CARTOLINE DALL’INFERNO-Il Degrado del Sito Archeologico Casale della Bottaccia.
Castel di Guido-12 marzo 2022-Il Casale della Bottaccia è, risulta, in stato di abbandono già dal 1964, come documentato da una foto in possesso della soprintendenza dei BB.CC.; in tale foto si vede anche la presenza di alcuni infissi e dei tetti oggi tutti crollati e del fienile di cui oggi rimane solo la parte basamentale.
Nel 1992 i tetti sono mancanti in alcune parti del fabbricato come si vede dalla foto in “Elisabetta Carnabuci, Antiche Strade – Lazio- Via Aurelia, I.P.Z.S., Roma 1992”; dalla quale si nota anche come a quel tempo le aperture non fossero ancora state murate e la tettoia all’ingresso fosse ancora in piedi. Nello stesso volume si afferma che la proprietà sembra essere ancora della famiglia Pamphili.
Oggi (2018) dopo appelli ,anche d’ITALIA NOSTRA, e tante promesse di politici in cerca di voti, il Sito Archeologico Casale della Bottaccia è ancora in stato di abbandono , di degrado e regno incontrastato della prostituzione.
-Associazione CORNELIA ANTIQUA-
-Associazione CORNELIA ANTIQUA-
CARTOLINE DALL’INFERNO-Castel di Guido-Il Degrado del Sito Archeologico Casale della Bottaccia.
Roma- Municipio XIII-CASTEL DI GUIDO – L’Istituto di Antropologia e Paleontologia umana dell’Università di Pisa conduce, dal 1980 durante il mese di settembre, delle Campagne di scavo, in Castel di Guido. Le monografie degli scavi sono pubblicate in “ Atti della Società Toscana di Scienze Naturali”, a cura dei Professori C.Pitti e A.M. Radmili. Al Dott. Ernesto Longo, alla sua esperta indagine visiva è dovuto l’avvistamento e la localizzazione dell’attuale parco paleontologico di Castel di Guido.
La presentazione di questa brevissima traccia storica della nostra contrada, partendo da tanto lontano , potrebbe apparire presuntuosa e addirittura ingenua; ma di fronte a tanta autorità scientifica e in forza dei risultati ottenuti, il silenzio poteva ancor più sembrare irriverente.
Una notizia è certa: su queste colline anche la specie Homo del paleolitico inferiore (400.000 anni fa) ci stava bene.
La prima testimonianza, la più significativa e purtroppo ancora l’unica è costituita dal rinvenimento , ad opera del Dott. Longo e del Sig. A.Barbattini, di un frammento di diafisi di femore; questo avveniva nel settembre del 1979. L’antropologo Francesco Mallegni ha eseguito uno studio accurato sul reperto arrivando alla seguente conclusione:” sono senza dubbio propenso ad ammettere per la diafesi, la appartenenza al genere Homo; data l’arcaicità dell’industria litica e della fauna, credo che si debba considerare il reperto come appartenente ad un rappresentante del genere Homo, di una specie sicuramente antecedente all’antiquus nearderthalensis”
Nelle successive Campagne di scavo è stata aperta una trincea di circa 300mq. Dove sono apparsi frammenti ossei di animali e manufatti della primitiva industria litica dell’uomo.
“L’associazione di strumenti su ciottoli con strumenti piccoli su scheggia e con oggetti di osso conferiscono all’industria di Castel di Guido, come a quella di Malagrotta, una fisionomia particolare che le differenzia dalle altre industrie finora conosciute del paleolitico inferiore italiano”.
Nella terza Campagna , ad esempio, furono rinvenuti ben seicentododici oggetti; di cui centrotrentadue sono denti, frammenti ossei e cornei e i rimanenti sono oggetti litici. La particolarità di questa Campagna fu il rinvenimento del “Cervus megeros” e quindi strumenti, manufatti con becchi e puntine , schegge con ritocco denticolato, grattatoi e raschiatoi. L’uso e la presenza documentata della lavorazione dell’osso dimostra la tipologia tipicamente clastica della conformazione geologica di Castel di Guido: un terreno ad impasto di detriti, compattato nel tempo. Mentre nell’industria neolitica di Torre in Pietra, giacimento probabilmente coevo, manca del tutto la lavorazione su osso. Nella Quinta Campagna di scavo ebbe rilievo il rinvenimento , sempre nella stessa ristretta area, di tre “Crani di Bos primigenius”.
Su tutto il panorama domina l’interpretazione che il luogo si prestasse egregiamente come spazio per l’agguato e la vulnerazione di questi animali. Le conseguenti tracce di pasti consumati illustrano in maniera particolare il confermato gusto di questi primitivi e la loro capacità nel costruire utensili idonei ad estrarre il midollo animale dagli ossi di custodia. Tutti i reperti sono raccolti in uno stand del Museo Pigurini di Roma-Eur-
Le verdi colline che oggi ci appaio a perdita d’occhio , in quella epoca erano quasi sicuramente chieriche boscose lambite in alto dal mare , come a tutt’oggi ci dimostra la loro forma a terrazza.
Questo Parco Paleontologico si trova sull’ultima collina , alla confluenza di via di Castel di Guido con il km. 20+500 della via Aurelia a nord-est del Camping-Lorium, proprio al disopra delle piste dove si svolgeva il Palio della Mezzaluna.
N.B. Le foto sono in B/N e sono state scattate nel 1982. . la n.1 è una veduta dello scavo della terza Campagna di Scavo –Le foto n.2 e n.3 sono di strumenti su punta di zanna di elefante ritrovati nel corso degli scavi a Castel di Guido- la n.4 Suolo abitazione con tre crani di Bos primigenius rinvenuti nel corso della quinta Campagna di Scavi a Castel di Guido-
Fonte e Foto – Castel di Guido , un luogo una storia – Edizione a cura del Comune di Roma
Ricerca e trascrizione di Franco Leggeri per l’Associazione CORNELIA ANTIQUA
ROMA- MUNICIPI XIII-XIV-La chiesa di SANT’APOLLINARE a SELVA NERA-
Ricerche ubicazione del sito eseguite dall’Associazione CORNELIA ANTIQUA
Il toponimo Malagrotta (“Mola Rupta”) appare per la prima volta nel 955 in un codice dei Camaldolesi: qui è annotata, infatti, la vendinta di metà di un casale di proprietà della nobile Costanza, chiamato Casa Nobula, in contrada “Mola Rupta”.
In altri documenti del periodo, derivati dall’Archivio dei Camaldolesi, si parla di altri casali presso tale “Mola Rupta”.
L’origine del nome si spiega con la presenza di un mulino in rovina presso il fiume Galeria (una “mola rupta”, appunto) presumibilmente a causa di una piena dello stesso.
In una bolla di Innocenzo IV (1249), invece, con Molarupta s’intende non un semplice sito di campagna ricco di casali, ma di un vero e proprio castrum al centro di un fondo con le chiese di S. Maria e S. Apollinare.
Giuseppe Tomassetti annota: “Ecco pertanto che il sito è cresciuto, per così dire, di grado ed è un castello. Quanto alle chiese suddette, non è questa la prima menzione di esse leggendosi [di esse] già nella bolla di Leone IX” (pontefice dal 1049 al 1054) come dipendenti dalla diocesi di Porto.
Abbiamo, quindi, che all’importante e vasto fondo di Mola Rupta-Malagrotta lungo il Galeria si lega il nome di Sant’Apollinare sin dalla metà dell’XI secolo.
È nella carta di Eufrosino Della Volpaia (1547; immagine 1) che ritroviamo la nostra chiesa. Coi dovuti raffronti (nell’immagine 2 una ricostruzione da google) possiamo situarla con certezza nella zona dell’attuale Selva Nera. Avendo l’accortezza di capire che il nord si trova a sinistra, possiamo intuire come la nostra Sant’Apollinare sorgesse approssimativamente lungo il fosso dell’Acquasona (segnato in azzurrino) poco prima di una grande ansa. L’Acquasona scende, appunto, da Selva Nera e si getta nel Galeria all’altezza del cosiddetto “Dazio”, dove s’incrociano via di Boccea, via Casal Selce e via della Storta.
Scrive Thomas Ashby nel saggio sulla mappa di Eufrosino:”S. Apolina(re). Quello che si vede sembra un edifizio rovinato, forse una chiesa o cappella … Doveva essere vicino al segnale Acquasona … ora però non si vedono che mattoni sparsi per terra. Credo che vi sia stato un fondo appartenente alla chiesa di S. Apollinare in Roma, che non ho potuto rintracciare”.
Il possibile sito ove sorgeva questa chiesa o cappella dovrebbe quindi trovarsi non distante dall’Acquasona.
Oggi una ricognizione di “Cornelia Antiqua” ha rinvenuto dei ruderi di casali nei pressi di via Cumiana, fra Selva Nera e Boccea (immagini 3-8). Poiché un rudere indica una persistenza insediativa anche assai dilatata nel tempo, è probabile che proprio in tale punto sorgesse la chiesina o cappella che nella carta di Eufrosino (ricordiamo: 1547) è indicata come Sant’Apollinare.
Poco sotto, sempre nella carta di Eufrosino (immagine 1), possiamo scorgere la scomparsa torre di Mucciafore. Questa doveva trovarsi sulla piccola altura raggiungibile da via Mezzenile, la traversa a destra di via della Storta. Il luogo è alatament probabile poiché da lì l’osservatore poteva dominare il crocicchio della Boccea (con la strada che saliva da Malagrotta) nonché il ponte sul fiume Galeria.
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ROMA MUNICIPIO XIII-Quartiere Casalotti-CHIESA DI SANTA GEMMA
LA CATECHESI D’AVVENTO DEL CARDINALE ANGELO COMASTRI
Articolo e Foto di TATIANA CONCAS
ROMA MUNICIPIO XIII-Quartiere Casalotti-Venerdì 2 dicembre 2022, alle ore 19.30, S. Em. il Cardinale Angelo Comastri, ha fatto visita alla chiesa di Santa Gemma nel quartiere Casalotti, dove ha tenuto la Catechesi d’Avvento.
Sua Eminenza è stato accolto da Padre Aurelio D’Intino, all’interno della chiesa gremita di gente, tutti entusiasti di poter ascoltare dal vivo le sue parole.
Durante la Catechesi, il Cardinale ha affrontato diversi temi di notevole rilevanza, esprimendoli sempre con la delicatezza e la sensibilità che lo contraddistingue.
Innanzitutto ha ricordato come il bambino di Betlemme nacque povero, umile e mite per trasmettere un forte messaggio all’umanità. Un messaggio che purtroppo, oggi non tutti ascoltiamo e accogliamo più nel nostro cuore, trasformando addirittura il Natale in una festa senza il “Bambino”.
Di seguito le parole del Cardinale:
“Perché Gesù ha scelto di nascere in una povertà devastante? Per farci comprendere che è un fatale errore pensare che aumentando le ricchezze aumenta la felicità. Anche Madre Teresa diceva spesso che la felicità non viene dal di fuori”.
Ha citato poi alcuni esempi di personaggi ricchi e famosi, che in realtà non hanno mai raggiunto la tanto ambita felicità, e purtroppo si sono resi conto troppo tardi dei loro errori.
“Il grande magnate del petrolio americano, morto nel 1976 e considerato l’uomo più ricco del mondo, che festeggiò addirittura il primo miliardo di dollari, in punto di morte disse:
‘Posso assicurare che il denaro non ha alcun rapporto con la felicità, anzi posso assicurare che ha rapporto con l’infelicità’. Questo pensiero è in perfetta sintonia con il messaggio che viene da Betlemme”.
Un secondo esempio, è rappresentato da uno studio che un gruppo di psicologi ha recentemente effettuato in Canada, riguardante il comportamento dei figli delle persone più ricche del paese.
È stato fatto un sondaggio e si è giunti alla conclusione che si tratta di ragazzini infelici, la vita li annoia e non hanno altro svago se non quello di soddisfare se stessi, ogni proprio capriccio.
Non riescono a sopportare neanche la più piccola sconfitta e cercano sempre nuove forme di appagamento nel loro egoismo.
Tali esempi, insieme agli avvenuti suicidi di eredi di famiglie facoltose, rappresentano “una palese smentita dell’equazione, oggi stupidamente accettata da tutti, per cui la ricchezza equivale alla felicita: falso!”.
Un altro episodio ricordato dal Cardinale Comastri, si è svolto tempo fa in una cittadina americana, dove tre adolescenti ricchi, hanno ucciso a sangue freddo un passante che stava facendo jogging.
Quando è stato chiesto il motivo di tale assassinio ai ragazzi, questi hanno risposto che erano annoiati e non sapevano come passare la serata, quindi hanno ucciso il passante scelto a caso, per provare un po’ di divertimento.
Questa dichiarazione ha detto il Cardinale, “fa venire i brividi e rimette in discussione il sistema educativo contemporaneo, basato tutto sulla ricerca del benessere e del successo. Siamo fuori strada! La strada giusta è quella che è stata comunicata a Betlemme!”.
Il Bambino di Betlemme ci ha insegnato l’umiltà e l’amore verso il prossimo, in forte contrasto con l’odio e la violenza.
Madre Teresa diceva che la formula della felicità è il comandamento dell’amore: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”.
Il cardinale Angelo Comastri, ricorda spesso con commozione aneddoti spirituali e testimonianze derivate dall’aver conosciuto personalmente Madre Teresa, con la quale strinse un bel legame d’amicizia.
Durante la catechesi ha citato una frase che disse alla Santa l’ultima volta in cui la vide (nel maggio 1997) e gli apparve stanca e affaticata: “Madre si prenda qualche giorno di ferie”. Madre Teresa lo guardò con occhio severo e gli rispose: “Caro vescovo Angelo, non ho bisogno di ferie perché i miei giorni sono tutti i festivi. Fare del bene è una festa. Ricordalo, è l’unica festa”.
Oggi purtroppo invece di fare del bene e amare il prossimo, molti di noi provano continuamente sentimenti di rancore, invidia e odio, sia all’interno delle famiglie, sia tra famiglie, sia tra popoli.
Per tale motivo scoppiano le guerre, in assoluto contrasto con il messaggio di umiltà di Betlemme, messaggio richiamato anche nelle preghiere di San Francesco: “O Dio tu sei umiltà”.
Sua Eminenza ha proseguito poi il discorso ricordando le prime bombe atomiche, che nel 1945 furono lanciate su Hiroshima e Nagasaki, uccidendo in pochi secondi più di 200 mila persone e un numero sterminato di bambini. Tali bombe erano petardi in confronto a quelle di oggi!
“Terminata la guerra, nel Parco della Pace di Hiroshima, sul monumento commemorativo chiamato ‘Il Cenotafio’ dedicato alle vittime della bomba fu scritto:
‘Riposate in pace. Non ripeteremo più questo errore’ ”. Questa promessa purtroppo non è stata rispettata.
Molti Stati attualmente, dispongono di un notevole numero di testate nucleari dichiarate.
Paolo VI parlando all’Onu il 4 ottobre del 1965 (giorno di San Francesco) disse: ‘se volete la pace nel mondo, c’è solo una strada, soltanto dall’umiltà può nascere la fraternità’.
Noi non possiamo smontare questi grandi arsenali, ma possiamo partire da quelli piccoli che abbiamo: le invidie, le piccole brame di potere e di sciocca supremazia, che ci rendono nemici uno dell’altro”.
Il Cardinale ha poi continuato, citando una frase detta in occasione di un Santo Natale, da Don Primo Mazzolari, un grande sacerdote morto nel 1959:
“Se la notte di Natale mi trovassi solo in Chiesa, mi toglierei le scarpe. E poi a piedi nudi attraverserei la Chiesa e porterei a Gesù Bambino il dono di due lacrime. Sì, due lacrime per chiedere perdono perché abbiamo capito e vissuto troppo poco la grande lezione del suo Natale”.
Finita la Catechesi, abbiamo recitato insieme la preghiera scritta sul retro del santino, donato dal Cardinale a tutti i fedeli presenti (vedi foto seguenti), seguita dall’Ave Maria e dalla benedizione solenne.
Dopodiché il parroco, Padre Aurelio D’Intino, ha ringraziato di cuore Sua Eminenza il Cardinale Angelo Comastri, per la sua presenza e per l’amicizia dimostrata nei confronti della chiesa di Santa Gemma.
Infine ha chiesto gentilmente a tutti i presenti, di ringraziare il cardinale non facendo un applauso, ma promettendo una preghiera per lui, “perché molte preghiere le dice lui per noi”.
Dopo la Catechesi il Cardinale è stato circondato da moltissimi fedeli, che chiedevano un saluto o una benedizione e con il sorriso, ha accontentato le richieste di tutti, sia dentro che fuori la chiesa.
Concludo con una frase del Cardinale Angelo Comastri, scritta sul retro della copertina di un suo libro, pubblicato nel 2021 e intitolato “Betlemme oggi sei tu. Sei pronto per accogliere Gesu?”:
“Se vogliamo vedere il volto di Dio, se vogliamo fin da quaggiù sentire il battito del cuore di Dio, non esiste altra strada: bisogna diventare umili”.
Articolo di Luigi CONTI-Priore del Palio dei Fontanili
Borgo di Testa di Lepre-12 novembre 2022–Oggi come mai siamo sempre più legati al territorio, abbiamo potuto vedere come con il progetto della Pro Loco del Grano Antico abbia riscosso successo, sicuramente parte del merito è legato alla voglia di tutti di sentirsi legati alle tradizioni ed ai luoghi dove si è nati o cresciuti. Proprio in questo senso la Pro Loco Giovani di testa di lepre capitanata dal giovane Marco Proietti con la supervisione di Fabrizio Miotto (Delegato della Pro Loco di Testa di Lepre e sempre attivo nei riguardi delle problematiche del territorio) ha voluto partecipare in modo attivo al progetto proposto a noi della Pro Loco dall’ASSOCIAZIONE CULTURALE CORNELIA ANTIQUA. Progetto che subito è stato valutato interessante sia per l’invito a riscoprire quelle parti nascoste del territorio stesso sia per l’interesse storico-culturale che ha suscitato dal primo momento. Il progetto è finalizzato alla creazione di nuovi percorsi, un itinerario inedito, per restituire insieme lustro ed importanza alla memoria storica del nostro territorio, lunga più di 3000 anni.
La Pro loco giovani di testa di Lepre la conosciamo è ormai presente nella nostra quotidianità, andiamo a conoscere questa, per noi, “nuova” realtà, l’Associazione Culturale Cornelia Antiqua. È una associazione di speleo-archeologia, che si occupa in collaborazione con la Soprintendenza di scoprire e censire antichi siti storici, presenti nel nostro territorio. Inoltre si occupa della divulgazione delle informazioni storiche-culturali all’area nord ovest di Roma, al fine di sensibilizzare i cittadini, riguardo al suo valore e la necessità di rispetto. Quindi già sapere che è questa associazione che viene a proporci un progetto del genere ci fa capire quanta serietà si debba investire, ma come se non bastasse la loro esperienza andiamo a vedere chi saranno altri “enti” a partecipare.
Il Progetto sarà realizzato in COOPERAZIONE con il CORPO ITALIANO DI SAN LAZZARO, specializzato nella creazione e nella tutela degli itinerari storici e paesaggistici.
Altre associazioni partecipanti oltre alla Pro Loco Giovani del Borgo di Testa di Lepre : la Pro Loco di Tragliatella, Enzo Stefanoni (GAR – Sezione Cerveteri) e I RASENNA (Associazione culturale-archeologica-rievocazione etrusca). La figura scientifica del progetto è l’ Archeologo Dott. MICHELE DAMIANI.
Non rimane che dare , per ora, una breve e sintetica illustrazione dei percorsi previsti nel progetto. È stato elaborato un percorso a triangolo, i cui vertici sono costituiti dalle città di Vejo, Cerveteri e dalla via Cornelia. È stato ,inoltre ,incluso la città di Campagnano, ch’è ben collegabile essendo situata 20km a nord del Borgo di Isola Farnese. Quindi partendo da questo punto sarebbe possibile sia proseguire verso sud, in direzione di Isola Farnese (e in seguito verso la via Cornelia) sia verso ovest, in direzione di Cerveteri. All’interno del percorso a triangolo, sono stati previsti diversi tracciati, che saranno gestiti , in sinergia tra di loro, dalle Associazioni. In tutta l’area interessata dal progetto vi sono numerose ed importanti testimonianze storiche-archeologiche e di Fede, testimonianze che inserite in questi percorsi saranno evidenziate e messe in risalto questo al fine farle conoscere e ammirare da tutti i visitatori.
Questo progetto è ben strutturato e analitico anche nei più piccoli dettagli come ipotizzato e programmato dall’Associazione Culturale Cornelia Antiqua (che invitiamo tutti a seguire perché nel territorio si sta distinguendo con varie iniziative importanti) ci ha invitati come partecipanti perché ha potuto valutare quanto è attiva la nostra Pro Loco di Testa di Lepre e noi sicuramente sapremo rispondere mettendoci all’opera nel miglior modo possibile. Marco Proietti e Fabrizio Miotto per la parte di percorsi che interessa il territorio di nostra competenza, già si sono messi in moto, recuperando la cartografia regionale scala 1:5000 da dove poter iniziare ad individuare aree e percorsi di maggior interesse. Molto presto faremo una riunione dove illustreremo per intero il progetto, inviteremo Cristian Nicoletta Presidente dell’Associazione CORNELIA ANTIQUA e alla Dott.ssa Tatiana Concas geologa e Consigliere dell’Associazione medesima. Nell’occasione avrete la possibilità di vedere con quanta passione i nostri ragazzi sanno dedicarsi al territorio che ci circonda. Un ringraziamento veramente grande lo dobbiamo a Tatiana per tutte le informazioni che fornisce di continuo.
Articolo di Luigi CONTI-Priore del Palio dei Fontanili del Borgo di Testa di Lepre
ROMA MUNICIPIO XIII-Castel di Guido –Associazione CORNELIA ANTIQUA:
Apertura straordinaria del Museo Paleontologico “La Polledrara di Cecanibbio”
Conosciuto anche come:IL “CIMITERO DEGLI ELEFANTI ANTICHI”
ROMA MUNICIPIO XIII – Castel di Guido-Località CECANIBBIO–Oggi 6 novembre 2022, noi dell’Associazione Cornelia Antiqua, abbiamo partecipato, in qualità di volontari/collaboratori, all’apertura straordinaria del Museo Paleontologico “La Polledrara di Cecanibbio” (situato a nord-ovest di Roma, tra le vie Aurelia e Boccea).
In occasione di tale apertura, pubblicizzata su vari canali anche dalla nostra associazione, numerosi cittadini hanno aderito con entusiasmo.
Da parte nostra, abbiamo assicurato fin da subito il supporto necessario, per favorire l’inserimento di tutti gli interessati, all’interno dei tre diversi gruppi previsti per la visita.
La Soprintendenza Archeologica di Roma infatti, aveva programmato di creare tre gruppi formati al massimo da 25 persone, con diversi orari delle visite: 9.45 – 11 – 12.45.
L’affluenza totale però, è stata molto maggiore di quella prevista, in quanto i cittadini attendevano da anni con grande ardore, l’apertura del sito, che non era più risultato accessibile e fruibile, a partire dal periodo pre-covid.
Il numero di persone quindi, che questa mattina sono giunte dinanzi al cancello (finalmente spalancato) del museo, è stato molto cospicuo, addirittura di 380: ben 5 volte superiore a quello previsto!
Questo imponente desiderio di partecipazione pubblica, è stato appagato grazie alla straordinaria disponibilità e comprensione del Soprintendente archeologo Dott. Renato Sebastiani e del paleontologo Dott.Eugenio Cerilli, che attualmente si occupano della gestione del museo e delle visite guidate.
Da parte nostra, noi dell’Associazione Cornelia Antiqua, abbiamo impiegato tutte le energie, al fine di accogliere e gestire il gran numero di persone che si è recato sul posto.
Per questo motivo, abbiamo assunto un ruolo di ponte tra cittadini e Soprintendenza, fornendo il nostro aiuto, affinché tutte le persone arrivate negli orari previsti, potessero usufruire della visita guidata.
La Soprintendenza ha dato il consenso per creare dei gruppi più numerosi di quelli ipotizzati inizialmente, mentre le visite guidate all’interno del sito paleontologico hanno avuto una durata minore, consentendo in tal modo, di soddisfare tutti gli interessati.
Oltre al lavoro di accoglienza e alla creazione e gestione dei gruppi, noi di Cornelia Antiqua abbiamo continuato il lavoro di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, riguardo l’importanza del nostro territorio, fornendo informazioni relative ad esso, sia dal punto di vista storico-archeologico, che geologico.
Cornelia Antiqua ringrazia tutti i cittadini per aver partecipato a questa apertura straordinaria, che ha consentito anche di far comprendere alle istituzioni, l’importanza e la necessità di rendere fruibili alcuni siti territoriali, per un risveglio e una crescita storico-culturale della periferia a nord-ovest di Roma.
Speriamo in una nuova apertura a breve, per coloro che non sono riusciti a partecipare a questo primo evento straordinario!
Il presidente Cristian Nicoletta e i membri dell’Associazione Cornelia Antiqua soddisfatti e felici di essere stati all’altezza di gestire questa elevata affluenza di visitatori.
Cristian Nicoletta-Presidente Associazione CORNELIA ANTIQUA
Roma Municipio XIII- Il Museo Paleontologico della Polledrara di Cecanibio
IL CIMITERO DEGLI ELEFANTI ANTICHI, TRA LE VIE AURELIA E BOCCEA
Roma Municipio XIII- Il territorio a nord-ovest di Roma, oltre a possedere una notevole valenza dal punto di vista storico, conserva anche importanti testimonianze geologiche e paleontologiche!
Ci troviamo nell’area della campagna romana, a breve distanza dal Vulcano Sabatino, anticamente caratterizzata da una grande abbondanza di vegetazione, con una notevole presenza di corsi d’acqua e ampie zone paludose.
Qui, circa 20 km a nord-ovest di Roma, fra le vie Aurelia e Boccea, si trova il sito della Polledrara di Cecanibbio, uno dei più ricchi depositi paleontologici esistenti!
Un luogo a due passi da casa nostra, in cui è possibile immergersi nella Preistoria ed osservare direttamente testimonianze della presenza umana (Homo heidelbergensis) e animale, risalenti al Pleistocene medio-superiore, circa 300.000 anni fa.
Questo giacimento conserva in una estensione di circa un chilometro quadrato, migliaia di resti fossili!
Esso consiste in un paleoalveo conservato, con una larghezza massima di circa 50 m, che durante il Pleistocene medio-superiore incise il banco di tufite granulare compatta.
All’interno dell’antico tratto di alveo, sono stati rinvenuti numerosi resti faunistici dell’epoca, oltre a strumenti in selce/osso e tracce di macellazione/fratturazione delle ossa, che documentano la presenza umana (testimoniata anche dal ritrovamento di un molare deciduo di bambino, attribuibile a Homo heidelbergensis).
“Sparsi tra i reperti faunistici sono stati raccolti quattrocento strumenti litici, culturalmente riferibili al Paleolitico inferiore. La materia prima, costituita da piccoli ciottoli silicei e calcareo-silicei di colore variabile dal grigio al grigio scuro, non appartiene all’ambiente fluvio-palustre ricostruito, ed è stata evidentemente trasportata dall’uomo. Questi si procurava il materiale nei livelli a ghiaie attribuibili alla Formazione Galeria, i cui affioramenti sono attualmente individuabili alla quota di 40-45 metri s.l.m. lungo la parte terminale dei fossi Arrone e Galeria, ad una distanza minima di tre km dal giacimento de La Polledrara”. (A. P. Anzidei et al., Castel di Guido – dalla Preistoria all’Età moderna, 2001).
La fauna ivi presente, è costituita per la maggior parte da grandi mammiferi, come ad esempio, l’elefante antico (Palaeoloxodon antiquus), il bue primigenio (Bos primigenius) e il cervo elafo (Cervus elaphus). Sono stati trovati anche resti di altri animali, come ad esempio il cavallo, il lupo e molti uccelli acquatici.
I numerosi resti sono dovuti sia al trasporto durante le fasi di piena dell’antico corso d’acqua, con successiva deposizione sul fondo al diminuire della corrente, sia all’intrappolamento diretto dei grandi mammiferi, nel momento in cui tale paleoalveo si era trasformato in una zona di paludosa, ricca di fango e con acque stagnanti.
“Lo stato di conservazione è ottimo; le ossa presentano un buon grado di fossilizzazione ed un aspetto delle superfici vario, da quello molto fresco nei reperti che hanno subito poco o meno trasporto, a quello fortemente fluitato per quelli di minori dimensioni trascinati dalla corrente.
I reperti erano stati successivamente seppelliti, in un tempo relativamente breve, da uno strato di tufite, derivata da prodotti vulcanici rimaneggiati” (A. P. Anzidei et al., Castel di Guido – dalla Preistoria all’Età moderna, 2001).
Questo importantissimo sito archeologico, uno dei più ricchi e meglio conservati del pianeta e, sicuramente, il più grande d’Europa ma, ahimè, attualmente risulta chiuso al pubblico.
Mentre in precedenza infatti, erano previste delle aperture del Museo , in occasione di visite guidate programmate, all’interno della struttura museale (costruita in occasione del Giubileo dell’anno 2000), al momento invece, non è più accessibile e fruibile ai cittadini.
Noi dell’Associazione Culturale Cornelia Antiqua, ci auguriamo che torni al più presto ad essere aperto ai visitatori, in modo che finalmente potremo tornare tutti a beneficiare di questa grande testimonianza storica presente nel nostro territorio!
Articolo di Tatiana Concas-Foto di Franco Leggeri per l’Associazione Cornelia Antiqua
– I Volontari di Cornelia Antiqua ripuliscono l’Antica via Cornelia-
Roma -Municipi XIII e XIV- 31 luglio 2022-Nuova vita per l’antica via Cornelia. Ieri mattina i Volontari dell’Associazione Cornelia Antiqua, incuranti del solleone, hanno prelevato dal magazzino decespugliatori, soffiatori e attrezzi vari e , con tanto sudore , sono riusciti a liberare i vecchi basoli da erbacce , arbusti e canne che avevano sopraffatto il tracciato della via Cornelia. I Volontari dell’Associazione Cornelia Antiqua hanno, come sempre, risposto e testimoniato, con i fatti, il loro essere presenti e dimostrando , ancora una volta, la loro sensibilità per la storia del nostro territorio. Grazie all’impegno civico dell’Associazione Cornelia Antiqua la Via Cornelia è ,da oggi, di nuovo pulita e godibile per i visitatori. La dedizione mostrata da tutti i Volontari è straordinaria ed è un insegnamento per tutta la comunità. Il Presidente dell’Associazione ,Cristian Nicoletta, ha sottolineato l’importanza di questa attività di sfalcio e pulizia della via Cornelia antica , il lavoro è finalizzato alla valorizzazione e alla cura del patrimonio archeologico del nostro Municipio e della salvaguardia delle testimonianze custodite dalla Campagna Romana. La signora Tatiana Concas vuole anche precisare che :” noi Volontari siamo come un piccolo esercito pacifico che difende la bellezza e le testimonianze della grandezza di Roma Capitale”. Noi semplici Cittadini romani ringraziamo i Volontari e , come loro, speriamo che vi siano altre persone che si uniranno e contribuiranno, fattivamente, alle prossime iniziative dell’Associazione Cornelia Antiqua.
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