Velletri (Roma)- Programma dei Musei Civici per la 29^Festa delle Camelie-
Velletri-Sabato 22 e domenica 23 marzo si svolgerà a Velletri la 29° Festa delle Camelie e per l’occasione i Musei Civici di Velletri: Museo Archeologico O.Nardini, Museo di Geopaleontologia e Preistoria dei Colli Albani e Area Archeologica delle SS. Stimmate, apriranno entrambi i giorni dalle ore 10.00 alle ore 19.00.
La giornata di sabato 22 inizierà alle ore 1o.30 con il laboratorio dedicato ai bambini dai 3 ai 5 anni Fiori tra i capelli, in cui i piccoli dopo una lettura animata sul tema dell’amicizia e dell’inclusione, creeranno un copricapo di fiori di carta da indossare durante la festa. Lo stesso si ripeterà domenica 23 alle ore 15.00 per bambini dai 6 anni in su.
Alle 12.00 sia di sabato 22 che di domenica 23 partirà una visita guidata all’Area Archeologica delle SS. Stimmate, mentre domenica 23 alle 18.00 accompagneremo i visitatori al Museo di Geopaleontologia e Preistoria dei Colli Albani alla scoperta di fossili e di altre testimonianze ritrovate nel nostro territorioper raccontare la Preistoria; sabato 22 alle 15.00 ripeteremo un’esperienza che ha già avuto grande successo: In Con-Tatto con la Preistoria, una visita guidata tattile in cui i partecipanti grandi e piccoli, tutti bendati, potranno toccare fossili, rocce e altri oggetti risalenti a migliaia di anni fa.
Velletri (Roma)- Programma dei Musei Civici per la 29^Festa delle Camelie
I fiori raccontano sarà un itinerario nel Centro storico tra chiese, strade e musei che avrà come tappa sabato 22 la Chiesa di Santa Lucia V.M. mentre domenica 23 si fermerà alla Chiesa di Sant’Antonio Abate per cercare in entrambi gli itinerari i fiori nascosti negli angoli di Velletri.
Sabato 22 alle ore 16.00 il percorso partirà da Piazza Martiri di Pratolungo, dove si trova il Giardino delle camelie mentre domenica 23, per lo stesso orario, l’appuntamento sarà davanti alla fontana di Piazza Mazzini. La direttrice museale, Raffaella Silvestri, accoglierà i visitatori sia sabato che domenica alle ore 17.00 nell’iniziativa Il tè delle camelie. Tra le Metamorfosi di Ovidio e le rappresentazioni nell’arte per scoprire come i reperti esposti nel Museo Archeologico parlino di mitologia ancora oggi tra letteratura e arte.
Sabato 22 alle ore 18.00 all’Area archeologica delle SS.Stimmate verrà presentato il libro Rimpianti e rimorsi di un uomo qualunque, in presenza dell’autore Manlio Lilli e del Prof. Marco Nocca.
Domenica 23 alle 10.30 al Museo di Geopaleontologia e Preistoria e nella Sala Conferenze dei musei il pubblico adulto potrà imparare a preparare degli oleoliti con piante officinali spontanee che si trovano nelle aree naturali dei dintorni, sotto la guida di una biologa con specializzazione in botanica e abilitazione professionale. I prodotti realizzati saranno destinati ad un utilizzo ad uso topico per migliorare il benessere della pelle, dei capelli o come olio da massaggio. Tutto il materiale necessario verrà fornito insieme ad un taccuino per le ricette.
Alle ore 15.00 di domenica 23 partirà da Piazza Mazzini la Riproposizione della festa romana delle Floralia a cura del Gruppo Archeologico Veliterno A.p.s. E di Il Flauto Magico A.p.s. che si concluderà di fronte all’Area archeologica delle SS. Stimmate.
In occasione della Festa delle Camelie il biglietto di ingresso ai Musei sarà ridotto
(3,00 € per l’ingresso a un museo; 5,00 € per l’ingresso nei due musei; 1,00 € per l’ingresso all’Area archeologica).
Visite guidate e In Con-Tatto con la Preistoria
Durata: un’ora circa.
€ 4,00 a partecipante
Prenotazione consigliata
Itinerario I fiori raccontano
Durata: un’ora e mezza circa.
gratuito
Prenotazione obbligatoria.
Laboratorio Fiori tra I capelli
Durata: un’ora e mezza circa.
€ 3,00 a partecipante.
Prenotazione obbligatoria.
Il tè delle camelie
Durata: un’ora circa.
Gratuito
Prenotazione consigliata
Preparazione di oleoliti e guida al riconoscimento di piante officinali
Durata: due ore circa.
€ 25,00: 1 persona; € 40,00: 2 persone
Itinerario Riproposizione della festa romana delle Floralia
Durata: un’ora circa.
Gratuito
Presentazione del libro Rimpianti e rimorsi di un uomo qualunque
Durata: un’ora circa
Gratuito
Per informazioni e prenotazioni:
06 9615 8268 – 3441547465 – museicivicivelletri@gmail.com
Velletri (Roma)- Programma dei Musei Civici per la 29^Festa delle Camelie
PIAF di Federico Malvaldi in scena domenica 23 marzo all’Altrove Teatro Studio-Roma-
Veronica Rivolta-Attrice
Roma-Domenica 23 marzo l’Altrove Teatro Studio accoglie PIAF di Federico Malvaldi, un viaggio nella vita della cantante de’ La Vie En Rose, con Veronica Rivolta. Una storia tormentata che inizia su un marciapiede di Parigi, davanti al numero 72 di rue Belville: meno di due chilometri dalla tomba del Père Lachaise dove adesso riposa in un trionfo di fiori.
Una donna troppo piccola, per una voce così grande. Questo dicevano di lei. E da questo aneddoto si sviluppa un racconto fatto di musica, amore, autodistruzione, disperazione e momenti di intensissima felicità.
Al centro di tutto, oltre alla vita, ci sono le sue canzoni più celebri – Je Ne Regrette Rien, Padam Padam, Hymne A L’Amour – e soprattutto la sua voce vibrante e potente, capace di raggiungere picchi di intensità così alti da dimenticare che il corpo che la contiene sta lentamente morendo a causa di un’esistenza sregolata. Un’esistenza che solo i più grandi e i più disperati si possono permettere di vivere.
PIAF non vuole essere uno spettacolo autobiografico, ma il tentativo di far continuare a vivere la grandezza di una donna e della sua voce, icona di Francia e del mondo intero: perché ancora oggi, in qualunque angolo del mondo ti trovi, quando senti gracchiare da un vecchio disco La Vie En Rose ti vedi apparire davanti le strade, i quartieri, le luci, i caffè di Parigi, e pensi che non si possa vivere altrove.
PIAF
di Federico Malvaldi
con Veronica Rivolta
regia Rivolta/Malvaldi
Domenica 23 marzo ore 17
Altrove Teatro Studio – Via Giorgio Scalia, 53 Roma
Biglietti: Intero 15€_ Ridotto 10€
Altrove Teatro Studio – Via Giorgio Scalia 53, Roma
Per informazioni e prenotazioni: telefono 3518700413, email ipensieridellaltrove@gmail.com
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Roma, al Teatro di Villa Lazzaroni, il 21 marzo, ISABEL con Caroline Loiseau-
Approda a Roma, al Teatro di Villa Lazzaroni, il 21 marzo, ISABEL tratto da una storia vera, spettacolo di Aleksandros Memetaj e Yoris Petrillo.“Isabel – tratto da una storia vera” è uno spettacolo che si muove tra teatro, danza, e narrazione; lo spettacolo racconta la vita di una donna e della sua famiglia, attraversando le vicende sociali e politiche dell’Argentina tra il 1963 ed il 2022. Isabel è una donna, molte donne, è figlia, sorella e madre. Isabel è la forza dell’essere umano, il sorriso sulle labbra di una ragazzina felice per un raggio di sole. Isabel è la costante ricerca della normalità e della quotidianità perduta, è la speranza che fatica a soccombere, Isabel è la forza di adattarsi ai cambiamenti. Isabel è una donna semplice e come lei ce ne sono tante. Questa storia è come tante altre storie, solo che questa è la storia di Isabel e per questo è speciale e unica.
Teatro di Villa Lazzaroni, ISABEL con Caroline Loiseau-
Lo spettacolo e i fatti raccontati all’interno sono ispirati alla storia vera di Victoria Donda: prima figlia di “desaparecidos” ad essere eletta alla Camera dei deputati argentina.“Ero stato mandato a Buenos Aires, in Argentina, dal mio capo redattore nel dicembre 2022. Dovevo documentare l’entusiasmo del popolo argentino dopo la vittoria del mondiale. Ero molto felice, era tutta la vita che volevo andarci… Gli argentini non avevano ancora smesso di festeggiare. Ogni quartiere, ogni Barrio di Buenos Aires aveva la sua gigantografia, il suo santo calcistico preferito. In uno trovavi Lionel Messi, poi Angel di Maria, e poi in quasi tutte c’era Diego Armando Maradona… Ho continuato a camminare e alla fine mi sono ritrovato davanti Plaza de Mayo, una piazza che non è facile da raccontare… È dispersiva, non si capisce dove inizi e dove finisca… c’è un muro, un vecchio muro. Li sopra ci sono foto, manifesti, cartelloni, testimonianze delle Madri di Plaza de Mayo, testimonianze dei desaparecidos argentini. Su quel muro ci sono i segni della storia moderna dell’Argentina. È lì che ho incontrato Isabel. Stava seduta su una panchina. Fissava un punto della piazza e sorrideva. Poi si è girata, mi ha visto, mi ha sorriso. Si è alzata e mi è venuta incontro. Io non so come sia successo, ma in quel momento ho capito che non ero in Argentina per la “fiesta del mondial”, ero lì per un altro motivo, per ascoltare la sua storia. La storia di una famiglia qualsiasi. Una storia racchiusa in 50 anni di Argentina. Ecco… di questo parla quest’intervista, di Isabel, di sua madre Corita, di suo padre Paulo e di suo zio Raul… E pensare che io ero lì per documentare la festa dei mondiali.”
Teatro di Villa Lazzaroni, ISABEL con Caroline Loiseau-
Isabel,tratto da una storia vera
Di Aleksandros Memetaj e Yoris Petrillo
Con Caroline Loiseau
Musica dal vivo Marco Memetaj
Produzione Anonima Teatri / Twain Centro Produzione Danza
In residenza presso Teatro Il Rivellino, Spazio Fani, Supercinema – Tuscania, Teatro “LaBottega” – Carloforte
Con il sostegno di Tersicorea / progetto RIZOMI – Residenza “Artisti nei Territori”
Carloforte/Isola di San Pietro/Teatro “La Bottega”
Con il contributo di MiC – Ministero della Cultura, Regione Lazio, Fondazione Carivit, Comune di Tuscania
Vincitore Premio Presente Futuro 2024 – Teatro Libero PalermoVincitore Premio Zero in condotta – Cobas
21 MARZO ORE 21:00
TEATRO DI VILLA LAZZARONI- ROMA
Teatro di Villa Lazzaroni _ Via Appia Nuova 522/Via Tommaso Fortifocca 71
A Firenze, il 18 febbraio 1818, nasceva Marianna Barbieri Nini.
Chi era questo soprano con una bellissima voce ma dall’aspetto curioso?
Un caso certamente strano, e forse del tutto insolito: la nostra limitata conoscenza dei fatti della vita di una grande cantante dell’Ottocento che pure ha avuto, fra l’altro, il privilegio di essere stata la prima interprete di ben tre personaggi verdiani fra cui la celebrata e fondamentale Lady Macbeth.
Eduardo Rescigno, nel suo libro, snocciola numerosissime informazioni e mette in luce le inesattezze percorrendo l’intero svolgimento della carriera del soprano, una carriera anch’essa per molti aspetti anomala.
Eduardo Rescigno
MARIANNA BARBIERI NINI
I mezzi-successi, le semi-cadute, le compiute sconfitte e i mancati trionfi di una grande cantante
pp. VI+346 – f.to cm. 17×24 – illustrato
Collana “Personaggi della Musica”, 18 – Euro 25,00
MARIANNA BARBIERI NINI
MARIANNA BARBIERI NINI-Nacque a Firenze il 18 febbr. 1818 da un modesto impiegato della corte granducale. I primi elementi dello studio musicale le furono impartiti dallo zio Luigi Barbieri. Più tardi studiò con Giuditta Pasta e N. Vaccaj di Milano (o, secondo altri, con Ermanno Ricchi e Pietro Romani) e per la parte scenica con Carlotta Marchionni.
Debuttò nella stagione di carnevale del 1839-40 con la Lucrezia Borgia di G. Donizetti al Teatro della Pergola di Firenze.
Sulla scelta di quest’opera, che fu una delle preferite dalla B., c’è tutta una storia: l’estrema bruttezza della B., concordemente ammessa da tutti i biografl, pare avesse destato le preoccupazioni dell’impresario e della stessa cantante. La scelta, dunque, cadde su quest’opera, perché durante tutto il primo atto la protagonista canta con una maschera sul viso, che toglie solo alla fine: il successo fu grande’ proprio perché le sue doti canore si imposero clamorosamente. Un intraprendente artigiano lucchese coniò poi un gran numero di caricature della cantante, in ceramica, che ebbero una vendita straordinaria e accrebbero la sua notorietà.
Subito dopo, la B. cantò al Teatro alla Scala di Milano (4 genn. 1840) nel Belisario di G. Donizetti con il ruolo di Antonia, ma questa volta il pubblico sembrava non volesse ascoltarla e rumoreggiava al solo vederla apparire: essa dovette fare notevoli sforzi per poter essere accettata. Dopo queste prime apparizioni, ci fu una certa interruzione, provocata dagli imbrogli del suo impresario B. Merelli, il quale, temendo forse le ire del pubblico, si rifiutava di rispettare il contratto e voleva costringerla a cantare fra un atto e l’altro al milanese Teatro della Canobbiana. La B. ricorse in tribunale e, vinta la causa, fu libera di potersi impegnare di nuovo. Un impresario di notevole fiuto, Alessandro Lanari, la scritturò immediatamente, e fece un buon affare, poiché in brevissimo tempo la B. suscitò il più vivo entusiasmo, in modo particolare nelle stagioni 1844-45 e 1846 al Teatro Regio di Parma. Per la sua voce di straordinaria potenza e il suo temperamento fortemente drammatico, era adattissima ad interpretare le eroine verdiane; fu la prima interprete, infatti, de I due Foscari,data a Roma al Teatro Argentina il 3 nov. 1844, e di Macbeth,rappresentata il 14 marzo 1847 al Teatro della Pergola di Firenze, la cui esecuzione stupenda le valse la gratitudine e l’apprezzamento dello stesso Verdi.
Da Firenze la B. passò al Teatro S. Carlo di Napoli, dove cantò la Lucrezia Borgia nel carnevale del 1848, per poi partecipare alla prima esecuzione de Il corsaro di Verdi, dato al Teatro Grande di Trieste il 25 ottobre dello stesso anno. Fu anche una delle prime interpreti de I masnadieri (Torino, Teatro Regio, stagione 1849-50, insieme con la Lucrezia Borgia e il Poliuto donizettiani), della Luisa Miller (Bologna, Teatro Comunale, autunno 1850, insieme con Macbeth)e di altre opere verdiane, come Ernani, Nabucco, Il Trovatore.Nel 1851, dopo i trionfi riscossi nei teatri di Vienna, Barcellona e Madrid, la B. ottenne uguali successi al Teatro Italiano di Parigi cantando nella Semiramide di Rossini. Altri compositori, oltre Verdi, la predilessero, come G. Pacini e T. Mabellini, che scrissero per lei Lorenzino dei Medici e Il conte di Lavagna.Del Pacini la B.. interpretò anche Buondelmonte durante la stagione 1852-53 al Teatro Regio di Torino (insieme con il Mosè rossiniano). La B., che era socia dell’Accademia di S. Cecilia in Roma, del Liceo di Belle Arti e dell’Accademia FilarTonica di Firenze, ricevette anche il titolo 4i “virtuosa onoraria di camera e cappella” del granduca di Toscana. Ebbe due mariti, il primo dei quali fu il conte Antonio Nini, senese, da cui ebbe un figlio. Ritiratasi dalle scene verso il 1857, la cantante si stabilì a Firenze, accogliendo nella sua casa la migliore società del luogo e tutti i musicisti e gli uomini notevoli di passaggio. Durante un ricevimento da lei dato, conobbe il pianista viennese Leopold Hackenzóllner, divenuto suo secondo marito, che sparì dopo averne dilapidato il patrimonio senza lasciare tracce di sé.
La B., lasciata dal marito nella più completa miseria, visse i suoi ultimi anni impartendo lezioni di canto, specialmente agli stranieri, in una soffitta. Comparve in pubblico per l’ultima velta il 4 maggio 1887, cantando nello Stabat Mater rossiniano, per le onoranze a Rossini in Santa Croce. Qualche mese dopo, il 28 nov. 1887, moriva a Firenze.
La B. ebbe una voce notevolmente voluminosa e pesante; questo, però, non le impediva di avere una coloritura di una limpidezza assoluta, tanto che il Rovani definiva le sue scale “una pioggia di perle scintillanti” (Bonaventura). Tutto il suo registro acuto, del resto, era chiaro e squillante, come richiedevano le opere verdiane, delle quali fu una delle maggiori interpreti. Il suo temperamento forte, drammatico, si accordava in modo perfetto alla potenza della voce, e ne faceva uno dei migliori “soprani-drammatici” del tempo; la qual cosa non è poco, se si considera il periodo particolarmente ricco di cantanti di grande risonanza.
Fonte-Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 6 (1964)
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Pescara-Collezione Museo Paparella Treccia rinasce con nuova illuminazione, presentato catalogo –
PESCARA – “È come se la collezione del Museo Paparella Treccia fosse rinata, a Villa Urania”. Queste le parole del sindaco di Pescara Carlo Masci che stamani, insieme al vice sindaco Maria Rita Carota e al presidente della commissione Cultura, Mariarita Paoni Saccone, ha visitato la collezione dopo i lavori per realizzazione la nuova illuminazione.
Alla visita ha partecipato anche il presidente del Consiglio regionale dell’Abruzzo, Lorenzo Sospiri. Ad accoglierli è stato Augusto Di Luzio, presidente del Consiglio di amministrazione della Fondazione Museo Paparella Treccia Devlet, che ha parlato “di una vera e propria svolta visiva” della collezione, perché “con la nuova illuminazione sono tornati in evidenza i colori e i particolari delle ceramiche. Ora è come vedere questa esposizione per la prima volta. L’intervento è stato realizzato grazie alle indicazioni di due illuminotecnici di grande fama, e cioè Carlos Dodero e Sara Forlani. Dodero ha illuminato, tra l’altro, gli affreschi di Giotto alla Basilica di San Francesco di Assisi, e Forlani ha fatto parte del gruppo di illuminotecnici che hanno modernizzato l’illuminazione della Cappella Sistina. Oggi entrambi stanno lavorando alla nuova illuminazione del Quirinale, e insieme hanno creato l’effetto del sole al padiglione italiano all’Esposizione Universale di Dubai”, ha detto Di Luzio. Non è stato facile “rimuovere e poi riallestire la collezione, con i suoi 151 esemplari, e di questo ringrazio il personale”, ha aggiunto.
Oggi è stato presentato alla stampa anche il catalogo, curato “da due critiche romagnole ceramologhe di fama internazionale, Carola Fiocco e Gabriella Gherardi la cui notorietà è legata al fatto, clamoroso, che proprio loro hanno attribuito a Castelli la collezione delle ceramiche Orsini Colonna, per secoli attribuita a Faenza. Il catalogo (bilingue, italiano e inglese) ha una bella veste editoriale”, ha spiegato Di Luzio, “e si compone di un breve scritto di Paparella, della mia presentazione, di un saggio delle due critiche e di 146 schede tecniche, una per ogni esemplare: lo consegnerò al Museo del Louvre e al Museo Ermitage che posseggono le ceramiche di Castelli e l’ho già consegnato all’ambasciatore italiano in Spagna che conosce la collezione”.
Entusiasta il sindaco Masci che ha parlato del museo come di “un patrimonio della città e della nazione che vogliamo valorizzare sempre più. Abbiamo dei musei a Pescara di livello altissimo, visitati anche da molti stranieri, e mi auguro che siano conosciuti sempre più anche dai pescaresi, perché visitare un museo comporta una crescita culturale. E poi, grazie ai musei, il territorio cresce. Ringrazio Sospiri per la sua presenza perché mi fa piacere pensare che la Regione possa dare più forza al Museo e una maggiore capacità di espansione. Ma ringrazio soprattutto Di Luzio, che vive questa realtà con passione da 29 anni”.
Sospiri ha sottolineato che il suo “compito è di accelerare le ultime procedure che riguardano la Regione” con l’obiettivo, “come è accaduto per il Museo dell’Ottocento, di destinare una contribuzione a questo museo”, per consentirgli “di avere una maggiore tranquillità per la sua vita ordinaria” e di organizzare iniziative ed eventi. “L’intervento sull’illuminazione ha avuto un risultato meraviglioso”, ha commentato Carota, “e ha consentito di rivalorizzare questo enorme patrimonio che noi abruzzesi conosciamo troppo poco”. Paoni Saccone ha parlato del Museo come del “fiore all’occhiello della città” e il suo legame con questa collezione è datato, dal punto di vista affettivo, perché “mio padre rogitò l’atto costitutivo della Fondazione Paparella Treccia”, ha ricordato stamani.
Sabato 8 marzo 2025, presso il Forte Malatesta di Ascoli Piceno si inaugura la mostra personale di Antonio Marras – Vedere per credere. L’ombra di Cecco, che si configura come una riflessione sia sulla figura di Cecco d’Ascoli, filosofo, astronomo, astrologo e alchimista medievale, sia sulla storia del Forte Malatesta nelle sue diverse funzioni di fortezza militare, edificio religioso, carcere e museo multidisciplinare.
Antonio Marras – Vedere per credere-
Antonio Marras
Antonio Marras – Vedere per credere-
Antonio Marras si è lasciato suggestionare dall’intera struttura dell’edificio, che ha reinterpretato nella sua totalità come luogo di ombre, intese come memorie simboliche e fisiche, presenze che legano la figura di Cecco d’Ascoli con la vita reclusa dei prigionieri del carcere, che proiettavano desideri, speranze, ricordi e memorie nei diversi ambienti, dalle celle al cortile fino allo spazio monumentale della chiesa della Madonna del Lago, ideale punto di arrivo del percorso immaginato da Marras.
Disegni, sculture, ceramiche, installazioni, arredi e manufatti ridisegnano gli spazi del Forte, inseriti in un percorso espositivo che trasforma gli spazi dell’edificio in tappe di un itinerario onirico e surreale, una sorta di “macchina del tempo” sospesa tra passato e presente.
Marras trasforma il Forte in uno spazio altro, un luogo del quale viene reinterpretata in maniera esperienziale ed immersiva la storia di ieri e di oggi, anche grazie all’inserto di alcuni manufatti provenienti da una chiesa di Arquata rasa al suolo dal terremoto del 2016, che Marras ha integrato all’interno della mostra.
Antonio Marras – Vedere per credere-
L’invito rivolto a Marras di interpretare il Genius loci del Forte Malatesta e la figura di un personaggio controverso come Cecco d’Ascoli rientra nella metodologia di Spazio Taverna, volta a riattivare le energie di luoghi e personaggi storici attraverso l’intervento e la reinterpretazione di artisti contemporanei.
“Il Forte Malatesta è un luogo di incontro di ombre, e questo è l’elemento che mi ha colpito e mi ha guidato nell’immaginare questa mostra” spiega Antonio Marras. “Luci, ombre, emozioni, desideri, sentimenti e passioni sono le vere protagoniste di questa mostra, concepita come un percorso che collega spazi fisici e mentali, apparizioni oniriche e reali” aggiunge Ludovico Pratesi. “Il Forte si trasforma grazie a Marras in un corpo vivo e pulsante, abitato da presenze naturali e soprannaturali, rianimate da opere che sembrano emergere dalle pieghe della storia per parlare al presente”. “Marras ha saputo trasformare storie e memorie dolorose in una folla di immagini, attraverso intense trame simboliche riattivate da una visione potente e vitale” aggiunge Marco Bassan.
La mostra, promossa dal Comune di Ascoli Piceno e curata da Spazio Taverna, sarà accompagnata da un catalogo, concepito da Antonio Marras, con testi di Francesca Alfano Miglietti, Marco Bassan, Donatella Ferretti, Antonio Marras, Stefano Papetti e Ludovico Pratesi.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo, concepito da Antonio Marras, con testi di Francesca Alfano Miglietti, Marco Bassan, Donatella Ferretti, Antonio Marras, Stefano Papetti e Ludovico Pratesi. Orari apertura: dal 9 marzo al 1° aprile 2025: martedì e giovedì 10.00-13.00; mercoledì e venerdì 15.00-18.00; sabato e domenica, festivi e prefestivi, 10.00-13.00 e 15.00-18.00; dal 1° aprile al 1° ottobre: dal martedì al venerdì 10.00-13.00 e 15.00-19.00; sabato e domenica, festivi e prefestivi dalle 11.00 alle 19.00. Biglietti: Ingresso museo: Intero €6; Ridotto €4; Scuole €2
Mostra promossa dal Comune di Ascoli Piceno, a cura di Spazio Taverna
Antonio Marras
Breve biografia di Antonio Marras Stilista italiano (n. Alghero 1961). Dopo aver lavorato come free-lance per varie aziende, nel 1996 ha realizzato la prima collezione con il suo nome che ha presentato nell’ambito dell’alta moda romana. Risale al 1999 il suo debutto nel prêt-à-porter. Tra i fili conduttori del suo stile, contraddistinto da una grande passione per l’artigianato, si ricordano gli omaggi al costume sardo e i numerosi riferimenti all’arte e alla letteratura. A partire dal 2003 ha affiancato alla linea donna una linea maschile. Sempre nel 2003 il Museo d’arte contemporanea Masedu di Sassari ha dedicato allo stilista la mostra Antonio Marras. Il racconto della forma. Nello stesso anno il gruppo francese LVMH (Louis Vuitton Moët Hennessy) lo ha nominato direttore artistico di Kenzo, carica ricoperta fino al 2011. Nel 2016 la Triennale di Milano gli ha dedicato la mostra antologica Antonio Marras: Nulla dies sine linea. Vita, diari e appunti di un uomo irrequieto, installazioni edite e inedite, disegni, schizzi e dipinti che raccontano il percorso visivo dell’artista. Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani
Franco Grattarola-La Tuscia nel Cinema-Edizioni Archeoares-
Descrizione del libro di Franco Grattarola ,La Tuscia nel Cinema è un viaggio lungo un secolo in compagnia dei film girati nella provincia di Viterbo, rivissuti, decennio per decennio, attraverso storie, protagonisti, aneddoti, testimonianze.
Da La bella Galiana a Freaks Out. Dall’Otello di Oson Welles a I Vitelloni. Da Il Vigile a L’armata Brancaleone. Da La strada ad Habemus papam, fino al Maresciallo Rocca e alle serie televisive The Young Pope e Catch-22.
LaTuscia nel cinema è una pubblicazione al centro di un progetto di promozione culturale e turistica della Tuscia, della Maremma e della Valle del Tevere. Pochi territori, come la provincia di Viterbo e le sue zone limitrofe, possono vantare tanti argomenti quando si parla di location e spazi offerti alle produzioni cinematografiche italiane e internazionali dalla prima metà del Novecento ai giorni nostri.
Un volume che esalta il rapporto tra il grande schermo e la Tuscia, favorendo la crescita di una consapevolezza culturale nei suoi cittadini e lo sviluppo di un filone cine turistico e creando, al contempo, opportunità di internazionalizzazione. LaTuscia nel cinema di Franco Grattarola è il cuore di questa iniziativa che parte nel 2023 per svilupparsi nell’immediato futuro.
Franco Grattarola-Critico cinematografico
Franco Grattarola è uno studioso di storia del cinema della televisione e del costume. Ha pubblicato diversi volumi dedicati al cinema italiano fra cui Pasolini, una vita violentata (Coniglio Editore 2005).
Ha contribuito con saggi a numerosi studi di storia e critica come Pasolini e la televisione (a cura di Angela Felice, Marsilio, 2011), Il portaborse vent’anni dopo (a cura di Italo Moscati, Rubbettino Editore, 2011), Mario Camerini: la nascita della modernità (a cura di Arnaldo Colaanti ed Ernesto Nicosia, Gli archivi del ‘900, 2011), Il cinema di Claudio Gora (a cura di Emiliano Morreale, Rubettino Editore, 2013), Cinema e Storia 2014. Italia 1977: crocevia di un cambiamento (a cura di Ermanno Taviani, Rubbettino Editore, 2014), Quaderni del CSCI n°12. Le guerre nel cinema italiano dal 1911 a oggi (a cura di Silvio Alovisio, Alessandro Faccioli e Luca Mazzei, Istituto Italiano di Cultura, Barcellona, 2016), Il cinema di Fernando di Leo (a cura di Davide Magnisi e Michele Falcone, Edizioni dal Sud, 2017), Ennio De Concini. Storie di un italiano (a cura di Christian Uva, Edizioni di Bianco e Nero, 2017), Romana Film. Fortunato Misiano e la sua avventura nel cinema (a cura di Steve Della Casa, Edizioni di Bianco e Nero, 2017), Luigi Zampa. Dalla parte del pubblico (a cura di Orio Caldiron e Paolo Speranza, Cinemasud, 2018), Il cinema di Francesco De Robertis (a cura di Massimo Causo, Edizioni dal Sud, 2018), Ieri, oggi e domani. Il cinema di genere in Italia (a cura di Pedro Armocida e Boris Solazzo, Marsilio, 2019).
Ha collaborato inoltre alla nuova edizione del Dizionario del cinema italiano. I film vol. IV-IV (di Roberto Poppi e Mario Pecorari, Gremese Editore, 2009 e 2013), alla “mostra virtuale” sulla censura, promossa dalla Direzione Generale per il cinema del Mibac in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia e la Cineteca Nazionale, con il saggio Il cinema “vietato ai minori” tra petizioni popolari e commissioni censura, e alla monografia Titanus. Cronaca familiare del cinema italiano (a cura di Sergio M. Germani, Simone Starace, Roberto Turigliatto, Edizioni Sabinae, 2014).
Roma a Palazzo Bonaparte la mostra CENTO CAPOLAVORI di Edvard Munch fino al 2 giugno 2025
Sono passati decenni dall’ultima mostra dedicata a Edvard Munch a Roma; sebbene sia uno degli artisti più amati nel mondo – l’unico ad avere “generato” un emoticon con la sua opera più nota, /L’Urlo/ –, è anche uno degli artisti più difficili da vedere rappresentato nelle mostre perché la quasi totalità delle sue opere sono custodite al Munch Museum di Oslo che, eccezionalmente, ha acconsentito ad un prestito senza precedenti.
Luogo: Palazzo Bonaparte
Indirizzo: Piazza Venezia 5
Orari: dal lunedì al giovedì 9.00 – 19.30 venerdì, sabato e domenica 9.00 – 21.00 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Curatori: Patricia G. Berman in collaborazione con Costantino D’Orazi
Costo del biglietto: Open € 22,00 Intero € 18,00 Ridotto € 17,00
“Con la mia arte ho cercato di spiegare a me stesso la vita e il suo significato,ma anche di aiutare gli altri a comprendere la propria vita”
Edvard Munch
E così a PALAZZO BONAPARTE di ROMA sarà possibile ammirare CENTO CAPOLAVORI di Edvard Munch, tra cui le iconiche /La morte di Marat/ (1907), /Notte stellata/ (1922–1924), /Le ragazze sul ponte/ (1927), /Malinconia/ (1900–1901), /Danza sulla spiaggia (1904),/ nonché una delle versioni litografiche de /L’Urlo/ (1895).
La mostra, che ha avuto una precedente tappa a Palazzo Reale di Milano dove ha registrato un record assoluto di visitatori, racconta l’intero percorso artistico di Munch, dai suoi esordi fino alle ultime opere, attraversando i temi a lui più cari, collegati gli uni agli altri dall’interpretazione della tormentata essenza della condizione umana.
La mostra /MUNCH. IL GRIDO INTERIORE/ è prodotta e organizzata da ARTHEMISIA.
/“Siamo onorati ed orgogliosi di aver potuto realizzare questo grandioso progetto/ – commenta IOLE SIENA, Presidente di Arthemisia – /in collaborazione col Munch Museum di Oslo. Munch mancava da molti decenni in Italia e il grande successo riscosso nella prima tappa a Milano ci ha confermato quanto grande sia l’amore del pubblico verso questo artista immenso, capace di darci emozioni fortissime.”/
La mostra, curata da PATRICIA G. BERMAN, una delle più grandi studiose al
mondo dell’artista, con la collaborazione scientifica di COSTANTINO
D’ORAZIO, è realizzata in collaborazione col MUSEO MUNCH DI OSLO.
/Main partner/ della mostra è FONDAZIONE TERZO PILASTRO –
INTERNAZIONALE, con Poema.
La mostra gode del patrocinio del MINISTERO DELLA CULTURA, della REGIONE
LAZIO, del COMUNE DI ROMA – ASSESSORATO ALLA CULTURA, della REALE
AMBASCIATA DI NORVEGIA A ROMA e DEL GIUBILEO 2025 – DICASTERO PER
L’EVANGELIZZAZIONE.
La mostra vede come /sponsor/ GENERALI VALORE CULTURA e STATKRAFT, /special
partner/ RICOLA, /mobility partner/ ATAC e FRECCIAROSSA TRENO UFFICIALE,
/media partner/ LA REPUBBLICA, /hospitality partner/ HOTEL DE RUSSIE e
HOTEL DE LA VILLE, /sponsor tecnico/ FERRARI TRENTO e /radio partner/
DIMENSIONE SUONO SOFT.
Ad arricchire la mostra, è previsto un ricco palinsesto di eventi che coinvolgerà diverse realtà culturali della città e che andrà ad approfondire la figura dell’artista e ad espandere i temi delle sue opere.
EDVARD MUNCH (NORVEGIA, 1863 – 1944) Tra i principali artisti simbolisti del XIX secolo e anticipatore dell’Espressionismo, artista dalla vita segnata da grandi e precoci dolori, Munch fin da subito è stato in grado di instaurare col suo spettatore un’immediata empatia, facendo percepire, oltre che vedere, la sofferenza e l’angoscia raffigurate. La perdita prematura della madre a soli 5 anni e della sorella, la morte del padre e la tormentata relazione con la fidanzata Tulla Larsen sono stati il materiale emotivo primigenio sul quale l’artista ha cominciato a tessere la sua poetica, la quale si è poi combinata in maniera originalissima, grazie al suo straordinario talento artistico, con la sua passione per le energie sprigionate dalla natura. I suoi volti senza sguardo, i paesaggi stralunati, l’uso potente del colore, la necessità di comunicare dolori indicibili e umanissime angosce sono riusciti a trasformare le sue opere in messaggi universali e Munch uno degli artisti più iconici dell’Ottocento. Sgomento, visioni, violenza emotiva si tradussero in immagini potenti, dall’emotività a volte diretta, altre soffocata, reiterate con l’intento ossessivo di riprodurre il più fedelmente possibile l’impressione delle scene incise nella memoria. Munch è uno degli artisti che ha saputo meglio interpretare sentimenti, passioni e inquietudini della sua anima, comunicandoli in maniera potente e diretta. Plasmato inizialmente dal naturalista norvegese Christian Krohg, che ne incoraggiò la carriera pittorica, negli anni Ottanta del Novecento si recò a Parigi dove assorbì le influenze impressioniste e postimpressioniste che gli suggerirono un uso del colore più intimo, drammatico ma soprattutto un approccio psicologico. A Berlino contribuì alla formazione della Secessione Berlinese e nel 1892 si tenne la sua prima personale in Germania, che fu reputata scandalosa: da quel momento in poi Munch viene percepito come l’artista eversivo e maledetto, alienato dalla società, un’identità in parte promossa dai suoi amici letterati. A metà degli anni Novanta del XIX secolo si dedicò alla produzione di stampe e, grazie alla sua sperimentazione, divenne uno degli artisti più influenti in questo campo. La sua produttività e il ritmo serrato delle esposizioni lo porteranno a ricoverarsi volontariamente nei sanatori a partire dalla fine degli anni Novanta del XIX secolo. Relazioni amorose dolorose, un traumatico incidente e l’alcolismo – vivendo la vita “sull’orlo di un precipizio” – lo portarono a un crollo psicologico per il quale cercò di recuperare in una clinica privata tra il 1908 e il 1909. Dopo aver vissuto gran parte della sua vita all’estero, l’artista quarantacinquenne tornò in Norvegia, stabilendosi al mare, dipingendo paesaggi e dove iniziò a lavorare ai giganteschi dipinti murali che oggi decorano la Sala dei Festival dell’Università di Oslo. Queste tele, le più grandi dell’Espressionismo in Europa, riflettono il suo sempre vivo interesse per le forze invisibili e la natura dell’universo. Nel 1914 acquistò una proprietà a Ekely, Oslo, dove, da celebre artista internazionale, continuò il suo lavoro sperimentale fino alla morte, avvenuta nel 1944, appena un mese dopo il suo ottantesimo compleanno.
LA MOSTRA Nel corso della sua lunga vita Edvard Munch realizzò migliaia di stampe e dipinti. Essendo tanto un uomo d’immagini quanto di parole, riempì fogli su fogli di annotazioni, aneddoti, lettere e persino una sceneggiatura per il teatro. L’esigenza di comunicare le proprie percezioni, il proprio ‘grido interiore, lo accompagnò per tutta la vita, e proprio questa attitudine è stato il motore della sua pratica come artista, che ha toccato tanto temi universali – come la nascita, la morte, l’amore e il mistero della vita – quanto i disagi psichici necessariamente connessi all’esistenza umana – le instabilità dell’amore erotico, il disagio prodotto dalle malattie fisiche e mentali e il vuoto lasciato dalla morte.
Questa mostra ruota attorno al ‘grido interiore’ di Munch, al suo saper costruire, attraverso blocchi di colore uniformi e prospettive discordanti, lo scenario per condividere le sue esperienze emotive e sensoriali: un processo creativo che sintetizza ciò che l’artista ha osservato, quello che ricorda e quanto ha caricato di emozioni.
Altre opere, invece, cercano di immortalare le forze invisibili che animano e tengono insieme l’universo. L’inizio della sua carriera coincide infatti con cambiamenti radicali nello studio della percezione: alla fine dell’Ottocento è in corso un dibattito tra scienziati, psicologi, filosofi e artisti sulla relazione tra quello che l’occhio vede direttamente e come i contenuti della mente influiscono sulla nostra vista. Il suo interesse per le forze invisibili che danno forma all’esperienza, condizionerà le opere che lo rendono uno degli artisti più significativi della sua epoca. Precursore dell’Espressionismo e persino del Futurismo del XX secolo nella sua esplorazione delle forze impercettibili, oggi continua a “parlare” alle visioni interiori e alle preoccupazioni anche di noi, uomini e donne dell’età moderna. Nelle sue creazioni Munch punta a rendere visibile l’invisibile.
Il 2025 al MAXXI: i progetti e le nuove mostre in programma a Roma e L’Aquila-
L’arte al MAXXI di Roma e L’Aquila la relazionale di Nicolas Bourriaud, le monografiche di Rosa Barba e Douglas Gordon, un omaggio al mitico Andrea Pazienza: le mostre e i progetti del 2025 al MAXXI di Roma e L’Aquila –
Una programmazione ambiziosa e interdisciplinare, tra arte, architettura, design e fotografia, per celebrare il quindicesimo anniversario: per il 2025, il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo rilancia il suo ruolo di laboratorio della contemporaneità, con un ricco palinsesto di mostre e iniziative che spaziano dalle ricerche sui linguaggi visivi del presente alle riletture della storia dell’arte recente, dalle teorie relazionali di Nicolas Bourriaud, alle sperimentazioni di artisti come Rosa Barba e Douglas Gordon.
MAXXI Roma
MAXXI Roma
«Il MAXXI si presenta come uno spazio pluralista per affrontare temi attuali e internazionali. In occasione del suo quindicesimo anniversario, il museo ospiterà importanti mostre personali e progetti collettivi, invitando a riflettere sulle istanze della contemporaneità al di là dei confini delle singole discipline», ha raccontato Francesco Stocchi direttore del MAXXI. «Un ricco programma che prende avvio dalle mostre per offrire approfondimenti e il dialogo, nell’era odierna della tecnologia innovativa, delle conversazioni civiche e delle emergenze ambientali. La realtà va più in fretta dell’arte ma è proprio l’arte che costruisce il domani».
Il 2025 vedrà passa avanti anche per il progetto di ampliamento del Museo: in autunno partiranno i lavori per la realizzazione del nuovo edificio multifunzionale e sostenibile e del nuovo parco fronte via Masaccio. Entro la fine dell’anno, sarà pronta un’ampia area verde, con alberi e la cavea green che farà da quinta scenica alla piazza Alighiero Boetti. Tra le altre novità, un progetto per lo sviluppo di un “assistente virtuale” basato su AI.
«Il 2025 apre nuove prospettive per un MAXXI in continua evoluzione. Arte, architettura, design, fotografia e pensiero critico si intrecciano per ridefinire i confini del possibile, mentre ogni progetto diventa un’occasione per esplorare nuovi orizzonti e tracciare traiettorie inedite, favorendo il dialogo tra discipline, culture e idee contemporanee. In questo spazio dinamico e in divenire, il futuro si immagina, si costruisce e si espande», ha dichiarato Emanuela Bruni, Consigliera reggente Fondazione MAXXI.
Arte, architettura, design
Si inizia il 18 aprile, con Something in the Water, un’esposizione curata dall’artista Oscar Tuazon che esplora l’acqua come metafora di resistenza, metamorfosi e connessione. Le opere esposte, firmate da artisti come Christo, Matthew Barney e Nancy Holt, propongono una riflessione sull’acqua come territorio condiviso e elemento di costante mutamento. La mostra si inserisce nel più ampio progetto Water School di Tuazon, in cui l’arte si espande oltre il museo, diventando strumento di collaborazione e attivazione sociale.
Sempre dal 18 aprile, il MAXXI affronta l’evoluzione dell’architettura con STOP DRAWING: Architettura oltre il disegno, a cura di Pippo Ciorra. Il disegno, strumento essenziale della progettazione architettonica, è qui messo in discussione alla luce dell’avvento di tecnologie digitali, pratiche artistiche e attivismo politico. La mostra, con opere di Carlo Scarpa, Aldo Rossi e Frida Escobedo, racconta la trasformazione della disciplina nel XX e XXI secolo, interrogandosi sul suo futuro.
Dal 23 maggio, il design trova spazio al MAXXI con Nacho Carbonell. Memory, in practice, prima edizione del programma ENTRATE, dedicato alla progettualità contemporanea. L’installazione dell’artista spagnolo Nacho Carbonell trasforma la hall del museo in uno spazio immersivo, dove un grande albero luminoso invita alla partecipazione e alla condivisione, sottolineando il ruolo del design nella costruzione di ambienti relazionali.
Dal 30 maggio, il MAXXI presenta STADI. Architettura e mito. La mostra, curata da Manuel Orazi, Fabio Salomoni e Moira Valeri, analizza l’evoluzione degli impianti sportivi come fenomeni architettonici e sociali, simboli di identità collettiva e cambiamento urbano, proponendo un confronto tra progetti italiani e internazionali e includendo opere d’arte e riferimenti alla cultura popolare.
MAXXI Roma
Douglas Gordon: il cinema come installazione
Sempre dal 30 maggio, per le attività organizzate dal Dipartimento Arte, diretto ad interim da Monia Trombetta, la galleria 5 ospita Douglas Gordon. Pretty much every film and video work from about 1992 until now, una retrospettiva monumentale che riunisce 30 anni di produzione dell’artista scozzese. L’esposizione, concepita come un’installazione immersiva, permette una fruizione non lineare delle opere, tra cui il celebre 24 Hour Psycho (1993) e The End of Civilisation (2012), confermando Gordon come uno dei massimi esponenti della videoarte.
30 anni di Arte Relazionale
Dal 31 ottobre, il MAXXI dedica una grande mostra all’Arte Relazionale con 1+1. The relational years, curata da Nicolas Bourriaud, teorico del movimento. A 30 anni dalla sua formulazione, l’Estetica Relazionale viene riletta attraverso le opere di artisti come Vanessa Beecroft, Maurizio Cattelan, Dominique Gonzalez-Foerster, Carsten Höller, Pierre Huyghe, Philippe Parreno, Rirkrit Tiravanija, tra gli altri, offrendo una panoramica sulla sua influenza nella scena artistica contemporanea.
Rosa Barba: una partitura da attivare
Concepita come una lunga passeggiata immersiva grazie a un display ideato dalla stessa Rosa Barba, la mostra, in apertura dal 28 novembre, presenterà una vasta selezione di lavori dell’artista siciliana, tra cui alcuni inediti, in una prospettiva cinematografica e scultorea. Le opere, attivate seguendo una specifica partitura durante gli orari di apertura del museo, instaureranno con il pubblico relazioni inusuali. L’industria cinematografica e la sua messa in scena plastica – la luce, le pellicole e le macchine in movimento – sono temi cruciali per Rosa Barba, che crea installazioni e “opere filmiche” a metà tra documentario sperimentale e narrativa di finzione, tra memoria e incertezza.
Focus: esperienze storiche da ricordare
Dal 30 maggio 2025, inoltre, il MAXXI presenterà In viaggio per l’arte. La Galleria Pieroni 1975-1992, a cura di Stefano Chiodi, che ripercorre la storia della galleria attraverso il suo archivio, acquisito dal museo nel 2022. Da Pescara a Roma, la galleria ha esposto artisti come Fabro, Kounellis, Merz, Boetti, Richter e Pistoletto. Nello stesso giorno inaugura Classicismo e modernità nel Foro Italico di Enrico Del Debbio, che esplora l’uso simbolico del marmo nelle opere dell’architetto, con un focus sul suo lavoro per il Foro Italico e una rilettura visiva di Begoña Zubero.
Dal 19 settembre, omaggio a Elisabetta Catalano con l’acquisizione di 16 nuove stampe nella Collezione MAXXI, accompagnata da incontri con l’Archivio Catalano. Nella stessa data, Nicola Di Giorgio. Calcestruzzo, curata da Simona Antonacci, approfondisce il progetto vincitore del Premio Graziadei 2022, che riflette sull’impatto del calcestruzzo nel paesaggio italiano.
Dal 28 novembre, il centenario di Luigi Pellegrin viene celebrato con Prefigurazioni per Roma, una selezione di disegni che esplorano la sua visione urbanistica tra utopia e infrastruttura. Contestualmente, Segno. Dentro l’archivio di una rivista, curata da Paolo Balmas, analizza i 50 anni della storica testata d’arte contemporanea, il cui archivio è ora parte del museo.
MAXXI L’Aquila: omaggio a PAZ
Appuntamenti in calendario anche per la sede del MAXXI L’Aquila. Dal 6 giugno, True Colors. Tessuti, movimento, colori e identità, la grande mostra che animerà fino al 16 novembre Palazzo Ardinghelli, con opere realizzate dal 2000 che utilizzano il tessuto. Curata da Monia Trombetta con Chiara Bertini, Fanny Borel, Donatella Saroli e Anne Palopoli per le performance, la mostra presenta opere processuali, installazioni immersive e site-specific provenienti dalla collezione del MAXXI in dialogo con opere in prestito e nuove produzioni realizzate da artisti internazionali. L’ispirazione è rafforzata dal contesto culturale abruzzese nel quale l’arte tessile ha radici antiche nell’ambito dell’economia agropastorale e del virtuoso artigianato.
MAXXI L’Aquila: omaggio a PAZ
La mostra sarà anticipata, nel mese di maggio, da Towards Tomorrow di Kaarina Kaikkonen, potente e poetica installazione allestita nella corte a esedra di Palazzo Ardinghelli, e attivata grazie alla partecipazione dei cittadini che vogliano condividere parte del proprio vissuto attraverso la donazione di abiti usati.
Il 5 dicembre aprirà invece Andrea Pazienza. La matematica del segno, che anticipa la monografica con cui il MAXXI di Roma, nel 2026, celebrerà il settantesimo del mitico fumettista. Il progetto espositivo vuole essere un omaggio al talento di Andrea Pazienza e alla sua influenza nell’arte e nella cultura italiana, celebrando il legame speciale dell’artista con l’Abruzzo, dove trascorse gli anni della giovinezza e della formazione. Curata da Giulia Ferracci e Oscar Glioti, la mostra sarà scandita da circa 40 opere grafiche e pittoriche realizzate ad acquarello, china e pennarello, proponendo alcune tavole centrali per descrivere la struttura compositiva adottata dall’autore nei suoi fumetti.Inizio modulo
Roma-Al Teatro Lo SpazioAlt Academy presenta:”SIGNORINE NEL TEMPO. L’EPOPEA DELLE SIGNORINE BUONASERA”
Roma-Approda al Teatro Lo Spazio di Roma, Alt Academy presenta dal 19 al 23 marzo, SIGNORINE NEL TEMPO. L’EPOPEA DELLE SIGNORINE BUONASERA, spettacolo scritto da Veronica Liberale e diretto da Pietro De Silva. Torino, gennaio 1954. Sandra Adelini, commessa in prova, in un negozio di elettrodomestici, si ritrova a vivere una giornata storica per il paese e per la comunicazione: l’inizio delle trasmissioni televisive. Alle prese con i clienti accalcati di fronte ai primi televisori e al mondo del lavoro , ancora maschilista e poco possibilista per le donne, Sandra sogna un futuro migliore e lo fa davanti alla scatola magica, di fronte alla quale è destinata a conoscere quello che diventerà il padre di suo figlio, giunto in negozio per comprare una lavatrice Zoppas. Dentro quella scatola magica c’è Nicolina, la prima annunciatrice della TV, un’ apparizione dolce e rassicurante, chiamata per umanizzare la televisione, pioniera in un mondo ancora sconosciuto. Con il televisore che fa da cornice al suo affascinante mezzo busto, Nicolina sa che dovrà guidare per mano i telespettatori annunciando film, rubriche, varietà, spot pubblicitari. Veloce a intervenire in caso di problemi tecnici o interruzioni improvvise.
Alt Academy presenta:”SIGNORINE NEL TEMPO. L’EPOPEA DELLE SIGNORINE BUONASERA”
Sempre rassicurante, sempre sorridente, sempre pronta. In bilico tra le potenzialità del nuovo mezzo di comunicazione in grado di portare progresso, alfabetizzazione e cultura in tutto il paese, e le sue conseguenze dettate dai limiti del mezzo stesso. ll destino di Sandra e Nicolina si incrocia ed è a legato a doppio filo con quello di una terza signorina, Maria Rosella, annunciatrice del 2003, appena giunta negli studi televisivi per iniziare la giornata più difficile della sua carriera, che si concluderà con una rivelazione: una drastico riduzione di orario di lavoro. La risposta dei dirigenti cerca di indorare la pillola, parlano di ridimensionamento, di altre opportunità, di rinnovo dell’immagine. Ma la realtà è cruda come uno schiaffo in pieno viso : Maria Rosella, insieme ad altre sue colleghe “della vecchia guardia”, è stata sollevata dal suo incarico e sostituita da giovanissime ragazze, in buona parte provenienti dalle fila di concorsi di bellezza.
In scena, la storia delle tre donne, signorine nel tempo, che con la loro dolcezza, la loro professionalità, la loro forza, sfidano le avversità del loro tempo, avviene su tre piani paralleli, sui quali si muove la figura di un narratore, che racconta la loro storia, entrando a farne parte e rappresentando le figure maschili che le tre protagoniste, incontrano nel loro viaggio.
NOTE DELL’AUTRICE : Con questo testo s’intende omaggiare quelle icone che sono state le annunciatrici italiane dagli esordi della televisione fino alla loro graduale scomparsa, specchio di una t.v. non certo perfetta ma sicuramente più garbata e professionale rispetto alla sciatteria, aggressività e superficialità della comunicazione contemporanea.
La storia delle tre donne, i cui nomi di fantasia sono un leggero ricordo di quelli veri, è romanzata, in modo tale che all’interno di queste figure di fantasia possano concentrarsi le caratteristiche, le esperienze lavorative e l’essenza di quello che hanno rappresentato le “Signorine Buonasera” per gli italiani. In questo senso raccontando la loro storia personale si vuole raccontare indirettamente quella del paese.
Gli attori in scena sono quattro. Tre donne protagoniste, supportate da un attore uomo che interpreterà mano a mano tutti i personaggi maschili (dirigenti rai, mariti, ammiratori, colleghi) che ruotano intorno alle indimenticabili “Signorine Buonasera”.
Alt Academy presenta:”SIGNORINE NEL TEMPO. L’EPOPEA DELLE SIGNORINE BUONASERA”
Alt Academy
presenta
SIGNORINE NEL TEMPO
L’EPOPEA DELLE SIGNORINE BUONASERA
di Veronica Liberale
con Camilla Bianchini, Giada Fradeani, Veronica Liberale e Luigi Pisani
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