LIETTA TORNABUONI giornalista e critica cinematografica.
Lietta Tornabuoni-Nata a Pisa da un’antica famiglia aristocratica, iniziò la carriera giornalistica nel 1949 al settimanale “Noi Donne”. Nel 1956 collaborò con Novella ed in seguito con L’espresso, L’Europeo, La Stampa e Il Corriere della Sera. Oltre che cronista e critica cinematografica, pubblicò libri sul cinema e la televisione. Si legò in particolare a Torino, come inviata del quotidiano torinese La Stampa, il Torino Film Festival e le numerose iniziative del Museo nazionale del Cinema e le principali attività cinematografiche della città. Era sorella del pittore Lorenzo Tornabuoni
Aveva cominciato la professione nel 1949 a «Noi Donne», il settimanale dell’Udi, passando nel 1956 a «Novella», poi all’«Espresso»e all’«Europeo». Alla Stampa era arrivata nel 1970, dove ha continuato a lavorare fino a oggi, tranne un breve intervallo dal 1975 al 1978 al «Corriere della sera». Tra i suoi libri: «Sorelle d’Italia», «Album di famiglia della tv», «Era Cinecittà», dove raccontava la “grande famiglia” del cinema, e l’annuale appuntamento di «Al cinema», il volume che periodicamente raccoglieva le sue recensioni.
Raffaella Silipo di lei disse “Era critico cinematografico del nostro giornale: le sue recensioni asciutte e puntuali coglievano sempre il senso profondo dei film. Non si faceva problemi ad alternare il mestiere del critico a quello del cronista, guardava la realtà con curiosità inesausta e affettuoso disincanto, senso dell’umorismo tutto toscano e severo rigore sabaudo, prima di tutto con se stessa. Una gran signora del giornalismo italiano.”
Completa il suo ritratto Donata Righetti: “Lietta con il suo volto da madonna toscana, l’antica bellezza appesantita e l’instancabile presenza era una figura inconfondibile ai grandi eventi di cronaca e ai festival del cinema. Ammirata e anche temuta dai colleghi come concorrente imbattibile. Nei suoi articoli assente quel “colore” che capi e capetti delle redazioni esigevano per pigrizia dalle inviate, niente merletti di parole ma una prosa limpida, necessaria, elegante. Ogni fatto, ogni particolare, ogni nome controllati con implacabile precisione.” (Donata Righetti)
Nel mese di dicembre del 2010 Lietta fu ricoverata al Policlinico Umberto I di Roma per una caduta, muore l’11 gennaio a 79 anni.
I “Sonetti” è il più misterioso tra i libri di Shakespeare. Sulla loro storia esterna sappiamo poco. E’ probabile che venissero scritti tra il 1593 e il 1595, per il conte di Southampton, sebbene alcuni sonetti (che risentono l’influenza di Donne) sembrino più tardi. Una cosa è più certa: i “Sonetti” sono un grande libro filosofico, forse il libro di Shakespeare dove il complicatissimo intreccio delle metafore viene più drammaticamente teso da una straordinaria forza intellettuale. Senza proporselo, Shakespeare riuscì a fondere le due tendenze opposte della cultura dell’Occidente. Da un lato l'”amico” che egli canta è un archetipo platonico, incarnato in un essere umano, nel quale si riflettono tutti i tratti della bellezza e dell’amore di ogni tempo. Ma, dall’altro, questo archetipo si trasforma all’infinito; la forma immobile subisce un’incessante metamorfosi ovidiana, una moltiplicazione nella mobilità fluttuante della natura. Così i “Sonetti” sono insieme il poema dell’eterno e dei disastri, della rovina (ma che trionfali disastri, che sontuosa rovina!) del tempo. Un altro grande tema è la disperata schiavitù, l’atroce carcere della passione amorosa.
La traduzione fedelissima di A. Serpieri è accompagnata da un commento che rappresenta uno dei culmini dell’arte moderna dell’interpretazione. Ogni parola, ogni immagine, ogni concetto sono interpreti nel loro concreto aspetto linguistico, e insieme visti come forme di quell’ “unico poema”, di cui parlava Coleridge; di un solo, immenso tappeto metaforico, al quale attraverso Shakespeare ha collaborato tutto l’universo.
A soli 14 anni organizzò iniziative studentesche nella Roma occupata dai tedeschi.
Nel dopoguerra si iscrisse al Partito Comunista.
Assistente di Antonioni e Visconti.
Il suo primo lungometraggio fu GLI SBANDATI del 1955, sui temi della Resistenza.
Si possono poi ricordare GLI INDIFFERENTI del 1964 dal romanzo di Alberto Moravia;
IL SOSPETTO del 1975, sugli anni della clandestinità durante il fascismo, con Gian Maria Volonté, Renato Salvatori e Annie Girardot; STORIA D’AMORE del 1986.
Um dia
também eu sairei porta fora
caminharei nas ruas
ausente de sentido
atravessando esplanadas
e jardins
bairros que não conheço
irei em frente
sem parar nas lojas elegantes
da Avenida
que pouca Liberdade tem
irei assim
perdida e sem destino
descendo
à beira-rio
quando me virem na água
darão então por mim
(in Dizer, 2021, p. 13)
*
UN GIORNO, DICE LA DONNA
Un giorno
anch’io uscirò fuori casa
camminerò per le strade
errante
attraversando piazzali
e giardini
quartieri che non conosco
andrò avanti
senza fermarmi in quei negozi di lusso
dell’Avenida
che poca Liberdade ha
andrò così
persa e senza meta
scendendo
verso la sponda del fiume
quando mi vedranno nell’acqua
si accorgeranno di me
*
AO MODO DE ALBERTO CAEIRO,
O MESTRE E ALTER EGO…
Vivemos entre dois mundos.
Um a que chamamos real, objectivo, quotidiano, normal.
Mas que não é nada disso, é tão ilusório, esse mundo real,
como qualquer outro que possamos fantasiar. São palavras, essas que repetimos e que não chegam a convencer: o que é
ser real, o que é ser objectivo, o que é ser normal? Onde
está ela, essa normalidade, que não encontro em ninguém?
Nem em mim nem nos outros, nem sequer no espaço sideral?
Para cada outro há uma palavra que se diz objectiva, real,
com o ar mais natural…
A cada um seu real, e assim cai por terra a ilusão que eu
tinha de um dos mundos…
Quanto ao outro, em que também julgo viver: é mais
íntimo, mais secreto, mais fraterno, será esse afinal o nosso
mundo real? O das escapatórias, das fantasias, dos rebanhos
que são montes de pensamentos por alinhar ao assobio de
um cão? E o cão? É ele elemento real? Ladra, como se deve
ladrar? Abana a cauda a sorrir? Ou vive apenas na ideia do
poeta, uma cabeça que nem ela é inteira…
Disse: vivemos entre dois mundos. Mas serão dois? Serão
mundos? Serão poucos, serão muitos? E como me permito,
eu que tanto hesito e duvido, usar este plural?
(in Dizer, 2021, p. 61)
*
ALLA MANIERA DI ALBERTO CAEIRO ,
IL MAESTRO E L’ALTER EGO.
Viviamo tra due mondi.
Uno che chiamiamo reale, oggettivo, quotidiano, normale.
Ma che non è nulla di tutto ciò, è così illusorio, questo mondo reale
come qualsiasi altro su cui possiamo fantasticare. Sono parole,
queste che ripetiamo e che non riescono a convincerci: cos’è
essere reale, cos’è essere oggettivo, cos’è essere normale? Dove
si trova lei, questa normalità che non riesco a trovare in nessuno?
Né in me né in altri, nemmeno nello spazio sidereo?
Per ogni altro c’è una parola che si definisce oggettiva, reale,
con l’aria più naturale…
A ognuno il suo reale, e così cade a terra l’illusione che io
avevo di uno dei mondi…
Quanto all’altro, in cui altrettanto credo di vivere: è più
intimo, più segreto, più fraterno, sarà questo alla fine il nostro
mondo reale? Quello delle scappatoie, delle fantasie, delle greggi
che sono mucchi di pensieri da allineare con il richiamo di
di un cane? E il cane? È un elemento reale? Abbaia, come si deve
abbaiare? Scodinzola sorridendo? O vive solo nell’idea del
poeta, una testa che non è nemmeno intera…
Ho detto: viviamo tra due mondi. Ma sono due? Saranno
mondi? Saranno pochi, saranno molti? E come mi sono permessa,
proprio io che esito e dubito tanto, a usare questo plurale?
*
O AMOR O ANJO E O CÃO
(para a Ana Maria Pereirinha, 2020)
Havia amor por ali,
uma entrega tão subtil
que não podia ser dita
cortava a respiração
só podia ser vivida
em segredo
e só de dia
quando o Anjo os protegia…
Ainda assim havia a noite,
a floresta e o jardim,
um cão amigo a brincar
um céu com novas estrelas
acesas para o amor
que seria amor sem fim
(in Dizer, 2021, p. 64)
*
L’AMORE, L’ANGELO E IL CANE
(per Ana Maria Pereirinha, 2020)
C’era amore lì
una dedizione così sottile
che non poteva essere detta
toglieva il fiato
poteva solo essere vissuta
in segreto
e solo durante il giorno
quando l’Angelo li proteggeva…
Eppure c’era la notte
la foresta e il giardino,
un cane amichevole che giocava
un cielo con nuove stelle
illuminate per l’ amore
che era amore senza fine
Breve biografia di Yvette K. Centeno è nata a Lisbona nel 1940 in una famiglia di origine tedesco-polacca. È sposata, ha quattro figli e la musica e la letteratura abitano, da sempre, la sua casa. Si è laureata in Filologia Germanica con una tesi su L’uomo senza qualità di Musil e si è addottorata con una tesi sull’Alchimia nel Faust di Goethe. Dal 1983 è Professoressa Ordinaria all’Universidade Nova de Lisboa, dove ha fondato il Gabinete de Estudos de Simbologia, attualmente parte del Centro de Estudos do Imaginário Literário. Sin da giovane, si è interessata al teatro, ha scritto commedie e racconti e ha fondato il CITAC a Coimbra. Ha pubblicato letteratura per bambini, saggi di ricerca, poesia, teatro e narrativa, con romanzi come Três histórias de amor (1994), Os jardins de Eva (1998) e Amores secretos (2006), con parte della sua opera tradotta in Francia, Spagna e Germania. Tra gli autori che ha tradotto ci sono Shakespeare, Goethe, Stendhal, Brecht, Rilke, Celan e Fassbinder.
*
Traduttore Matteo Pupillo ha conseguito la laurea magistrale in Lingua e Letteratura Portoghese presso l’Universidade Nova de Lisboa. A settembre del 2021, ha vinto una borsa di ricerca dottorale in Letterature Comparate e, attualmente, è dottorando presso il Centro de Estudos em Letras dell’Università di Évora, nonché Cultore della Materia in Lingua e Traduzione Portoghese e Brasiliana presso l’Università per Stranieri di Siena. Precedentemente, invece, è stato professore a contratto di Lingua Portoghese. Partecipa attivamente a congressi internazionali e i suoi interessi di ricerca vertono prevalentemente su scrittrici portoghesi e brasiliane e didattica del portoghese per stranieri. È membro dell’Associazione Internazionale dei Lusitanisti (AIL) e socio sostenitore dell’Associazione Italiana di Studi Portoghesi e Brasiliani (AISPEB).
*
Yvette K. Centeno – Inediti (trad. di Matteo Pupillo)
FOTO DI PROPRIETA’ DI Alexandre Almeida.
Biblioteca DEA SABINA
-La rivista «Atelier»-
http://www.atelierpoesia.it
La rivista «Atelier» ha periodicità trimestrale (marzo, giugno, settembre, dicembre) e si occupa di letteratura contemporanea. Ha due redazioni: una che lavora per la rivista cartacea trimestrale e una che cura il sito Online e i suoi contenuti. Il nome (in origine “laboratorio dove si lavora il legno”) allude a un luogo di confronto e impegno operativo, aperto alla realtà. Si è distinta in questi anni, conquistandosi un posto preminente fra i periodici militanti, per il rigore critico e l’accurato scandaglio delle voci contemporanee. In particolare, si è resa levatrice di una generazione di poeti (si veda, per esempio, la pubblicazione dell’antologia L’Opera comune, la prima antologia dedicata ai poeti nati negli anni Settanta, cui hanno fatto seguito molte pubblicazioni analoghe). Si ricordano anche diversi numeri monografici: un Omaggio alla poesia contemporanea con i poeti italiani delle ultime generazioni (n. 10), gli atti di un convegno che ha radunato “la generazione dei nati negli anni Settanta” (La responsabilità della poesia, n. 24), un omaggio alla poesia europea con testi di poeti giovani e interventi di autori già affermati (Giovane poesia europea, n. 30), un’antologia di racconti di scrittori italiani emergenti (Racconti italiani, n. 38), un numero dedicato al tema “Poesia e conoscenza” (Che ne sanno i poeti?, n. 50).
Direttore responsabile: Giuliano Ladolfi Coordinatore delle redazioni: Luca Ariano
Redazione Online Direttori: Eleonora Rimolo, Giovanni Ibello Caporedattore: Carlo Ragliani Redazione: Mario Famularo, Michele Bordoni, Gerardo Masuccio, Paola Mancinelli, Matteo Pupillo, Antonio Fiori, Giulio Maffii, Giovanna Rosadini, Carlo Ragliani, Daniele Costantini, Francesca Coppola.
Redazione Cartaceo Direttore: Giovanna Rosadini Redazione: Mario Famularo, Giulio Greco, Alessio Zanichelli, Mattia Tarantino, Giuseppe Carracchia, Carlo Ragliani.
Contattaci
http://www.atelierpoesia.it
La rivista «Atelier» ha periodicità trimestrale e si occupa di letteratura contemporanea.
direzioneatelierpoesiaonline@gmail.com
Per tutte le comunicazioni e proposte per Atelier Online, sia di pubblicazione di inediti che di recensioni vi preghiamo di scrivere al seguente indirizzo mail di direzione: eleonorarimolo@gmail.com
CARLA CERATI muore a Bergamo il 19 febbraio 2016, è stata una fotografa e scrittrice italiana.
Comincia la professione nel 1960 come fotografa di scena, poi si dedica al reportage e al ritratto “… con la macchina fotografica non puoi raccontare il passato ma solo il presente. Con la scrittura puoi scavare nella memoria, puoi inventare e puoi ricostruire”.
Nel 1969 la casa editrice Einaudi pubblica, insieme a Gianni Berengo Gardin, il volume “Morire di classe” a cura di Franco Basaglia e Franca Basaglia Ongaro dove appaiono toccanti foto prese in vari manicomi italiani. Il libro diventa presto, secondo Franca Ongaro, un documento ormai storico nel reportage sugli ospedali psichiatrici. “Morire di classe” documentava la situazione manicomiale degli internati di alcuni ospedali psichiatrici dove due grandi fotografi, Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin, coinvolti nell’impresa avevano avuto il permesso di entrare e fotografare. Prima di allora non era possibile farlo, per non ledere – si diceva – la dignità dei malati. Sono immagini dure di donne e di uomini prigionieri, incarcerati, legati, puniti, umiliati «ridotti a sofferenza e bisogno» (Primo Levi). Sul Corriere della Sera nel 2005, Carlo Arturo Quintavalle scriverà a commento del libro: “E si vedano le foto di Carla Cerati che riprende un’immagine divenuta emblematica: l’uomo, mani sulla testa rapata, accovacciato contro un muro (1968); sono queste foto, e quelle di Luciano d’Alessandro (1965-68), insieme all’impegno dei Basaglia e di molti altri con loro, che faranno chiudere i manicomi, luoghi di terribile segregazione fino ad allora ignorati”.
Nel 1974 pubblica, con l’editore Mazzotta, un nuovo volume che comprende 34 foto dal titolo “Forma di donna”.
Come narratrice esordisce nel 1973 con “Un amore fraterno”. Ha pubblicato numerosi romanzi che, tradotti in diverse lingue e accolti con pieno successo da pubblico e critica, sono stati vincitori di alcuni noti premi.
Più della metà dei suoi romanzi fino ad ora pubblicati (2008) hanno avuto l’attenzione di premi letterari di importanza nazionale dimostrando qualità narrative non comuni.
Nel 1975 pubblica il romanzo “Un matrimonio perfetto”, finalista al Premio Campiello; nel 1977 scrive La condizione sentimentale vincendo il Premio Radio Montecarlo; nel 1990 pubblica La cattiva figlia e ottiene il prestigioso Premio Comisso; nel 1992 con La perdita di Diego giunge finalista al Premio Strega; nel 1994 con L’intruso le viene assegnato il Premio Feudo di Maida, il PremioSpeciale Il Molinello e il Premio Vincenzo Padula-Città di Acri; nel 1996 con L’amica della modellista vince il Premio Nazionale Alghero Donna di Letteratura e Giornalismo nella sezione narrativa.
Abbazia di FARFA-Presentato il docufilm “𝗚𝗿𝗲𝗴𝗼rio 𝗱𝗮 𝗖atino”
Farfa 18 marzo 2023-Grande successo, e tanti applausi per il docufilm “Gregorio da Catino” presentato all’Abbazia di Farfa lo scorso sabato. Ideato dal regista Guerrino Filippini e promosso dall’Associazione “Amici del Museo “di Poggio Mirteto, il progetto di divulgare con la leggerezza dell’estro l’immane portata storica di Gregorio ha trovato compimento e soprattutto ha tolto un po’ di polvere su una figura rimasta a lungo in penombra.
Scuole, piazze, vie a lui intitolare non potevano bastare ad accendere la curiosità, quel motore che spinge alla conoscenza che, in questo caso, apre la porta a una storia che rimanda alle radici e quindi all’identità del territorio sabino. Con un gioco equilibrato delle parti – interviste agli storici, momenti di recitazione corale e individuale degli straordinari attori locali, voce narrante, immagini potenti che ritraggono la immutata bellezza dei diversi siti sabini – il regista Filippini ha riconsegnato agli occhi di oggi la memoria di un lontano ieri. Il potere delle immagini – che in questa società prevalgono – diventa proficuo per coloro che scendono tra le righe della storia che, in tal modo, possono più facilmente divulgare i propri studi, più lenti e silenziosi.
Conclusa la proiezione del docufilm hanno preso la parola gli esperti: Tersilio Leggio, storico del medioevo; Umberto Longo, professore di storia medievale e storia delle istituzioni ecclesiastiche Università “Sapienza” di Roma e Francesco D’Angelo, assegnista di ricerca in Storia Medievale Università “Sapienza” di Roma. Interessanti le loro riflessioni sulla proiezione che ha già fatto il suo ingresso in diverse scuole del territorio.
“Lo reputo un esperimento molto importante, il primo di questo tipo a livello territoriale – spiega Tersilio Leggio-. Un primo passo per cercare di avvicinare un pubblico maggiore a quella che è la storia dell’Abbazia perché ovviamente si tende sempre a semplificare. Ora dobbiamo cercare di non complicarla ma di far diventare vicini alle persone dei beni che altrimenti resterebbero poco noti o noti solo a una fascia ristretta di ricercatori. Il docufilm, che tende a drammatizzare alcuni aspetti, ha la funzione di dare immediatezza al racconto e quindi lo reputo un esperimento di buon livello che può dare un bel contributo all’opera di divulgazione. Parola quest’ultima che rientra pienamente nella logica di quello che da sempre fanno gli ‘Amici del Museo’”.
“Trovo che questa sia veramente una bella e importante occasione per la promozione della memoria di un territorio attraverso la comunità che lo abita – dichiara Umberto Longo-. Quest’ultimo aspetto lo reputo fondamentale. L’associazione ‘Amici del Museo’ di Poggio Mirteto ha fatto un’opera meritoria perché ha realizzato un tipo di comunicazione storica attraverso una narrazione e una rappresentazione che non si cala dall’alto, in una direzione troppo scientifica. Un tipo di testimonianza che rende più facilmente fruibile la memoria di un personaggio importante per la Sabina come Gregorio da Catino e che può aiutare la comunità a riflettere sulla propria identità”.
“Certamente è un’operazione importante perché dà un volto a questo monaco del quale molti fino adesso conoscono solo il nome e non sanno neanche bene quale sia stato il suo ruolo e la sua storia – spiega Francesco D’Angelo-. Invece grazie a questo docufilm gli spettatori, gli studenti ma anche tutti coloro che conoscono e frequentano l’Abbazia di Farfa potranno meglio collegare questo nome a una storia e capire la sua importanza per il territorio.
Soprattutto rende bene le dinamiche interne del monastero di Farfa con una comunità monastica così grande in cui anche i rapporti tra abati e monaci che non sempre erano idilliaci e cordiali ma, al contrario, alcune volte erano animati da tensioni e conflittualità . Ben evidenziata e delineata la personalità di Gregorio che vive in prima persona e con sofferenza un momento complicato e agitato per l’Abbazia questo sino al punto che sarà costretto in a fuggire in esilio: prima nell’eremo, sul monte S. Martino e poi nel monastero di San Lorenzo in Picte dove peraltro sorgerà l’abitato di Poggio San Lorenzo. Certamente questo documentario può facilitare l’incontro degli studenti con Gregorio e magari far nascere in molti di loro la curiosità e il desiderio di approfondire la sua vicenda e quella dell’Abbazia farfense in un momento di passaggio quale fu il XII secolo”.
Per la promozione della Sabina interviene anche il regista Guerrino Filippini che anticipa, a piccole dosi, i nuovi progetti dell’Associazione “Amici del Museo” di Poggio Mirteto:
“L’intenzione è sempre stata di promuovere questo territorio. Quando mi sono trasferito in questa terra e ho subito notato quanto fosse ingiustamente bistrattata e quanto poco valore fosse dato alla sua cultura sia passata e sia presente. Gregorio da Catino fa parte di una serie di documentari che ho realizzato per gli ‘Amici del Museo’ con i quali ci sono sempre dei nuovi progetti legati a personaggi che hanno avuto un peso sulla storia locale. Come quello su Elpidio Benedetti che ha portato qui in Sabina alcune opere di Plautilla Bricci o anche quello che vorrebbe ripercorrere la storia della Sabina partendo dall’antichità. Nel docufilm abbiamo visto alcune scene con San Martino vecchio, ma sappiamo che nasce con la dea Vacuna e , su di esso fu costruito il primo insediamento dei monaci?”.
Foto: Filippini-Articolo Redazione Sito web dell’Abbazia di Farfa
Comune di MOMPEO (Rieti)-Evento Culturale “DANTEDI’”
MOMPEO-Dal 2020 il 25 marzo, giorno in cui gli studiosi fanno risalire l’inizio del viaggio di Dante nei tre Regni dell’aldilà descritto nella Divina Commedia, è la Giornata nazionale dedicata al Sommo Poeta, il “Dantedì”.
A Mompeo sabato 25 marzo alle ore 19.00 si potrà vivere un Dantedì speciale. Attraverso le suggestioni, le immagini, le letture e le scenografie digitali grandiose dello spettacolo “Dante – A riveder le stelle”, che andranno ad animare le mura del Cortile del Castello Orsini Naro, il pubblico potrà accompagnare Dante e Virgilio nel loro Viaggio tra i gironi dell’Inferno fino a uscire “a riveder le stelle.
Lo spettacolo “Dante – A riveder le stelle” del Teatro Potlach con la regia di Pino Di Buduo, creato nel 2021 in occasione dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, grazie alle videoproiezioni di ultima generazione trasformerà le antiche mura del Cortile interno del Castello Orsini Naro di Mompeo in gigantesche scenografie digitali che trasporteranno gli spettatori, guidati da voci narranti, nei gironi infernali a contatto con i grandi Personaggi della Commedia fino alla discesa agli Inferi e poi… “a riveder le stelle”.
“Dante – A riveder le stelle” è uno spettacolo inserito nell’ambito della Rassegna di spettacoli dal vivo “A Porte Aperte”, vincitrice dell’”Avviso pubblico per il sostegno a progetti di valorizzazione del patrimonio culturale attraverso lo spettacolo dal vivo nella Regione Lazio” della Regione Lazio
L’ingresso è totalmente libero. Lo spettacolo grazie al suo forte e suggestivo impatto visivo si appresta ad essere apprezza da un pubblico di tutte le età.
E non è tutto dalla mattina
FESTA di primavera a cura della Pro Loco di Mompeo
dalle 10.00 scambio di talee, caccia alle uova di Pasqua, piantumazione di alberi, piccolo mercato…. pranzo e altro.
Ambientato tra Praga e la campagna toscana, Il suono rosso racconta l’incontro denso di conseguenze tra Daniel Wien, un giovane violoncellista in crisi, e il celebre maestro Aron Feuerlicht, sparito dai palcoscenici internazionali dopo essere sopravvissuto alla Shoah suonando nell’orchestra di Auschwitz. Sullo sfondo un’avvincente storia d’amore, alcune memorabili lezioni di musica, l’irresistibile mondo dell’opera e il sorprendente potere del passaggio della memoria tra le generazioni.
Un racconto sconvolgente: la memoria, la riscoperta del passato. Elli Stern, scrittrice e traduttrice, unisce la verve narrativa all’ambientazione musicale: il suo romanzo Il suono rosso offre uno spaccato sul mondo musicale passato e presente, fra drammi storici e vicende personali, culminando in una rievocazione del destino dei musicisti nei campi di concentramento nazisti che non può lasciare indifferenti.
Zecchini Editore
Via Tonale 60, 21100 Varese (Italy)
Telefono:
+39 0332 331041
Fax:
+39 0332 331013
Richiedete il libro nei migliori negozi o a questo link:
Francesca Menchelli–Buttini-Sui drammi per musica di Alessandro Scarlatti dopo il 1702
NeoClassica Editore-Roma
Descrizione
Il volume concerne i drammi per musica di Alessandro Scarlatti dal Flavio Cuniberto, allestito a Pratolino nel 1702, alla Griselda, apparsa a Roma nel 1721. Vengono prese in considerazione le “prime” intonazioni la cui responsabilità sia attribuibile per intero al musicista palermitano, più le tarde rielaborazioni d’autore per Roma di due dei lavori scritti originalmente per Pratolino: Turno Aricino (1720) e Arminio (1722). La materia è suddivisa in due parti: la prima contiene sia un esame dei soggetti, dei nuclei drammatici e degli eventuali accomodi (in caso di libretti di lungo corso) dei drammi per musica di Scarlatti, sia un quadro delle caratteristiche stilistiche e formali della musica in ottica generale e sistematica; la seconda parte descrive più in dettaglio, e in prospettiva cronologica, le intonazioni di cui sussistano fonti, in specie riguardo ai rapporti e alle alternative possibili fra musica, parole e gesto negli snodi melo-drammatici di maggior rilievo.
SOMMARIO
PREMESSA
ELENCO DEGLI ESEMPI MUSICALI
ASPETTI STORICI, ESTETICI E FORMALI
Luoghi, occasioni, drammi
Scene comiche
Forme e mezzi compositivi
LE OPERE
Il Flavio Cuniberto
Arminio
Turno Aricino
Il Mitridate Eupatore
Il trionfo della libertà
L’amor volubile e tiranno
La principessa fedele
La fede riconosciuta
Il Ciro
Scipione nelle Spagne
L’amor generoso
Tigrane
Carlo re d’Alemagna
Telemaco
Cambise
Marco Attilio Regolo
Griselda
ESEMPI MUSICALI
BIBLIOGRAFIA
INDICE DEI NOMI
Casa editrice -NeoClassica srl
Via Latina 110, 00179 Roma info@neo-classica.com
Questo sito usa i cookie per migliorare la tua esperienza. Chiudendo questo banner o comunque proseguendo la navigazione nel sito acconsenti all'uso dei cookie. Accetto/AcceptCookie Policy
This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish.Accetto/AcceptCookie Policy
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.