Presentazioni del libro di Lorenzo Costa :”Il mondo della Sinfonia”a cura di Giuseppe Isoleri, Claudio Orazi e Maurizio Roi.Gli autori: Massimo Arduino, Luigi Bellingardi, Alberto Cantù, Guendalina Cattaneo Della Volta, Lorenzo Costa, Roberto Iovino, Francesca Oranges, Paola Siragnapp. XVIII + 358 –
Il Mondo della Sinfonia
Affrontare uno scritto sulla sinfonia come forma musicale non è impresa facile. L’orizzonte è talmente vasto e variegato che è difficile coglierne l’essenza anche in una trattazione che volesse avere la presunzione di essere completamente oggettiva od oggettivamente completa. L’intento di questa pubblicazione non è quello di scrivere una storia della sinfonia tantomeno quello di farne un’analisi critica o musicologica, ma piuttosto quello di rendere fruibile al pubblico una sorta di compendio di un ciclo di incontri di approfondimento su questa forma musicale e sulla sua evoluzione, promosso a Genova dall’Associazione Amici del Teatro Carlo Felice e del Conservatorio Niccolò Paganini, dalla Fondazione Teatro Carlo Felice, e realizzato dal sottoscritto insieme ai colleghi Massimo Arduino, Alberto Cantù, Maria Guendalina Cattaneo Della Volta, Roberto Iovino, Edwin Rosasco e Paola Siragna in cinque anni a partire dal 2010. Ma un’ulteriore domanda si pone: è attuale discutere e scrivere di una forma musicale astratta in un mondo dove lo scenario dominante sembra unicamente asservito alla produzione di ricchezza e allo sviluppo tecnologico?
La musica non commerciale può apparire addirittura inutile e sorpassata. Noi crediamo il contrario e cioè che l’esperienza artistica sia un momento fondamentale della crescita individuale di una persona e del progresso umano e culturale di un paese.
“È attraverso la bellezza che si perviene alla libertà”, scriveva Schiller nella sua “Lettera sull’educazione estetica”. Verissimo. La bellezza della musica ci educa ai sentimenti, che si imparano, non sono innati. La funzione dei miti, delle leggende e delle fiabe era proprio questa. Educare ai sentimenti. Ed il repertorio sinfonico assolve anch’esso a questa funzione sociale, irrinunciabile, salvifica, risarcitoria. Nelle sinfonie di Beethoven, Brahms, Čajkovskij, Bruckner, Mahler , Šostakovič, oltre la bellezza delle idee musicali e della loro trasformazioni, proporzioni, simmetrie, troviamo anche gli elementi per capire meglio l’amore, il dolore, l’inedia, la tristezza, la disperazione, la consolazione. Attraverso di loro capiamo un po’ più di noi stessi e attraverso il loro punto di vista artistico, decentriamo il nostro, conquistando una visione più bella e più consapevole del nostro stare al mondo.
Eh si, questa è la scritta latina che possiamo leggere al Teatro Olimpico di Vicenza, e che non poteva mancare per il suo significato, al centro in alto del scenae frons, vale a dire della spettacolare facciata in proscenio nel Teatro Olimpico di Vicenza. Cosa traduce? “ecco la difficoltà, ecco ciò che v’ha di faticoso”, e cioè: “adesso viene il difficile, il momento di impegnarsi” ed anche, “qui l’opera, qui la fatica”, questa frase racchiude l’intento nel suo operare dell’audace Accademia Olimpica di Vicenza, artefice di aver commissionato ad Andrea Palladio la costruzione del Teatro Olimpico, una “miniatura” di inestimabile valore e bellezza.
Io credo fermamente che Andrea Palladio, dopo aver studiato ed assorbito la grande bellezza dell’architettura classica romana e dopo averne apprezzato le nuove interpretazioni del primo e del tardo Rinascimento, fa dell’architettura un’arte nuova che è creativa e dinamica, funzionale e giocosa, un’architettura che pare fondersi con le altre discipline. Lo Stile Palladiano è variabile come lo spazio e il tempo, si fa strumento di espressione e per questo riesce, solo grazie agli occhi, ad appagare tutti i sensi.
Teatro Olimpico di Vicenza, il più antico teatro coperto, progetto di Andrea Palladio, scenografia fissa di Vincenzo Scamozzi. 1580-1585.
Il Teatro Olimpico è una delle meraviglie artistiche di Vicenza. Si trova all’interno del cosiddetto Palazzo del Territorio, che prospetta su piazza Matteotti, all’estremità orientale di corso Palladio, principale direttrice del centro storico.
Nel Rinascimento un teatro non è un edificio a se stante – come diventerà di prassi in seguito – ma consiste nell’allestimento temporaneo di spazi all’aperto o di volumi preesistenti; nel caso di Vicenza, cortili di palazzo o il salone del Palazzo della Ragione.
Nel 1580 il Palladio ha 72 anni quando riceve l’incarico dall’Accademia Olimpica, il consesso culturale di cui egli stesso fa parte, di approntare una sede teatrale stabile. Il progetto si ispira dichiaratamente ai teatri romani descritti da Vitruvio: una cavea gradinata ellittica, cinta da un colonnato, con statue sul fregio, fronteggiante un palcoscenico rettangolare e un maestoso proscenio su due ordini architettonici, aperto da tre arcate e ritmato da semicolonne, all’interno delle quali si trovano edicole e nicchie con statue e riquadri con bassorilievi.
La critica definisce l’opera ‘manierista’ per l’intenso chiaroscuro, accentuato tra l’altro da una serie di espedienti ottici dettati dalla grande esperienza dell’architetto: il progressivo arretramento delle fronti con l’altezza, compensato visivamente dalle statue sporgenti; il gioco di aggetti e nicchie che aumentano l’illusione di profondità. Il Palladio appronta il disegno pochi mesi prima della sua morte e non lo vedrà realizzato; sarà il figlio Silla a curarne l’esecuzione consegnando il teatro alla città nel 1583.
La prima rappresentazione, in occasione del Carnevale del 1585, è memorabile: la scelta ricade su una tragedia greca, l’Edipo Re di Sofocle, e la scenografia riproduce le sette vie di Tebe che si intravedono nelle cinque aperture del proscenio con un raffinato gioco prospettico. L’artefice di questa piccola meraviglia nella meraviglia è Vincenzo Scamozzi, erede spirituale del Palladio. L’effetto è così ben riuscito che queste sovrastrutture lignee diventeranno parte integrante stabile del teatro. Sempre allo Scamozzi viene affidata anche la realizzazione degli ambienti accessori: l’Odeo, ovvero la sala dove avevano luogo le riunioni dell’Accademia, e l’Antiodeo, decorati nel Seicento con riquadri monocromi del valente pittore vicentino Francesco Maffei.
La fama del nuovo teatro si sparge prima a Venezia e poi in tutta Italia suscitando l’ammirazione di quanti vi vedevano materializzato il sogno umanistico di far rivivere l’arte classica. Poi, nonostante un avvio così esaltante, l’attività dell’Olimpico venne interrotta dalla censura antiteatrale imposta dalla Controriforma e il teatro si riduce a semplice luogo di rappresentanza: vi viene accolto papa Pio VI nel 1782, l’imperatore Francesco I d’Austria nel 1816 e il suo erede Ferdinando I nel 1838. Con la metà dell’Ottocento riprendono saltuariamente le rappresentazioni classiche, ma si dovrà attendere l’ultimo dopoguerra, scampato il pericolo dei bombardamenti aerei, per tornare seriamente a fare spettacolo in un teatro che non ha uguali al mondo.
L’Artista Silvano Campeggi ha reso indimenticabili alcuni film di Hollywood
L’Artista Silvano Campeggi (1923-2018)- Nella memoria collettiva che alcuni classici del cinema di Hollywood siano rimasti impressi proprio per l’efficacia della locandina, qui sta l’arte di Silvano Campeggi che ha reso indimenticabili alcuni film di Hollywood.
Silvano Campeggi
” Via col vento ” non avrebbe avuto lo stesso pathos senza Clark Gable che bacia Vivien Leigh sullo sfondo di Altanta in fiamme ma questo mostra anche un genere tipico degli illustratori di quel periodo presente in molta stampa italiana, dal Corriere della sera fino a Grand Hotel, ovvero l’enfasi con cui drammi e storie pubbliche venivano presentate, con tutto il carico emotivo privo di ogni leggerezza. Era l’eleganza dell’estremo in cui ogni bacio pareva l’ultimo, ogni abito quello dell’unica occasione della vita, ogni incontro una fatalità ineluttabile.
Silvano Campeggi
Uno stile che ha segnato non solo un arte visiva ma un modello di sensazioni di cui ancora subiamo il fascino.
La sua fama è principalmente dovuta alla sua attività di cartellonista per le case di produzione cinematografiche di Hollywood nell’epoca d’oro del cinema (1945/1970): negli Stati Uniti è considerato tra i più importanti artisti grafici nella storia del cinema americano.
Il padre, tipografo e stampatore, introduce il giovane Silvano alla grafica e al design. Campeggi frequenta l’Istituto D’Arte di Porta Romana, a Firenze, e studia con Ottone Rosai e Ardengo Soffici.
Alla fine della Seconda guerra mondiale riceve un incarico dalla Croce Rossa Americana per dipingere alcuni ritratti di soldati prossimi al congedo; in questo modo entra in contatto con la cultura, la musica e il cinema d’oltreoceano.
Dopo la guerra si trasferisce a Roma, dove entra in contatto con il pittore Orfeo Tamburi e con il cartellonista Luigi Martinati e definisce il suo interesse per la cartellonistica cinematografica. Il suo primo manifesto è del 1946, per il film Aquila nera di Riccardo Freda.
Locandina opera di Silvano Campeggi
Dopo poco tempo viene contattato dalla Metro-Goldwyn-Mayer per la realizzazione del manifesto del film Via col vento, al quale seguiranno oltre 3000 lavori, oltre che per la MGM anche per Warner Brothers, Paramount, Universal, Columbia Pictures, United Artists, RKO, Twentieth Century Fox.
Fra i cartelloni più famosi: Casablanca, Cantando sotto la pioggia, Un americano a Parigi, West Side Story, La gatta sul tetto che scotta, Vincitori e vinti, Exodus, Colazione da Tiffany.
Molte delle immagini create da Nano per i film più famosi hanno assunto valore iconico e sono immediatamente riconoscibili, come i quattro cavalli bianchi su sfondo rosso di Ben Hur e il volto di Leslie Caron utilizzato come puntino sulla prima lettera I di Gigi (che compare anche sulla copertina dell’album Ummagumma, del Pink Floyd).
Silvano Campeggi
Silvano Campeggi
Biografia di Silvano Campeggi-Nato a Firenze nel 1923, frequenta la scuola d’arte come allievo di ottone Rosai e Ardengo Soffici, iniziando poi a lavorare come illustratore di libri e giornali per diverse aziende grafiche.
Trasferitosi a Roma nel dopoguerra, entra nello studio del pittore Orfeo Tamburi e conosce il cartellonista Luigi Martinati, venendo attratto dalla cartellonistica cinematografica. Per la sua abilità nel ritratto e l’inventiva che gli è congeniale, lavora, firmandosi ‘Nano’, per le maggiori case cinematografiche americane come Metro Goldwyn Mayer, Universal, Paramount, Warner Bross, RKO, Dear Film, realizzando più di 3.000 manifesti, tra i quali Via col Vento, Un americano a Parigi, Singin’ in the Rain, West Side Story, Gigì, Ben Hur, Bambi.
Tornato a Firenze negli anni Settanta, realizza per l’Arma dei Carabinieri otto grandi quadri di battaglie del Risorgimento e il ritratto di Salvo d’Acquisto, eroe della Resistenza, che nel 1975 è utilizzato come francobollo commemorativo dalle Poste Italiane. Sempre dagli anni Settanta comincia a trascorrere molta parte dell’anno all’Isola d’Elba, dove fonda una scuola di ceramica per i giovani elbani. I sassi e le pietre dell’isola diventano protagonisti dei suoi quadri e della natura antropomorfa che essi rappresentano.
La personale fiorentina del 1988, intitolata Il Cinema nei manifesti di Silvano Campeggi, segna l’inizio di una nuova attenzione e valorizzazione dell’attività di Campeggi come autore di manifesti e locandine per il cinema, sancendone definitivamente l’importanza come artista in grado di contribuire alla definizione e costruzione di un immaginario visivo diffuso. Le sue opere sono richieste in tutto il mondo, espone a più riprese in Italia, in Francia e negli Stati Uniti, dove si impone come uno degli artisti più apprezzati nel suo campo (nel 2005 viene premiato dallo Stato del New Jersey e nel 2007 il Lincoln Center di New York gli dedica una nuova mostra monografica).
Nel corso degli anni è coinvolto anche nella creazione di dipinti e opere per eventi e manifestazioni quali il Palio di Siena, la commemorazione della battaglia di Campaldino, il Calcio storico fiorentino, la Corsa del Saracino a Arezzo, fino ai ritratti delle protagoniste pucciniane per la Fondazione Puccini. Nel 2000 riceve dalla Città di Firenze il Fiorino d’oro, e tra dicembre 2017 e gennaio 2018 Palazzo Vecchio ospita l’importante antologica intitolata Nano tra divi e diavoli.
Si spegne a Firenze il 29 agosto 2018. Il suo autoritratto è esposto insieme a quello dei più grandi artisti nel Corridoio Vasariano degli Uffizi, testimonianza di una lunga vita dedicata con amore all’arte.
Firenze ricorda Silvano “Nano” Campeggi. Suoi gli storici manifesti di “Via col vento” e “Colazione da Tiffany”
Locandina opera di Silvano Campeggi
Silvano Campeggi
Locandina opera di Silvano Campeggi
Articolo di Costanza Baldini-Lunedì 23 gennaio per un giorno la sala d’Arme di Palazzo Vecchio diventerà sede di una mostra con pezzi esclusivi e originali, un evento speciale per celebrare il grande autore di locandine per i film di Hollywood. L’iniziativa per celebrare il Maestro scomparso nel 2018 a cento anni dalla nascita
Locandina opera di Silvano Campeggi
Il 23 gennaio 1923 nasceva a Firenze Silvano Nano Campeggipittore e insuperabile cartellonista, autore cioè di manifesti che hanno fatto letteralmente la storia del cinema, tra cui: Casablanca, Cantando sotto la pioggia, Via col Vento, Ben Hur, La gatta sul tetto che scotta, Colazione da Tiffany, West Side story, Un americano a Parigi, Exodus, Vincitori e Vinti e molti altri.
Campeggi, scomparso il 29 agosto del 2018, compirebbe 100 anni lunedì 23 gennaio, in questa data Palazzo Vecchio lo vuole ricordare con un evento speciale.
La sala d’Arme diventerà sede per un giorno di una mostra con pezzi esclusivi e originali della collezione della famiglia Campeggi e contenuti multimediali.
Locandina opera di Silvano Campeggi
Dalle 10 alle 18, saranno esposte le tele dei più importanti cartelloni cinematografici realizzati per Hollywood, mentre sulle pareti un video mapping immersivo realizzato da Art Media Studio ripercorrerà tutta la carriera artistica di ‘Nano’, dall’inizio fino alle ultime opere realizzate.
Oltre alla mostra alle 17 si terrà il ricordo dell’artista alla presenza della vicesindaca Alessia Bettini, del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, di Elena Campeggi, moglie di ‘Nano’, di Riccardo Nencini, scrittore e politico, di Cristina Acidini, presidente dell’Accademia delle arti e del disegno e Matteo Cichero organizzatore dell’evento. L’iniziativa, ad ingresso libero, è stata promossa dall’associazione Fuori scena e fatta propria dall’amministrazione comunale.
Locandina opera di Silvano Campeggi
L’avventura nel cinema di Nano Campeggi
Negli Stati Uniti Nano Campeggi è considerato tra i più importanti artisti grafici nella storia del cinema americano.
La sua fama è principalmente dovuta alla sua attività di cartellonista per le case di produzione cinematografiche di Hollywood nell’epoca d’oro del cinema dal 1945 al 1970.
Impara grafica e design dal padre, tipografo e stampatore, poi frequenta l‘Istituto D’Arte di Porta Romana, a Firenze, e studia con Ottone Rosai e Ardengo Soffici.
Locandina opera di Silvano Campeggi
Alla fine della Seconda guerra mondiale riceve un incarico dalla Croce Rossa Americana per dipingere alcuni ritratti di soldati prossimi al congedo; in questo modo entra in contatto con la cultura, la musica e il cinema d’oltreoceano.
Dopo la guerra si trasferisce a Roma, dove entra in contatto con il pittore Orfeo Tamburi e con il cartellonista Luigi Martinati e definisce il suo interesse per la cartellonistica cinematografica. Il suo primo manifesto è del 1946, per il film Aquila nera di Riccardo Freda.
Dopo poco tempo viene contattato dalla Metro-Goldwyn-Mayer per la realizzazione del manifesto del film Via col vento, al quale seguiranno oltre 3000 lavori, oltre che per la MGM anche per Warner Brothers, Paramount, Universal, Columbia Pictures, United Artists, RKO, Twentieth Century Fox.
Con la crisi del cinema, Campeggi torna a Firenze, dove prosegue l’attività pittorica. Nel 1997 realizza 35 dipinti ispirati al calcio storico fiorentino, esposti poi in una mostra al Palagio di Parte Guelfa in Firenze e a Lione, in Francia. Nel 2001 realizza il drappellone per il palio dell’Assunta, a Siena.
Nel 2006 disegna la sua ultima locandina per il Peter Pan il Musical opera con le musiche tratte dall’album Sono solo canzonette di Edoardo Bennato, e riarrangiate in versione musical dallo stesso cantautore.
Nel 2008, in occasione del 150º anniversario della nascita di Giacomo Puccini, Campeggi espone a Torre del Lago una serie di ritratti immaginari delle protagoniste dell’opera del compositore, in una mostra dal titolo Puccini e le sue donne.
Nel 2018 gli è stato dedicato un documentario in cui appare per l’ultima volta in pubblico, dal titolo As Time Goes By – L’uomo che disegnava sogni, diretto da Simone Aleandri e prodotto da Clipper Media e Istituto Luce.
È stato presentato alla Festa del cinema di Roma 2018 e ha vinto il Tiburon International Film Festival 2018 come miglior documentario.
Roma- Notte Morricone al Teatro Argentina-Dopo il successo del debutto outdoor al Macerata Opera Festival, avvenuto il 1° agosto scorso e che ha visto l’Arena Sferisterio completamente sold out, il Centro Coreografico Nazionale/Aterballetto approda con Notte Morricone al Teatro Argentina di Roma, dal 24 ottobre al 10 novembre.
Teatro Argentina di Roma
La potenza visionaria e la capacità di trasfigurare universi musicali propria di Marcos Morau propone una serata unica che intreccia danza, arti visive e suggestioni cinematografiche. Lo spettacolo, presentato nell’ambito della trentanovesima edizione del Romaeuropa Festival e in apertura di stagione del Teatro Argentina, è infatti il risultato di collaborazioni interdisciplinari tra realtà di danza, musica e teatro: Macerata Opera Festival e Teatro di Roma, i due coproduttori principali, accompagnati dalla Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, il Centro Servizi Culturali Santa Chiara di Trento, il Centro Teatrale Bresciano e Ravenna Festival che ha messo a disposizione l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, alla quale è affidata la registrazione della partitura, adattata e trascritta dal maestro Maurizio Billi. Secondo Gigi Cristoforetti direttore del Centro, «grazie anche alla collaborazione di importanti partner produttivi, alcuni dei quali fedeli negli anni, altri nuovissimi e arrivati per l’occasione, il CCN/Aterballetto arriva alla sua sfida più ambiziosa».
Marcos Morau si avvicina al repertorio iconico di Ennio Morricone, omaggiandolo e liberandolo dal contesto canonico di lettura e presentazione. Come dichiara lui stesso, «sebbene sia quasi impossibile separare la sua musica dalle immagini che la accompagnano, Morricone trascende e si intreccia con la vita stessa, con i ricordi, con la bellezza e la crudeltà di un mondo che continua ad avanzare».
«Spesso mi chiedono che musica ascolti, quale musica mi ispiri o mi accompagni nel mio quotidiano e io rispondo sempre allo stesso modo: dalla musica classica alle nuove ondate contemporanee io prendo ispirazione da molte e diverse fonti, ed Ennio Morricone è sempre in cima alla lista». Così Morau racconta la sua relazione con la musica del Maestro. «Di formazione classica e vocazione avanguardistica, Morricone è sempre stato al di là delle tendenze del momento. Oggi, a quattro anni dalla sua morte, Morricone continua a ispirare artisti e visionari di diversi campi. La sua musica appartiene ad un intero secolo e ha fatto rivivere molti dei nostri grandi maestri… la sua musica era un genere a sé stante e per questa serata vorrei costruire un universo basato sulla sua sensibilità per confermare che la sua eredità è ancora più viva che mai e che, come direbbe lui stesso, la mia musica ha una vita propria, che può vivere lontano dai film per cui è stata creata».
Roma- Notte Morricone al Teatro Argentina
La prima rappresentazione indoor sarà il 24 ottobre alle 20:00, e le successive repliche, dal 25 ottobre al 10 novembre 2024, presso il Teatro Argentina. In questo contesto, Notte Morricone sarà co-presentato dal prestigioso Romaeuropa Festival. Lo spettacolo sarà accompagnato da incontri esclusivi: il 6 novembre alle 17:30 una serata in ricordo di Vittoria Ottolenghi, il 10 novembre alle 18:30 la presentazione del libro di Marco Morricone e Valerio Cappelli “Ennio Morricone. Il genio, l’uomo, il padre”, con ospiti d’eccezione.
Notte Morricone 24 – 26 ottobre 2024 Romaeuropa Festival 2024
27 ottobre – 10 novembre 2024
regia e coreografia Marcos Morau
musica Ennio Morricone
direzione e adattamento musicale Maurizio Billi
sound design Alex Röser Vatiché, Ben Meerwein
danzatori Ana Patrícia Alves Tavares, Elias Boersma, Estelle Bovay, Emiliana Campo, Albert Carol Perdiguer, Sara De Greef, Leonardo Farina,
Matteo Fiorani, Matteo Fogli, Arianna Ganassi, Clément Haenen, Arianna Kob, Federica Lamonaca, Giovanni Leone, Ivana Mastroviti, Nolan Millioud
direttore Gigi Cristoforetti – direttrice di compagnia Sveva Berti – maitre de ballet Giuseppe Calanni, Macha Daudel
testi Carmina S. Belda – set e luci Marc Salicrù – costumi Silvia Delagneau
assistenti alla coreografia Shay Partush, Marina Rodrìguez – immagine Christophe Bernard
Produzione Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto commissione, coproduzione, prima rappresentazione outdoor Macerata Opera Festival coproduzione, prima rappresentazione indoor Teatro di Roma – Teatro Nazionale coproduzioni Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Centro Servizi Culturali Santa Chiara Trento, Centro Teatrale Bresciano coproduzione Ravenna Festival | Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Informazioni, orari e prezzi
Orari spettacolo: martedì, venerdì e giovedì ore 20.00 I mercoledì e sabato ore 19.00 I giovedì 7 novembre e domenica ore 17.00 I lunedì riposo I durata spettacolo 90 minuti.
Colum McCann – brano dal libro “La sua Danza: Rudolf Nureyev-
Dal libro di Colum McCann – da “La sua Danza: Rudolf Nureyev-Era l’odore della mia pelle che cambiava, era prepararsi prima della lezione, era fuggire da scuola e, dopo aver lavorato nei campi con mio padre perché eravamo dieci fratelli, fare quei due chilometri a piedi per raggiungere la scuola di danza.
Non avrei mai fatto il ballerino, non potevo permettermi questo sogno, ma ero lì, con le mie scarpe consunte ai piedi, con il mio corpo che si apriva alla musica, con il respiro che mi portava sopra le nuvole. Era il senso che davo al mio essere, era stare lì e rendere i miei muscoli parole e poesia, era il vento tra le mie braccia, erano gli altri ragazzi come me che erano lì e forse non avrebbero fatto i ballerini, ma ci scambiavamo il sudore, i silenzi, la fatica. Per tredici anni ho studiato e lavorato, niente audizioni, niente, perché servivano le mie braccia per lavorare nei campi. Ma a me non interessava: io imparavo a danzare e danzavo perché mi era impossibile non farlo, mi era impossibile pensare di essere altrove, di non sentire la terra che si trasformava sotto le mie piante dei piedi, impossibile non perdermi nella musica, impossibile non usare i miei occhi per guardare allo specchio, per provare passi nuovi. Ogni giorno mi alzavo con il pensiero del momento in cui avrei messo i piedi dentro le scarpette e facevo tutto pregustando quel momento. E quando ero lì, con l’odore di canfora, legno, calzamaglie, ero un’aquila sul tetto del mondo, ero il poeta tra i poeti, ero ovunque ed ero ogni cosa.
Rudolf Nureyev-
Ricordo una ballerina, Elèna Vadislowa, famiglia ricca, ben curata, bellissima. Desiderava ballare quanto me, ma più tardi capii che non era così. Lei ballava per tutte le audizioni, per lo spettacolo di fine corso, per gli insegnanti che la guardavano, per rendere omaggio alla sua bellezza. Si preparò due anni per il concorso Djenko. Le aspettative erano tutte su di lei. Due anni in cui sacrificò parte della sua vita. Non vinse il concorso. Smise di ballare, per sempre. Non resse la sconfitta. Era questa la differenza tra me e lei. Io danzavo perché era il mio credo, il mio bisogno, le mie parole che non dicevo, la mia fatica, la mia povertà, il mio pianto. Io ballavo perché solo lì il mio essere abbatteva i limiti della mia condizione sociale, della mia timidezza, della mia vergogna. Io ballavo ed tenevo l’universo tra le mani e, mentre ero a scuola, studiavo, aravo i campi alle sei del mattino, la mia mente sopportava tutto perché era ubriaca del mio corpo che catturava l’aria.
Ero povero, e sfilavano davanti a me ragazzi che si esibivano per concorsi, avevano abiti nuovi, facevano viaggi. Non ne soffrivo, la mia sofferenza sarebbe stata impedirmi di entrare nella sala e sentire il mio sudore uscire dai pori del viso. La mia sofferenza sarebbe stata non esserci, non essere lì, circondato da quella poesia che solo la sublimazione dell’arte può dare. Ero pittore, poeta, scultore. Il primo ballerino dello spettacolo di fine anno si fece male. Ero l’unico a sapere ogni mossa perché succhiavo, in silenzio, ogni passo. Mi fecero indossare i suoi vestiti, nuovi, brillanti e, dopo tredici anni, mi dettero la responsabilità di dimostrare. Nulla fu diverso in quegli attimi in cui danzai sul palco, ero come nella sala con i miei vestiti smessi. Ero e mi esibivo, ma era danzare che a me importava. Gli applausi mi raggiunsero lontani. Dietro le quinte, l’unica cosa che volevo era togliermi quella calzamaglia scomodissima, ma mi raggiunsero i complimenti di tutti e dovetti aspettare. Il mio sonno non fu diverso da quello delle altre notti. Avevo danzato e chi mi stava guardando era solo una nube lontana all’orizzonte. Da quel momento la mia vita cambiò, ma non la mia passione ed il mio bisogno di danzare. Continuavo ad aiutare mio padre nei campi anche se il mio nome era sulla bocca di tutti. Divenni uno degli astri più luminosi della danza.
Ora so che dovrò morire, perché questa malattia non perdona, e il mio corpo è intrappolato su una carrozzina, il sangue non circola, perdo peso. Ma l’unica cosa che mi accompagna è la mia danza, la mia libertà di essere. Sono qui, ma io danzo con la mente, volo oltre le mie parole ed il mio dolore. Io danzo il mio essere con la ricchezza che so di avere e che mi seguirà ovunque: quella di aver dato a me stesso la possibilità di esistere al di sopra della fatica e di aver imparato che se si prova stanchezza e fatica ballando, e se ci si siede per lo sforzo, se compatiamo i nostri piedi sanguinanti, se rincorriamo solo la meta e non comprendiamo il pieno ed unico piacere di muoverci, non comprendiamo la profonda essenza della vita, dove il significato è nel suo divenire e non nell’apparire. Ogni uomo dovrebbe danzare, per tutta la vita. Non essere ballerino, ma danzare.
Chi non conoscerà mai il piacere di entrare in una sala con delle sbarre di legno e degli specchi, chi smette perché non ottiene risultati, chi ha sempre bisogno di stimoli per amare o vivere, non è entrato nella profondità della vita, ed abbandonerà ogni qualvolta la vita non gli regalerà ciò che lui desidera. È la legge dell’amore: si ama perché si sente il bisogno di farlo, non per ottenere qualcosa od essere ricambiati, altrimenti si è destinati all’infelicità. Io sto morendo, e ringrazio Dio per avermi dato un corpo per danzare cosicché io non sprecassi neanche un attimo del meraviglioso dono della vita.
Francesco RICCI-Lessico essenziale. Introduzione a Pasolini in 33 voci-
Primamedia editore-Siena
Descrizione del libro di Frqncesco Ricci-Un libro che consente di acquisire le conoscenze indispensabili al lettore che per la prima volta decide di accostarsi alla produzione e alla figura di Pier Paolo Pasolini. Nel centenario della nascita esce in libreria “Lessico essenziale. Introduzione a Pasolini in 33 voci” (primamedia editore), il nuovo volume del docente e saggista Francesco Ricci. Un saggio che consente, in relazione alla biografia e all’opera di Pasolini, di potersi muovere in maniera consapevole tra le pagine dei suoi libri e dinanzi alle immagini dei suoi film. Pier Paolo Pasolini (1922-1975) è stato un artista proteiforme: poeta, narratore, regista cinematografico, sceneggiatore, drammaturgo, saggista, giornalista, pittore. Sono molteplici e diversi gli ambiti nei quali il suo incessante sperimentalismo ha trovato espressione. Francesco Ricci ha così pensato di offrire un aiuto al lettore che per la prima volta si accosti alla figura dell’artista bolognese.
Il volume –
“Lessico Essenziale”, come già chiarisce il titolo, non possiede altra ambizione se non quella di aiutare il lettore ad entrare nel mondo pasoliniano e lo fa attraverso un’organizzazione della materia (i singoli capitoli) per voci disposte in ordine alfabetico, dalla A di “Accattone” alla Z di “Zigaina Giuseppe”. Il corpus dell’opera pasoliniana è, infatti, vastissimo, consta di più di trentamila pagine; la memoria del suo autore, a poco meno di cinquant’anni dalla morte appare indelebile tanto nel panorama culturale italiano quanto nell’opinione pubblica; la fortuna internazionale di Pasolini cresce di giorno in giorno, mentre la sua ricezione critica, anche all’estero, appare ormai profonda e duratura.
Francesco RICCI-Lessico essenziale
Breve biografia di Francesco Ricci – nato a Firenze nel 1965. Critico letterario e docente, ha pubblicato “Il Nulla e la luce. Profili letterari di poeti italiani del Novecento” (Siena 2002), “Amori novecenteschi. Saggi su Cardarelli, Sbarbaro, Pavese, Bertolucci” (Civitella in Val di Chiana 2011), “Anime nude. Finzioni e interpretazioni intorno a 10 poeti del Novecento”, scritto con lo psicologo Silvio Ciappi (Firenze 2011), “Un inverno in versi” (Siena 2012), “Da ogni dove e in nessun luogo” (Siena 2014), “Occhi belli di luce” (Siena 2014), “Tre donne. Anna Achmatova, Alda Merini, Antonia Pozzi” (Siena 2015), “Pier Paolo, un figlio, un fratello” (Siena 2016, Premio Rive Gauche di Firenze 2018), “Laggiù nel profondo. Mondo letterario e mondo psicoanalitico in Lehane, McCarthy, Schnitzler, Serrano, Tobino”, scritto con lo psicoanalista Andrea Marzi (Siena 2017), “La bella giovinezza. Sillabari per millennials” (Siena 2017), “Prossimi e distanti. Gli adolescenti del terzo millennio” (Siena 2019), “Elsa. Le prigioni delle donne” (Siena 2019, Premio della Critica al Premio letterario nazionale Città di Grosseto 2020), “Storie d’amicizia e di scrittura” (Siena 2020), “Radici” (atto unico liberamente ispirato a Pier Paolo, un figlio, un fratello, Siena 2022). Inoltre, ha scritto il capitolo dedicato alla letteratura per il volume collettaneo interdisciplinare “Il Postmoderno” (Siena 2015).
Primamedia editore
Primamedia editore è una delle attività della società primamedia di Siena, che si occupa di comunicazione pubblica, politica, aziendale, sociale e pubblicitaria. Dal 2002 ha dato alle stampe libri dedicati al territorio, alla storia e alle storie di personaggi, ma anche guide utili e di viaggi. Nel suo catalogo sono attive la collana Historica, Lisistrata, Atlantide e Le Trame.
“I Concerti Brandeburghesi” di Bach 30 ottobre alle ore 20.30
per l’inaugurazione,Dall’Ongaro introduce “La rondine” di Puccini-il 27 ottobre
Roma-I prossimi appuntamenti dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia: il 27 ottobre -Nell’anno del 100° anniversario della morte di Giacomo Puccini (Lucca 1858-Bruxelles 1924) Michele dall’Ongaro, Presidente-Sovrintendente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, compositore, musicologo, conduttore radiofonico e televisivo, guiderà il pubblico all’ascolto dell’integrale delle opere pucciniane con incontri ricchi di esempi musicali, filmati e documenti. Gli incontri avranno luogo alle ore 11.30 all’Auditorium Parco della Musica e ripercorreranno, con numerosi riferimenti al testo del libretto e ai momenti chiave delle vicende, le note, le parole, le polemiche e i segreti di titoli tra i più amati e presenti nei cartelloni di tutto il mondo.
Biblioteca DEA SABINA-Guido M. Gatti -“GIACOMO PUCCINI dieci anni dopo la morte. Rivista PAN n°11 del 1934
L’incontro di domenica 27 ottobre alle ore 11.30 in Sala Coro è dedicato a La Rondine, commedia lirica in quattro atti su libretto di Giuseppe Adami, eseguita per la prima volta al Théâtre de l’Opéra il 17 marzo del 1917. Biglietti Intero € 10; Ridotto (abbonati e under 35) € 9.
L’Inaugurazione della nuova Stagione da Camera 2024-2025, in programma mercoledì 30 ottobre alle ore 20.30 nella Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica, è dedicata alla musica di Johann Sebastian Bach, interpretata dal Freiburger Barockorchester, tra gli ensemble più autorevoli di musica antica eseguita con strumenti originali e vincitore di numerosi riconoscimenti della critica. La passione, la gioia di suonare e la loro originalità interpretativa sono tra le caratteristiche di questo gruppo di Friburgo fondato nel 1987, di cui la Süddeutsche Zeitung ha scritto: «Nel suo complesso il suono è favolosamente trasparente, ritmicamente sempre elastico, virtuosisticamente duttile e melodicamente elegante quanto liricamente bello». Sotto la guida dei violinisti Gottfried von der Goltz e Cecilia Bernardini, la Freiburger Barockorchester si esibisce in circa un centinaio di concerti l’anno in diverse formazioni che variano dall’orchestra d’opera all’orchestra da camera.
Roma- Accademia Nazionale di Santa Cecilia-
In occasione dell’apertura della Stagione cameristica la Freiburger Barockorchester, che torna a Santa Cecilia dopo quindici anni, eseguirà uno dei massimi capolavori di Johann Sebastian Bach, i sei Concerti brandeburghesi BWV 1046-1051 del 1721, ognuno scritto per una destinazione strumentale diversa, e che devono il loro nome al dedicatario, Cristiano Ludovico margravio di Brandeburgo. I Concerti rappresentano una sintesi dell’arte di Bach e del suo tempo, e conquistano grazie al loro spirito di ricerca, la creatività, la bellezza dell’invenzione, il virtuosismo, i ritmi di danza, la scrittura contrappuntistica, in una sintesi che ancora oggi lascia stupefatti.
JOHANN SEBASTIAN BACH e L’ITALIA Articolo di Alfred Einstein-Biblioteca DEA SABINA
Freiburger Barockorchester
La Freiburger Barockorchester (Orchestra Barocca di Friburgo) è nata con un’idea spontanea e si è sviluppata in una storia di successo musicale unica: un Capodanno di oltre 30 anni fa, gli studenti di musica di Friburgo decisero di fondare un’orchestra dedicata interamente alla pratica esecutiva storicamente informata. Nel 1987 i musicisti hanno tenuto i primi concerti nell’area di Friburgo con il nome di “Freiburger Barockorchester”: oggi l’orchestra è famosa in tutto il mondo. Oltre alla propria stagione di concerti a Friburgo, Stoccarda e Berlino, l’FBO si esibisce nelle più importanti sale da concerto internazionali ed è considerata uno degli ensemble di musica antica più rinomati al mondo. Numerosi solisti di fama collaborano regolarmente con l’ensemble, tra cui Isabelle Faust, Christian Gerhaher, Kristian Bezuidenhout, Sandrine Piau, Pablo Heras-Casado, Jean-Guihen Queyras e René Jacobs, con il quale l’FBO intrattiene un’amicizia arricchente da molti anni. L’FBO stabilisce degli standard non solo nelle performance concertistiche, ma anche nella discografia. In stretta collaborazione con le etichette Deutsche Grammophon e harmonia mundi France, l’ensemble ha ricevuto innumerevoli riconoscimenti per le sue registrazioni: tre German Record Critics’ Awards, due Gramophone Awards, tre Edison Classical Music Awards, un Classical Brit Award e due nomination ai Grammy. Insieme all’ensemble recherche, l’FBO ha sede presso l’Ensemblehaus Freiburg, un pensatoio musicale in cui la musica antica e quella nuova si ispirano e si completano a vicenda. Le due istituzioni trasmettono ogni anno questa ispirazione a giovani studenti di tutto il mondo nell’ambito della “Ensemble Academy”.
Cecilia Bernardini
L’italo-olandese Cecilia Bernardini è considerata una delle violiniste più versatili della sua generazione, specializzata nella pratica storicamente informata su strumenti d’epoca. Si è esibita in molte delle più prestigiose sale da concerto d’Europa, tra cui la Royal Albert Hall e la Wigmore Hall di Londra, Concertgebouw di Amsterdam, Musikverein di Vienna e Konzerthaus di Berlino, come solista, musicista da camera o direttore artistico. Fino a poco tempo fa Cecilia Bernardini ha guidato il Dunedin Consort, con sede in Scozia, e l’Ensemble Pygmalion, con sede in Francia; nel 2019 è stata nominata leader della Belgian B’Rock Orchestra. Dal 2023 ricopre il ruolo di direttore artistico associato della Freiburger Barockorchester. Ha diretto ensemble di strumenti moderni e d’epoca, tra cui The Netherlands Bachvereniging, Ensemble Zefiro, Arcangelo, Vox Luminis, Tafelmusik Baroque Orchestra, Barokkanerne, The King’s Consort, Holland Baroque Society, Scottish Chamber Orchestra, Camerata Salzburg. Appassionata di musica da camera, è membro del Quartetto Bernardini, del Trio Soldat e forma un duo con la fortepianista Keiko Shichijo.
Gottfried von der Goltz
Gottfried von der Goltz si è affermato sulla scena musicale internazionale come violinista barocco e come uno dei direttori artistici della Freiburger Barockorchester (FBO). Come era consuetudine nel XVIII secolo, dirige la FBO dalla posizione di concertmaster. Il suo repertorio spazia dal primo barocco alla musica contemporanea, illustrato da un’ampia discografia che lo rivela come un musicista estremamente versatile e flessibile, come solista e come direttore d’orchestra. In particolare, Gottfried von der Goltz si è guadagnato la reputazione di specialista della musica del barocco di Dresda, a lungo dimenticata, e dei quattro figli di Bach. Oltre al suo impegno con la FBO, Gottfried von der Goltz si esibisce regolarmente come direttore ospite e solista con i Berliner Barocksolisten, la Württembergisches Kammerorchester Heilbronn, l’Orchestra Sinfonica della Radio di Francoforte (hr-Sinfonieorchester), la Tafelmusik Baroque Orchestra e altri. Per un paio d’anni ha lavorato a stretto contatto con la Norsk Barokkorchester, di cui è stato direttore artistico. Gottfried von der Goltz si dedica anche all’esecuzione di musica da camera in varie formazioni. Come professore di violino barocco e moderno è un apprezzato insegnante presso l’Università della Musica di Friburgo.
Mercoledì 30 ottobre ore 20.30
Auditorium Parco della Musica – Sala Sinopoli
Freiburger Barockorchester
Gottfried von der Goltz, Cecilia Bernardini violini e concertatori
Vincent Bernhardt clavicembalo
Bach 6 Concerti brandeburghesi BWV 1046-1051
___________________
biglietti da € 30 a € 60
www.santacecilia.it
Roma- Va in scena al Teatro Manzoni-“Donne in pericolo” di Wendy Macleod- Quando una donna di mezza età, reduce da un divorzio difficile, si fidanza e ritrova la passione, è sempre una gran bella notizia!”La vita è in grado di riservare delle sorprese!”, “Non è mai troppo tardi!”, ” A cinquant’anni ho ritrovato la mia femminilità!”, sono tutte frasi iconiche, stampate nell’immaginario collettivo, simbolo di speranza di un’esistenza piena, ricca e soddisfacente.
Tutto bellissimo. Ma come la mettiamo con le amiche?
L’arrivo di un uomo rende tutte felici, anche solo per spirito di solidarietà femminile ma, diciamoci la verità, va anche a compromettere certe abitudini: c’è meno tempo a disposizione, ci si isola un po’ e questo può scatenare qualche forma di invidia o, peggio ancora, di gelosia.
È proprio quello che succede in DONNE IN PERICOLO, una commedia frizzante e irresistibilmente divertente, in cui Mary e Jo sono determinate a recuperare la loro amica, caduta nelle grinfie di un nuovo amore che la sta pericolosamente allontanando da loro. Tra inquietanti serial killer, strambi poliziotti e ragazzi un po’ troppo spregiudicati, si snoda una vera propria avventura fatta di tranelli, sospetti, frecciatine e colpi bassi, in cui la determinazione delle donne e la loro capacità di fare squadra, la fa da padrona.Il messaggio agli uomini è molto chiaro: prima ancora di sedurre la donna che vi piace, conviene conquistare le sue amiche!
DONNE IN PERICOLO
DI WENDY MACLEOD
Con (in ordine alfabetico)
VITTORIA BELVEDERE – BENEDICTA BOCCOLI – DEBORA CAPRIOGLIO
Con ERMENEGILDO MARCIANTE
BEATRICE COPPOLINO e CLAUDIO CAMMISA
Regia di
ENRICO MARIA LAMANNA
Traduzione e adattamento
MARIOLETTA BIDERI – ENRICO MARIA LAMANNA
TEATRO MANZONI
DAL 7 AL 24 NOVEMBRE
Tournée 2024-25
dal 7 al 24 novembre TEATRO MANZONI – ROMA
29 novembre TEATRO BORGATTI – FERRARA
30 novembre BELLUNO
1° dicembre TEATRO SAN DOMENICO – CREMA
13 dicembre AURORA CINEMA E TEATRO – CAMPODARSEGO (PD)
14-15 dicembre TEATRO VILLORESI- MONZA
28-29 dicembre TEATRO TEAM – BARI
9 gennaio TEATRO POLIETAMA- BRA (CN)
10 gennaio TEATRO COMUNALE – CASALMAGGIORE (CR)
11 gennaio TEATRO BELLINI – CASALBUTTANO (CR)
12 gennaio TEATRO GONZAGA ILVA – BAGNOLO IN PIANO (RE)
16 gennaio AUDITORIUM BENEDETTO XII – CAMERINO (MC)
17 gennaio CINE TEATRO LA PERLA -MONTEGRANARO (FM)
Marioletta Bideri per Bis Tremila produzioni presenta
DONNE IN PERICOLO
DI WENDY MACLEOD
Con (in ordine alfabetico)
VITTORIA BELVEDERE – BENEDICTA BOCCOLI – DEBORA CAPRIOGLIO
Con ERMENEGILDO MARCIANTE
BEATRICE COPPOLINO e CLAUDIO CAMMISA
Regia di ENRICO MARIA LAMANNA
Traduzione e adattamento
MARIOLETTA BIDERI – ENRICO MARIA LAMANNA
Roma-Va in scena mercoledì 30 ottobre 2024 ore 21 in Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica, “La malattia dell’ostrica“, un monologo di e con Claudio Morici
“Lo spirito creativo dell’artista (…) può essere metaforicamente rappresentato come la perla che nasce dalla malattia dell’ostrica: come non si pensa alla malattia dell’ostrica ammirandone la perla, così di fronte alla forza vitale dell’opera non pensiamo alla schizofrenia che forse era la condizione della sua nascita.” Karl Jaspers
Claudio Morici
Dopo aver studiato decine di biografie per un programma tv sui libri, Claudio Morici ha avuto un’illuminazione: gli scrittori sono tutti matti. Hanno subito guerre mondiali, miseria, traumi infantili, come minimo un paio di tragici amori non corrisposti. È gente che sta malissimo, parliamoci chiaro. Il problema è che Claudio, scrittore anche lui, ha un figlio di quattro anni che manifesta già velleità autoriali. Che fare? Come comportarsi? Da padre non ha dubbi: vietare l’utilizzo della penna! Censurare la poesia! Ma soprattutto contrastare un sistema educativo che obbliga milioni di bambini a studiare la visione della vita di persone che… se la sono tolta! Si parla di Cesare Pavese imbottito di sedativi in una stanzetta d’albergo. Di Emilio Salgari che si è sventrato con un rasoio. Giovanni Pascoli è morto di cirrosi epatica, quanti lo sanno? Perché ci concentriamo sulla bellezza della perla e nascondiamo ai nostri figli (e spesso a noi stessi) la malattia dell’ostrica che sempre la produce? Attraverso incursioni nella vita dei grandi e delle grandi della letteratura, Claudio troverà un modo per accompagnare suo figlio nella tempestosa età adolescenziale. Ma soprattutto compirà un viaggio a ritroso nella propria “età a rischio”, riportando alla memoria come i libri lo abbiano curato. Perché gli scrittori ci salvano la vita.
“La malattia dell’ostrica” di Claudio Morici è anche un libro in libreria dal 18 ottobre e un Podcast coprodotto da Fandango Podcast e Teatro Metastasio di Prato. A differenza dello spettacolo e del libro, il podcast non possiede la linea del racconto di bio-fiction. Ma approfondisce, in 10 puntate, la vita di 10 scrittrici o scrittori “matti”, con relativa intervista a uno psicoterapeuta esperto del loro disturbo psichiatrico.
Biografia di Claudio Morici è laureato in psicologia, oltre ad essere scrittore, attore teatrale e videomaker. Ha pubblicato 6 romanzi tra cui “La terra vista dalla Luna” (Bompiani, 2009), “L’uomo d’argento” (E/O, 2012), “La malattia dell’ostrica” (Fandango, 2024). Come autore e performer ha riempito teatri off romani e girato per tutta Italia. Il suo ultimo spettacolo “La Malattia dell’Ostrica” è prodotto dal Teatro Metastasio di Prato ed è diventato recentemente sia un podcast che un libro. Pochi giorni prima del lockdown era in finale a Italia’s Got Talent, con un pezzo comico in cui recensiva l’elenco telefonico di Roma del 2012. Dal 2020 ha cominciato a girare brevi video satirici, ospitati spesso da Propaganda Live, Internazionale.it, RaiNews, repubblica.it e dall’Unione Buddhisti Italiani. Cura una rubrica video dentro PlayBooks, il programma sui libri di Rai Play
Produzione Lo spettacolo è prodotto dal teatro Metastasio di Prato
Mercoledì 30 ottobre 2024
SALA PETRASSI ORE 21
AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA ENNIO MORRICONE
Biglietti da 20 euro
Scritto con Jan Brachmann-Traduzione di Nicola Cattò
Zecchini Editore
Descrizione del libro del grande David Geringas-Spesso le autobiografie di grandi artisti si riassumono in una serie di dati, persone e luoghi di relativa importanza per il lettore: del tutto diverso è quanto si legge nelle “Memorie di un violoncellista” (questo il sottotitolo del volume scritto con Jan Brachmann) del grande David Geringas, l’allievo prediletto di Rostropovič, vincitore del Premio Čajkovskij nel 1970. La sua vita è anche il riflesso della storia, anzi della Grande Storia, fra l’infanzia in Lituania, gli studi nelle Mosca sovietica, l’emigrazione in Germania (con una lunga parentesi verso l’Italia, paese da Geringas amatissimo) e la lunga carriera di violoncellista e insegnante, in un continuo scambio con tutti i compositori più importanti del secondo ’900, che hanno scritto per lui. Nella vita di David Geringas, insomma, c’è la storia musicale e culturale degli ultimi 70 anni: e non è poco.
Richiedete il libro nei migliori negozi o a questo link:
Questo sito usa i cookie per migliorare la tua esperienza. Chiudendo questo banner o comunque proseguendo la navigazione nel sito acconsenti all'uso dei cookie. Accetto/AcceptCookie Policy
This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish.Accetto/AcceptCookie Policy
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.