– A cura di Claudio Bolzan -Zecchini Editore-Varese
Oltre 800 pagine, più di 150 compositori, 400 anni di musica, 450 monografie, 650 consigli discografici: è ciò che trovate nella poderosa e ponderosa Guida alla Musica da Camera.
«In un mercato fino a pochi anni fa asfittico, si inserisce questo nuovo passo di Zecchini Editore nella erigenda biblioteca della classica, iniziata nel 2010. Nella Musica da Camera ci si ritrova in mano uno strumento indirizzato dal curatore Claudio Bolzan a musicisti, insegnanti e semplici appassionati: nella prefazione l’autore spiega di non credere a quel tipo di manuali che “si leggono come romanzi”. [… ] In conclusione, una guida equilibrata e strategica, di facile consultazione, che offre la possibilità di scoprire compositori generalmente assenti da auditorium e discografie generaliste, ma anche le composizioni meno note dei grandi della musica […]». (Ferdinando Vincenzoni ,ANSA)
Guida alla Musica da Camera
A cura di Claudio Bolzan
Presentazione di Enrico Dindo
Hanno collaborato: Marco Angius, Davide Anzaghi, Nicola Cattò, Elena Filini, Edoardo Lattes, Stefano Pagliantini, Alessandro Solbiati, Massimo Viazzo.
Copertina cartonata – pp. XXVI+836 – formato cm. 15×21
Collana “Le Guide Zecchini, 4” – Euro 49,00
La musica da camera rappresenta senza dubbio la parte più cospicua e raffinata dell’intero repertorio musicale occidentale, percorrendo da cima a fondo la storia della musica dalla fine del ’500 all’età contemporanea e dando vita ad opere di fondamentale importanza, tali da rappresentare nel modo più completo le varie fasi e i vari movimenti succedutisi nell’arco di ben quattro secoli. Anche per questo tanto più indispensabile diventa una Guida che permetta di orientarsi con efficacia nel mare magnum di questo repertorio, selezionando gli autori più rappresentativi ed analizzando le loro opere più importanti, permettendo di penetrare nel loro interno e offrendo una conoscenza approfondita dei generi, delle forme adottate, dei più svariati organici (dal duo, al trio, al quartetto, con e senza pianoforte, fino alle formazioni comprendenti dieci e più strumenti). Tanto più necessaria diventa una tale Guida nel nostro Paese, data l’assoluta mancanza di un testo di questo tipo, organico ed esauriente, concepito per soddisfare l’interesse dei semplici appassionati, senza per questo trascurare il bisogno di approfondimento di chi è, invece, più addentro nelle conoscenze e nella pratica della musica. Se i primi troveranno gli autori più amati e la presentazione e l’analisi delle opere più celebri e frequentate in sede concertistica e discografica, i secondi potranno incontrare anche i personaggi meno noti, le analisi più ricche, i riferimenti più approfonditi e capillari, uniti ad un’ampia documentazione di prima mano, spesso presentata e tradotta per la prima volta nella nostra lingua.
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Giuseppe Clericetti -CAMILLE SAINT-SAËNS- Il Re degli spiriti musicali-
Zecchini Editore Varese
Il 16 dicembre 1921, alle 22.30, dopo una giornata di lavoro e studio, Camille Saint-Saëns si spegne nel suo letto, ad Algeri.
Dal libro di Giuseppe Clericetti, “Camille Saint-Saëns. Il Re degli spiriti musicali”:
In una lettera del 1914 a Gabriel Renoud, Saint-Saëns ammette che il suo animo ha subito duri colpi: ma non gli hanno tolto la fede, «l’avevo già persa». Il Nostro si riferisce verosimilmente al momento della perdita dei suoi due figli, nel 1878. In un’altra lettera dell’epistolario con Gabriel Renoud, Saint-Saëns parla esplicitamente del suo credo:
«[…] È stata una crisi terribile, una lacerazione orribile; capisco bene che molti rifiutano questa lotta! Ci si accontenta di una religiosità vaga; si recita il Credo senza riflettervi, senza vedere le impossibilità che esso enuncia a ogni parola, ed è così che vivono i nove decimi dei cristiani, rimettendosi al prete per farsi spiegare i dogmi che egli non spiega, il dogma essendo per definizione incomprensibile all’intelligenza umana… Quando scrivo musica religiosa mi metto volontariamente in questo stato di religiosità vaga, nel quale vive la maggioranza dei fedeli, ciò mi permette di scriverla in tutta sincerità».
Ciononostante la chiesa si approprierà dell’immagine post mortem di Saint-Saëns: la fotografia ufficiale del compositore sul suo letto di morte lo mostra con un crocifisso in grembo.
La Società Astronomica di Francia commenta le esequie religiose solenni: «il suo animo non credente ne ha riso».
CAMILLE SAINT-SAËNS
Visionario, artigiano, sperimentatore.
VIII+292 – f.to cm. 17×24 – Illustrato – Euro 37,00
Su Camille Saint-Saëns possiamo scoprire (quasi) tutto grazie ai due volumi di Giuseppe Clericetti, tanto diversi quanto insostituibili su un compositore considerato uno dei massimi rappresentanti dell’arte musicale del XIX secolo.
“Il Re degli spiriti musicali” costituisce il primo studio pubblicato in Italia su Saint-Saëns ed è articolato in due parti: una prima sezione presenta la biografia del compositore e la seconda parte è dedicata ai suoi scritti; il libro è completato dall’elenco delle sue composizioni, la bibliografia, l’indice dei nomi e una serie di preziose fotografie e illustrazioni.
Il secondo volume, “Visionario, artigiano, sperimentatore”, investiga i suoi poemi sinfonici che inaugurano il genere su territorio francese, il prezioso corpus delle 127 mélodies, i numerosi nessi con la musica di Mozart, i curiosi autoimprestiti, la prima partitura d’autore dedicata all’accompagnamento musicale in àmbito cinematografico, per finire con un esercizio di confronti interpretativi sulle prime registrazioni di Samson et Dalila.
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Vladimir Vladimirovič Majakovski, La nuvola in calzoni (1915)
traduzione di Carmelo Bene
Intronando l’universo con la possanza della mia voce,
cammino- bello,
ventiduenne.
*
Se volete,
sarò rabbioso a furia di carne,
e, come il cielo mutando i toni,
se volete,
sarò tenero in modo inappuntabile,
non uomo, ma nuvola in calzoni!
*
Voi pensate che sia il delirio della malaria?
Ciò accadde,
accadde a Odessa.
“Verrò alle quattro” – aveva detto Maria.
Le otto.
Le nove.
Le dieci.
*
La dodicesima ora è caduta
Come dal patibolo la testa d’un giustiziato.
*
Sei entrata tu
Tagliente come un “eccomi!”,
tormentando i guanti di camoscio,
hai detto:
“Sapete,
io prendo marito”.
Ebbene, sposatevi.
Che importa.
Mi farò coraggio.
Vedete,sono così tranquillo!
Come il polso
D’un defunto.
Non vi sovviene?
Voi dicevate
“Jack London,
denaro,
amore,
passione,”-
ma io vidi una sola cosa:
vidi in voi una Gioconda
che bisognava rubare!
E vi hanno rubata.
*
Volete stuzzicarmi?
Ricordate!
Perì Pompei
Quando esasperarono il Vesuvio.
Ehi!
Signori!
Dilettanti
di sacrilegi,
di delitti,
di massacri,
avete visto mai
ciò che è più terribile:
il viso mio
quando
io
sono assolutamente tranquillo?
E sento che l’io
Per me è poco:
qualcuno da me si sprigiona ostinato.
Allò!
Chi parla?
Mamma!
Vostro figlio è magnificamente malato!
Mamma!
Ha l’incendio nel cuore.
Dite alle sorelle Ljuda e Olja
Ch’egli non sa più dove salvarsi.
*
Che m’importa di Faust
che in una ridda di razzi
scivola con Mefistofele sul pavimento del cielo!
Io so
che un chiodo del mio stivale
È più raccapricciante della fantasia di Goethe!
*
Me ne infischio se negli Omeri e negli Ovidi
non c’è gente come noi,
butterata e coperta di fuliggine.
Io so
che il sole si offuscherebbe a vedere
le sabbie aurifere delle nostre anime.
Muscoli e nervi sono più sicuri di tutte le preghiere.
Dovremmo impetrare le grazie dal tempo?
Ciascuno
di noi
tiene nelle sue cinque dita
le cinghie motrici dei mondi!
Ciò mi fece salire sul Golgota degli auditori
di Pietrogrado, di Mosca, di Odessa, di Kiev,
e non vi fu uno solo
il quale
non gridasse:
“Crocifiggi,
crocifiggilo!”
*
Io,
dileggiato dall’odierna generazione
come un lungo
aneddoto scabroso,
vedo venire per le montagne del tempo
qualcuno che nessuno vede.
Là dove l’occhio degli uomini si arresta insufficiente,
alla testa di orde affamate
con la corona di spine delle rivoluzioni
avanza l’anno sedici.
Ed io presso di voi sono il suo precursore,
io sono sempre là dove si soffre:
su ogni goccia di liquido lacrimale
ho posto in croce me stesso.
*
… attraverso il suo
occhio lacerato sino all’urlo
si inerpicava, impazzito, Burljuk
e con tenerezza inattesa in un uomo pingue
mi prese e disse
“Bene!”
Bene, quando una gialla blusa
protegge l’anima da tanti sguardi!
*
Ma dal fumo d’un sigaro
come un bicchierino di liquore
si è allungato il viso alticcio di Severjanin.
Come osate chiamarvi poeta
e, mediocre, squittire come una quaglia?
*
Io, che decanto la macchina e l’Inghilterra,
sono forse semplicemente
nel più comune vangelo
il tredicesimo apostolo.
*
Maria! Maria! Maria!
Lasciami entrare, Maria!
Non posso restare in istrada!
Non vuoi?
*
Mi hai lasciato entrare.
Bambina!
Non ti spaurire
se ancora una volta
nell’intemperie del tradimento
mi stringerò a migliaia di vezzose faccine.
“Adoratrici di Majakovskij!”
ma questa è davvero una dinastia
di regine salite al cuore d’un pazzo.
Maria, più vicino!
Con denudata impudenza
O con pavido tremore
Concedimi la florida vaghezza delle tue labbra:
io e il mio cuore non siamo vissuti neppure una volta sino a maggio,
e nella mia vita passata
c’è solo il centesimo aprile.
Maria!
Il poeta canta sonetti
mentre io,
tutto di carne,
uomo tutto,
chiedo semplicemente il tuo corpo,
come i cristiani chiedono
“Dacci oggi
il nostro pane quotidiano”
Maria, concediti!
Maria!
Maria, non vuoi?
Non vuoi?
Ah!
E allora di nuovo,
io prenderò il mio cuore
lo porterò
come un cane
porta
nella sua cuccia
la zampa stritolata dal treno.
*
Mi chinerò
Per dirgli in un orecchio:
Ascoltate, signor Dio!
Onnipossente che hai inventato un paio di braccia
E hai fatto sì che ciascuno
Avesse una sua testa,
perché non hai inventato una maniera
di baciare, baciare e ribaciare
senza tormenti?
Pensavo che tu fossi un grande Dio onnipotente,
e invece sei solo un povero deuccio.
*
Alati furfanti!
Rannicchiatevi in paradiso!
Te, impregnato d’incenso, io squarcerò
di qui sino all’Alaska!
Lasciatemi!
Non mi fermerete.
*
Guardate:
hanno di nuovo decapitato le stelle.
Ehi, voi!
Cielo!
Toglietevi il cappello!
Me ne vado!
Sordo.
L’universo dorme,
poggiando sulla zampa
l’enorme orecchio con zecche di stelle.
Biografia di Vladimir Vladimirovič Majakovski -Poeta, autore drammatico e pittore russo (Bagdadi, od. Majakovskij, presso Kutais, 1893 – Mosca 1930). Grande innovatore, esercitò enorme influenza sui movimenti artistici russi d’avanguardia. Militante nel partito bolscevico, fu inizialmente pittore e fece parte del gruppo dei cubofuturisti; nel 1923 organizzò il LEF (Leuyj Front iskusstv “Fronte di sinistra delle arti”). Tra le opere: i poemi Oblako v štanach (“La nuvola in calzoni”) e Flejta-pozvonočnik (“ll flauto di vertebre”), entrambi del 1915; la commedia Misterija-Buff (“Mistero buffo”, 1917), sulle vicende della Rivoluzione russa; il poema Vladimir Il´ič Lenin (1924).
Vita
Ancora adolescente, svolse intensa attività politica nel partito bolscevico e fu arrestato tre volte. Dedicatosi poi allo studio delle arti figurative, fu espulso (1914) dall’Istituto di pittura, scultura e architettura di Mosca per la sua appartenenza al gruppo dei cubofuturisti. Nel 1913 apparve il suo primo libro, Ja! (“Io!”). Nel dic. 1913 interpretò a Pietroburgo, al teatro Luna Park, la propria tragedia Vladimir Majakovskij. Accolse la rivoluzione con entusiasmo e nel 1923 organizzò il LEF (Levyj Front iskusstv “Fronte di sinistra delle arti”), che raggruppò artisti, poeti, scenografi, registi, filologi vicini al futurismo, e pubblicò la rivista omonima. In quegli anni fu il simbolo di tutto ciò che v’era di moderno e di audace nell’arte sovietica. La campagna condotta contro di lui dalla critica di partito, le delusioni politiche e motivi amorosi lo spinsero al suicidio.
Opere
Strenuo innovatore, fuse le tendenze ribelli e anarchiche del futurismo con l’attività di tribuno e di agitatore durante la rivoluzione d’Ottobre. La sua opera maggiore prima della rivoluzione è il poema Oblako v štanach (“La nuvola in calzoni”, 1915), in cui il motivo d’amore e quello sociale s’intrecciano in una trama iperbolica, esasperata. Gli stessi accenti ritornano nei poemi Flejta-pozvonočnik (“Il flauto di vertebre”, 1915), Vojna i mir (“La guerra e l’universo”, 1917), Čelovek (“L’uomo”, 1916-17). Le vicende della rivoluzione sono trasposte su un piano biblico nella commedia Misterija-Buff (“Mistero buffo”, 1917) e rivissute come scene di canti epici e di vignette popolari nel poema 150.000.000 (1921), che contrappone in un grottesco duello il gigante russo Ivan e Woodrow Wilson. Al tema d’amore M. tornò nei poemi Ljublju (“Amo”, 1922) e Pro eto (“Di questo”, 1923). La morte di Lenin gli suggerì il poema Vladimir Il´ič Lenin (1924) e il decimo anniversario della rivoluzione l’affresco epico Chorošo! (“Bene!”, 1927). Accanto a queste ampie composizioni, scrisse odi d’intonazione oratoria, versi di propaganda commerciale e politica, poesie satiriche, scenari cinematografici, pantomime, canovacci per scene di circo, commedie come Klop (“La cimice”, 1928) e Banja (“Il bagno a vapore”, 1929). L’influenza di M. sui movimenti artistici russi d’avanguardia fu enorme. M. era stato inizialmente pittore, e della sua attività figurativa, dopo che si era dedicato agli scritti e all’azione politica, sono importanti le ricerche tipografiche e compositive fatte in collab. con A. Rodčenko (pagine della rivista Lef, 1923 segg.).
La speranza è che nonostante tutto questa serie televisiva contribuisca a far conoscere questa donna straordinaria, italiana e valdese, montanara e intellettuale
In tempo per il XVII Febbraio è uscita per Netflix una serie tv che oscilla tra il legal e il crime, con protagonista una delle personalità più importanti della storia valdese, una donna che lottato per i diritti di tutti e tutte. La legge di Lidia Poët [pronunciato Pòet, sic] pare prendere, però, solo pochi elementi dalla storia: qualche nome, l’ambientazione torinese e due eventi biografici, cioè la cancellazione di Poët dall’albo l’11 novembre 1883, appena tre mesi dalla storica iscrizione quale prima avvocata, e il rigetto del ricorso da parte della Cassazione il 18 aprile 1884. Tutto, ma proprio tutto, il resto è frutto di invenzione. Pertanto non si può parlare di un’opera biografica. La scelta degli autori di omettere due informazioni importanti e potenzialmente gustose per il pubblico, quali il suo essere valdese e montanara, è di difficile comprensione. Di solito, i personaggi più caratterizzati sono quelli in cui è più facile identificarsi: quanti maschietti di città si sono commossi di fronte ai sentimenti della piccola Heidi?
La sensazione è che al personaggio Lidia sia stata strappata l’anima. È soltanto una donna di fine Ottocento che rivendica il diritto di esercitare l’avvocatura. Non è poco, certo, ma non è neppure abbastanza per renderla credibile agli occhi del pubblico e suscitare empatia. Altri aspetti della serie, poi, non tornano. Tralasciando alcune incongruenze narrative e il fatto che Torino sembri appena scartata dal cellophane per quanto è pulita, colpisce un linguaggio non consono all’ambientazione: i personaggi sono alquanto sboccati e si danno quasi tutti del tu. Come spiegare queste e altre scelte? Non sembra possibile che in una serie così raffinata nelle scenografie e nei costumi, con bravi interpreti che reggono da soli la credibilità della narrazione, con una bella colonna sonora rock (particolarmente azzeccata in chiusura la canzone King di “Florence+the Machine), gli autori abbiano scelto deliberatamente di non raccontare né la vera Lidia Poët né la vera ambientazione storico-sociale.
Una risposta possibile è che la serie parli in realtà dei nostri giorni. Lidia e le questioni intorno a lei potrebbero non essere altro che “idee” (in senso platonico) del nostro mondo, anzi della nostra Italia. Così si spiegherebbero il linguaggio informale vicino all’italiano contemporaneo, l’indifferentismo religioso, il libertinismo sessuale, una gioventù mai stimata dalle generazioni più mature, l’uso regolare di stupefacenti per sopravvivere a un mondo alienante, drogato di ansia da prestazione.
Soprattutto, così si spiegherebbe l’elemento più paradossale della serie. Lidia non appare, infatti, particolarmente intelligente. Arriva a scoprire la verità non attraverso il ragionamento, ma grazie al sentimento delle viscere. Una circostanza peraltro non molto utile alla causa dell’emancipazione femminile. Allo stesso tempo il maschilismo dei suoi interlocutori è becero e triviale, ridotto a macchietta. Insomma, ne emerge un dibattito su femminismo e patriarcato banalizzato come su certi post di Facebook.
In conclusione, la speranza è che nonostante tutto questa serie contribuisca a far conoscere questa donna straordinaria, italiana e valdese, montanara e intellettuale, e che susciti interesse intorno alle sue battaglie. Sarebbe importante in un’Italia che ha difficoltà a fare i conti con il passato e che spesso si dimentica di onorare la memoria dei suoi figli e delle sue figlie migliori.
Fonte–Riforma.it–Il quotidiano on-line delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia.
Bernardino MOLINARI in concerto al Teatro AUGUSTEO di ROMA- 9 marzo 1924
Programma di sala originale completo
Biografia di Bernardino MOLINARI– (Nacque a Roma l’11 apr. 1880 – ivi 1952)da Giovanni e Maria Stozzi.Dotato di precoce talento musicale – H. Wolf diede un giudizio lusinghiero su una fuga bachiana eseguita dal M. a soli dieci anni (Mucci, p. 17) –, entrò nel 1896 al liceo musicale di S. Cecilia, studiando armonia e organo con R. Renzi e composizione con S. Falchi. Si diplomò nel 1902, affrontando già durante gli studi i primi concerti.
Nel 1908 venne inaugurata a Roma la grande sala dell’Augusteo, destinata a diventare la sede storica dell’orchestra di S. Cecilia: quattro anni dopo, il trentaduenne M. – che si era rivelato prezioso elemento già dal 1909, preparando l’orchestra per l’attesissimo concerto che avrebbe diretto R. Strauss – ne divenne il direttore artistico e stabile. Prendeva così avvio una lunga stagione, destinata a durare fino al 1944, di fondamentale importanza per l’educazione musicale del pubblico romano: in perfetta intesa con il conte Enrico di San Martino, presidente dell’Accademia di S. Cecilia, il M. avviò un capillare lavoro di riappropriazione della cultura sinfonica, messa in disparte da un secolo di predominio operistico, da intendersi come altra grande tradizione musicale italiana, parallela a quella melodrammatica.
Grazie ai concerti da lui diretti, approdarono per la prima volta a Roma e in Italia molti nuovi capolavori di C. Debussy, I. Stravinskij, A. Honegger. Il M. si fece inoltre promotore di una nuova scuola sinfonica italiana: una fitta schiera di nomi dove spiccavano O. Respighi, R. Zandonai, G.F. Malipiero, A. Casella, il giovane G. Petrassi e, prima delle leggi razziali del 1938, M. Castelnuovo Tedesco.
Con tale repertorio non fu sempre facile conquistare il pubblico: burrascosa, per esempio, fu l’accoglienza del concerto (5 febbr. 1922) ove furono presentati i Tre canti d’amore di F. Mantica, le Impressioni pagane di V. Davico e il Concerto gregoriano di Respighi. Una correzione di rotta (dalle serate di sole novità italiane si passò ai concerti misti, ma sempre, se possibile, con una pagina di autore italiano contemporaneo) e importanti iniziative parallele all’attività concertistica (la costituzione, nel 1929, di una commissione di lettura per le partiture inedite) rinforzarono però il sogno del M. di una scuola sinfonica italiana.
D’altronde con gli anni la politica culturale di B. Mussolini tese a privilegiare il sinfonismo rispetto al vecchio mondo del melodramma, vedendo nell’orchestra sinfonica una metafora della compatta disciplina di massa; né il M. mancò di svolgere, quale membro del Direttorio del sindacato nazionale dei musicisti, un ruolo – del tutto informale – di consulente musicale del duce.
Non meno impegnato fu come rielaboratore di partiture. Tra le numerose trascrizioni sono da citare (incise anche in disco): L’isle joyeuse di Debussy (trascritta per pianoforte e orchestrata dal M.), Moto perpetuo di N. Paganini (esteso dal violino solista alla massa dei primi violini) e Le quattro stagioni di A. Vivaldi (riadattate per un’orchestra «allargata»). Il M. fu attivo anche sotto il profilo didattico: nel 1936 varò presso l’Accademia di S. Cecilia un corso di perfezionamento in direzione d’orchestra, destinato a trasformarsi tre anni dopo in cattedra ufficiale. Ne uscirono allievi come F. Molinari Pradelli, O. Ziino e G. Gavazzeni; ma già in precedenza il M. aveva dato il proprio contributo alla formazione delle nuove leve, utilizzando e valorizzando – quale suo maestro sostituto all’Augusteo – M. Rossi, destinato di lì a poco a un’importante carriera. Il M. fu un vero personaggio pubblico, noto per il suo carattere talvolta irascibile (si accaniva in un interminabile numero di prove, esasperando gli strumentisti) e animatore di riunioni – il mercoledì e la domenica, dopo i concerti all’Augusteo – che convogliavano grandi menti di ogni campo artistico.
Il 16 febbr. 1933, per il venticinquesimo anno dell’Augusteo, il M. diresse un trionfale concerto, dal programma identico a quello diretto da G. Martucci nel 1908 per l’inaugurazione.
Ma alla sala restavano solo tre anni di vita: costruita sulle rovine del mausoleo di Augusto, fu demolita – in ottemperanza alla visione urbanistica neoimperiale del regime – nel maggio 1936, per rendere più visibili le vestigia antiche e isolarle dagli edifici circostanti. Dalla stagione 1936-37, e fino al 1946, la sede sarebbe stata il teatro Adriano. Per ironia della sorte, solo nel 1937 l’orchestra di S. Cecilia fu formalizzata come «stabile»: l’unica orchestra sinfonica stabile italiana.
A fronte dei concerti romani non meno importanti furono le presenze del M. all’estero, sia con i complessi ceciliani sia con le orchestre del posto (reiterata la collaborazione con la Filarmonica Ceca a Praga). Importanti poi, nell’ambito dell’asse Roma-Berlino, i concerti in Germania nella stagione 1940-41.
All’indomani della liberazione di Roma, il M. venne duramente contestato nel corso di due serate all’Adriano. Il 9 luglio un suo concerto offrì «il destro […] di inscenare una manifestazione ostile […]. Il pubblico fischiava; alcuni ufficiali americani si fecero largo tra la folla inferocita ed andarono a stringere la mano al Maestro» (Il Tempo, 11 luglio 1944, p. 2). Peggio, però, le cose andarono nel concerto del 12 luglio: dalla galleria piovvero volantini intitolati «Fuori Molinari!», in cui si leggeva «come il fascista Molinari trattasse con rozzi metodi dittatoriali gli orchestrali» e che «si invita ogni spettatore di buon senso a manifestare energicamente il proprio dissenso». La prima parte del concerto fu portata a termine, ma la seconda – era prevista la sinfonia n. 9 di L. van Beethoven – non poté avere luogo perché il soprano solista, Liana Cortini, comunicò nell’intervallo la sua volontà di non cantare per «protesta contro il maltrattamento che il M° Molinari faceva agli interpreti» (Fiorda, p. 71). Alla fine «fischi ed urla lo costrinsero a ritirarsi» (Il Tempo, 13 luglio, p. 2). Il giorno dopo, sempre nel Tempo, apparve una lettera della Cortini, da molti ritenuta complice dei contestatori, dove il soprano ribadiva le proprie ragioni.
L’incidente all’Adriano segnò duramente il M., che si sarebbe riaffacciato su un podio romano solo con l’orchestra del teatro dell’Opera, con due edizioni di Norma di V. Bellini: prima nel gennaio 1946, poi nel luglio dello stesso anno, alle Terme di Caracalla. Furono le ultime apparizioni di una carriera ormai conclusa: incapace di farsi una ragione delle numerose epurazioni di quei mesi (che oltre al M. coinvolsero, per breve periodo, pure Enrico di San Martino), indifferente ai tentativi degli accademici di S. Cecilia di assicurargli una riabilitazione morale (venne eletto vicepresidente), sempre più chiuso in se stesso, il M. morì a Roma il 25 dic. 1952.
Se gli estimatori del M. furono molti, da Debussy (con cui ebbe un fitto scambio epistolare) a Stravinskij, non mancò chi scorse dei limiti nel concertatore: lo stesso altissimo numero di prove potrebbe essere indice di insicurezza, più che di scrupolo professionale (D’Amico). Il librettista e critico musicale E. Mucci, autore nel 1941 di una biografia del M., parlò anche di un’evoluzione del suo approccio interpretativo: più infuocato nella prima parte della carriera, più misurato poi. La documentazione discografica è comunque troppo sguarnita per una disamina della sua arte. Pesa pure, ai fini di un giudizio complessivo, la scarsa frequentazione del genere operistico: oltre a Norma, solo Aida di G. Verdi (di cui il M., sulla scia di A. Toscanini, recuperò la sinfonia disconosciuta dall’autore), Manon Lescaut di G. Puccini e, in ambito francese, Werther di J. Massenet e Romeo e Giulietta di Ch. Gounod, oltre a Oedipus rex (per il M. una logica coda delle frequentazioni con lo Stravinskij sinfonico).
Fonti e Bibl.: Necr., in M. Labroca, Ricordo di B. M., in Rassegna musicale, gennaio 1953, pp. 38 s.; E. Mucci, B. M., Lanciano 1941; Il Tempo, Roma, comunicati redazionali, 11, 13 e 14 luglio 1944, p. 2; G. Boni, B. M., in S. Cecilia, dicembre 1962, p. 5; R. Rossellini, B. M., ibid., pp. 6 s.; N. Fiorda, Arte beghe e bizze di Toscanini, Roma 1969, pp. 69-71; G. Barigazzi, La Scala racconta, Milano 1984, p. 279; F. Nicolodi, Musica e musicisti nel ventennio fascista, Fiesole 1984, pp. 94, 139, 294 s., 300 s., 348, 351, 413; H. Sachs, Musica e regime, Milano 1995, pp. 42 s., 115 s., 128, 175, 202 s., 211 s., 216, 247, 310; F. D’Amico, Un ragazzino all’Augusteo, a cura di F. Serpa, Torino 1991, pp. 235 s.; S. Biguzzi, L’orchestra del duce, Torino 2003, p. 124; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, V, p. 134.
Testa di Lepre- 20 febbraio 2023-Credo che oramai si possa dire che il Carnevale del Borgo di Testa di Lepre, assieme al Palio dei Fontanili, è un appuntamento radicato nel calendario degli eventi della Campagna Romana. Domenica pomeriggio abbiamo assistito ad una “imponente” sfilata dove le Contrade e i Gruppi mascherati si sono esibite in gare di bravura. Le sfide erano tra tecnica, creatività e scenografica, assieme all’impegno e all’aggregazione . Vorrei sottolineare che i carri avevano una componente realistica di scene che tengono presente anche la tecnica cinematografica . Come non evidenziare che in questa grande e colorata manifestazione, della durata di molte ore, i figuranti in maschera hanno animato i carri, trainati durante il tragitto dai pazienti e attenti “trattoristi” ai quali va il Grazie degli organizzatori . Il pubblico, stimato in varie migliaia di persone, ha decretato il successo di questa manifestazione che, nata nel 2018, ha oramai basi solidissime per le future edizioni. Un carnevale diverso, lontano dall’urbanizzazione selvaggia e dalle auto infestanti. Festa salutare nella Campagna Romana dove, parafrasando Pasolini, “Lo sguardo buca l’orizzonte”. La Protezione Civile di Castel di Guido, capitanata dal Presidente Attilio Zanini, ha garantito la sicurezza durante tutta la manifestazione. Le Contrade: BORGO, COLONNACCE, MALVICINA e PRATARONI hanno permesso il successo dell’evento .Il successo del Carnevale 2023 è frutto della regia e dell’organizzazione del Direttivo Pro Loco, del suo Presidente Anna Rita Rastelli e del Priore del Palio dei Fontanili Luigi Conti.
Sull’origine del nome ci sono varie ipotesi: alcuni sostengono che derivi da “carni levamen” ( sollievo alla carne), ossia libertà di mangiare liberamente la carne; altri ritengono che derivi da “carnes levare” (togliere le carni) o da “carni vale!” (carne addio), che ricordano le orge gastronomiche effettuate prima dell’arrivo della primavera. Pertanto il Carnevale è sinonimo di sregolatezza, soprattutto alimentare, ed è vissuto come “valvola di sfogo” degli istinti repressi per il resto dell’anno, che altrimenti potrebbero causare danni seri sia all’individuo che alla collettività se rimanessero senza sfogo. Per questo motivo gli antichi romani coniarono il famoso detto “semel in anno licet insanire “ ( è lecito impazzire una volta l’anno).Secondo questa interpretazione, altri ritengono che il Carnevale sia una valvola di sfogo politico e di controllo sociale, che consente di incanalare le rivendicazioni sociali, soprattutto attraverso i riti della “inversione sociale”, nella quale i servi per un giorno diventano i padroni.
A livello temporale, il Carnevale inizia nel periodo dei Saturnali ( le feste pagane in onore di Saturno, il mitico Dio dell’Età dell’Oro in cui gli uomini vivevano in pace, senza guerre né conflitti sociali, e nell’abbondanza), che si tenevano anticamente nel mese di dicembre e che la Chiesa spostò lentamente in avanti, per non farli coincidere con il Natale. Comunque, ancora oggi, i festeggiamenti per la notte di S. Silvestro ricordano i Saturnali
In alcune Regioni, il Carnevale inizia subito dopo il Natale, come recita un proverbio bergamasco e bresciano “Dopo Natale è subito Carnevale”. In altre Regioni, inizia dopo l’Epifania o dopo la Candelora, che ricorre il 2 febbraio. La data che prevale è il 17 gennaio, festa di S. Antonio.
La durata del Carnevale dipende dalla Pasqua: termina infatti con l’inizio della Quaresima ( il periodo di 40 giorni che precede la Pasqua) con il giorno di “martedì grasso” (cosiddetto perché è l’ultimo giorno di sregolatezze alimentari), che questo anno ricorre il 16 febbraio ( il giorno dipende dal ciclo lunare).
Il Carnevale ricorre quindi nel periodo precedente la Primavera, che nel calendario dell’antica Roma (prima della riforma del Re Numa Pompilio che portò i mesi dell’anno da 10 a 12), segnava l’inizio del nuovo anno civile e liturgico e precisamente con la “luna nuova” del mese di marzo.
Appunto nell’antica Roma si svolgevano tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo alcune feste di tipo carnascialesco, come l’Equiria, la corsa di cavalli con i cocchi, in onore del dio Marte, protettore di Roma , in quanto padre di Romolo e Remo, al quale era dedicato il primo mese dell’anno, Martius (marzo). Le corse dei cavalli si tenevano in origine nel Circo di Alessandro, nel Campo di Marte (detto anche, ancora oggi, Campo Marzio) o sul Celio ( in un luogo detto Campus Martialis) e continuarono fino in epoca barocca, senza più i cocchi, e si tenevano prima sul Campidoglio, poi al Testaccio e infine nella Via Lata (l’attuale Via del Corso, il cui nome ricorda appunto questa corsa), da Piazza del Popolo a Piazza Venezia. Con il passare del tempo, la corsa dei cavalli senza cavaliere (detti barberi), divenne il momento culminante del Carnevale.
Secondo altri studiosi, il termine Carnevale deriva da “car naval” (carro navale),cioè la simbolica nave con le ruote sulla quale il Dio Luna o il Dio Sole percorreva la strada della grande festa che nell’antica Babilonia si teneva per celebrare l’inizio del nuovo anno, all’Equinozio di Primavera. Anche questa festa, come i Saturnali romani, si svolgeva in una libertà sfrenata, una specie di “capovolgimento dell’ordine sociale e morale”, nel quale non comandano più né le autorità politiche né quelle religiose. Infatti, un’antica iscrizione babilonese afferma che “lo schiavo diventa padrone”. Così, nei giorni della festa primaverile regnava uno speciale Governatore, simile a quello che a Roma si chiamava Re dei Saturnali e che nel medioevo diventa il Re Carnevale. Nell’antica Roma era permesso durante i Saturnali il gioco di azzardo, in particolare con i dadi, altrimenti punito.
La presenza delle maschere deriva dalla credenza che durante il periodo del Carnevale i morti rinascano e si confondano con i vivi, con i quali si comportano da buffoni e da folli, prendendoli in giro, aggredendoli, spaventandoli.
I carri allegorici, oggi collegati all’attualità politico-sociale, derivano dall’antica usanza di gettare tra la folla, da un carro, degli alimenti, soprattutto dolci, a simboleggiare che in quel periodo nessuno doveva soffrire la fame e tutti dovevano godere di un certo benessere alimentare.
Il Carnevale finisce in genere con il rogo del fantoccio che rappresenta, secondo le tradizioni locali, il Re Carnevale o il diavolo e segna la fine del periodo delle feste carnascialesche ed il ritorno al rispetto delle usanze e delle regole quotidiane, imposte dalle autorità civili e religiose.
Bruce Chatwin-L’occhio assoluto-Fotografie e taccuini-
Traduzione di Clara Morena-ADELPHI EDIZIONI
Risvolto
Come si parla di orecchio assoluto a proposito di coloro che sanno riconoscere perfettamente l’altezza dei suoni, si potrebbe parlare di «occhio assoluto» per una qualità che Bruce Chatwin già mostrava nei suoi scritti e che ora ci appare, e si impone, nelle sue fotografie. Riconoscere in ciò che sta attorno a noi – e soprattutto attorno all’occhio, sempre mobile, del viaggiatore – quegli spicchi di realtà che sono altrettante visioni, isolarli dal resto e lasciarli vibrare nella loro pura evidenza ottica: questo è il segno di elezione dell’«occhio assoluto». Le immagini che compaiono in questo libro furono colte in Patagonia e in Mauritania, in Australia e nell’Afghanistan, nel Mali e in Nepal, ma spesso il luogo di origine e l’occasione rimangono indecifrabili, come se la pura accidentalità del viaggiare fosse servita a far emergere ogni volta, in un labile momento, la piena singolarità di un frammento di ciò che è, senza altri attributi, e al tempo stesso il muto stupore dell’occhio che lo coglie. Insieme a queste sorprendenti fotografie appaiono qui per la prima volta lunghi estratti dai taccuini di Chatwin, riserva alla quale era solito attingere per tutte le sue opere. Da due vie, dunque, L’occhio assoluto permetterà di entrare nel segreto – quasi nella percezione stessa – di uno scrittore che rimarrà fra i grandi dei nostri anni.
In copertina
Bandierine delle preghiere, Khumbu, Nepal (fotografia di Bruce Chatwin). 1993 JONATHAN CAPE
ADELPHI EDIZIONI S.p.A
Via S. Giovanni sul Muro, 14 20121 – Milano Tel. +39 02.725731 (r.a.) Fax +39 02.89010337
FIUMICINO-OSTIA (Roma)-SAI.FO Sistema Archeoambientale –
La nostra Storia
Il 14 marzo 2014 nel Comune di Fiumicino nasce il “Comitato Promotore per il Parco Archeologico, poi denominato Comitato Promotore per un Sistema Archeologico Integrato di Fiumicino e Ostia Antica”. Tutto è iniziato con un appello diffuso tramite i social media, ecco uno stralcio: “ A Fiumicino e sul Litorale Romano la crisi aeroportuale e la diffusa disoccupazione devono aprirci gli occhi. In questo territorio un modo per creare nuovo lavoro c’è: la grande area archeologica dei porti imperiali, della necropoli di Porto e di Ostia Antica sono beni culturali di inestimabile valore, assolutamente sottoutilizzati . Se fossero veramente aperti e fruibili dai flussi turistici si creerebbero per tutta l’area nuovi posti di lavoro.” Il Comitato che prende vita durante la partecipatissima assemblea del 14 marzo vede l’adesione di partiti, sindacati, alcune proloco, associazioni culturali e di categoria dei settori economici legati al turismo e alla valorizzazione dei beni culturali e ambientali. Insomma, più di 50 organizzazioni fra Fiumicino e Roma avranno voglia di darsi da fare per gli obiettivi sopra esposti e che si concretizzeranno con le iniziative che passiamo ad elencare.
14 marzo 2014 L’Associazione Onda Democratica lancia un appello per costituire un Comitato con il fine di valorizzare i siti archeologici di Ostia Antica e i Porti Imperiali di Claudio e Traiano di Fiumicino. Al Comitato aderiranno associazioni, proloco, confederazioni di categoria, sindacati, forze politiche trasversali di Fiumicino e alcune di Ostia, oltre a molti cittadini.
28 marzo 2014, prima riunione e lancio della petizione “Le nostre ricchezze il nostrofuturo” sia in forma cartacea che on-line. Nella petizione si chiede alla Regione Lazio di inserire i siti archeologici nelle azioni cardine regionale.
24 luglio 2014 Consegnate 10.000 firme al Presidente Regione Lazio Nicola Zingaretti, Il Presidente manifesta interesse e chiede che venga redatto un documento che evidenzi lo stato delle cose.
agosto/settembre 2014 Su richiesta del Presidente della Regione Nicola Zingaretti, i componenti del Comitato si dedicano alla redazione del “Primo rapporto per un sistema archeologico integrato fra Ostia e Fiumicino” inviato alla stampa ad ottobre. Il Rapporto include la mappatura dei siti archeologici e ambientali di Ostia e Fiumicino, la situazione della mobilità, esercizi ricettivi e commerciali. Inoltre pubblica alcuni importanti contributi progettuali che entrano nel merito su come si potrebbe attuare un sistema archeologico integrato e come si potrebbero trasformare le aree circostanti in attrazione turistica, Fra gli altri citiamo quello della Camera del Lavoro Territoriale di Roma Centro Ovest-Litoranea CGIL , della Research Office for Critical Mass Architecture, del Comune di Roma X Municipio e della Coop. Integrata Mobi.Di.
26 gennaio 2015– presentato il “Primo rapporto per un sistema archeologico integrato fra Ostia e Fiumicino” al Presidente della Regione Lazio.
13 febbraio 2015 Avvio di una nuova campagna denominata “Apriamoli” per spedire 5000 cartoline per chiedere al Ministro dei Beni culturali Franceschini l’apertura dei siti archeologici di Fiumicino oggi visitabili solo su appuntamento.
7 aprile 2016 partecipazione alla celebrazione dei venti anni della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano insieme con Associazione Fuoripista, Pro Loco di Fregene e Maccarese, Associazione Culturale 99 Fontanili, Associazione Dolce Spiaggia: Convegno “Realtà e Prospettive della Riserva”.
26 maggio 2016 CONVEGNO presso biblioteca Elsa Morante Ostia : “Il Parco archeologico di Ostia Antica e il suo territorio: strategie di sviluppo” – Proposte per un sistema integrato sostenibile tra cultura, città e natura – Relatori: Carlo Pavolini archeologo Università della Tuscia, Andrea Bruschi architetto Università La Sapienza, Alessandro Leon Presidente CLES e Gualtiero Bonvino Urbanista. Intervengono : Cristian Carrara Presidente della Commissione Cultura Regione Lazio, Esterino Montino Sindaco di Fiumicino, Domenico Vulpiani Commissario del X° Municipio.
4 agosto 2016 la Regione Lazio include il Parco di Ostia Antica Fiumicino nelle Azioni cardine: Sistemi di valorizzazione del patrimonio culturale in aree di attrazione. riconoscendo il nostro impegno fino a citare il Comitato nella Delibera di Giunta. DGR_504_04_08_2016 Istituzione Azioni Cardine Parchi Archeologici.
15 settembre 2016 incontro fra l’Amministrazione Comunale (Sindaco Montino, Assessore Pagliuca, e dirigente della Gestione del Territorio Di Silvestre) e una delegazione del Comitato Promotore per il Parco Archeologico Ostia Antica Fiumicino Dopo l’inserimento nelle azioni cardine del Parco Archeologico Ostia Antica Fiumicino e il relativo stanziamento regionale che promuove l’area si è discusso delle possibilità di progetti che potrebbero rappresentare un grande richiamo turistico e un’opportunità economica per tutto il nostro territorio, L’incontro ha avuto come tema centrale della discussione il sistema di piste ciclabili e parcheggi. il Comitato ha presentato una traccia progettuale che prevede la realizzazione di una Pista Ciclabile su un tracciato urbano che consenta di collegare in sicurezza la zona di S.Ippolito a Isola Sacra fino alle sponde del Tevere in corrispondenza di Ostia Antica.
26 ottobre 2016 lancio della nuova campagna “RI-SCOPRIAMOLI” invio di 5000 cartoline per chiedere al Ministro Franceschini di inserire reperti e siti del territorio nord del Comune di Fiumicino nel Parco Archeologico Ostia Antica – Fiumicino e di istituire a Maccarese un Archeoparco attorno al sito neolitico di Fianello.
16 Marzo 2017 Il Comitato Promotore riunisce le Istituzioni: presente il Sindaco di Fiumicino Esterino Montino, l’assessore all’Urbanistica e all’Edilizia, una rappresentanza per il 10° Municipio del Comune di Roma e per l’Ente Parco, e le realtà associate di Ostia e Fiumicino per discutere su come impegnare le nuove risorse regionali messe a disposizione per i siti archeologici.
27 aprile 2017 alcuni componenti del comitato costituiscono l’Associazione di Promozione Sociale SAI.FO – Sistema Archeologico Integrato Fiumicino Ostia; l’Associazione opera conseguentemente e coerentemente con gli scopi del “Comitato Promotore sistema archeologico integrato Fiumicino Ostia”.
13 luglio2017 Convegno: Quando le radici creano lavoro Fatti concreti, idee e proposte per creare economia dalle bellezze archeologiche e nat urali di Fiumicino e Ostia. Partecipano Vicepresidente della Regione Lazio e Assessore Formazione, Ricerca, Scuola, Università, Turismo – Massimiliano Smeriglio, Sindaco del Comune di Fiumicino Esterino Montino, Direttore Parco Archeologico Ostia Antica MariarosariaBarbera, Segretario Generale CGIL Roma e Lazio Michele Azzola, Presidente CNA Turismo Roma Marco Misischia, e Rappresentanti locali e regionali delle categorie legate al turismo.
7 novembre2017 Incontro con il mondo accademico delle Università pubbliche del Lazio e le realtà che hanno studiato il territorio di Ostia e Fiumicino. Partecipano circa 30 accademici/ricercatori delle Università del Lazio, rappresentanti della Regione, della Sovrintendenza Capitolina di Roma, Il Sindaco Esterino Montino del Comune di Fiumicino, Il direttore del Parco Archeologico Mariarosaria Barbera e i funzionari Paola Germoni e Roberto Sebastiani. Partecipano inoltre i rappresentanti della Fondazione Anna Maria Catalano, del Comitato FuoriPista e della CNA Confederazione Nazionale dell’artigianato e della Piccola e Media Impresa che gentilmente ha ospitato nella propria sede l’incontro.
17 luglio 2018 richiesto incontro a LORENZA BONACCORSI – Assessore Turismo e Pari Opportunità Regione Lazio con una delegazione del “Comitato Promotore Sistema Archeologico Integrato Fiumicino Ostia”.Scopo dell’incontro è parlare dei numerosi interventi programmatici e i finanziamenti che la Regione Lazio nella scorsa legislatura ha dedicato per la promozione e valorizzazione dei territori del X Municipio di Roma e del Comune di Fiumicino, tratteggiare insieme le prospettive future e il lavoro da svolgere, in particolare illustrare la nostra proposta per la realizzazione di un Centro regionale a Isola Sacra per valorizzare il patrimonio naturale, culturale e turistico fra Ostia e Fiumicino.
1 ottobre 2018 incontro con la segreteria dell’Assessore Turismo e Pari Opportunità nella Sede di ROMA della Regione Lazio e delegazione del comitato, presenti rappresentanti del mondo produttivo.
9 dicembre 2018 lanciata la petizione “A PARTIRE DA NOI” per un Piano Regolatore per il Turismo.
30 gennaio 2019 il Comitato inizia una nuova battaglia per trovare fondi a sostegno dei “I Carmosini“, una famiglia storica di maestri d’ascia di Fiumicino, che da circa 15 anni hanno iniziato, quasi completamente a loro spese, a costruire una nave da guerra romana: una Liburna a grandezza naturale dell’epoca di Traiano. Ora la costruzione è ferma, in mancanza di fondi, rischia di andare in malora.
9 giugno 2019 “Una pedalata per la Liburna” Una lunga biciclettata ha attraversato il paese attirando l’attenzione di cittadini e Istituzioni sulla Liburna, opera unica al mondo. L’obiettivo è il completamento dell’opera e la creazione di un parco didattico-scientifico a disposizione della comunità.
11 luglio 2019 nella Sala Matrimoni del Comune di Fiumicino è stato presentato il nuovo Sito del Comitato Promotore Sistema Archeo-Ambientale Integrato Fiumicino Ostia, che sarà utilizzato anche per rilanciare informazioni e iniziative di Associazioni, Comitati ed Istituzioni relative alla conoscenza e alla promozione del territorio. Un grazie particolare alla “Fondazione Anna Maria Catalano”, che con il suo contributto ne ha permesso la realizzazione.
21 maggio 2020 – il Comitato lancia un Appello al Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti “Da Ostia a Civitavecchia – Anche un nuovo modo di fare turismo ci salverà ” per ottenere finalmente un intervento attivo e di coordinamento della Regione Lazio, da svolgere direttamente sul territorio, e avviare quella trasformazione economica e sociale non più rinviabile. Successivamente invita le Associazioni, le Proloco e I Comitati dell’area del Litorale romano ad aderire e a farnee un documento condiviso, un Manifesto in cui il nostro Comitato sia solo uno dei tanti firmatari.
2ottobre 2020 PARTE IL PRIMO TIROCINIO “Conoscere per valorizzare. Una mappatura degli attrattori turistici dell’Alto Lazio da Ostia a Montalto di Castro”, , è stata stipulata una convenzione per tirocini curriculari con l’Università RomaTre. A seguito di tale convenzione, è iniziato il tirocinio di Amanda Minni, giovane laureata in Scienze della Comunicazione e attualmente studentessa del Master in Lingue, Comunicazione Interculturale e Management del Turismo, diretto dalla prof.ssa Barbara Antonucci.
26 ottobre 2020 presentato all’assessorato al turismo della Regione Lazio il progetto SAIL “Dove Roma incontra gli Etruschi e il Mare – VERSO UN SISTEMA TURISTICO ARCHEOAMBIENTALE INTEGRATO PER LA VALORIZZAZIONE DEL LITORALE LAZIALE.
7 novembre 2020 presentato al Comune di Fiumicino “LA LIBURNA – Nostra storia, nostro futuro” – PROGETTO SULLA RICOSTRUZIONE DI NAVE DA GUERRA ROMANA DELL’EPOCA DI TRAIANO.
28 novembre 2020 grande soddisfazione per la mozione presentata da tutti i gruppi consiliari, per il completamento della Liburna votata all’unanimità. La mozione decide che su questo modello di nave romana a grandezza naturale, cui sta lavorando da circa due decenni la famiglia Carmosini, i lavori possano riprendere.
Febbraio 22, 2021 Dopo anni di fermo, grazie ad una prima donazione di un’azienda, la Aries Sistemi si rianima a Fiumicino il cantiere per riprendere i lavori di costruzione della “Liburna”
Marzo 5, 2021 ER LA LIBURNA ARRIVANO LE RISORSE REGIONALI. L’intervento, per un ammontare di 30.000€, è stato riconosciuto da Lazio Crea in base al progetto presentato.
Aprile 8, 2021 una delegazione di società cinese visita il cantiere della Liburna Felix Lee, Overseas Managing Director EHANG (www.ehang.com)
Giugno 25, 2021 A partire da una mozione approvata da tutto il Consiglio Comunale e da un interessamento del Sindaco, arriva un aiuto tangibile: un contributo di 30.000€ che permetterà di continuare i lavori che erano stati da poco tempo ripresi grazie ricevuto tre mesi fa dalla Regione Lazio.
Luglio 9, 2021 Studiose francesi visitano la “Liburna”, Dominique Rivière, Professoressa presso il Dipartimento di Geografia dell’Università di Paris-Diderot, ha visitato insieme a Evelyne Bukowiecki archeologa dell’École Française de Rome, il cantiere della Liburna.
Luglio 30, 2021 presso la Biblioteca “Gino Pallotta” – Fregene, viene presentato il volume “Conoscere per valorizzare: Una mappatura degli attrattori turistici dell’Alto Lazio”, relativo ai 15 Comuni del Progetto SAIL, realizzato nell’ambito della convenzione per tirocini curriculari con l’Università RomaTre
Agosto 4, 2021 FIRMATO ACCORDO DI COLLABORAZIONE FRA SETTE ENTI: Comune di Fiumicino, MiC Parco archeologico di Ostia antica, Aeroporti di Roma S.p.A, Dipartimento di Architettura dell’Università Roma Tre, DigiLab – Centro interdipartimentale di ricerca dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale e Associazione di Promozione Sociale SAIFO, che vede la Liburna,fulcro di una più ampia azione di valorizzazione territoriale e dello sviluppo di un nuovo modello di coinvolgimento della cittadinanza e del fare Cultura.
Ottobre 12, 2021 il museo delle Navi, i Porti Imperiali e la Necropoli di Porto saranno finalmente aperti con gli stessi orari dei siti di Ostia Antica.
Ottobre 25, 2021 Nell’ambito del progetto “Una passeggiata attraverso i secoli” coordinata dalla Fondazione Annamaria Catalano in collaborazione con l’Istituto Leonardo da Vinci, studenti del terzo anno visitano la liburna.
Dicembre 2, 2021 TERRA, CUCINA E STORIA: UNA CENA PER RACCOGLIERE FONDI PER LA LIBURNA e PROMUOVERE PRODOTTI E SAPORI DEL TERRITORIO – L’ARSIAL – Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio ha approvato il ns. progetto “TERRA, CUCINA E STORIA”.
Aprile 8, 2022 nella Sala Ambrogio del Dipartimento Lingue, Letterature E Culture Straniere della Università RomaTre con la Prof. Barbara Antonucci – Direttore Master Lingue, Comunicazione Interculturale e Management del Turismo, si è esaminato il volume della mappatura dei 15 comuni del progetto SAIL e delle potenzialità anche sociali oltre che culturali della Liburna. Presenti il vicesindaco di Fiumicino, Ezio Di Genesio Pagliuca, l’Ing. Massimo Guidi Dirigente dell’Area Strategia del Territorio di Fiumicino e Massimiliano Valeriani Assessore Politiche Abitative, Urbanistica della Regione Lazio.
Aprile 24, 2022 con la partecipazione di più di 300 persone si è svolta una marcia che, partendo dall’Oasi Lipu di Ostia e percorrendo il corso del Tevere attraverso il ponte della Scafa, fino all’area dell’Isola Sacra all’altezza del Porto Romano, con lo scopo di chiedere alla Regione Lazio l’istituzione, su quella grande zona alle spalle di Passo della Sentinella, di un Monumento Naturale.
Settembre 5, 2022 durante l’iniziativa “COPRIAMOLA”, presso il cantiere della Liburna, vengono presentati i nuovi impegni della Regione Lazio e del Comune di Fiumicino per la Liburna, rispettivamente dalla Consigliera Regionale Michela Califano e dal Vice Sindaco di Fiumicino Ezio Di Genesio Pagliuca.
Comitato Promozione Sociale SAI.FO Sistema Archeoambientale Fiumicino Ostia
Portavoce: Raffaele Megna –
Coordinamento: Maria Carla Mignucci
Referenti Fiumicino: Oriana di Giandomenico -Sandra Felici –
Associazioni e cooperative: 5 ottobre, 99 fontanili, Biblioteca dei Piccoli, Biblioteca Gino Pallotta, Comprensorio Pesce Luna, Darwin Il Calamo, Il Faro all’Orizzonte, L’Info-Attiva di Ostia Antica, La Barba di Giove, La Madonnella, Lega Arco, Onda Democratica, Ostia in bici, Premio Fregene, Saudela, Sportiva Attletica Villa Guglielmi, Terrre – promozione sociale, Tradizioni vecchie/nuove, Maccarese-stazione, ViviAranova, Coop. Presenza Sociale, Coop. sociale Integrata Il Faro, Coop. Sociale Mobi Di-
Comitati: Cittadini Focene, Cittadino Isola Sacra
ProLoco: Pro Loco Fiumicino, Pro Loco Fregene Maccarese
Confederazioni di categoria: CNA di Roma e Confecommercio di Fiumicino
Sindacati: CGIL Roma Centro Ovest Litoranea, CISL territoriale , UIL territoriale
il Sindaco di Fiumicino e forze politiche trasversali di Fiumicino e alcune di Ostia
Federalberghi Delegazione Fiumicino, Golden Tulip Rome Airport Isola Sacra, Pizzeria “I40”, Ristorante Pinzimonio, 4DRG snc., Fondazione Anna Maria Catalano
Il Carnevale di Venezia, se non il più grandioso, è sicuramente il più conosciuto per il fascino che esercita e il mistero che continua a possedere ancora tuttora che sono trascorsi 900 anni dal primo documento che fa riferimento a questa famosissima festa.
Una volta all’anno Venezia è immersa in un’atmosfera davvero magica. E tutto perché nel mese di febbraio il carnevale affascina con i suoi incredibili costumi indossati sia i residenti della città che dai turisti, festeggiando insieme questo evento. Il Carnevale di Venezia è sinonimo di storia e tradizione con appuntamenti imperdibili come il Volo dell’Angelo, la festa delle Marie e le rievocazioni storiche in costume, quindi su la maschera per prendere parte a quello che è uno dei Carnevali più conosciuti ed apprezzati al mondo.
LE ORIGINI DEL CARNEVALE
Chi si trova a Venezia non può non visitare le botteghe che lavorano la cartapesta laddove continua la tradizione artigianale delle maschere le cui origini risalgono agli anni ’80 del XX secolo quando, a seguito della rinascita del Carnevale veneziano, dopo due secoli di decadenza e la stasi dettata dalla caduta della Repubblica di Venezia, ci fu un ritorno allo splendore.
IL SIGNIFICATO DELLA MASCHERA
La maschera era il simbolo della libertà e della trasgressione a tutte le regole sociali imposte dalla Repubblica Veneziana. A Venezia più che altrove era il simbolo della necessità di abbandonarsi al gioco, allo scherzo, alla trasgressione e all’ebbrezza della festa, un momento atteso da tutti, pronti ad indossare la tipica bauta e fantasiosi travestimenti per darsi appuntamento lungo le calli, nelle corti e prendere parte a un gioco di musiche e colori.
Osserviamo queste immagini e chiediamoci: come è stata creata tanta bellezza?
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