Il PREMIO CAMPAGNA ROMANA 2015 è stato assegnato al documentarista IGNAZIO SCALAS-per la realizzazione del documentario su Castel di Guido-Oasi LIPU-dal titolo
“IL GIORNO E LA NOTTE”
Il documentario è finalizzato alla valorizzazione del nostro territorio e della Campagna Romana.
Il documentario così lo descrive IGNAZIO SCALAS :“Giorni e giorni, trascorsi lontano dal mio mondo. ove tutto mi è parso così patetico, così scontato, superficiale mi ero perso nel caotico trambusto di una città che ormai corre troppo in fretta, la dove ho udito tante stupide galline che si azzuffano per nulla,(come narrava il maestro Battiato in un brano degli anni 80)poi ,però, sono tornato ritrovandomi nel sensuale abbraccio rassicurante della natura.”
Report fotografico -di Franco Leggeri
Set Documentario “ IL GIORNO E LA NOTTE” Castel di Guido.
Nelle foto il documentarista IGNAZIO SCALAS-
La scena fotografata è relativa a:”Preparazione per l’uscita ricognitiva della Direttrice Alessia de Lorenzis all’Oasi. “
La scena è stata girata il giorno 28 novembre 2015 all’interno del Castello.
L’Oasi Castel di Guido è stata istituita I° ottobre 1999 grazie ad una Convenzione tra il Comune di Roma, l’Azienda Agricola Castel di Guido e la Lipu.L’Oasi Castel di Guido, è la prima conseguenza del grande progetto Lipu sulla Rondine. I 180 ettari dell’Oasi sono immersi a loro volta nei 2500 dell’Azienda Agricola Castel di Guido, ambiente ideale per Rondini, Balestrucci e Rondoni, in cui pascola la più grande mandria di vacche maremmane del Lazio, circa 450 capi.
L’Oasi è inserita in una vasta area di basse colline ondulate che risente anche degli influssi climatici della non lontana zona costiera. Il paesaggio è un po’ quello della campagna romana del secolo scorso, con pascoli, prati, boschi e siepi che si alternano alle zone coltivate. In questa situazione di grande diversità ambientale che vede un notevole sviluppo delle fasce di margine le specie animali risultano così particolarmente abbondanti. Cinghiali, volpi, tassi, lepri, faine tra i mammiferi, la Testuggine di Herman tra i rettili, mentre gli uccelli abbondano con decine di specie nidificanti e in migrazione.
Tra le prime segnaliamo le colorate colonie di Gruccione, l’Averla, il Saltimpalo, il Nibbio bruno, di passo, il raro Nibbio reale, ma anche la Rondine ed il Balestrucco, che in questa zona raggiungono densità particolarmente elevate e purtroppo sempre più rare in altre zone d’Italia nelle quali un tempo questi uccelli erano assai più comuni.
Servizi e strutture
Data la vicinanza con la capitale e gli ambienti “facili”, adatti ad escursionisti di tutte le età, l’Oasi si presta particolarmente adatta anche per brevi “gite fuori porta” è consente di apprezzare “dal vivo” la possibilità di abbinare l’agricoltura al rispetto con la natura. L’Oasi è dotata di un Centro visite e di due Sentieri natura ad anello che coprono i principali ambienti dell’Oasi. Vasti spazi per parcheggio e sosta, anche con il camper. Per la sosta notturna va comunque chiesto il permesso alla direzione dell’Azienda.
Notizie storiche, siti Archeologici e foto relative a Castel di Guido si trovano sul Blog
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Come arrivare all’OASI LIPU di CASTEL di GUIDO
Dal Raccordo Anulare, percorrere l’ Aurelia direzione Civitavecchia. Uscire a Castel di Guido (circa 4 Km oltre il GRA) . Successivamente percorrere altri 4 Km e girare a sx in corrispondenza della Chiesa dello Spirito Santo sita sulla piazza Castel di Guido.
CONTATTI
Oasi Castel di Guido
Responsabile LIPU-Cell. 3285569123
e.mail.: oasi.casteldiguido@lipu.it
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Franco Leggeri Fotoreportage – Torre di Maccarese nota come Torre Primavera
La torre “Primavera” si trova nei pressi di Fregene in fondo a viale Clementino nord-ovest. Fu fatta edificare sui resti di un’antica villa di Ciriaco Mattei in località “Primavera” alla foce dell’Arrone. Il nome “Primavera”, che riguarda l’intera area circostante la torre, deriva dal microclima particolarmente favorevole a cui la zona è soggetta. E’ qui che viveva la mandria di bufale degli antichi proprietari della zona, i Rospigliosi.
Oltrepassato il caseggiato ci appare la massiccia mole della torre Primavera, alta 15 metri e a pianta quadrata. La torre possiede 4 piani e ogni piano ha un salone e due stanzette e per salire in cima c’è una scala. All’interno della torre c’è una botola che conduce ad un passaggio sotterraneo, che passa sotto l’Arrone. E’ molto profondo e lungo circa un kilometro e porta fino al Castello di Maccarese. La torre subì nel’ 500 un restauro che modificò la parte inferiore rendendola a sperone e rinforzò gli angoli con l’inserimento di blocchi di travertino. Fu voluta come molte altre torri di avvistamento, da Pio IV per sventare il pericolo delle incursioni Saracene che affliggevano frequentemente le popolazioni costiere. L’ambiente naturale è purtroppo oggi deturpato dalla presenza del depuratore di Fregene. Fu comunque in occasione dei lavori di installazione di questo impianto, che fu ritrovata una barca romana che localizzerebbe in quest’area l’antico porto di Fregene. L’architetto Maurizio Silenzi nel suo libro “Il Porto di Roma” sostiene una suggestiva tesi che afferma la localizzazione di un porto sul fiume Arrone e la presenza di un faro allineato con quello più noto del porto di Claudio di Fiumicino. La torre Primavera sarebbe stata ubicata e costruita proprio sopra i resti del faro di Claudio. Silenzi porta a prova di ciò anche alcuni rilievi topografici e un’analisi approfondita del materiale esistente sotto l’intonaco più recente della torre che presenta l’inserimento di numerose pezzature marmoree bianche reperibili solo in siti dove sono presenti manufatti del periodo romano. L’Architetto afferma che la torre è stata costruita ristrutturando, in parte, murature esistenti con mattoni di fornace più recenti e mescolando materiali marmorei recuperati che facevano parte di un’antica costruzione riferibile al faro sull’Arrone. Sulla torre Primavera c’è anche un’altra curiosità da riferire: forse le torri erano due! Infatti alcuni archeologi hanno individuato i resti di una costruzione antica anche sulla sponda di ponente dell’ Arrone. C’era un tempo dunque in cui le costruzioni erano due, ipotesi suggestiva ma probabilmente i resti sono di una villa della famiglia dei Cesi da cui prende il nome la zona Cesolina.
Foto di Franco Leggeri per REDREPORT– scatti eseguiti per provare vari obiettivi e fotocamere Reflex e Fotocamera OLYMPUS
Cerveteri: Volontari del GATC adottano l’area archeologica del ‘laghetto’
Cerveteri- 11 aprile 2016-: Nel concreto spirito operativo di ulteriore valorizzazione dell’Area Archeologica della Banditaccia, dal 2 luglio 2004 Sito UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità, il GATC (Gruppo Archeologico del Territorio Cerite-Onlus), che attualmente conta 300 iscritti c.a., ha iniziato in questi giorni ad “adottare” la zona archeologica cosiddetta del “Laghetto” (in passato prospicientemente esisteva un mini realtà lacustre impluviale poi prosciugatasi) come concessogli dalla Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria Meridionale che vede al vertice, come Soprintendente, l’archeologa dr.ssa Alfonsina Russo e come Responsabile della suddetta Zona Archeologica l’archeologa dr.ssa Rita Cosentino.
Il tutto rientra in quell’ottima sinergica collaborazione messa in campo fra la Soprintendenza, il Comune di Cerveteri ed alcune Associazioni di volontariato archeologiche del territorio (tutte operanti a titolo assolutamente gratuito), fra cui appunto il GATC, che hanno messo a disposizione “uomini e mezzi” andando adoperare fattivamente nella ripulitura, ripristino e messa in sicurezza di ampie zone del pianoro della Banditaccia (oltre 120 ettari di superficie – l’area sepolcrale più estesa del mondo), affinché i visitatori possano, oltre l’area cosiddetta “del recinto” (dove si paga il biglietto), continuare ad effettuare, in questo caso gratis, una ulteriore visita di altre ampie porzioni archeologiche di questo splendido Sito UNESCO etrusco Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Per quanto concerne l’Area del “Laghetto” presa “in carico”, per le suddette incombenze, dal Gruppo Archeologico del Territorio Cerite, vi è da dire che è una delle più antiche e composite situazioni archeologiche del pianoro in quanto racchiude, in un ampio ed articolato spazio, sepolture che vanno, come datazione, addirittura dall’Età del Ferro ( IX°- VIII° secolo a.C.) fino all’Età Tardo Etrusca (IV°-III° secolo a.C.) con tombe a pozzetto, tombe a fossa e tombe a camera costruita ipogea con tumuli. In questa importante occasione il GATC mette in campo una “forza lavoro di base” (pronta ad essere integrata alla bisogna) di 20 volontari di grande professionalità ed esperienza, già ben collaudata in altre importanti aree archeologiche etrusche e romane (ad es. Pyrgi e Castrum Novum), coordinati operativamente dal sig. Gianfranco Pasanisi e supervisionati tecnicamente da, addirittura, due archeologi: il dr. Flavio Enei ed il dr. Stefano Giorgi; il tutto, ovviamente, in collaborazione con quella che è la “padrona di casa”: la Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria Meridionale.
L’intendimento del GATC, considerando ciò che andrà fatto (a puntino) di sfalci, ripuliture, ripristini e messa in sicurezza della zona, sarebbe quello di poter mettere a disposizione del pubblico, (s’intende a valutazioni della Soprintendenza effettuate), la zona del “Laghetto prima dell’avvento dell’estate prossima. Dimenticavamo di dire che, come è stato fatto già a Pyrgi ed a Castrum Novum tutta l’Area Archeologica in questione (soprattutto anche in ossequio ed in omaggio alla preziosità storico-culturale del luogo Sito UNESCO) sarà “arricchita” con vari pannelli didattici illustrati fornenti notizie chiare e circostanziate sul luogo e su tutto ciò che ivi si può ammirare.
Roma Municipio XII-Quartiere Massimina- Degrado e Abbandono sito archeologico.
Roma-Municipio XII-Quartiere Massimina-Degrado e abbandono dell’area archeologica sita tra via Romano Guerra –via della Massimilla e il Centro Commerciale civico 14.
Nel 2004 , se ricordo bene nel mese di novembre, durante la fase di sbancamento per la costruzione del Centro Commerciale venne rinvenuta una Villa rustica , una cisterna e una necropoli databile IV-III sec. A.C.
Nel 2009 furono eseguiti gli scavi , vedi foto allegate, sull’area archeologica (residuo di aera) che ora si presenta nel più degrado assoluto.
Tutti noi cittadini ci auguriamo che i nuovi Amministratori sappiano, finalmente, valorizzare la Storia e i siti Archeologici del Quartiere Massimina.
Pubblicheremo, sul nostro Blog ABC VOX, tutto il materiale che riusciremo a recuperare relativo alla Storia e all’Archeologia di Massimina.
Articolo e foto di FRANCO LEGGERI
P.S. Il MISTERO DEL FONTANILE SCOMPARSO di via Ciro Trabalza, qualcuno ha notizie?
PASSOSCURO– Foto d’archivio-Lavori di risanamento idro-sanitario eseguiti dall’ACEA e denominati “Risanamento Borgate Gruppo C” – anni ’80-La località PASSOSCURO faceva parte della XIV Circoscrizione di Roma-Da 25 anni Passoscuro è un quartiere del Comune di Fiumicino (RM)-
Osteria a sinistra della Via Aurelia, o strada di Civitavecchia, 8 miglia lungi da Roma , posta nel tenimento di Castel di Guido, poco prima del diverticolo di Maccarese. Essa è nella valle del Rio di Galeria, che si traversa sopra un ponte : ivi dappresso è un Casale , un granaio , la chiesa , ed un fontanile fornito di acqua da una sorgente condotta, i cui bottini veggasi a destra della strada. Il nome Malagrotta suol dirsi da una grotta che si vede sul colle a sinistra ; a me sembra però che sia un travolgimento del nome Mola Rupta, che almeno fin dal secolo X. questo fondo portava: dico fin dal secolo X, poiché non voglio fare uso della Carta di donazione di Santa Silvia per le ragioni che furono indicate nell’articolo su Maccarese. Or dunque negli annali de’ i Camaldolesi, ne’ quali si riporta quell’Atto di donazione , si trova pure riportata una Carta genuina pertinente all’anno 995, ( leggasi il tomo I.p.p.126) nella quale si ricorda la cessione e permuta fatta da Costanza nobilissima donna di una metà di un suo Casale denominato Casa Nobula, posto circa l’ottavo miglio fuori della porta San Pietro nella contrada che corrisponde appunto a Malagrotta. E questa contrada si ricorda ancora anche in altre Carte degli stessi annali, come in una dell’anno 1014 nella quale si pone fuori di porta San Pancrazio nella via Aurelia, e si nomina come Casale ,in un’altra carta del 1067 si nomina come affine al Rio Galeria, e nel secolo XIII. Col nome di Castrum Molarupta colle chiese di Santa Maria e di Santa Apollinare si designa nelle bolle di papa Innocenzo IV. Nel 1249 e di Papa Bonifacio VIII. Nel 1299, con le quali furono conferiti i beni di San Gregorio: come pure in due Atti pertinenti all’anno 1280 e 1296, documenti che sono inseriti nell’appendice del tomo V. degli Annali suddetti. Quindi il nome Molarupta rimaneva sul principio del secolo XIV. E quanto a questa denominazione così antica , che rimonta, come si vide , almeno al secolo X. facile è derivarne la etimologia da una mola ivi sul fiume Galeria esistente, la quale rottasi, ne derivò al fondo ed alla contrada il nome do Molarupta.
Biblioteca DEA SABINA-Associazione CORNELIA ANTIQUA
ROMA MUNICIPIO XII-
Massimina-Scoperte e ricoperte, nel 2009, due tombe del IV-V sec. a. C.
Roma-Municipio XII-Quartiere MASSIMINA-Venerdì 11 settembre 2009, in via Ildebrando della Giovanna, di fronte alla scuola elementare Nando Martellini, durante lo scavo per eseguire una riparazione idrica sono venuti alla luce due tombe del IV-V sec. a. C. Le tombe, una grande e una piccola sono state “monografate”, fotografate e subito ricoperte.
Già dal 1999 la Soprintendenza SAR ha intrapreso una serie di sondaggi preventivi in vista dell’allargamento della sede stradale di via Ildebrando della Giovanna. La strada è sita in posizione elevata rispetto al Fosso Galeria, sulla collina che funge da spartiacque.
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