Fotoreport di Franco Leggeri- Fotocamera OLYMPUS OM-D
Breve storia del Borgo di Testa di Lepre-Ad ovest di Boccea, a circa 2500 m di distanza dal Castello di Boccea è conservato il Casale di Testa di Lepre di sopra. Nel secolo XII il Casale apparteneva alla Basilica di Santa Maria Maggiore di Roma, proprietà confermata da Papa Celestino III nel 1192. Il Casale entrò in seguito a far parte dei beni del Patrimonio della Basilica di San Pietro. Vi subentrarono, alla metà del XV secolo, gli Orsini e nel 1453 Francesco Orsini vendette “Testa di Lepre”, insieme ad un “Castrum dirutum” (Castello di Boccea?) a Pandolfo Anquillara. Il Casale di Testa di Lepre di sopra ( il Casale di Testa di Lepre di sotto circa 4 Km a Sud,–Pamphilj dal 1649- è invece completamente moderno), anche se notevolmente rimaneggiato , mostra ancora la caratteristica forma di Casale Torre con alta Torretta , centrale, incorporata. A Testa di Lepre, territorio, doveva esistere nel sito ove ora sorge il Casale di Malvicino, circa 2 Km a Nord di Testa di Lepre. L’esistenza della Torre di Malvicino è indicata in un disegno del Catasto Alessandrino (Papa Alessandro VII) in cui è disegnata una costruzione a tre piani munita di merlatura. Testa di Lepre e Malvicino dovevano costituire due importantissimi posti di vedetta per il controllo della via di Tragliata che univa il Castello di Boccea (sito sopra i Laghetti dei Salici) e il Castello (ora Borgo) di Tragliata.
Resoconto delle tre nevicate che hanno imbiancato la Capitale nel Febbraio 2012.
Franco Leggeri Fotoreportage-Le foto allegate sono relative alla RESIDENZA AURELIA di CASTEL DI GUIDO.
Durante il mese di Febbraio 2012 la neve è scesa sulla Capitale per ben tre volte in dieci giorni. Le nevicate sono state così copiose nei quartieri settentrionali della Capitale che la quantità caduta è stata confrontabile con quella di altri episodi storici che hanno coinvolto la città come nel 1985 e nel 1986. E dire che la stagione invernale 2011-2012 si era mostrata fino a fine Gennaio priva di emozioni sia a livello regionale che a scala più ampia euromediterranea con l’alta pressione delle Azzorre costantemente invadente ad occidente. Su Roma infatti il decorso della stagione invernale nei mesi di Dicembre e Gennaio si è rivelato piuttosto incolore, mancando sia l’apporto delle perturbazioni atlantiche sia delle irruzioni artiche, salvo temporanei raffreddamenti indotti dalle saccature artiche che, nell’interessare principalmente la Penisola Balcanica sono state in grado di inviare refoli di aria fredda anche verso la Nostra Città.
Con la fine di Gennaio però il quadro generale è cominciato a mutare per la formazione di un alta pressione sul comparto russo scandinavo di natura termica, espansione occidentale dell’ Hp siberiano. Ciò ha creato il presupposto per lo stabilirsi di masse d’aria gelide siberiane sulla Russsia Europea. Contemporaneamente, proprio in concomitanza degli ultimi giorni di Gennaio, una depressione si è isolata sul Mediterraneo Centrale, seguita da una rimonta dell’alta azzorriana verso il Nord Europa, la quale si è andata poi a congiungere con quella siberiana, formando il ponte di Wejkoff. In questo modo le correnti gelide artico continentali hanno direttamente investito l’Italia, scavando ulteriori minimi secondari che hanno complicato il quadro meteorologico generale, portando diffuse e copiose nevicate che hanno coinvolto anche Roma.
La prima nevicata si è verificata il 3 Febbraio; già nella nottata un paio di cm hanno imbiancato i quartieri settentrionali, poi, dopo una pausa di qualche ora in cui ha prevalso la pioggia, la neve si è ripresentata con maggiore intensità ad iniziare dal quadrante Nord per poi estendersi in serata a tutta la città, continuando poi tutta la notte tra Venerdì 3 e Sabato 4 Febbraio 2012. La nevicata è stata molto abbondante, confrontabile con quella di altri eventi storici come quelli dell’85 e dell’86. Gli accumuli si sono rivelati comunque molto disomogenei con i quartieri settentrionali ed orientali che hanno raggiunto 20-30 (con accumuli eolici fino a 40cm) e con punte prossime al mezzo metro nella periferia Nord in corrispondenza dell’Olgiata (zona Cassia vecchia),
mentre quelli meridionali non sono andati oltre i 10 cm. A spiegare una tale divisione è stato il richiamo umido che per tutta la giornata ha interessato il quadrante sud di Roma, tenendo la neve lontana fino alla tarda serata del 3 Febbraio su queste zone, e ritardando poi l’accumulo della neve sul terreno per la grande quantità di pioggia caduta.
Il manto nevoso ha resistito nei giorni successivi nelle aree dell’Urbe più interessate grazie al permanere di basse temperature per continui afflussi di aria artica di natura artico continentale.
Esattamente una settimana dopo, il 10 Febbraio 2012, un’altro nucleo di aria gelida siberiana si è riversato sul Mediterraneo centrale, generando una nuova depressione sul Medio Tirreno che ha prodotto nuove nevicate sull’area urbana di Roma. Venerdì 1o Febbraio 2012 l’andamento della giornata è stato molto simile al precedente episodio; dapprima una pioggia fredda è caduta su tutta la città con i primi fiocchi segnalati ancora una volta nei quartieri del quadrante Nord della Capitale, poi tra il tardo
pomeriggio e la sera l’intensificazione delle precipitazioni, accompagnata dall’inserimento di aria gelida da Nord-Est, ha favorito il passaggio dalla pioggia alla neve su tutta la Città. La precipitazione si è fatta fitta ed intensa per poi attenuarsi durante la notte fino a cessare. Gli accumuli sono stati compresi tra i 15 cm dei quartieri Nord-occidentali (Monte Mario, Prati , Flaminio, Aurelio e Monteverde) e quelli del quadrante sud-orientale, dove il manto non ha superato i 2 cm.
Infine nel corso della giornata di Sabato 11 Febbraio, dopo qualche ora di tregua, la risalita di nuclei temporaleschi dal Mar Tirreno ha dato luogo ad un nuova ed intensa replica. Si è trattato di un episodio di circa un paio di ore, ma molto copioso in quanto su Roma si è abbattuto un vero e proprio rovescio nevoso, prima di un più deciso miglioramento che è intervenuto in modo più incisivo a decorrere dal 12 Febbraio. Di seguito ecco un reportage fotografico delle nevicate, realizzato da Franco Leggeri –Le foto allegate al post sono relative alla RESIDENZA AURELIA di CASTEL DI GUIDO.
Dal libro:Fotografie per raccontare Roma e la sua Campagna Romana di Franco Leggeri.
I Fontanili della Campagna Romana-
Foto Reportage di Franco Leggeri
” L’acqua della fontana scivola, scorre, quasi muta la verdognola pietra.” ( A. Machado )
Giornata mondiale dell’acqua: Roma-Sono più di 660 milioni in tutto il mondo le persone che non hanno l’acqua potabile in casa e 2,4 miliardi quelle che non hanno accesso a servizi igienico-sanitari adeguati. L’acqua sta diventando un’emergenza a livello globale, la siccità aumenta e desertifica ogni anno vaste estensioni di terre, provocando carestie e abbandono dei territori…
GAR- Sessione di scavo Villa Romana delle Colonnacce-
Franco Leggeri Fotoreportage-
Roma- 22 aprile 2017-I Volontari del Gruppo Archeologico Romano, capitanati dal Presidente del GAR -Dott. Gianfranco GAZZETTI e dall’Architetto Valeria GASPARI, sono stati impegnati in una sessione di scavo a Castel di Guido, presso l’Azienda Agricola Comunale e OASI della LIPU, nella Villa Romana delle Colonnacce. La Villa Romana è databile tra il III sec. a.C. e il III sec. d.C. ed è costituita da strutture sia di epoca repubblicana sia imperiale.
Nota a margine del libretto di Cantiere-Erano presenti, come sempre , gli “storici e mitici“ componenti del GAR- L&L- LUCA e LUIGI.
La descrizione della Villa Romana delle Colonnacce è tratta ,
riassunto da Franco Leggeri, da un saggio-lezione della
Dott.ssa Daniela Rossi- Archeologa .
Castel di Guido- La Villa Romana è del II-III secolo d.C. è sita su di un pianoro all’interno dell’Azienda agricola comunale di Castel di Guido. La Villa ha strutture di epoca repubblicana che sono le più antiche e di epoca imperiale. La villa ha una zona produttiva di e la parte residenziale di epoca imperiale. La parte produttiva comprende l’aia o cortile coperto: il grande ambiente conserva le basi di tre sostegni per il tetto, mentre è stato asportato il pavimento, al centro si trova un pozzo circolare. Vi è una cisterna per la conservazione dell’acqua meteorica, all’interno della cisterna si trovano le basi dei pilastri che sorreggevano il soffitto a volta. A giudicare dallo spessore dei muri e dei contrafforti si può desumere che avesse un altezza di circa 5 metri. Nell’ambiente di lavoro si trovano un pozzo e la relativa condotta sotterranea. Torcular : sono due ambienti che ospitavano un impianto per la lavorazione del vino e dell’olio. Vi era un torchio collegato alle vasche di raccolta, mentre in un ambiente più basso vi era l’alloggiamento dei contrappesi del torchio medesimo ed una cucina con contenitori in terracotta di grandi dimensioni (dolii). La parte residenziale ha un atrio, cuore più antico dell’abitazione romana, in cui si conservava l’altare dei Lari, divinità protettrici della casa. Al centro vi è una vasca ( compluvio) in marmo in cui si raccoglieva l’acqua piovana che cadeva da un foro rettangolare sito nel tetto (impluvio). Sale da pranzo, forse triclinari , ampie e dotate di ricchi pavimenti e di belle decorazioni affrescate sulle pareti. Cubicoli, stanze da letto . Vi erano dei corridoi che consentivano il transito della servitù alle spalle delle grandi sale da pranzo senza disturbare i commensali o il riposo dei proprietari. Il Peristilio o giardino porticato: era l’ambiente più amato della casa, di solito con giardino centrale ed una fontana. Dodici colonne sostenevano il tetto del porticato, che spioveva verso la zona centrale.
I volontari del GAR , scavano con perizia e recuperano frammenti, “i cocci”, li puliscono,catalogano e , quindi, li trasportano nella sede di Via Contessa di Bertinoro 6, Roma -dove vengono restaurati e conservati . Nel 1976 la Soprintendenza Archeologica di Roma recuperò preziosi mosaici e pregevoli pitture che sono ora esposti al pubblico nella sede del museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo. Se la Villa è visitabile e ben conservata lo si deve all’ottimo lavoro dell’Archeologo Dott.ssa Daniela Rossi che la si può definire “Ambasciatore e protettrice del Borgo romano di Lorium “.
N.B. Franco Leggeri- Socio GAR:”La descrizione della Villa delle Colonnacce sono tratte da un saggio-lezione che la Dott.ssa Daniela Rossi ha tenuto nella sala grande del Castello nel Borgo di Castel di Guido il 18/04/09 .”
Per ulteriori informazioni si prega di contattare la segreteria del GAR:
Gruppo Archeologico Romano
Via Contessa di Bertinoro 6, Roma Tel. 06/6385256 info@gruppoarcheologico.it
ROMA Municipio XIII-Restauro della statua Vergine Lauretana –
Chiesa della Madonna di Loreto di via Boccea ,
il restauro della statua raffigurante la Vergine Lauretana
Articolo e foto di Tatiana Concas
ROMA- 16 ottobre 2023-Lungo la via Boccea, all’altezza del numero civico 1417, immersa nel paesaggio della campagna romana, si trova la chiesa della Madonna di Loreto.
Questa piccola accogliente chiesa, rappresenta un luogo di silenzio e di preghiera, un rifugio spirituale, per tutti coloro che sentono il bisogno di avvicinarsi a Dio, seguendo l’esempio di umiltà della Santissima Vergine Maria.
La chiesa di Santa Maria di Loreto, è stata recentemente trasformata da parrocchia a rettoria e il sacerdote al quale il Vescovo ha affidato la cura della rettoria è don Biagio Calasso.
Nella comunità della chiesa si percepisce un forte clima di unione e condivisione, incoraggiato anche dall’esempio di don Biagio, che esercita con grande ardore il suo ministero di preghiera, a sostegno di tutte le persone che stanno attraversando un periodo di sofferenza spirituale.
I fedeli partecipano con gioia, anche alla cura della Chiesa, mettendo a disposizione il loro tempo e le loro abilità.
Un esempio è fornito da una coppia di sposi che, chiedendo di restare anonimi, si sono offerti volontari, a titolo gratuito, per restaurare alcune opere scultoree presenti all’interno della rettoria.
Tra le opere da loro restaurate, merita particolare attenzione la statua della Madonna di Loreto, a cui sono stati restituiti luce e colore, riportandola allo splendore iniziale.
La statua raffigurante la Madonna di Loreto, si trova racchiusa in una nicchia dietro l’altare ed è rappresentata con il caratteristico manto ingioiellato detto Dalmatica.
Essa è ispirata alla Vergine Lauretana ed appare quindi, di colore nero, perché secondo le cronache dell’poca, la scultura della Vergine venerata nella Santa Casa, era scolpita in Ebano, un legno dal colore notoriamente scuro.
Il volto della Madonna però, a differenza della statua originale, è sorridente e con il braccio destro, nascosto sotto la dalmatica, sorregge Gesù Bambino.
Il braccio sinistro della Vergine Maria invece, fuoriesce dal mantello e tiene nella mano una sfera, simbolo del Mondo.
Il bambino infine, mostra tra le dita della mano destra, una pietra di colore chiaro, che rappresenta probabilmente, la pietra della casa di Nazaret.
La statua della Madonna di Loreto ci ricorda il mistero dell’incarnazione di Gesù, che si è fatto carne ed è venuto al mondo per salvare l’umanità.
Ringraziamo pertanto, la coppia di sposi anonimi, volontari, che guidati dalla fede, hanno restaurato con maestria questa bellissima statua raffigurante la Vergine Maria, nella cui maternità, come dice Papa Francesco, “vediamo la maternità della chiesa che riceve tutti, buoni e cattivi”.
Castel di Guido- 19 giugno 2016-Un bilancio provvisorio. Continua il lavoro di ricerca “archeologia di biblioteca”. Ho iniziato questa ricerca, come ho sempre detto, per curiosità e per attività di “conoscenza”, ma quando ci si trova “sul campo”, con i faldoni e cartelle a portata di mano, la realtà ti prende e ti porta alla “storia successiva”. Quando sei tra gli scaffali di una biblioteca o in un archivio ,non sai mai cosa riserva il faldone polveroso che stai per aprire. Come descrivere la sensazione che si prova quando vai con un’antica carta topografica nella zona, descritta in documento, a verificare “le pietre” o “trovare tracce” di fatti avvenuti secoli addietro.
Delusioni? Tantissime, ma anche piacevoli “scoperte” con “riscontri” di ciò che il manoscritto(fotocopia) che stai leggendo narra. La documentazione archivistica che sto esaminando, con ricerche in varie biblioteche e archivi di Roma e non solo, è molto vasta e si presenta, in molteplici forme, come singoli o gruppi di documenti o da archivi ,più o meno, poderosi con documenti connessi da reciproche relazioni. Sono rimasto colpito nello scoprire la grande varietà degli “ATTI” ,prodotti nei secoli passati, relativi alla Campagna Romana . Ho rivisitato e mi sono soffermato sul significato della definizione di “ARCHIVIO” che molti storici così ne hanno illustrato il significato:” L’archivio rappresenta lo specchio della società che riflette, in realtà, da un archivio concepito e inteso esclusivamente come tesoro del principe si arriva pian piano all’archivio recepito come prodotto dell’attività di un Ente o persona che raccoglie e conserva nel suo archivio i documenti per le proprie finalità pratiche e per la certificazione di diritti o, con il passare del tempo, per la ricerca storica.”
Concludo augurandomi che in futuro prossimo , a breve, un sempre maggior numero di persone possa avvicinarsi e contribuire allo sviluppo della storia locale di Castel di Guido, poiché la storia non è stata scritta solo dai “vincitori”, ma spesso da persone umili che nel corso dei secoli hanno cercato di costruire un futuro migliore.
Giuseppe Tomassetti- Appello per la conservazione delle Torri della Campagna Romana-
A proposito delle Torri della Campagna Romana il Tomassetti scrisse:”…pensi il lettore , contemplandole ora così poeticamente desolate, quasi giganti feriti ed impietriti sul posto , a ricostruire la Storia con l’immaginazione , e figurarsi le feste, gli armamenti, le battaglie, tutto ciò che formò la vita agiata della Campagna Romana nel Medioevo; ed egli dovrà convenire con me che esse esercitano grande seduzione nella nostra mente. Pensino pertanto i proprietari dell’Agro Romano a conservare gelosamente questi ruderi dell’Arte e della Poesia; ne impediscano ai pecorari ed ai contadini la continua malversazione; pensi il Governo a farne compilare l’esatto elenco ed a farne regolare consegna ai proprietari, come dei Monumenti Antichi, sia perché hanno aspetto pittoresco , sia perché appartengono alla Storia; e col tempo la posterità dimanderà conto alla presente generazione del non aver arrestato e posto fine ai guasti dovuti all’ignoranza dei nostri predecessori.”
Franco Leggeri Fotoreportage -” IL PALIO DEI FONTANILI ” 2018
Borgo Testa di Lepre-AMARCORD-” IL PALIO DEI FONTANILI “–
Articolo e foto di Franco Leggeri
Il Borgo TESTA di LEPRE a settembre avrà il “suo” Palio. E’ in fase avanzata la realizzazione della prima edizione del “Palio dei Fontanili del Borgo di Testa di Lepre” da parte della Proloco.
Testa di Lepre- 11 luglio 2018-Quella che sta nascendo a Testa di Lepre è una manifestazione ,sempre più concreta, con il fine di far rivivere e far conoscere , con giochi e manifestazioni varie, una battaglia che avvenne nell’846 d.C. nella Valle dell’Arrone, zona Fontanile di Mezza Luna, quando la Milizia Contadina, condotta e guidata ad una vittoria storica dal Duca Guido da Spoleto, sconfisse i saraceni che stavano per invadere Roma.
Il Consiglio Direttivo della Proloco ha suddiviso in quattro il territorio del Borgo e saranno , appunto, quattro gli stemmi che rappresenteranno, al Palio, le Contrade di Testa di Lepre. Tutti gli abitanti del Borgo, con spirito cavalleresco, saranno uniti nelle competizioni che si svolgeranno a settembre durante il Palio.
Ci dice Luca Calderoni il Presidente della Proloco:” Questa prima edizione del Palio sarà puramente ludico-sportivo, ma con lo scopo di esaltare i valori della nostra Campagna Romana. Quello di Testa di Lepre sarà un Palio per le famiglie, persone, ragazzi di ogni età che vorranno riprendere una storia ormai quasi dimenticata per ricominciare a “scriverla” di proprio pugno.” Prosegue Luca Calderoni “Da un’idea, una semplice idea e intuizione passare alla fase realizzativa è ,e sarà, una bella sfida che , speriamo, dal bilancio partecipativo di scoprire una realtà che riempirà di colori e calore umano il Borgo di Testa di Lepre, nel suo intero, con: musica, balli,cucina campagnola, stendardi, foulard, sorrisi e vera amicizia. Questo è il mio augurio e la mia speranza che ripongo in questa iniziativa” Conclude infine così il suo colloquio con me Luca Calderoni” voglio ringraziare tutto il Comitato Direttivo e i Soci della Proloco per il FATTIVO e concreto sostegno OPERATIVO che stanno mettendo al fine di vedere il trionfo della manifestazione del Palio dei Fontanili. “
Aggiungo che tutto il Palio sarà un’opera Corale a più voci , auguro agli organizzatori che dal Borgo si possa udire un “INNO ALLA GIOIA” da tutta Campagna Romana.
Seguiranno, da parte di noi di Campagna Romana, altri report sulla fase organizzativa del Palio dei Fontanili con interviste e foto a tutti i membri del Comitato Direttivo della Proloco, ai partecipanti e ai Capitani delle Contrade. Cercheremo di scrivere, raccontare, con approfondimenti storici , i fatti relativi alla battaglia dell’846 d.C. e la storica vittoria della Milizia di Campagna sui saraceni. Andremo a fotografare i Fontanili e l’area della famosa Battaglia. Racconteremo la vita di questi eroi della Campagna Romana che formarono l’esercito , MILIZIA CONTADINA, del famoso Condottiero il Duca Guido da Spoleto.
Articolo di Franco Leggeri
N.B.Foto di Franco Leggeri- Le foto sono a disposizione di TUTTI e libere .
Altre foto sono su Facebook-CAMPAGNA ROMANA BENE COMUNE
FIUMICINO-Borgo PALIDORO-Torre Perla sarà il museo Salvo d’Acquisto
Torre Perla di Palidoroospiterà il museo dedicato a Salvo d’Acquisto. Lo ha deciso la Regione Lazio approvando una specifica richiesta avanzata i primi di ottobre dal comune di Fiumicino.
“Siamo davvero felici, ha detto ieri il Sindaco di Fiumicino, Esterino Montino che la Giunta Regionale abbia approvato la delibera con cui autorizza la concessione della Torre di Palidoro, a favore di questa Amministrazione. Il 7 ottobre 2015 avevo scritto all’assessore regionale alle Politiche del Bilancio e Patrimonio, Alessandra Sartore, chiedendo la concessione della Torre, dell’area circostante e dei fabbricati prospicienti. Con il provvedimento firmato oggi il Comune di Fiumicino, d’intesa con il Comando generale dei Carabinieri, porrà le basi per la costituzione di un museo dedicato al vicebrigadiere Salvo d’Acquisto, medaglia d’oro al valor militare e figura che il nostro territorio vuole celebrare come merita”.
Salvo d’Acquisto:«Se muoio per altri cento, rinasco altre cento volte: Dio è con me e io non ho paura!»
La Torre-
La torre, a pianta quadrata e alta circa 20 metri, risale al periodo delle invasioni saracene e serviva, insieme a diverse altre torri costiere, tutte erette tra l’VIII e il IX secolo, ad avvistare l’avvicinarsi delle navi nemiche. La torre di Palidoro, nota anche come torre Perla, è una fortificazione costiera di avvistamento realizzata tra l’VIII ed il IX secolo a difesa del territorio dell’Agro romano dalle scorribande saracene che a partire dall’VIII secolo d.C. flagellarono le coste del Tirreno fino a giungere a minacciare Roma. Proprio davanti alla torre il 23 settembre 1943, il vicebrigadiere dei Carabinieri Salvo d’Acquisto, comandante della stazione locale sacrificò la propria vita per salvare 22 persone rastrellate dopo un attentato contro le truppe tedesche e per questo destinate alla fucilazione.
Giacomo Leopardi :“L’uomo si allontana dalla natura, e quindi dalla felicità, quando a forza di esperienze di ogni genere, ch’egli non doveva fare, e che la natura aveva provveduto che non facesse (perché s’è mille volte osservato ch’ella si nasconde al possibile, e oppone milioni di ostacoli alla cognizione della realtà); a forza di combinazioni, di tradizioni, di conversazione scambievole ec. la sua ragione comincia ad acquistare altri dati, comincia a confrontare, e finalmente a dedurre altre conseguenze sia dai dati naturali, sia da quelli che non doveva avere. E così alterandosi le credenze, o ch’elle arrivino al vero, o che diano in errori non più naturali, si altera lo stato naturale dell’uomo; le sue azioni non venendo più da credenze naturali non sono più naturali; egli non ubbidisce più alle sue primitive inclinazioni, perchè non giudica più di doverlo fare, nè più ne cava la conseguenza naturale ec. E per tal modo l’uomo alterato, cioè divenuto imperfetto relativamente alla sua propria natura, diviene infelice.L’uomo può essere anche infelice accidentalmente per forze esterne, che gl’impediscano di conformar le azioni alle credenze, cioè di far quello ch’egli giudica buono per lui, o non far quello ch’egli giudica e crede cattivo. Tali forze sono le malattie, le violenze fattegli da altri individui, o da altre specie, o dagli elementi ec. ec. ec. Quest’infelicità non entra nel nostro discorso. Essa è appresso a poco l’infelicità antica”.
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