Borgo TESTA di LEPRE la perla della Campagna Romana- By night
-Fotoreportage di Franco Leggeri-
Campagna Romana-Borgo TESTA di LEPRE -Pillole di Storia.
Borgo TESTA di LEPRE –Ad ovest di Boccea, a circa 2500 m di distanza dal Castello di Boccea è conservato il Casale di Testa di Lepre di sopra. Nel secolo XII il Casale apparteneva alla Basilica di Santa Maria Maggiore di Roma, proprietà confermata da Papa Celestino III nel 1192. Il Casale entrò in seguito a far parte dei beni del Patrimonio della Basilica di San Pietro. Vi subentrarono, alla metà del XV secolo, gli Orsini e nel 1453 Francesco Orsini vendette “Testa di Lepre”, insieme ad un “Castrum dirutum” (Castello di Boccea?) a Pandolfo Anquillara. Il Casale di Testa di Lepre di sopra ( il Casale di Testa di Lepre di sotto circa 4 Km a Sud,–Pamphilj dal 1649- è invece completamente moderno), anche se notevolmente rimaneggiato , mostra ancora la caratteristica forma di Casale Torre con alta Torretta , centrale, incorporata. A Testa di Lepre, territorio, doveva esistere nel sito ove ora sorge il Casale di Malvicino, circa 2 Km a Nord di Testa di Lepre. L’esistenza della Torre di Malvicino è indicata in un disegno del Catasto Alessandrino (Papa Alessandro VII) in cui è disegnata una costruzione a tre piani munita di merlatura. Testa di Lepre e Malvicino dovevano costituire due importantissimi posti di vedetta per il controllo della via di Tragliata che univa il Castello di Boccea (sito sopra i Laghetti dei Salici) e il Castello (ora Borgo) di Tragliata.
Bibliografia –AA.VV. Giovanni Maria De Rossi- torri segnaletiche-Ricerche bibliografiche , Eufrosino della Volpaia 1547,catastali e foto originali sono di Franco Leggeri (Articoli per il sito WWW.ABCVOX.INFO- Torri della via Aurelia-Eufrosino della Volpaia 1547)
Una Poesia di Antonia Pozzi scritta nel luglio del 1938
Mattino
In riva al lago azzurro della vita
son corpi le nuvole bianche
dei figli carnosi del sole:
già l’ombra è alle spalle, catena
di monti sommersi.
E a noi petali freschi di rosa
infioran la mensa e son boschi
interi e verdi di castani smossi
nel vento delle chiome:
odi giunger gli uccelli?
Essi non hanno paura
dei nostri volti e delle nostre vesti
perché come polpa di frutto
siamo nati dall’umida terra.
Antonia Pozzi, luglio 1938
Biografia di ANTONIA POZZI (Milano 1912-1938)-Quando Antonia Pozzi nasce è martedì 13 febbraio 1912: bionda, minuta, delicatissima, tanto da rischiare di non farcela a durare sulla scena del mondo; ma la vita ha le sue rivincite e … … Antonia cresce: è una bella bambina, come la ritraggono molte fotografie, dalle quali sembra trasudare tutto l’amore e la gioia dei genitori, l’avvocato Roberto Pozzi, originario di Laveno, e la contessa Lina, figlia del conte Antonio Cavagna Sangiuliani di Gualdana e di Maria Gramignola, proprietari di una vasta tenuta terriera, detta La Zelata, a, Bereguardo. Il 3 marzo la piccola viene battezzata in San Babila ed eredita il nome del nonno, primo di una serie di nomi parentali (Rosa, Elisa, Maria,Giovanna, Emma), che indicherà per sempre la sua identità. Antonia cresce, dunque, in un ambiente colto e raffinato: il padre avvocato, già noto a Milano; la madre, educata nel Collegio Bianconi di Monza, conosce bene il francese e l’inglese e legge molto, soprattutto autori stranieri, suona il pianoforte e ama la musica classica, frequenta la Scala, dove poi la seguirà anche Antonia; ha mani particolarmente abili al disegno e al ricamo. Il nonno Antonio è persona coltissima, storico noto e apprezzato del Pavese, amante dell’arte, versato nel disegno e nell’acquerello. La nonna, Maria, vivacissima e sensibilissima, figlia di Elisa Grossi, a sua volta figlia del più famoso Tommaso, che Antonia chiamerà “Nena” e con la quale avrà fin da bambina un rapporto di tenerissimo affetto e di profonda intesa. Bisogna, poi, aggiungere la zia Ida, sorella del padre, maestra, che sarà la compagna di Antonia in molti suoi viaggi; le tre zie materne, presso le quali Antonia trascorrerà brevi periodi di vacanza tra l’infanzia e la prima adolescenza; la nonna paterna, Rosa, anch’essa maestra, che muore però quando Antonia è ancora bambina. Nel 1917 inizia per Antonia l’esperienza scolastica: l’assenza, tra i documenti, della pagella della prima elementare, fa supporre che la bimba frequenti come uditrice, non avendo ancora compiuto i sei anni, la scuola delle Suore Marcelline, di Piazzale Tommaseo, o venga preparata privatamente per essere poi ammessa alla seconda classe nella stessa scuola, come attesta la pagella; dalla terza elementare, invece, fino alla quinta frequenta una scuola statale di Via Ruffini. Si trova, così, nel 1922, non ancora undicenne, ad affrontare il ginnasio, presso il Liceo-ginnasio “Manzoni”, da dove, nel 1930, esce diplomata per avventurarsi negli studi universitari, alla Statale di Milano.
Gli anni del liceo segnano per sempre la vita di Antonia: in questi anni stringe intense e profonde relazioni amicali con Lucia Bozzied Elvira Gandini, le sorelle elettive, già in terza liceo quando lei si affaccia alla prima; incomincia a dedicarsi con assiduità alla poesia, ma, soprattutto, fa l’esperienza esaltante e al tempo stesso dolorosa dell’amore. È il 1927: Antonia frequenta la prima liceo ed è subito affascinata dal professore di greco e latino, Antonio Maria Cervi; non dal suo aspetto fisico, ché nulla ha di appariscente, ma dalla cultura eccezionale, dalla passione con cui insegna, dalla moralità che traspare dalle sue parole e dai suoi atti, dalla dedizione con cui segue i suoi allievi, per i quali non risparmia tempo ed ai quali elargisce libri perché possano ampliare e approfondire la loro cultura. La giovanissima allieva non fatica a scoprire dietro l’ardore e la serietà, nonché la severità del docente, molte affinità: l’amore per il sapere, per l’arte, per la cultura, per la poesia, per il bello, per il bene, è il suo stesso ideale; inoltre il professore, ha qualcosa negli occhi che parla di dolore profondo, anche se cerca di nasconderlo, e Antonia ha un animo troppo sensibile per non coglierlo: il fascino diventa ben presto amore e sarà un amore tanto intenso quanto tragico, perché ostacolato con tutti i mezzi dal padre e che vedrà la rinuncia alla “vita sognata” nel 1933, “non secondo il cuore, ma secondo il bene”, scriverà Antonia, riferendosi ad essa. In realtà questo amore resterà incancellabile dalla sua anima anche quando, forse per colmare il terribile vuoto, si illuderà di altri amori, di altri progetti , nella sua breve e tormentata vita.
Nel 1930 Antonia entra all’Università nella facoltà di lettere e filosofia; vi trova maestri illustri e nuove grandi amicizie: Vittorio Sereni, Remo Cantoni, Dino Formaggio, per citarne alcune; frequentando il Corso di Estetica, tenuto da Antonio Banfi, decide di laurearsi con lui e prepara la tesi sulla formazione letteraria di Flaubert, laureandosi con lode il 19 novembre 1935. In tutti questi anni di liceo e di università Antonia sembra condurre una vita normalissima, almeno per una giovane come lei, di rango alto-borghese, colta, piena di curiosità intelligente, desta ad ogni emozione che il bello o il tragico o l’umile suscitano nel suo spirito: l’amore per la montagna, coltivato fin dal 1918, quando ha incominciato a trascorrere le vacanze a Pasturo, paesino ai piedi della Grigna, la conduce spesso sulle rocce alpine, dove si avventura in molte passeggiate e anche in qualche scalata, vivendo esperienze intensissime, che si traducono in poesia o in pagine di prosa che mettono i brividi, per lo splendore della narrazione e delle immagini; nel 1931 è in Inghilterra, ufficialmente per apprendere bene l’inglese, mentre, vi è stata quasi costretta dal padre, che intendeva così allontanarla da Cervi; nel 1934 compie una crociera, visitando la Sicilia, la Grecia, l’Africa mediterranea e scoprendo, così, da vicino, quel mondo di civiltà tanto amato e studiato dal suo professore e il mondo ancora non condizionato dalla civiltà europea, dove la primitività fa rima, per lei, con umanità; fra il 1935 e il 1937 è in Austria e in Germania, per approfondire la conoscenza della lingua e della letteratura tedesca, che ha imparato ad amare all’Università, seguendo le lezioni di Vincenzo Errante, lingua che tanto l’affascina e che la porta a tradurre in italiano alcuni capitoli di “Lampioon”, di M. Hausmann. Intanto è divenuta “maestra” in fotografia: non tanto per un desiderio di apprenderne la tecnica, aridamente, quanto perché le cose, le persone, la natura hanno un loro sentimento nascosto che l’obiettivo deve cercare di cogliere, per dar loro quell’eternità che la realtà effimera del tempo non lascia neppure intravedere. Si vanno così componendo i suoi album, vere pagine di poesia in immagini. Questa normalità, si diceva, è, però, solamente parvenza. In realtà Antonia Pozzi vive dentro di sé un incessante dramma esistenziale, che nessuna attività riesce a placare: né l’insegnamento presso l’Istituto Tecnico Schiaparelli, iniziato nel ‘37 e ripreso nel ’38; né l’impegno sociale a favore dei poveri, in compagnia dell’amica Lucia; né il progetto di un romanzo sulla storia della Lombardia a partire dalla seconda metà dell’Ottocento; né la poesia, che rimane, con la fotografia, il luogo più vero della sua vocazione artistica. La mancanza di una fede, rispetto alla quale Antonia, pur avendo uno spirito profondamente religioso, rimase sempre sulla soglia, contribuisce all’epilogo: è il 3 dicembre del 1938.
Lo sguardo di Antonia Pozzi, che si era allargato quasi all’infinito, per cogliere l’essenza del mondo e della vita, si spegne per sempre mentre cala la notte con le sue ombre viola.
Onorina Dino
Biografia tratta da Antonia Pozzi. Nelle immagini l’anima: antologia fotografica, a cura di Ludovica Pellegatta e Onorina Dino, Ancora, Milano 2007
Sabato 29 e domenica 30 luglio 2023 torna la sagra dei maccheroni a fezze.
Montenero Sabino 27 luglio 2023-Torna la tradizionale sagra dei maccheroni a fezze da Sabato 29 e domenica 30 lugliodalle 18.30, presso gli stand allestiti dalla Pro Loco in Piazza del Municipio sarà possibile degustare il piatto tipico della tradizione montenerina: un filo di pasta continuo lavorato a mano dalle sapienti massaie del paese, gelose custodi dell’autentica e originale ricetta. Oltre ai maccheroni, conditi alternativamente in bianco con un pesto di aglio, olio e maggiorana, o al sugo con ragù di carne, il menu completo include spezzatino con piselli, vino e acqua a volontà.
Non solo maccheroni! Nel corso della manifestazione, infatti, gli spettacoli di musicisti e artisti di strada animeranno le vie del centro storico. Sabato, alle ore 17.00, verrà inoltre inaugurata la Mostra di Elisa Moricca e degli allievi dell’Associazione Culturale “Il Geranio”: studi e opere originali dipinti con le tecniche della pittura, del pastello secco, dell’acquerello, del fumetto e dell’illustrazione. La mostra verrà installata presso il Castello Orsini, il quale sarà accessibile negli spazi interni ed esterni gratuitamente dalle ore 17.00 alle 21.00 in entrambe le giornate. Il divertimento continuerà fino a tarda serata, ballando e cantando con la musica dance anni ’90/’2000 live dei Trashanta e con il tributo agli 883 degli Spidermax.
«Dopo il grande successo della scorsa edizione, festeggiamo i venti anni di un evento unico nel suo genere, massima espressione di dedizione, passione e radicamento sul territorio” – afferma il vice presidente della Pro Loco Maurizio De Cola, che aggiunge – “tante le iniziative in programma per le due serate di sagra, tutte realizzate grazie al lavoro di un gruppo direttivo ormai consolidato e alla collaborazione di tutta la comunità montenerina, orgogliosa della propria cultura, da diffondere e promuovere in contesti sempre più ampi con un approccio moderno e innovativo».
Per maggiori informazioni, si consiglia di seguire il linkFacebook dell’evento: XX Sagra dei Maccheroni a Fezze – L’originale e autentica!
-Nuova Campagna di Scavi presso il santuario della dea Vacuna-
Montenero in Sabina- 2 luglio 2022-Riparte- lunedì 4 luglio – la Campagna di Scavi presso il santuario della dea Vacuna in località Leone. La missione, giunta alla sua quarta edizione, è svolta dal Comune in convenzione con l’Université Lyon 2 e in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti-
Rocca Sinibalda (Rieti)- CINCIA_FEST, un nuovo colorato festival
Rocca Sinibalda – 24 luglio 2023-Un nuovo piccolo festival, nato in un paese da gente che lo vive come una comunità di persone/cinciallegre. «Non abbiamo scelto a caso di farci rappresentare da questo uccellino nostrano, ma per la sua indole molto particolare. Non cambia il piumaggio e non migra, ha la capacità di abbassare la temperatura corporea per arrivare ad uno stato intenzionale di torpore ed ipotermia fino a 18 ore, per “risparmiare le risorse”, in particolare negli inverni più rigidi. Questo piccolo uccellino è curioso, socievole, viaggia spesso in gruppo e quando viene attaccato non esita a combattere per proteggere i suoi simili. Le “cince” sono piccoline ma sono invece anche molto, molto coraggiose! Ci siamo ritrovati molto in questa descrizione, consapevoli che di cinciallegre sono pieni anche i nostri paesi, le nostre aree interne e le terre alte, in particolare quelle che noi viviamo in Alta Sabina».
«E il nostro territorio, quello dell’alta Sabina, è uno spazio di opportunità e innovazione in grado di contribuire allo sviluppo del paese grazie alle importanti risorse ambientali, culturali e sociali presenti. Ed è grazie a questa energia diffusa e alla grande sfida che abbiamo di fronte, quella della crisi ambientale e della riconversione ecologica che sentiamo il bisogno di incontrarsi e confrontarci, discutere, ascoltare, imparare».
«Le aree interne non sono solo dei bei paesaggi da frequentare nel weekend, hanno delle criticità che debbono essere adeguatamente affrontate per arrestare i fenomeni di abbandono, per riqualificare il patrimonio residenziale dismesso, per ri-utilizzare e re-inventare spazi, valorizzare le terre abbandonate oppure inutilizzate, tenendo conto della dimensione sociale, collettiva e pubblica. Per valorizzare le risorse agricole, il capitale naturale, culturale ed umano, il turismo sostenibile, attraverso un approccio incentrato sulla sostenibilità ambientale, l’innovazione sociale ed il rafforzamento dei principali fattori di sviluppo locale».
«Per investire sui giovani o su chiunque decida di arrivare, di rimanere o di tornare promuovendo azioni innovative di carattere sociale, culturale ed imprenditoriale. Tutto questo “patrimonio” non riguarda solo il nostro passato, ma anche il nostro presente e soprattutto il nostro futuro. Ed è per questo che è nata a Rocca Sinibalda l’associazione culturale BIBLIOTECA VERDE in sinergia con il suo Comune ma radicandosi fortemente sul territorio, a partire da una vera e propria Biblioteca a tematica ambientale per adulti e bambini, proponendo e sostenendo attività, eventi, corsi e workshop che possano diventare pratiche costanti, che possano incidere e che siano in grado di promuovere un graduale cambiamento a livello individuale e collettivo».
«Temi come consumi consapevoli e responsabili, work/life balance, green communities, la riscoperta del turismo sostenibile e lento fuori dai circuiti mainstream, nei piccoli borghi e a contatto con le comunità locali, cambiamenti climatici, restanza, comunità neo rurali, coltivazione produzione alimentazione, ma anche comunicazione e molto, molto altro…Cultura, impegno civile, formazione, attivismo, arte. Il programma della prima edizione del CINCIA_FEST prevede attività che abbiamo già iniziato a svolgere e a proporre gratuitamente a cittadini e turisti negli scorsi anni. Escursioni con guide, incontri con scrittori, proiezioni di film e documentari a tematica ambientale, workshop esperienziali per adulti e per bambini. Pensando che creare consapevolezza e praticare il cambiamento vuol dire anche passare del tempo insieme, vuol dire sensibilizzazione e formazione informale, vuol dire incontri e dibattiti, vuol dire anche partire dall’identità di un territorio ed aprirlo a proposte, idee, e anche possibili nuove contaminazioni. E le attività della BIBLIOTECA VERDE e del CINCIA_FEST nel territorio di Rocca Sinibalda e dei comuni limitrofi intende rilanciare non solo la conoscenza e la fruizione di un territorio, ma la partecipazione attiva di chi lo abita e di chi lo vivrà anche come turista, valorizzando non solo il capitale culturale, storico, enogastronomico ma soprattutto quello ambientale ed umano».
Organizzazione a cura di: Gabriella Guido, Alice Liguori, Federico Porro – Workshop a cura di Stefano Liberti CONTATTI: labibliotecaverde22@gmail.com
Rivodutri(Rieti)- Spighe Verdi 2023 per il quarto anno consecutivo
Rivodutri 26 luglio 2023-Sono state annunciate le Spighe Verdi 2023: Rivodutri, unico comune della Provincia di Rieti, è tra i 72 Comuni che in Italia hanno ricevuto questo prestigioso riconoscimento, che equivale alla “bandiera blu” delle migliori località marine.
Durante la conferenza nazionale di premiazione si è ribadito come Spighe Verdi sia un premio che riconosce (mediante un sistema di certificazioni internazionali) le azioni mirate e concrete di amministrazioni, imprese e cittadini che concorrono a una gestione virtuosa accertata e condivisa.
Con Spighe Verdi, infatti, si premiano quei comuni rurali che sanno porre al centro sfide importanti: dalla gestione ambientale al turismo, dall’agricoltura – cui sono fortemente vocati – alla cultura e all’enogastronomia, dalla mobilità sostenibile alla protezione e valorizzazione del paesaggio.
Per Rivodutri una conferma che emoziona e che sprona, ancora di più, a impegnarsi e a fare per il futuro.
Cittaducale(Rieti)- Soggiorni estivi alla Scuola Forestale Carabinieri
CITTADUCALE- 14 luglio 2023-Per la prima volta, dopo 118 anni dalla sua fondazione avvenuta nel 1905, presso lo storico istituto di formazione di Cittaducale prendono il via i soggiorni estivi naturalistici per i figli dei carabinieri di età compresa tra gli 8 e i 12 anni, in svolgimento nei mesi di luglio e agosto.
I giovani partecipanti sono ospitati dal Centro Addestramento di Cittaducale e le attività di educazione ambientale sono condotte dai militari dell’Ufficio Divulgazione Naturalistica, che da oltre 40 anni educa le nuove generazioni promuovendo i valori della natura (circa 5000 studenti coinvolti a livello nazionale nel trascorso anno scolastico).
Tutto il personale della Scuola ha accolto con entusiasmo l’iniziativa partecipando alle attività che sono state ideate e realizzate tenendo conto della bellezza e ricchezza del territorio reatino.
Tra le tematiche affrontate ci sono l’importanza del bosco e la biocomplessità, il ciclo dell’acqua, l’avifauna acquatica, la vegetazione ripariale, le specie di fauna e flora autoctone e la tutela del paesaggio.
Sono stati inoltre avviati laboratori artistici innovativi per la realizzazione del progetto “Erbario in ceramica”. Non mancano momenti di gioco, svago e relax curati dagli educatori della Cooperativa Kamaleonte, esperti nella gestione delle dinamiche di gruppo attraverso attività educative esperienzali all’aria aperta ed eco-sportive con lo scopo di favorire il benessere individuale e di gruppo in un’aula privilegiata qual è la “natura”, nel rispetto dell’ambiente e delle diversità.
Il programma è stato attuato anche grazie alla collaborazione di altri enti (ACEA, Riserva naturale dei Laghi Lungo e Ripasottile) che hanno fornito con favore il loro contributo all’iniziativa.
Curatore- Marilena Squicciarini– Stilo Editrice Scrl BARI
DESCRIZIONE
È questa la storia di Mimì Accettura e della sua famiglia, mercanti d’olio nella Bari degli anni Trenta, declinata nei toni che Macrì accosta a un certo verismo meridionale. Il Verismo è tutto nelle descrizioni di gesti, luoghi, cose, antichi modi di vivere, restituite in pagine che assumono, ai nostri occhi, il valore aggiunto di documento storico, tanto prezioso quanto raro. La vicenda pugliese, costruttiva e ariosa, avviene nel cerchio protettivo della famiglia, quel «tessuto vivo di affetti» vero protagonista del romanzo. Tra vecchio e nuovo, tra poesia e prosa, Luigi Fallacara ci parla di una città che cambia – che riceve dal regime fascista l’investitura di metropoli mediterranea e assiste alla grandiosa inaugurazione della Fiera del Levante – ma sa indugiare anche sul mare e sugli ulivi della campagna pugliese in splendidi squarci lirici. Sono proprio gli ulivi a donare alla terra la particolare lucentezza dell’argento: «L’automobile, […] si precipitò per certe discese, dove la terra diventava fine come tabacco e gli ulivi splendevano, congiungendosi quasi sul cielo della strada, di un loro più mite e sereno argento».
Biografia dell’autore
Luigi Fallacara (Bari 1890-Firenze 1963) esordì con la raccolta di poesie Primo vere (1908), avviando nel capoluogo pugliese i suoi primi contatti culturali e collaborando con la rivista «Humanitas». Lasciò Bari nel 1912 per completare gli studi umanistici in una Firenze dallo straordinario fervore culturale. Qui entrò in contatto con la prima rivista dell’avanguardia letteraria, «Lacerba», e poi con «Il Frontespizio», rivista incunabolo dell’ermetismo, che più di tutte segnò il suo percorso. La sua intensa attività poetica, pienamente inserita all’interno dei fenomeni culturali del primo Novecento, vide la pubblicazione di numerose raccolte; la scrittura di racconti e romanzi accompagnò costantemente la più centrale attività poetica. Ricordiamo le prose dei Giorni incantati (1930) e i romanzi A quindici anni (1932), Io sono, tu sei (1933), oltre a Terra d’argento(1936)
RASSEGNA STAMPA
Gazzetta del Mezzogiorno
Terra d’argento di Luigi Fallacara
Articolo Pubblicato da Claudio Crapis-22 aprile 2018
Terra d’argento, romanzo del barese Luigi Fallacara, merita di essere letto e pienamente apprezzato. Pubblicato nel 1936, è stato rieditato per Stilo Editrice nel 2013 a cura della prof.ssa Marilena Squicciarini, che ha scritto una preziosa e ricca Introduzione, ripercorrendo gli snodi creativi più significativi di Luigi Fallacara. Pertanto all’Introduzione si rimanda per un inquadramento di ampio respiro della sua produzione letteraria e per una lettura critica del romanzo. Qui si propongono invece solo delle sparse note di lettura.
Il romanzo narra le vicende della famiglia Accettura – importanti commercianti e produttori d’olio nella Bari degli anni Trenta, con la loro casa in Piazza Mercantile – soprattutto attraverso gli occhi e la coscienza di Mimì, con le sorelle Carmelina e Rosalba, con il fratello Giacinto (una sorta di antagonista e antieroe), con Mammà, con la moglie Gisella. E con il temuto e vezzeggiato zio Minguccio, titolare dell’intero patrimonio. Ma ben delineati sono anche altri personaggi minori, a cominciare da Donna Lina, la madre di Gisella, con la sua insofferenza signorile verso i modi a suo dire rozzi della famiglia del genero, che avrebbero rovinato inesorabilmente anche sua figlia.
Le dinamiche all’interno della famiglia, le invidie, le piccole cattiverie, i sogni e le meschinità sono colti con garbo. Le figure di Mimì e di sua moglie Gisella sembrano quelle meglio caratterizzate attraverso anche alcuni monologhi interiori, che interrompono la narrazione in terza persona. Sia Mimì che Gisella in maniera diversa subiscono delle piccole ma continue umiliazioni (Mimì solo in ambiente domestico, perché in quello lavorativo sa il fatto suo). E le pagine si susseguono piacevolmente alle pagine con il racconto dei vari eventi che punteggiano la storia familiare: il matrimonio di Mimì, l’acquisto di una tenuta importante, la festa con tutti i suoi riti (compresi i corteggiamenti e il gioco di sguardi che Rosalba pagherà a caro prezzo), l’arrivo dell’automobile, i viaggi di zio Minguccio trascinato dal dissoluto nipote Giacinto per teatri e cafés chantants, la prima edizione della Fiera del Levante ecc.
Mimì e Gisella, personaggi positivi, fanno intravedere una sorta di evoluzione e di riscatto, mostrandosi via via più forti in famiglia, più uniti nel loro legame e capaci di affrontare il mondo. E proprio quando zio Minguccio appare rinsavito, quando lo spessore umano di Mimì si sta affermando a pieno, ecco che, come in un feuilletton che si rispetti, vien fuori la rocambolesca questione del testamento. E qui ci fermiamo, ma il finale è degno di una novecentesca opera aperta.
Nella prosa tersa e – come nota Squicciarini – dalle risonanze liriche e pittoriche compaiono termini ormai poco usati come barbazzali, obliquare, pontone o cogoma; fa capolino il dialetto in alcuni canti popolari: “Ammine la rota ecc.” (pp. 210 e 212), “Sabato santo viene currendo ecc.” (p. 205); in alcuni termini come recchitelle (orecchiette, p. 189) o paddicchi. E non poteva mancare il melodramma: Gisella prima di sposarsi suona al pianoforte La Gioconda – opera di Ponchielli su libretto di Arrigo Boito – e Mimì canticchia stonando “tutt’avvolta in bianco vel” (atto terzo).
Il tipico gioco cromatico delle foglie d’ulivo – così importante nella campagna pugliese – in cui forse non sono estranee suggestioni dannunziane (“Argentei gli olivi ondeggiano”, Taccuini) dà il titolo a questo romanzo che tutti i pugliesi, almeno, dovrebbero leggere.
Biblioteca DEA SABINA-Associazione CORNELIA ANTIQUA
ROMA-La Torre della Bottaccia è sita sulla via Aurelia Antica, Municipio XIII- Brano e foto tratto dalla Monografia “Torri Segnaletiche-Saracene della Campagna Romana “di Franco Leggeri.In Italia esistono luoghi, se pur carichi di storia per le Città e i Borghi dove sorgono, lasciati nel degrado e nella più completa rovina. Le Torri della Campagna Romana non sono “pietre disperse” e senza storia , ma sono sicuramente edifici, porzione di edifici, dal passato antico che per qualche ragione sconosciuta non godono dei “diritti” di recupero e restauro come di altri luoghi simili esistenti nella Roma Capitale d’Italia.La Torre della Bottaccia è forse condannata a una fine ignobile, soffocata dai suoi stessi calcinacci?
A proposito delle Torri della Campagna Romana il Tomassetti scrisse:”…pensi il lettore , contemplandole ora così poeticamente desolate, quasi giganti feriti ed impietriti sul posto , a ricostruire la Storia con l’immaginazione , e figurarsi le feste, gli armamenti, le battaglie, tutto ciò che formò la vita agiata della Campagna Romana nel Medioevo; ed egli dovrà convenire con me che esse esercitano grande seduzione nella nostra mente. Pensino pertanto i proprietari dell’Agro Romano a conservare gelosamente questi ruderi dell’Arte e della Poesia; ne impediscano ai pecorari e ai contadini la continua malversazione; pensi il Governo a farne compilare l’esatto elenco ed a farne regolare consegna ai proprietari, come dei Monumenti Antichi, sia perché hanno aspetto pittoresco , sia perché appartengono alla Storia; e col tempo la posterità domanderà conto alla presente generazione del non aver arrestato e posto fine ai guasti dovuti all’ignoranza dei nostri predecessori ”.Brano e foto tratto dalla Monografia “Torri Segnaletiche-Saracene della Campagna Romana “di Franco Leggeri.
Campagna Romana.
ROMA- Municipio XIII- Castel di Guido, Torre della Bottaccia Foto di Franco Leggeri
Disegno copiato dal catasto Alessandrino del secolo XVII.
Roma- Municipi XIIIeXIV-16 giugno 2023-Si è svolta ieri presso la sede dell’Associazione Cornelia Antiqua di via Boccea la cerimonia di consegna delle targhe del premio Campagna Romana 2023 giunto quest’anno alla nona edizione .Dopo il saluto del Presidente Cristian Nicoletta la Signora Tatiana Concasassieme all’Archeologa Nerea, si sono alternate come conduttrici della serata. L’Evento era relativo alla giornata dedicata all’Archeologia europea e , con interventi sul tema, si sono alternati al microfono nell’ordine il :Dott. Alessio de Cristofaro Archeologo a seguire Dott. Stefano Alessandrini, Dott. Michele Damiani e il Vive Presidente dell’Ass. Cornelia Antiqua Dott.Gianluca Chiovelli. Presente e Premiata la Protezione Civile di Castel di Guido capitanata dal “GRANDE” Attilio Zanini. Di seguito l’elenco dei Premiati e le motivazioni.
I PREMIATI e le MOTIVAZIONI PER IL PREMIO
CAMPAGNA ROMANA 2023
MICHELE DAMIANI
Per la sua grande competenza e dedizione, impiegate nella divulgazione storico-archeologica del Territorio della Campagna Romana.
La sua straordinaria conoscenza e passione per il mondo Etrusco e in particolare per il Territorio di Veio, emerge con forza durante la sua narrazione storica, coinvolgendo e trasportando l’uditore indietro nel tempo.
Grazie alla sua indiscussa capacità di comunicazione, le sue spiegazioni risultano sempre chiare e comprensibili al grande pubblico, inclusi coloro che non appartengono al “mondo accademico”.
In tal modo, tutti i cittadini possono venire a conoscenza degli eventi storici che hanno segnato il nostro Territorio e sviluppare una memoria collettiva, primo passo per richiamare l’attenzione pubblica verso il rispetto di questi luoghi.
GIOVANNI ZORZI
Per l’impegno e la dedizione profuse per l’Ecomuseo di Maccarese, situato all’interno del Castello di San Giorgio, che recentemente ha ottenuto anche la qualifica di “Ecomuseo di interesse regionale”.
Il Sig. Giovanni Zorzi, in qualità di responsabile dell’Ecomuseo e di studioso del Territorio, svolge continuamente, oltre al lavoro di gestione del Polo di Maccarese, anche una preziosa attività di ricerca e raccolta della vasta documentazione storica.
Tali testimonianze comprendono sia documenti d’archivio e fotografie, sia video memorie relative allo sviluppo storico-sociale di Maccarese, con particolare attenzione all’epoca della grande bonifica e al nostro passato contadino.
Questo pregevole lavoro, reso possibile grazie alle sue conoscenze e profonda passione per la ricerca storica, consente a tutti i cittadini di poter visitare un luogo, in cui è conservata e preservata l’identità storica – specifica del Territorio della Campagna Romana.
NANDO MAURELLI
Per la sua profonda conoscenza del Territorio a Nord Ovest di Roma e per il suo straordinario impegno svolto come Presidente del circolo Ecoidea di Legambiente.
Il Dott. Nando Maurelli, in qualità di esperto di storia e scrittore, ha fornito un prezioso contributo per la divulgazione della storia del Territorio della Campagna Romana.
Si occupa inoltre, dell’organizzazione di numerose iniziative culturali, sotto forma di conferenze e dibattiti aperti al pubblico, che si svolgono presso i locali di INTERSOS, in via della Stazione di Ottavia, in collaborazione anche con altre associazioni.
Questi incontri dedicati allo scambio culturale, costituiscono un importante momento di aggregazione, promuovendo il coinvolgimento attivo del pubblico e la diffusione della conoscenza del Territorio sotto molteplici punti di vista.
Una preziosa opportunità per tutti i cittadini interessati, che a prescindere dal loro ceto sociale o livello culturale, possono essere informati ed approfondire tematiche che spaziano dalla storia, alla letteratura, alle scienze, sempre con particolare attenzione per le questioni relative al nostro Territorio.
IDA OLIVA
Per l’encomiabile esempio di generosità, che si manifesta attraverso iniziative di Solidarietà a supporto dei più deboli, delle persone in condizioni di disagio e in aiuto delle popolazioni colpite da calamità naturali.
La Sig.ra Ida Oliva si impegna con amore e passione, nell’organizzazione di eventi e manifestazioni, allo scopo di finanziare opere di Beneficenza.
Tali eventi trovano sempre un grande riscontro, testimoniato dalla partecipazione di numerose persone, che la Sig.ra Ida Oliva riesce a coinvolgere e a contagiare con la sua eccezionale energia, spirito di altruismo e forte empatia!
Tra le sue varie opere di Solidarietà, si annovera anche quella svolta durante il periodo della Pandemia, quando grazie alla sua disponibilità, fu possibile organizzare una raccolta alimentare per le famiglie del quartiere di Casalotti, che si trovavano in un momento di difficoltà.
La sua attività comprende anche un notevole impegno come Guardia Rurale Ausiliaria, a tutela e difesa sia dell’ambiente che degli animali, perché come diceva Albert Einstein: “se un uomo aspira a una vita retta, il suo primo atto di astinenza è dall’offesa agli animali”.
GIUSEPPE STRAZZERA
Per il suo straordinario impegno e il suo efficiente lavoro nel migliorare i problemi urbanistici del Territorio del XIV Municipio di Roma.
Tale riconoscimento al merito del Dott. Giuseppe Strazzera, scevro da qualsiasi motivazione e orientamento di natura politica, è dovuto esclusivamente alle sue competenze e alla totale dedizione, con cui si prende cura del nostro Territorio, nell’area più periferica del Municipio.
Nato in una borgata difficile dell’estrema periferia romana, ha saputo emergere da questa realtà, manifestando un forte ardore nello schierarsi in prima linea, con l’obiettivo di migliorare questa situazione di degrado, per il bene della collettività.
A partire da novembre 2021, a seguito della sua nomina ad Assessore ai lavori pubblici, urbanistica, rigenerazione urbana e patrimonio del Municipio XIV, ha fornito un prezioso contributo per la valorizzazione della nostra periferia, mettendosi a disposizione e prendendosi cura in prima persona della gestione dei lavori necessari, finalizzati alla risoluzione dei disagi accusati dai cittadini.
ASSOCIAZIONE IL FILO CHE UNISCE
Per il suo ammirevole impegno per la comunità e nella realizzazione di progetti di Beneficenza, con l’obiettivo di raccogliere fondi per dare supporto alle strutture ospedaliere pubbliche e principalmente a quelle pediatriche.
L’Associazione “Il filo che ci unisce”, nata da un’idea della Sig.ra Tiziana Monticelli, organizza alcuni incontri pubblici, per coinvolgere e costruire insieme agli altri cittadini i progetti di Beneficenza.
Un esempio è costituito dall’iniziativa, che lo scorso anno vide la partecipazione di molte persone, in particolare signore dedite all’arte dell’uncinetto, per realizzare insieme delle coperte di lana, il cui ricavato è stato interamente devoluto all’ospedale pediatrico Bambino Gesù.
L’Associazione “Il filo che ci unisce”, si occupa anche confezionare a mano dei raffinati cappellini, variamente colorati, che vengono donati ai reparti oncologici pediatrici, per regalare un sorriso ai piccoli pazienti ricoverati e alle loro mamme.
GRUPPO FEMMINILE PROTEZIONE CIVILE CASTEL DI GUIDO
Gentilezza, forza e determinazione con questi aggettivi credo che si possa sintetizzare la motivazione di questo riconoscimento con il quale, noi di Cornelia Antiqua, vogliamo rendere omaggio alla componente femminile della Protezione civile di Castel di Guido.
-MARCO PLACIDI
Per il suo prezioso contributo nella ricerca e nella divulgazione storico – scientifica, essenziale per riportare alla luce e far scoprire a tutti i cittadini, l’incredibile patrimonio appartenente all’antica città di Roma, ancora nascosto nel nostro sottosuolo.
Il Sig. Marco Placidi è fondatore e Presidente dell’Associazione Sotterranei di Roma, che svolge sia continua attività di speleo-archeologia, sia progetti di studio, integrati con ricerca attiva sul Territorio.
Tra questi ultimi, oltre alle indagini su vari sistemi ipogei presenti nel sottosuolo cittadino, merita una menzione speciale, il progetto di studio relativo agli Acquedotti dell’antica Roma, per i quali l’Ass. Sotterranei di Roma, si qualifica tra i massimi esperti in materia.
Lo studio di queste sofisticate costruzioni, non si limita solo all’architettura idraulica, ma prevede anche approfondite ricognizioni di superficie, per cercare direttamente sul Territorio della Campagna Romana, le prove e le testimonianze del loro passaggio, al fine di ricostruire dettagliatamente il loro percorso.
Tale impostazione dei metodi di indagine, insieme alla profonda passione che l’Ass. Sotterranei di Roma, ha da sempre dimostrato per la ricerca speleo-archeologica, ha rappresentato fin dall’inizio, un esempio da seguire per l’Ass. Cornelia Antiqua, perché come diceva Goethe:
“Le cose migliori si ottengono solo con il massimo della passione”.
CIVILTÀ ROMANA
Per il suo ammirevole impegno nell’organizzazione della manifestazione Ab Urbe Condita, un evento che riunisce numerose associazioni di rievocazione, nazionali ed internazionali e fa rivivere la storia, la cultura e la vita quotidiana dell’antica Roma.
Le varie associazioni che prendono parte all’evento, sono incentrate sulla rievocazione di diversi momenti storici dell’antica Roma: Repubblica, alto Impero e tardo Impero.
Tali periodi vengono perfettamente rievocati, ricostruendone gli usi e i costumi, riportando in tal modo alla luce nel corso della manifestazione, momenti di vita civile, religiosa e militare delle diverse epoche.
L’Associazione Civiltà Romana, con il suo Presidente Benedetto Langiano, organizza, da diversi anni, la manifestazione in modo eccezionale, suscitando un grande interesse nei cittadini, sia appassionati di storia che semplici curiosi e catalizzando anche l’attenzione dei più piccoli.
Questi ultimi sono coinvolti e trasportati indietro nel tempo, attraverso vari laboratori didattici, scuole di gladiatori, danze antiche e molto altro.
MAURO INTINI
Per il servizio volontario svolto per un periodo di tre mesi, durante gli scavi nel territorio circostante Galeria Antica e per il suo generoso impegno nel condurre gratuitamente, i cittadini a scoprire le bellezze della Campagna Romana e della provincia di Viterbo.
Il Sig. Mauro Intini, fondatore di “Archeotrekking Romani”, grazie alla sua straordinaria conoscenza del Territorio, al suo spirito di avventura e alla sua grande esperienza, riesce a coinvolgere ed allietare, tutti coloro che desiderano vivere una giornata diversa, immergendosi nella natura, come dei veri esploratori!
Con estrema competenza infatti, guida ed accompagna a piedi i cittadini, alla scoperta degli affascinanti ambienti naturali che ci circondano, dove è possibile ammirare anche le rovine archeologiche, appartenenti agli antichi popoli che risiedevano nel nostro Territorio.
Il Sig. Mauro Intini inoltre, ha fornito un prezioso contributo anche per l’Ass. Cornelia Antiqua, mettendo a disposizione il suo tempo e la sua esperienza, per offrire supporto durante le ricognizioni di superficie che l’associazione costantemente svolge.
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