciocchetti, The Relay, Francesca Dottarelli-
Roma-Di seguito la programmazione del Charity Café dal 4 al 9 marzo. Sul palco nel fine settimana Laura Sciocchetti, The Relay, Francesca Dottarelli.
Martedì 4 ANDY’S CORNER – h 21:00 Classic Rock, Blues, Soul, Folk…
Andrea Angelini, in arte Andy’s Corner, presenta il suo progetto solista acustico. Propone una sintesi di vari generi e influenze musicali: un viaggio affascinante nella migliore musica anglo-americana in particolare dei ’60s e ’70s, ma non solo…
Andrea Angelini, Voce, Chitarra & Armonica
Mercoledì 5 BLUES JAM & FRIENDS – h 22:00 Coordinata da: FULL LOAD
Aprono la Session:
Luca Tozzi, Voce & Chitarra
Marco Meucci, Piano
David Pintaldi, Basso
Mimmo Antonini, Batteria
BluesMen & BluesWomen, venite a divertirvi con Noi
Giovedì 6 JAM SESSION JAZZ – h 22:00 Dedicata a: ANITA O’DAY Aprono la Session: LAURA SCIOCCHETTI 4ET
Laura Sciocchetti, Voce
Lewis Saccocci, Piano
Stefano Nunzi, Contrabbasso
Andrea Nunzi, Batteria
Tutti i Musicisti Jazz sono benvenuti
Venerdì 7 LAURA SCIOCCHETTI 4ET – h 22:00 Jazz Night
Laura Sciocchetti, accompagnata da una ritmica raffinata e coinvolgente, interpreterà un’accurata selezione di standard americani tratti dell’era swing, bebop e hard bop, scegliendo tra autori illustri quali: Porter, Arlen, Gershwin, Rodgers and Hart, Ellington, Strayhorn, Carmichael, Styne, Monk, Silver ed altri.
Line-up
Laura Sciocchetti, Voce
Lewis Saccocci, Piano
Stefano Nunzi, Contrabbasso
Andrea Nunzi, Batteria
Sabato 8 THE RELAY – h 22:00 Blues Night
Innamorati da sempre del Classic Rock di matrice ’60s e ’70s e delle sue estensioni nel Blues, Country e Soul hanno dopo anni di concerti un vastissimo repertorio con particolare attenzione ai suoni e allo stile dei generi in questione, come tradizione dei migliori gruppi e artisti della scena britannica e americana dei ’60s -’70s, fra tradizione e innovazione.
Tra i molti in repertorio: The Rolling Stones, Cream, The Band,Bob Dylan, Neil Young, Muddy Waters, Junior Wells, Willie Dixon, Clapton, Chuck Berry ,The Who, Hendrix, Led Zeppelin, The Faces, Robert Johnson, Rory Gallagher, Otis Redding, Free, Lynyrd Skynyrd, Steppenwolf, Small Faces, Pretty Things, Creedence C.R. ,Steve Winwood, Janis Joplin and more…
Line-up
Andrea Angelini, Voce, Chitarra & Armonica
Alessandro Gunnella, Basso & Voce
Sandro Di Tomassi, Batteria
Domenica 09 FRANCESCA DOTTARELLI TRIO – h 19:00 Early Concert
Un trio dal sound elegante e coinvolgente. La voce di Francesca si intreccia al suono del sax di Christian Vilona accompagnati al piano da Emanuele Rizzo in un viaggio sonoro raffinato tra grandi classici del jazz e della bossanova e alcuni brani inediti di Francesca.
Line-up
Francesca Dottarelli, Voce
Emanuele Rizzo, Piano
Christian Vilona, Sax
Informazioni, orari e prezzi
CHARITY CAFE’ Via Panisperna 68 Programmazione dal 4 marzo al 9 marzo
il locale sarà chiuso lunedì
dalle 18:00 alle 02:00 – HAPPY HOUR dalle 19 alle 21
Ingresso con prima consumazione obbligatoria al prezzo minimo di € 10 – successive al prezzo di menù – No prenotazione
Museo Civico di Rieti presenta “Sabato è Museo, incontri tra Arte, Storia e Archeologia”
Descrizione-L’Ufficio Museo del Comune di Rieti informa che dall’8 marzo si aprirà il ciclo di incontri e approfondimenti “Sabato è Museo” presso le sedi del Museo Civico di Rieti del Palazzo Comunale in piazza Vittorio Emanuele II, sezione Storico-Artistica e via S. Anna 4, sezione Archeologica.
RIETI-Il Museo Civico
Il primo evento, curato dalla dott.ssa Laura Saulli, si terrà l’8 marzo dalle ore 17 presso la sezione Storico Artistica e sarà dedicato alla pittrice Clotilde Sabucchi e prevederà una visita guidata speciale in occasione della chiusura della mostra dedicata all’artista.
“Sabato è Museo, incontri tra Arte, Storia e Archeologia”, è un ciclo di appuntamenti dedicati alla divulgazione del patrimonio come occasione di incontro. Il progetto nasce da un’idea dalla direzione del Museo e si è concretizzato grazie al serrato lavoro degli Uffici del Museo e alla disponibilità degli operatori.
Ogni mese, presso una delle due sedi museali studiosi e professionisti racconteranno le proprie ricerche e il proprio lavoro.
Tutti gli appuntamenti saranno a ingresso gratuito fino ad esaurimento posti, e saranno ospitati a seconda dei temi trattati nella Sala 2 della sezione Storico-Artistica o in sala Mostre della sezione Archeologica.
È possibile prenotare in anticipo il posto sulla piattaforma Eventbrite.
Il ciclo di Arte è intitolato “Firma d’Autore” e sarà a cura di Laura Saulli, curatrice della collezione per la sezione storico-artistica. Gli incontri prevedranno visite e conferenze di approfondimento su opere del Museo legate tra loro proprio dalla firma dell’autore.
Il ciclo di Storia si intitola “Di chiavi, armi e monete” e vuole approfondire alcune tematiche legate agli oggetti artistici e documenti storici da collezione
Il ciclo di Archeologia intitolato “Ricerche in archivio e in campo” è a cura di Francesca Lezzi, direttrice del Museo Civico di Rieti, e si pone l’obiettivo di mostrare il rapporto poco noto che lega gli scavi archeologici e gli archivi, spesso importanti fonti di informazione e documentazione.
Con questo ciclo di appuntamenti il Museo Civico di Rieti vuole offrire al pubblico una proposta culturale di profilo scientifico e dalla forte connotazione divulgativa.
Elisabetta BIEMMI -Lo sguardo di una donna nella Resistenza
Lo sguardo di una donna nella Resistenza: L’Agnese va a morire di Renata Viganò
Un titolo che anticipa l’esito di una vicenda straziante ma al contempo necessaria per cogliere un inedito sguardo sulla Resistenza.
Articolo di Elisabetta BIEMMI
Alcuni nomi di donne partigiane, come Renata Viganò, risuonano nella nostra mente come conosciuti, tra cui Nilde Iotti, la prima donna Presidente della Camera dei deputati, e Lidia Menapace, scomparsa lo scorso anno, oltre alla bresciana Agape Nulli e alla cuneese Margherita Mo. Tuttavia per molto tempo la storiografia ha taciuto il ruolo che molte donne ebbero durante la Resistenza, che è stata considerata per lo più un momento di lotta e di rivendicazione prettamente maschile. L’umiltà di molte donne nel dopoguerra non ha cancellato il ruolo essenziale che spesso molte di loro ebbero all’interno delle bande partigiane, come staffette, vere e proprie combattenti ed anche con ruoli importanti in ambiti istituzionali.
Molti nomi maschili, inoltre, si riscontrano sugli scaffali delle librerie e delle biblioteche rispetto al tema della Resistenza, tra cui Italo Calvino, Beppe Fenoglio, Luigi Meneghello, Carlo Cassola, Cesare Pavese. Voci sicuramente autorevoli e stilisticamente incisive, che con le loro parole hanno saputo trasporre storie reali o fittizie, ma sicuramente importanti per rendere viva la memoria della Resistenza.
Renata Viganò-Romanzo L’Agnese va a morire
Un’altra voce che ha contribuito a quest’intento è sicuramente quella di Renata Viganò, che ha il merito di proporre al lettore la prospettiva di una donna, Agnese, negli anni drammatici tra il ’43 e il ’45. La stessa Viganò fu partigiana e partecipò come infermiera ma anche come staffetta e collaboratrice per la stampa clandestina. Già nel 1949 il romanzo L’Agnese va a morire fu pubblicato per Einaudi, ottenendo grande successo: oltre all’attribuzione del Premio Viareggio nello stesso anno, fu realizzata una trasposizione cinematografica, nel 1976, con la regia di Giuliano Montaldo.
Renata Viganò costruisce un personaggio sfaccettato e duplice, con una narrazione in prima persona che immerge maggiormente il lettore nell’animo di Agnese. È una donna pratica e pragmatica, che nonostante l’apparente durezza esteriore, dimostra inizialmente insicurezza nel rapportarsi con i compagni partigiani. Anche la sua partecipazione alla Resistenza non è immediata: è proprio dalle parole di Agnese che traspare un suo iniziale attutito interesse per le questioni politiche o di partito, che contrariamente riguardavano il marito. Da queste parole si riscontra la precedente distanza ma anche il momento di trasformazione, in particolare a seguito della cattura del marito da parte di un gruppo di soldati tedeschi:
«Vennero a trovarla tre uomini che abitavano a poca distanza dal paese […] – Voi certo sapete che Palita è del nostro partito. […] L’Agnese li guardava, uno dopo l’altro, e la sua grossa faccia esprimeva un timore attento, quasi uno sforzo di stare in ascolto per togliere da quelle parole l’eco della lontana voce di Palita. Rispose: – Mio marito ne parlava, ma erano cose di politica e di partito, cose da uomini. Io non ci badavo. So che ha sempre voluto male ai fascisti, e dopo anche ai tedeschi, e diceva che i comunisti ci avrebbero pensato loro per tutti, anche per i padroni che ci sfruttano, a fare piazza pulita -. Appena l’ombra di un sorriso passò nei suoi occhi: – Diceva proprio così: piazza pulita. I tre annuirono con forza, e il più giovane disse: – Per far questo, bisogna lavorare. Palita è un bravo compagno. Faceva molto per noi –. L’Agnese lo interruppe: – Se c’è qualcosa che posso fare io… – Arrossì, come se si fosse azzardata a dir troppo, e si strinse il fazzoletto sotto il mento: – Chissà se sarò buona, – aggiunse. Allora le spiegarono che cosa avrebbe dovuto fare, e lei diceva di sì, meravigliata che fossero cose tanto facili. Si vedeva che era contenta, che prendeva coraggio. Si attentò anche a suggerire qualche suo parere e i compagni l’approvarono […] – Se “loro” vi pescano, ci rimettete la pelle […] Palita deve ritrovarvi, quando ritornerà – […] – Io non mi farò prendere da “loro”, ma Palita non ritornerà –. […] Le lacrime le segnarono due righe sul viso largo ed immobile; se le asciugò con le punte del fazzoletto, indispettita di farsi vedere piangere»[1].
Elisabetta BIEMMI -Lo sguardo di una donna nella Resistenza
Attraverso lo sguardo di Agnese e la penna dell’autrice, con la sua capacità evocativa e con la scelta di pochi elementi descrittivi, è possibile avere una piccola sensazione dell’atmosfera cupa e straziante di quegli anni. Anche le Valli di Comacchio, in cui è ambientata la vicenda e che l’autrice conosce a fondo, partecipano a quest’atmosfera, diventando anch’esse l’ennesimo ostacolo con cui i partigiani devono confrontarsi:
«Fuori era un freddo terribile. Il sole gelido cadeva sulla neve dura come la pietra. La tramontana precipitava a tratti, scuotendo la nuda immobilità della campagna, il cielo curvo e vuoto. Clinto arrivò al canale, proseguì lungo l’argine. […] Guardava lontano, con i suoi occhi avvezzi ai colori della valle, e, proprio dai colori, a conoscerne i segreti. Presso la riva l’acqua era torbida, grigia, si muoveva col vento, ma al largo appariva lucida e ferma, con un riflesso quasi azzurro: senza nebbia, una trasparenza di vetro spesso, un pauroso senso di continuità, di saldezza, di peso. Clinto sapeva che cosa era, l’aveva visto tante volte: l’acqua di tutta la valle non era più acqua ma ghiaccio»[2].
La durezza della quotidianità è ovviamente determinata dalla presenza dei fascisti, vili e che «spadroneggiavano con prepotenza, cogliendo l’occasione di vendicarsi di vecchi rancori e di umiliazioni recenti»[3], e dei soldati tedeschi, la cui altrettanta meschinità porta la protagonista a compiere un gesto estremo, violento e sulla cui descrizione l’autrice non indugia ma piuttosto rivela come la sua repentinità fosse determinata quasi da uno strazio interiore:
«Era stata un’azione che le somigliava tanto poco, che era venuta dal di fuori, come il comando di un estraneo. Adesso se la trascinava dietro come un peso, un fagotto scuro, e aveva voglia di svolgerla, di rivederla, ma non ne era capace»[4].
Tra le ultime pagine del romanzo, emergono con forza le parole di Agnese, che con la sapienza e la consapevolezza dei partigiani, testimoni di quegli anni fondamentali, enuncia queste parole, che in alcuni punti appaiono innocenti e portatrici di quell’illusione che la fine di un conflitto porta sempre con sé: l’impossibilità che possano accadere nuovamente uguali atrocità
«Io sono vecchia e non ho più nessuno. Ma voialtri tornerete a casa vostra. Potrete dirlo quello che avete patito, e allora tutti ci penseranno prima di farne un’altra, di guerra. E a quelli che hanno avuto paura, e si sono rifugiati, e si sono nascosti, potrete sempre dirla la vostra parola; e sarà bello anche per me»[5].
[1] Renata Viganò, L’Agnese va a morire, Einaudi, 2014, p. 23
[2] Renata Viganò, L’Agnese va a morire, Einaudi, 2014, p. 174.
[3] Renata Viganò, L’Agnese va a morire, Einaudi, 2014, p. 40
[4] Renata Viganò, L’Agnese va a morire, Einaudi, 2014, p. 55
[5] Renata Viganò, L’Agnese va a morire, Einaudi, 2014, p. 229.
Immagine di copertina: Al centro: Renata Viganò, L’Agnese va a morire, Einaudi, 2014. Partendo dall’alto, da sinistra a destra: Lidia Menapace, Margherita Mo detta Meghi, Carla Capponi, Nilde Iotti, Irma Bandiera, Gina Galeotti Bianchi, Agape Nulli Quilleri.
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