Torna la rassegna cinematografica: “Le donne e il sacro”
Cantalupo- 18 luglio 2023-Anche quest’anno, a Cantalupo in Sabina, si svolge, nella suggestiva cornice dell’anfiteatro presso il convento di San Biagio, la Rassegna cinematografica PARLIAMO DI DONNE. Il direttore artistico, Luca Verdone, ha scelto come tema il SACRO: la Donna e la sua Spiritualità, il suo rapporto con il Divino. I film scelti descrivono la sua anima sempre in bilico tra sacro e profano, angelo e diavolo, salvatrice e tentatrice.
La rassegna, giunta ormai alla VII^ Edizione, si svolgerà il 28-29-30 luglio e 4-5-6 agosto 2023.
Le pellicole che si proietteranno coprono un arco temporale vasto e partono dal classico “La conversa di Belfort” di Bresson (1943), per arrivare a tre recentissimi film, Chiara (2022), Benedetta (2021) e Rapito (2023), quest’ultimo girato sul nostro territorio sabino e che sta riscuotendo un notevole successo.
Gli ospiti della Rassegna vanno dai critici cinematografici Steve della Casa, conduttore di Hollywood Party, e Caterina Taricano alle attrici Milena Vukotich e Francesca Reggiani, nonché all’attore Carlo Verdone e alla montatrice del film Rapito, Francesca Calvelli.
Nello spirito di creare una rete territoriale delle manifestazioni di questo genere per la valorizzazione del territorio sotto l’aspetto dello spettacolo, la Rassegna è gemellata con il FaraFilmFestival – Il cinema sotto le stelle, che dal 20 al 23 luglio proietterà a Fara Sabina film importanti e ospiterà grandi nomi, come Pupi Avati e Ornella Muti.
Come già per le due precedenti edizioni, PARLIAMO DI DONNE prevede due fuori programma.
Giovedì 27 luglio sarà dedicato un omaggio a Francesco Nuti, recentemente scomparso, proiettando in Piazza Garibaldi “Donne con le gonne”: un ricordo per questo artista, regista, attore, sceneggiatore e cantante, sfortunato nella vita.
Giovedì 3 agosto, appuntamento all’Anfiteatro presso il convento di San Biagio, per assistere al film “La terra delle donne”, una storia a cavallo della II^ Guerra Mondiale, ambientata in una Sardegna rurale, dove la le credenze ancestrali sono alla base di una spiritualità particolare, tutta femminile, incarnata dalle streghe. L’attrice protagonista, nonché sceneggiatrice, Paola Sini, ha vinto il premio Mariangela Melato.
Tutti i film saranno preceduti, a partire dalle 20.00, da un spazio gastronomico: un apericena per i film della Rassegna, lo Street Food per entrambi i “Fuori Programma” (Prenotazioni al tel. 345970 9968).
Inoltre, quest’anno, il Premio “Donne in prima fila”, che si colloca nell’ambito della Rassegna Cinematografica, assegnato per la prima volta nel 2022 a Dacia Maraini, verrà conferito a Francesca Comecini, regista, sceneggiatrice, scrittrice, attenta agli aspetti sociali, narrati spesso con uno sguardo documentaristico, ma anche coraggiosa e capace di mettersi in gioco e affrontare un genere praticato esclusivamente dagli uomini, il Western, con la serie Django.
La premiazione si svolgerà nel Parco Camuccini, dove nella aula didattica sono state allestite anche una mostra di acquarelli (“Donna e Spiritualità”) e una di artigianato solidale, curate da Simonetta Enei, che si protrarranno per tutta la durata della Rassegna nella Casa del Cittadino. Concluderà la serata una cena sotto gli alberi del Parco (Prenotazioni al tel. 345970 9968).
ASCREA-Domenica 6 agosto nel borgo di Ascrea torna uno degli eventi più attesi dell’estate, la Sagra delle Fettuccine ai Funghi Porcini, giunta alla sua 35° edizione e diventata uno degli avvenimenti più importanti della Valle del Turano.
Nato quasi per gioco come una spaghettata tra amici, nel corso degli anni l’evento ha chiamato a raccolta un numero sempre più crescente di turisti, amatori o semplici curiosi che hanno avuto modo di omaggiare la tradizione culinaria del territorio.
Da mezzogiorno a mezzanotte ad accompagnare le fettuccine ci saranno le classiche bruschette al fungo porcino, salsicce, fagioli e il buon vino locale mentre il compito di far divertire gli ospiti quest’anno sarà affidato alla Colorado Band. Per le vie del borgo, invece, si dislocheranno vari stand su cui trovare i prodotti tipici di Ascrea e altre curiosità tipiche del luogo.
Per il secondo anno consecutivo ci sarà la possibilità di acquistare i biglietti in prevendita al seguente link: http://Bit.ly/sagra_ascrea.
Info utili:
Dal panorama mozzafiato e una disarmante semplicità Ascrea è un piccolo paesino di duecento anime nella provincia di Rieti. È la meta ideale per chi vuole scappare dal caos quotidiano e ritrovare un po’ di serenità, trascorrendo una giornata in riva al lago o passeggiando nei freschi e rigogliosi boschi da cui poter ammirare uno tra più bei panorami della Regione Lazio e non solo.
Come arrivare:
da Rieti > SP Turanense > Lago del Turano > Ascrea
da Roma/Sabina > Via Salaria > Osteria Nuova > Lago del Turano
da Roma > A24/Via Tiburtina > Carsoli > Lago del Turano
da L’Aquila > A24 uscita Carsoli > Lago del Turano
Salendo dal bivio di Ascrea troverete le guardie ambientali che vi faranno parcheggiare lungo la via che porta al paese, da quel punto sarà disponibile il servizio navetta gratuito per arrivare dentro al paese.
Sabato 15 luglio 2023 ore 18:30 il secondo appuntamento
RIETI- 14 luglio 2023-Il Festival di Filosofia Città di Rieti prosegue sabato 15 luglio con un secondo incontro. Alle ore 18.30, nella suggestiva cornice di piazza San Rufo, i professori Ileana Tozzi e Massimo Casciani si confronteranno sull’argomento “Buddha, Gesù Cristo e Aristotele: Filosofi Sovraumani“, moderati da Emanuele D’Agapiti.
Ileana Tozzi e Massimo Casciani, autorevoli esperti del campo, condurranno il pubblico in un’analisi comparativa delle prospettive filosofiche di Buddha, Gesù Cristo e Aristotele, esplorando la loro grandezza come filosofi sovraumani.
Buddha: Il Professor Massimo Casciani introdurrà i partecipanti al pensiero di Buddha, il fondatore del buddhismo. Attraverso una profonda analisi dei testi sacri buddhisti, come il Dhammapada, Casciani illustrerà gli insegnamenti centrali di Buddha, tra cui il concetto di “Nobile Ottuplice Sentiero” e la ricerca dell’illuminazione e della liberazione dal ciclo del samsara. Sarà esaminato il modo in cui Buddha ha affrontato le grandi domande sulla sofferenza, la natura della realtà e il cammino verso la saggezza.
Gesù Cristo: La Professor Ileana Tozzi guiderà il pubblico attraverso il pensiero di Gesù Cristo, la figura centrale del cristianesimo. Esplorerà gli insegnamenti evangelici presenti nel Nuovo Testamento, come le Beatitudini e il Discorso della Montagna, focalizzandosi sulla prospettiva di Gesù sulle questioni morali, spirituali e la sua visione dell’amore, del perdono e della salvezza. Sarà analizzata l’influenza del messaggio di Gesù Cristo sulla cultura e sulla filosofia occidentale.
Aristotele: Entrambi i professori esamineranno anche il pensiero di Aristotele, uno dei più importanti filosofi della Grecia antica. Massimo Casciani illustrerà l’approccio aristotelico alla conoscenza e alla ricerca della felicità attraverso le opere come “Etica Nicomachea” e “Politica”. Saranno esplorati temi come la virtù, l’eudaimonia e la teleologia aristotelica, sottolineando l’importanza della saggezza pratica e della vita contemplativa.
Filosofi sovraumani: Durante il dibattito, i due professori metteranno in luce le caratteristiche che rendono Buddha, Gesù Cristo e Aristotele dei filosofi sovraumani. Discuteranno l’impatto di queste figure sulla storia del pensiero umano e il modo in cui le loro idee e il loro insegnamento continuano a influenzare le società e le culture contemporanee.
Riflessioni sul tema: L’incontro offrirà agli spettatori un’opportunità unica di confrontarsi con le prospettive di tre grandi filosofi sovraumani, Buddha, Gesù Cristo e Aristotele. Sarà un’occasione per riflettere sulla natura dell’esperienza umana, sul significato della vita, sull’etica e sulla ricerca della verità. L’analisi comparativa dei pensieri di questi filosofi consentirà di scoprire le similarità e le differenze tra le loro prospettive, aprendo nuove prospettive di comprensione e arricchendo la nostra visione del mondo.
Continuità del Festival: Il secondo incontro del Festival di Filosofia Città di Rieti rappresenta un ulteriore passo verso la creazione di un ambiente stimolante e coinvolgente per la riflessione filosofica e l’esplorazione dei grandi temi dell’umanità. Gli organizzatori del festival continuano a offrire una programmazione variegata, che permette agli appassionati di filosofia e alla comunità locale di immergersi nel mondo della filosofia e di approfondire la loro comprensione delle questioni esistenziali.
Sarà un’opportunità per esplorare le prospettive di questi grandi pensatori e riflettere sulla profondità e l’ampiezza del pensiero filosofico.
Potete contattare per info i seguenti numeri: 3936359155-3393977563-3801953942-3755674456-3755729991-3756473991 oppure scrivere a comunicazionisocialirieti@gmail.com.
Direzione Artistica del Festival di Filosofia Città di Rieti a cura di Emanuele D’Agapiti
FARA in SABINA- 13 luglio 2023-FLIPT, alla scoperta delle “Città invisibili”: grande spettacolo gratuito dedicato ai 100 anni dalla nascita di Italo Calvino, sabato e domenica a Fara in Sabina
Sabato 15 e domenica 16 luglio, alle 21.30, il borgo di Fara in Sabina (Rieti) diventa una grande palcoscenico per “Città invisibili”. Uno spettacolo completamente libero a gratuito, un percorso artistico lungo tutto il borgo di Fara Sabina, a cui si potrà assistere entrando nel percorso dall’arco principale del paese, accanto al Caffè Belvedere.
Oltre ottanta gli artisti che parteciperanno allo straordinario progetto interdisciplinare e multimediale giunto al suo trentaduesimo anno di vita. Ideato e diretto dal regista Pino Di Buduo, lo spettacolo è ispirato all’omonimo romanzo di Italo Calvino, e quest’anno è dedicato ai 100 anni dalla nascita del grande scrittore italiano.
Chiese, torri, cortili, piazze, cantine, strade, angoli, diventano i luoghi nei quali, attraverso un’armonia che li comprende tutti, (ri)scoprire uno dei tanti volti che rimangono nascosti nel grembo di una città.
Ogni anno c’è qualcosa di nuovo da risvegliare e chi in quel luogo è vissuto, ritorna nell’incanto di sapori di un tempo non più così lontano.
Percezioni sensoriali solleticate da un connubio di luci speciali, video-proiezioni, teli giganti, installazioni e scenografie aeree e digitali: così lo spettatore fa il suo viaggio alla scoperta dell’invisibile città.
E poi tutti gli artisti internazionali che hanno animato i dieci giorni del FLIPT – Festival Laboratorio Interculturale di Pratiche Teatrali, provenienti da Groenlandia, Sudafrica, Brasile, Iran, Francia, Ungheria, Svizzera, Norvegia, Polonia, Grecia, Sudafrica, Italia; tutto l’ensamble del Teatro Potlach; tutte le associazioni locali, gli abitanti di altri borghi e città, i farensi e con loro Francesco che a 98 anni sa parlare di tramonti e di atmosfere: saranno il motore di una grande macchina che si muove tra tempo, spazio, bellezza.
“La caratteristica del FLIPT è che gli artisti non vengono solamente per il loro spettacolo ma per incontrarsi e vivere insieme tutto il tempo del Festival – spiega Di Buduo – Ogni giorno lavoriamo insieme per lo spettacolo finale, “Città invisibili”, seguendo un lungo percorso che comprende sia l’interno sia l’esterno del borgo: ogni anno è diverso. Tutto viene trasformato in modo tale da tirare fuori l’invisibile di questa architettura medievale. Lo abbiamo fatto per la prima volta nel 1991: settanta le edizioni realizzate ed ognuna diversa dall’altra perché è l’identità del luogo che viene fuori. Per venticinque anni lo abbiamo messo nel cassetto. Poi un giorno di cinque anni fa il sindaco di Fara in Sabina ci chiese di farlo ogni anno. Una bella sfida scavare sempre di più dentro l’identità nascosta di questo luogo che ha uno spessore di centinaia e centinaia di anni! Quello che vediamo fuori non corrisponde a quello che c’è dietro: sotto queste case troviamo delle cattedrali, dietro un muro c’è un parco, dietro un portone che sembra l’entrata di una casa si nasconde un cortile. E’ tutto da scoprire. In questa ricerca molto dipende da dove cominci: perché l’angolazione dalla quale si entra modifica lo sguardo.
Dietro a questo c’è una sperimentazione continua su come si usa lo spazio e sul suo significato. Una fonte preziosa è stata lo studio dei giardini in architettura: i giardini all’italiana hanno un’architettura legata a un certo tipo di filosofia, quelli inglesi ne hanno un’altra, quelli giapponesi o cinesi ne hanno ancora un’altra: tutti esprimono un diverso punto di vista della stessa cosa. E poi fondamentale è lo studio del luogo, delle sue strade e della gente che incontri: le loro storie e memorie. Lo scorso anno l’uomo più anziano di Fara Sabina, Francesco, seduto lungo una stradina, parlava dei tramonti che da quassù non sono mai gli stessi. Li raccontava con lucidità, poesia, e i bambini incantati lo ascoltavano. Quest’anno ci sarà anche lui”.
Musica nel fine settimana di “Sentieri in Cammino”
MONTELEONE SABINO- 13 luglio 2023-La proposta musicale di luglio di “Sentieri in Cammino” si arricchisce di due nuovi appuntamenti previsti nel prossimo fine settimana: sabato 15 luglio alle 18,30 ai Giardini di Santa Vittoria a Monteleone Sabino il Quartetto Artemisia, composto da Vanessa Cremaschi, violino I; Plamena Krumova, violino II; Roberta Palmigiani, viola; Kyungmi Lee, violoncello, con Carla Tutino al contrabbasso, presenta il concerto “Mozart tra i Beatles e i Rolling Stones”. Nel programma si avvicendano infatti le musiche del grande compositore viennese con quelle dei due gruppi pop e rock più famosi al mondo.
Le cinque strumentiste eseguiranno il Quartetto in Sol magg. KV 80 e il Quartetto in Do magg. KV 525,”Eine kleine Nachtmusik” di Wolfgang Amadeus Mozart alternando con “As Light as a Stone” di Mick Jagger e Keith Richards (elaborazione e adattamento di Vanessa Cremaschi) e un’elaborazione e arrangiamento di Luca Salvadori per archi delle musiche di John Lennon e Paul McCartney dal titolo “Four for fab four – quartettino per John e Paul”.
Originale anche la proposta di domenica 16 luglio alle 18.30 al Castello Orsini di Ponticelli Sabino (Scandriglia): a eseguire le musiche sarà infatti un Quintetto di Flauti con tonalità e timbri diversi. L’ensemble di flauti “Il Cardellino” è composto da 1° flauto Francesco Polletta, 2° flauto Antonio Di Giamberardino, 3° flauto e ottavino Silvia La Rocca, Flauto contralto Lucrezia Cortilli, Flauto basso Birgit Nolte. In programma “Estate” dalle Quattro stagioni di Antonio Vivaldi, tre movimenti dalla “Carmen” di George Bizet (Prèlude – Habanera – Dance Bohème), l’”Infernal Galop” di Offenbach l’Ouverture e l’Aria della Regina della notte dal “Flauto Magico” di Mozart.
“Sentieri in Cammino”, rassegna di teatro e musica diretta da Massimo Wertmuller con la consulenza musicale del M° Carla Tutino e del M° Stefano Caponi, con il contributo della Regione Lazio e della Fondazione Varrone, proporrà spettacoli dal vivo fino al 30 settembre all’interno di teatri, castelli, aree archeologiche e centri storici di 12 comuni dell’Alta Sabina e della provincia di Rieti.
Simone Weil nata a Parigi nel 1909 è la figlia di un medico alsaziano di origini ebraiche. Sorella minore del famoso matematico André Weil, ricevono entrambi un’istruzione laica.
Famiglia molto unita, costretta a frequenti spostamenti per seguire il padre, lei e il fratello erano costretti a prendere lezioni private; ciò permise loro di essere molto più avanti negli studi dei coetanei che seguivano i corsi normali.
André dimostra un precoce talento matematico e in famiglia è reputato un genio; è André, che per primo le insegna a leggere.
Sin dalla tenera età è sempre stata di salute cagionevole; trascorre spesso periodi di convalescenza a letto e legge moltissimo.
Fra il 1919 e il 1928 studia in diversi licei parigini. Sceglie la filosofia. Nel 1928 è ammessa all’École Normale Supérieure. Attratta da Cartesio, cui dedicherà la propria tesi, studia Marx e mostra un rigore che la distingue dai suoi coetanei.
Simone de Beauvoir, di un anno più anziana di lei che frequenta lo stesso liceo, ammette d’invidiarla, più che per la sua intelligenza, per il suo cuore:
«… pensa alla la Rivoluzione che avrebbe dato da mangiare a tutti».
Ma le due Simone non vanno d’accordo, intellettuale l’una, concreta e materialista l’altra.
Superato l’esame di concorso per la docenza nella scuola media superiore; insegna filosofia fra il 1931 e il 1938 nei licei femminili di varie città di provincia:
Al suo primo insegnamento, genera scandalo distribuendo lo stipendio fra gli operai in sciopero. Decide di vivere spendendo per sé solo l’equivalente di quanto percepito come sussidio dai disoccupati, per sperimentare le medesime ristrettezze di vita.
In quegli anni è vicina ad ambienti trotskisti e anarchici. Nell’agosto del 1932 si reca a Berlino per conoscere il clima nel luogo più scottante del momento; è la vigilia della presa del potere da parte di Hitler.
Nel 1933 scrive articoli, condanna l’avvicinamento dell’Unione Sovietica alla Germania nazista; pensa lo stalinismo una forma di oppressione burocratica analoga al fascismo.
A fine dicembre ospita per alcuni giorni, nel suo appartamento di Parigi, l’esule Lev Trockij, assieme alla moglie. Ma l’esperienza si conclude presto con uno scontro verbale fra i due.
Pur in condizioni di salute precarie, soffre di una forte emicrania cronica, prova a conoscere direttamente la situazione operaia e ne scopre la terribile monotonia. Va come manovale nelle fabbriche metallurgiche di Parigi, ma avendo scarsa dimestichezza coi macchinari, nell’indifferenza dei compagni di lavoro, giunge il licenziamento.
«Laggiù mi è stato impresso per sempre il marchio della schiavitù».
La seconda esperienza di otto mesi, nelle officine Renault, aggrava ulteriormente il suo stato di salute ed è raccontata sotto forma di diario e di lettere nel libro “La condizione operaia”.
Prima di riprendere a insegnare in un liceo di Bourges, si reca in Portogallo, dove conosce e vive la miseria dei pescatori.
L’8 agosto 1936 varca la frontiera spagnola con un lasciapassare da giornalista ed entra come miliziana fra i volontari anarchici. Non essendo capace di usare il fucile, viene assegnata ai lavori in cucina. Ma già in settembre, dubbiosa sull’utilità del conflitto, torna a Parigi.
«Non era più, come mi era sembrata all’inizio, una guerra di contadini affamati contro i proprietari terrieri e un clero complice dei proprietari, ma una guerra tra la Russia, la Germania e l’Italia.»
Anche a causa delle violenze commesse dai repubblicani accantona definitivamente il marxismo, contro corrente rispetto agli intellettuali della sua generazione che lo riscoprono. Nello stesso anno, mentre viaggia per l’Italia, ad Assisi, viene attratta dalla fede cristiana, e riscopre la poesia. Iniziano le sue esperienze mistiche.
Nella primavera del 1940 a causa dell’invasione tedesca, la famiglia abbandona Parigi e trascorre due mesi a Vichy. Durante l’invasione tedesca della Francia, il governo collaborazinista francese si sposta a Vichy.
Con i genitori si sposta prima a Tolosa poi a Marsiglia, dove viene arrestata mentre distribuisce volantini contro il governo di Vichy. Quando il giudice minaccia di chiuderla in cella con delle prostitute, replica di aver sempre desiderato conoscere quell’ambiente. Al che, il giudice la lascia andare credendola matta.
Torna ad insegnare, ma deve dimettersi, in quanto ebrea. Si occupa di procurare documenti falsi ai rifugiati. Dal momento che il padre e la madre non accettano di allontanarsi dalla Francia senza di lei, a maggio giunge con loro a Casablanca, in un campo profughi affollato da esuli ebrei.
In dicembre parte per Londra per unirsi all’organizzazione dei resistenti in esilio France libre. Digiunando, si sente spiritualmente vicina ai connazionali della zona occupata; trascorre giorni senza mangiare. In qualità di redattrice del giornale France libre, scrive vari articoli successivamente inseriti nel volume “Écrits de Londres”.
Tenta di essere inviata con un gruppo di infermiere in prima linea del fronte, ma la cosa viene rifiutata. Impossibilitata a partecipare attivamente alla guerra, la Weil cede a un sentimento di autodistruzione.
Affetta da tubercolosi, aggravata dalle privazioni, muore il 24 agosto nel sanatorio di Ashford, vicino Londra; è epolta nella sezione cattolica del cimitero di Ashford.
È Albert Camus a divulgare originariamente la maggior parte degli scritti della Weil, A parte alcuni articoli, le sue opere vengono pubblicate postume. Le sue opere vengono tradotte in italiano per iniziativa di Adriano Olivetti.
Traduzione di Roberta Scarabelli- Neri Pozza Editore
Un bar nella Vienna degli anni Sessanta: i suoi avventori e le loro storie di vita, speranze, amori e illusioni.
SINOSSI
Nell’estate del 1966 Robert Simon ha poco piú di trent’anni e un sogno: aprire un bar. Cresciuto in un istituto per orfani di guerra gestito dalle suore della Carità, per qualche tempo ha lavorato come aiuto cameriere e garzone nei locali all’aperto del Prater, e forse è stato proprio lí – mentre girava fra i tavoli alla luce delle lanterne colorate, alla ricerca di bicchieri vuoti e mozziconi di sigaretta – che si è acceso in lui il desiderio di stare, un giorno, dietro il bancone della propria osteria. Quando il bar all’angolo del mercato chiude i battenti, Robert capisce che la sua occasione è arrivata. Il locale, cupo e fatiscente, si trova in uno dei quartieri piú poveri e sporchi di Vienna, ma da qualche tempo spira un vento nuovo e l’aria è pervasa da uno strano fermento: sui giornali con cui i pescivendoli avvolgono i salmerini e le trote del Danubio si legge di grandi cose a venire, di un futuro radioso pronto a sorgere dal pantano del passato. Infiammato da questi cambiamenti, Robert rimette a nuovo il bar, imbiancando le pareti, verniciando i mobili e lucidando le piastre dei fornelli. Non ha molto da offrire, ma i clienti arrivano comunque, portando storie di passioni, amicizie, abbandoni e lutti. Alcuni sono in cerca di compagnia, altri desiderano ardentemente l’amore, o soltanto un luogo dove sentirsi compresi, e mentre la città diventa sempre piú affollata, anche la vita di Robert si trasforma. Combinando l’incanto di una prosa malinconica a una tenera comicità, Robert Seethaler ha scritto un romanzo animato da personaggi indimenticabili, un caleidoscopio di storie che si fa parabola dell’esistenza umana.
Andreas Heimann:«L’autore traccia un quadro non sentimentale dei suoi personaggi, ma con molta empatia. È un’arte che padroneggia alla perfezione: quella di raccontare grandi storie di piccole persone».
Brigitte:«La narrazione di Robert Seethaler è cosí toccante che si ha voglia di sedersi personalmente in questo “bar senza nome”».
Breve biografia di Robert Seethaler – nato a Vienna nel 1966 e vive tra questa città e Berlino. Autore e sceneggiatore, nel 2007 ha ricevuto il prestigioso premio del Buddenbrookhaus per il suo romanzo d’esordio. Ha ottenuto numerose borse di studio, tra cui la Alfred Döblin dalla Akademie der Künste, e il film tratto dalla sua sceneggiatura (Die zweite Frau) ha ricevuto un importante riconoscimento al Festival del Cinema di Monaco di Baviera nel 2009. Una vita intera (Neri Pozza 2016) è stato selezionato per l’International Booker Prize e diventerà un film diretto da Hans Steinbichler, con Stefan Gorski nei panni di Andreas Egger. Presso Neri Pozza sono apparsi anche Il campo (2019) e L’ultimo movimento (2021). I libri di Seethaler sono tradotti in piú di 40 lingue.
Fara in Sabina (RIETI)-FLIPT-il programma dal 9 all’11 luglio 2023
-Dalla Groenlandia alla Norvegia-FLIPT – Festival Laboratorio Interculturale di Pratiche Teatrali
del Teatro Potlach, diretto da Pino Di Buduo
Tutti gli spettacoli all’aperto sono completamente gratuiti!
Prosegue a Fara in Sabina il FLIPT – Festival Laboratorio Interculturale di Pratiche Teatrali del Teatro Potlach, diretto da Pino Di Buduo – con il sostegno della Regione Lazio e della Fondazione Varrone, il patrocinio della Provincia di Rieti e del Comune di Fara Sabina – che si concluderà sabato 15 e domenica 16 luglio con il grande spettacolo “Città invisibili”.
Da domenica 9 a martedì 11 luglio, un ricco ventaglio di spettacoli dal sapore di terre lontane e vicine animeranno il Festival che in questi giorni è luogo di incontro e scambio per gli oltre ottanta artisti provenienti da: Sudafrica, Groenlandia, Iran, Brasile, Norvegia, Grecia, Ucraina, Danimarca, Polonia e Italia.
Ecco il programma (dal 9 all’11 luglio):
Domenica 9 luglio presso il Teatro Potlach, a Fara in Sabina, gli artisti groenlandesi presentano (in inglese) “The Traveller”: rivolto a piccoli gruppi di 10 persone alla volta, si svolge in diverse fasce orarie (ore 12:30, 15:00, 16:00, 17:00, 18:00, 19:00). Nel bianco di una Groenlandia innevata, lo spettacolo offre al pubblico un’esperienza che poggia sui propri sensi e la propria immaginazione in una sorta di viaggio attraverso la vita. Prenotazione obbligatoria.
Per info scrivere al 351 7954176.
Domenica 9 luglio, alle ore 21.00, presso il Teatro Potlach, gli artisti ucraini presentano (in lingua ucraina) “Kolo”: performance di giovani attori che dialogano con il pubblico per condividere con amicizia e amore il ricco patrimonio culturale ucraino che ha bisogno di guardare al futuro con speranza e ottimismo. Lo fanno attraverso il canto e la recitazione.
Domenica 9 luglio, alle ore 22:30, presso la Passeggiata di Fara in Sabina, gli artisti iraniani – Persian Group – presentano (in inglese e farsi) “Mehregan Night”. In Iran l’equinozio d’autunno è conosciuto come Mehregan e un tempo era dedicato al dio solare Mithra, successivamente celebrato in onore dello yazata Mehr: portatore di amicizia e unità. Sotto il cielo stellato si potrà assaporare il clima festoso dedicato all’amicizia e all’amore attraverso canti, immagini e sapori persiani.
Lunedì 10 luglio, alle ore 21.00, presso il Teatro Potlach, gli artisti greci presentano (in greco e in inglese) “Lysistrata 2023”: ideato da Angeliki Kasola e interpretato dall’attrice Irini Mela, è un appello alla pace mondiale e alla cessazione di ogni tipo di violenza e discriminazione. Nella performance emerge il ruolo delle donne – rappresentate da Lysistrata, esempio di forza e pace nell’antica Grecia – chiamate a rivendicare il proprio ruolo di creatrici e protettrici della vita. In un gioco di teatro nel teatro: gli stessi spettatori saranno chiamati a partecipare al congresso di Lysistrata, divenendo attori.
Lunedì 10 luglio, alle ore 22:30, presso la Chiesa di San Giacomo a Fara in Sabina, gli artisti polacchi – Teatr Brama – presentano “Voices”: concerto con canzoni che attraversano l’Europa e che sono la chiave per comprendere i fondamenti della cultura odierna. L’Armonia, il ritmo e il simbolismo di ogni paese veicoleranno ciò che si nasconde più in profondità: per scoprire un comun denominatore che è la fonte comune della cultura europea.
Martedì 11 luglio, alle ore 18.00, presso il Teatro Potlach, l’artista norvegese Lars Vik del Grenland Friteater, presenta (in inglese e italiano) “Mr. Maldestro. Risolvo qualsiasi problema”. Ispirato ai grandi comici del cinema muto, lo spettacolo racconta di una giornata ordinaria con Mister Fritijof Maldestro nella sua “Agenzia di aiuto”. Ben presto sarà chiaro che è lui quello che ha bisogno di aiuto! Ricco di umorismo e acrobazie, è uno spettacolo divertentissimo adatto ai bambini a partire ai 3 anni, e agli adulti.
Martedì 11 luglio, alle ore 21.00, presso il Teatro Potlach, l’artista norvegese Geddy Aniksdal del Grenland Friteater, presenta (in inglese) “My life as a man”: un’escursione autobiografica dell’artista che ripercorre le sue origini legate alla classe operaia norvegese dalla quale sono nati i suoi personaggi. Storie che parlano di teatro e dei motivi sottesi alla scelta di fare teatro. Ma è anche la storia di chi trova una stanza tutta per sé.
Martedì 11 luglio, alle ore 22.30, presso la Passeggiata a Fara in Sabina, il Teatro Potlach e gli artisti ospiti del Festival presentano “Notte dal mondo”. Spettacolo composto da una miriade di frammenti costituiti dalle tante culture presenti: frammenti di canzoni, testi, tradizioni che si uniscono e si scompongono per dare vita a immagini nuove e interculturali. Un viaggio tra Paesi vicini e lontani!
Tutti gli spettacoli all’aperto sono completamente gratuiti!
Ispirato a una storia vera. Liceo Léon Blum di Créteil, città nella banlieue sud-est di Parigi: una scuola che è un incrocio esplosivo di etnie, confessioni religiose e conflitti sociali. Una professoressa, Anne Gueguen (Ariane Ascaride), propone alla sua classe più problematica un progetto comune: partecipare a un concorso nazionale di storia dedicato alla Resistenza e alla Deportazione. Un incontro, quello con la memoria della Shoah, che cambierà per sempre la vita degli studenti.
Bellissimo film da far vedere nelle scuole- Il film lo dovrebbero vedere anche tutti gli insegnanti.
“Bisogna ripartire dalla scuola”: Ariane Ascaride ci racconta Una volta nella vita.
Il suo volto particolare, al di fuori delle convenzioni cinematografiche, ha reso Ariane Ascaride una musa insolita per il suo compagno, il regista Robert Guédiguian. La metà della sua filmografia è segnata da questo rapporto sinergico, artistico oltre che sentimentale. Ma nel giorno della memoria esce in Italia un film in cui il marito non è coinvolto. Una volta nella vita è la storia vera – cosceneggiata da Ahmed Dramé, uno dei ragazzi che l’ha vissuta solo alcuni anni fa – di una classe apparentemente irrecuperabile di un liceo disagiato della banlieue parigina. Una professoressa, la stessa Aristide, non si arrende a darli per spacciati. Li convince pian piano a partecipare a un concorso sulla resistenza e la deportazione, indetto ogni anno dal governo francese. Occasione per guardare alla scuola in maniera positiva. Concorda l’attrice, che abbiamo incontrato qualche giorno fa a Parigi, in occasione dei Rendez-Vous di Unifrance.
“Soprattutto è una storia vera, non si può obiettare in alcun modo, è qualcosa che è accaduto. Una cosa così eccezionale che Ahmed ha voluto raccontarla. Non è stato solo un film, per me, ma un momento della mia vita.”
Le riprese immagino siano state effettuate in un clima particolare, con tutti quei ragazzi.
C’erano pochi attori, molti erano ragazzi che frequentano ancora la scuola. Si sono davvero sentiti coinvolti in questa storia. Dovevo trovare il modo giusto per relazionarmi con loro, in modo che avessero fiducia in me. Mi ha dato modo di capire quanto sia difficile fare l’insegnante, per cui ho grande ammirazione. Naturalmente giravamo solo un film, ma dovevo avvicinarli a me, stabilire un contatto in modo da rendere tutto credibile.
Una classe piena di colori, religioni, esperienze diverse, come spesso accade nelle periferie.
Sono stati straordinari. Oltretutto abbiamo girato durante il ramadan, per cui in molti passavano la giornata senza mangiare né bere. La prima settimana mi guardavano come fossi veramente una professoressa, non sapevano bene quando si girava o no. Dopo una decina di giorni, fra un ciak e l’altro, non ero un’amica, ma neanche più la professoressa; piuttosto qualcuno con cui parlare e scoprire cose che non conoscevano.
Cosa comporta per un’attrice con tanti anni di esperienza lavorare con ragazzi non professionisti?
È formidabile, ti obbliga a un grande coinvolgimento, ponendoti molti interrogativi sul tuo lavoro. Sono così veri, sono alta tensione, e non puoi che essere reale anche tu. La mattina arrivavo e li guardavo, li seguivo, poi mi comportavo come una ballerina di tango: ad azione segue reazione. Due passi avanti, uno indietro. È andata così. Abbiamo girato durante l’estate nella vera scuola, il Liceo Léon Blum a Créteil, nella banlieue parigina. I ragazzi hanno presto preso le abitudini che avevano durante l’anno scolastico, mettendosi a fare confusione e a chiacchierare durante le pause. La sola cosa che dicevo era: “se sento ancora qualcuno urlare gli metto le mani alla gola”. Ecco, questo le professoresse non possono dirlo, ma io sì.
Ha incontrato la professoressa che interpreta?
Non prima delle riprese, soltanto dopo, e siamo diventate molto amiche.
Come mai non l’ha incontrata prima?
Perché non volevo riprodurla, volevo costruire il personaggio intorno a quello che avevo letto e alla sceneggiatura. Se avessi cercato solamente di riprodurla non sarei mai riuscita a farlo, non è questo il mio lavoro; devo creare il personaggio, non riprodurlo.
Spesso sulle prime pagine si parla della scuola solo come fonte di problemi. Lei è ottimista?
Non era un vostro grande intellettuale, Gramsci, che parlava di pessimismo dell’intelligenza e ottimismo della volontà? La penso così. Se guardiamo bene il mondo viene da chiedersi come se la caveranno questi ragazzi, ma allo stesso tempo non voglio cedere a pensieri del genere. Sono pieni d’energia e di risorse, il mondo di domani è loro. Faranno delle proposte che noi neanche immaginiamo; ho una fiducia assoluta in loro, bisogna solo ascoltarli.
Lei è madre, questo l’ha portata a una maggiore identificazione con questi mesi bui, specie per i giovani?
Penso di sì. Mia figlia è stata particolarmente sconvolta dopo il 13 novembre: ha perso dei cari amici. Non voleva più uscire di casa, per lei il mondo in cui è cresciuta è finito quella notte, non vuole più avere figli. Penso che mai come oggi il ruolo di madre sia di importanza cruciale.
Non pensa che nelle grandi manifestazioni, dopo Charlie Hebdo e gli attentati di novembre, siano mancate le banlieue?
È proprio questo il problema. Nelle periferie ci sono moltissimi giovani che lavorano, superano gli esami, che vogliono integrarsi, e si integrano, all’interno della società francese. Allo stesso tempo c’è una frangia di persone in sofferenza, senza armi se non la violenza, verbale o del tipo peggiore. Sono fascisti, assassini, folli. Uccidono dei giovani con cui magari sono andati a farsi un bicchiere sei mesi prima. Giovani esattamente come loro. L’errore dello stato francese è non aver compreso come mai siano diventati così, dell’abbandono di queste persone. Non sono che il risultato delle azioni dei nostri governi, i quali, quando non c’è stato più lavoro, li ha assistiti, con il sussidio di disoccupazione, cancellando la loro identità, rendendoli una massa informe.
In fondo nel film quello che fa il suo personaggio è proprio far emergere la specificità di ogni ragazzo, riconoscerlo, senza considerare tutti come un’unica classe problematica.
È esattamente riconoscere il termine giusto, quello che non facciamo. Lo sa che i ragazzi delle banlieue hanno paura di andare sugli Champs-Élysées, non per paura degli attentati, ma anche da prima?
Pensano non sia il loro mondo. Parlo di giovani nati qui, in Francia. È falso, ma gli abbiamo così tanto fatto sentire che non è il loro mondo, che i più fragili o perduti hanno ascoltato sirene mostruose finendo per uccidere altri giovani. Per questo la scuola è fondamentale: se la scuola va male, anche la società andrà male. Se sapesse da quanto tempo dico questa cosa; fino a che non si farà uno sforzo particolare nelle scuole, aiutando i professori, non cambierà niente. Fino a che ci saranno i licei ghetto e le scuole private, senza che i ragazzi si mescolino realmente, non accadrà niente di diverso. È complicato, soprattutto considerato che noi siamo andati a cercare il loro petrolio, tracciando dei confini senza sentire il loro parere. Abbiamo fatto di tutto e preso di tutto, e ora puntiamo il dito dicendo che sono cattivi.
La storia e l’integrazione sono aspetti importanti della sua carriera.
Da figlia di immigrati italiani posso solo dire che è molto difficile essere un’immigrata. Una frase di mio padre la conservo sempre nella mia testa: è incredibilmente duro, perché sei insultato anche vivendo in una città mista come Marsiglia. Sei meno che niente, un ladro, di qualsiasi immigrazione tu faccia parte. È terribile. Tutto questo avendo la stessa religione, immaginate i musulmani. Provo una grande ammirazione per i giovani che riescono ad uscire da tutto questo, ci vuole un coraggio inimmaginabile. Io ho imparato l’italiano, ma non da mio padre, che non ha mai voluto parlarci in quella lingua. Voleva che fossimo francese. Gli scappavano delle parole in italiano solo quando si arrabbiava.
Un’artista e una donna appassionata, Ariane Ascaride. Colpita come tutti i francesi dagli attentati di novembre, ha scritto per “Le Monde” delle parole che suonano ancora più attuali oggi, giorno della memoria, mentre le prime targhe di marmo sui fatti di Charlie Hebdo sono entrate a far parte del tessuto urbano di Parigi, e il ricordo si confonde con l’attualità. Di seguito alcune delle sue parole.
“Obblighiamo i politici a riconsiderare il loro lavoro, le loro responsabilità storiche. I nostri figli non ci hanno chiesto di venire al mondo, tutti dobbiamo loro un rispetto totale e un mondo luminoso. Facciamo ascoltare la nostra voce in modo che conoscano ancora la spensieratezza della giovinezza. Obblighiamo quelli che nelle sfere privilegiate del potere tavolta se ne dimenticano, a considerare le vere ragioni che portano un giovane a uccidere una ragazza o un ragazzo, che magari ascoltano la sua stessa musica.
Parliamo alto e forte, parliamo a quelli che pensano al mondo nella stessa maniera. Cambiamo, impariamo uno dall’altro, salviamo i nostri figli”.
Fara in Sabina- Teatro Potlach, diretto da Pino Di Buduo
Eugenio Barba e Julia Varley aprono il Festival Laboratorio Interculturale di Pratiche Teatrali
Fara in Sabina (Rieti) -dal 7 al 9 luglio 2023-Masterclass e spettacolo con Eugenio Barba e Julia Varley: così inizia il FLIPT – Festival Laboratorio Interculturale di Pratiche Teatrali del Teatro Potlach, diretto da Pino Di Buduo, che ha il sostegno della Regione Lazio e della Fondazione Varrone, e il patrocinio della Provincia di Rieti e del Comune di Fara Sabina, e che si concluderà sabato 15 e domenica 16 luglio con il grande spettacolo “Città invisibili”.
Arrivano dalla Danimarca con un bagaglio leggero: quello che si raggiunge dopo aver scritto un pezzo importante della storia del teatro (tra Oriente e Occidente) del XX secolo. Allievo di uno dei più grandi teorici del teatro contemporaneo – il polacco Jerzy Grotowski – e fondatore dell’Odin Teatret di Holstebro (1964), Eugenio Barba ha saputo sviluppare temi e forme del teatro grotowskiano – come il rivoluzionario rapporto tra attore-spettatore, nel quale il secondo partecipa al processo creativo del primo – e al contempo sganciarsi da una dimensione misticheggiante per riportarla in una sfera legata alla terra, alla società, alla socialità, a una “cultura senza confini”.
Fautore di un teatro che riconosce la sua identità nel training, ossia nella costante ricerca delle proprie peculiarità fisiche ed espressive (dell’individuo e del gruppo), considera lo spettacolo come un momento di scambio. La sua vita teatrale è stata ricerca e il suo teatro è divenuto terreno da indagare per altri grandi studiosi: tra questi il professore emerito dell’Università dell’Aquila Ferdinando Taviani, critico dell’Odin Teatret.
Teatro che si è sviluppato come una micro-società, l’Odin ha visto arrivare e crescere straordinari attori. Tra questi Julia Varley: interprete capace di generare negli occhi di chi osserva trance emotive che portano fuori dagli schemi ordinari. Oggi un punto di riferimento per le nuove generazioni che hanno bisogno di avvicinarsi a radici così salde che sanno infondere il sapore dell’arte.
A questo servono masterclass e laboratori: a sperimentare pratica e teoria in un rapporto diretto che sa trasmettere quel bagaglio divenuto leggero dopo aver scritto con fatica e sudore un pezzo di storia del teatro e della cultura internazionale. Sono i luoghi dell’incontro e del dialogo.
Nel dicembre 2022, l’Odin ha presentato il suo ultimo spettacolo “Tebe ai tempi della febbre gialla”. L’attività teatrale si è fermata ma non il loro insegnamento. E sarà straordinario ripercorrere con loro, il regista Barba e l’attrice Varley, quest’ultima tappa con lo spettacolo “Ricordando Tebe” che – venerdì 7 luglio alle ore 19 presso il Teatro Potlach – apre in assoluto il Festival. Uno spettacolo che parla di Eros in termini di amicizia e tenerezza, affetto e solidarietà, simpatia e stima: tre storie grottesche, dolorose ed emblematiche che provengono dalla quotidianità del presente e dalle tenebre del mito.
Il programma:
MASTERCLASS con Eugenio Barba e Julia Varley
Venerdì 7 luglio |Ore 19.00
“Ricordando Tebe” work in progress con Julia Varley. Regia Eugenio Barba.
Sabato 8 luglio | Dalle ore 10.00 alle 13.00
Esempi di montaggio teatrale con Eugenio Barba e Julia Varley
| Dalle ore 15.00 alle 19.00
Montaggio teatrale e montaggio cinematografico con Eugenio Barba, Julia Varley, Pino Di
Buduo e Stefano Di Buduo
|Ore 21.00
Proiezione di un film di Stefano Di Buduo sull’Odin Teatret
Domenica 9 luglio | dalle 10.00 alle 12.00
Dialogo con esempi pratici tra Eugenio Barba, Julia Varley e partecipanti
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