IL BARBIERE DI SIVIGLIA di Gioacchino Rossini-Trama, Libretto, Opera completa e Personaggi-
IL BARBIERE DI SIVIGLIA di Gioacchino Rossini
il barbiere di Siviglia è un’opera in due Atti di Gioachino Rossini su libretto di Cesare Sterbini tratto dalla commedia omonima di Beaumarchais. Il titolo originale dell’opera era Almaviva, o sia l’inutile precauzione.Prima di Rossini, Giovanni Paisiello aveva messo in scena il suo Barbiere di Siviglia nel 1782 (dieci anni prima della nascita di Rossini). Con quella stessa opera, Paisiello aveva riscosso uno dei maggiori successi della sua fortunata carriera.
Il precedente successo di Paisiello (uno dei maggiori rappresentanti dell’opera napoletana) faceva sembrare inammissibile che un compositore di ventitre anni – per quanto dotato – osasse sfidarlo.
Rossini in realtà non aveva nessuna responsabilità sulla scelta del soggetto. L’opera fu infatti scelta dall’impresario del teatro Argentina di Roma, il duca Francesco Sforza Cesarini; questi voleva commissionare a Rossini un’opera per l’imminente carnevale.
A quei tempi qualsiasi rappresentazione doveva scontrarsi con le forbici della censura pontificia. Per andare sul sicuro, l’impresario propose come soggetto “Il barbiere di Siviglia”, che fu subito approvato dai censori pontifici.
IL BARBIERE DI SIVIGLIA di Gioacchino Rossini
La prima rappresentazione ebbe luogo il 20 febbraio 1816 al Teatro Argentina a Roma e terminò fra i fischi. Il clima generale era di totale boicottaggio, dovuto ai sostenitori della versione dell’opera di Paisiello, favorito anche dall’improvvisa morte dell’impresario del Teatro Argentina.
Già dalla seconda recita, il pubblico acclamò l’opera di Rossini, portandola ad oscurare la precedente versione di Paisiello e diventando una delle opere più rappresentate al mondo.
IL BARBIERE DI SIVIGLIA di Gioacchino Rossini
Personaggi
Il Conte d’Almaviva – tenore
Don Bartolo, dottore in medicina, tutore di Rosina – basso buffo
Rosina, ricca pupilla in casa di Bartolo – mezzosoprano
Figaro, barbiere – baritono
Don Basilio, maestro di musica di Rosina, ipocrita – basso
Berta vecchia governante in casa di Bartolo – soprano
Fiorello, servitore di Almaviva – baritono
Ambrogio, servitore di Bartolo – basso
un ufficiale, un alcalde, o Magistrato; un notaro; Alguazils, o siano Agenti di polizia; soldati; suonatori di istrumenti
La scena si rappresenta in Siviglia.
IL BARBIERE DI SIVIGLIA di Gioacchino Rossini
ATTO I
Siviglia. La bella Rosina abita nella casa di don Bartolo, il suo anziano tutore. Don Bartolo vuole tenere Rosina con sè, per amministrarne il patrimonio. Intanto il Conte d’Almaviva, appena arrivato in città, si innamora della bella fanciulla e cerca il modo di avvicinarla; decide di presentarsi a lei sotto le mentite spoglie di Lindoro.
Lui organizza delle serenate sotto la finestra della fanciulla, tanto da destare le preoccupazione di don Bartolo; questi, per non essere costretto a rinunciare alla fortuna della ragazza, decide di chiederla in matrimonio, ma lei rifiuta.
Il Conte incontra Figaro, sua vecchia conoscenza, barbiere oltre che “factotum” nella casa di Don Bartolo. Figaro consiglia al Conte di presentarsi a Rosina facendo finta di essere un soldato ubriaco in congedo, con un permesso di soggiorno proprio in casa di don Bartolo. Nel frattempo Rosina affida a Figaro una lettera indirizzata a Lindoro.
Il maestro di musica di Rosina, don Basilio, sa della presenza in città del Conte; per favorire l’amico don Bartolo, gli suggerisce di calunniarlo per sminuirne la figura.
Secondo quanto pianificato con Figaro, il Conte di Almaviva fa irruzione nella casa di don Bartolo fingendosi un soldato ubriaco; Figaro gli ha anche procurato il falso permesso di soggiorno. Don Bartolo pur non riconoscendo nel soldato il Conte di Almaviva, cerca di allontanare il fastidioso rivale. Ne scaturisce una lite che richiama in casa i Gendarmi. Nella confusione generale (nel frattempo è entrato in casa anche Figaro) il Conte riesce a passare un messaggio a Rosina.
Per trarsi infine d’impaccio, il Conte rivela all’ufficiale delle guardie la sua vera identità; i soldati sono quindi costretti a lasciarlo andare senza arrestarlo.
IL BARBIERE DI SIVIGLIA di Gioacchino Rossini
ATTO II
Nella dimora di don Bartolo arriva don Alonso, sedicente insegnante di musica e sostituto di don Basilio; in realtà si tratta sempre del Conte di Almaviva con un nuovo travestimento.
Don Bartolo dubita delle sue reali intenzioni; don Alonso gli porge quindi la lettera di Rosina.
Intanto giunge Figaro, intenzionato a distrarre don Bartolo con la scusa della rasatura. Mentre il Conte cerca di spiegare la situazione a Rosina, irrompe Don Bartolo che lo caccia immediatamente.
Don Bartolo mostra a Rosina la sua lettera e le fa credere che il suo amato Lindoro sia in realtà un emissario del Conte.
Rosina – per dispetto – accetta infine la proposta di matrimonio del suo tutore. Don Bartolo chiama immediatamente il notaio per sugellare la loro unione.
In un ultimo disperato tentativo, il Conte e Figaro fanno irruzione nella camera di Rosina, usando una scala per entrare dalla finestra. Il Conte svela i suoi travestimenti a Rosina e le dichiara il suo amore e la sua volontà di sposarla; la bella Rosina accetta la proposta del Conte.
Proprio quando stanno per fuggire, i tre si accorgono che la scala fuori dalla finestra di Rosina, è stata tolta; è stato don Bartolo, che, sospettando la presenza di un estraneo in casa, è andato a chiamare le autorità. Memore della strana scena cui ha assistito, con il soldato ubriaco lasciato andare, non si fida della polizia. E’ corso dunque direttamente dal magistrato.
Nel frattempo, il notaio fatto chiamare da don Bartolo arriva in casa; Figaro e il Conte, approfittando della prolungata assenza del padrone di casa, convincono il notaio che il matrimonio che è stato chiamato a redigere sia quello tra il Conte e Rosina.
Quando don bartolo ritorna a casa il contratto di matrimonio è già stato siglato. Quando il Conte decide di rinunciare alla dote portata da Rosina, il non troppo disinteressato don Bartolo tira un sospiro di sollievo e benedice gli sposi.
LA CENERENTOLA di Gioacchino Rossini – Trama, Libretto, Opera completa e Personaggi–
LA CENERENTOLA di Gioacchino Rossini
La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo è un’opera lirica in due Atti di Gioachino Rossini su libretto di Jacopo Ferretti.Come suggerisce il nome, il soggetto dell’Opera è tratto dalla celebre fiaba di Charles Perrault; in realta, più ancora che alla favola, il testo del romano Jacopo Ferretti si rifà ad altri due libretti d’opera: “Cendrillon” di Charles Guillaume Etienne per Nicolò Isouard (1810) e “Agatina, o la virtù premiata” di Stefano Pavesi per Francesco Fiorini (1814).
Il riferimento principale però è quello alla favola di Charles perrault, soprattutto per ragioni morali: a differenza di alcune versioni più aspre e violente del racconto, lo scrittore francese enfatizzò nella sua favola gli elementi del perdono e della virtù. Valori molto vicini alla sensibilità del tempo e certamente graditi al vaglio Pontificio.
Sullo sfondo della vicenda, però, fa capolino una società degradata, calata a pennello nell’atmosfera romana di quegli anni, pervasa dalla corruzione, da una nobiltà decadente e scialacquante, da gravi disagi tra i ceti sociali più poveri.
Sotto le spoglie di un buonismo (obbligato dalla pesante censura pontificia), si intravede la lettura sarcastica di una fiaba amara più che zuccherosa.
La prima rappresentazione ebbe luogo il 25 gennaio 1817 al Teatro Valle di Roma. Il contralto Geltrude Righetti Giorgi (già la prima Rosina del Barbiere di Siviglia), interpretò il ruolo di Cenerentola.
Il debutto, pur non provocando uno scandalo paragonabile a quello del Barbiere di Siviglia, fu un insuccesso.
Solo dopo alcune recite, l’opera incontrò il favore del pubblico, diventando molto popolare, sia in Italia che all’estero.
Don Ramiro, principe di Salerno – tenore
Dandini, suo cameriere – baritono
Don Magnifico, barone di Montefiascone, padre di Clorinda e Tisbe – basso buffo
Clorinda, figlia di Don Magnifico – soprano
Tisbe, figlia di Don Magnifico – soprano
Angelina, sotto il nome di Cenerentola, figliastra di Don Magnifico – mezzosoprano
Alidoro, filosofo, maestro di Don Ramiro – basso
Dame che non parlano – comparse
Coro di cortigiani del Principe
LA CENERENTOLA di Gioacchino Rossini
ATTO I In un salone del decadente castello di don Magnifico
Le due figlie di don Magnifico, Clorinda e Tisbe, si pavoneggiano alla specchio. La figliastra di don Magnifico, Angelica (Cenerentola), da par suo canta lamentando la sua situazione. Le sorellastre la zittiscono proprio mentre entra in scena Alidoro (precettore del principe don Ramiro), sotto le false spoglie di mendicante. Il suo scopo è spiare le tre fanciulle e riferire al principe i loro comportamenti, Il principe è infatti in cerca di una moglie alla sua altezza.
Il falso mendicante viene maltrattato da Clorinda e Tisbe; solo Angelica lo aiuta, dandogli di nascosto un po’ di caffè. Mentre Alidoro se ne va, alcuni cavalieri segnalano l’arrivo a castello del principe. Le fanciulle vanno prontamente a svegliare don Magnifico; egli raccomanda alle fanciulle di fare una buona impressione sul principe.
A seguire entra il principe don Ramiro, vestito da paggio; egli ha infatti scambiato le vesti con il servo Dandini, per spiare di nascosto le fanciulle.
Tra il principe in incognito e la giovane Cenerentola scocca subito l’amore.
Entra in scena Dandini, insieme ala famiglia reale, in pompa magna. Nessuno dei presenti si accorge dello scambio di persona attuato dai due. Dandini mantiene la messa in scana, lusingando le sorelle con fare civettuolo. Cenerentola chiede al padre il permesso di andare alla festa organizzata dal principe a cui tutti si stanno recando, ma egli le nega con sdegno il permesso.
Alidoro comprende l’animo gentile della giovane Cenerentola e decide di aiutarla.
Nel palazzo reale, donRamiro e Dandini (ancora con le vesti scambiate), parlano con le figlie di don Magnifico e decidono di metterle alla prova: Dandini (vestito da principe) informa che una ragazza sarà sua sposa, mentre la sorella andrà a don Ramiro. Nessuna delle due giovani accetta il corteggiamento del finto servo.
Una strana ragazza, vestita elegamentemente e con il volto celato, giunge a castello: si tratta di Cenerentola, vestita per l’occasione dal fido Alidoro.
Don Magnifico e le figlie, per un attimo, colgono una somiglianza tra la giovane misteriosa e Cenerentola; i loro dubbi vengono però subito smentiti.
Dandini intanto richiama gli invitati a tavola.
LA CENERENTOLA di Gioacchino Rossini
ATTO II
Don Magnifico riconosce senza ombra di dubbio Cenerentola nella giovane donna con il volto celato, ma è sicuro che il principe sceglierà o Clorinda o Tisbe. L’anziano barone confida anche alle due ragazze che ha potuto farle vivere nella ricchezza, appropriandosi e sperperando il patrimonio di Angelina.
Cenerentol dal canto suo, rifiuta infastidita le proposte di Dandini, dicendogli di essere innamorata del suo “paggio”; queste parole riempiono di gioa don Ramiro, il quale riceve un braccialetto da Cenerentola, dicendogli che se veramente vuole amarla, dovrà cercarla e restituirglielo. La giovane ragazza fugge, mentre Ramiro è più che mai deciso a ritrovarla.
Dandini rivela a don Magnifico di essere in realtà il servo del principe; don Magnifico, adirato e indignato, se ne va. Nel frattempo Cenerentola, tornata a casa, ripensa alla magia di quella sera alla festa. I suoi pensieri vengono interrotti dal ritorno a casa di don Magnifico e le sorellastre, irati per la rivelazione.
Inatnto un violento temporale (e il provvidenziale aiuto di Alidoro), fanno in modo che la carrozza del principe si rompa proprio davanti il palazzo di don Magnifico.
Don Magnifico non demorde, è ancora intenzionato a far sposare al principe una delle sue figlie; chiede quindi a Cenerentola di porgere una sedia al regale ospite. Cenerentola porge una sedia a Dandini, ma il barone le svela lo scambio di abiti, rivelando la vera identità di don Ramiro. I due giovani si riconoscono immediatamente, mentre i parenti sfogano la loro ira contro Cenerentola.
Dandini e don Ramiro la difendono, reclamando vendetta verso la famiglia di lei. L’animo nobile e gentile di Cenerentola la spinge a chiedere la grazia al principe per la sua famiglia, nonostante le tante angherie subite, rendendo il perdono la sua unica vendetta.
Mentre i due promessi sposi si riuniscono, arriva anche Alidoro, tutto contento per la sorte capitata alla giovane Angelina.
Divenuta ormai principessa, Cenerentola concede il perdono ai suoi familiari, i quali sottolineano la sua nobiltà d’animo affermando che nessun trono sia veramente degno di lei.
La vie n’est qu’une ombre qui passe, un pauvre acteur
Qui s’agite et parade une heure, sur la scène,
Puis on ne l’entend plus. C’est un récit
Plein de bruit, de fureur, qu’un idiot raconte
Et qui n’a pas de sens.
MACBETH
La vita è solo un ombra che passa, un povero attore
Chi si alza e sfila per un’ora, sul palco,
Poi non si sente più. È una narrazione
Pieno di rumore e furia che racconta un idiota
E chi non ha senso.
William Shakespeare-(1564 – 1616)— The Tragedy of Macbeth (1623); traduction de Yves Bonnefo, éditions Folio, coll. « Folio classique », 1995 Littérature et Poésie
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William Shakespeare
Macbeth (titolo completo The Tragedy of Macbeth) è una fra le più note e citate tragedieshakespeariane.
Essa drammatizza i catastrofici effetti fisici e psicologici della ricerca del potere per il proprio interesse personale: l’esito di tale condotta è un gorgo inesorabile di errori e orrori.
Fu pubblicato nel Folio del 1623, probabilmente da un copione teatrale. Frequentemente rappresentata e riadattata nel corso dei secoli, Macbeth è divenuta l’archetipo per eccellenza della brama di potere sfrenata e dei suoi pericoli, definizione che è stata tuttavia spesso giudicata estremamente restrittiva, se non addirittura erronea[1], date le ampie ripercussioni di natura filosofica sui temi del destino, dell’azione e della volontà e le molte ombre e misteri che ancora aleggiano attorno alla vicenda della coppia Macbeth/Lady Macbeth, la cui vicenda personale è arricchita da un non-detto pregno di ambiguità.
Costituita da cinque atti, è la più breve tragedia di Shakespeare[2] ed è spesso stata indicata dalla critica come il suo lavoro più complesso e sfaccettato.[3][4]
La tragedia si apre in una cupa Scozia medievale, in un’atmosfera di lampi e tuoni; tre Streghe (Le Sorelle Fatali, ispirate certamente alle Norne del mito norreno e alle Parche/Moire della tradizione greco-romana) decidono che il loro prossimo incontro dovrà avvenire in presenza di Macbeth.
Nella scena seguente, un sergente ferito riferisce al re Duncan di Scozia che i suoi generali, Macbeth e Banco, hanno appena sconfitto le forze congiunte di Norvegia e Irlanda, guidate dal ribelle Macdonwald. Macbeth, congiunto del re, è lodato per il suo coraggio e prodezza in battaglia.
La scena cambia: Macbeth e Banco appaiono sulla scena, di ritorno ai loro castelli, facendo considerazioni sulla vittoria appena conseguita e sul tempo “brutto e bello insieme”, che caratterizza la natura ambigua e carica di soprannaturale della brughiera desolata e pervasa di nebbia che stanno attraversando. Le tre streghe, che li stavano aspettando, compaiono e pronunciano profezie. Anche se Banco per primo le sfida, si rivolgono a Macbeth: la prima lo saluta come “Macbeth, sire di Glamis”, titolo che Macbeth già possiede, la seconda come “Macbeth, sire di Cawdor”, titolo che non possiede ancora, e la terza “Macbeth, il Re”. Macbeth è stupefatto e silenzioso, così Banco ancora una volta tenta di fronteggiarle, intimorito dall’aspetto delle Sorelle Fatali e dalle condizioni particolari e misteriose del momento: le streghe dunque informano anche Banco sull’essere capostipite di una dinastia di re e svaniscono, lasciando nel dubbio Macbeth e Banco sulla reale natura di quella strana apparizione.
Sopraggiunge dunque il re, che annuncia a Macbeth la concessione a suo favore del titolo di sire di Cawdor: la prima profezia è così realizzata e immediatamente Macbeth incomincia a nutrire l’ambizione di diventare re.
Macbeth scrive alla moglie (Lady Macbeth) riguardo alle profezie delle tre streghe. Quando Duncan decide di soggiornare al castello di Macbeth a Inverness, Lady Macbeth escogita un piano per ucciderlo e assicurare il trono di Scozia al marito, e anche se Macbeth mostra tentennamenti, volendo ritornare sui propri passi e smentendo le ambizioni manifestate nella lettera inviata alla moglie, quest’ultima infine lo convince.
Nella notte della visita, Lady Macbeth ubriaca le guardie del re, facendole cadere in un pesante sonno. Macbeth, con un noto soliloquio che lo porta a vedere di fronte a sé l’allucinazione di un pugnale insanguinato che lo guida verso l’omicidio del suo stesso re e cugino, s’introduce nelle stanze di Duncan e lo pugnala a morte. Sconvolto dall’atto, si rifugia da Lady Macbeth, che invece non si perde d’animo e recupera la situazione lasciando le due armi usate per l’assassinio presso i corpi addormentati delle guardie, imbrattando i loro volti, le mani e le vesti col sangue del re.
Al mattino, poco dopo l’arrivo di MacDuff, nobile scozzese venuto a recare omaggio al sovrano, viene scoperto l’omicidio. In un simulato attacco di rabbia, Macbeth uccide le guardie prima che queste possano rivendicare la loro innocenza.
Atto secondo
MacDuff è subito dubbioso riguardo alla condotta di Macbeth, ma non rivela i propri sospetti pubblicamente. Temendo per la propria vita, il figlio di Duncan, Malcolm, scappa in Inghilterra. Su questi presupposti, Macbeth, per la sua parentela con Duncan, sale al trono di Scozia.
A dispetto del suo successo, Macbeth non è a suo agio circa la profezia per cui Banco sarebbe diventato il capostipite di una dinastia di re, temendo di essere a sua volta scalzato. Così lo invita a un banchetto reale e viene a sapere che Banco e il giovane figlio, Fleance, usciranno per una cavalcata quella sera stessa. Macbeth ingaggia due sicari per uccidere Banco e Fleance (un terzo sicario compare misteriosamente nel parco prima dell’omicidio: secondo una parte della critica potrebbe essere immagine e personificazione stessa dello spirito dell’Assassinio). Banco viene dunque massacrato brutalmente, ma Fleance riesce a fuggire. Al banchetto, che dovrebbe celebrare il trionfo del re, Macbeth è convinto di vedere il fantasma di Banco che siede al suo posto, mentre gli astanti e la stessa Lady Macbeth non vedono nulla. Il resto dei convitati è spaventato dalla furia di Macbeth verso un seggio vuoto, finché una disperata Lady Macbeth ordina a tutti di andare via.
Atto terzo
Macbeth, che cammina ormai a cavallo fra mondo del reale e mondo soprannaturale, si reca dalle streghe in cerca di certezze. Interrogate, chiamano a rispondere degli spiriti: una testa armata dice a Macbeth “temi MacDuff”, un bambino insanguinato gli dice “nessun nato di donna può nuocerti”, un bambino incoronato gli dice “Macbeth non sarà sconfitto fino a che la foresta di Birnam non muova verso Dunsinane”; infine appare un corteo di otto spiriti a simboleggiare i discendenti di Banco, alla cui vista Macbeth si dispera.
Si avvia una stagione di sanguinaria persecuzione ai danni di tutti i lord di Scozia che il sovrano ritiene sospetti, e in particolare contro MacDuff. Un gruppo di sicari viene inviato al suo castello per ucciderlo, ma una volta lì i mercenari non lo trovano, essendo questi recatosi in Inghilterra per cercare aiuto militare contro Macbeth e avviare una rivolta. Gli assassini, a ogni modo, trucidano la moglie e i figli di MacDuff, in una scena piena di patetismo e crudeltà.
Atto quarto
In Inghilterra, MacDuff e Malcolm pianificano l’invasione della Scozia. Macbeth, adesso identificato come un tiranno, vede che molti baroni disertano dal suo fianco. Malcolm guida un esercito con MacDuff e Seyward, conte di Northumbria, contro il castello di Dunsinane, fortezza associata al trono di Scozia dove Macbeth risiede. Ai soldati, accampati nel bosco di Birnam, viene ordinato di tagliare i rami degli alberi per mascherare il loro numero. Con ciò si realizza la terza profezia delle streghe: tenendo alti i rami degli alberi, innumerevoli soldati rassomigliano al bosco di Birnam che avanza verso Dunsinane.
Atto quinto
Lady Macbeth, intimamente gravata di un crescente fardello morale, non regge più il peso dei suoi delitti e comincia a essere tormentata da visioni e incubi che sconvolgono il suo sonno: una sua dama racconta e mostra a un medico episodi di sonnambulismo, che sfociano in crisi disperate in cui la regina tenta di ripulire le mani da macchie di sangue incancellabili, confondendo passato e presente e rivelando tutti gli omicidi commessi per conquistare e mantenere il trono. Alla notizia della morte della moglie e di fronte all’avanzata dell’esercito ribelle, Macbeth pronuncia il famoso soliloquio (“Domani e domani e domani”), sul senso vacuo della vita e di tutte le azioni che la costellano, vani atti insignificanti che puntano al raggiungimento di obiettivi che non hanno alcun reale valore.
Richiede poi che gli siano portate armi e armatura, pronto a vendere cara la pelle in quello che già sente essere il suo atto finale.
La battaglia infuria sotto le mura di Dunsinane, e il giovane Seyward, alleato di MacDuff, muore per mano del tiranno, che poi affronta MacDuff. Macbeth ritiene di non avere alcun motivo di temere il lord ribelle, perché non può essere ferito o ucciso da “nessuno nato da donna”, secondo la profezia delle streghe. MacDuff però dichiara di “essere stato strappato prima del tempo dal ventre di sua madre”, e che quindi non era propriamente “nato” da donna. Macbeth tuttavia, nella furia della battaglia, accetta tale destino e non dimostra neanche un momento di cedimento nella sua lucida follia. I due combattono e MacDuff decapita Macbeth, realizzando così l’ultima delle profezie.
Anche se Malcolm, e non Fleance, salì al trono, la profezia delle streghe riguardante Banco fu ritenuta veritiera dal pubblico di Shakespeare, che riteneva che re Giacomo I fosse diretto discendente di Banco.
Si tratta di una tragedia fosca, cruenta, i cui personaggi sono ambigui e immersi in un’atmosfera a tratti apocalittica. Infatti, mentre in Re Lear il mondo naturale resta totalmente indifferente nei confronti delle vicende umane, Shakespeare sceglie di introdurre in Macbeth l’elemento sovrannaturale funesto che contribuisce a far crollare il regno del protagonista e a provocarne quindi la tragica morte. Il tema fondamentale della tragedia è la natura malvagia dell’uomo, o comunque la pulsione distruttrice che alberga all’interno del suo cuore. Lady Macbeth, personificazione del male, è animata da grande ambizione e sete di potere: è lei a convincere il marito, spesso indeciso, a commettere il regicidio (atto I), ma non riuscirà poi a sopportare la deriva di violenza dello stesso consorte, arrivando alla follia e, forse, al suicidio, mentre Macbeth andrà incontro a una lenta disumanizzazione di se stesso, accompagnata dalla perdita di contatto con la realtà, incluse le sue azioni più efferate.
Macbeth presenta una certa ambiguità: la sua sete di potere lo induce al delitto, ma ne prova anche rimorso, essendo incapace di pentimento.
Il soprannaturale è presente con apparizioni di spettri e fantasmi che rappresentano le colpe e le angosce dell’animo umano, nonché dalla presenza, forse reale o forse solo immaginata, delle tre streghe, quali emissarie di un Fato incombente e ineffabile, giustificazione e al tempo stesso ineluttabile sovrano delle sorti degli uomini.
Nella follia sanguinaria, Macbeth ha un solo conforto attraverso il contatto col soprannaturale e, all’inizio del IV atto, si reca nuovamente dalle streghe per conoscere il proprio destino. Il responso è solo in apparenza rassicurante, in realtà molto enigmatico, eppure Macbeth vi si appiglia con convinzione e affronta i nemici (V atto) fino al momento in cui scopre il vero significato di quelle oscure profezie.
Il tema del potere è sviluppato anche da altri personaggi, come il giovane figlio di Duncan, Malcolm, che si sente in qualche modo indegno del titolo regale: il nobile scozzese MacDuff, quindi, spiega quale sia la vera essenza del potere e quale differenza intercorra tra il regno, anche quello di una persona ambiziosa e corrotta, e la tirannide.
Interessante poi è la riflessione esistenziale (atto V, scena V) con una famosa definizione della vita umana, dominata da precarietà e incertezza, temi dominanti nel Barocco, età in cui Shakespeare visse: “La vita non è che un’ombra che cammina; un povero commediante che si pavoneggia e si agita sulla scena del mondo, per la sua ora, e poi non se ne parla più; una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e furore, che non significa nulla”.
The Scottish Play
Nell’ambiente teatrale anglo-sassone, il Macbeth è considerato di malaugurio: la curiosa superstizione, che porta a non citarlo esplicitamente, ma a usare perifrasi come « la tragedia scozzese», è ricordata fra gli altri da Ronald Harwood nel suo dramma Il servo di scena[6], quindi nell’omonimo film che ne fu tratto.
Gli adattamenti cinematografici del Macbeth sono numerosi. In alcuni casi è stato mantenuto il testo originale, in altri casi sono stati aggiunti elementi nuovi per arricchire la trama. Il fascino del Macbeth ha portato molti registi a trapiantare i personaggi e le vicende narrate in luoghi e tempi assai diversi dall’originale (contesto mafioso, Giappone feudale, epoca moderna).[7]
Successo a Roma della II Edizione di CORTI DA MARE-
Successo a Roma della II Edizione di CORTI DA MARE – International Short Film Festival – Si è svolta a Roma, Ostia Lido, Acilia e Tolfa la II Edizione di CORTI DA MARE – International Short Film Festival, prodotto dalla CINEMART S.r.l. in collaborazione con Barrett International Group e Associazione ART GLOBAL, e con il sostegno di “LAZIO TERRA DI CINEMA – REGIONE LAZIO”. Direzione Artistica del dott.Franco Mariotti (Direttore di numerosi Festival di Cinema Nazionali ed Internazionali e già Ufficio Stampa di Cinecittà Holding). Ospite d’eccezione, Relatore e Giurato Sezione Videoclip il M° Vince Tempera (Compositore e Direttore d’Orchestra di fama Internazionale).In gara Short Film, Documentari, Interviste e Videoclip provenienti da tutto il mondo.
Roma-II Edizione di CORTI DA MARE
Il nutrito programma del Festival si è sviluppato nei seguenti appuntamenti:
TAVOLA ROTONDA SUL MARE E SU TEMATICHE AMBIENTALI – Roma (Casa del Cinema – Sala Gian Maria Volontè)
Relatori d’eccezione: Franco Mariotti in qualità di Direttore Artistico del Festival; Vince Tempera in qualità di Giuriato della Sezione Videoclip. Il Maestro ha commentato lo Short Film “Earth” e il Videoclip “I sensi del mare”, proiettati durante la serata, parlando dell’importanza della Colonna Sonora nelle Opere cinematografiche. Maurizio Chirri (Geologo e Docente Uniroma3 e Università “La Sapienza” di Roma) che ha incuriosito il pubblico presente con l’intervento “Il mare e i cicli della terra”, fornendo informazioni preziose sui cambiamenti climatici nei secoli. Numerose le domande fatte dal pubblico presente – Gianlorenzo Battaglia (Autore della Fotografia e operatore subacqueo con all’attivo circa 100 film realizzati, documentari e il programma per RAI 2 “Azzurro quotidiano” che documentavano la cultura, l’archeologia e le tecniche di pesca, viste anche sott’acqua, di vari Paesi del Mediterraneo) che ha raccontato numerosi aneddoti legati ai film per i quali ha realizzato riprese sott’acqua e dei quali ha commentato alcune foto proiettate in Sala – Eleonora Vallone (Attrice e Presidente Aqua Film Festival) che ha raccontato il suo rapporto speciale con l’Acqua e il Mare. Angelo Bassi (Produttore e Distributore MEDITERRANEA PRODUCTION) in qualità di Presidente Giuria Short Film e Documentari; alcuni Finalisti del Festival giunti da tutta Italia : Joseph Lu (Pianista e Compositore di Modica – RG, che ha ricevuto diverse Nomination in numerosi Premi Internazionali tra i quali l’Hollywood Independent Music Awards); Paolo Robino Cuddle (Pianista e Compositore Internazionale) che ha affascinato tutti i presenti con il suo videoclip “I Sensi del mare”; Caterina Novak (Mezzosoprano e Scrittrice) autrice di un VideoArt in cui immagini della terra e del mare si mescolano con i versi di una sua Poesia. Ha moderato Virginia Barrett.
INTERNATIONAL AWARDS CEREMONY- Roma(ANICA – Sala Proiezioni). Dopo il rituale Red Carpet con Foto all’arrivo degli ospiti, sono stati proiettati gli Short Film e i Videoclip Finalisti, e il Trailer del Documentario vincitore, già visionato dalla Giuria di Esperti composta da: Franco Mariotti,Angelo Bassi, Vince Tempera, Gianna Menetti (Direttrice CINEMART), Gianlorenzo Battaglia e Riccardo Antinori (Direttore di VIVIROMA.IT). La Giuria Popolare eracostituita dal dott. Alex Di Giorgio (Presidente Associazione “Arcobaleno dell’Arte”), dott.ssa Luisa Bischetti (già Ispettrice della Polizia di Stato), Claudio Caputo (Responsabile Sicurezza del Teatro dell’Opera di Roma), prof.ssa e dott.ssa Luisa Gorlani Gambino (Docente, Psicologa, Scrittrice), Alessia Sabelli (Giovane Attrice), Ludovica Blasi (Fotomodella). Sul Palco della Sala sono state esposte opere del M° Angiolina Marchese, Presidente dell’Associazione “ARTGLOBAL” e autrice delle preziose litografie delle sue Opere dedicate al mare donate ai Vincitori, agli Ospiti e ai Giurati. Ospiti della serata : Eleonora Vallone, alla quale è stato consegnato un riconoscimento per l’impegno profuso nella diffusione della Cultura dell’Acqua, del Mare e della sua tutela; la dott.ssa Raffaella Zannetti, membro della Comunicazione diUNICEF Fondazione ETS, che ha presentato uno Spot dedicato ai bambini vittime di tutte le guerre. Nello Spot, alcuni bambini di Gaza sognano di ritornare a scuola con gli amici, ma nel frattempo si accontentano di pescare pesci in mare, luogo di serenità e Pace, dunque “PACE IN MARE, PACE IN CIELO, PACE IN TERRA, OVUNQUE PER OGNI BAMBINO”. Ad UNICEF è stato consegnato un riconoscimento per l’impegno costante profuso nella cura di bambini in stato di disagio; Cristiana Bini Leoni, che ha presentato un Video ricordo del marito Roberto Leoni, noto Regista e Sceneggiatore scomparso di recente. Al termine delle proiezioni le Giurie hanno consegnato le votazioni alla dott.ssa Luisa Bischetti che ha stilato la classifica dei Vincitori insieme alla Produttrice del Festival Gianna Menetti e a Claudio Caputo.
SEZIONE SHORT FILM : 1° PREMIO e PREMIO MIGLIOR FOTOGRAFIA “AL DI LA’ DEL MARE” di Massimo Ivan Falsetta. I Premi sono stati consegnati da Angelo Bassi e Gianlorenzo Battaglia. 2° PREMIO : “MARTINA SA NUOTARE” di Giorgio Molteni. 3° PREMIO : “LUISA E’ AL MARE” di Giuseppe Caponio. PREMIO SPECIALE : “EARTH” di Joseph Lu. Il Premio è stato consegnato da Gianna Menetti.
MENZIONE SPECIALE “LUCI SPARSE” Videoart di Poesia e Immagini di Caterina Novak. Il Premio è stato consegnato dal M° Angiolina Marchese.
SEZIONE DOCUMENTARI : 1° PREMIO ASSOLUTO “ERA SCRITTO SUL MARE” di Giuliana Gamba. Il Premio è stato consegnato dal dott. Franco Mariotti.
PREMIO DELLA CRITICA : “IL MAESTRO DEL MARE” Documentario scritto da Kyrahm e Julia Pietrangeli anche Regista dell’Opera. Il Premio è stato consegnato dal dott. Riccardo Antinori, Direttore di VIVIROMA e Presidente Giuria Stampa.
SEZIONE VIDEOCLIP : 1° PREMIO “I SENSI DEL MARE” di Paolo Robino Cuddle – Il Premio è stato consegnato dal M° Vince Tempera; 2° PREMIO “IL LAMENTO DEL MARE” di Tiziana Scimone; 3° PREMIO EX AEQUO a “FLIGHT OVER THE OCEAN” di Fausto Bizzarri (Videoclip Musica Strumentale) e “ZUCCHERO, ZUCCHERO” di Flora Vona (Videoclip).
PREMIO MIGLIOR COLONNA SONORA DA FILM al M° Gabriele Saro, autore del brano “VENICE” per l’omonimo Videoclip, al quale è stato conferito anche il Premio della Giuria Popolare che ha molto apprezzato l’idea dell’Opera con una panoramica su Venezia vista dagli occhi del noto Fotografo Diego Cinello. Ha condotto l’Evento Virginia Barrett (Attrice, Regista, Musicista). A seguire si è svolto un momento conviviale con Cocktail di fine Evento.
La mattinata è stata aperta dall’Intervento di Fulvio Volpi, Comandante del natante della APS SOTTO AL MARE , definito “Astronauta dell’acqua”. Durante l’Evento sono state premiate le migliori Interviste ad over 60 su ricordi di vita legati al Mare, realizzate ad Acilia, Ostia Lido e Tolfa da una Troupe della CINEMART. Le Interviste, già visionate dalla Giuria di Esperti, sono state anche valutate dalla Giuria Popolare presente in Sala. Tutti concordi per i Premi da assegnare: 1° PREMIO a Fernanda Sergio di Donnamasa; 2° PREMIO a Franco Capitanelli; 3° PREMIO ad Ambra Sax. Inoltre sono stati assegnati Diplomi d’Onore ai tre CSA partecipanti : Centro Anziani di Piazza dei Sicani (Acilia) Presidente Vincenzo Basso – Centro di Promozione Sociale “La Rocca”(Tolfa) Presidente Daniela Cedrani – CSAQ Piazza Ronca 22 (Ostia Lido) Presidente Veronica Vincenza Volpi. E’ intervenuto Mimmo Barbuto, Coordinatore dei dieci CSAQ del X Municipio di Roma. L’Attrice e Regista Virginia Barrett, conduttrice del Matinée, ha letto in modo appassionato alcuni Racconti dal Libro “Balene salvateci! – I Cetacei visti da un’altra prospettiva” (Casa Editrice MURSIA)di Maddalena Jahoda (Biologa e Divulgatrice Scientifica), accompagnata dalle calde note della chitarra classica del M° Angelo Cacciato (Compositore e Polistrumentista) e dalla voce recitante, con ironica inflessione veneta, di Barbara Braghin (Attrice eGiornalista). LaPoetessa e Scrittrice Melina Mignemi ha emozionato il pubblico con la lettura delle sue Poesie “Siculo profumo di mare” e “Cascata d’acqua”, dedicate al mare della sua Sicilia e tratte dal Libro “La penna dell’anima” (Edizioni Nuova Impronta).
Ospiti : il prof. Gennaro Ruggiero Direttore del Festival “Corti al Tevere”e la dott.ssa Angelica Loredana Anton Presidente della Fondazione AREA CULTURA di Roma che ha consegnato il Premio “ATHENA d’ORO” a Virginia Barrett, eccellenza nel settore della Cultura. A chiusura dell’Evento sono state proiettate alcune delle Opere dei Vincitori delle Sezioni del Festival.
Tutti gli Eventi si sono svolti ad ingresso libero e gratuito.
Acquapendente (Viterbo)-Va in scena al Teatro Boni “IO, ETTORE PETROLINI” di Giovanni Antonucci-
Acquapendente (Viterbo)-Il Teatro Boni
Acquapendente (Viterbo)-Il Teatro Boni sorge nella Tuscia viterbese, nel centro storico di Acquapendente, uno spazio teatrale -Lo spettacolo si propone di tracciare un ritratto non solo teatrale, ma anche umano e di costume del grande autore-attore, spesso confinato in un facile cliché di comico romanesco. Non è un caso che Petrolini mettesse in scena le sintesi futuriste e che Marinetti lo definisse “grande attore futurista”.
Io, Ettore Petrolini racconta l’uomo, il suo rapporto profondo con Roma, il suo orgoglio, la malinconia, il suo sguardo acuto sulle debolezze umane e la fiducia nella dignità delle persone. La commedia, scritta da un autore che ha curato un’importante edizione delle sue opere, coniuga il ritratto artistico e umano con quello dell’irresistibile narratore di facezie, barzellette e “colmi”, come li chiamava lui.
Riso e malinconia, realtà e memoria, verità e finzione si alternano nella pièce con l’obiettivo di riportare in scena, a settant’anni e più dalla morte, una figura inimitabile, sebbene oggi imitata spesso in modo superficiale, nella magistrale interpretazione di Antonello Avallone.
Teatro Boni-INFORMAZIONI Piazza della Costituente 9, Acquapendente, Italy
+39 334 161 5504
info@teatroboni.it
teatroboni.it
Acquapendente (Viterbo)-Il Teatro Boni sorge nella Tuscia viterbese, nel centro storico di Acquapendente, uno spazio teatraleò
Domenica 19 gennaio 2025, ore 17.30 IO, ETTORE PETROLINI di Giovanni Antonucci con Antonello Avallone Spettacolo con musiche dal vivo Biglietteria: 0763 733174 – 334 1615504 https://www.vivaticket.com/…/io-ettore-petrolini/250563
ROMA-Mausoleo di Augusto-Nuovo importante ritrovamento a Piazza Augusto Imperatore
Roma, 06 luglio 2023 – “Riqualificazione del Mausoleo di Augusto e piazza Augusto Imperatore”-Dichiarazione del Sovrintendente Capitolino Claudio Parisi Presicce“Grazie al lavoro attento degli archeologi e delle archeologhe della Sovrintendenza, siamo in grado di approfondire la conoscenza di un quadrante della città che stupisce per la ricchezza della sua storia millenaria.
La testa appena ritrovata, di elegante fattura, scolpita in marmo greco, appartiene probabilmente a una statua di divinità femminile, forse Afrodite, di dimensioni naturali. Mostra una raffinata acconciatura di capelli raccolti sul retro grazie ad una “tenia”, un nastro annodato sulla sommità del capo.
Il reperto è stato rinvenuto nella fondazione di un muro tardoantico ma si conserva integro; riutilizzato come materiale da costruzione giaceva con il viso rivolto verso il basso, protetto da un banco d’argilla sul quale poggia la fondazione del muro. Il riuso di opere scultoree, anche di importante valore, era una pratica molto comune in epoca tardo medioevale, che ha consentito, come in questo caso, la fortunata preservazione di importanti opere d’arte.
La testa è al momento affidata ai restauratori per la pulizia, e agli archeologi per una corretta identificazione e una prima proposta di datazione, che appare ancorata all’epoca augustea.”
La scoperta è avvenuta nel corso dei lavori per la “Riqualificazione del Mausoleo di Augusto e piazza Augusto Imperatore”, sul lato orientale dell’area in corso di intervento.
ROMA-Nuovo importante ritrovamento a Piazza Augusto ImperatoreROMA-Nuovo importante ritrovamento a Piazza Augusto ImperatoreROMA-Nuovo importante ritrovamento a Piazza Augusto ImperatoreROMA-Nuovo importante ritrovamento a Piazza Augusto Imperatore
Mausoleo di Augusto
Di ritorno dalla campagna militare in Egitto, conclusasi con la vittoria di Azio del 31 a.C. e la sottomissione di Cleopatra e Marco Antonio, nel 28 a.C. Ottaviano Augusto diede inizio alla costruzione del Mausoleo nell’area settentrionale del Campo Marzio all’epoca non ancora urbanizzato.
Già in precedenza occupato dai sepolcri di alcuni uomini illustri, lo storico greco Strabone descrisse il monumento come “un grande tumulo presso il fiume su alta base di pietra bianca, coperto sino alla sommità di alberi sempreverdi; sul vertice è il simulacro bronzeo di Augusto e sotto il tumulo sono le sepolture di lui, dei parenti, dietro vi è un grande bosco con mirabili passeggi”.
Il Mausoleo con il suo diametro di 300 piedi romani (circa m 87) è il più grande sepolcro circolare che si conosca. Il monumento si componeva di un corpo cilindrico rivestito in blocchi di travertino, al centro del quale si apriva a sud una porta preceduta da una breve scalinata; in prossimità dell’ingresso, forse su pilastri, erano collocate le tavole bronzee con incise le Res Gestae, ovvero l’autobiografia dell’imperatore, il cui testo è trascritto sul muro del vicino Museo dell’Ara Pacis.
Nell’area antistante erano collocati due obelischi di granito, poi riutilizzati uno in piazza dell’Esquilino, alle spalle di S. Maria Maggiore (1587), l’altro nella fontana dei Dioscuri in piazza del Quirinale (1783).
Varie ipotesi di ricostruzione del monumento sono state proposte sulla base dei resti conservati e dei disegni realizzati nel XVI secolo da Baldassarre Peruzzi. Su di un basamento alto circa m 12 si elevava, impostato su una delle murature anulari più interne, un secondo ordine architettonico coronato da una trabeazione dorica, di cui vari elementi sono stati rinvenuti nell’area del monumento. Su questa altissima struttura svettava, a 100 piedi romani di altezza (circa 30 metri), la statua di Augusto in bronzo dorato, probabilmente l’originale bronzeo della statua in marmo rinvenuta nella villa di Livia a Prima Porta.
Attraverso un lungo corridoio d’accesso, il dromos, si giungeva alla cella sepolcrale, di forma circolare, con tre nicchie rettangolari ove erano collocate le urne. La nicchia di sinistra, ospitava le ceneri di Ottavia, sorella dell’imperatore e di suo figlio Marcello, successore designato di Augusto prematuramente morto nel 23 a.C. Augusto fu forse sepolto nell’ambiente ricavato all’interno del nucleo cilindrico centrale. All’interno del sepolcro vennero deposte le ceneri dei membri della famiglia imperiale: il generale Marco Agrippa, secondo marito di Giulia figlia di Augusto, Druso Maggiore, i due bimbi Lucio e Gaio Cesare figli di Giulia, Druso Minore, Germanico, Livia, seconda moglie di Augusto, Tiberio, Agrippina, Caligola, Britannico, Claudio, e Poppea, moglie di Nerone; quest’ultimo fu invece escluso dal Mausoleo per indegnità, come già Giulia, la figlia di Augusto. Per breve tempo il Mausoleo ospitò le ceneri di Vespasiano e infine di Nerva e dopo oltre un secolo dall’ultima deposizione si riaprì per ospitare le ceneri di Giulia Domna, moglie dell’imperatore Settimio Severo.
Roma- Galleria Borghese apertura straordinaria per la Mostra: “La Favola di Atalanta. Guido Reni e i poeti”
Roma-Lunedi 13 gennaio la Galleria Borghese propone un’apertura straordinaria dalle 16 alle 19.00 (ultimo ingresso alle ore 17.00) per visitare la mostra attualmente in corso: Poesia e pittura nel Seicento. Giovan Battista Marino e la meravigliosa passione. In questa occasione sarà possibile per il pubblico partecipare all’incontro dal titolo “La Favola di Atalanta. Guido Reni e i poeti”, in cui verrà presentata la mostra in corso presso la Pinacoteca di Bologna fino al 16 febbraio 2025, dall’omonimo titolo.
Galleria Borghese
La mostra, a cura di Giulia Iseppi, Raffaella Morselli e Maria Luisa Pacelli, indaga i rapporti tra artisti e letterati nel ricco contesto culturale della Bologna di primo Seicento, dove pittori come Guido Reni, Artemisia Gentileschi, Ludovico e Agostino Carracci intessono relazioni con molti poeti fra cui Giovan Battista Marino, a cui la Galleria Borghese sta dedicando la mostra in corso. Le poesie, alcune delle quali oggetto di ritrovamenti documentari inediti, diventano la chiave di lettura delle opere d’arte esposte, a partire da una delle coppie memorabili di Reni, le due Atalanta e Ippomene, celebri eppure poco documentate, per le quali si avanza una nuova proposta di genesi in seno alle accademie romane e bolognesi frequentate dal pittore.
Intervengono Costantino D’Orazio, Dirigente delegato ai Musei Nazionali di Bologna e le curatrici della mostra.
L’incontro si svolge presso la terrazza della sala Egizia, a cui si accede dalla sala VII del museo.
La partecipazione all’incontro è gratuita e la disponibilità dei posti limitata, fino ad esaurimento.
La prenotazione del biglietto è obbligatoria su questa pagina oppure chiamando lo 06 32810.
Informazioni
Galleria Borghese
Piazzale Scipione Borghese 5,
00197 Roma, Italia
Tel. +39 068413979
mail. ga-bor@cultura.gov.it
pec. ga-bor@pec.cultura.gov.it
Per acquisto biglietti: +39 06 32810
Museo di Roma in Trastevere, torna la rassegna “Libri al Museo”-
Roma-Sabato 11 gennaio alle ore 17.30, al Museo di Roma in Trastevere (Piazza Sant’Egidio 1/b), torna la rassegna “Libri al Museo”,si terrà la presentazione dei volumi di Bruno Casini Tondelli e la musica. Colonne sonore per gli anni ’80 e Frequenze fiorentine. Firenze anni ’80. Il periodo storico protagonista dei due testi di Casini si lega a doppio filo con la mostra in corso Dino Ignani. 80’s Dark Rome. Il racconto della musica e delle culture giovanili negli anni Ottanta del secolo scorso a Firenze dialoga virtualmente, e non solo, con il ritratto fotografico della Roma ombrosa e scintillante, sotterranea e plateale della stessa epoca.
Alla presenza dell’autore ne parleranno Ilaria Miarelli Mariani (Direttrice della Direzione Musei Civici della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali), Stefano Pistolini (giornalista), Alberto Piccinini, (giornalista), Dino Ignani (fotografo), Ilaria Grasso (attivista e poeta). Servizi museali: Zètema Progetto Cultura. L’ingresso è libero fino ad esaurimento posti.
Tondelli e la musica. Colonne sonore per gli anni ’80 (Ed. Interno 4) è un libro a più voci che indaga il rapporto tra Pier Vittorio Tondelli e la musica, tra la parola scritta e il ritmo musicale che la sostiene, un tema tanto caro allo scrittore emiliano. Tanti i contributi nel libro: dai testi inediti scritti da Pier Vittorio per gli Skiantos, e qui presentati da Freak Antoni, ai ricordi di Luciano Ligabue, che abitava nello stesso palazzo a Correggio; dalle amicizie di Giovanni Lindo Ferretti alle passeggiate fiorentine con Sandro Lombardi, e poi ancora Massimo Zamboni, Federico Fiumani, giornalisti come Alberto Piccinini, Stefano Pistolini, Luca Scarlini, PierFrancesco Pacoda, Gabriele Romagnoli, Ernesto De Pascale, Paolo De Bernardin, Giampiero Bigazzi, Roberto Incerti, Giuseppe Videtti. E ancora il geniale fotografo Derno Ricci, gli scrittori Mario Fortunato, Filippo Betto, il regista Mario Martone, la dolcissima Nicoletta Magalotti e il fondamentale supporto letterario di Fulvio Panzeri che ha seguito con passione e amore il viaggio di Tondelli per decenni e che qui scrive del rapporto tra Tondelli e la musica.
A diciannove anni dalla prima edizione ritornano le Frequenze Fiorentine Firenze anni ’80 (Ed. GoodFellas) il libro illustrato sulle culture giovanili negli anni ’80 a Firenze. Interviste, contributi, memorabilia, racconti, flash rock’n’roll, playlist, feedback letterari, poesie postmoderne, dai Giovanotti Mondani Meccanici ai Litfiba, dai Krypton ai Neon, dai Diaframma alle etichette indipendenti, dal Pitti Trend ai Magazzini Criminali, dalle T.O.K.Y.O. Productions al BananaMoon, dal Tenax all’Independent Music Meeting, dal Manila al Gay Clubbing, da Westuff Magazine a Video Music, da Controradio a Radio Cento Fiori, da Pier Vittorio Tondelli a Piero Pelù, dagli Orient Express a Nicoletta Magalotti, dalla fotografia di Derno Ricci ad Alberto Petra, dai jazz club alle cantine New Wave. Dalla nuova editoria al design underground, dalle Graffiti Night alle feste di Rockstar, da Mixo a Stefano Pistolini, dalla Rokkoteca Brighton ai Cafè Caracas, da Ghigo Renzulli ad Alexander Robotnick, da Antonio Aiazzi a Francesco Magnelli, da Ringo De Palma ad Andrea Chimenti, da Ernesto De Pascale a Gianni Maroccolo.
BIOGRAFIA
Bruno Casini si è sempre occupato di musica, scrittura, culture giovanili e clubbing. È stato il primo manager dei Litfiba negli anni Ottanta. Ha diretto la mostra Independent Music Meeting per quindici anni. È stato tra i fondatori della rivista Westuff Magazine. Ha programmato spazi della notte come Casablanca, Manila News, Tenax e del mitico Banana Moon, dove è partita la scintilla della New Wave fiorentina. Laureato in Storia del Cinema con Pio Baldelli, da molti anni si occupa di comunicazione. Ha pubblicato numerosi libri sugli anni ‘70 e ‘80 a Firenze, tra cui “Frequenze Fiorentine” (Ed. Goodfellas). Ha frequentato Pier Vittorio Tondelli nel periodo del “Rinascimento Rock” nel capoluogo toscano.
Roma al Teatro de’ Servi va in scena “IL BERRETTO A SONAGLI” di Luigi Pirandello-regia di Luca Ferrini-
Alt Academy Produzioni presenta IL BERRETTO A SONAGLI di Luigi Pirandello
Roma-IL BERRETTO A SONAGLI, grande classico di Luigi Pirandello approda al Teatro de’ Servi, dal 14 al 26 gennaio, con la regia di Luca Ferrini.
Beatrice Fiorica è una donna disperata: ha avuto conferma che il marito, il Cavaliere Fiorica, la tradisce con Nina Ciampa, la giovane moglie del suo storico e fidato contabile, ed è decisa a travolgere l’intero paese con vero scandalo. L’astuta Beatrice si imporrà sul fratello Fifì e sulla domestica Fana, poi con una scusa invierà il signor Ciampa a Palermo così da aver mano libera per forzare il commissario Spanò a procedere con la denuncia e a pianificare l’irruzione che coglierà in flagrante il Cavaliere con l’amante. Lo scandalo scoppia, ma quando Ciampa rivela la sua scioccante verità l’unica a subirne le conseguenze sarà Beatrice, e tutti gli altri potranno solo salvare la loro maschera “girando la corda civile”.
Alt Academy Produzioni
presenta
IL BERRETTO A SONAGLI
di Luigi Pirandello
Alt Academy Produzioni
presenta
IL BERRETTO A SONAGLI
di Luigi Pirandello
Alt Academy Produzioni
presenta
IL BERRETTO A SONAGLI
di Luigi Pirandello
Alt Academy Produzioni
presenta
IL BERRETTO A SONAGLI
di Luigi Pirandello
regia di Luca Ferrini
con Giovanni Prosperi, Alessandra Mortelliti, Paola Rinaldi, Andrea Verticchio, Antonia Di Francesco, Luca Ferrini, Marianna Menga, Veronica Stradella
disegno luci Cristiano Milasi
musiche Giulio Ricotti
Alt Academy Produzioni
presenta
IL BERRETTO A SONAGLI
di Luigi Pirandello
Alt Academy Produzioni
presenta
IL BERRETTO A SONAGLI
di Luigi Pirandello
Alt Academy Produzioni
presenta
IL BERRETTO A SONAGLI
di Luigi Pirandello
Alvise Nodale in concerto a Roma venerdì 10 gennaio 2025, alle ore 21 – Il giovane cantautore friulano Alvise Nodale si esibirà per la prima volta a Roma. Appuntamento venerdì 10 gennaio, alle ore 21, all’Antica Stamperia Rubattino (Via Rubattino, 1, nel quartiere Testaccio), divenuta ormai luogo comune della canzone e della musica di qualità nella Capitale.
Alvise Nodale
L’anno appena terminato ha segnato una tappa fondamentale nella vita e nella carriera di Alvise Nodale. Alla pubblicazione del nuovo album, “Gotes”, (Il Cantautore Necessario/Egea Music, 2024, produzione esecutiva A.C.CulturArti, produzione artistica Edoardo De Angelis), ha fatto seguito una serie di importanti riconoscimenti nazionali: miglior testo al Premio Andrea Parodi, ricevuto a Cagliari; il primo premio per la sezione Musica nel Premio letterario “Salva la tua lingua locale”, consegnato a Roma nella sala della Protomoteca in Campidoglio; il XVII Premio Augusto Daolio, consegnato a Sulmona, al Teatro Tony Del Monaco, ai quali si aggiunge un ottimo secondo posto conquistato nella finalissima del prestigioso Premio Lunezia al Teatro Civico di La Spezia.
Il prossimo 10 gennaio, dopo le foto di rito nel momento di suonare la mitica campanella che annunciava l’inizio dei concerti al Folkstudio (sì, proprio quella originale, che ora risuona nel salotto del fortunato locale di Testaccio), Alvise Nodale salirà sul palco dell’Antica Stamperia presentato e “scortato” al suo debutto romano da due storici cantautori della Capitale, Edoardo De Angelis e Fabrizio Emigli, direttore artistico del locale. E’ molto probabile che Emigli e De Angelis intreccino voci e chitarre con Nodale per festeggiare questo battesimo sulle rive del Tevere. Il concerto, preparato da Alvise per l’occasione, conterrà le canzoni del nuovo album “Gotes”, e altre tra le sue preferite, tra cui alcuni canti popolari, bellissimi, della sua terra. Ospite a sorpresa del concerto, oltre ai già nominati De Angelis ed Emigli, una nuova stella della canzone d’autore friulana, Nicole Coceancig, fresca vincitrice, a Livorno, del Premio nazionale intitolato a Piero Ciampi. Anche per Nicole, quindi, un augurale battesimo romano.
Edoardo De Angelis, produttore artistico del nuovo album Gotes, scrive: “Alvise è un artista vero, vale a dire fuori del tempo, e quindi adatto a ogni tempo. La sua offerta è ampia, sempre accompagnata dal sentimento. Questa è la sua ricchezza, il suo colore. La vita dell’uomo è percepita dall’artista con accesa sensibilità: questi ne viene toccato profondamente, e reagisce restituendo nuovi sentimenti, gonfi di vissuto. Sono perle, o gocce, gotes, come scrive Alvise nella sua lingua. Una lingua ufficiale, riconosciuta, si badi, non un dialetto! Una lingua netta, pulita, ma ricca e musicale, che riflette, come in uno specchio, la musicalità di Alvise, la sua caratura di musicista, di amante della chitarra acustìca, del suo suono, delle sue frequenze, della sua anima. Ampia la sua offerta, come dicevo, di sentimenti, di vita, di linee melodiche e di ricercate armonie, e del suono della sua lingua, che, a mio avviso, non si presenta come un limite ma come una straordinaria prerogativa di particolarità, di distinzione personale, confermata dal numero e dalla qualità dei premi nazionali conquistati nei sei mesi successivi alla pubblicazione del nuovo album”.
Nato a Sutrio, in Carnia, nel 1995, Alvise Nodale è legittimo erede dei grandi esponenti della musica popolare della Regione Friuli Venezia Giulia. Tra il primo album autoprodotto, Conte Flame (2015), e The Dreamer (2018), è ospite di importanti rassegne (Madame Guitar, Folkest) e collabora con affermati colleghi friulani, Lino Straulino, Nicole Coceancig, Cristian Mauro e altri. Con Straulino e Alessia Valle fonda i Villandorme. Nel 2021 esce Zornant, raccolta di canti popolari friulani che lui stesso produce, arrangia e suona. Nel 2023 si afferma a livello nazionale: è vincitore, a maggio, della residenza artistica Mille anni al mondo e mille ancora che si svolge a Prato Carnico nell’ambito del Festival Frattempi; a luglio è applaudito ospite della XXI edizione di Ferentino Acustica; a settembre vince a Cremona il concorso New Sounds of Acoustic Music organizzato da Acoustic Music Village.
Questi successi lo portano all’attenzione del cantautore Edoardo De Angelis (già produttore artistico, tra gli altri, di Francesco De Gregori, Sergio Endrigo e Max Manfredi), che insieme ad Alvise lavora, a Udine, alla costruzione di un nuovo album di inediti in lingua friulana, Gotes, pubblicato dall’etichetta Il Cantautore Necessario e distribuito da Egea Music. Il nuovo album porta fortuna ad Alvise, impegnato in una lunga stagione di concerti estivi, con il ritorno a Ferentino e a Cremona. Ma soprattutto il lavoro del cantautore di Sutrio viene riconosciuto a livello nazionale con una vera e propria collezione di Premi: miglior testo al Premio Andrea Parodi; primo premio per la sezione Musica nel Premio letterario nazionale “Salva la tua lingua locale”; XVII Premio Augusto Daolio a Sulmona. E il secondo posto conquistato nella finalissima della trentesima edizione del prestigioso Premio Lunezia.
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