A Neuchâtel in Svizzera- Prix Farel per il film a tema religioso, i vincitori –
Il Prix Farel, il Festival Internazionale del film di tema religioso, si è concluso con la cerimonia di premiazione al Cinéma Rex di Neuchâtel, in Svizzera.
La giuria, presieduta dalla produttrice Florence Adam, era composta da Jean-Philippe Ceppi (giornalista RTS), Damien Fabre (conduttore del canale YouTube Religare), Manéli Farahmand (direttore del Centro intercantonale delle religioni), Amira Souilem (giornalista e giornalista, RFI) ha scelto tra i trenta film documentari selezionati.
Al termine di tre giorni di proiezioni e diverse ore di discussioni, assegna i seguenti premi:
Premio Bonhôte «“Hitler non voleva sterminare gli ebrei”»: Netanyahu dice la verità? di Yann Bouvier alias YannToutCourt.
Premio documentario corto: «Donovan – El Limpiador» di Louise Monlaü, Ladybirds Films.
Premio documentario lungo: «Hawar, i nostri figli esiliati» di Pascale Bourgaux, Louise Productions Losanna.
Caratterizzata da una nuova direzione, un team più ampio, una nuova sede – il cinema Rex a Neuchâtel – questa edizione ha voluto mettere in risalto e promuovere formati di informazione online specifici per i social network. Chi li produce? Chi li consuma? Come distinguere quelli affidabili? I partecipanti al festival hanno mostrato un vivo interesse per queste domande. I film e i video esplicativi selezionati per il Premio, seguiti dal feedback degli spettatori dopo le proiezioni, così come le tavole rotonde di sabato 16 novembre, hanno arricchito le discussioni su temi scottanti di attualità e temi storici. Nei tre giorni del festival più di 2.000 persone in totale hanno seguito le trenta proiezioni e le due tavole rotonde. Un successo che incoraggia gli organizzatori del Premio a portare avanti questo evento, la cui prossima edizione è prevista per l’autunno 2026.
Creato nel 1964, il Premio Farel riunisce ogni due anni a Neuchâtel gli specialisti francofoni delle trasmissioni religiose. A partire dagli anni 2000, la sua programmazione si è aperta sempre più al grande pubblico e a tutte le forme di spiritualità. Nel 2022, i vincoli finanziari dei suoi partner costringono il Premio Farel a ripensarsi. Il suo comitato nomina, alla fine del 2023, la giornalista Camille Andres come direttrice con l’obiettivo di ringiovanire il suo pubblico. In dodici mesi di lavoro, l’equipe propone una 29esima edizione fedele alla propria identità aperta e in sintonia con le problematiche contemporanee. A 60 anni dalla sua fondazione, lo spirito “Farel” si modernizza mantenendo però il suo pedigree: etica, spiritualità, religione, temi trattati con umanesimo e sensibilità.
LaBohème è un’opera in quattro quadri di Giacomo Puccini, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, ispirato al romanzo di Henri MurgerScene della vita di Bohème. Il libretto ebbe una gestazione abbastanza laboriosa, per la difficoltà di adattare le situazioni e i personaggi del testo originario ai rigidi schemi e all’intelaiatura di un’opera musicale. Per completare il lavoro Puccini impiegò tre anni di lavoro passati fra Milano, Torre del Lago e la Villa del Castellaccio vicino Uzzano, messa a disposizione dal conte Orsi Bertolini.[1] Qui completò il secondo e terzo atto, come da lui annotato con una scritta rimasta sui muri della villa.[2] L’orchestrazione della partitura procedette invece speditamente e fu completata una sera di fine novembre del 1895.[3]
«Più invecchio, più mi convinco che La bohème sia un capolavoro e che adoro Puccini, il quale mi sembra sempre più bello.»
Meno di due mesi dopo, il 1º febbraio 1896, La bohème fu rappresentata per la prima volta al Teatro Regio di Torino, con Evan Gorga, Cesira Ferrani, Antonio Pini Corsi, Camilla Pasini e Michele Mazzara, diretta dal ventinovenne maestro Arturo Toscanini, con buon successo di pubblico, mentre la critica ufficiale, dimostratasi all’inizio piuttosto ostile, dovette presto allinearsi ai generali consensi.[4] La versione finale invece venne messa in opera per la prima volta al Grande di Brescia, riscuotendo tanti applausi da far tremare le pareti di scena.[senza fonte][5][6][7] L’opera ha la stessa fonte e lo stesso titolo dell’omonimo spettacolo di Ruggero Leoncavallo, con cui al tempo Puccini ingaggiò una sfida.[8]
Trama
L’esistenza spensierata di un gruppo di giovani artisti bohémien costituisce lo sfondo dei diversi episodi in cui si snoda la vicenda dell’opera, ambientata nella Parigi del 1830.
Quadro I
Adolf Hohenstein, bozzetto del costume di una rappezzatrice per la prima rappresentazione de La bohème (quadro II)
In soffitta
La vigilia di Natale, il pittore Marcello sta dipingendo un paesaggio del Mar Rosso, e il poeta Rodolfo sta tentando di accendere il fuoco con la carta di un dramma scritto da lui (ma nel camino manca la legna). Giunge il filosofo Colline, che si unisce agli amici e si lamenta poiché la vigilia di Natale nessuno concede prestiti su pegno. Infine, il musicista Schaunard entra trionfante con un cesto pieno di cibo e la notizia di aver finalmente guadagnato qualche soldo. I festeggiamenti sono interrotti dall’inaspettata visita di Benoît, il padrone di casa venuto a reclamare l’affitto, che però viene liquidato con uno stratagemma. È quasi sera e i quattro bohémiens decidono di andare al caffè Momus. Rodolfo si attarda un po’ in casa, promettendo di raggiungerli appena finito l’articolo di fondo per il giornale “Il Castoro”.
Rimasto solo, Rodolfo sente bussare alla porta. Una voce femminile chiede di poter entrare. È Mimì, giovane vicina di casa: le si è spento il lume e cerca una candela per poterlo riaccendere. Una volta riacceso il lume, la ragazza si sente male: è il primo sintomo della tubercolosi. Quando si rialza per andarsene, si accorge di aver perso la chiave della stanza: inginocchiati sul pavimento, al buio (entrambi i lumi si sono spenti), i due iniziano a cercarla. Rodolfo la trova per primo ma la nasconde in una tasca, desideroso di passare ancora un po’ di tempo con Mimì e di conoscerla meglio. Quando la sua mano incontra quella di Mimì (“Che gelida manina”), il poeta chiede alla fanciulla di parlargli di lei. Mimì gli confida d’essere una ricamatrice di fiori e di vivere sola (“Sì, mi chiamano Mimì”).
L’idillio dei due giovani, ormai ad un passo dal dichiararsi reciproco amore, viene interrotto dagli amici che, dalla scala, reclamano Rodolfo. Il poeta vorrebbe restare in casa con la giovane, ma Mimì propone di accompagnarlo e i due, che dal “voi” formale del dialogo precedente, sono passati al “tu” degli innamorati, inneggiando all’amore (“O soave fanciulla”, anche conosciuta come “Amor, amor”) lasciano insieme la soffitta mentre si baciano.
Quadro II
Adolf Hohenstein, bozzetto della prima rappresentazione de La bohème (quadro II)
Al caffè
Il caffè Momus. Rodolfo e Mimì raggiungono gli altri bohèmiens. Il poeta presenta la nuova arrivata agli amici e le regala una cuffietta rosa. Al caffè si presenta anche Musetta, una vecchia fiamma di Marcello, che lei ha lasciato per tentare nuove avventure, accompagnata dal vecchio e ricco Alcindoro. Riconosciuto Marcello, Musetta fa di tutto per attirare la sua attenzione, esibendosi (“Quando men vo“), facendo scenate ed infine cogliendo al volo un pretesto, il dolore al piede per una scarpetta troppo stretta, per scoprirsi la caviglia e far andare via Alcindoro a comprare un nuovo paio di scarpe. Marcello non può resisterle e i due amanti si riconciliano. Subito dopo si scopre che i quattro amici non possono pagare il conto. Musetta allora fa sommare al cameriere il conto di Alcindoro e dei bohèmiens e li mette in conto ad Alcindoro stesso. Quindi fuggono. Poco dopo Alcindoro, tornato con le scarpe per Musetta, scopre la fuga di quest’ultima e visto il doppio conto da pagare si accascia su una sedia.
Quadro III
Adolf Hohenstein, tavola di attrezzeria per la prima rappresentazione de La bohème (quadro II)
La Barriera d’Enfer
Febbraio. Mentre la neve cade dappertutto, i doganieri lasciano passare le lattaie venute a portare latte e formaggi alla sordida osteria dove Marcello lavora come ritrattista; tra di esse giunge anche Mimì, venuta in cerca dell’amico per confidargli le sue pene. La vita in comune con Rodolfo le si è rivelata ben presto impossibile: le scene di gelosia sono ormai continue, come pure i litigi e le incomprensioni; lui la accusa ingiustamente di leggerezza e di infedeltà. Marcello le rivela che anche il suo rapporto con Musetta è in crisi, poiché la donna non riesce ad abbandonare la sua vita lasciva e lo tradisce ripetutamente con uomini facoltosi. In quella giunge Rodolfo, che ha passato la notte all’osteria: Mimì si nasconde e origlia mentre Marcello lo spinge a parlare di lei. Sulle prime lo scrittore conferma ciò che lei ha raccontato; tuttavia poi, incalzato dall’amico, gli rivela che le sue accuse sono un pretesto: ha capito che Mimì è gravemente malata e che la vita nella soffitta potrebbe pregiudicarne ancor più la salute. Mimì ascolta, non vista, queste confessioni, ma la sua tosse la fa scoprire: lei e Rodolfo hanno quindi uno struggente confronto nel corso del quale dapprima si accusano a vicenda, ma poi iniziano a ricordare tutti i bei momenti passati insieme. Nel frattempo giunge Musetta, la quale ha appena amoreggiato con un uomo: ciò causa le ire di Marcello, che rompe la loro relazione e la scaccia. Anche Mimì e Rodolfo decidono di separarsi, ma trovano che lasciarsi in inverno sarebbe come morire, così decidono di aspettare fino alla bella stagione, la primavera.
Quadro IV
In soffitta
Ormai separati da Musetta e Mimì, Marcello e Rodolfo si confidano le pene d’amore. Quando Colline e Schaunard li raggiungono, le battute e i giochi dei quattro bohémiens servono solo a mascherare la loro disillusione. All’improvviso sopraggiunge Musetta, che ha incontrato Mimì sofferente sulle scale, ormai prossima alla fine, in quella soffitta che vide il suo primo incontro con Rodolfo. Musetta manda Marcello a vendere i suoi orecchini per comperare medicine, ed esce lei stessa per cercare un manicotto che scaldi le mani gelide di Mimì. Anche Colline decide di vendere il suo vecchio cappotto (“Vecchia zimarra, senti”), al quale è molto affezionato, per contribuire alle spese. Qui, ricordando con infinita tenerezza i giorni del loro amore, Mimì si spegne dolcemente circondata dal calore degli amici (che le donano il manicotto e le offrono un cordiale) e dell’amato Rodolfo. Mimì è apparentemente assopita, inizialmente nessuno si avvede della sua morte. Il primo ad accorgersene è Schaunard, che lo confida a Marcello. Nell’osservare gli sguardi e i movimenti degli amici, Rodolfo si rende conto che è finita e, ripetendo straziato il nome dell’amata, l’abbraccia piangendo.
Licenza Poëtica di Peter Ciaccio-La legge di Lidia Poët
Articolo di Peter Ciacco-La legge di Lidia Poët-La speranza è che nonostante tutto questa serie televisiva contribuisca a far conoscere questa donna straordinaria, italiana e valdese, montanara e intellettuale
In tempo per il XVII Febbraio è uscita per Netflix una serie tv che oscilla tra il legal e il crime, con protagonista una delle personalità più importanti della storia valdese, una donna che lottato per i diritti di tutti e tutte. La legge di Lidia Poët [pronunciato Pòet, sic] pare prendere, però, solo pochi elementi dalla storia: qualche nome, l’ambientazione torinese e due eventi biografici, cioè la cancellazione di Poët dall’albo l’11 novembre 1883, appena tre mesi dalla storica iscrizione quale prima avvocata, e il rigetto del ricorso da parte della Cassazione il 18 aprile 1884. Tutto, ma proprio tutto, il resto è frutto di invenzione. Pertanto non si può parlare di un’opera biografica. La scelta degli autori di omettere due informazioni importanti e potenzialmente gustose per il pubblico, quali il suo essere valdese e montanara, è di difficile comprensione. Di solito, i personaggi più caratterizzati sono quelli in cui è più facile identificarsi: quanti maschietti di città si sono commossi di fronte ai sentimenti della piccola Heidi?
La sensazione è che al personaggio Lidia sia stata strappata l’anima. È soltanto una donna di fine Ottocento che rivendica il diritto di esercitare l’avvocatura. Non è poco, certo, ma non è neppure abbastanza per renderla credibile agli occhi del pubblico e suscitare empatia. Altri aspetti della serie, poi, non tornano. Tralasciando alcune incongruenze narrative e il fatto che Torino sembri appena scartata dal cellophane per quanto è pulita, colpisce un linguaggio non consono all’ambientazione: i personaggi sono alquanto sboccati e si danno quasi tutti del tu. Come spiegare queste e altre scelte? Non sembra possibile che in una serie così raffinata nelle scenografie e nei costumi, con bravi interpreti che reggono da soli la credibilità della narrazione, con una bella colonna sonora rock (particolarmente azzeccata in chiusura la canzone King di “Florence+the Machine), gli autori abbiano scelto deliberatamente di non raccontare né la vera Lidia Poët né la vera ambientazione storico-sociale.
Una risposta possibile è che la serie parli in realtà dei nostri giorni. Lidia e le questioni intorno a lei potrebbero non essere altro che “idee” (in senso platonico) del nostro mondo, anzi della nostra Italia. Così si spiegherebbero il linguaggio informale vicino all’italiano contemporaneo, l’indifferentismo religioso, il libertinismo sessuale, una gioventù mai stimata dalle generazioni più mature, l’uso regolare di stupefacenti per sopravvivere a un mondo alienante, drogato di ansia da prestazione.
Soprattutto, così si spiegherebbe l’elemento più paradossale della serie. Lidia non appare, infatti, particolarmente intelligente. Arriva a scoprire la verità non attraverso il ragionamento, ma grazie al sentimento delle viscere. Una circostanza peraltro non molto utile alla causa dell’emancipazione femminile. Allo stesso tempo il maschilismo dei suoi interlocutori è becero e triviale, ridotto a macchietta. Insomma, ne emerge un dibattito su femminismo e patriarcato banalizzato come su certi post di Facebook.
In conclusione, la speranza è che nonostante tutto questa serie contribuisca a far conoscere questa donna straordinaria, italiana e valdese, montanara e intellettuale, e che susciti interesse intorno alle sue battaglie. Sarebbe importante in un’Italia che ha difficoltà a fare i conti con il passato e che spesso si dimentica di onorare la memoria dei suoi figli e delle sue figlie migliori.
Fonte–Riforma.it–Il quotidiano on-line delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia.
Viaggio intorno ai personaggi nelle opere di Verdi, Donizetti, Puccini, Giordano e Leoncavallo
ZECCHINI Editore-Varese
Descrizione del libro Dalla Storia alla Musica-Le troppe finestre su regge e dimore consentono occhiate su segreti della grande Storia e altrettanto avviene pei modesti spiragli su stanzette e mansarde, pur sempre storia questa, al pari di quella, di un’umanità effettivamente vissuta: che sia stato presso le Corti di Spagna, di Francia o d’Inghilterra, o da uno Chénier poeta di sociali appelli o, non ultimi, da bohémien e guitti dell’umana commedia. È questo che abbiamo inteso fare narrando di un ulteriore gruppo di Reinventati dal Vero, questa volta in chiave anche maschile, condividendo col lettore tanti grandi e piccoli amori, onori e disonori, sollievi e cadute che Verdi, Donizetti, Puccini, Giordano e Leoncavallo hanno eternato per il tramite dell’amata Musica.
Richiedete il libro nei migliori negozi o a questo link:
La rassegna , Teatro e Guerre , vuole stimolare una riflessione profonda sulle guerre e sui conflitti “Tutte le Guerre si Somigliano” è il nome della rassegna che tra novembre e dicembre sarà ospitata in tre comuni della Valle di Susa(To), con l’obiettivo di stimolare una riflessione profonda sulle guerre e sui conflitti.
Venerdì 15 novembre a San Didero, presso la Sala Polifunzionale, la compagnia Abaco Teatro porta in scena “L’ultima risata”, spettacolo che ricorda la storia dei comici ebrei che hanno fatto la grandezza del cabaret a Berlino negli anni ’30 del ‘900.
Alle 20.30 di venerdì 22 novembre al Salone Polivalente di Venaus sale sul palco la compagnia teatrale “Prometeo” che presenta una lettura delle testimonianze dirette dei deportati nel lager di Bolzano.
“Marta e Olmo, tutte le guerre si somigliano” va in scena venerdì 6 dicembre alla Sala Polifunzionale di San Didero, alle 20.30 con la storia delle “portatrici” carniche.
La rassegna si conclude sabato 7 dicembre a Chianocco con la proiezione del documentario “Crossing The Wall”, della regista Grazia Dentoni, che racconta le vicende della prima scuola di circo in terra Palestinese.
L’evento è organizzato dall’associazione Il Mutamento Zona Castalia di Torino in collaborazione con Terre di Nad a Chianocco (To) e la Pro Loco di San Didero(To).
Articolo di Susanna Ricci-
Fonte-Riforma.it- Il quotidiano on-line delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia.
-Un racconto che ci invita a confrontarci su tematiche importanti-
Roma- al Teatro 7 va in scena 24 ore dl 12 novembre all’8dicembre 2024 – Sintesi e trama-Una valigetta di piccole dimensioni, pratica, non pesante, che potremmo riempire di ricordi, da recuperare con facilità all’occorrenza …24 ore è anche il nome di una competizione sportiva “di durata”, una corsa contro il tempo, che inesorabilmente scorre, senza tornare indietro…24 ore è la durata di una giornata, che spesso e volentieri se ne scappa via, nella convinzione che tanto ci sarà un dopo, un domani nel quale recupereremo le cose non fatte e, soprattutto, non dette…24 ore è l’arco temporale di questo racconto: sei storie intrecciate l’una con l’altra da legami affettivi; un racconto, anche molto divertente, che, nello stile degli autori, ci invita a confrontarci attraverso un sorriso, su tematiche importanti…
E sulle quali riflettere, almeno, per le successive 24 ore!
in scena dal 12 Novembre – all’8 Dicembre
COMPAGNIA TEATRO 7con Sergio Zecca – Tiko Rossi Vairo -Francesca Baragli – Maria Teresa Pascale – Cristina Odasso- Alessio Chiodini
di Michele La Ginestra e Adriano Bennicelli-regia Michele La Ginestra
orario spettacoli: dal martedì al sabato ore 21.00; domenica ore 18.00
sabato 7 dicembre h18 e h21
biglietti: intero € 25,00/€ 28,00; ridotto € 20,00/€ 22,00 (prev. compresa)
Roma al Teatro Manzoni -“Donne in pericolo”-Una commedia frizzante e irresistibilmente divertente-
Roma –Teatro Manzoni-Quando una donna di mezza età, reduce da un divorzio difficile, si fidanza e ritrova la passione, è sempre una gran bella notizia!
“La vita è in grado di riservare delle sorprese!“, “Non è mai troppo tardi!“, “A cinquant’anni ho ritrovato la mia femminilità!“, sono tutte frasi iconiche, stampate nell’immaginario collettivo, simbolo di speranza di un’esistenza piena, ricca e soddisfacente. Tutto bellissimo. Ma come la mettiamo con le amiche?
L’arrivo di un uomo rende tutte felici, anche solo per spirito di solidarietà femminile ma, diciamoci la verità, va anche a compromettere certe abitudini: c’è meno tempo a disposizione, ci si isola un po’ e questo può scatenare qualche forma di invidia o, peggio ancora, di gelosia.
È proprio quello che succede in DONNE IN PERICOLO, una commedia frizzante e irresistibilmente divertente, in cui Mary e Jo sono determinate a recuperare la loro amica, caduta nelle grinfie di un nuovo amore che la sta pericolosamente allontanando da loro. Tra inquietanti serial killer, strambi poliziotti e ragazzi un po’ troppo spregiudicati, si snoda una vera propria avventura fatta di tranelli, sospetti, frecciatine e colpi bassi, in cui la determinazione delle donne e la loro capacità di fare squadra, la fa da padrona.
Il messaggio agli uomini è molto chiaro: prima ancora di sedurre la donna che vi piace, conviene conquistare le sue amiche!
Tournée 2024-25
dal 7 al 24 novembre TEATRO MANZONI – ROMA
29 novembre TEATRO BORGATTI – FERRARA
30 novembre BELLUNO
1° dicembre TEATRO SAN DOMENICO – CREMA
13 dicembre AURORA CINEMA E TEATRO – CAMPODARSEGO (PD)
14-15 dicembre TEATRO VILLORESI- MONZA
28-29 dicembre TEATRO TEAM – BARI
9 gennaio TEATRO POLIETAMA- BRA (CN)
10 gennaio TEATRO COMUNALE – CASALMAGGIORE (CR)
11 gennaio TEATRO BELLINI – CASALBUTTANO (CR)
12 gennaio TEATRO GONZAGA ILVA – BAGNOLO IN PIANO (RE)
16 gennaio AUDITORIUM BENEDETTO XII – CAMERINO (MC)
17 gennaio CINE TEATRO LA PERLA -MONTEGRANARO (FM)
DONNE IN PERICOLO
DI WENDY MACLEOD
Con (in ordine alfabetico)
VITTORIA BELVEDERE – BENEDICTA BOCCOLI – DEBORA CAPRIOGLIO
Con ERMENEGILDO MARCIANTE
BEATRICE COPPOLINO e CLAUDIO CAMMISA
Regia di
ENRICO MARIA LAMANNA
Traduzione e adattamento
MARIOLETTA BIDERI – ENRICO MARIA LAMANNA
Roma- va in scena al Teatro Garbatella- Il sequestro degli innocenti-
Roma- Debutta nella magica cornice del Teatro Garbatella, il 13 e 14 novembre, la nuova commedia dei POST-IT 33, “IL SEQUESTRO DEGLI INNOCENTI“, scritta da Salvatore Riggi , per la regia fresca e frizzante di Post-it 33 e Dalila Aprile. La compagnia torna sulle tematiche sociali più scottanti con una nuova storia che parla di giovani e di un futuro pauroso, per quanto incerto.
“… Tre ragazzi vengono ingiustamente licenziati dall’azienda dove lavoravano. Afflitti dalla situazione, decidono di sequestrare il loro ex datore di lavoro per dare un segnale forte e chiaro all’Italia intera. Sì, ma come si sequestra una persona quando gli eventuali sequestratori sono fondamentalmente dei bravi ragazzi? …”
La condizione del giovane lavoratore in un Paese dove il debole soccombe sotto ogni aspetto. Assunzioni fatte solo se prima si firmano le dimissioni preventive, buste paga da tornare in parte ai datori di lavoro, la totale insicurezza sul futuro dei giovani italiani e l’ingiustizia sociale che regna sovrana. Questo è l’intreccio comico e il disagio sul quale si fonda “IL SEQUESTRO DEGLI INNOCENTI”. Una commedia che racconta un’amara condizione, un segreto di Pulcinella, e l’ipocrisia di una Nazione che vorrebbe trattenere i giovani, ma che non è capace e forse neanche ha la voglia di aiutarli per davvero e fino in fondo. “POST-IT 33” è una giovane compagnia di attori laureati presso l’Accademia internazionale di Teatro di Roma che ha fatto di Drammaturgie originali e di nuove forme di comicità la propria firma. Una realtà attiva in Italia e all’Estero dal 2017, con attori che, nonostante la giovane età, vantano numerose collaborazioni, regie e spettacoli con volti noti del Teatro Italiano e della Televisione tra cui: Marco Simeoli, Roberto Ciufoli, Simone Colombari, Luca Negroni, Stefano Masciarelli, Patrizia Loreti, Cinzia Maccagnano, Pietro De Silva.
Informazioni, orari e prezzi
TEATRO GARBATELLA
Piazza Giovanni da Triora, 15 – Roma
13 & 14 NOVEMBRE 2024 – ORE 21.00
INFO E PRENOTAZIONI: 389 312 7865 (Salvo) – 327 050 8733 (Giorgia) – 328 958 6340 (Mariano)
Roma-Che disastro di famiglia – La Regola del topo- al Teatro de’ Servi-
Roma- Va in scena al Teatro de’ Servi, dal 12 al 24 novembre, Che disastro di famiglia – La Regola del topo, commedia di N.L. White con la regia di Luca Ferrini.
“La Regola del Topo” è una vera e propria farsa comicissima, una “commedia delle porte” travolgente e dal ritmo forsennato. Marito e moglie aspettano l’arrivo del capo dell’ufficio adozioni per ottenere l’idoneità a diventare, finalmente, genitori. Peccato che il giorno scelto per questa delicata operazione non sia dei migliori! Lo zio ed il cugino di lui hanno, infatti, in serbo sorprese a non finire al limite della legalità che metteranno a serio rischio non solo l’adozione ma il sistema nervoso stesso della coppia di coniugi.
Tra gag esilaranti, immigrati clandestini, situazioni caotiche, bugie, pistole fumanti e contrabbando aggravato, i protagonisti si troveranno a fronteggiare situazioni tanto complicate quanto esilaranti, dando vita ad una inarrestabile ed esplosiva catena di spassosissimi colpi di scena. Dopo il grande successo de “Il teorema della Rana”, N. L. White torna a teatro più determinato che mai nel voler regalare al pubblico novanta minuti di risate scatenate e di frenetica comicità.
Alt Academy Produzioni
presenta
CHE DISASTRO DI FAMIGLIA
LA REGOLA DEL TOPO
di N.L. White
regia di Luca Ferrini | aiuto regia Andrea Verticchio
con Paolo Roca Rey, Alessandra Mortelliti, Luca Ferrini, Guglielmo Lello, Denis Persichini, Antonia Di Francesco, Davide Sapienza
DAL 12 AL 24 NOVEMBRE
TEATRO DE’ SERVI- ROMA
Informazioni, orari e prezzi
INFORMAZIONI GENERALI
Teatro de’ Servi
Via del Mortaro, 22 | 00187 Roma
Per informazioni e biglietti:
tel. 06.6795130 | info@teatroservi.it
Orari spettacoli:
da martedì a venerdì ore 21
sabato ore 17:30 e 21
domenica ore 17.30
Biglietti: 25 euro
Roma- Cyrano De Bergerac -Nella sua versione originale in versi al Teatro Cometa Off
Roma- Va in scena al Teatro Cometa Off- Cyrano De Bergerac- stronomo, filosofo eccellente. Musico, spadaccino, rimatore, Del ciel viaggiatore, Gran mastro di tic-tac, Amante — non per sè — molto eloquente Qui riposa Cirano Ercole Saviniano Signor di Bergerac, Che in vita sua fu tutto e non fu niente!” Edmond Rostand
Dopo il successo delle scorse stagioni con più di 2000 spettatori e un unanime riscontro di critica, Cyrano De Bergerac con la regia di Matteo Fasanella, torna in scena dal 13 al 17 Novembre 2024 al Teatro Cometa Off di Roma.
Nella sua versione originale in versi, il dramma di Edmond Rostand torna nella storica sala di Roma, che accoglierà l’immortale storia d’amore ispirata alla figura storica di Savinien Cyrano de Bergerac, uno dei più estrosi scrittori del seicento francese.
A proporre il lavoro, partendo dalla versione originale, senza alterarne i versi ma apportando solo qualche taglio, è la DarkSide LabTheatre Company diretta da Matteo Fasanella, già definita dalla stampa “una fucina di giovani talenti”.
A farla da padrone, ovviamente – forte della poetica narrazione in versi – è una delle storie d’amore più belle che la letteratura abbia mai creato: l’amore, il genio, le virtù, l’uomo. La lucidità del personaggio maschile, viene ingannata dall’amore, che mette a nudo le fragilità di un uomo quasi perfetto, aldilà delle sue famigerate carenze fisiche. «Chi la vide sorridere conobbe l’ideale»: un ideale che porta Cyrano alla consapevolezza della sconfitta, ed egli affida il suo genio a un uomo che è in grado di soddisfare tutti i suoi sogni. «Se mi par che vi sia di speranza un’ombra, un’ombra sola»: la speranza, meravigliosa e vana, induce Cyrano a rendere questo amore, forse unico, palpitante. Egli utilizza tutte le sue virtù senza però mai slegarsi dalla maschera che lo protegge. Ne rimane talmente vincolato che, anche quando la verità viene a galla, preferisce immolarsi e concedersi alla sua vera musa ispiratrice: la libertà. Come può l’amore indurre a rinunciare al proprio volto? Come può l’amore portare un uomo a spalleggiare il proprio “nemico” nella conquista del proprio sogno? Interrogativi universali per un’opera altrettanto immortale!
Cyrano De Bergerac di Edmond Rostand – Con: Matteo Fasanella, Virna Zorzna, Alessio Giusto Lorenzo Martinelli e Nicolò Berti – Adattamento e Regia: Matteo Fasanella – Scene: Maurizio Marchini – Costumi: DarkSide e.t.s. – Aiuto Regia: Virna Zorzan – Foto: Christian Sicuro – Smm e Grafica: Agnese Carinci
Questo sito usa i cookie per migliorare la tua esperienza. Chiudendo questo banner o comunque proseguendo la navigazione nel sito acconsenti all'uso dei cookie. Accetto/AcceptCookie Policy
This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish.Accetto/AcceptCookie Policy
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.