ROMA- 12 aprile 2018-Nessuno vuole lavorare nelle due tenute agricole gestite dal Comune, Castel di Guido e la Tenuta del Cavaliere. I centri dell’impiego, a cui il Campidoglio aveva dato mandato di cercare 24 operai agricoli a tempo determinato, sono infatti riusciti a reclutare solo due persone su 24. Ora, come recita il testo di una memoria di giunta il 16 marzo scorso, il Comune ha bandito 40 nuovi posti.
Nelle tenute di proprietà della Regione e gestite dal Comune di Roma si coltivavano cereali, si allevano mucche da latte, si producono e si vendono formaggi. Ma nessuno sembra voler lavorare in queste aziende agricole. I centri dell’impiego, a cui il Campidoglio aveva dato mandato di cercare 24 operai agricoli a tempo determinato, sono infatti riusciti a reclutare solo due persone su 24. Ora, come recita il testo di una memoria di giunta il 16 marzo scorso, il Comune ha bandito 40 nuovi posti “da inquadrare nella figura professionale di ‘operatore Servizi Ambientali’ considerato che 15 operai agricoli hanno il contratto scaduto a fine marzo.
Roma Capitale gestisce due aziende agricole di proprietà della Regione Lazio: Castel di Guido e la Tenuta del Cavaliere. La prima, per esempio, sorge sulla via Aurelia e si estende per circa 2mila ettari. Ci sono 300 ettari di foraggiere in consociazione ed erba medica, circa 50 ettari di mais irriguo, prati e 360 ettari di pascoli. Vi pascolano circa 400 capi bovini di razza Maremmana in purezza da produzione di carne e da circa 250 capi di bovini di razza Frisona per la produzione del latte. Il rilancio di queste due aziende prevede l’assunzione di personale, ma anche il parziale abbandono degli allevamenti di bestiame, l’ampliamento delle coltivazioni e il ripristino dell’oliveto aziendali ormai abbandonato.
L’ex assessora Marino: “Tenute bellissime, ma abbandonate a loro stesse”
Il debito delle aziende agricole, sosteneva due anni fa l’allora consigliere regionale Fabrizio Santori, si aggira intorno agli 800mila euro all’anno, “mentre gli animali sono abbandonati e il patrimonio inestimabile con locali e abitazioni non viene assolutamente valorizzato dalla Regione Lazio”.
Secondo l’ex assessore Estella Marino, che commenta un articolo del Messaggero sulla questione a firma Lorenzo De Cicco, “le tenute agricole sono bellissime ma ovviamente quasi abbandonate a se stesse, a differenza di altre questioni per cui sono state create delle aziende pubbliche qui la gestione è svolta direttamente dagli uffici del dipartimenti ambiente, ed è un po’ difficile far collimare le necessità di mucche e terreni con gli orari di un ufficio comunale, con il foraggio che magari non arriva perché la ragioneria è in ritardo a mettere il visto sull’impegno di spesa, una follia. A suo tempo ritenemmo che il comune non dovesse tra le sue mansioni fare anche l’allevatore e l’agricoltore, che non sia tra i suoi compiti istituzionali, e con la Regione iniziammo a tracciare un percorso per costruire un bando per affidare magari a giovani agricoltori le aziende, che rimanevano ovviamente di proprietà pubblica, e con una serie di attività sempre pubbliche e aperte al pubblico. Tutto questo si è ovviamente fermato e le tenute sono ripiombate nel nulla, un vero peccato e tanti danni…”
Roma Municipio XIII-Fotoreportage di Fanco Leggeri-
“Neve a Castel di Guido e Residenza Aurelia”
Roma Municipio XIII-Castel di Guidoe e Residenza Aurelia-26 febbraio 2018 – E, alla fine, anche i più prudenti sono stati smentiti e la neve è arrivata. Poco dopo l’una di questa notte i primi fiocchi di neve hanno iniziato ad imbiancare Castel di Guido e la Residenza Aurelia. La neve , per l’intera notte, ha accarezzato la Capitale. Entrata da nord, dopo aver imbiancato tutta la Provincia di Viterbo , la perturbazione nevosa ha coinvolto la nostra Città e Castel di Guido. Alleghiamo al post un fotoreportage sulla nevicata che ha interessato la Residenza Aurelia.
PIANO NEVE DEL CAMPIDOGLIO-
Scuole chiuse
Ieri pomeriggio il Comune di Roma ha emanato un’ordinanza che prevede la chiusura delle scuole: “Preso atto dell’ultimo aggiornamento delle previsioni fornite dalla Protezione Civile regionale, che confermano i rischi di neve e forti gelate, è stata firmata ordinanza sindacale che dispone la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, compresi gli asili nido, sul territorio di Roma per lunedì 26 febbraio”. Provvedimenti analoghi sono stati presi da tutti i Sindaci della Città Metropolitana , sono sospese anche le lezioni e gli esami nelle Università della Capitale.
Chiusi parchi, cimiteri e ville storiche
Una seconda ordinanza, firmata sempre dalla sindaca Raggi, è quella relativa a parchi, cimiteri e ville storiche che resteranno chiusi fino a cessata allerta.
Piano neve di Atac
Anche Atac è “in trincea”. Varato il piano neve: in servizio saranno solo le linee di bus che garantiranno gli spostamenti lungo le direttrici principali della città con vetture dotate di gomme termiche. L’intera rete metroferroviaria (metro A, B e C, ferrovie Termini- Centocelle, Roma-Lido e Roma-Viterbo) sarà regolarmente in servizio.
La costruzione della via Aurelia assunse subito una grande importanza. La sottomissione dei popoli del sud est della Gallia permise di accorciare il tragitto e di conseguenza il tempo di percorrenza tra Roma e la Spagna. Grazie alla via Aurelia, Giulio Cesare giunse ad Arles partendo da Roma in otto giorni, per poi giungere in soli 27 giorni in Spagna, accompagnato dal suo esercito. Il cursus publicus, il servizio di posta romano, giungeva in Spagna percorrendo 70 chilometri al giorno, con quattro cambi di cavallo durante l’arco della giornata.
Itinerario
Il tracciato della via romana, poi detto via Aurelia Vetus (ancora oggi via Aurelia antica), partiva dal Foro Boario oltrepassando le Mura serviane e il Tevere sul pons Sublicius, poi sostituito dal ponte Emilio (attuale ponte Rotto) e attraversava la zona paludosa di Trastevere (in parte su viadotto ancora visibile nelle cantine di via della Lungaretta), salendo quindi sul Gianicolo (via della Paglia, vicolo della Frusta, via di Porta San Pancrazio) e superando le Mura aureliane a porta Aurelia (oggi porta San Pancrazio).
A Pisa la viabilità consolare lungo la costa tirrenica si interrompeva a causa di due componenti fondamentali che ne impedivano la prosecuzione: da una parte, la presenza dell’ampia zona paludosa detta Fossae Papirianae (riportate nella Tabula Peutingeriana) nell’attuale costa della Versilia (da Migliarino Pisano fino a Luni, poco lontano dall’odierna Sarzana); dall’altra, la presenza degli scomodi e bellicosi Apuani, detti anche Liguri Montani o Sengauni.
Segmentum IV; Rappresentazione delle zone Apuane con indicate le colonie di Pisa, Lucca, Luni ed il nome “Sengauni”; il tratto Pisa-Luni non è ancora collegato
Cosicché il percorso della via Aurelia dopo Pisa andava verso Lucca, attraverso la deviazione di Corliano, Rigoli e Ripafratta (San Giuliano Terme) e, incuneandosi poi nel Forum Clodii (Garfagnana), entrava in Lunigiana attraverso la valle del Serchio (Auser) e la val d’Aulella (Audena) per ricongiungersi con la viabilità di Luni.
Il brevissimo tratto paludoso da Pisa a Luni (solo poche miglia terrestri) interruppe così la viabilità costiera fino al 56 a.C., quando Giulio Cesare ebbe la necessità impellente di sveltire i collegamenti viari in vista della conquista della Gallia. Per tale ragione strategica egli diede incarico al figlio di Marco Emilio Scauro (di nome anch’esso Marco Emilio Scauro) di costruire una sorta di “scorciatoia” che potesse collegare Pisa con Luni (Luna). Questa seguì un percorso collinare, sempre però con deviazione su Lucca, diventando quella che oggi è la strada provinciale Sarzanese, che effettivamente collega Lucca con Camaiore (Campus Major) e con Massa (Tabernae Frigidae), proseguendo infine verso Sarzana sempre con percorso collinare.
Intorno al 13 a.C. Augusto fece costruire la via Julia Augusta verso Marsiglia (antica Massalia) insieme all’edificazione del Trofeo di Augusto a La Turbie (sopra l’attuale Principato di Monaco), per celebrare la sottomissione di tutte le popolazioni alpine. A Nîmes (Colonia Augusta Nemausensis), la Julia Augusta si raccordava con la via Domizia, la più antica costruita in Gallia dai Romani, lunga circa 620 km, da Segusium (Susa) ai Pirenei.
Nei tempi successivi, mediante la riunione di ulteriori tratti di viabilità nell’entroterra ligure di levante e di ponente e con l’aggiunta di migliorie nella Sarzanese, la via Aurelia andò componendo nei secoli quel “puzzle” che è l’attuale via Aurelia da Roma fino a Ventimiglia (confine di Stato) e prosegue verso Nizza, Tolone e Marsiglia fino ad Arles, portando così la lunghezza totale del sistema Aurelia/Julia-Augusta a 962 chilometri.
L’itinerario in Francia
All’ingresso in Francia, prende il nome di Via Julia Augusta e copre tutta la Costa Azzurra passando per diverse stazioni. Proprio grazie ad esse è stato possibile individuare il reale percorso della Via Aurelia.
La prima stazione è quella di Cap Martin dove sono stati ritrovati i resti di un mausoleo romano. Da qui, nasce un’altra via minore che conduce a Porto d’Ercole, nel principato di Monaco. A seguire, si giunge al colle di Turbia. Qui, nel 6 a.C., il senato romano decise di costruire il Trofeo delle Alpi, per commemorare la vittoria dell’imperatore Augusto sulle popolazioni ribelli delle Alpi. Si trattava di un monumento di grandi dimensioni per l’epoca con i suoi circa 50 metri di altezza che culminavano nella statua di Augusto, posta in cima alla costruzione. Dopo l’abbandono temporaneo a causa della caduta dell’Impero Romano, fu parzialmente distrutto per essere poi utilizzato come fortezza durante il Medioevo e infine, nei primi anni del Settecento, scavato per necessità minerarie. Insieme alla costruzione, fu attuato un rafforzamento della strada che passava proprio ai piedi della collina.
Nel 14 a.C., Augusto scelse la città di Cemenelum, situata sulle alture dell’attuale Nizza e oggi quartiere della città nizzarda sotto il nome di Cimiez, come capoluogo dell’antica provincia romana delle Alpi Marittime. Attualmente sono presenti i resti di un sito gallo romano composto da tre terme, un quartiere abitato, un anfiteatro e una cattedrale dotata di battistero paleocristiano.
La via attraversa il comune di La Gaude, in un tratto lungo il quale è presente un cenotafio romano contenente un’urna funebre di un legionario imperiale, Cremonius Albucus. Inoltre, la presenza di un ponte romano in pietra attesta l’interesse archeologico della Via Aurelia in questo settore. Segue poi un passaggio da Antibes, una città greca annessa nel 43 a.C. a Roma, in cui vengono costruiti un municipio, un teatro, un arco di trionfo e vari acquedotti.
La città successiva è Forum Julii, oggi Fréjus, all’epoca abitata da più di 6000 persone ed estesa su una trentina di ettari. Fondata da Giulio Cesare nel 49 a.C., vi nacquero personalità illustri come Publio Cornelio Tacito e Gneo Giulio Agricola. Da città commerciale, divenne un porto di guerra tra i più importanti del Mediterraneo in cui si instaurarono i soldati dell’Ottava Legione. Con la diffusione del cristianesimo, divenne sede episcopale. Anche a Fréjus sono numerosi i resti della civiltà romana, tra cui acquedotti, un teatro, un anfiteatro, le terme, la porta di Gaules e un faro noto come lanterna di Augusto. La via Aurelia seguiva da qui il corso dell’Argens tracciando in parte l’attuale strada nazionale da Muy a Vidauban per arrivare a Luc. Raggiunge poi Cabasse e Brignoles, dove è situata una stazione di posta. Uno snodo chiave è quello di Tourves, punto strategico per l’esercito romano, cui segue la città di Saint-Maximin-la-Sainte-Baume che anticipa i resti del Trofeo di Mario presso Pourrières, eretto nel 102 a.C. dopo la vittoria del console Mario sui Teutoni.
La via Aurelia arriva a Acquae Sextiae, l’attuale Aix-en-Provence, la cui storia è legata a quella dell’Oppidum di Entremont. I Romani distrussero l’oppidum nel 123 a.C. per eliminare un punto nevralgico dei Liguri. Il proconsole Sextius costruì una fortezza nei pressi di sorgenti termali e le diede il nome di “acque di Sextius”. Dalla fortezza si sviluppò un villaggio che divenne definitivamente colonia nel 15 a.C. e vide la propria economia crescere fino a permetterle di diventare capitale amministrativa della Gallia Narbonense. Nell’invasione del IV secolo, la città fu parzialmente distrutta.
Da Aix, la strada si divide verso Marsiglia, Vitrolles, Fos e Arles.
La via Aurelia passa dal nord di Eguilles diretta verso il sud di Salon-de-Provence, sede della stazione di Pisavis. Questa stazione è oggi distrutta e le sue mura sono conservate in una proprietà privata. Da qui raggiunge Mouriès, la piana di La Crau, il mas d’Archimbaud, il mas Chabran, Le Paradou e Estoublon. Qui partiva la strada verso Arles, città gallo romana per eccellenza, che aveva un ruolo strategico e economico. Inoltre, qui si instaurò la quinta legione. L’espansione fu interrotta dalle invasioni del III secolo ma presto ripristinata quando l’imperatore Costantino I vi si stabilì. Arles era un capoluogo di provincia, prefettura delle Gallie e sede di un’importante zecca monetaria. Inoltre, è sede di numerosi monumenti di epoca romana: oltre all’anfiteatro, al teatro e al circo, vi si trovano le terme di Costantino, il foro e la necropoli di Alyscamps.
Nella località di Ernaginum è situato l’odierno sito di Saint-Gabriel sede del più grande nodo stradale tra via Aurelia, via Domizia e via d’Agrippa. Da qui, la via Aurelia confluisce nella via Domizia e si dirige in Spagna.
Sviluppo della via Aurelia
Di seguito vengono riportati alcuni dei luoghi toccati o sfiorati dal percorso dell’antica via Aurelia (fra parentesi sono riportati i chilometri), degli avvenimenti e degli argomenti correlati.
LA BONIFICA DI PORTO E MACCARESE- AGRO ROMANO 1934
Rapporto “velina del 1934 –Anno XII E.F.”
Dalla vasta pianura alluvionale in mezzo alla quale scorre per gli ultimi 14 Km. il fiume Tevere, fa parte il comprensorio della bonifica di Porto e Maccarese.
Questo; che fu un tempo di numerosi acquitrini e di boschi pantanosi che coltivavano la delizia dei cacciatori d’ogni parte d’Italia si estende per ettari 10.186 tra la destra del Tevere ed il fosso delle Pagliete o Tre Denari e tra il mare Tirreno e le colline retrostanti la ferrovia Roma-Pisa.
La bonificazione di tale zona fu iniziata a cura diretta dello Stato fin dal ’90-(1890); ma i criteri all’ora adottati nel progettare i lavori erano stati troppo restrittivi perché i risultati potessero essere soddisfacenti.
Nel 1926 in base a nuovi progetti che prevedevano il rifacimento delle vecchie opere e la esecuzione di tante altre fu ripresa con lena Fascista il bonificamento della zona e nello spazio di pochi anni ( dal ’26 al ’30) le opere idrauliche furono ultimate.
Tra le principali opere eseguite dell’anzidetto periodo vanno ricordate: a) l’approfondimento di tre colatori principali delle acque basse, per metri 1,80 sotto il vecchi fondo con conseguente aumento della sezione; b) l’approfondimento di tutti i canali secondari delle acque basse; c) costruzione di una rete di canali terziari; d)ampliamento dello stabilimento idrovoro, con la sostituzione di elettropompe alle vecchie macchine a vapore; e) costruzione dello stabilimento idrovoro della Torre della potenzialità di 300 litri al secondo con n.2 di prevalenza; f) opere stradali; g)impianto irriguo comprendente il sollevamento delle acque del Tevere fino alla prevalenza di m.3.90 e portata di mc.6 al secondo.
La rete di canali di scolo primari e secondari sistemati o escavati ex novo, hanno raggiunto lo sviluppo complessivo di km.123; i canali d’irrigazione Km.63; le strade massicciate Km. 101; i ponti n. 134.
P.S.-1934 AGRO ROMANO LA BONIFICA DI PORTO E MACCARESE- AGRO ROMANO 1934
Interessante velina propagandistica, con ogni probabilità proveniente da un’inchiesta del PNF, che riassume nel dettaglio le varie tappe dell’imponente opera di bonifica nell’Agro Romano, con particolare riguardo alla fascia costiera di Porto e Maccarese:
“… Questo, che fu un tempo sede di numerosi acquitrini e di boschi pantanosi che costituivano la delizia dei cacciatori… fu ripreso con lena fascista il bonificamento della zona e nello spazio di pochi anni le opere idrauliche furono ultimate… per opera della Società Maccarese proprietaria di circa metà del comprensorio di bonifica…”.
Ricerca storica e Foto originali sono di FRANCO LEGGERI per WWW.ABCVOX.INFO
Roma- 29 dicembre 2017-E’ nato Liberi e Uguali, la lista unitaria di Mdp, Si e Possibile che parte dall’articolo 3 della Costituzione, nel Circolo di via Cardinal Sanfelice al civico 14. La madrina e “Leader” della serata è stata, senza alcun dubbio, la Dott.ssa PAOLA FUSELLI la quale aprendo la serata ha dichiarato :”Grazie, siamo in tantissimi ! Sono commossa di questa partecipazione all’evento politico, a mio avviso, più rilevante del 2017 che sia avvenuto nel nostro Municipio. Siamo qui per brindare alla nascita di Liberi e Uguali e per dare inizio alla nostra campagna elettorale del 2018. “Paola Fuselli ha così proseguito il suo intervento :” Compagni, abbiamo tanta strada da fare , ma siamo guidati da una persona di grandissima levatura politica , l’ormai famoso “ragazzo di Sinistra”: il Presidente Pietro Grasso che ha accolto la proposta che arrivava da Roberto Speranza, Nicola Fratoianni e Pippo Civati. “ Paola Fuselli ha chiosato citando il Presidente Grasso:”La nostra sfida è questa: batterci perché tutti siano Liberi e Uguali”.
Sono seguiti gli interventi del Sen. MASSIMO CERVELLINI di SI, GIULIA URSO del Coordinamento romano e Consigliera del I Municipio di MPD-Art.1 e ANNALISA CORRADO del Comitato Scientifico di Possibile.
L’Evento è stato concluso con un brindisi di augurio per il nuovo anno e al successo della nuova formazione politica.
Fotografia d’epoca raffigurante un gruppo di 250 agricoltori lombardi in visita alle opere di bonifica del territorio di Maccarese Fiumicino, a Roma, meta di coloni provenienti da Lombardia e Veneto.
Nel 1925 inizia la bonifica integrale di Maccarese. A promuoverla è una società formata da investitori finanziari. Questi, invogliati dalle provvidenze messe a disposizione dallo Stato, erano partiti con il proposito di svolgere un ruolo di intermediazione in tutta la vicenda: bonificare la zona, mettere in produzione i terreni, frazionare la tenuta in poderi e passare alla vendita degli stessi. Al dunque, però, il progetto, così come era stato concepito, non potè andare in porto in quanto i prezzi delle proprietà fondiarie e dei prodotti agricoli nel frattempo erano crollati. E la terra agli inizi degli anni Trenta non aveva più la caratteristica di bene rifugio. Quegli uomini si trovarono così a governare un’azienda che, date le dimensioni, aveva costi di gestione molto elevati. E dovettero appoggiarsi all’IRI. Intanto erano approdati a Maccarese per coltivare i campi, impiantare i vigneti e custodire il bestiame da latte numerosi coloni provenienti dal mantovano e soprattutto dal Veneto. Imparentata com’era con lo Stato, durante il regime, la Maccarese diventa la vetrina dell’agricoltura italiana. Si susseguono le visite di delegazioni, anche dall’estero.
ROMA-21/11/2017 – Rilancio della Tenuta di Castel di Guido: oggi in Consiglio regionale si è svolto un incontro insieme a tutti i soggetti interessati per condividere eventuali proposte migliorative anche attraverso il coinvolgimento dei comitati dei cittadini. Completato il lavoro preliminare, si può ora alla pubblicazione del Bando, che sarà presentato a gennaio.
Tutela del bene pubblico ed equilibrio finanziario. L’obiettivo è quello di sostenere funzioni che sono prettamente pubbliche, dall’incubatore di idee al centro di ricerca per la valorizzazione dei sottoprodotti della coltivazione, straordinaria opportunità di lavoro per i giovani ricercatori. Indispensabile che ci sia una complementarietà tra lo svolgimento delle funzioni di natura strettamente pubblica e l’interesse dell’investimento dei privati.
“C’è stata una piena condivisione dei contenuti e dei criteri delle Linee guida del Bando di valorizzazione su cui hanno lavorato gli esperti dell’Università della Tuscia bilanciando tutti gli aspetti sollevati dal mondo dell’associazionismo, dalla garanzia dei livelli occupazionali al rilancio di tutte le vocazioni di questo straordinario patrimonio alle porte di Roma che deve finalmente essere un modello di eccellenza gestionale”- così in una nota congiunta Alessandra Sartore, assessore al Bilancio, Patrimonio e Demanio, e Carlo Hausmann, assessore all’Agricoltura, Caccia e Pesca.
ROMA- 21 novembre 2017-“Le condizioni di degrado e abbandono di Castel di Guido sono tali che non si può più far finta di nulla: è arrivata la stagione dell’assunzione di responsabilità da parte di tutti. Oggi la Regione Lazio, con gli assessori Sartore e Hausman, ha presentato le linee guida di un bando che mantiene la proprietà pubblica del bene e pone le condizioni per un serio rilancio della tenuta. Gestione aziendale multifunzionale, difesa della biodiversità, indirizzo biologico dei processi agricoli e valorizzazione ambientale e archeologica”. Così, in una nota, la Cgil di Roma e del Lazio e la Flai Cgil di Roma e del Lazio.
I sindacati quindi proseguono: “Abbiamo chiesto nell’audizione odierna e ottenuto nel bando una premialità sul fronte della buona occupazione e abbiamo posto il tema della salvaguardia degli attuali livelli occupazionali. Ma nonostante l’urgenza, da tutti condivisa, di intervenire per il rilancio di uno straordinario patrimonio quale è Castel di Guido, oggi abbiamo registrato, al di la’ delle reciproche dichiarazioni di disponibilità, ancora una volta una non più sostenibile divergenza di intenti tra Comune di Roma, proprietaria dell’azienda e la Regione Lazio titolare della tenuta”.
“Una divergenza che, ci pare di capire, rischia di mettere in discussione lo stesso bando regionale che noi valutiamo atto propedeutico allo sviluppo della tenuta e della stessa azienda di Castel di Guido. Non è più accettabile che reciproche diffidenze politiche possano costituire un impaccio se non un vero ostacolo al raggiungimento di obiettivi che dovrebbero veder collaborare istituzioni locali, il cui fine non può che essere, nel caso di specie, il rilancio di questa straordinaria risorsa ambientale, agricola e archeologica”.
“Ci appelliamo alla Regione Lazio e al Comune di Roma – concludono -perché al tavolo per Roma convocato dal ministro Calenda per dopodomani si trovino per Castel di Guido le condizioni necessarie a definire una strategia comune e una collaborazione istituzionale in cui a prevalere sia il bene comune e non l’interesse di parte”.
Roma, 17 novembre 2017 – “La Tenuta di Castel di Guido con i suoi 2000 ettari di terra rappresenta un luogo d’identità pubblica di rilevante significato e può divenire il simbolo delle più importanti e significative sfide ambientali del nostro secolo, modello pubblico di eccellenza di agricoltura biologica e sociale, e centro di ricerca per la valorizzazione e trasformazione del Food Waste con l’utilizzo di sottoprodotti della coltivazione per ottenere Bio-prodotti con ridotte emissioni di CO2”.Così in una nota la Sindaca di Roma Virginia Raggi.
Roma, 17 novembre 2017 – “La Tenuta di Castel di Guido con i suoi 2000 ettari di terra rappresenta un luogo d’identità pubblica di rilevante significato e può divenire il simbolo delle più significative sfide ambientali del nostro secolo, modello pubblico di eccellenza di agricoltura biologica e sociale, e centro di ricerca per la valorizzazione e trasformazione del food Waste con l’utilizzo di sottoprodotti della coltivazione per ottenere bioprodotti con ridotte emissioni di CO2”. Così in una nota la sindaca di Roma Virginia Raggi.
“L’azione di rinnovo – spiega l’assessore alla sostenibilità ambientale di Roma Capitale Pinuccia Montanari – è già iniziata questa estate con la firma di un protocollo d’intesa con l’Ente Nazionale del Microcredito per la realizzazione di progetti di agricoltura sociale che, nello svolgere uno specifico ruolo di reinclusione e reinserimento lavorativo di persone svantaggiate, si esprimono in varie forme come fattorie didattiche, agri-nido e agri-ospizi, orti sociali,
pettherapy. È anche prevista la creazione di un ‘Centro di formazione per Migranti’ per l’insegnamento delle migliori pratiche agricole e della lingua italiana. Si punterà anche sull’educazione ambientale e alimentare, sul benessere animale con un’attenzione speciale agli animali domestici che risiederanno presso la Tenuta”.
“Dopo anni di abbandono delle aziende agricole questa amministrazione sta facendo molti sforzi per riconvertirle e valorizzarle. Non vogliamo rinunciare a questa grande opportunità ambientale che risponde pienamente ai principi dell’economia circolare e per questo abbiamo avviato con la Regione un’importante interlocuzione per costruire sinergie positive a Roma per la gestione di Castel di Guido. La sfida rappresenta una grande opportunità per dimostrare come anche il pubblico, unito alle università e centri di ricerca, può diventare un centro di eccellenza”, conclude Raggi.
Roma- 17 novembre 2017-Il Campidoglio guarda allo sviluppo di ambiti economici innovativi ed ecocompatibili. La Tenuta di Castel di Guido con i suoi 2000 ettari di terra è un esempio che “rappresenta un luogo d’identità pubblica di rilevante significato e può divenire il simbolo delle più significative sfide ambientali del nostro secolo, modello pubblico di eccellenza di agricoltura biologica e sociale, e centro di ricerca per la valorizzazione e trasformazione del food Waste con l’utilizzo di sottoprodotti della coltivazione per ottenere bioprodotti con ridotte emissioni di CO2”. A sottolinearlo la sindaca Virginia Raggi.
“L’azione di rinnovo è già iniziata questa estate con la firma di un protocollo d’intesa con l’Ente Nazionale del Microcredito per la realizzazione di progetti di agricoltura sociale che, nello svolgere uno specifico ruolo di reinclusione e reinserimento lavorativo di persone svantaggiate, si esprimono in varie forme come fattorie didattiche, agri-nido e agri-ospizi, orti sociali, pet-therapy. È anche prevista la creazione di un Centro di formazione per Migranti per l’insegnamento delle migliori pratiche agricole e della lingua italiana. Si punterà anche sull’educazione ambientale e alimentare, sul benessere animale con un’attenzione speciale agli animali domestici che risiederanno presso la Tenuta”, spiega l’Assessora alla sostenibilità ambientale di Roma Capitale Pinuccia Montanari.
“Dopo anni di abbandono delle Aziende Agricole questa Amministrazione sta facendo molti sforzi per riconvertirle e valorizzarle. Non vogliamo rinunciare a questa grande opportunità ambientale che risponde pienamente ai principi dell’economia circolare e per questo abbiamo avviato con la Regione un’importante interlocuzione per costruire sinergie positive a Roma per la gestione di Castel di Guido. La sfida rappresenta una grande opportunità per dimostrare come anche il pubblico, unito alle università e centri di ricerca, può diventare un centro di eccellenza”, conclude la Sindaca. Un nuovo modello ed una visione innovativa della città per una Roma sempre più proiettata in un futuro fiorente.
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