Franco Leggeri-Fotoreportage-ROMA e il suo GAZOMETRO
Dalla raccolta:Fotografie per raccontare Roma e la sua Campagna Romana.
FOTO di Franco Leggeri IL SORGERE DEL SOLE su ROMA e il suo GAZOMETRO 14 giugno 2023
“Storia del Gasometro (o Gazometro) di Roma”
Dove si trova
Lungo la via Ostiense, sul lato destro uscendo da Roma, per la precisione in via del Commercio 9/11, si impone la presenza di un’enorme struttura cilindrica, metallica che ormai fa parte del paesaggio urbano della città di Roma. Anzi, è stato definito “un pezzo pregiato dello skyline di Roma”. Si tratta del gasometro o gazometro. L’area che ospita il gasometro, fin dall’antichità, è stata deputata ad accogliere le derrate alimentari e le merci necessarie all’approvvigionamento dell’Urbe.
Nel 1863 la zona è stata attraversata dalla ferrovia costruita da Pio IX e vi è stato costruito il ponte dell’Industria (che i romani chiamano “ponte di ferro”). La presenza della ferrovia ha stimolato la crescita di alcuni insediamenti commerciali ed industriali, come il mattatoio e i Mercati Generali (dove confluivano tutta la frutta e la verdura destinate al commercio al dettaglio).
Perché è stato costruito e che cosa è
Agli inizi del XX secolo il sindaco Ernesto Nathan, uno dei migliori che abbia servito Roma, ha cominciato a promuovere una politica industriale, perciò nella zona fu costruito lo stabilimento del Gas (ora Italgas) con il Gasometro. Il gasometro è una struttura inventata nel 1789 dal fisico francese Antoine-Laurent de Lavoisier che veniva usata per accumulare il gas che in origine veniva prodotto per gassificazione del carbone e poi per cracking del petrolio.
La gassificazione è un processo chimico che permette di trasformare in monossido di carbonio, in idrogeno e in altre sostanze gassose materiali ricchi di carbonio, come per esempio carbone, petrolio o biomassa. Nel gasometro romano veniva distillato e opportunamente depurato, soprattutto il carbon fossile. Il gas veniva prodotto nei forni di distillazione e poi temporaneamente immagazzinato nei gasometri.
Quando è stato costruito
Il complesso del gasometro di Roma fu progettato nel 1909 e la struttura oggi visibile è stata preceduta da tre gasometri “minori” che sono stati costruiti dalla Samuel Cuttler & Sons di Londra tra il 1910 e il 1912. Il gas ivi prodotto veniva utilizzato sia per l’illuminazione pubblica, sia per quella domestica.
La struttura ancora visibile, in ferro, è stata messa in opera tra il 1935 e il 1937 dalla società Ansaldo di Genova e dalla tedesca Klonne Dortmund. Misura un’altezza di m 89,10 e un diametro di m 63; i pali che la compongono raggiungono una lunghezza totale di km 36; la sua capienza è di 200.000 mc di gas.
Come funziona
Il gasometro aveva la funzione di contenere il gas, dopo la sua produzione che avveniva nei forni e prima della distribuzione. Il gasometro, quando era in funzione, si alzava e si abbassava; il nostro gasometro è del tipo detto a “telescopio” che vuol dire che il cilindro interno si innalza e si abbassa, attraverso le guide laterali, indicando la quantità di gas contenuto.
I gasometri non avevano un grande capienza e quindi non potevano essere utilizzati come serbatoio a lungo termine, ma si limitavano solo a regolare a breve termine il passaggio tra la produzione del gas e il suo consumo.
Quando e perché è stato dismesso
Con la diffusione del gas metano il gasometro è caduto in disuso. Infatti nel 1960 si decide di portare a Roma il metano naturale. Nel 1970 il gas metano ha cominciato ad alimentare il quartiere di Spinaceto e nel 1981 è stata avviata la completa metanizzazione della città di Roma. La società Italgas che prima produceva il gas, attualmente si occupa solo della sua distribuzione.
Dagli anni ’90 sono state avanzate varie ipotesi di recupero del gasometro, ma ad oggi non è stato realizzato nulla. Nella zona limitrofa però, dalla fine degli anni ’90, sono stati aperti numerosi locali (discoteche, ristoranti, pub, gelaterie) e adesso il quartiere intorno al gasometro si annovera tra quelli che fanno da sfondo alla “movida” romana.
Roma Municipio XI-Natale 2024 e il “Concerto per Ludo”
Roma Municipio XI-Natale 2024-Sono ormai vari giorni che a Vigna Pia, come in tutta Roma, le luminarie rendono il quartiere colorato e più allegro, soprattutto in questo periodo in cui stare allegri non è sempre facile. Anche quest’anno, come un segnalibro o un inciso sottolineato, ci sarà il Concerto per Ludo che ci accompagnerà verso il Natale. Il Concerto per Ludo vuole essere un ricordo in musica di una ragazza che ora è una dolce Poesia astratta .Il Concerto “Melodie di Natale” con l’esibizione del coro “Lost On Friday” sarà, si spera, un modo di allontanare la polvere dai nostri ricordi più cari. Il concerto è un tassello che contribuisce alla costruzione del “Mosaico collettivo” che si fa “concretezza” in una borsa di studio in memoria di Ludo-
Borsa di studio in memoria di Ludovica Dell’Atti
I genitori, la sorella, le amiche, gli amici e tutti i cari di Ludovica desiderano ricordare Ludovica Dell’Atti scomparsa prematuramente nel dicembre del 2022, mettendo a disposizione una borsa di studio per un programma scolastico annuale negli USA rivolta a studenti meritevoli iscritti al concorso di Intercultura della provincia di Roma.
Ludovica aveva compiuto da poco 17 anni e sognava di passare un anno negli USA da quando aveva iniziato il liceo linguistico. Ludovica amava l’inglese e pur non avendo frequentato corsi specifici aveva una buonissima padronanza di linguaggio, adorava mettersi alla prova parlando con dei veri madrelingua.
Attraverso lo spirito del viaggio vorremmo ricordarla ogni anno dedicandole una borsa di studio che permetta ad un ragazzo di viaggiare con lo stesso entusiasmo.
Il tuo contributo potrà aiutare a portare avanti il suo sogno!
Notizie- Il Coro Lost on Fridaynasce nel gennaio 2010 dalla volontà dei componenti di riunirsi insieme cantando, sotto la guida del M° Rita Stocchi e con il valido accompagnamento al a. Da allora il coro ha intrapreso un’intensa attività concertistica, con un repertorio principalmente legato al gospel e allo spiritual, e si è esibito per beneficenza in numerose Basiliche romane, registrando un crescente consenso da parte del pubblico. Ha inoltre tenuto concerti presso il Teatro Angerosa del carcere circondariale di Rebibbia a Roma e ha partecipato in diretta, nel febbraio del 2014, al programma televisivo “La canzone di noi” su Tv2000. Il nome Lost on Friday (Persi di venerdì) nasce dal nostro giorno di prove e dal fatto che in quella sera non c’è possibilità di trovarci altrove se non a cantare nelle sale della Parrocchia di Santa Melania Juniore che gentilmente ci ospita. Il nostro logo ci rispecchia: un gruppo di persone unite, pur restando ciascuno con la propria individualità. Il loro numero, 13, riprende quello delle note in un’ottava, ma in realtà noi siamo molti di più: il coro si compone attualmente di una quarantina di persone. Le offerte raccolte durante i concerti sono elargite in opere umanitarie gestite dai responsabili dei siti dove si tengono le esibizioni. Ha al suo attivo negli ultimi anni la partecipazione a molteplici esibizioni a scopo benefico, tra cui ci piace ricordare quello nel 2022 presso la Basilica di Santa Francesca Romana in occasione del concerto organizzato dall’associazione Misioneros del Camino.Il Coro è attualmente diretto dal M° Fabrizio Adriano Neri.
Il Concerto per Ludo “Melodie di Natale”-Coro LostOnFriday- al pianoforte Antonio Cama-Dirige il Maestro Fabrizio Adriano Neri.
Appuntamento venerdì 20 dicembre 2024-Ore 20:30
Parrocchia – Sacra Famiglia al Portuense
via Filippo Tajani, 10-Roma Municipio XI-
Offerta libera e consapevole per la borsa di studio in memoria di Ludovica
Mostra personale di Laura Amato alla Galleria Damablu
Roma-Galleria Damablu-LiberoStile Associazione Culturale è lieta di presentare Alter Ego – Frammenti identitari, la mostra personale di Laura Amato che dal 6 all’11 dicembre torna con un nuovo capitolo della sua ricerca artistica fondata sulla libertà creativa e sostenuta da uno studio continuo. Attraverso il collage l’artista mette a nudo desideri, sogni, ricordi e i ritagli, collezionati nel tempo, prendono forma svelando emozioni intime e raccontando speranze, fragilità, fantasie. La collezione di collage, esposta in anteprima online il 12 Ottobre in occasione della XX Giornata del Contemporaneo (www.amaci.org), è stata arricchita di nuove opere, alcune delle quali create site specific, e sarà visibile a Roma presso la Galleria Damablu, in via Arco de’ Ginnasi 7, uno spazio espositivo in un palazzo del Seicento a pochi passi da Largo Argentina.
“Il collage analogico è diventato un medium inaspettato per esprimere la mia creatività – spiega Laura Amato – Ho realizzato che queste opere erano già presenti in forma astratta nella scatola dei ritagli, tutti espressione del mio gusto estetico, ma soprattutto tutti frammenti indicatori di emozioni intime, delicate, quasi fanciullesche che aspettavano solo la mano che finalmente li unisse rendendoli visibili.”
L’impronta delle scenografie dei balletti classici è palese. Aver avuto la possibilità di danzare, sin da bambina, sui palcoscenici di teatri importanti della Capitale, ha lasciato tracce evidenti in quello che sarebbe diventato il suo mondo immaginifico: il nero del buio della sala, il rosso carico del velluto dei sipari, l’opulenza barocca dei lampadari sono elementi ricorrenti nelle sue composizioni.
Con Alter Ego l’artista non si limita ad una semplice confessione personale, ma invita l’osservatore ad una riflessione sui temi presentati e a rivolgere uno sguardo allo specchio per un confronto consapevole con l’altro da sé.
Oltre a Roma, dove Laura Amato vive e lavora, le sue opere sono state recentemente esposte in mostre personali e collettive in musei e gallerie d’arte nazionali ed internazionali, come il Polo Museale Civico Diocesiano per tre edizioni del Premio Sulmona e il Piccadilly International Art Museum a Seoul con le “Salon des indépendants en Coree du Sud” con la Société des Artistes Indépendants”, a Montecarlo, New York, Miami e Basilea. Dal 14 al 21 Dicembre 2024, l’artista parteciperà con un collage alla mostra collettiva Collagenotes a cura di Paris Collage Collettive presso l’Espace Canopy, galleria parigina.
Informazioni, orari e prezzi
LAURA AMATO ALTER EGO – Frammenti identitari
Opening Venerdì 6 Dicembre ore 18:00
Galleria Damablu, via Arco de’ Ginnasi 7 Roma
6 – 11 Dicembre 2024 ore 15:00 / 20:00 www.lauramato.com
A cura di LiberoStile Associazione Culturale www.liberostile.org
A cura di Elido Fazi–Introduzione di Franco Buffoni –Testo inglese a fronte-
Fazi Editore -Roma
DESCRIZIONE-
Composto nel 1815 e rimasto incompiuto, The Fall of Hyperion rappresenta l’estremo tentativo di Keats di fondare una moderna mitologia poetica. The Fall of Hiperion riafferma generosamente la necessità dello sguardo poetico, non più “febbre di se stesso” ma concreta vicinanza al dolore del mondo, profezia del suo destino. “Perché solo la poesia raccontare può i suoi sogni, e con il puro incanto delle parole redimere può l’immaginazione da un’oscura malia, da un ottuso incantesimo”.
Collana: Le porte
Numero collana: 2
Pagine: 80
Codice ISBN: 8881120011
Prezzo cartaceo: € 7,62
Codice ISBN e Pub: 9788864119199
Breve Biografia di John Keats
John Keats(Moorgate-Londra-31 ottobre 1795 – Roma, 23 febbraio ; 1821)è stato un poeta britannico, unanimemente considerato uno dei più significativi letterati del Romanticismo, e uno dei principali esponenti della “seconda generazione romantica” inglese assieme a Lord Byron e Percy Bysshe Shelley, come loro deceduto in giovane età.
John Keats-Orfano, fu messo dai tutori come apprendista presso un chirurgo; superati (1816) gli esami di licenza all’Apothecaries’ Hall, fu nominato assistente al Guy’s Hospital. Intanto le letture, e in specie The Fairie Queene di Spenser, gli rivelarono la sua vera vocazione (il suo più antico componimento a noi noto è appunto la Imitation of Spenser, forse del 1813). J. H. L. Hunt riconobbe subito il genio di K. e ne pubblicò alcuni sonetti in The Examiner; la sua influenza è evidente nel primo volume di K. (Poems, 1817). Il periodo di raccoglimento che seguì la decisione di dedicarsi esclusivamente alla poesia (1816) fu occupato da K. nello studio serio, e per lui decisivo, di Shakespeare; nello stesso tempo risentì l’influenza di Wordsworth, che è sensibile nella poesia Sleep and poetry, la più importante di Poems. Nell’Endymion volle, sotto l’allegoria di un mito, dimostrare l’unicità della bellezza che si rivela in tutte le attività umane. Giudicato dai critici come un tipico prodotto della scuola poetica di Hunt (la cosiddetta Cockney School), Endymion fu stroncato nel Blackwood’s Magazine e nella Quarterly Review; ma che il dolore per queste stroncature fosse la causa prima della tisi di K. è leggenda. In Hyperion, scritto in blank verse, che mostra progresso nella concentrazione e nella forza artistica, è presente la medesima posizione di pensiero: la bellezza è forza che viene dalla conoscenza, la quale si acquista con lotta e dolore. In Lamia, sotto l’influsso delle Fables di Dryden, K. si concentrò in una presentazione drammatica del contrasto fra ragione e sentimento. Tutti e tre i poemi traggono materia dal mondo greco cui il poeta fu orientato anche da quella rinascita d’interesse per la Grecia, comune a molti romantici (Peacock, Shelley, Hölderlin, ecc.). In Hyperion echi miltoniani danno al poema un vigore e una dignità che l’Endymion non lasciava presentire. Peraltro, K. non poté sostenersi in quel tono di classica solennità e lasciò il poema interrotto (il tentativo di riprenderlo in The fall of Hyperion non ebbe successo). Meglio riuscì in soggetti romantici: Isabella, or the pot of basil (da Boccaccio); The eve of St. Agnes; The eve of St. Mark; La belle dame sans merci (da rilevare l’influsso di queste due ultime poesie sui preraffaelliti). K. scoprì nell’ode una forma lirica atta a esprimere le qualità essenziali del suo genio. Tutte le odi, a eccezione della Ode to sorrow (Endymion, IV) e del frammento della Ode to Maia, appartengono al 1819; in esse K., attraverso il presentimento della morte, sente la Bellezza che, immortale e impassibile, assiste al vanire delle vicende umane. L’Ode to autumn, con la sua perfetta serenità, chiude una carriera poetica breve quanto gloriosa. Nel sett. 1820 K. partì per l’Italia, ma troppo tardi: la consunzione lo divorava già irreparabilmente. È sepolto a Roma nel cimitero presso la piramide di Cestio. Nei tre anni scarsi che intercorsero tra il momento della sua dedizione alla poesia e il cedimento della sua salute, K. toccò le cime più alte della lirica romantica in Inghilterra.
Breve Biografia di Pier Paolo Pasolini e Poesia-Scrittore, poeta, autore e regista cinematografico e teatrale italiano (Bologna 1922 – Ostia, Roma, 1975). Dopo aver seguito nell’infanzia gli spostamenti del padre, ufficiale di carriera, compì gli studî a Bologna, dove si laureò nel 1945 con una tesi su Pascoli. Nel 1943 si trasferì nel paese materno di Casarsa della Delizia, in Friuli, con la madre e il fratello minore Guido, morto poi nella lotta di resistenza (il padre, fatto prigioniero in Africa, sarebbe tornato alla fine del 1945), e vi rimase fino al genn. 1950, quando, per sfuggire allo scandalo provocato dalla pubblica denuncia della sua omosessualità, si stabilì con la madre a Roma. Da questo momento la sua vicenda biografica coincide appieno con la tumultuosa attività dello scrittore, del regista e dell’intellettuale impegnato a testimoniare e a difendere, spesso anche in sede giudiziaria, la propria radicale diversità, fino alla morte per assassinio, avvenuta la notte tra il 1° e il 2 nov. 1975 all’idroscalo di Ostia.
La Resistenza e la sua luce
Così giunsi ai giorni della Resistenza
senza saperne nulla se non lo stile:
fu stile tutta luce, memorabile coscienza
di sole. Non poté mai sfiorire,
neanche per un istante, neanche quando
l’Europa tremò nella più morta vigilia.
Fuggimmo con le masserizie su un carro
da Casarsa a un villaggio perduto
tra rogge e viti: ed era pura luce.
Mio fratello partì, in un mattino muto
di marzo, su un treno, clandestino,
la pistola in un libro: ed era pura luce.
Visse a lungo sui monti, che albeggiavano
quasi paradisiaci nel tetro azzurrino
del piano friulano: ed era pura luce.
Nella soffitta del casolare mia madre
guardava sempre perdutamente quei monti,
già conscia del destino: ed era pura luce.
Coi pochi contadini intorno
vivevo una gloriosa vita di perseguitato
dagli atroci editti: ed era pura luce.
Venne il giorno della morte
e della libertà, il mondo martoriato
si riconobbe nuovo nella luce…
Quella luce era speranza di giustizia:
non sapevo quale: la Giustizia.
La luce è sempre uguale ad altra luce.
[…]
(da “La religione del mio tempo”, 1961)
Fin dagli esordî in friulano, che comprendono Poesie a Casarsa (1942) e La meglio gioventù (1954; poi ripreso con intenti diversi e notevole incremento di testi: La nuova gioventù, 1975), ben oltre la nozione ermetica di poesia pura, il giovane P. puntava alla scoperta di una lingua intatta, che fosse quasi un equivalente letterario del suo religioso desiderio di purezza (fonderà così nel 1945 l’Academiuta di lenga furlana). Il suo interesse per la poesia dialettale trovò espressione in due importanti antologie: Poesia dialettale del Novecento (in collab. con M. Dell’Arco, 1952) e Canzoniere italiano. Antologia della poesia popolare (1955; poi, in versione ridotta: La poesia popolare italiana, 1960); mentre il suo talento di critico letterario, affascinato più dai modelli della critica stilistica (Auerbach, Spitzer, Contini) che dal sociologismo marxista d’ispirazione gramsciana, si esplicò in una serie di interventi sulla letteratura contemporanea, e soprattutto sulla poesia, che sarebbero confluiti in Passione e ideologia (1960). Gli anni Cinquanta furono gli anni della sua completa affermazione letteraria. La sua prima notevole raccolta di poesie in lingua, Le ceneri di Gramsci (1957), sembra chiudere definitivamente una stagione della poesia italiana. L’ansia profetica dell’Usignolo della chiesa cattolica (pubbl. nel 1958, ma composto prima del trasferimento a Roma) si sarebbe riproposta, dopo la parentesi decisiva delle Ceneri, nei termini mutati di un’ininterrotta controversia (La religione del mio tempo, 1961; Poesia in forma di rosa, 1964; Trasumanar e organizzar, 1971). P. fondava, intanto, insieme a F. Leonetti e R. Roversi, Officina, la rivista della polemica antinovecentesca; era anche diventato condirettore di Nuovi argomenti, rivista fondata nel 1953 da A. Moravia e A. Carocci. E aveva dovuto affrontare difficoltà molto più gravi dopo la pubblicazione dei suoi due romanzi d’ambientazione romana: Ragazzi di vita (1955), per il quale dovette subire un processo per oscenità, e Una vita violenta (1959), che era stato accolto freddamente tanto dalla critica marxista quanto dai giovani critici della neoavanguardia. Ma la vocazione di P., già insofferente dei limiti di un genere letterario, si era orientata verso altri mezzi d’espressione: il cinema (v. oltre), del quale si sarebbe poi occupato anche in veste di teorico, il teatro (Orgia, 1968; Affabulazione, 1969; Calderón, 1973) e il giornalismo (soprattutto, dal 1973, le collaborazioni al Corriere della sera, poi raccolte con altre in Scritti corsari, 1975). In ritardo rispetto alla data di composizione, erano intanto apparsi il romanzoIl sogno di una cosa (1962) e le prose narrative di Alì dagli occhi azzurri (1965), oltre a vari scritti minori. Postume, in ordine sparso, sono uscite raccolte di scritti giornalistici (Lettere luterane, 1976; Le belle bandiere, 1977; Il caos, 1979), di critica letteraria (Descrizioni di descrizioni, 1979; Il portico della morte, 1988), opere narrative (La divina mimesis, 1975; Amado mio, 1982; Petrolio, 1992, romanzo incompiuto che riassume e porta a livello di quasi insostenibile incandescenza tutti i temi dello scrittore), nonché le raccolte complete dei suoi testi teatrali (Teatro, 1988) e poetici (Bestemmia. Tutte le poesie, 1993). Diversi scritti appartenenti alla fervida stagione friulana del poeta sono stati raccolti dal cugino N. Naldini in Un paese di temporali e di primule (1993) e in Romàns (1994); per sua cura sono anche apparse le Lettere 1940-1954 (1986) e le Lettere 1955-1975 (1988). Tutte le opere di P. sono state raccolte nell’edizione diretta da W. Siti (10 tomi, 1998-2003).
Nel cinema P. operò a partire dal 1954, come sceneggiatore (con M. Soldati, La donna del fiume; con F. Fellini, Le notti di Cabiria; con M. Bolognini, Marisa la civetta, Giovani mariti, La notte brava, Il bell’Antonio, La giornata balorda; e, fra i tanti, con B. Bertolucci, La commare secca, autore anche del soggetto). P. dapprima trasferì i frutti della sua ricerca narrativa (Accattone, 1961; Mamma Roma, 1962; La ricotta, episodio del film collettivo Ro.Go.Pa.G., 1963, condannato per vilipendio alla religione di stato), reinventando un linguaggio cinematografico autonomo di alta qualità figurativa (P. era stato allievo di R. Longhi a Bologna). Il linguaggio di P. approdò a risultati più compiuti ne Il Vangelo secondo Matteo (1964), in cui l’armonica fusione del cinema con la letteratura, la pittura e la musica diede l’avvio a quel “cinema di poesia” di cui P. doveva essere in Italia uno dei più convincenti teorici (Il cinema di poesia, 1965; Osservazioni sul piano sequenza, 1967; Empirismo eretico, 1972). Su questa linea, i film che seguirono, soprattutto Edipo re (1967), Teorema (1968) e Medea (1969), accesi da un realismo visionario che, nonostante scarti e manifeste libertà, sorregge poi anche gl’impegni drammatici e linguistici dei film della “trilogia della vita” (o, come altri l’hanno definita, “dell’Eros”), partiti alla riscoperta del sesso attraverso una rilettura delle fonti della grande favolistica mondiale: Decameron (1971), I racconti di Canterbury (1972), Il fiore delle Mille e una Notte (1974). L’ultimo film, uscito postumo, Salò o le 120 giornate di Sodoma (1976), luttuosa metafora del potere e interpretazione in chiave provocatoria del libro omonimo di Sade. Non vanno dimenticati Che cosa sono le nuvole? (dal film collettivo Capriccio all’italiana, 1968) e Porcile (1969). Rimane un grande esempio del cinema d’inchiesta Comizi d’amore (1965), indagine sulla sessualità nell’Italia dei primi anni Sessanta, condotta da P. insieme a Moravia e Musatti. Esemplare parabola della storia d’Italia, dalla predicazione francescana ai funerali di Togliatti, è Uccellacci e uccellini (1966), ultima “legenda aurea” della civiltà italiana.
Pasolini e il Novecento
L’edizione delle Opere di Pasolini colloca la sua opera tra i classici del secondo Novecento. E a ragione, poiché solo Pasolini (come D’Annunzio e più di Pirandello) ha sperimentato tutti i generi della creazione del 20° secolo: romanzo e novella, teatro e cinema, critica letteraria e saggistica politica, e non meno la poesia. Già questa semplice ragione di “generi” crea un singolare accostamento: D’Annunzio, Pirandello, Pasolini, un essere nel proprio tempo, nel quale la retorica – strumento dell’argomentare, del persuadere, dell’insegnare, leva essenziale di ogni “passione e ideologia” – è esibita, non velata, non nascosta, non lenita da strumenti di “sordina”. Sì che non pare ardito oggi dire che Pasolini è stato per l’ultimo Novecento il rovesciamento speculare di quello che fu D’Annunzio all’ouverture del 20° secolo: là fu la parola chiamata a colmare le lacune del tempo, parola di gloria (e di lusso vitale dell’io), qui la parola della negazione, dell’abiezione, dei margini prossimi al niente: “i segni del desiderio di morire, / le occhiaie del vile, / il mento del debole, / … / le scarpe dello statale, / il culo del soldato semplice, / la calvizie del disadattato, / la schiena del condannato a morte” (Il dolore dei poeti, da Poesie marxiste, 1964-65). L’Italia repubblicana trova così oggi due emblemi nobili della propria identità: da una parte Calvino, la ragione e l’utopia, la trasparenza e la levità, l’Italia dell’Ariosto e di Galileo; dall’altra Pasolini, l’Italia di Jacopone e di Belli, di Gioacchino da Fiore e di Gadda: stracci e apocalissi. Una civiltà magmatica – il dialetto friulano e Dante, i tragici greci e gli Evangeli, il sottoproletariato e la Nuova Guinea – ma non più e soltanto latina: Pasolini sa partire da Alba pratalia, alba pratalia delle nostre origini e arrivare alla lugubre Nuova Preistoria che viviamo, alla profezia degli ultimi: “La Negritudine, dico, che sarà ragione”. In certo modo – come lucidamente hanno osservato Calvino e Barthes per l’utopia di Fourier – il profetismo pasoliniano si sbilancia oltre la rasserenata compiutezza delle ideologie: supera ogni finalismo della storia prevedendo la fine della storia, e intanto della propria. Nessun altro poeta come Pasolini ha messo in scena, costantemente provandola e riprovandola in parole come sarà nei fatti, la propria morte: “Stesura in ‘cursus’ di linguaggio ‘gergale’ corrente, dell’antefatto: Fiumicino, il vecchio castello e una prima idea vera della morte: […] – sono come un gatto bruciato vivo, / Pestato dal copertone di un autotreno” (Una disperata vitalità). Un Pasolini che incarna in sé, come scriverà, il destino di Cassandra: “Basti pensare a una figura come quella di Cassandra, che prevede, anzi vede fisicamente la propria morte” (Nota per l’ambientazione dell’Orestiade in Africa). Una lettura della storia dell’Italia unita, tutta incentrata sulle identità popolari: il cristianesimo e il marxismo; il pensiero laico-liberale, stendardo della borghesia, non fu mai una vera alternativa, ma parve a Pasolini la continuazione del Potere, non la plenitudine della Verità: “Quelli di voi che possiedono un cuore / votato alla maledetta lucidità, / vadano nei laboratori, nelle scuole, / a ricordare che nulla in questi anni ha / mutato la qualità del conoscere, eterno pretesto, / forma utile e dolce del Potere, NON MAI VERITÀ. // […] Vadano, tanto per cominciare, dai Crespi, dagli Agnelli, / dai Valletta, dai potenti delle Società / che hanno portato l’Europa sulle rive del Po: // è giunta per ognuno di loro l’ora che non ha / proporzione con quanto ebbe e quanto odiò” (Vittoria). Erano gli anni di Barbiana e tra poco di Lettera a una professoressa, l’utopia di un’eguaglianza fatta non per accumulo (produzione e consumo: la vagheggiata affluent society), ma per condivisione dell’essenziale: l’Italia di Pasolini e don Milani, Danilo Dolci e padre Turoldo, e anche – sia non indebito il paragone – dei papi veneti del Concilio, papi degli umili. Quella via, via di parola e di pane, di poveri e giustizia, fu l’orizzonte scomodo di Pier Paolo Pasolini: “Ma nei rifiuti del mondo, nasce / un nuovo mondo […] / la loro speranza nel non avere speranza” (La religione del mio tempo, 4). Quella vita che non ha nient’altro, per sostenerla, che il suo consumarla, sacro deserto della fame, della manna, ove si attraversa – come Mosè, come Edipo – il miraggio, “sospinti dalla violenza del suo assillo”. Così Pasolini ci ha rinnovato la biblica coscienza del sacro: quella coscienza – di Frazer e Cumont, di Caillois e di Deonna, ma anche di Bresson e di Tarkovskij – che “ciò che è sacro si conserva accanto alla sua nuova forma sconsacrata” (Medea).
Inside Van Gogh: la grande Mostra multimediale a Teramo-
TERAMO-Dopo aver conquistato il pubblico di Roma, Milano, Firenze e altre importanti città italiane, “Inside Van Gogh” arriva a Teramo “Inside Van Gogh” è una mostra immersiva dedicata al genio di Vincent Van Gogh, che si terrà presso L’Arca – Laboratorio per le Arti Contemporanee dal 30 novembre 2024 al 30 marzo 2025.
Grazie alla straordinaria combinazione di proiezioni multimediali ad alta definizione, musica e narrazione, la mostra regala un’esperienza unica, trasportando i visitatori nel cuore pulsante delle opere e delle emozioni che hanno reso Van Gogh uno degli artisti più amati di tutti i tempi.
Un evento culturale unico a Teramo. La mostra rappresenta un’occasione imperdibile per il territorio, frutto dell’impegno del Comune di Teramo, in collaborazione con la Fondazione Bruno Ballone e la produzione di Crossmedia Group Firenze, leader nel settore delle esposizioni multimediali immersive.
Inside Van Gogh offre un viaggio straordinario attraverso i capolavori dell’artista olandese, presentati in una nuova luce, grazie alla tecnologia. La mostra offre un’esperienza unica non solo attraverso la sua esposizione multimediale, ma anche grazie alle attività didattiche interattive pensate per coinvolgere visitatori di tutte le età. I laboratori didattici permetteranno di esplorare il mondo artistico di Van Gogh attraverso la compenetrazione delle arti: dalla fotografia, alla musica, alla pittura, stimolando la creatività e l’immaginazione. I visitatori potranno sperimentare vari livelli di interazione, immergendosi nei colori vibranti, ma anche nelle suggestioni musicali che richiamano le emozioni delle opere del maestro. Queste attività arricchiranno la visita incoraggiando una partecipazione attiva.
Un evento che promette di affascinare cittadini, turisti e appassionati d’arte di ogni età e che rappresenta un punto di incontro tra arte e innovazione.
Informazioni utili:
• Date: Dal 30 novembre 2024 al 30 marzo 2025
• Luogo: L’Arca, Teramo
• Organizzazione: Comune di Teramo
• Partner: Fondazione Bruno Ballone
• Produzione: Crossmedia Group Firenze
Prezzi dei biglietti
• 10 euro – intero
• 6 euro – ridotto (ragazzi fino 25 anni e gruppi superiori alle 15 persone))
• 3,50 euro – studenti e gruppi scolastici
• Ingresso gratuito: insegnanti, diversamente abili e loro accompagnatori
I biglietti saranno disponibili presso L’Arca.
Dichiarazione del Sindaco Gianguido D’Alberto: “La mostra si allestisce in piena coerenza con il percorso che mira a favorire lo sviluppo museale cittadino, in particolare de L’Arca per la quale studiamo una nuova rinascita. Intendiamo costruire, anche con altre istituzioni, in primis l’università, un circuito per iniziative che valorizzino talenti locali ma che ci aiutino ad avvicinare anche artisti internazionali. Tutto questo ci consente di uscire progressivamente dalla logica di provincia per proiettarci in visioni più gradi. La collaborazione con i proponenti e gli operatori dell’evento, sottolinea il valore dell’appuntamento. Oggi la struttura del Polo museale e la creazione di una rapporto nuovo con la cooperativa che gestisce i servizi museali, ci consentono di potenziare l’offerta”.
L’Assessore alla Cultura, Antonio Filipponi: “Luci, animazioni, immagini musica, una mostra straordinaria, per la quale abbiamo stabilito l’ingesso a prezzi ridotti, per far si che tutti possano immergersi nell’universo di Van Gogh. Dopo Banksy, proseguono i grandi appuntamenti a Teramo. Si tratta di una mostra internazionale che in Italia ha già riscosso un enorme successo. Viene a Teramo grazie al lavoro di tutti: la Fondazione Ballone, lì’Ufficio Cultura, la società nel settore delle esposizioni multimediali immersive. Il percorso della mostra dura 40 minuti: nella prima sala l’immersione totale, nella seconda un viaggio con caschi 3D. L’appuntamento si iscrive nel cartellone del Natale Teramano”.
Sergio Di Sabatino, della Fondazione Ballone: “Dopo quella di Banksy, e dopo aver sondato il panorama, abbiamo pensato di organizzare una mostra di caratura internazionale, proponendola al sindaco e all’assessore, che l’hanno immediatamente recepita. Un bel regalo di Natale alla città. Un approccio all’arte che probabilmente farà innamorare di essa qualche giovane”
Gabriela Mistral: Le poesie più belle della poetessa cilena-
-Premio Nobel per la Letteratura nel 1945-
Breve biografia di Gabriela Mistral-Lucila de María del Perpetuo Socorro Godoy Alcayaga, passata alla storia con il nome d’arte di Gabriela Mistral, nasce il 7 aprile 1889 a Vicuna, Cile del nord. La sua vita si rivela piena di complicazioni fin dall’infanzia: il padre Jeronimo Godoy Alcayaga Villanueva abbandona lei, la madre Petronila e la sorella Emelina quando Lucila ha appena 3 anni. Si trova quindi fin da subito a dover combattere una condizione di estrema povertà ma ciò nonostante, le difficoltà che deve affrontare nel quotidiano sembrano non riuscire ad affievolire la sua predisposizione per lo studio, per la letteratura e per la scrittura. I suoi testi sono avanguardisti, Lucila si schiera per l’istruzione gratis e la parità dei diritti, posizioni moderne che qualche anno più tardi le costeranno il rifiuto della sua domanda d’ammissione alla Scuola Normale per insegnanti. I suoi articoli, pubblicati da un quotidiano locale El Coquimbo de la Serena vengono infatti giudicati troppo sovversivi.
Prima donna sudamericana a vincere il Premio Nobel, nei suoi versi si fondono idealismo, anticonformismo e femminismo.
MADRE PIU’ DI UNA MADRE
Fa che io sia più madre di una madre nel mio amore e nella difesa del bambino che non è sangue del mio sangue. Aiutami affinché ognuno dei “miei” bambini diventi la poesia migliore. E nel giorno in cui non canteranno più le mie labbra, lascia dentro di lui o di lei, la più melodiosa delle melodie
Canto che amavi
Io canto ciò che tu amavi, vita mia, nel caso ti avvicini e ascolti, vita mia, nel caso ti ricordi del mondo che hai vissuto, nel rosso del tramonto io canto te, ombra mia.
Io non voglio restare più muta, vita mia. Come senza il mio grido fedele puoi trovarmi?
Quale segnale, quale mi svela, vita mia?
Sono la stessa che fu già tua, vita mia. Né infiacchita né smemorata né spersa. Raggiungimi sul fare del buio, vita mia; vieni qui a ricordare un canto, vita mia; se tu questa canzone riconosci a memoria e se il mio nome infine ancora ti ricordi.
Ti aspetto senza limiti né tempo. Tu non temere notte, nebbia o pioggia. Vieni per strade conosciute o ignote. Chiamami dove sei, anima mia, e avanza dritto fino a me, compagno.
Traduzione di Matteo Lefèvre Da Gabriela Mistral, Sillabe di fuoco, a cura di Matteo Lefèvre, con uno scritto di Octavio Paz, Bompiani 2020
Desolazione
La bruma spessa, eterna, affinché dimentichi dove
mi ha gettato il mare nella sua onda di salamoia.
La terra nella quale venni non ha primavera:
ha la sua notte lunga che quale madre mi nasconde.
Il vento fa alla mia casa la sua ronda di singhiozzi
e di urlo, e spezza, come un cristallo, il mio grido.
E nella pianura bianca, di orizzonte infinito,
guardo morire immensi occasi dolorosi.
Chi potrà chiamare colei che sin qui è venuta
se più lontano di lei solo andarono i morti ?
Tanto solo loro contemplano un mare tacito e rigido
crescere tra le sue braccia e le braccia amate!
Le navi le cui vele biancheggiano nel porto
vengono da terre in cui non ci sono quelli che sono miei;
i loro uomini dagli occhi chiari non conoscono i miei fiumi
e recano frutti pallidi, senza la luce dei miei orti.
E l´interrogazione che sale alla mia gola
al vederli passare, mi riscende, vinta:
parlano strane lingue e non la commossa
lingua che in terre d´oro la mia povera madre canta.
Guardo scendere la neve come la polvere nella fossa;
guardo crescere la nebbia come l´agonizzante,
e per non impazzire non conto gli istanti,
perché la notte lunga ora solo comincia.
Guardo il piano estasiato e raccolgo il suo lutto,
perché venni per vedere i paesaggi mortali.
La neve è il sembiante che svela i miei cristalli;
sempre sarà il suo biancore che scende dal cielo!
Sempre essa, silenziosa, come il grande sguardo
di Dio su di me; sempre la sua zagara sopra la mia casa;
sempre, come il destino che non diminuisce ne passa,
scenderà a coprirmi, terribile e estasiata.
La donna forte
Ricordo il tuo viso, fissato nei miei giorni,
donna con gonna azzurra e con fronte abbronzata;
quando nella mia infanzia, in terra mia d’ambrosia,
ti vidi aprire un solco nero in un ardente aprile.
Nella fonda taverna, l’impura coppa alzava,
chi un figlio appiccicò al tuo petto di giglio;
sotto questo ricordo, che t’era bruciatura,
cadeva dalla mano, serena, la semente.
Io ti vidi in gennaio segare il grano al figlio,
e in te, senza capire, trovai quegli occhi fissi,
ugualmente ingranditi da meraviglia e da pianto.
E ancora bacerei il fango dei tuoi piedi,
perché tra cento donne non ho visto il tuo volto,
e l’ombra tua nei solchi,
seguo ancora nel mio canto.
Dammi la mano
Dammi la mano e danzeremo
dammi la mano e mi amerai
come un solo fior saremo
come un solo fiore e niente più.
Lo stesso verso canteremo
con lo stesso passo ballerai.
Come una spiga onduleremo
come una spiga e niente più.
Ti chiami Rosa ed io Speranza
però il tuo nome dimenticherai
perché saremo una danza
sulla collina e niente più.
DAMMI LA MANO
Dammi la mano e danzeremo
Dammi la mano e mi amerai
come un solo fior saremo
come un solo fiore e niente più.
Lo stesso verso canteremo
allo stesso passo danzerai
Come una spiga onduleremo
come una spiga e niente più.
Ti chiami rosa e io speranza
ma il tuo nome dimenticherai
perchè saremo una danza
sulla collina e niente più.
Gocce di fiele
Non cantare: resta sempre attaccato
sulla tua lingua un canto;
quello che doveva essere trasmesso.
Non baciare: resta sempre per una strana maledizione
il bacio che non viene su dal cuore.
Prega: pregare è dolce: però sappi
che la tua lingua avara non giunge
a dire il solo Padre Nostro che ti salvi.
E non chiamare come clemente la morte,
perché nel corpo di bianchezza immensa
resterà un vivo brandello che sente
la pietra che ti soffoca
ed il vorace verme che ti fora.
NINNA NANNA
Il mare le sue mille onde culla divino; odo i mari innamorati mentre cullo il mio piccino. L’errabondo vento, a notte, culla le spighe; odo i venti innamorati mentre cullo il mio piccino. Iddio Padre i mille mondi culla senza un brusio. Sento il gesto suo nell’ombra mentre cullo il bimbo mio.
L’amore che tace
Se ti odiassi, il mio odio ti darei
con le parole, rotondo e sicuro;
ma ti amo e il mio amore non si affida
a questa lingua umana, così oscura!
Tu lo vorresti mutato in un grido,
e vien così dal fondo che ha disfatto
la sua ardente fiumana, sfinito
prima ancora della gola e del petto.
Io sono come uno stagno ricolmo
ed a te sembro una sorgente inerte,
per questo mio silenzio tormentoso
più atroce che entrare nella morte!
Intima
Non stringere le mie mani.
Verrà il tempo infinito
di riposare con molta polvere
ed ombra tra le dita intrecciate.
E tu dirai:
‘Non posso
più amarla; le sue dita
si sgranarono come le spighe’.
La mia bocca non baciare.
Verrà l’istante pieno
di spenta luce, senza labbra
starò sotto un umido suolo.
E tu dirai: ‘L’amai, ma non posso
amarla più, ora che non aspira
l’odore di ginestre del mio bacio’.
E mi rattristerò nell’udirti;
tu parlerai come un cieco ed un pazzo,
perché la mia mano sarà sulla tua fronte
quando le dita si spezzino,
e scenderà sopra il tuo volto
pieno d’ansia, il mio respiro.
Non mi toccare dunque. Mentirei
nel dirti che ti dono
il mio amore nelle braccia mie protese,
nella mia bocca, nel mio collo,
e tu, credendo d’averlo esaurito
ti sbaglieresti come un bambino ingenuo.
Perché il mio amore non è solo questo
stanco e restio covone del mio corpo,
che trema tutto offeso dal cilicio
e in ogni volo mi resta indietro.
È ciò che sta nel bacio e non nel labbro,
ciò che spezza la voce e non il petto:
ma è un vento di Dio, che passa lacerando
nel suo volo, la polpa delle carni.
AMO LE COSE CHE NON EBBI MAI
Amo le cose che mai non ebbi,
insieme alle altre che non ho più:
tocco un’acqua silenziosa,
distesa su freddi prati,
che senza vento rabbrividiva
in un orto che era il mio orto.
La guardo come la guardavo;
mi viene uno strano pensiero
e lenta gioco con quest’acqua
come con pesce o mistero.
Paradiso
Distesa lamina d’oro
e nell’adagiarsi dorato
due corpi come gomitoli d’oro;
un corpo glorioso che
ascolta e un corpo
glorioso che parla nel
prato in cui nulla parla;
un respiro che va al respiro e
un volto che trema d’esso, in un prato in cui nulla trema.
Ricordarsi del triste tempo in
cui entrambi avevano
Tempo e da esso vivevano
afflitti,
nell’ora del chiodo d’oro
in cui il Tempo restò alla
soglia
come i cani vagabondi…
-Biografia di Gabriela Mistral-
Lucila de María del Perpetuo Socorro Godoy Alcayaga, passata alla storia con il nome d’arte di Gabriela Mistral, nasce il 7 aprile 1889 a Vicuna, Cile del nord. La sua vita si rivela piena di complicazioni fin dall’infanzia: il padre Jeronimo Godoy Alcayaga Villanueva abbandona lei, la madre Petronila e la sorella Emelina quando Lucila ha appena 3 anni. Si trova quindi fin da subito a dover combattere una condizione di estrema povertà ma ciò nonostante, le difficoltà che deve affrontare nel quotidiano sembrano non riuscire ad affievolire la sua predisposizione per lo studio, per la letteratura e per la scrittura. I suoi testi sono avanguardisti, Lucila si schiera per l’istruzione gratis e la parità dei diritti, posizioni moderne che qualche anno più tardi le costeranno il rifiuto della sua domanda d’ammissione alla Scuola Normale per insegnanti. I suoi articoli, pubblicati da un quotidiano locale El Coquimbo de la Serena vengono infatti giudicati troppo sovversivi.
Il primo riconoscimento per l’arte poetica
Ma Lucila non si arrende e non abbandona né la vocazione di scrittrice né quella per l’insegnamento. Grazie all’aiuto della sorella Emelina, già maestra, riesce ad ottenere un posto come docente in alcuni istituti minori. È in questi anni che conosce un impiegato delle ferrovie, Romeo Ureta Carvajal, con cui dà vita a una relazione tormentata e controversa. Il suicidio dell’amato sarà al centro di un’opera, Sonetos de la Muerte, che le varrà il primo premio in una competizione letteraria nazionale svoltasi a Santiago nel dicembre del 1904. Lucila ora è Gabriela Mistral, una poetessa destinata al successo. Lo testimonia anche il suo nome d’arte del resto, un omaggio a due figure letterarie molto amate, il Vate Gabriele D’Annunzio e Frederic Mistral, poeta, quest’ultimo, insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1904.
Gabriela Mistral è stata la prima donna sudamericana a ricevere un premio Nobel ed è anche una delle poche (tredici donne totali) che fino ad ora hanno avuto questo onore (contro i 101 vincitori uomini). Ma sarebbe forse potuto essere differente, del resto, il destino di una scrittrice che con il suo nome d’arte omaggia due tra i più grandi poeti della storia? Probabilmente no. Gabriela Mistral è passata alla storia senza dubbio per la sua eccelsa arte poetica ma soprattutto in quanto intellettuale idealista, appassionata, impegnata, sincera e soprattutto avanguardista.
Finalmente il Nobel
Il 10 dicembre 1945 l’arte poetica di Gabirela Mistral le vale il Premio Nobel per la Letteratura, la sua vittoria è accompagnata da queste parole di motivazione: “La sua opera lirica che, ispirata da potenti emozioni, ha reso il suo nome un simbolo delle aspirazioni idealiste di tutto il mondo latino americano”.
Gli ultimi anni (anticonformisti)
Anche negli ultimi anni della sua vita Gabirela Mistral ha fatto scalpore e si è dimostrata come sempre anticipatrice dei tempi futuri, in particolare a dare adito a critiche e pettegolezzi in questo caso fu la sua relazione con una donna, Doris Dana, non vista di buon occhio. È il 10 gennaio 1957 quando la poetessa si spegne all’età di 67 anni a Long Island, sconfitta da un cancro al pancreas. La sua eredità più grande sopravvive nelle sue meravigliose poesie. Femministe, appassionate, intrise di amore per i suoi affetti più cari, la sua terra, le figure chiave della sua vita. Ma anche segnate dal dolore, dagli ideali disillusi e a volte anche da una certa spiritualità.
Roma Capitale-Magico Natale District nella Coffee House di Palazzo Colonna-
Arte, moda, solidarietà e letteratura il 6, 7 e 8 dicembre 2024
Roma Capitale-Magico Natale District torna anche quest’anno con la quinta edizione rinnovata di ben tre giorni tra arte, moda, artigianato, solidarietà, design, beauty e letteratura. Venerdì 6, sabato 7 e domenica 8 dicembre 2024 la settecentesca Coffee House di Palazzo Colonna, a Piazza SS. Apostoli 67, sarà nuovamente la consueta e prestigiosa sede di una kermesse natalizia molto amata dal pubblico romano e non solo. La suggestiva location, in pieno centro di Roma con affaccio su Piazza Venezia, verrà aperta straordinariamente e gratuitamente al pubblico per la speciale occasione. Due interi piani del nobile palazzo saranno dedicati allo shopping d’autore natalizio artigianale, all’arte e novità di questa edizione anche alla letteratura e poesia. Tanti espositori tra artigiani, creativi e artisti proporranno il regalo di Natale giusto, originale, ricercato e personalizzato. Nelle tre giornate sarà possibile acquistare le famose stelle di Natale dell’AIL (Associazione Italiana contro la leucemie-linfomi e mieloma), piante e cioccolato, il cui ricavato sarà destinato alla ricerca scientifica.
L’evento prevederà la presenza dell’attore Giulio Greco e della sua casa editrice Giuliano Ladolfi Editore, che nasce dall’esperienza della rivista di poesia e critica letteraria Atelier. Un lavoro trentennale contraddistinto da una profonda dedizione del valore del testo unita all’impegno delle relazioni umane. Sabato 7 dicembre alle ore 16,30 Greco presenterà dieci autori della sua casa editrice spaziando tra poesia, filosofia e narrativa. Domenica 8 dicembre alle 16,30 Giuliano Ladolfi e Giulio Greco presenteranno il poeta georgiano Dato Magradze, due volte candidato al premio Nobel.
Questa edizione sarà ricca di talenti creativi provenienti da ogni parte d’Italia e non solo. Per la moda sartoriale e l’abbigliamento artigianale diversi espositori a rappresentare il settore; dalla preziosa maglieria artigianale di Livia di Mario, alla produzione di capi e accessori in filato di alpaca di Soratte Alpaca, dagli abiti vintage di Anna Bruna Moda, alle collezioni di lingerie artigianali di Muymako Handmade lingerie. Spazio anche allo stile minimal della designer Chiara Baschieri, alla sartorialita’di Laura Giordano. Gli originali gioielli di MAVI De Nigris dallo stile essenziale affiancheranno i maxi bijoux di Federica Riccardi destinati a essere notati per la loro opulenza, senza trascurare le delicate creazioni provenienti da Arezzo de il Giardino Fiorito. Le ultime tendenze internazionali di abbigliamento per le feste sono quelle che proporrà la famosa buyer internazionale Eire Mota Fashion Expert che presenterà nel suo salottino tra affreschi e velluti la nuova linea Majon. Dalla Campania gli abiti eleganti di alta sartoria MRV, ma anche occasioni da regalo confezionate con tessuti pregiati grazie alle proposte della designer Maria Rosaria Venditto. Accessori artigianali e borse in lana sono le proposte de Lostudietto di Irene, mentre la Boutique Maison di Emanuela Romagnoli proporrà coloratissime sciarpe e borse in tessuto. Sempre per le borse artigianali un gradito ritorno quello di Giulia Riccardi con le sue baguette e borse in crochet ispirate alle grandi griffe.
Per il design molto di effetto le lampade di lights up realizzate con materiali da riciclo e i quadri e complementi di verde stabilizzato di NaturePops. Sabato 7 e domenica 8 dicembre la talentuosa make up artist Simona Augieri sarà a disposizione del pubblico per dei consigli di trucco e beauty.
Si potranno ammirare anche le lampade di design Roman The light of Roma Icona, la lampada artigianale a forma di Colosseo, un’opera unica che unisce arte e funzionalità, interamente realizzata a mano. Una vasta scelta di oggettistica natalizia e presepi artigianali costituirà come da tradizione il tema centrale dell’evento natalizio, insieme alle dolci specialità di ZAPPONINI 1905 una tradizione romana da generazioni in tema di dolci natalizi e praline. Presente anche l’azienda di apicoltura del monte Soratte con il suo miele e prodotti derivati e l’Acetaia Leonardi, azienda di aceto di eccellenza modenese.
Sabato 7 e domenica 8 dicembre proseguirà l’esposizione d’arte Sinestesia, con il format Violino di Vino, ideata dell’art manager Michele Crocitto. La mostra vanterà la presenza di numerosi artisti, tra questi: Silvia Di Pietro, Paola Pierini, Michele Straface, Daniela Ciarrocchi, María Ludovica Pennacchia, Angeli Fabrizio, Lillo Sauto, Guglielmo Zamparelli, Alessandro Pellegrini, María Pia Gigliofiorito, Claudia Delfini, Danilo D’IgndiVinoazio, Maša (Masha Guseva), Svetlana Bolshunova, Polina Samulenkova, Iurii Golikov, Anna Butakova, Nadezda Larina, Elena Zvereva, Aigul Gabdrakhmanova, Liana Darenskaya, Svetlana Hinz, Iskander Ilyazov, Marat Mucin, Mariia Semenova, Samal Baimakhanova, Katerina, Doljancevic, Stephanie Leontiev, Mirella Ventura, Ah! Sasha e special guest la pittrice e influncer Anfissa Vassè. Ad esporre le sue opere anche lo stilista, studioso e astrologo Massimo Bomba con le sue famose allegorie dedicate ai segni ed ai simboli.
Come sempre ci sarà uno sguardo alla solidarietà, anche verso i nostri fedeli amici a quattro zampe, grazie alla presenza dell’Associazione Un Tesoro di Cane Onlus che si occupa del recupero e dell’adozione dei cani abbandonati nei canili del Sud Italia. Nello stand dell’associazione si potranno acquistare dolcì natalizi di produzione artigianale aiutando così i loro progetti animalisti.
Per maggiori informazioni:
Venerdì 6 dicembre 2024 ore 11.00-19.00
Sabato 7 dicembre 2024 ore 11.00-20.00
Domenica 8 dicembre 2024 ore 10.00-20.00
Coffee House Palazzo Colonna: Piazza SS. Apostoli 67, Roma
(accanto il Museo delle Cere)
Ingresso gratuito senza prenotazione
Roma-Sarà in scena al TeatroBasilica dal 5 al 8 dicembre 2024 lo spettacolo “Gassa d’amante“, da un’idea di Sofia Guidi, composizione scenica e drammaturgia a cura di Valerio Leoni, direzione attorale a cura di Sofia Guidi.
In scena Sofia Guidi, Juliana Azevedo, Mattia Parrella, João Silva, Davide Ventura. Uno spettacolo di Labirion Officine Trasversali.
Uno spazio vuoto, cosmico. Onde di placido mare in lontananza. Due stelle, confuse dalle orbite, tracciano coordinate di presenti indeterminati. Una donna porta sulle spalle il peso del tempo che fu e che sarà.
Due pescatori, al sicuro su di un pontile, attendono un sogno. Una strada, sporca. Vociare indistinto tutt’intorno. Una madre insegna al proprio figlio a parlare, a camminare, a sopravvivere. Masse di donne e di uomini si spogliano di ogni sentire. Due pescatori, all’asciutto su di un pontile, muoiono di fame.
LA RICERCA CHE HA PORTATO ALLA REALIZZAZIONE DELLO SPETTACOLO.
Il mondo complesso in cui viviamo è articolato da leggi naturali e fisiche che ci permettono la sua lettura e decodificazione. Nel nostro panorama culturale, percepire gli eventi in un ordine temporale e dal fluire costante rappresenta la concezione più diffusa ed integrata di cosa sia la Realtà. Ma non sempre ciò che vediamo è come appare. La Realtà è infatti instabile. Si manifesta e si nasconde nello stesso momento. Di conseguenza, ogni evento si determina a seconda del luogo dal quale lo stesso viene osservato, cambiando la sua natura se ne percepiamo la manifestazione concreta, l’apparenza che assume o l’esperienza che ne deriva. Luogo, non punto di vista, espressione comunemente associata al senso di opinione o di giudizio di merito, snaturando il suo principio etimologico di appartenenza spaziale, che apre lo sguardo alla specificità del parziale nascondendolo alla complessità dell’intero. Ed ecco l’instabilità della Realtà, e la sua complessità.
Quale luogo scegliere così da rendere possibile una vista aperta sugli avvenimenti della nostra esistenza? È possibile astrarsi dall’opinione e porsi davanti al tutto? Il sistema di valori morali che caratterizza ognuno di noi determina la nostra massa, la nostra densità, ed ogni nuova scintilla di principio etico (così come ogni suo dissolvimento) cambia la topografia della struttura sociale che abitiamo, generando tensioni e relazioni differenti che, come campi gravitazionali, ci attraggono e respingono, determinando la nostra distribuzione nello spazio e nel tempo.
Il processo che accompagna questo lavoro tende alla generazione di un’astrazione, ridistribuendo la realtà
in porzioni più piccole di senso, ciascuna godibile da un determinato luogo di vista. Come in un poliedro dalle molteplici facce verranno mostrati e nascosti elementi, sezioni, colori e movimenti diversi, a seconda della rotazione e della rivoluzione in atto, superfici visibili ed oscure di corpi celesti in movimento.
E così gli eventi, o come meglio descrive la meccanica quantistica gli avvenimenti, esisteranno e potranno essere considerati reali solo entrando in relazione con qualcosa d’altro, scalando dallo specifico al generale e viceversa, in unità di scarto che porteranno la realtà ad astrarre sé stessa, verso direzioni poetiche ed evocative. Nel corso del lavoro le tre dimensioni dello spazio, integrate alla quarta dimensione del tempo, subiranno metamorfosi sceniche concrete al variare degli avvenimenti e dei luoghi di vista, in un susseguirsi di distorsioni, increspature, arresti e trasformazioni.
LA VISIONE
Una prospettiva scientifica, una rivoluzione copernicana che, con brutale onestà, apra in senso ellittico la percezione di un avvenimento: cosa davvero ci muove, in un’epoca di smarrimento e di trasformazione etica?
Cosa vuol dire, se esiste ad oggi, il concetto di verità? E cos’è quindi la bellezza, se perde il legame
con l’eterna sorella? Chi sono io, chi sei tu, e cosa rimane di ognuno di noi, se tutto ciò in cui abbiamo creduto e crediamo ci viene tolto? In una vita che è un battito di ciglia, in cui possiamo essere, nello stesso momento, impercettibili e determinanti, esploriamo affamati i confini dell’esperienza umana.
RESA SCENICA
Il dispositivo scenico prevede la compresenza di tre luoghi, i quali verranno determinati dal lavoro attorale e dalla modulazione di elementi di scenografia, attrezzeria, dei costumi e dalla gestione diegetica delle luci, che andranno di volta in volta ad illuminare porzioni di palco in maniera diversa. Per permettere la mutabilità di volumi e masse, le materie utilizzate saranno il legno, la corda e la carta, ricorrendo largamente all’utilizzo di origami. Le scene saranno così costruite in concomitanza col procedere dello spettacolo, nella concretezza di un’attività manuale, metafora della realtà pratica e fisica che ci circonda.
Nel dettaglio i luoghi d’azione saranno:
-un mondo di sotto, habitat della massa, caratterizzata dalla condizione umana più radicale ed estrema.
– un mondo di sopra, dove si collocano le costanti k, leggi fisiche in grado di abbattere i veli agli occhi degli osservatori.
– una linea di raccordo, interspazio di sogno, fluttuante luogo di collisione ed epifania.
Le funzioni che abiteranno questo reticolato spazio-temporale che si flette, si storce e si incurva sono:
– m: massa intesa come quantità di materia, o meglio di valore contenuta in un corpo, portatrice della componente individuale
– M: massa intesa come gruppo di individui, o coro, portatrice della componente collettiva
– su e giù, qua e là: cardini che tirano gli assi cartesiani e determinano dunque lo spazio scenico, portatrici della componente descrittiva
– t: distensione, rallentamento ed accelerazione del tempo, portatrice della componente sonora, melodica e ritmica
– p1 e p2: pescatori, inservienti delle dimensioni e delle tempistiche, lavoratori ed esploratori delle profondità spaziali e marine, portatrici della componente narrativa
– l1 e l2: fonti di calore che, seguendo il principio della termodinamica, si moduleranno con il fluire degli eventi, passando attraverso i diversi piani spaziali, portatrici della componente poetica
Queste funzioni verranno interpretate da due attrici e tre attori: i passaggi tra le varie componenti avverranno a vista, attraverso una mutazione dichiarata di costume e di spazio scenico, così da mettere in risalto il momento del cambio del luogo di vista.
TEMI
Concetto di fame, apporto tra realtà ed Illusione, rapporto tra verità ed opinione, concetto di valore nella società contemporanea.
ISPIRAZIONI
Albert Einstein, Teorie della Relatività (generale e ristretta)
Principio di indeterminazione di Heisemberg
Geometria non Euclidea
Carlo Rovelli, opera divulgativa
Don McCullin, opera fotografica
Dylan Thomas, poesie
Italo Calvino, Le Cosmicomiche (libro)
Christopher Nolan, Interstellar (film)
Liberato, Ultras (album)
Daniela Pes, Spira (album)
CAMPI D’INDAGINE
Scardinamento dei pattern di movimento dei performer coinvolti, la loro educazione fisica, con l’obiettivo di attraversare nuove forme e nuovi corpi in relazione prossemica.
Ricerca espressiva su articolazione boccale, mimesi, azione vocale e verbale.
Costruzione manuale in itinere delle scene ed utilizzo diegetico della luce.
Rapporto creativo/musicale con gli elementi scenici, studiati e costruiti per essere suonati dal vivo.
Scarti poetici a partire da attività quotidiane e loro deriva surreale.
Elementi di multidisciplinarietà e contaminazione con altri linguaggi della scena quali teatro di maschera, danza contemporanea e dei dervisci, clownerie, canto popolare e musica dal vivo.
Labirion Officine Trasversali è un Centro di Ricerca, Formazione e Produzione Teatrale fondato e diretto da Sofia Guidi (attrice, formatrice e regista) e Valerio Leoni (regista, drammaturgo e formatore).
Il lavoro della compagnia residente del centro, composta dai due direttori e dai performer Sara Giannelli, Sharon Tomberli e Davide Ventura, si sviluppa lungo il confine tra teatro fisico e minimalista con incursioni nelle arti di strada e cogliendo le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, soprattutto nel campo dell’arte visiva digitale. Le produzioni, i lavori di ricerca e i progetti formativi del centro sono stati ospitati da festival italiani e internazionali come Biennale Teatro, Estate Romana, ARTErie, StradArte, Opulentia Festival, In Altre Parole, IPPT International Platform for Performer Training (EU), Voilà Europe Theatre Festival (UK), NTL Festival (DK) e da istituzioni come Grotowski Institute (PL), University of Kent e University of East London (UK), Eamt (EE). Lo spettacolo “Cuspidi”, prodotto da La Biennale di Venezia con il supporto esterno dell’Università di Coventry e diretto da Valerio Leoni, ha debuttato a Giugno 2023 nell’ambito del 51° Festival Internazionale del Teatro quale vincitore del bando “Biennale College Teatro Regia Under 35 (2022/2023)”.
Lo spettacolo “RUINS|Souvenirs”, scritto e diretto da Valerio Leoni, è stato presentato in anteprima presso il Teatr Laboratorium del Grotowski Institute (PL) con il sostegno di “Movin’Up Spettacolo”, a cura di MIBACT, GAI, Regione Puglia e GA/ER”.
Informazioni, orari e prezzi
INFORMAZIONI
Il “TeatroBasilica” è diretto dall’attrice Daniela Giovanetti, il regista Alessandro Di Murro. Organizzazione del collettivo Gruppo della Creta e un team di artisti e tecnici. Supervisione artistica di Antonio Calenda. Tutte le info sul TeatroBasilica a questo link: https://www.teatrobasilica.com/chi-siamo
-Valdrada ed Affabulazione presentano: eXtra FESTIVAL-
Roma – Municipio X-Torna la seconda edizione di eXtra FESTIVAL, la rassegna che unisce danza, teatro, musica e formazione ideata dalle Associazioni Affabulazione e Valdrada, che si sviluppa in diverse aree territoriali del Municipio X tra il 30 novembre e il 30 dicembre. La manifestazione vede coinvolte istituzioni locali, associazioni, enti del Terzo Settore, e spazi teatrali e formativi del territorio di Ostia, Acilia e Dragoncello per 27 laboratori formativi, 3 spettacoli teatrali e 2 giornate evento per un totale di 135 appuntamenti tutti gratuiti. A legare gli eventi proposti un unico fil rouge: una programmazione interamente dedicata all’infanzia e all’adolescenza con laboratori e progettualità artistiche, di teatro, musica, danza, arti visive per tutte le fasce d’età dai 0 ai 18 anni.
I laboratori si terranno presso il Centro Culturale Affabulazione, Teatroinstalla, il Teatro Dafne, il Teatro Fara Nume, il Teatro Pegaso, l’Accademia Santa Rita, il Teatro Domma , Emozioninteatro, Essenza Teatro, The Act, Opera aps, Ile Flottante, Readarto e il Teatro del Lido.
Proprio il Teatro del Lido sarà protagonista di tre spettacoli per ragazzi, sempre gratuiti, a partire dall’11-12 dicembre, ore 11:30, con MARCO NON C’È (perché Laura se n’è andata) con Francesca Anna Bellucci, Giorgia Conteduca, Monika Fabrizi, Giorgia Remediani e Giulia Vanni per la regia di Giorgia Conteduca. La commedia, già sold out, propone un racconto tutto al femminile che esplora in modo leggero e divertente cosa accade nel nostro corpo, in particolare nel cervello, nei momenti cruciali della vita. La rappresentazione teatrale è arricchita da laboratori interattivi e creativi, in cui i ragazzi tra 12 e 16 anni scoprono il processo di creazione dello spettacolo.
Segue il 20 dicembre, ore 10.30, STOP BULLYING, uno spettacolo adatto a ragazzi tra gli 11 e i 18 anni e le loro famiglie, con Francesca Gaspo, Daniele Mariotti, Tommaso Paolucci, Elena Pelliccioni, Gaia Sampietro, Stefano Tomassini e allievi/e della scuola di EmozioniTeatro, per la regia di Gaia Sampietro e Stefano Tomassini. L’opera, anche questa già sold out, sottolinea l’importanza di rompere il silenzio contro le manifestazioni di bullismo e trovare una voce per il cambiamento.
Il 27 e il 29 dicembre, dalle 16, va in scena LA STORIA DI ALIGASPÙ, di e con Viviana Mancini per la regia di Cristiano Petretto. Il gabbiano Aligaspù, primo della sua specie a volare, affronta paure, scopre l’amore e impara a superare e rispettare i propri limiti. Lo spettacolo, un viaggio tra semplicità e meraviglia, è il primo di teatro di figura interamente realizzato attraverso la tecnica degli origami giapponesi e si ispira alla filosofia del Karumi (leggerezza, sobrietà, empatia) per creare un’esperienza poetica e universale.
eXtra Festival propone poi due appuntamenti speciali all’aperto per il 21 e 28 dicembre che si terranno lungo l’arco di tutta la giornata. Il primo, presso Piazza Anco Marzio di Ostia, prevede alle ore 10.00 la lettura animata con Monika Fabrizi di NATALE NEL MONDO, adatto a bambini dai 4 agli 8 anni e alle loro famiglie; a seguire lo spettacolo clown SMISURATE DIVAGAZIONI con Chien Barbù Mal Rasè. Alle ore 16 è la volta di X NEW BEAT, a cura di Federica Delair con il concerto del giovane cantautore Caffa e gli interventi di Federica Perelli, Giulio Berardi, Alessandro Marasca, Nucleo Creativo Armato.
Segue alle ore 19.00 LUCI DEL VARIETA’ con Karma B, Daniele Fabbri, Chiara Becchimanzi, Martina Catuzzi, Le Radiose, Y Generation di Germana Cifani: artisti di fama nazionale, reduci da successi live e televisivi, capitanati da Chiara Becchimanzi, MC d’eccezione e artista del territorio, in uno sfavillante varietà con musica dal vivo, danza, teatro, stand up comedy e arte drag.
Il 28 dicembre tornano le letture animate di Giorgia Conteduca con NATALE DAL MONDO a partire dalle 10.00 presso Piazza Capelvenere di Acilia, cui seguirà LA STRANA STORIA DEL PESCE PALLA, uno spettacolo di teatro di figura, di e con Gianni Silano, Marionettista Viviana Mancini, musiche e canzoni originali di Gianni Silano, con la regia Gianni Silano e Alessandro Accettella. Dopo il consueto appuntamento con la X NEW BEAT con Caffa, che tornerà in concerto, Valentina Coletta, Marco Bertes, Federica Perelli, Alessandro Marasca, Annalisa Costantino, The Act. Seguirà alle ore 19.00 B.L.U.E.tte – il musical “da camera” completamente improvvisato, con protagonisti I Bugiardini, una delle più note compagnie di improvvisazione teatrale in Italia.
Affabulazione è composta da un folto gruppo di artisti e manager culturali che si occupano professionalmente della realizzazione e della programmazione di eventi culturali, spettacoli e workshops attraversando molteplici discipline (teatro, musica, danza, cinema). Affabulazione ha dato ospitalità ad artisti di varie discipline, tra gli altri: Ascanio Celestini, Odin Theatre, Mario Pirovano, Andrea Cosentino, Francesco Randazzo, Sarina Aletta, Teatro dei Venti, Teatro Ridotto, Taiko Do, Giulia Varley, Accademia degli Artefatti, Antonio Rezza, teatro del Piccione, Tiriteri teatro, Arierritos, Michele Abbondanza, Paco Gonzales, Compagnia Rosso Levante. Affabulazione è socio fondatore dell’associazione di associazioni Teatro Del Lido, che gestisce la programmazione artistica del teatro (TIC – Teatri in comune).
Valdrada è attiva dal 2010, ed è interamente gestita da giovani artiste in maggioranza under 40. L’Associazione si occupa di: – Produzione di spettacolo dal vivo per adulti e ragazzi (“Le Intellettuali di Piazza Vittorio” – “Epic Fail – trilogia della contemp-umanità”, “Dionisiaca – opera buffonesca”; “Principesse e sfumature” “Quanto sei bella Roma”; “Sogno di un mattino d’inverno”, “Marco non c’è perché Laura se n’è andata”, “Da fuori tutto bene – il can can del cancro” format “Rigenerazioni”); – Formazione teatrale per bambini/e e ragazzi/e e per adulti; – Progettazione e realizzazione eventi culturali. Valdrada lavora anche, da sempre, alla costruzione di nuovi immaginari e modelli alternativi, per una cultura libera, accessibile, partecipata e viva, sempre con particolare attenzione alle giovani generazioni. All’interno dell’Associazione di Associazioni che si occupa della programmazione del Teatro del Lido pubblico e partecipato.
Il progetto è sostenuto dal Municipio X di Roma Capitale – Assessorato alla scuola e alle politiche giovanili e Assessorato alle Politiche sociali e pari opportunità
Dal 30 novembre al 30 dicembre 2024 presso:
Teatro del Lido di Ostia, Via delle Sirene, 22, 00121 Lido di Ostia RM
Piazza Anco Marzio, Piazza Anco Marzio, 26, 00122 Lido di Ostia RM
Piazza Capelvenere, Largo del Capelvenere, 00126 Acilia RM
e altri 15 spazi in tutto il Municipio X
Questo sito usa i cookie per migliorare la tua esperienza. Chiudendo questo banner o comunque proseguendo la navigazione nel sito acconsenti all'uso dei cookie. Accetto/AcceptCookie Policy
This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish.Accetto/AcceptCookie Policy
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.