Campagna romana
Alessandra FINITI-Foto poesia “Novembre in SABINA”-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Foto poesia di Alessandra FINITI “Novembre in SABINA”
Alessandra Finiti:”Ho fotografato molte volte questa splendida proprietà in Sabina ma mai a novembre. Abbiamo trovato una giornata bella e luminosa, ci siamo sentite telefonicamente quando ero ancora a Roma e nel giro di un’ora ero in questo paradiso. E’ la casa vacanze di Giulia Landor @In Sabina, un luogo speciale curato in ogni particolare ma nello stesso tempo autentico, una cornice perfetta per fotografare la natura e tanti dettagli .E’ lei ,Giulia, che mi ha accompagnato in ogni angolo proprio nell’ora in cui c’era la luce ideale .I suoi pioppi favolosi, visti da lontano, creano delle isole di colore nelle verdissime vallate sabine e per questo ringrazio Giulia perchè valorizzando la sua proprietà con la cura del verde ha contribuito a rendere ancora più bella questa parte di Sabina”.
ALESSANDRA FINITI Fotoreportage “Autunno in Sabina” -Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
(F.L.):“……Ecco l’autunno con la sua metamorfosi, le onde verdi in colline serene e i borghi con i rigoletti danzanti dai camini mentre i sentieri sono ricoperti di foglie lasciate libere dagli alberi e i cespugli spinosi ci regalano bacche rosse pronte per il Natale…...”
Architetto Maurizio PETTINARI- Fotoreportage -L’autunno a Toffia-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Architetto Maurizio PETTINARI- Fotoreportage –
-L’autunno a Toffia, località Picarella-
L’immaginario collettivo inquadra l’autunno come la stagione della decadenza, dopo i calori portati dall’estate
Franco Leggeri Fotoreportage-ROMA-GAR- Sessione di scavo Villa Romana delle Colonnacce-
ROMA-Castel di Guido-
GAR- Sessione di scavo Villa Romana delle Colonnacce-
Franco Leggeri Fotoreportage-
Roma- 22 aprile 2017-I Volontari del Gruppo Archeologico Romano , capitanati dal Presidente del GAR -Dott. Gianfranco GAZZETTI e dall’Architetto Valeria GASPARI, sono stati impegnati in una sessione di scavo a Castel di Guido, presso l’Azienda Agricola Comunale e OASI della LIPU, nella Villa Romana delle Colonnacce. La Villa Romana è databile tra il III sec. a.C. e il III sec. d.C. ed è costituita da strutture sia di epoca repubblicana sia imperiale.
Nota a margine del libretto di Cantiere-Erano presenti, come sempre , gli “storici e mitici“ componenti del GAR- L&L- LUCA e LUIGI.
Fotoreportage di Franco Leggeri per:
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La descrizione della Villa Romana delle Colonnacce è tratta ,
riassunto da Franco Leggeri, da un saggio-lezione della
Dott.ssa Daniela Rossi- Archeologa .
Castel di Guido- La Villa Romana è del II-III secolo d.C. è sita su di un pianoro all’interno dell’Azienda agricola comunale di Castel di Guido. La Villa ha strutture di epoca repubblicana che sono le più antiche e di epoca imperiale. La villa ha una zona produttiva di e la parte residenziale di epoca imperiale. La parte produttiva comprende l’aia o cortile coperto: il grande ambiente conserva le basi di tre sostegni per il tetto, mentre è stato asportato il pavimento, al centro si trova un pozzo circolare. Vi è una cisterna per la conservazione dell’acqua meteorica, all’interno della cisterna si trovano le basi dei pilastri che sorreggevano il soffitto a volta. A giudicare dallo spessore dei muri e dei contrafforti si può desumere che avesse un altezza di circa 5 metri. Nell’ambiente di lavoro si trovano un pozzo e la relativa condotta sotterranea. Torcular : sono due ambienti che ospitavano un impianto per la lavorazione del vino e dell’olio. Vi era un torchio collegato alle vasche di raccolta, mentre in un ambiente più basso vi era l’alloggiamento dei contrappesi del torchio medesimo ed una cucina con contenitori in terracotta di grandi dimensioni (dolii). La parte residenziale ha un atrio, cuore più antico dell’abitazione romana, in cui si conservava l’altare dei Lari, divinità protettrici della casa. Al centro vi è una vasca ( compluvio) in marmo in cui si raccoglieva l’acqua piovana che cadeva da un foro rettangolare sito nel tetto (impluvio). Sale da pranzo, forse triclinari , ampie e dotate di ricchi pavimenti e di belle decorazioni affrescate sulle pareti. Cubicoli, stanze da letto . Vi erano dei corridoi che consentivano il transito della servitù alle spalle delle grandi sale da pranzo senza disturbare i commensali o il riposo dei proprietari. Il Peristilio o giardino porticato: era l’ambiente più amato della casa, di solito con giardino centrale ed una fontana. Dodici colonne sostenevano il tetto del porticato, che spioveva verso la zona centrale.
I volontari del GAR , scavano con perizia e recuperano frammenti, “i cocci”, li puliscono,catalogano e , quindi, li trasportano nella sede di Via Contessa di Bertinoro 6, Roma -dove vengono restaurati e conservati . Nel 1976 la Soprintendenza Archeologica di Roma recuperò preziosi mosaici e pregevoli pitture che sono ora esposti al pubblico nella sede del museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo. Se la Villa è visitabile e ben conservata lo si deve all’ottimo lavoro dell’Archeologo Dott.ssa Daniela Rossi che la si può definire “Ambasciatore e protettrice del Borgo romano di Lorium “.
N.B. Franco Leggeri- Socio GAR:”La descrizione della Villa delle Colonnacce sono tratte da un saggio-lezione che la Dott.ssa Daniela Rossi ha tenuto nella sala grande del Castello nel Borgo di Castel di Guido il 18/04/09 .”
Per ulteriori informazioni si prega di contattare la segreteria del GAR:
Gruppo Archeologico Romano
Via Contessa di Bertinoro 6, Roma
Tel. 06/6385256
info@gruppoarcheologico.it
John Szabo-I vini dei vulcani -Editore Giunti-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
John Szabo-I vini dei vulcani –
Editore Giunti
Questo volume adotta un approccio romanzesco e lo traspone nel mondo del vino, utilizzando i terreni vulcanici come filo conduttore per collegare una vasta gamma di uve e regioni vinicole. È arricchito da dettagliate schede dedicate a più di 300 produttori, presentati con le loro affascinanti storie e selezionati da un team di specialisti di vini vulcanici. Con oltre 400 fotografie mozzafiato, che esaltano la straordinaria bellezza dei vigneti vulcanici di tutto il mondo, e grazie alle riproduzioni delle etichette e alle numerose mappe a colori, conduce il lettore in un inedito tour visuale di questi angoli spesso remoti del globo. Un libro che punta a far emergere le caratteristiche uniche di questi vini e che rappresenta un punto di riferimento su un tema in continua evoluzione.
Editore: Giunti
Collana: Cucina Bevande
Traduttore: Alessio Noè
Pagine: 256
Dimensione: 235.0 x 280.0
Data di pubblicazione: 05/01/2022
ISBN: 9788809911338
Carlo Franza-L’Appia consolare (Roma-Brindisi) madre di tutte le vie-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Prof.Carlo Franza-L’Appia consolare (Roma-Brindisi) madre di tutte le vie-
E’ in Campania che staziona la bellissima mostra fotografica, non solo documentaria ma anche multimediale dal titolo “L’Appia ritrovata. In cammino da Roma a Brindisi”; essa riscopre e racconta il percorso della prima grande via europea, da Roma a Brindisi, percorsa a piedi nell’estate 2015 da Paolo Rumiz, Riccardo Carnovalini, Alessandro Scillitani e Irene Zambon. Inaugurata a Roma nell’Auditorium, la mostra è ospitata nel Museo Archeologico dell’antica Capua fino al 25 marzo 2017, rievocando la prima tappa del percorso della Regina viarum. La via consolare fu il tramite per diffondere i principi della civiltà romana, lo strumento che fisicamente collegò il “centro del Potere” con i luoghi strategici della penisola. Appio Claudio nei cinque anni della sua censura tracciò la via da Roma a Capua per 132 miglia. L’Appia fu il tracciato lungo il quale marciò il temuto esercito romano, ma anche la via della condivisione, degli scambi culturali, dei traffici; ma è stata anche la triste strada lungo la quale giungevano a Capua gli schiavi e i gladiatori, dove i 6.000 compagni di Spartaco vennero crocifissi atrocemente e simbolicamente esposti a mo’ di monito. Ed è sempre lo stesso selciato calcato da Paolo di Tarso e dai primi apostoli che, con la loro testimonianza, segneranno la fine dei culti pagani e delle religioni misteriche. Un ulteriore invito a visitare la mostra è offerto da una selezione di iscrizioni, rilievi e sculture provenienti dalla città. Tra questi spicca la statua del Trittolemo, l’eroe ateniese che dispensava il dono dell’agricoltura all’umanità, unico esemplare a tutto tondo finora noto, a simboleggiare la straordinaria fertilità dell’Ager Campanus.
Paolo Rumiz e compagni hanno intrapreso il loro viaggio – conclusosi il 13 giugno 2015 dopo 611 chilometri, 29 giorni di cammino e circa un milione di passi – con l’idea di tracciare finalmente il percorso integrale della madre di tutte le vie, dimenticata in secoli di dilapidazione, incuria e ignoranza. Ecco l’Appia. Ora sono essi stessi a raccontare un’avventura che definiscono “magnifica e terribile, terrena e visionaria, vissuta attraverso meraviglie ma anche devastazioni, sbattendo talvolta il naso contro l’indifferenza di un Paese cinico e prono ai poteri forti, ma capace di grandi slanci ospitali e di straordinari atti di resistenza “partigiana” contro lo sfacelo”. “È compito di ciascuno di noi, come cittadini, – spiegano – restituire alla Res Publica questo bene scandalosamente abbandonato, ma ancora capace – dopo ventitré secoli – di riconnettere il Sud al resto del Paese e di indicare all’Italia il suo ruolo mediterraneo. Appia è anche un marchio, un “brand” di formidabile richiamo internazionale. Un portale di meraviglie nascoste decisamente più vario e di gran lunga più antico del Cammino di Santiago de Compostela. La mostra ci accompagna sui Colli Albani, sotto i Monti Lepini con le fortezze preromane sugli strapiombi, lungo i boscosi Ausoni che hanno dato all’Italia il nome antico e ai piedi dei cavernosi Aurunci dalle spettacolari fioriture a picco sul mare. Ci guida nella Campania Felix, sui monti del Lupo e del Picchio e gli altri della costellazione sannitica, nell’Italia dimenticata degli Osci, degli Enotri e degli Japigi fino all’Apulia della grande sete. In questo itinerario, Paolo Rumiz e compagni non sono stati soli, ma hanno avuto altri compagni d’avventura, da citare in ordine di chilometri percorsi: Marco Ciriello, Sandra Lo Pilato, Michaela Molinari, Mari Moratti, Barsanofio Chiedi, Settimo Cecconi, Giulio e Giuseppe Cederna, Giovanni Iudicone, Franco Perrozzi, Cataldo Popolla, Andrea Goltara e Giuseppe Dodaro, con la partecipazione straordinaria di Vinicio Capossela. La mostra consente di rivivere questa affascinante riscoperta attraverso le fotografie di Riccardo Carnovalini integrate da un reportage di Antonio Politano realizzato per il National Geographic Italia e da istantanee estratte dai filmati “on the road” di Alessandro Scillitani. Nel percorso espositivo, curato da Irene Zambon, con testi e didascalie di Paolo Rumiz, anche alcune immagini dei viaggi di Luigi Ottani sui confini dei migranti e dei sopralluoghi di Sante Cutecchia sulla Regina Viarum, oltre ai filmati di Alessandro Scillitani e le musiche e le installazioni audio di Alfredo Lacosegliaz. Completano il percorso un apparato cartografico curato da Riccardo Carnovalini e Cesare Tarabocchia e il materiale documentario conservato negli Archivi della Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area Archeologica di Roma – Capo di Bove e della Società Geografica Italiana, come fotografie, cartoline d’epoca, mappe antiche e moderne. La mostra è a cura della Regione Campania, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Polo museale della Campania, Scabec Spa, Società Geografica Italiana onlus e Festival della Letteratura di Viaggio. La mostra e le attività connesse, che interesseranno anche ulteriori siti lungo il percorso campano dell’antica Appia, sono realizzate nell’ambito del progetto “Itinerari culturali e religiosi” programmato e finanziato dalla Regione Campania con fondi POC.
Carlo Franza
Carlo Franza è Nato nel 1949, due lauree conseguite all’Università Statale La Sapienza di Roma. Allievo di Giulio Carlo Argan. Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, professore prima a Roma, poi a Torino, oggi a Milano.
ANTONIA POZZI- Poesia “SERA A SETTEMBRE”-Pasturo 13 settembre 1937-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
ANTONIA POZZI- Poesia “SERA A SETTEMBRE”-
Pasturo,13 settembre 1937
Paolo Genovesi Fotoreportage “Castagneto d’autunno” Biblioteca DEA SABINA
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Foto di Paolo GENOVESI “Castagneto d’autunno”
Si celebra oggi 21 novembre 2022 in tutta Italia la Giornata nazionale degli alberi-
una Poesia di Emma Chiera
“Quando
saremo stanchi
di giocare a Dio sulla Terra
quando
avremo combattuto anche l’ultima guerra
quando
avremo espresso tutta la potenzialità
del glorioso vocabolo civiltà
quando
ci guarderà con ostile cipiglio
ormai nemico anche nostro figlio
quando
avremo fatto abbastanza rumore
e cancellato sulla Terra ogni traccia d’amore
quando
per la nostra sete di potere
non ci sarà più nulla da avere
allora
sarà giunta l’ora
di tornare sugli alberi.
E non ci saranno più alberi…”
[Da: “Stanotte è venuto il fiume” – 2006 – Emma Chiera]
Riserva Naturale Regionale Tevere Farfa-Biblioteca DEA SABINA
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Riserva Naturale Regionale Tevere Farfa
RISERVA NATURALE TEVERE – FARFA-
Riserva Naturale Regionale Tevere Farfa, ed è possibile pensarla come modello equilibrato di espressione della biodiversità, paradigma di convivenza tra specie e popolazioni differenti, luogo di pace.
NO alle armi, al profitto sui beni comuni e ai paradisi fiscali
SI alla cultura, alla tutela ambientale e ai paradisi naturali!