Thomas Ashby – Middlesex , 1874-1931- Appena sedicenne accompagnò il padre in un viaggio in Italia e rimase così affascinato dal nostro Paese che nel 1897, laureatosi a Oxford, grazie a una borsa di studio si trasferì a Roma dove divenne ben presto direttore della Scuola Britannica, allora aveva la sede nel Palazzo Odescalchi in Piazza Santi Apostoli.
Thomas Ashby fu amico e collaboratore , oltre che allievo, dell’Archeologo romano Rodolfo Lanciani. Ashby percorse la Campagna Romana e Sabina, oltre l’Abruzzo e la Sardegna, in lungo e in largo , a piedi e in bicicletta, con lo scopo di raffrontare i dati archeologici e topografici con la realtà dei luoghi e dei monumenti.
Ashby proseguiva così l’Opera di Antonio Nibby , grande archeologo di Amatrice, e di Giuseppe Tomassetti. L’opera di Ashby sarebbe poi stata continuata , dopo di lui, dal suao discepolo Giuseppe Lugli che così lo ricorda:” Quante gite abbiamo fatto insieme nel Lazio, nella Sabina e nell’Etruria con tutti i mezzi disponibili e per più giorni di seguito! Ashby fu profondo conoscitore, come nessun altro, del terreno ,camminatore instancabile , compagno simpaticissimo, senza pretese e sempre contento, ovunque ci fermassimo a mangiare e a dormire; senza invidia e gelosia , ma prodigo di notizie e di insegnamenti verso tutti quelli che si rivolgevano a lui”.
Ashby è attentissimo a cogliere ogni dettaglio di quanto gli sta intorno e riesce a scoprire e a documentare la storia dei luoghi che visita risalendo il più possibile indietro nel tempo.
La vastissima raccolta delle oltre novemila fotografie è raggruppata , secondo il metodo topografico con cui Ashby lavorava sotto i nomi delle strade consolari: SALARIA,NOMENTANA,TIBURTINA.VALERIA, COLLATINA,PRENESTINA, LABICANA, LATINA, APPIA, ARDEATINA,LAURENTINA, OSTIENSE, SEVERIANA, AURELIA, CASSIA, CLODIA e FLAMINIA.
Strade consolari che ritroviamo nelle sue Opere: The Classical Topography of Roman Campagna, forse la sua Opera più importante (scritta all’età di 28 anni) e il conosciutissimo Topography Dictionary of Ancient Rome.
L’Opera di Ashby è stata anche oggetto di due splendidi cataloghi e di una prestigiosa mostra fotografica allestita dalla British School di Roma.
Il Vescovo Pietro Mancini nacque a Bologna il 24 novembre 1901. Trasferitosi a Firenze entrò giovanissimo nel Convitto della Calza da dove , ordinato sacerdote insieme a Mons. Bagnoli il 25 luglio 1925, uscì per dedicarsi al ministero.
Il quel 25 luglio 1925 furono ordinati preti anche Don Antonio Pettini, Don Romano Rastrelli, Don Serafino Ceri.
A Don Mancini si deve la costruzione della nuova Chiesa parrocchiale di Santa Maria a Coverciano .
Dopo aver svolto il ministero a Coverciano per un certo periodo , cioè sino al mese di agosto del 1933, Don Tito Mancini passo alla Marina Militare con il grado di Capitano dedicandosi all’assistensa religiosa dei marinai; ma i parrocchiani di Coverciano non lo dimenticarono e quando arricchirono di un nuovo concerto di campane il loro campanile vollero che una campana fosse dedicata a San Tito al ricordo proprio di Don Tito Mancini.
Ben presto Don Tito Mancini dovette lasciare il ministero a pro dei marinai perchè chiamato a Roma al seguito del Cardinale francese Eugenio Tisserant il quale ripose ogni fiducia nel sacerdote calzista. Ben presto, il 29 gennaio 1947, Don Mancini divenne Vicario Generale della Diocesi di Ostia, Porto e Santa Rufina delle quali era titolare il Cardinale Tisserant, e poi lo stesso Cardinale ottenne , nel 1960, dalla Santa Sede che Monsignor Mancini gli fosse assegnato come Vescovo Ausiliare e fu lo stesso Cardinale Tisserant a consacrarlo.
Si legge nel settimanale “Vita” nell’edizione del 4 aprile 1962 , in un lungo articolo dal titolo TISSERANT a pag. 43 :” il 29 gennaio 1961 il Cardinale Tisserant, versò non poche lacrime di commozione mentre consacrava Vescovo Mon. Tito Mancini, assegnatoli come Ausiliare.
Prosegue il cronista:” sembra che consagri Vescovo un figlio.” Era questo il commento dei presenti. Dopo la cerimonia di investitura gli invitati fecero al Cardinale le congratulazioni per aver ottenuto un Vescovo Ausiliare per la Diocesi, il Cardinale rispose così:”Non dovete rallegrarmi con me perché ho avuto il Vescovo Ausiliare, ma perché ho avuto Questo Ausiliare, Mons. Tito Mancini .” Appena aver pronunciato queste parole il Cardinale fece un gesto che commosse profondamente i presenti e il Vescovo Mancini: si sfilò dal dito l’anello episcopale che egli aveva ricevuto 24 anni prima nel giorna della sua propria consagrazione e lo donò al sua neo Ausiliare….”.
Il 28 febbraio 1967 Mons. Tito Mancini passò a reggere le Diocesi di Nepi e Sutri nella Tuscia laziale.
L’attività pastorale di Monsignor Tito Mancini ,molto intensa , diete ottimi frutti. A questo proposito giova ricordare ciò che il parroco Don Alberto Benedetti attestò di lui ancora vivente:” dalla mente e dal cuore….Mancini trae motivo per portare la fiaccola della Fede e l’ardore della Carità in ogni angolo della Diocesi, con semplice umiltà aiuta i parroci , sostituisce quelli improvvisamente impediti per malattia o impegni , nella celebrazione della Santa Messa…” Monsignor Tito Mancini morì a Sutri, rimpianto dl clero e dal popolo, dal 4 marzo 1969 è sepolto all’interno della Cattedrale della Diocesi di Porto e Santa Rufina a La Storta vicino al Cardinale Eugenio Tisserant , Monsignor Luigi Martinelli,Monsignor Pietro Villa e Vescovo Andrea Pangrazio, come si legge nell’epigrafe .
Ricerche bibliografiche e foto d’archivio sono di Franco Leggeri
RomaCapitale- Municipio XIII-Il complesso antico attualmente disposto su via di Casalotti all’angolo con via Borgo Ticino venne alla luce già nei primi anni 30 in modo del tutto occasionale, durante l’esecuzione di alcuni lavori agricoli in area.In un primo momento, nel 1930 in seguito agli scavi intrapresi dalla Soprintendenza, furono rinvenuti resti parziali di un mosaico a soggetto marino raffigurante Tritoni e Nereidi afferente ad un ambiente termale piuttosto esteso; un deposito di dolia – i grandi contenitori di derrate alimentari in terracotta – disposti irregolarmente in un ambiente sorretto da pilastri in laterizio; alcune strutture murarie anch’esse in opera laterizia; scorie di fusione di una fornace per il vetro Già due anni più tardi vennero poi rinvenuti nella stessa area una necropoli e una cisterna con alcuni cunicoli sotterranei ad essa collegati ed un pozzo, che facevano pensare sempre più ad un abitato stratificatosi nel corso del tempo ma comunque stabile e ben organizzato. Si giunse così ad interpretare l’intero sito come quello di una villa romana abitata in varie epoche, con una prima fase verosimilmente di epoca repubblicana su cui si appoggiò l’attuale villa sicuramente da attribuirsi alla piena età imperiale, costituita da una pars rustica con pavimenti in coccio pesto e laterizio e da una pars privata a carattere residenziale probabilmente a due piani, con mosaici ed intonaci dipinti con annesso un edificio termale. E’ ipotizzabile che essa restò in uso fino almeno al V sec. d.C.
In seguito, negli anni 80, grazie all’ausilio sempre più efficace della fotografia aerea, il sito venne più chiaramente a delinearsi nella sua estensione, diviso e tagliato dalla strada moderna.
Nel 2000, grazie ai fondi per il Giubileo, la Soprintendenza potè continuare gli scavi, durante i quali si rinvennero altri edifici termali e tutta una nuova parte della villa con un settore riutilizzato con funzione artigianale in età tardoantica. Il rinvenimento di alcune fistulae plumbee recanti l’iscrizione Calpurnia Cacia M(arcellina) hanno verosimilmente individuato in questo nome la proprietaria del fondo. Resti di strada basolata nei pressi della villa in direzione di P.zza Ormea fanno pensare ad un diverticolo della via Cornelia ad uso esclusivo degli abitanti della villa.
Riaperto al pubblico nel 2012, il sito – curato dal Gruppo Archeologico Romano – è fruibile alla popolazione attraverso visite guidate gratuite da richiedersi al GAR ; www.gruppoarcheologico.it.
Martedì 2 maggio 2017 i funerali a Roma, poi la salma partirà per Saluzzo, dove il giorno 3 maggio sarà esposta in Duomo dalle 10.30. Alle 15.30 il rito esequiale
Si terranno oggi 2 maggio alle ore 15, le esequie di Monsignor Diego Natale Bona, vescovo emerito della Diocesi di Saluzzo.
“Il tramonto di un grande uomo di Chiesa” così lo ha definito Monsignor Cristiano Bodo, attuale pastore della circoscrizione vescovile saluzzese.
Il rito esequiale di oggi sarà celebrato nella cattedrale dei Sacri Cuori di Gesù e Maira a La Storta, a Roma. Subito dopo la salma di Monsignor Bona verrà trasferita a Saluzzo, dove domani – mercoledì 3 maggio – dalle 10.30, sarà esposta in Duomo.
La cattedrale cittadina ospiterà, alle 15.30, le esequie, dopodiché il feretro sarà tumulato nella tomba dei vescovi.
“Siamo invitati – prosegue Monsignor Bodo – ad unirci al fratello e a tutto il presbiterio diocesano nella preghiera di suffragio, per il bene che ha saputo donare alla nostra Chiesa”.
Roma- 29 aprile 2017-Si è spento improvvisamente a Roma, questa mattina presso l’ospedale San Carlo di Nancy dove era ricoverato, monsignor Diego Natale Bona , vescovo della diocesi di Saluzzo dal 1994 al 2003.
Nato a Castiglione Tinella, nell’albese, l’11 dicembre 1926, Bona era stato ordinato sacerdote all’età di 23 anni, e precisamente l’8 ottobre del 1950.
Fu l’allora Pontefice KarolWojtyla, papa Giovanni Paolo II, il 9 novembre del 1985, ad eleggerlo vescovo alla sede suburbicaria – così si definiscono le sette Diocesi del Lazio intorno a quella di Roma – di Porto-Santa Rufina.
Il cardinale UgoPoletti, scomparso nel 1997, lo consacrò episcopo neanche un mese dopo, il 1 dicembre dello stesso anno, il 1985, mentre la nomina episcopale giunse il 30 settembre 1986.
Dal Lazio, dove Bona guidò la Diocesi di Porto per più di otto anni (dall’85 al 1994), venne trasferito in Piemonte come pastore della Diocesi saluzzese, dove si insediò il 19 marzo del 1994.
“Bona cuncta posce” (chiedi per noi ogni bene) fu il suo motto episcopale, nonchè un verso dell’antichissima preghiera a Maria, Ave Maris Stella.
A Saluzzo rimase sino al 2003, diventando vescovo emerito – il 16 aprile – affidando la circoscrizione vescovile al suo successore, Monsignor GiuseppeGuerrini.
Dal 1994 al 2002 fu anche presidente del “Pax Christi” italiano, il movimento cattolico per la pace, con Tonio Dell’Olio coordinatore nazionale.
Tra gli incarichi ricoperti, anche quello di membro della Commissione Espiscopale per il servizio della carità e della presidenza della Caritas italiana.
I solenni funerali si svolgeranno il 2 maggio alle ore 15.00 nella Parrocchia dei SS Cuori di Gesù e Maria
Chiesa Cattedrale Diocesi di Porto e Santa Rufina -Loc. LA STORTA-Roma
Il 23 aprile in tutto il Paese. L’Oasi Castel di Guido organizza una giornata di visite e giochi per bambini e adulti nella Natura della campagna romana. La partecipazione a visite guidate, giochi, animazioni per bambini e adulti è gratuita.
Per le persone che amano la Storia della nostra zona suggerisco di visitare il Blog- WWW.ABCVOX.INFO – VOX-Voce della Campagna Romana- zona AURELIA BOCCEA
Programma del mattino
10.30 Appuntamento in piazza Castel di Guido e trasferimento in Oasi
11.00 Visita guidata sul sentiero delle rondini
Visita guidata sul sentiero degli allocchi
12.30 Liberazione di un rapace curato al CRFS Lipu Roma
13.00 Pranzo al sacco (per chi si vuole fermare)
Programma del pomeriggio
15.00 “Voli senza Frontiere”, gioco di orientamento per bambini dai 6 a 99 anni (prenotazione obbligatoria)
15.30 Visita Guidata alla Villa Romane delle Colonnacce organizzata dal GAR (Gruppo Archeologico Romano)
16.30 Saluti
Per informazioni e prenotazionitel. 3285569123
Per le persone che amano la Storia della nostra zona suggerisco di visitare il Blog- WWW.ABCVOX.INFO – VOX-Voce della Campagna Romana- zona AURELIA BOCCEA
Eventi della giornata in Oasi
– I #ventiBUONI
20 Arnie, 20 disegni, 20 Scienziati.
Buono racconta il progetto dell’associazione e presenta nel pomeriggio il portasciami di Lucamaleonte.
– Corso di Fotografia Macro
Durante la giornata, il fotografo naturalista Alessandro Zocchi, terrà un corso base di fotografia macro (fiori, insetti, piccoli animali) articolato come segue:
mattina – lezione di macro della durata di un’ora e mezza
pomeriggio – sessione pratica di fotografia all’interno dell’Oasi
Donazione minima per il corso: 10 euro
Per informazioni e prenotazione obbligatoriatel: 3669930239
Sito web della Campagna Romana-WWW.ABCVOX.INFO
Come arrivare in Oasi
L’Oasi si trova all’interno dell’Azienda Agricola Castel di Guido che ha sede nel borgo omonimo (via Gaetano Sodini). Il borgo è lungo la via Aurelia (km 20) a 5 km dall’uscita “Aurelia” del G.R.A. direzione Civitavecchia. Dall’uscita “Castel di Guido” percorrere via di Castel di Guido per 4,5 km fino all’omonima piazza, punto di incontro per gli eventi e le visite guidate. Da li, in occasione degli eventi organizzati, si prosegue in auto per la strada interpoderale fino al parcheggio dell’Oasi. In alternativa l’oasi si può raggiungere dal borgo a piedi o in bicicletta (circa 2,5 km). La piazza di Castel di Guido è raggiungibile con la linea Atac 246P (fermata: n° 78340 pza Castel di Guido) con partenze dal capolinea Cornelia (Metro A).
Per informazioni tel. 3285569123
Per le persone che amano la Storia della nostra zona suggerisco di visitare il Blog- WWW.ABCVOX.INFO – VOX-Voce della Campagna Romana- zona AURELIA BOCCEA
Castel di Guido- 12 aprile 2017-Distruggere un Borgo medievale, la Sua Storia millenaria, non è impresa da poco, solo “piccolissimi uomini dal prezzo facile” sono in grado di poterlo fare. Castel di Guido il Borgo medievale “violentato da cialtroni incapaci, uomini rozzi estranei al bello , nemici del sole e della luna”. Vivere Castel di Guido in un modo diverso, osservarlo con occhi “puliti”, essere un abitante del Borgo che non ha istinti da “PREDONE” , essere Cittadino di Castel di Guido VERO come si diceva una volta :”con il cuore e con l’anima”. I “signori” che hanno depredato e distrutto “il nostro” Castel di Guido sono ormai “altrove” a godersi i frutti dello scempio che ci hanno lasciato. I barbari che hanno “SPEZZATO L’EMOZIONE” sono “altrove a godersi il brutto frutto della loro anima arida”. C’è forse un pensiero che è pari. Per profondità e smarrimento. C’è forse un’emozione che è pari. Forse un dolore che è pari nel vedere un Borgo bello e forte crollare col cuore a pezzi in un deposito di meschini interessi . Piccoli interessi da “bottegaio” . Vi è un dolore, un’emozione che forse sono pari a quello che hanno dominato gli occhi e i cuori nel mondo nel vedere un Borgo bello e forte cadere ed avviato alla morte troppo presto, ma la partita non è finita. E sono il dolore, l’emozione che ci prende nel pensare che Castel di Guido, quel bel vigore che infondeva non abbiano avuto senso. Vedere, l’amato, Castel di Guido, così com’è ridotto, è un nodo alla gola. L’ingiustizia di un Borgo che cade nel pieno del suo splendore, è quasi pari all’ingiustizia di pensare che la vita, quella di tanti giovani, sia priva di senso. Sia come un bell’”arabesco” nel nulla. Sia come una cosa fantastica e breve, priva di reale significato, cioè priva di un destino buono. Perciò vedendo lo spaventoso spettacolo di Castel di Guido che crolla sotto “l’ignorante bastone di piccoli uomini privi di scrupolo ” .E a quel crollare fa eco, per così dire, quel sorgere e cantare la SPERANZA. E a quell’emozione che fa quasi perdere il senno, risponde, con l’”ultrasuono” di un’impalpabile ma ragionevole speranza, l’emozione di vedere questi vecchi e giovani che gridano e cantano perché la vita – duri cent’anni o venti o un mese – ce l’ha. Scene ed emozioni OPPOSTE al neutro e scialbo chiacchiericcio di prezzolati “capibastone” che per “ un misero piatto di lenticchie” vendono il futuro del Borgo ad avvoltoi e sciacalli. Resistere agli sciacalli e alla serpe che sputa il veleno dell’odio.
Guido da Spoleto vinse i Saraceni, riusciremo noi, oggi, a vincere la giostra della MezzaLuna? Vivere Castel di Guido, andare oltre e che il bagordo innalzi le membra degli avvoltoi come trofeo di vittoria.
-articolo di Franco Leggeri-
Roma- 31 marzo 2017-All´interno della tenuta Acquafredda la presenza dell´uomo risale alla Preistoria. Molto probabilmente vi è stata la presenza degli Etruschi: si sta infatti studiando una grotta che, presumibilmente, è una tomba rupestre ipogea. La presunta tomba è scavata nel tufo ed è costituita da un camerone iniziale, sorretto da un grande pilastro di tufo, da cui parte un lungo corridoio, ai cui lati si aprono a coppia, in forma simmetrica, quattro cappelle laterali. I contadini l´hanno sempre chiamata la “grotta”, ma la struttura è quella di una tomba etrusca del VII secolo a.C.
Castel di Guido- 5 aprile 2017-Mi trovo ad ammettere che ha preso piede, ed è molto alla moda, una nuova corrente ,genere, di report fotografico i nuovi “soggetti” sono : Sacchetti d’immondizia, vecchi mobili , calcinacci ecc. Scaricati lungo il bordo della nostra via Castel di Guido. Sono questi i nuovi soggetti da fotografare e “alla moda ” che sono immortalati da noi reporter. Questo genere di foto si “vende bene”. Il degrado è sotto gli occhi di TUTTI. Per noi abitanti di Castel di Guido credo sia giunto il momento di fare qualcosa per risolvere questo problema congiunto : IMMODIZIA &PROSTITUZIONE-. Noi Cittadini di Castel di Guido ovunque giriamo la testa vediamo sempre DEGRADO e, quindi, NESSUNO può far finta che “IL PROBLEMA” non esista. Volevo far notare che dopo la “CHIUSURA DI MALAGROTTA” , molti Negozianti , Artigiani, Ristoranti e Bar delle zone limitrofe ,(MASSIMINA-ARANOVA-MACCARESE-BOCCEA-CASALOTTI), hanno pensato di trasformare via di Castel di Guido in una via “DISCARICA sia di rifiuti -OPEN h.24- e sia di PROSTITUTE”.
Report fotografico :CASALE della BOTTACCIA- tra sito Storico-Archeologico e sito “FOGNA” della moderna Prostituzione –
Castel di Guido una via “DISCARICA ,sia di rifiuti e sia di PROSTITUTE/I”. Le foto documentano l’interno del sito Archeologico della Bottaccia che da sito Storico oggi , dopo essere stato depredato ed “ edilmente cannibalizzato”, viene utilizzato e trasformato in lupanari .
Ho parlato con una prostituta e mi ha confidato : “Noi prostitute siamo discariche per gli esseri umani. Gli uomini ci utilizzano come WC per i loro “bisogni”. In questo degrado , immondizia, trovano l’ambiente ideale per lo sfogo del loro istinto di bestie. Io, come prostituta, sono “USATA” dagli uomini come lo scarico di una fogna. In parole povere sono TOPA DI FOGNA e piaccio a molti , tantissimi uomini ”. Il degrado è sotto gli occhi di TUTTI. Per noi abitanti di Castel di Guido credo sia giunto il momento di fare qualcosa per risolvere questo problema congiunto : IMMODIZIA &PROSTITUZIONE-. A mio avviso se tutti giriamo la testa dalla parte opposta ormai vediamo comunque sempre DEGRADO e, quindi, NESSUNO può far finta che “IL PROBLEMA” non esista.
N.B. Le foto ,allegate al post, sono relative ai sotterranei del Casale della Bottaccia , moderno LUPANARI – I lupanari (dal latino lupa =prostituta), erano, nel corso di tutta l’epoca romana, i luoghi deputati al piacere sessuale mercenario, ovvero delle vere e proprie case d’appuntamento, o bordelli.
Via di Castel di Guido :” OPEN GREEN, sala massaggi con vista.”
“Via di Castel di Guido è diventata un centro benessere “open green”. Sono in attività ,dopo aver frequentato e superato un adeguato corso professionale, brave massaggiatrici e massaggiatori molto, ma molto apprezzati, vista la lunghissima fila dei clienti in sala di attesa nel parcheggio ai margini della strada. Dalle foto, allegate al report, è possibile notare che il luogo e l’atmosfera in cui si riceve il cliente è fondamentale: in un ambiente dedicato al benessere gli arredi giocano un ruolo fondamentale. La sala massaggi, come si vede dalla foto, trasmette una sensazione di calma e “Relax” sia a chi vi lavora e sia ai clienti. Un cliente soddisfatto sarà la migliore pubblicità, per i Centri Benessere di via Castel di Guido, perché racconterà della sua esperienza positiva ad amici”.
P.S.Le foto allegate sono dei materassi “asserviti” in “uso” alla prostituzione . Questi materassi sono sistemati ai bordi della via Castel di Guido, alcuni vicinissimi alle fermate degli Autobus.
– Dott. Gregorio Schirinzi e Il mito della Citroën Méhari –
ROMA-Castel di Guido- 4 aprile 2017-Con l’avvicinarsi della Santa Pasqua e, speriamo, le belle giornate per le strade del Borgo vedremo ancora “sfrecciare” la piccola Citroën di plastica Méhari, con al volante il Dott. Gregorio Schirinzi con gli immancabili occhialoni neri e i capelli al vento. La Méhari si addice al Dott. Gregorio, sembra che quando Roland de la Poype, nobile francese col pallino per le invenzioni , propose alla Citroën una carrozzeria in plastica , così si dice, avesse in mente un’auto per “ gentiluomini di campagna” e Gregorio è la persona giusta per questo sogno, ma “mutuato” nella nostra bella Campagna Romana.
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