Marco De Paolis e Paolo Pezzino- Monte Sole Marzabotto
Il processo, la storia, i documenti
Viella Libreria Editrice-Roma
SINOSSI
La strage di Monte Sole – più conosciuta con il nome del comune dove è stato costruito il sacrario, Marzabotto – è l’eccidio più sanguinoso compiuto dai tedeschi in Italia durante l’occupazione nazista del nostro Paese. Tra il 28 settembre e il 5 ottobre del 1944, in un’operazione formalmente presentata come rastrellamento antipartigiano, vennero sterminate intere comunità situate nell’altopiano fra le Valli del Reno e del Setta: furono quasi 800 i civili uccisi, per lo più bambini, donne e anziani.
Insieme alla strage di Sant’Anna di Stazzema, quella di Monte Sole è diventata, agli inizi degli anni Duemila, il simbolo di una nuova e singolare stagione giudiziaria relativa agli eccidi nazifascisti compiuti in Italia tra il 1943 e il 1945 che, oltre a rappresentare una importante svolta nella metodologia e nella giurisprudenza, ha fornito preziosi materiali agli storici, consentendo l’acquisizione di documenti e testimonianze inedite.
Per quanto tardivo il processo per la strage – celebrato nel 2006 presso il Tribunale militare di La Spezia – ha permesso di individuare, processare e condannare decine di criminali di guerra sottrattisi per oltre sessant’anni alla giustizia.
INDICE
Paolo Pezzino, Monte Sole Marzabotto: il racconto di un massacro
Marco De Paolis, Monte Sole Marzabotto: l’indagine, il processo
Documenti
1. Copertina esterna del fascicolo REDER
2. Copertina interna del fascicolo REDER
3. Copertina del fascicolo n. 1937 Reg. Gen. rinvenuto nel 1994 a Palazzo Cesi (nel c.d. armadio della vergogna) sul caso di Marzabotto
4. Copertina del fascicolo del Proc. n. 373/96/ign della Procura militare di La Spezia sul caso di Marzabotto
5. Lettera della Procura Generale Militare presso la Corte Militare di Appello di trasmissione alla Procura militare di La Spezia del fascicolo relativo a Marzabotto rinvenuto nel 1994 a Palazzo Cesi
6. Richiesta PM di rinvio a giudizio nel Proc. n. 279/04/RNR relativo al caso di Marzabotto
7. Elenco generale delle dichiarazioni di testimoni e imputati nei processi Reder e di La Spezia sul caso di Marzabotto
AUTORI
Marco De Paolis ha diretto la Procura militare della Repubblica di La Spezia dal 2002 al 2008 e quella di Roma dal 2010 al 2018, istruendo oltre 500 procedimenti per crimini di guerra durante il secondo conflitto bellico mondiale. È stato pubblico ministero, tra gli altri, nei processi per le stragi nazifasciste di Sant’Anna di Stazzema, Civitella Val di Chiana, Monte Sole Marzabotto, Cefalonia. Attualmente dirige la Procura Generale Militare presso la Corte Militare di Appello.
Paolo Pezzino è stato professore ordinario di Storia contemporanea presso l’Università di Pisa e dal giugno 2018 è Presidente dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri – Rete degli istituti per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea. Ha collaborato come consulente tecnico d’ufficio con la Procura militare di La Spezia nelle indagini sulle stragi di civili in Italia nella seconda guerra mondiale. Ha diretto il progetto per un Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia, 1943-1945 (2013-2016), promosso dall’Anpi e dall’Istituto Nazionale Ferruccio Parri.
Contigliano- 28 luglio 2023-Dopo il successo dello scorso anno, nella giornata di domenica 30 luglio a partire dalle ore 9.30, come anticipazione dei festeggiamenti della storica manifestazione “Assalto al Castello“, Contigliano si prepara a fare un tuffo nel medioevo accogliendo figuranti e circa 160 arcieri in costume provenienti da tutta Italia i quali si sfideranno in una gara nazionale di tiro con l’arco del circuito L.A.M.
L’evento, organizzato dal “Gruppo Arcieri dell’Ariete”, dall’Associazione sportiva culturale “Nonna Papera”, dall’Associazione “Arcieri Civitas Ducalis”, dall’Associazione “Arcieri della Dama bianca di Poggio Catino” e patrocinato dal Comune di Contigliano, si svolgerà su un percorso itinerante nelle strade principali e secondarie di Contigliano dove saranno collocate 15 piazzole con bersagli di tiro appositamente realizzati, alcuni dei quali richiamanti la cultura e la tradizione contiglianese.
A seguire, alle 16.30, presso il Parco di Villa Franceschini di Contigliano, si svolgerà il “Campionato nazionale per città” di tiro con l’arco medievale.
Cinema -L’Attore Adolfo Celi nasceva a Messina il 27 luglio 1922-
Il 27 luglio 1922 nasceva a Messina Adolfo Celi, ottimo attore di cinema e televisione ma anche discreto regista cinematografico.
Con il suo fisico imponente, gli occhi azzurri taglienti e il naso decisamente aquilino, Celi fu per molti anni uno dei pochi attori internazionali del cinema italiano: non un mattatore protagonista, come i divi della commedia all’italiana, ma un ‘cattivo’ perfetto, ruolo sostenuto sempre con grande sicurezza e naturale eleganza. La sua figura di gangster, eccentrico e spietato, fu resa celebre dal personaggio antagonista di Jean-Paul Belmondo in L’homme de Rio (1964; L’uomo di Rio) di Philippe de Broca; subito dopo diventò famoso in tutto il mondo come il crudele Emilio Largo, rivale di James Bond in Thunderball (1965; Agente 007, Thunderball ‒ Operazione tuono) di Terence Young. Ma lasciò un segno anche in parti brillanti, in particolare nel ruolo del dottor Sassaroli, primario cinico e burlone, in Amici miei (1975) di Mario Monicelli e nei suoi due sequels.
Diplomatosi in regia nel 1945 all’Accademia d’arte drammatica di Roma, lavorò come regista e attore in diversi spettacoli teatrali, prima di arrivare al cinema grazie al produttore Carlo Ponti, che lo volle per Un americano in vacanza (1946) di Luigi Zampa. Nel 1948 si recò in Argentina per il film di Aldo Fabrizi Emigrantes (1949) e, finite le riprese, si trasferì in Brasile dove rimase per oltre quindici anni, dirigendo il Teatro Brasileiro da Comoedia di San Paolo e il Teatro dell’Opera di Rio de Janeiro; in quello stesso periodo, inoltre, diresse e produsse anche alcuni film (Caiçara, 1950 e Tico-Tico no Fubà, 1952). Tornò quindi in Europa agli inizi degli anni Sessanta, dopo che il regista francese de Broca lo aveva voluto per L’homme de Rio, e quindi si impose nel grandissimo successo internazionale Thunderball. Degli oltre novanta film in cui comparve, la maggior parte (più di ottanta) la interpretò dal 1963 agli inizi degli anni Ottanta, nel corso di una carriera curiosamente tardiva e prolifica. Tra quelli da ricordare, oltre a L’alibi (1969), da C. anche codiretto assieme a Vittorio Gassman e Luciano Lucignani, si segnalano E venne un uomo (1965) di Ermanno Olmi, Diabolik (1968) di Mario Bava, La villeggiatura (1973) di Marco Leto, Le fantôme de la liberté (1974; Il fantasma della libertà) di Luis Buñuel e, soprattutto, Amici miei di Monicelli con il ruolo che C. avrebbe interpretato anche nei successivi Amici miei, atto II (1982) sempre di Monicelli, e Amici miei, atto III (1985) di Nanni Loy, ultimo film prima della prematura scomparsa, sopravvenuta al momento di andare in scena, mentre recitava in teatro un testo di F.M. Dostoevskij.Grande popolarità aveva ottenuto anche con il personaggio di James Brooke, ennesimo cattivo, nel televisivo Sandokan (1976) di Sergio Sollima.
Celi muore il 19 febbraio 1986
(FONTE ENCICLOPEDIA TRECCANI.IT)
Cinema. Adolfo Celi, 100 anni fa nasceva l’altro eroe dei due mondi
ARTICOLO di Massimiliano Castellani sabato 23 luglio 2022 –Fonte giornale Avvenire
Ci sono uomini di cinema che hanno vissuto esistenze che da sole offrono spunti e materiale per decine di film. Uno di questi, è sicuramente Adolfo Celi, di cui il 27 luglio ricorre il centenario della nascita (Messina 1922) e la cui vita purtroppo si è interrotta prima della fine del secondo tempo: a 63 anni, un colpo al suo gran cuore tenero e generoso lo ha fatto uscire di scena. Accadde a Siena, il 19 febbraio 1986, mentre era in tourné teatrale con I misteri di Pietroburgo. «Quella sera lo sostituì il suo amico fraterno Vittorio Gassman con il quale avevano ideato quello che doveva essere il primo di tanti spettacoli da allestire insieme su commissione del Teatro della Toscana», raccontano Alexandra e Leonardo, i due figli che Adolfo Celi ha avuto dalla quarta moglie, l’attrice romena Veronica Lazar a cui Alexandra ha dedicato il documentario Era la più bella di tutti noi. «Il titolo me l’ha ispirato l’ultimo saluto che fece Bernardo Bertolucci (aveva diretto la Lazar da L’ultimo tango a Parigi del 1972, fino all’ultimo Io e te del 2012), quando mamma morì nel 2014 Bernardo disse alla stampa: «Veronica era la più bella di tutti noi».
E solamente l’incontro fra Adolfo e Veronica è un lungometraggio da “giorno della memoria”: storia della giovane profuga appartenente a una famiglia ebrea di Bucarest, «salvata dalla deportazione nazifascista dopo un sogno premonitore» e arrivata per la prima volta a Roma da dove avrebbe dovuto raggiungere Israele. Ma l’incontro con l’affascinante e nobile Celi (figlio del Prefetto di Messina e discendente del Celi Principe di Vadalà) stregarono l’attrice balcanica che rimase per sempre a Roma, e con lui mise su famiglia. Ma non fu l’ultima donna dell’Incontentabile(come il suo personaggio nello spot di Carosello) Adolfo o meglio ancora del Professor Alfeo Sassaroli l’esilarante primario del monicelliano Amici miei. «In quel personaggio del Sassaroli c’è tanto di papà, animo divertente ma inquieto, sempre alla ricerca del grande amore e quindi della “zingarata”.
L’ultima compagna di vita è stata Flaminia Rocchi, ma quando è morto era “single”. Anche se ad assisterlo all’ospedale di Siena nostra madre c’era, lei l’ha amato fino all’ultimo», ricorda Leonardo. E come non amare questo avventuriero che sembra uscito da un racconto di Emilio Salgari. Nel 1948 si imbarca con Aldo Fabrizi per girare un film che già dal titolo si rivelò profetico, Emigrantes. Girato in parte su una nave, Celi fu l’unico del cast che a film finito una volta sbarcato in Argentina rimase a vivere Buenos Aires. «Aveva trovato lavoro in un teatro e da lì poi si spostò nella terra che ha adorato, il Brasile». Quel Paese che trovava «spirituale e selvaggio» gli entrò nel sangue, e il Brasile vedendo sul palco quell’uomo dal fisico imponente, la voce attoriale importante e il carisma autorevole e autoritario lo incoronò nuovo eroe dei due mondi. Adolfo Celi, un uomo per due culture si intitola il documentario realizzato da Leonardo Celi in cui si racconta la straordinaria esperienza brasiliana di suo padre che da Rio de Janeiro viaggiò «in macchina attraversando le spiagge, allora era così», fino a San Paolo dove fondò il TBC, il Teatro Brasileiro de Comèdia. «Era così preso dalla bellezza dei luoghi, dalla potenza della natura che per due anni non diede notizie alla sorella, a Messina, la quale credendolo morto lo fece cercare dall’ambasciatore italiano in Brasile… Quando venne convocato in ambasciata papà credeva che gli conferissero un premio per i successi ottenuti con il TBC: aveva dato lavoro a tanti attori e maestranze locali ma soprattutto aveva fatto conoscere al pubblico brasiliano la bellezza dei testi, fino ad allora a loro ignoti, di Pirandello e Goldoni. Invece l’ambasciatore lo accolse con un serafico: “Ma signor Celi, la vuole fare una telefonata alla sua famiglia che è in pensiero per lei?”», racconta divertita Alexandra. Un’altra scena da commedia all’italiana, ma quella sarebbe venuta dopo le prove brasiliane di Caiçara( 1950) e Tico- Tico no Fubá, film diretti e interpretati dallo stesso Celi che con queste pellicole consolidò la sua fama di «divo italiano in Sudamerica».
Ma per farsi riconoscere nel Vecchio Continente dovrà attendere il 1964 con L’uomo di Rio di Philippe de Broca. Un film che segna anche l’addio al Brasile dove sente di aver chiuso un ciclo e lo scrive in una lettera accorata e sincera all’amico Gassman: «Qui le cose sono cambiate. Mi sento vuoto… Vedo i vostri film e mi sembra straordinaria la vostra vitalità, la vostra franchezza. Il vostro coraggio. Vi vedo coerenti. Voglio tornare ad essere come voi». È la nostalgia dell’ex allievo dell’Accademia d’arte drammatica dove si era diplomato assieme ai ragazzi della classe di ferro del ’22: Luigi Squarzina, Luciano Lucignani e Vittorio Gassman. E con loro due, di ritorno da San Paolo con il film L’alibi( 1969) aveva firmato la sua unica regia italiana. Nel Belpaese ritrova l’amore e gli amici di sempre, come l’altro coscritto Luciano Salce con cui vola in Inghilterra per far nascere i rispettivi figli a riparo dalla legge italiana del tempo. «Io e Emanuele Salce – vincitore dell’ultimo “Premio Adolfo Celi” per il suo splendido lavoro teatrale Diario di un inadeguato ovvero Mumble Mumble Atto II – siamo nati nello stesso ospedale a Londra, dove a me che dovevo essere Alessandra per errore hanno aggiunto la “x” togliendo le due “s”. Se fossimo nati in Italia non avremmo avuto il cognome dei nostri padri che poi rimasero amici per la pelle».
Ma il “grande fratello” di Adolfo Celi è stato il “Mattatore”, Vittorio Gassman. «Tra loro c’era complicità, sano spirito di competizione e stima reciproca. Papà diceva che Vittorio era il “migliore di tutti in tutto ciò che faceva”. Un’intelligenza superiore, traduceva dal latino al greco e la cosa stupiva i miei genitori che comunque parlavano 5 lingue a testa. Vittorio poi, la sera che papà si sentì male, andò a Siena a sostituirlo in teatro, e quello rimane un gesto che fanno solo i fratelli d’arte». Fratelli anche sul set di Mario Monicelli in- Brancaleone alle crociate. In quel decennio che va dal ’65 al ’75 con James Bond Agente 007 – Thunderball (Operazione tuono), Il fantasma della libertà di Luis Buñuel e soprattutto con il film-tv Sandokan, in cui interpreta l’indimenticabile Lord James Brooke, Adolfo Celi assume la caratura, rara per il nostro cinema, di attore internazionale. «Veniva scelto per il suo volto e le sue capacità recitative certo, ma anche per quella predisposizione al viaggio e all’avventura che trasmetteva anche a noi figli, portandoci in Malesia sul set di Sandokan dove aveva tranquillamente vissuto per nove mesi lontano dalla famiglia. “007”, Sean Connery, venne ospite a casa nostra, una villa in affitto sull’Appia antica come si usava fare allora, alla grandeur, e con papà si misero a giocare a golf». Un giocoliere nato, capace di cambiare continuamente ruolo e registro, ma mantenendo sempre quella cifra austera, dal papale Rodrigo Borgia (Alessandro VI nella miniserie della Bbc I Borgia) al giudice di Febbre da cavallo al fianco dell’altro amico fraterno, Gigi Proietti. «Papà incuteva timore, ma in realtà era un uomo dolce, scanzonato, un fatalista. A noi figli ci ripeteva: “Vivete tutto con leggerezza, senza fare drammi, mi raccomando”. E quella leggerezza si respirava d’estate al mare, a Ponza, con Gigi Proietti e i suoi figli che assieme a noi e quelli di Paola Gassman e Ugo Pagliai formavamo una piccola colonia dello spettacolo».
La vita che si mescola sempre alla scena, come quando Celi dopo anni torna in Brasile con tutta la famiglia. «Un viaggio incredibile, ad accoglierci c’era Tonia Carrero, la sua seconda moglie che nel frattempo era diventata una diva delle telenovelas. Ci ospitava nel suo attico di Rio, a Copa Cabana, e tutte le sere organizzava un ricevimento per il ritorno del “grande Adolfo Celi”…». Il ritorno del divo, dell’amico ritrovato, il primo degli Amici miei ad andarsene, così come Gastone Moschin è stato l’ultimo (2017). «Il Melandri, l’architetto – sorride Alexandra – io lo chiamerò sempre così. Grande attore internazionale anche lui. Gastone era un uomo adorabile e quando Leonardo girò il documentario su papà andammo a trovarlo in Umbria. Quando ci ha visti si è commosso. Non aveva tanta voglia di parlare del cinema e del passato, ma disse: “Per Adolfo lo faccio volentieri”. È la stessa sensazione che io e mio fratello proviamo tutti i giorni: parlare di papà lo facciamo volentieri, perché ci aiuta a riempire quel vuoto che ha lasciato e a sentirlo ancora qui, tra noi, così regale, con le spalle dritte e il suo sguardo fiero».
RIETI- 26 luglio 2023-Al via la prima edizione del Rieti Jazz Festival, che si terrà dal 27 al 29 luglio in piazza San Rufo. L’evento, organizzato da giovani talenti della scena musicale, riunirà una selezione di artisti eccezionali provenienti da diverse discipline musicali, tra cui jazz, classica e pop, per creare un’esperienza unica e coinvolgente per il pubblico.
Il direttore artistico di questa prima edizione è il talentuosoSimone Gubbiotti, chitarrista di fama nazionale e internazionale, noto per le sue esibizioni coinvolgenti nella scena jazz.
Tra i protagonisti del festival: Joy Grifoni – Ricercatore junior, neuroscienziato, musicista, compositore e psicologo, che con la sua poliedrica formazione accenderà l’atmosfera con la sua eclettica musicalità.
Manuel Magrini – Giovanissimo talento del pianoforte, nato ad Assisi e proveniente da una famiglia di musicisti. La sua connessione con la musica jazz e le sue composizioni originali incanteranno il pubblico.
Davide Bussoleni – Laureato in batteria jazz presso il Conservatorio G. Nicolini di Piacenza. Con la sua maestria tecnica e coinvolgente stile musicale, saprà regalare momenti indimenticabili.
Cesare Vincenti – Musicista versatile, si esibirà come solista, prima tromba e sideman, portando la sua arte in quasi tutti i generi moderni.
Francesco Ciarfuglia – Pianista, compositore, direttore d’orchestra e produttore, la sua vasta esperienza artistica porterà un tocco magico alle esibizioni del festival.
Davide Liberti – Contrabbassista virtuoso, con il suo strumento a 5 corde, regalerà emozioni profonde e una vasta gamma di possibilità timbriche.
Alberto Argirò – Eclettico musicista, ha collaborato con importanti artisti italiani e internazionali.
Il Rieti Jazz Festival 2023 offrirà un mix di spettacoli coinvolgenti e momenti di connessione con artisti di fama nazionale e internazionale. Sarà l’occasione perfetta per immergersi nell’universo affascinante della musica jazz e delle sue influenze, creando un’esperienza unica per tutti gli appassionati di musica.
L’accesso agli spettacoli sarà gratuito e aperto a tutti, offrendo a ogni amante della musica jazz e non solo, la possibilità di partecipare e vivere quattro giorni di pura magia musicale in una delle piazze più affascinanti di Rieti
Per ulteriori informazioni sul programma e gli artisti partecipanti, visitate la pagina Facebook https://www.facebook.com/profile.php?id=100093717527382
Casaprota(Rieti)- Il Cinema celebra i suoi trent’anni
I film e i premi della rassegna Cinema d’estate e della 3° edizione del Festival dei Mestieri del Cinema Italiano: dal 24 al 29 luglio a Casaprota
Casaprota – 24 luglio 2023-Sono passati trent’anni da quando a Casaprota si pensò di creare una rassegna di cinema nei mesi estivi. Da quel momento la piazza del Centro storico del borgo sabino nel mese di luglio si è popolata di centinaia di film e di ospiti illustri: da Elena Sofia Ricci a Marco Giallini, da Jasmine Trinca a Massimiliano Bruno e Anna Mazzamauro. Una rassegna che ha mantenuto negli anni il suo connotato popolare cercando di qualificare le scelte dei film e dei premi intitolati all’attore e regista Fausto Tozzi, che fece di Casaprota la sua residenza.
Da tre anni la rassegna, organizzata dalla Proloco di Casaprota con il supporto della Regione Lazio della Fondazione Varrone e del Comune di Casaprota, con la collaborazione del Circolo Arci “Succede in Sabina”, si è data una connotazione specifica, affiancando alle proiezioni dei film, incontri con i tecnici che hanno offerto la loro professionalità a una macchina complessa come il cinema: è nato il Festival dei Mestieri del Cinema Italiano, che premia ogni anno figure meno note al grande pubblico, ma decisive per la riuscita del film.
Il piatto forte restano comunque le proiezioni, quest’anno tutte nel segno della commedia: si comincia lunedì 24 luglio alle 21,30 con l’omaggio di Mario Martone a Massimo Troisi, ovvero il film documentario “Laggiù qualcuno mi ama” che unisce immagini anche inedite del Troisi uomo e comico alle testimonianze di amici e colleghi.
Martedì 25 è il turno della commedia rivelazione dell’anno, ovvero “Mixed by Erri” di Sidney Sibilia, che racconta le vicende dell’inventore delle musicassette pirata, che imperversarono negli anni ottanta, dando un colpo mortale all’industria discografica. Una commedia che disegna una Napoli poco nota con maestria, grazie anche alla bravura dei giovani interpreti.
Mercoledì 26 si proietta l’ultima fatica dei mostri sacri della commedia italiana, Aldo Giovanni e Giacomo, diretti come sempre da Massimo Venier in un film che conferma l’evoluzione del trio verso una scrittura più attenta e mono farcita di gag, ma sempre molto divertente e acuta. Questa volta a far ridere sono le “scene da un matrimonio” viste dagli occhi di due padri come Giacomo e Giovanni, alle prese con le nozze dei loro figli, sotto lo sguardo di un patrigno guastafeste come Aldo.
Giovedì 27 il film in cartellone è “Il Principe di Roma”, scritto e diretto da Edoardo Falcone, ispirandosi a una delle storie più note della letteratura come il “Canto di Natale” di Charles Dickens. Stavolta lo spietato avaro è l’arricchito Bartolomeo che brama un titolo nobiliare più di ogni cosa. Protagonista della serata l’attore Antonio Bannò, tra gli interpreti del film Insieme a Marco Giallini, Sergio Rubini e Giulia Bevilacqua. A lui verrà assegnato il premio “Fausto Tozzi” per i giovani attori.
Venerdì 28 è la serata dedicata alla premiazione dei tecnici per il “Festival dei Mestieri del Cinema”: quest’anno la giuria composta dal direttore artistico del Festival Paolo Di Reda e dalla Presidente di AIARSE, Associazione Aiuto Registi Segretarie di Edizione, Cinzia Liberati, ha premiato l’aiuto regista Andrea Vellucci, per il film “Il Principe di Roma” e gli assistenti operatori Federica Urso ed Ernesto Busillo, insieme al video assistant Michele Cesarano per il film “La stranezza” che sarà proiettato alla fine della premiazione.
Sabato 29 serata conclusiva con l’assegnazione del Premio “Fausto Tozzi” alla carriera, che quest’anno è stato conferito a Massimo Wertmuller che presenterà due suoi cortometraggi “Il tema di Jamal” (girato a Rieti) e “Ad Arte” diretto e interpretato insieme all’attrice e regista Anna Ferruzzo, che sarà anch’essa premiata per i suoi numerosi e intensi ruoli per il cinema italiano. In conclusione di serata la commedia premiatissima ai David di Donatello “Settembre” di Giulia Steigerwalt con Barbara Ronchi.
Ingresso alle proiezioni euro 3,50 con possibile prenotazione all’email succedeinsabina@gmail.com
I VINCITORI DEL PRIMO MOMPEO INTERNATIONAL SHORT FILM FESTIVAL
MOMPEO-Sabato 22 luglio 2023-nella cornice di piazza Regillo a Mompeo si è conclusa la prima edizione del nuovo Mompeo International Short Film Festival “Ri-generazioni” realizzato nell’ambito delle attività del PNRR – Attrattività dei borghi.
Di fronte a un pubblico attento e numeroso la due giorni del festival ha visto la proiezione di 13 corti, scelti tra 60 partecipanti provenienti da tutto il mondo. La giuria composta da Laurent Petitgrand, Luc Merenda, Marita D’Elia, Paolo Franchi e dalla Direttrice artistica del Festival Mariolina Venezia ha designato due vincitori: uno per la sezione Panorama Italiano e il primo premio del MSFF.
L’Ospite d’Onore del Festival Donatella Finocchiaro, dopo un momento di incontro con il pubblico, ha proclamato i vincitori. Per la sezione “Panorama italiano” ha ricevuto la menzione speciale il film della giovane regista Angelica Gallo La notte brucia “per l’accuratezza della realizzazione dove emerge un’interpretazione molto credibile dei giovani protagonisti” . Angelica Gallo presente la Festival ha ricevuto il premio dall’attore Luc Merenda che si è congratulato con lei per la qualità della regia e l’ha invitata continuare il suo cammino. Da questo primo corto è in programma la realizzazione di un film sullo stesso tema.
Vincitore del Primo MISFF è stato il film indiano “The Silent Echo” scritto e diretto da Suman Sen, che ha incontrato l’unanime entusiasmo di tutti i giurati. “Il piccolo film racconta con grande afflato poetico l’innocenza e i sogni perduti e poi ritrovati attraverso il tenero sguardo della giovanissima protagonista e del suo suadente canto che echeggia in una suggestiva e astratta atmosfera delle montagne del Nepal.” Il regista con un video messaggio ha ringraziato tutti per essere stato scelto come miglior corto da questo nuovo festival e ha ringraziato il suo staff che ha supportato la realizzazione delle riprese nelle impervie montagne himalayane con paesaggi mozzafiato in una atmosfera magica . Ha ricevuto il premio da Marita D’Elia, Casting Director, Cristiano Anania della Associak distributore italiano del film, società specializzata nei corti, un campo molto specifico nella distribuzione a cui si dedicano con passione.
Il nuovo Festival di quest’anno, fortemente voluto e sostenuto dall’amministrazione in collaborazione con Solidando ODV che ne ha curato l’edizione, nasce dopo dieci anni dalla fine del precedente Festival del Corto in Sabina. Quasi come fil rouge tra i due, abbiamo avuto sul palco due premiati nelle precedenti edizioni : Marita D’Elia e Cristiano Anania che si sono ritrovati a Mompeo dopo tanti anni, un auspicio di continuità nella diversità dei tempi. Arrivederci alla Prossima edizione 2024!
-Grandi spettacoli al Teatro Potlach la prossima settimana per il FLIPT-
Fara in Sabina- 21 luglio 2023-Nell’antico borgo di Fara in Sabina proseguono gli spettacoli offerti dal FLIPT – Festival Laboratorio Interculturale di Pratiche Teatrali del Teatro Potlach, diretto da Pino Di Buduo – con il sostegno della Regione Lazio e della Fondazione Varrone, il patrocinio della Provincia di Rieti e del Comune di Fara Sabina.
Lunedì 24 luglio alle ore 21.00 presso i locali del Teatro Potlach uno spettacolo inaspettato e divertentissimo: “Violinisti Volanti” con Jakob Nielsen dalla Danimarca ed Antonia Cezara Cioaza dalla Romania.
Si tratta di un avventuroso viaggio nel teatro di Varietà scritto e diretto dal grande Bustric, nome d’arte di Sergio Bini.
È la storia di due giovani Violinisti che si ritrovano dopo aver viaggiato in mondi diversi. Scopriranno assieme la Magia, la Pantomima, la Danza, la Giocoleria ed infine la magica musica che li farà “Volare via!”. Vedere per credere…
Domenica 30 luglio alle ore 21.00 sempre presso il Teatro Potlach di Fara Sabina si propone invece lo spettacolo: “Faust! L’attimo irripetibile” della compagnia storica romana Abraxa Teatro. In scena numerosi attori (Massimo Grippa, Francesca Tranfo, Rita Aprile, Marco Bandiera, Francesca Barbieri, Alberto Brichetto, Riccardo Ferrauti, Stefano Palazzo) diretti dal regista Emilio Genazzini, che ha curato anche la drammaturgia. Uno spettacolo dedicato a investigare con occhi contemporanei la storia antica del sottile e profondo intreccio tra il bene e il male insieme all’altra, quella legata alla veridicità del libero arbitrio.
Ci si può prenotare agli spettacoli scrivendo sms o WhatsApp al numero del Teatro Potlach: 3517954176
Cantalupo in Sabina(RIETI)-Rassegna Cinematografica PARLIAMO DI DONNE
-Premio “Donne in prima fila” a Francesca Comencini-
Cantalupo in Sabina-20 luglio 2023-Il Premio “Donne in prima fila”, istituito nel 2022, a latere della Rassegna Cinematografica PARLIAMO DI DONNE intende valorizzare quelle donne che si sono distinte in uno dei tanti campi ove operano.
Nella prima edizione è stato assegnato ad una delle maggiori scrittrici italiane, Dacia Maraini, quest’anno verrà conferito a Francesca Comecini, regista, sceneggiatrice, scrittrice.
L’attenzione che Francesca Comencini pone agli aspetti sociali, ai cambiamenti nel mondo lavorativo, alle sempre più complesse relazioni amorose, che rendono la vita più complicata, più difficile da vivere, perché la società cambia e spesso le categorie per decriptarla sono ormai obsolete, ne fanno una osservatrice preziosa, che pone temi attuali, narrati spesso con uno sguardo documentaristico.
È anche una donna coraggiosa, che si è messa in gioco nel suo campo, ma in settori particolari: ha descritto, come regista di alcuni episodi, la paura e la violenza imperanti nella serie Gomorra, ma anche la tragicità di alcune figure femminili in essa presenti; inoltre si è misurata con un genere praticato esclusivamente dagli uomini, come il Western, dove è stata la regista della serie Django, in cui regnano follia e libertà con i conflitti e le speranze del nostro tempo.
Antrodoco (Rieti)-Secondo Festival nazionale Tamburi Medievali
ANTRODOCO- 20 luglio 2023-Ci saranno i Timpanisti fajanensis di Fasano (Puglia), i Timpanisti Nicolaus Barium di Bari (Puglia), le Tamburine dello Stato di Diano di Teggiano (Campania), ma anche i Tamburini della nobilissima parte de sopra di Assisi (Umbria), i Tamburi medievali di Brisighella (Emilia-Romagna), quelli medievali di Cividale del Friuli e di Buccheri (Sicilia).Immancabili gli Sbandieratori della città de L’Aquila (Abruzzo) e la locale Compagnia Tamburi di Antrodoco. Più di 140 timpanisti per 9 compagnie di 8 regioni. Conto alla rovescia per il “II Festival nazionale Tamburi Medievali” in programma da venerdì 21 a domenica 23 luglio nel centro storico di Antrodoco.
A organizzare il raduno la Compagnia Tamburi di Antrodoco in collaborazione con Castaldato Interocrino, Pro Loco ANTRODOCO, Comune ANTRODOCO, Protezione Civile e ASM Rieti.
Tra le novità “Sapori d’Italia” le locande che porteranno in paese, prodotti e piatti tipici di tutti i comuni partecipanti. Un viaggio tra le tradizioni regionali da vivere e gustare interamente nel borgo di Antrodoco, assaporando la cucina di Puglia, Campania, Umbria, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Sicilia, Abruzzo e Lazio.
Attesissimo, poi, il “Panno” il premio che andrà al vincitore del Prefestival. Opera su tela, dedicata all’evento, realizzata dall’artista locale Marika Cardellini.
Secondo programma, tre i momenti clou: il Prefestival, venerdì 21 luglio, con alle 17 l’esposizione del “Panno”; alle 18 l’apertura di “Sapori d’Italia” le locande con i prodotti tipici dei comuni partecipanti; dalle 19 “Vesperi et Pandemonium”, l’esibizione dei gruppi Timpanisti Nicolaus Barium, Timpanisti Fajanensis e Tamburine dello Stato di Diano; alle 24 “Illuminatio Castri” e proclamazione del gruppo vincitore. Sabato 22 luglio, invece, il “II Festival nazionale dei Tamburi Medievali” con alle 11:30 la conferenza di presentazione de “La Notte dei Tamburi” 2023; dalle 17:30 il corteo del “Panno” con la partecipazione del gruppo Sbandieratori della città de L’Aquila; alle 19 l’apertura delle locande “Sapori d’Italia” e, alle 21, La Notte dei Tamburi. A chiudere il “Festival dei Piccoli Tamburini”, domenica 23 luglio, con alle 18 l’esibizione “Stramburando”; alle 20 la cena dei tamburini e, alle 23, lo spegnimento Castri.
Tutti i cortei e le esibizioni si svolgeranno tra le vie del centro storico e Piazza IV Novembre. L’ingresso è, quindi, libero e gratuito. Per La Notte dei Tamburi sono previste sedute fino a esaurimento posti.
Per maggiori informazioni e aggiornamenti, consulta la pagina fb “Compagnia Tamburi Antrodoco”.
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