ROMA MUNICIPIO XIII-Associazione CORNELIA ANTIQUA-
CASTEL DI GUIDO- IL PALIO DELLA MEZZA LUNA.
La Storia-
Il Gran Visir di Tunisi , Sultano dell’Islam, era il più potente in armi sul Mediterraneo nel sec. IX. Il Gran Visir, dopo aver occupato la Sicilia, progetta la conquista di Roma per tentare di “islamizzare” tutte le popolazioni cristiane. Siamo nell’anno 846; gli eredi di Carlo Magno si stavano “dividendo” l’Europa centrale. L’Italia, in particolare Roma, non aveva difese militari, navali e terrestri , che potessero far fronte alla potentissima armata islamica. Il progetto del Gran visir è diventa operativo nell’agosto dell’846. In quell’offensiva viene occupata e distrutta la città di Porto Romano, sede vescovile sin dal 221 .
Le armate saracene risalirono il Tevere e saccheggiarono e incendiarono la Basilica di San Paolo anche se i romani opposero una strenua difesa come nel Liber Pontificalis. I Saraceni si
Insediarono a Roma occupando saccheggiando la Basilica vaticana asportando tra le altre cose anche l’Altare ricoperto da una lamina in oro. Papa Sergio II, non potendo fare appello né ai Principi Carolingi e né al Duca di Napoli anch’egli alle prese con l’invasione saracena , il Papa invocò l’intervento del Duca Guido I di Spoleto. Guido rispose all’appello di Papa Sergio II e intervenne , con una efficientissima cavalleria, nella città di Roma liberandola dai Saraceni.
Le truppe saracene non potendo fuggire per via Tevere si riversarono sulla via Aurelia . Sulle colline di Lorium Guido da Spoleto, dopo aspra battaglia, ebbe ragione dei saraceni . Per la vittoria di Lorium fu determinante il contributo dei militi rurali meglio conosciti e ricordati “milizie di campagna” che presidiavano la domus-culta ora Castel di Guido. Il racconto della battaglia si legge negli “Annales” di Prudence di Troyes:” Guy, margrave de Spolète accourt l’appel du Pape avec le concours des Romains il
remporte une grande victoire sur les mecreants, battus par les milicies de la campanie romaine”-( Guido, margave di Spoleto, accorse all’appello del Papa Sergio II e con il concorso dei Romani riporta una grande sui miscredenti, battuti con l’aiuto delle milizie della Campagna Romana). Lorium, infatti, oltre ad essere sede vescovile di una Diocesi minore, era anche una delle più importanti “ Domus-Cultae” (Aziende Agrarie Pilota); queste Aziende erano state istituite circa cento anni prima da Papa Zaccaria con il fine di sostituire, rimpiazzare , le mancate forniture di grano proveniente dalla Sicilia verso Roma essendo l’isola divenuta dominio saraceno e, quindi, non esportava più il grano verso la capitale del cristianesimo. La Domus-Culta godeva per la sua importanza strategica , fornitura di grano a Roma, di una forte ed agguerrita guarnigione di “MILITI-RURALI”, che oltre alla custodia delle culture e degli allevamenti , in caso di bisogno, divenivano guerrieri audaci nel respingere gli attacchi di possibili invasori. Ricordiamo che le invasione saracene diedero origine alla costruzione delle
torri semaforiche di segnalazione, a Castel di Guido è in essere, anche se mal ridotta, la TORRE DELLA BOTTACCIA della cui storia avremo modo di parlare.Il clamore della vittoria conseguita da Guido da Spoleto e dalla guarnigio dei Militi-Rurali sollevò il popolo romano dal “terrore saraceno” che da quel giorno presero a chiamare le colline di Lorium con il titolo di Castrum Guidi, in omaggio al Duca di Spoleto, lasciando nell’oblio l’antico nome romano di Lorium. A conferma di questa ricostruzione e tesi storica che l’occupazione saracena dell’846 palesava il progetto di “islamizzazione” , se l’operazione militare fosse riuscita, del cuore stesso della cristianità sta il ripetuto tentativo d’invasione perpetrato dagli islamici , appena tre anni dopo nell’849 , fermato nella famosa battaglia navale ricordata con il nome di Battaglia di Ostia. In quegli anni Papa Leone IV costruì, a difesa del Vaticano, le famose Mura Leonine e stipulò un “Patto marinaro” per la difesa delle coste con le città di Gaeta, Napoli ed Amalfi e fu così stroncato il progetto di invasione saracena di Roma.
Comunque da quel momento iniziarono le incursioni piratesche sulle coste laziali che si protrassero per secoli . Queste incursioni piratesche distrussero il territorio della maremma e determinarono il trasferimento delle popolazioni dalle coste alle zone interne .I nuovi insediamenti diedero vita ai numerosi Borghi che furono edificati negli 900 e 1000.
IL PALIO-
Dal 1984, quando la minaccia di distruzione del nostro territorio sembrava incombente per un insano progetto di deturpazione e di degrado, alcuni appassionati della difesa paesaggistica e conoscitori ed estimatori della Storia di questi luoghi, LORIUM e CASTEL DI GUIDO, riuniti nella Cooperativa Portuensis , rievocando la storia dell’antica e mitica battagli di Lorium, la più sconosciuta , ma di fatto la più autentica LIBERAZIONE di ROMA, diedero vita, idearono e realizzarono, alla manifestazione folkloristica del
PALIO della MEZZALUNA. Nel 1984 furono le contrade minuscole dell’antica Lorium, Castel di Guido, a celebrare e rievocare l’evento storico. Le Contrare che parteciparono alla manifestazione furono: CASTELLO,BOTTACCIA, PONTE ARRONE, MURATELLA. Negli anni successivi la partecipazione fu allargata ad altre otto Contrade, questo per ricordare che tutti i cavalieri della Campagna Romana “MILITI-RURALI”, accorsero alla difesa di Roma e della cristianità . Il Comune di Roma dopo anni di partecipazione con il Gonfalone e le Rappresentanze ha voluto dare al Palio della Mezza Luna il massimo riconoscimento , abbinando la manifestazione e alla gara cavalleresca dei nostri Butteri, degni eredi degli antichi Cavalieri , la Lotteria nazionale “Città di Roma”.
Si auspicava l’adesione alla manifestazione di tutti gli antichi Borghi medievali della Diocesi di Porto e Santa Rufina: Porto Romano, Santa Marinella, Cerveteri, Bracciano, Riano Flaminio, Castelnuovo di Porto, Sasso, Castel San Giuliano, La Storta, Cesano, Isola Farnese, Isola Sacra, Formello , Sacrofano, Borghi che sono il cuore dell’antica civiltà della Maremma Portuense.
Trascrizione del testo del Libro dell’On. MARIO BACCINI.
Dall’antico Agro Portuense all’Area Metropolitana di Roma-Ovest (Libro Bianco di Mario Baccini)
ROMA ABBACCHIO ROMANO la produzione dei Borghi Castel di Guido e Fiumicino TESTA di LEPRE
Riferimenti gastronomici: - l’Abbacchio Romano, il giovanissimo agnello lodato da Giovenale con la frase stupenda«… il più tenero del gregge, vergine d’erba, più di latte ripieno di sangue…» fa parte del repertorio di secondi piatti della cucina tradizionale romana e laziale. Riferimenti storici, che risalgono a tempi antichissimi: A Campo Vaccino fin dal 300 si teneva il mercato degli abbacchi, degli agnelli, dei castrati e delle pecore. – Nei regesti farfensi del secolo X troviamo le norme che regolavano gli stazzi ed i ricoveri per gli ovini. – I Papi, dopo la caduta dell’Impero Romano, vietarono alle pecore di pascolare in tutta la Campagna Romana, prima di Sant’Angelo di settembre (29 settembre) ed imposero l’uscita da tutto il territorio, a Sant’Angelo di maggio (3 maggio), quindi il bestiame si rimetteva in movimento per raggiungere i freschi pascoli degli Appennini e sfuggire alla calura estiva. – Nel 17 ottobre 1768 fu emanato un editto firmato dal Cardinale Carlo Rezzonico, per regolare la vendita degli abbacchi. – Padre Zappata nel suo saggio sull’abbacchio, tratto dal volume «Roma che se va» del 1885, descrive le lotte ingaggiate nei secoli precedenti, tra mercanti di campagna che intendevano abbacchiare (uccidere gli abbacchi) ed il governo pontificio che intendeva quanto meno frenare o addirittura proibire l’iniziativa dal mese di settembre fino alla settimana di passione. – La Repubblica romana nel 1798 sancì la libertà di abbacchiare- – Trinchieri in «Vita di pastori nella Campagna Romana» anno 1953, scrive che «per un gregge di 4000 pecore occorre un’estensione di pascolo di circa 430 rubbia nel periodo invernale, mentre in quello primaverile (dal 16 marzo al 24 giugno) sono sufficienti 400 rubbia». Riferimenti culturali: – Ercole Metalli, nel suo libro «Usi e costumi della campagna romana», anno 1903, mette in risalto, nel descrivere la masseria, che è «il Buttero, a trasportare a Roma abbacchi»; – Dalla raccolta di usi e di consuetudini vigenti nella provincia di Roma della CCIAA dell’anno 1951, al capitolo X, si mettono in evidenza i modi, le forme di contrattazione, di compra-vendita degli abbacchi; – Nel catalogo-mostra «I nostri 100 anni» documenti fotografici dell’agro romano, troviamo numerose fotografie sulla pastorizia; una in particolare riporta «l’abbacchiara», mezzo utilizzato per il trasporto degli abbacchi morti. 4. Riferimenti statistici: – Nel 1598 furono consumati a Roma 73.000 agnelli – Nel 1629 furono consumati a Roma 165.797 agnelli su di una popolazione che contava 115.000 anime. – Nicola Maria Nicolaj, nella sua stima, dal titolo «Memorie, leggi ed osservazioni sulle campagne e sull’Annona di Roma», Roma 1803, volume III, cap. «Scandaglio della spesa e fruttato di un anno d’una massaria di pecore bianche vissane composta di capi num. 2.500 … presi i ragguagli sopra diverse massarie dell’Agro Romano … spese …introito: rimangano num. 1540 agnelli da vendersi al macello, quali possono valutarsi sc. 1.80 uno per l’altro, che in tutto scudi 2772». – la tenuta di Castel di Guido: da una comunicazione tra il direttore dell’azienda e la sede centrale del Pio Istituto viene riportato che nel mese di ottobre del 1969 l’azienda ha consegnato alle dispense ospedaliere 4209 abbacchi, 16 animelle – la tenuta di Castel di Guido: dalla contabilità di masseria siglata dal Vergaro e dal direttore nel 1958, nel 1960, nel 1965 e nel 1967 si riscontra la produzione e la vendita di abbacchi. Fonte : -Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali- – Pittori dell’ottocento e Campagna Romana- _Piatti tipici della Regione Lazio-
Riferimenti sociali ed economici, quali la presenza di produttori che da anni effettuano questo tipo di produzione: – la tenuta di Castel di Guido: da una comunicazione tra il direttore dell’azienda e la sede centrale del Pio Istituto viene riportato che nel mese di ottobre del 1969 l’azienda ha consegnato alle dispense ospedaliere 4209 abbacchi, 16 animelle – la tenuta di Castel di Guido: dalla contabilita’ di masseria siglata dal Vergaro e dal direttore nel 1958, nel 1960, nel 1965 e nel 1967 si riscontra la produzione e la vendita di abbacchi.
La carne di “Abbacchio Romano” deve essere immessa al consumo provvista di contrassegno, costituito dal logo riportato in calce al presente disciplinare, a garanzia dell’origine e dell’identificazione del prodotto. La marchiatura deve essere effettuata al mattatoio. La carne è posta in vendita al taglio o confezionata, secondo i tagli di cui all’art. 5. La confezione reca obbligatoriamente sulla etichetta a caratteri di stampa chiari e leggibili, oltre al simbolo grafico comunitario e relative menzioni in conformità alle prescrizioni del normativa comunitaria vigente e alle informazioni corrispondenti ai requisiti di legge le seguenti ulteriori indicazioni: – la designazione “Abbacchio Romano” deve essere apposta con caratteri significativamente maggiori, chiari, indelebili, nettamente distinti da ogni altra scritta ed essere seguita dalla menzione Indicazione Geografica Protetta e/o I.G.P; - il nome, la ragione sociale, l’indirizzo dell’azienda produttrice; – il logo deve essere impresso sulla superficie della carcassa, in corrispondenza della faccia esterna dei tagli; - il logo è costituito da un perimetro quadrato composto da tre linee colorate, verde, bianco e rosso, interrotto in alto da una linea ondulata rossa che si collega ad un ovale rosso all’interno del perimetro e contenente una testa di agnello stilizzata. Il perimetro è interrotto, in basso, dalla scritta a caratteri maiuscoli rossi “I.G.P.”. In basso, all’interno del perimetro quadrato, è riportata l’indicazione del prodotto “ABBACCHIO” in caratteri maiuscoli di colore giallo, e “ROMANO” a caratteri maiuscoli di colore rosso. I riferimenti di colore espressi in pantone sono riportati all’Art.9. È vietata l’aggiunta di qualsiasi qualificazione non espressamente prevista. E’ tuttavia ammesso l’utilizzo di indicazioni che facciano riferimento a marchi privati, purché questi non abbiano significato laudativo o siano tali da trarre in inganno il consumatore, dell’indicazione del nome dell’azienda dai cui allevamenti il prodotto deriva, nonché di altri riferimenti veritieri e documentabili che siano consentiti dalla normativa comunitaria, nazionale o regionale e non siano in contrasto con le finalità e i contenuti del presente disciplinare. La designazione “Abbacchio Romano ” deve figurare in lingua italiana.
Castel di Guido – 2 maggio 2018-Fotografare Epigrafi e segni che sono i particolari è come inserire gli incisi in un racconto. I particolari sono come sottolineature di appunti, i punti e virgola, ma anche un “nodo al fazzoletto” per ricordarsi di un fatto specifico. Ho fotografato molti particolari ,quelli che ho scoperto, di Castel di Guido. Particolari che , come in un mosaico, si vanno ad incastonare nelle storie che disegno sulla pagina di storia che sto scrivendo. Faccio alcuni esempi, ho fotografato i Punti trigonometrici dell’IGM ora non più utilizzati, vecchie epigrafi testimoni silenziose di storie antiche e ancora particolari come le antenne ripetitrici, la campana e gli stemmi SPQR . Di questi qui di seguito, galleria fotografica, ne propongo alcuni dei “particolari” che ho fotografato.
ROMA- 12 aprile 2018-Nessuno vuole lavorare nelle due tenute agricole gestite dal Comune, Castel di Guido e la Tenuta del Cavaliere. I centri dell’impiego, a cui il Campidoglio aveva dato mandato di cercare 24 operai agricoli a tempo determinato, sono infatti riusciti a reclutare solo due persone su 24. Ora, come recita il testo di una memoria di giunta il 16 marzo scorso, il Comune ha bandito 40 nuovi posti.
Nelle tenute di proprietà della Regione e gestite dal Comune di Roma si coltivavano cereali, si allevano mucche da latte, si producono e si vendono formaggi. Ma nessuno sembra voler lavorare in queste aziende agricole. I centri dell’impiego, a cui il Campidoglio aveva dato mandato di cercare 24 operai agricoli a tempo determinato, sono infatti riusciti a reclutare solo due persone su 24. Ora, come recita il testo di una memoria di giunta il 16 marzo scorso, il Comune ha bandito 40 nuovi posti “da inquadrare nella figura professionale di ‘operatore Servizi Ambientali’ considerato che 15 operai agricoli hanno il contratto scaduto a fine marzo.
Roma Capitale gestisce due aziende agricole di proprietà della Regione Lazio: Castel di Guido e la Tenuta del Cavaliere. La prima, per esempio, sorge sulla via Aurelia e si estende per circa 2mila ettari. Ci sono 300 ettari di foraggiere in consociazione ed erba medica, circa 50 ettari di mais irriguo, prati e 360 ettari di pascoli. Vi pascolano circa 400 capi bovini di razza Maremmana in purezza da produzione di carne e da circa 250 capi di bovini di razza Frisona per la produzione del latte. Il rilancio di queste due aziende prevede l’assunzione di personale, ma anche il parziale abbandono degli allevamenti di bestiame, l’ampliamento delle coltivazioni e il ripristino dell’oliveto aziendali ormai abbandonato.
L’ex assessora Marino: “Tenute bellissime, ma abbandonate a loro stesse”
Il debito delle aziende agricole, sosteneva due anni fa l’allora consigliere regionale Fabrizio Santori, si aggira intorno agli 800mila euro all’anno, “mentre gli animali sono abbandonati e il patrimonio inestimabile con locali e abitazioni non viene assolutamente valorizzato dalla Regione Lazio”.
Secondo l’ex assessore Estella Marino, che commenta un articolo del Messaggero sulla questione a firma Lorenzo De Cicco, “le tenute agricole sono bellissime ma ovviamente quasi abbandonate a se stesse, a differenza di altre questioni per cui sono state create delle aziende pubbliche qui la gestione è svolta direttamente dagli uffici del dipartimenti ambiente, ed è un po’ difficile far collimare le necessità di mucche e terreni con gli orari di un ufficio comunale, con il foraggio che magari non arriva perché la ragioneria è in ritardo a mettere il visto sull’impegno di spesa, una follia. A suo tempo ritenemmo che il comune non dovesse tra le sue mansioni fare anche l’allevatore e l’agricoltore, che non sia tra i suoi compiti istituzionali, e con la Regione iniziammo a tracciare un percorso per costruire un bando per affidare magari a giovani agricoltori le aziende, che rimanevano ovviamente di proprietà pubblica, e con una serie di attività sempre pubbliche e aperte al pubblico. Tutto questo si è ovviamente fermato e le tenute sono ripiombate nel nulla, un vero peccato e tanti danni…”
Roma Municipio XIII-Fotoreportage di Fanco Leggeri-
“Neve a Castel di Guido e Residenza Aurelia”
Roma Municipio XIII-Castel di Guidoe e Residenza Aurelia-26 febbraio 2018 – E, alla fine, anche i più prudenti sono stati smentiti e la neve è arrivata. Poco dopo l’una di questa notte i primi fiocchi di neve hanno iniziato ad imbiancare Castel di Guido e la Residenza Aurelia. La neve , per l’intera notte, ha accarezzato la Capitale. Entrata da nord, dopo aver imbiancato tutta la Provincia di Viterbo , la perturbazione nevosa ha coinvolto la nostra Città e Castel di Guido. Alleghiamo al post un fotoreportage sulla nevicata che ha interessato la Residenza Aurelia.
PIANO NEVE DEL CAMPIDOGLIO-
Scuole chiuse
Ieri pomeriggio il Comune di Roma ha emanato un’ordinanza che prevede la chiusura delle scuole: “Preso atto dell’ultimo aggiornamento delle previsioni fornite dalla Protezione Civile regionale, che confermano i rischi di neve e forti gelate, è stata firmata ordinanza sindacale che dispone la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, compresi gli asili nido, sul territorio di Roma per lunedì 26 febbraio”. Provvedimenti analoghi sono stati presi da tutti i Sindaci della Città Metropolitana , sono sospese anche le lezioni e gli esami nelle Università della Capitale.
Chiusi parchi, cimiteri e ville storiche
Una seconda ordinanza, firmata sempre dalla sindaca Raggi, è quella relativa a parchi, cimiteri e ville storiche che resteranno chiusi fino a cessata allerta.
Piano neve di Atac
Anche Atac è “in trincea”. Varato il piano neve: in servizio saranno solo le linee di bus che garantiranno gli spostamenti lungo le direttrici principali della città con vetture dotate di gomme termiche. L’intera rete metroferroviaria (metro A, B e C, ferrovie Termini- Centocelle, Roma-Lido e Roma-Viterbo) sarà regolarmente in servizio.
La costruzione della via Aurelia assunse subito una grande importanza. La sottomissione dei popoli del sud est della Gallia permise di accorciare il tragitto e di conseguenza il tempo di percorrenza tra Roma e la Spagna. Grazie alla via Aurelia, Giulio Cesare giunse ad Arles partendo da Roma in otto giorni, per poi giungere in soli 27 giorni in Spagna, accompagnato dal suo esercito. Il cursus publicus, il servizio di posta romano, giungeva in Spagna percorrendo 70 chilometri al giorno, con quattro cambi di cavallo durante l’arco della giornata.
Itinerario
Il tracciato della via romana, poi detto via Aurelia Vetus (ancora oggi via Aurelia antica), partiva dal Foro Boario oltrepassando le Mura serviane e il Tevere sul pons Sublicius, poi sostituito dal ponte Emilio (attuale ponte Rotto) e attraversava la zona paludosa di Trastevere (in parte su viadotto ancora visibile nelle cantine di via della Lungaretta), salendo quindi sul Gianicolo (via della Paglia, vicolo della Frusta, via di Porta San Pancrazio) e superando le Mura aureliane a porta Aurelia (oggi porta San Pancrazio).
A Pisa la viabilità consolare lungo la costa tirrenica si interrompeva a causa di due componenti fondamentali che ne impedivano la prosecuzione: da una parte, la presenza dell’ampia zona paludosa detta Fossae Papirianae (riportate nella Tabula Peutingeriana) nell’attuale costa della Versilia (da Migliarino Pisano fino a Luni, poco lontano dall’odierna Sarzana); dall’altra, la presenza degli scomodi e bellicosi Apuani, detti anche Liguri Montani o Sengauni.
Segmentum IV; Rappresentazione delle zone Apuane con indicate le colonie di Pisa, Lucca, Luni ed il nome “Sengauni”; il tratto Pisa-Luni non è ancora collegato
Cosicché il percorso della via Aurelia dopo Pisa andava verso Lucca, attraverso la deviazione di Corliano, Rigoli e Ripafratta (San Giuliano Terme) e, incuneandosi poi nel Forum Clodii (Garfagnana), entrava in Lunigiana attraverso la valle del Serchio (Auser) e la val d’Aulella (Audena) per ricongiungersi con la viabilità di Luni.
Il brevissimo tratto paludoso da Pisa a Luni (solo poche miglia terrestri) interruppe così la viabilità costiera fino al 56 a.C., quando Giulio Cesare ebbe la necessità impellente di sveltire i collegamenti viari in vista della conquista della Gallia. Per tale ragione strategica egli diede incarico al figlio di Marco Emilio Scauro (di nome anch’esso Marco Emilio Scauro) di costruire una sorta di “scorciatoia” che potesse collegare Pisa con Luni (Luna). Questa seguì un percorso collinare, sempre però con deviazione su Lucca, diventando quella che oggi è la strada provinciale Sarzanese, che effettivamente collega Lucca con Camaiore (Campus Major) e con Massa (Tabernae Frigidae), proseguendo infine verso Sarzana sempre con percorso collinare.
Intorno al 13 a.C. Augusto fece costruire la via Julia Augusta verso Marsiglia (antica Massalia) insieme all’edificazione del Trofeo di Augusto a La Turbie (sopra l’attuale Principato di Monaco), per celebrare la sottomissione di tutte le popolazioni alpine. A Nîmes (Colonia Augusta Nemausensis), la Julia Augusta si raccordava con la via Domizia, la più antica costruita in Gallia dai Romani, lunga circa 620 km, da Segusium (Susa) ai Pirenei.
Nei tempi successivi, mediante la riunione di ulteriori tratti di viabilità nell’entroterra ligure di levante e di ponente e con l’aggiunta di migliorie nella Sarzanese, la via Aurelia andò componendo nei secoli quel “puzzle” che è l’attuale via Aurelia da Roma fino a Ventimiglia (confine di Stato) e prosegue verso Nizza, Tolone e Marsiglia fino ad Arles, portando così la lunghezza totale del sistema Aurelia/Julia-Augusta a 962 chilometri.
L’itinerario in Francia
All’ingresso in Francia, prende il nome di Via Julia Augusta e copre tutta la Costa Azzurra passando per diverse stazioni. Proprio grazie ad esse è stato possibile individuare il reale percorso della Via Aurelia.
La prima stazione è quella di Cap Martin dove sono stati ritrovati i resti di un mausoleo romano. Da qui, nasce un’altra via minore che conduce a Porto d’Ercole, nel principato di Monaco. A seguire, si giunge al colle di Turbia. Qui, nel 6 a.C., il senato romano decise di costruire il Trofeo delle Alpi, per commemorare la vittoria dell’imperatore Augusto sulle popolazioni ribelli delle Alpi. Si trattava di un monumento di grandi dimensioni per l’epoca con i suoi circa 50 metri di altezza che culminavano nella statua di Augusto, posta in cima alla costruzione. Dopo l’abbandono temporaneo a causa della caduta dell’Impero Romano, fu parzialmente distrutto per essere poi utilizzato come fortezza durante il Medioevo e infine, nei primi anni del Settecento, scavato per necessità minerarie. Insieme alla costruzione, fu attuato un rafforzamento della strada che passava proprio ai piedi della collina.
Nel 14 a.C., Augusto scelse la città di Cemenelum, situata sulle alture dell’attuale Nizza e oggi quartiere della città nizzarda sotto il nome di Cimiez, come capoluogo dell’antica provincia romana delle Alpi Marittime. Attualmente sono presenti i resti di un sito gallo romano composto da tre terme, un quartiere abitato, un anfiteatro e una cattedrale dotata di battistero paleocristiano.
La via attraversa il comune di La Gaude, in un tratto lungo il quale è presente un cenotafio romano contenente un’urna funebre di un legionario imperiale, Cremonius Albucus. Inoltre, la presenza di un ponte romano in pietra attesta l’interesse archeologico della Via Aurelia in questo settore. Segue poi un passaggio da Antibes, una città greca annessa nel 43 a.C. a Roma, in cui vengono costruiti un municipio, un teatro, un arco di trionfo e vari acquedotti.
La città successiva è Forum Julii, oggi Fréjus, all’epoca abitata da più di 6000 persone ed estesa su una trentina di ettari. Fondata da Giulio Cesare nel 49 a.C., vi nacquero personalità illustri come Publio Cornelio Tacito e Gneo Giulio Agricola. Da città commerciale, divenne un porto di guerra tra i più importanti del Mediterraneo in cui si instaurarono i soldati dell’Ottava Legione. Con la diffusione del cristianesimo, divenne sede episcopale. Anche a Fréjus sono numerosi i resti della civiltà romana, tra cui acquedotti, un teatro, un anfiteatro, le terme, la porta di Gaules e un faro noto come lanterna di Augusto. La via Aurelia seguiva da qui il corso dell’Argens tracciando in parte l’attuale strada nazionale da Muy a Vidauban per arrivare a Luc. Raggiunge poi Cabasse e Brignoles, dove è situata una stazione di posta. Uno snodo chiave è quello di Tourves, punto strategico per l’esercito romano, cui segue la città di Saint-Maximin-la-Sainte-Baume che anticipa i resti del Trofeo di Mario presso Pourrières, eretto nel 102 a.C. dopo la vittoria del console Mario sui Teutoni.
La via Aurelia arriva a Acquae Sextiae, l’attuale Aix-en-Provence, la cui storia è legata a quella dell’Oppidum di Entremont. I Romani distrussero l’oppidum nel 123 a.C. per eliminare un punto nevralgico dei Liguri. Il proconsole Sextius costruì una fortezza nei pressi di sorgenti termali e le diede il nome di “acque di Sextius”. Dalla fortezza si sviluppò un villaggio che divenne definitivamente colonia nel 15 a.C. e vide la propria economia crescere fino a permetterle di diventare capitale amministrativa della Gallia Narbonense. Nell’invasione del IV secolo, la città fu parzialmente distrutta.
Da Aix, la strada si divide verso Marsiglia, Vitrolles, Fos e Arles.
La via Aurelia passa dal nord di Eguilles diretta verso il sud di Salon-de-Provence, sede della stazione di Pisavis. Questa stazione è oggi distrutta e le sue mura sono conservate in una proprietà privata. Da qui raggiunge Mouriès, la piana di La Crau, il mas d’Archimbaud, il mas Chabran, Le Paradou e Estoublon. Qui partiva la strada verso Arles, città gallo romana per eccellenza, che aveva un ruolo strategico e economico. Inoltre, qui si instaurò la quinta legione. L’espansione fu interrotta dalle invasioni del III secolo ma presto ripristinata quando l’imperatore Costantino I vi si stabilì. Arles era un capoluogo di provincia, prefettura delle Gallie e sede di un’importante zecca monetaria. Inoltre, è sede di numerosi monumenti di epoca romana: oltre all’anfiteatro, al teatro e al circo, vi si trovano le terme di Costantino, il foro e la necropoli di Alyscamps.
Nella località di Ernaginum è situato l’odierno sito di Saint-Gabriel sede del più grande nodo stradale tra via Aurelia, via Domizia e via d’Agrippa. Da qui, la via Aurelia confluisce nella via Domizia e si dirige in Spagna.
Sviluppo della via Aurelia
Di seguito vengono riportati alcuni dei luoghi toccati o sfiorati dal percorso dell’antica via Aurelia (fra parentesi sono riportati i chilometri), degli avvenimenti e degli argomenti correlati.
La foto con dedica a Castel di Guido del Cardinale TISSERANT
nell’anniversario della sua scomparsa 21/febb/1972-
Il Cardinale Eugenio Tisserant, grande servitore della Chiesa universale ed esemplare Vescovo di Porto e Santa Rufina, nel quarantaseiesimo anniversario della scomparsa avvenuta il 21 febbraio 1972. Pubblichiamo la foto del Cardinale Tisserant, con dedica, autografata, alla Parrocchia dello Spirito Santo a Castel di Guido scritta in data 18 febbraio 1966-
Roma- 18 febbraio 2018-Il Municipio XIII rende nota a tutta la cittadinanza la riapertura del Mausoleo di Castel Di Guido “detto di Antonino Pio”, dopo circa quindici anni di chiusura al pubblico. Un risultato di grande valore per il territorio e per i suoi cittadini. Si tratta di uno dei luoghi storici e archeologici più importanti del territorio e parco archeologico dell’Aurelia. Esso fa infatti parte di un più ampio sito di età romana, che comprende la villa e l’azienda agricola, forse attribuibile all’imperatore Antonino, anch’esso da riportare alla luce. Sul mausoleo fu poi edificata la chiesa dello Spirito Santo, tutt’oggi in funzione, che ne ricalca il perimetro e che fu anche chiesa templare. Così, dopo oltre un decennio di chiusura, che lo ha di fatto sottratto alla conoscenza degli utenti, possiamo restituire questo antico sepolcro alla pubblica fruizione e all’interezza della struttura di cui è parte integrante. Una fruizione gratuita per tutti i cittadini, che potranno ora avere un ulteriore sito di riferimento e di interesse in questo territorio, accanto all’oasi naturalistica Lipu, alla vicina villa romana delle Colonnacce e all’azienda agricola di Castel di Guido. Ciò è frutto dell’interessamento e dell’impegno della Commissione VI Commercio Sviluppo locale e turismo di questo municipio che ha trovato la disponibilità e la collaborazione della Sovrintendenza ai Beni di Roma, per la realizzazione di questa ambita e doverosa riapertura.
Le aperture sono previste ogni seconda domenica del mese, da marzo a giugno, dalle 10 alle 12. Questo il calendario completo: 11 marzo – 08 aprile – 13 maggio – 10 giugno
Per la riapertura del Mausoleo si ringrazia per il fattivo e concreto interessamento:
Dott.ssa Giuseppina Castagnetta -Presidente Municipio XIII di ROMA CAPITALE-
Angelica Ardovino-M5S-Presidente Commissione VI-Commercio-Sviluppo locale e Turismo del Municipio XIII-
ROMA CAPITALE- Municipio XIII- Il mausoleo di Castel Di Guido.
L’unico edificio monumentale ,attualmente visitabile solo su richiesta alla Sovraintendenza Archeologica , visibile a Castel di Guido è il mausoleo che si trova al disotto della chiesa della Spirito Santo sulla quale è stata edificata e che ne ripropone, se pur parzialmente, le dimensioni se pur in forma ortogonale .Il sepolcro , sia pure conservato solo per il piano inferiore, è in condizioni eccellenti: è a pianta circolare , con pilastro centrale rotondo e cinque grandi nicchie radiali , con arcosoli per le deposizioni, che sono , per motivi costruttivi, uno nella nicchia centrale , due in quelle sui lati e tre nelle nicchie di fianco all’entrata; l’ambulacro è coperto da volta a botte anulare . Il corridoio , il cui ingresso è situato a sul lato sinistro della chiesa, è anch’esso voltato e provvisto di arcosoli . L’ipogeo riceveva luce da feritoie a “bocca di lupo”. La tomba , costruita in laterizio, con materiali per lo più di riutilizzo , è databile tra la fine del III e l’inizio del IV secolo e trova riscontro in alcuni esemplari di altre zone del suburbio romano (Mausuleo di Romolo sull’Appia , Tor Pignattara, Tor de Schiavi nel complesso dei Gordiani). Per analogia con questi ultimi è possibile ipotizzare nel Mausoleo di Castel di Guido le presenza di un piano superiore coperto a cupola e dotato di una facciata della chiesa, il cui portico insiste sul corridoio d’accesso al sepolcro. Fonte –Castel di Guido dalla Preistoria all’Età moderna, Palombi editore. Foto di Franco Leggeri scattate in occasione Apertura Mausoleo di Castel di Guido- 12 Settembre 2012-Visita organizzata da ROBERTO MASSACCESI, Presidente dell’Associazione A.S.CULTURALE CASTEL DI GUIDO- Manifestazione “UN BORGO IN FESTA.” Le foto sono riproducibili assieme ai disegni del mausoleo.
Roma- 29 dicembre 2017-E’ nato Liberi e Uguali, la lista unitaria di Mdp, Si e Possibile che parte dall’articolo 3 della Costituzione, nel Circolo di via Cardinal Sanfelice al civico 14. La madrina e “Leader” della serata è stata, senza alcun dubbio, la Dott.ssa PAOLA FUSELLI la quale aprendo la serata ha dichiarato :”Grazie, siamo in tantissimi ! Sono commossa di questa partecipazione all’evento politico, a mio avviso, più rilevante del 2017 che sia avvenuto nel nostro Municipio. Siamo qui per brindare alla nascita di Liberi e Uguali e per dare inizio alla nostra campagna elettorale del 2018. “Paola Fuselli ha così proseguito il suo intervento :” Compagni, abbiamo tanta strada da fare , ma siamo guidati da una persona di grandissima levatura politica , l’ormai famoso “ragazzo di Sinistra”: il Presidente Pietro Grasso che ha accolto la proposta che arrivava da Roberto Speranza, Nicola Fratoianni e Pippo Civati. “ Paola Fuselli ha chiosato citando il Presidente Grasso:”La nostra sfida è questa: batterci perché tutti siano Liberi e Uguali”.
Sono seguiti gli interventi del Sen. MASSIMO CERVELLINI di SI, GIULIA URSO del Coordinamento romano e Consigliera del I Municipio di MPD-Art.1 e ANNALISA CORRADO del Comitato Scientifico di Possibile.
L’Evento è stato concluso con un brindisi di augurio per il nuovo anno e al successo della nuova formazione politica.
Fotografia d’epoca raffigurante un gruppo di 250 agricoltori lombardi in visita alle opere di bonifica del territorio di Maccarese Fiumicino, a Roma, meta di coloni provenienti da Lombardia e Veneto.
Nel 1925 inizia la bonifica integrale di Maccarese. A promuoverla è una società formata da investitori finanziari. Questi, invogliati dalle provvidenze messe a disposizione dallo Stato, erano partiti con il proposito di svolgere un ruolo di intermediazione in tutta la vicenda: bonificare la zona, mettere in produzione i terreni, frazionare la tenuta in poderi e passare alla vendita degli stessi. Al dunque, però, il progetto, così come era stato concepito, non potè andare in porto in quanto i prezzi delle proprietà fondiarie e dei prodotti agricoli nel frattempo erano crollati. E la terra agli inizi degli anni Trenta non aveva più la caratteristica di bene rifugio. Quegli uomini si trovarono così a governare un’azienda che, date le dimensioni, aveva costi di gestione molto elevati. E dovettero appoggiarsi all’IRI. Intanto erano approdati a Maccarese per coltivare i campi, impiantare i vigneti e custodire il bestiame da latte numerosi coloni provenienti dal mantovano e soprattutto dal Veneto. Imparentata com’era con lo Stato, durante il regime, la Maccarese diventa la vetrina dell’agricoltura italiana. Si susseguono le visite di delegazioni, anche dall’estero.
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