Flaminia Leggeri Fotoreportage –“Tirana, la città colorata”-
Flaminia Leggeri Fotoreportage –Tirana, la città colorata, è la capitale dell’Albania è un paese indicato come una delle 10 destinazioni da non perdere dalla Rough Guide. Ecco i loro 10 motivi perché visitare Tirana. Marzo sarà un vero mese di festa non solo per i residenti di Tirana, ma anche per i suoi numerosi visitatori che arrivano da altri distretti dell’Albania e dall’estero.
Nell’ambito del centenario della capitale, il Comune di Tirana ha organizzato un’agenda di attività, che ricopre tutto il mese di marzo.
La notizia è stata annunciata dallo stesso sindaco Erion Veliaj, che ha condiviso con molti follower sui social network, l’agenda delle attività festive delle prossime quattro settimane.
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Tirana è solitamente in cima alla lista delle città peggiori d’Europa. Dopo decenni di dittatura stalinista, grigia e triste, povera di infrastrutture e servizi, di certo può rimanere poco attraente per i piu’ superficiali. Nel 1992. con il collasso del regime comunista, la situazione è solo peggiorata, e il caos ha avuto la meglio, ingolfando la città e creando la migliore condizione per la crescita della criminalità.
Adesso tutto è cambiato. Oggi Tirana, anche se rimane comunque una città caotica, è una piacevolissima cittadina, centro della cultura, dell’intrattenimento e della politica dell’Albania. Ha visto crescere rapidamente la sua popolazione, arrivando quasi ad un milione di abitanti ( la totalità della popolazione albanese ne conta tre milioni ). La città ti sorprenderà, ed in tutto il paese non si troverai nulla del genere!
Ecco le 10 ragioni per andare a Tirana.
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Sperimentare l’ospitalità degli abitanti
Essere invitati per un caffè o un rakia (un brandy di prugna) è un’abitudine locale e troverete gli albanesi amichevoli verso i visitatori stranieri. Essendo stata isolata dal resto del mondo per la seconda metà del ventesimo secolo, molti sono curiosi dell’afflusso di viaggiatori.
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Tirana, la città colorata
Poiché è una piccola città, è possibile coprire facilmente la zona centrale di Tirana in un giorno. Ma oltre a un’esplorazione piacevole della manciata di musei, monumenti, edifici storici e parchi, trovate un po’ di tempo per ammirare le abitazioni tiranesi . Verniciati con colori arcobaleno, aggiungono luminosità a quello che un tempo era un paesaggio urbano piuttosto monocromatico.
La cultura del caffè
L’Albania potrebbe non essere famosa per la sua cucina, ma non è un motivo per non fare attenzione al cibo. Cercate l’ottimo caffè e birra (l’Islam è la religione predominante, ma è praticata in modo molto tollerante), nonché pasticcini decenti e buon gelato. I caffè sono il luogo perfetto per guardare la gente, impostato su una colonna sonora di albanese e di Euro-pop.
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Una lezione di storia a Piazza Scanderbeg
Il centro di Tirana è Piazza Scanderbeg, che prende il nome dall’eroe nazionale che ha dato vita anche se brevemente all’indipendenza dell’Albania dall’Impero Ottomano nel XV secolo. Al centro della piazza c’è una grande statua bronzea di Scanderbeg a cavallo (immaginate Alessandro Magno incontra Thor), e la Moschea Et’hem Bey, uno degli edifici più preziosi della nazione che risale alla fine del XVIII secolo, che si trova nell’angolo sud-est. Sempre nella stessa piazza si trovano anche i principali musei della nazione, tra cui il Museo Storico Nazionale albanese adornato con un enorme muro socialista di partigiani vittoriosi.
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Quale occasione migliore per visitare una piramide dell’era moderna?
Troverete la piramide di cemento di Tirana, Piramida, a pochi passi da Piazza Skanderbeg. Costruito nel 1987 dalla figlia del dittatore albanese Enver Hoxha (che tirannicamente governò l’Albania dal 1944 al 1985) come museo a suo padre, ora sembra abbandonata, spogliata delle piastrelle che una volta la coprivano e spruzzi di graffiti. Si parla di demolirlo, ma alcuni sostengono che dovrebbe essere mantenuto intatto come un monumento adatto allo spirito dello stalinismo.
Per il “Blloku”, il cuore della movida albanese
“Blloku” è un quartiere di Tirana. Letteralmente, il suo significato è, Il Blocco ex quartiere dei dirigenti del Comitato Centrale del Partito del Lavoro. Progettato come “quartiere giardino” dall’architetto Gherardo Bosio, divenne dopo la Seconda Guerra il quartiere residenziale del dittatore Enver Hoxha. Oggi è il cuore della “movida” albanese. Oggi si trovano alberghi costosi, caffè di design, ristoranti e negozi.
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Per la vita notturna
Ogni anno la scena notturna di Tirana si muove su di un livello e i club della città, in gran parte situati intorno a Blloku, variano notevolmente in tema e atmosfera. È meglio visitarli con qualcuno del posto per sapere dove andarci (e quali evitare). Siate tuttavia consapevoli che l’Albania è ancora una società tradizionale.
Un pò di relax in Parku i Madh (Grand Park)
Questo grande parco boscoso è dove molti cittadini di Tirana vanno per passare qualche ora, sia che si tratti di pesca nel lago artificiale, picnic sui prati o passando il tempo in uno dei tanti bar-caffetterie. Tenuto conto del traffico opprimente di Tirana, questo parco consente di brillare l’atmosfera mediterranea della città.
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Per visitare il Parco Nazionale del Monte Dajti
Se volete una pausa dal centro della città, dirigetevi verso il Parco Nazionale del Monte Dajti, popolare tra i residenti di Tirana per l’aria fresca e le passeggiate fuori dal centro abitato. Potete prendere una funivia costruita dagli Austriaci (costosa) o il bus della città (a buon mercato) e una volta lì troverete alberghi, pensioni e ristoranti se ti senti di trascorrere la notte.
Un salto al mare, perché no?
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La città storica di Durazzo sul mare Adriatico è stata per decenni, dove i potenti di Tirana andavano per rilassarsi (Enver Hoxha e Re Zog disponevano di case vacanze). Oggi sono in gran parte i turisti kosovari che si avvalgono di numerosi hotel e ristoranti economici lungo il lungomare. Le cose sono ruvide e pronte, ma Durazzo è vivace, poco costosa e facilmente accessibile.
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Situata geograficamente al centro del Paese, circa 35 km a est di Durazzo e circa 40 km a nord-ovest di Elbasan, sorge in una valle racchiusa da montagne e colline (Monte Dajt a est, le colline di Kërrabë e Sauk al sud, le colline Vaqarr e Yzberisht a ovest e Kamzë a nord). È attraversata da due fiumi (il Tirana e il Lana) ed è affiancata da diversi laghi (lago di Tirana, Thatë, Farkë e Paskuqani) e da una riserva naturale nazionale (parku i madh).
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È la sede del potere del governo albanese, con le residenze ufficiali del presidente e del primo ministro albanese e del parlamento albanese. La città è oggi il principale centro economico, finanziario, politico e commerciale, nonché culturale e religioso d’Albania, sede di istituzioni pubbliche e dell’università, e grazie alla sua posizione nel centro del paese, snodo di trasporti e traffici, e al suo moderno trasporto aereo, vicino ai poli marittimi, ferroviari e stradali, è in progressiva crescita urbana. È stata insignita dei titoli di Capitale europea della gioventù per il 2022[5] e di Capitale mediterranea della cultura e del dialogo per il 2025[6].
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Estesa su un’ampia pianura al centro dell’Albania, con il monte Dajt che si eleva a est e una valle a nord-ovest che si affaccia sul mare Adriatico in lontananza, è contornata da diversi laghi artificiali.
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Territorio
Tirana dal Satellite
Il Comune di Tirana si trova a (41,33 ° N, 19,82 ° E) nell’omonimo distretto. L’altitudine media di Tirana è 110 metri (361 piedi) sul livello del mare mentre il punto più alto è a 1828 m (5,997.38 ft) sulla sommità del Gropà Mali.
Ricca d’acqua, è situata in una pianura fertile. Bagnata dal fiume di Tirana (lumi i Tiranës), il cui affluente Lana attraversa il centro abitato[7] e affiancata nella zona sud dal fiume Erzen.
La comune comprende anche diversi laghi artificiali: il lago artificiale di Tirana, intorno al quale fu costruito il Grande Parco, il lago di Farka, di Bovilla, di Allgjate, di Kus, di Kashar e di Vaqarr.
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Il clima di Tirana è temperato, con estati calde e inverni freschi e umidi.[8] Grazie alla sua posizione nella pianura di Tirana e alla vicinanza al Mar Mediterraneo, la città è particolarmente influenzata da un clima stagionale mediterraneo. È tra le città più piovose e soleggiate d’Europa, con 2.544 ore di sole all’anno
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Goethe J.W., Viaggio in Italia -Johann Heinrich Wilhelm Tischbein
Goethe J.W- Roma, 7 novembre 1788.-Sono qui , scrive Goethe , da sette giorni e lentamente si va formando nella mia mente il concetto generale di questa città. Non faccio altro che andare in giro senza riposo; studio la topografi a della Roma antica e della moderna, guardo le ruine e i palazzi, visito una villa e l’altra e le cose più meravigliose mi cominciano a diventar familiari; apro solamente gli occhi, guardo, vado e ritorno, poiché solo in Roma è possibile prepararsi a godere Roma.Confessiamolo pure, è un’impresa ardua e dolorosa, cavar fuori la vecchia Roma dalla nuova; ma si deve fare e sperare in una soddisfazione finale inapprezzabile. Si incontrano da per tutto tracce di una magnificenza e di uno sfacelo che sorpassano ogni nostra immaginazione.Quello che hanno lasciato i barbari è stato devastato dagli architetti della nuova Roma.Se si pensa che questa città vive da più di duemila anni, a traverso mutamenti così svariati e profondi, e che è ancora la stessa terra, gli stessi monti e spesso le stesse colonne e gli stessi muri, e nel popolo ancora le tracce dell’antico carattere, allora si diventa complici dei grandi decreti del destino e riesce difficile in principio all’osservatore di notare come Roma segue a Roma e non solo la nuova e la vecchia, ma anche le diverse epoche della vecchia e della nuova.Io cerco ora perfino i punti seminascosti, trovando molto giovamento dagli studi precedenti, poiché dal secolo XV in poi sono stati artisti e dotti in gran numero che hanno dedicata tutta la loro vita a questa impresa.Questa sconfinata profondità opera in noi silenziosamente quando ci aggiriamo per le vie di Roma in cerca di cose da ammirare.Altrove bisogna cercare attentamente per iscoprire cose che abbiano significato, qui invece ne siamo circondati e riempiti.
[…].”
Goethe J.W., Viaggio in Italia -,Roman CampagnaGoethe J.W., Viaggio in Italia -William Stanley Haseltine-Morning LIght,Roman Campagna
BIOGRAFIA di Johann Wolfgang von Goethe. drammaturgo, poeta, saggista, scrittore, pittore, teologo, filosofo, umanista, scienziato, critico d’arte e critico musicale tedesco.
Johann Wolfgang von Goethe –Poeta, narratore, drammaturgo tedesco (Francoforte sul Meno 1749 – Weimar 1832). Genio fra i più poderosi e poliedrici della storia moderna, si manifestò in un’epoca in cui ormai risultava operante la consapevolezza d’una acquisita libertà di sentimenti e di espressione; gli fu quindi spontaneo rendersene partecipe e anzi incrementarla segnando un cambiamento radicale nella coscienza culturale tedesca ed europea. Definito “olimpico” per il suo equilibrio, per esso esaltato e anche censurato, e talora persino schernito, di questo equilibrio non fece oggetto di soddisfatta fruizione bensì oggetto ambizioso d’una continua, tutt’altro che olimpica ricerca, operata nei varî campi d’interesse, negli studî scientifici, nell’azione pubblica e soprattutto nella produzione poetica. Il padre Johann Kaspar, di modesta famiglia originaria della Turingia, valente giurista e consigliere imperiale, gli fu modello nella serietà degli studî e nella inesausta curiosità; la madre Katharina Elisabeth Textor, figlia del sindaco della città e appartenente alla migliore borghesia originaria della Svevia, gli trasmise il “piacere del favoleggiare”. Cresciuto quindi in un ambiente assai scelto, ebbe un’educazione adeguata, e già a 16 anni era a Lipsia per studiarvi diritto. Nel clima illuministicamente aperto della città fornì le sue prime prove poetiche secondo la moda anacreontica promossa da F. Hagedorn e Ch. M. Wieland, privilegiando un’espressione personalizzata contro la pedanteria moraleggiante imposta da J. Ch. Gottsched e da Ch. F. Gellert. Così, nel 1767, scrisse in alessandrini la commedia pastorale Die Laune des Verliebten (“I capricci dell’innamorato”), che è la prima professione d’un amore agitato e irritabile. Sulla stessa linea, tornato a Francoforte, nel 1769 scrisse la commedia d’ambiente Die Mitschuldigen (“I correi”), quadro acuto e scettico del mondo borghese. Marginali composizioni poetiche, raccolte in Buch Annette (“Libro per Annette”) e in Neue Lieder (“Canti nuovi”) fanno avvertire, oltre la moda, la ricerca d’un senso inconsueto della natura. Una grave malattia lo dispose a subire l’influsso della religiosità pietistica della madre e ancora di più dell’amica di lei, Susanne von Klettenberg, che lo orientò a cercare, come poi sempre fece, l’orma del divino nel segreto della natura.
Nel 1770 si trasferì a Strasburgo per terminarvi gli studî; tra le esperienze decisive che ivi compì spiccano l’incontro “fatale” con J. G. Herder e le sue teorie su storia e natura, creatività individuale e divenire universale, e la lettura di Shakespeare, che segnarono la prodigiosa produzione del successivo quinquennio. Ne sono testimonianza i Sesenheimer Lieder (“Canti di S.”), dettati dall’amore per Friederike Brion, nel loro insieme atto esplicito di adesione al movimento dello Sturm und Drang; la grossa cronaca drammatizzata, d’impronta shakespeariana, Die Geschichte Gottfriedens von Berlichingen mit der eisernen Hand (“Storia di G. di B. dalla mano di ferro”, 1771), poi (1773) rielaborata col titolo di Götz von Berlichingen, vasto e farraginoso affresco di argomento nazionale che fece decadere altri e persino più ambiziosi progetti di drammi come Mahomet e Prometheus, di cui rimasero solo brevi ma significativi frammenti. A questi, però, si affiancano inni a sfondo cosmico-panteistico, che sono testimonianze inequivocabili d’un sentimento integralmente aperto a un’esperienza di totalità, sull’onda d’un ardore creativo che G. non conobbe mai più (oltre Mahomets Gesang, “Canto di Maometto“, Prometheus, Wanderers Sturmlied, “Canto del viandante nella tempesta”, e Ganymed). Del resto quello era un periodo di tormentata inquietudine anche sul piano esistenziale, e nella produzione poetica si avverte una smania creativa che rischia talora la dispersione. Nel recupero del popolaresco, alla maniera del lontano H. Sachs, scrisse le satire carnevalesche Jahrmarktsfest zu Plundersweilern (“Festa della fiera di Pl.”, 1773) e Ein Fastnachtsspiel … vom Pater Brey (“Una rappresentazione carnevalesca di Padre Pappa”, 1773); una farsa di forte anche se non limpida accentuazione critica (Satyros, 1773); un’epica religiosa che sferza il filisteismo delle chiese (Der ewige Jude, “L’ebreo errante“, 1774). Prova d’uno stato d’animo di disagio, a lungo insanabile, per il colpevole abbandono di Friederike Brion è Clavigo (1774), tragedia della fanciulla abbandonata dall’amato più per leggerezza che per responsabile scelta. Di lì a poco Stella (1775), dramma d’un uomo che con pari intensità ama due donne, denuncia l’aspirazione alla libertà sentimentale. Una produzione tanto varia è tenuta insieme tuttavia dalla continua disposizione a confessarsi, a legare fino alla più intima convergenza vita e poesia. In tale spirito nacque anche l’opera conclusiva e più fortunata di questa felice stagione, il romanzo epistolare Die Leiden des jungen Werthers (“I dolori del giovane W.”, 1774), appassionata storia di una delusione amorosa che si conclude con il suicidio del protagonista; essa, in un’epoca segnata da un sentimentalismo esorbitante, conobbe un immediato, clamoroso successo. Intanto si era già affacciato nello spirito di G. il tema del Faust, che lo accompagnerà ossessivamente sino agli ultimi giorni della sua lunga vita.
Tornato a Francoforte al termine degli studî, dopo aver soggiornato a Wetzlar per farvi pratica presso il supremo tribunale imperiale, abbandonò gli ambiziosi disegni di carriera tracciati per lui dal padre, e nell’autunno del 1775 lasciò, questa volta definitivamente, la città natale per stabilirsi alla corte di Weimar, minuscola capitale d’un povero ducato di 120.000 abitanti. Entrato nelle simpatie della famiglia ducale, fu nominato consigliere segreto e quindi ministro, ottenendo infine il titolo nobiliare. Il primo decennio trascorso a Weimar fu di relativo silenzio poetico e d’intensa attività pratica. Il contatto costante coi problemi della vita lo sospingeva, piuttosto, verso le scienze naturali. Si occupò di geologia e di mineralogia (fra l’altro scrisse il trattato Über den Granit, “Sul granito”, 1784), passò all’anatomia, scoprendo nello stesso 1784 l’osso inframascellare; fu attratto infine dalla botanica e dalla storia naturale, in cui la sua riflessione trovava testimonianza di quella immanenza del divino che aveva già avvertito in forma intuitiva. Si compiva così la maturazione di quel panteismo cui del resto già da tempo aderiva. La produzione letteraria di questo periodo si può considerare limitata alle liriche e all’atto unico Die Geschwister (“I fratelli”, 1776), ispirati a Charlotte von Stein, donna di grande cultura alla quale G. fu legato per dieci anni e che influì profondamente sulla sua formazione. Nell’autunno del 1786, il viaggio in Italia si configura quasi come una fuga e segna un passaggio decisivo per la vita e l’ispirazione del poeta. Nel “paese dei limoni”, l’Italia classica del meridione e, più ancora, Roma, trovò realizzata quella sintesi di natura e arte, passato e presente, spiritualità e sensualità verso cui era proteso, e sentì rifiorire tutte le aspirazioni poetiche che il decennio attivistico di Weimar aveva in buona parte represso. Nel giugno del 1788 tornò a Weimar e il suo cambiamento gli procurò accoglienze decisamente fredde. Interruppe la relazione con la signora von Stein, e iniziò la convivenza con la giovane e umile Christiane Vulpius, che sposò solo nel 1806 pur avendone avuto fin dal 1789 un figlio, August, morto poi a Roma nel 1830. L’operosità creativa che era esplosa in Italia continuò a Weimar, in una stagione contrassegnata dal succedersi di opere quasi tutte ad alto livello. In Italia aveva portato a termine l’Egmont (1787), dramma della libertà dell’uomo che soccombe solo davanti alle forze del mondo esteriore e nemico, e ultimata la stesura in versi della Iphigenie in Tauris, testimonianza di un umanesimo ormai pienamente maturato, fusione perfetta di grecità e cristianesimo. Fu terminato invece a Weimar il Torquato Tasso, dramma di anime in cui gli elementi autobiografici (il poeta consapevole della propria genialità inserito in una sorda e intrigante corte principesca) sono filtrati ma tutt’altro che rimossi. Frutto dell’esperienza italiana, e in particolare romana, furono anche le Römische Elegien (1788-89), che nella fusione di classicità formale e sensualità di immagini segnano nel modo più palese il taglio fra questa e la precedente stagione poetica; ad esse seguiranno, dopo un nuovo, meno fortunato viaggio in Italia, i Venetianische Epigramme (1790). Dopo lo scoppio della Rivoluzione francese, G. da un lato dichiarò apertamente il proprio disprezzo verso gli ipocriti fautori del nuovo corso (nelle mediocri commedie Der Grosskophta, “Il gran mago egizio”, 1792, e Der Bürgergeneral, “Il cittadino generale”, 1793), dall’altro però fu egli stesso profondamente turbato dalla Rivoluzione, con sentimenti misti di adesione ai suoi principî e apprensione per il suo corso. Cercò allora sfogo in quella che definì la sua “Bibbia empia del mondo”, cioè nella versione in esametri omerici del bestiario medievale Reineke Fuchs (“La volpe R.”, 1793), satira più cinica che accorata dei dilaganti vizî. Una più pacata e valida presa di posizione fu quella dell’idillio in esametri Hermann und Dorothea (1797), che inquadra i valori morali di una sana, tradizionale etica borghese.
Intanto, nel 1794 si era creato il sodalizio con J. C. F. Schiller che, durato fino alla morte di quest’ultimo (1805), nel decennio definito per eccellenza classico, portò a reciproco arricchimento le due personalità, pur tanto diverse per estrazione e per temperamento. Per G. l’amicizia con Schiller significò una coscienza della propria missione poetica pienamente riconquistata. Sulla rivista di Schiller, Die Horen, G. pubblicò, nel 1795-97, le Unterhaltungen deutscher Ausgewanderten (“Conversazioni di emigrati tedeschi”), specie di piccolo Decameron, prototipo del genere ancora inedito della novella classica; vi pubblicò anche il Märchen (“Fiaba”), da cui tanto dipese la fiabistica romantica. La solidarietà fra i due giunse persino alla scrittura in comune, da cui nacque la raccolta di Xenien (“Doni ospitali”, 1797), epigrammi di aspra censura ai letterati contemporanei. Sia pure per pochi numeri, anche G. pubblicò una sua rivista, Die Propyläen (1798-1800), in cui propagandò il suo verbo classicistico. Come teorico, pur fornendo prove di alto interesse, per esempio il saggio Winckelmann und sein Jahrhundert (“W. e il suo secolo”, 1805), non riuscì sempre a evitare l’insidia dell’accademismo, in cui del resto incorse anche una certa produzione poetica: è il caso della frammentaria tragedia Helena, del 1800, poi rifusa nella seconda parte del Faust, e dell’epos Achilleis, del 1799, concepito come continuazione dell’Iliade. L’interesse per il classicismo spinse G. a riprendere anche i due temi per antonomasia “goethiani”, quello di Wilhelm Meister e di Faust. Già prima del viaggio in Italia G. aveva iniziato, e poi sospeso, un vasto romanzo a sfondo autobiografico, Wilhelm Meisters theatralische Sendung (“La missione teatrale di W. M.”), il cui manoscritto fu ritrovato solo nel 1910; era la narrazione realistica delle esperienze di un giovane della buona borghesia innamorato del teatro. Nel 1794 G. ne riprese il tema e nel 1796 uscì una compiuta stesura del romanzo sotto il titolo Wilhelm Meisters Lehrjahre (“Gli anni di noviziato di W. M.”), capolavoro del genere tipicamente tedesco dell’Entwicklungsroman (romanzo di formazione) e nello stesso tempo quadro vivace di tutta un’epoca. Al Faust G. si era dedicato fin dal 1772, e nel 1775 era pronta una prima e incompleta stesura, il cosiddetto Urfaust (il cui ritrovamento è avvenuto solo nel 1887), una delle opere più legate alla poetica dello Sturm und Drang. Mutilo delle scene terminali era anche il primo Faust (Faust. Ein Fragment, 1790), e solo nel 1808 uscì la redazione definitiva della prima parte (Faust. Der Tragödie erster Teil), dopo un lavoro frazionato lungo l’arco di un decennio. Per il poeta, ormai giunto all’età matura, si trattava di un’acquisizione di recupero, e la dedica con cui si apre il monumentale edificio poetico rievoca le figure del dramma come emergenti da un passato lontano. L’immediatezza della presenza di Mefistofele, il ritmo serrato della tragedia di Gretchen delle precedenti stesure, sono andati perduti; ma la prospettiva su cui il dramma si apre ha finalmente raggiunto l’estrema vastità significativa del grande dramma simbolico, che coinvolge le potenze divine e demoniache e attinge dimensioni cosmiche, eppure rimane sostanzialmente dramma psicologico dell’uomo che non può rinunciare alla sua volontà di dominare il mondo.
Con la morte di Schiller (1805) e la catastrofe nazionale di Jena (1806), si era aperta per G. la lunga stagione della senilità. Allo sconforto e all’isolamento aveva reagito immergendosi negli studî scientifici, in particolare sull’ottica, senza con questo rallentare l’intensità della produzione letteraria. Allo stesso anno del Faust appartiene il dramma allegorico Pandora, e nel 1809 vide la luce Die Wahlverwandtschaften (“Le affinità elettive”), esemplare romanzo sulla passione amorosa vissuta in età adulta. La profondità dell’analisi psicologica e la tensione della vicenda sono sorrette da una scrittura perfettamente sorvegliata che asciuga senza offuscare il pathos che attraversa l’intera narrazione. Dopo una laboriosa gestazione uscì nel 1819 il Westöstlicher Divan (“Divano occidentale orientale”), dettato anzitutto dall’amore, tanto forte quanto dolorosamente votato a una cosciente rinuncia, per Marianne von Willemer, giovanissima poetessa. È il solo complesso di poesie pubblicato da G. in unico volume, e costituisce l’eccezionale testimonianza di una volontà e di una capacità di rinnovamento che attingevano alle più varie esperienze di vita e di cultura, recuperate attraverso un procedimento selettivo accorto e costante. Anche lo stile, non più immediato e plastico, è divenuto rarefatto e sfiora talvolta il sublime nella mediazione fra la vivacità del sentimento e l’amaro dell’acquisita saggezza. G. nel frattempo si era reso conto, dopo i due incontri con Napoleone, nel 1808, dell’importanza ormai storica della sua persona. All’avvento della Restaurazione, in un mondo che riconosceva sempre meno come proprio, sentì doveroso tornare indietro per fissare indelebilmente la sua personale storia. Non scrisse una vera autobiografia, ma ne lasciò ampî e spesso suggestivi squarci in Dichtung und Wahrheit (“Poesia e verità”, 1809-14 e 1830), che, pur coprendo solo gli anni fino al 1775 e senza essere sempre cronachisticamente attendibile, assunse il significato di documento storico, cioè d’interpretazione di un’intera epoca. Per alcuni aspetti documento ancora più suggestivo, anche se stilisticamente meno accurato, fu l’Italienische Reise (“Viaggio in Italia”, 1816-17, 1829), che ancora oggi gode di enorme fortuna.
Nonostante i frequenti attestati di stima da tutta Europa e l’omaggio di uomini come Byron e Manzoni, G. conobbe negli ultimi anni l’amarezza dell’isolamento quasi integrale nel nuovo clima culturale creatosi con il Romanticismo, a lui radicalmente estraneo. Nel riprendere ancora una volta i temi di Meister e di Faust, volle testimoniare e verificare globalmente la sua esperienza di poeta, di prosatore e di uomo confrontandosi con un mondo in cui non era possibile ripristinare quell’umanesimo integrale che era stato l’ideale del Rinascimento. Il Wilhelm Meisters Wanderjahre (“Gli anni del pellegrinaggio di W. M.”, 1829) rivela la disponibilità e l’interesse di G. per le esigenze di un assetto sociale nuovo, ma reca un sottotitolo sintomatico, Die Entsagenden “I rinuncianti”. L’ultimo Faust fu elaborato tra il 1825 e il 1831, con la dolorosa parentesi della morte del figlio e di una grave malattia da cui G. si riprese, forse, per la estrema determinazione di portare a compimento l'”opera della sua vita”. Quest’opera denuncia il peso dell’investimento che è stato fatto su di essa e risulta eterogenea, sovraccarica, diluita da intellettualismi e genericità, ma ha pagine di straordinaria bellezza e resta la potente e inquietante somma poetica di tutta una vita. Faust, che all’inizio si ridesta a nuova vita, è destinato alle esperienze più sbalorditive, ad attingere dimensioni sempre più vaste e globali, passando di affanno in affanno e di colpa in colpa finché, vecchissimo e quasi cieco, saluterà la morte con un esaltante inno alla libertà. La seconda parte del Faust (Faust. Der Tragödie zweiter Teil) fu pubblicata pochi mesi dopo la morte di G., per sua esplicita volontà. Egli era certo che non avrebbe ricevuto comprensione da parte di contemporanei, e non s’ingannava: in particolare l’ultimo G. non era fatto per essere agevolmente inteso, ma in generale il clima intellettuale e politico degli anni della Restaurazione non era fatto per recepire un autore che sembrava fossilizzato su posizioni esclusive e in ogni modo antiquate. Il 1848, e quanto ad esso tenne dietro, portò a rinvenire in Schiller piuttosto che in G. il genio ispiratore, quale poeta della libertà. La varia, complessa, spesso tragica vicenda storica della Germania durante gli ultimi cento anni a più riprese ha ribadito tale ideologica predilezione. Ma già il cosiddetto “realismo poetico” assunse G. come suo modello e maestro; il liberalismo borghese vide in lui l’ultimo e sommo rappresentante di una cultura umanistica, a un tempo tipicamente tedesca e profondamente europea; più tardi il monismo scientifico e filosofico guardò a lui come al poeta-pensatore capace di grandi e profetiche intuizioni. Nonostante la varietà e disparità d’opinione dei suoi innumerevoli critici (tra cui Hauptmann, Hofmannsthal, George, Hesse, Th. Mann), è unanime il giudizio che lo riconosce campione geniale dell’autonomia individuale, nel solco di una cultura di cui ha saputo raccogliere e incrementare la grande eredità.
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Franco Leggeri Fotoreportage-Murales Ospedale Spallanzani di Roma-12) – Louis Pasteur, il primo microbiologo-
Franco Leggeri Fotoreportage- Murales Ospedale Spallanzani di Roma- 12) – Louis Pasteur, il primo microbiologo- Lo scienziato che dimostrò che i germi esistono e possono causare malattie –Roma -Portuense-Vigna Pia e Dintorni– Questo reportage, come quelli a seguire, vuole essere un viaggio che documenta e racconta la storia di un quartiere di Roma: Portuense-Vigna Pia e i suoi Dintorni con scatti fotografici che puntano a fermare il tempo in una città in continuo movimento. Non è facile scrivere, con le immagini di una fotocamera, la storia di un quartiere per scoprire chi lascia tracce e messaggi. Ci sono :Graffiti, Murales, Saracinesche dipinte, Vetrine eleganti che sanno generare la curiosità dei passanti ,il Mercatino dell’usato, il Mercato coperto, le Scuole, la Parrocchia, il Museo, la Tintoria storica della Signora Pina, la scuola di Cinema, la scuola di Musica, le Palestre , il Bistrò ,i Bar ,i Ristoranti, le Pizzerie e ancora i Parrucchieri e gli specialisti per la cura della persona e come non ricordare l’Ottica Vigna Pia .Non mancano gli Artigiani e per finire, ma non ultimo, il Fotografo “Rinaldino” . Il mio intento è di presentare un “racconto fotografico” che ognuno può interpretare e declinare con i suoi ”Amarcord” come ad esempio il rivivere “le bevute alla fontanella”, sita all’incrocio di Vigna Pia-Via Paladini, dopo una partita di calcio tra ragazzi ,oppure ricordando i “gavettoni di fine anno scolastico. Infine, vedendo il tronco della palma tagliato, ma ancora al suo posto, poter ricordare, con non poca tristezza, la bellezza “antica” di Viale di Vigna Pia.
Franco Leggeri Fotoreportage- Murales Ospedale Spallanzani di Roma-12)- – Louis Pasteur- il primo microbiologo
Roma,lungo via Folchi ,con inizio dalla via Portuense, si trovano i Murales che raffigurano gli scienziati che hanno combattuto e vinto le battaglie contro le malattie infettive. Eroi veri, ma dimenticati su questo muro di cinta . I Murales ora rischiano il degrado e la “polverizzazione” dell’intonaco. Il muro di cinta dell’Ospedale “Lazzaro Spallanzani”, lato via Folchi, fa da “sostegno” e “tela” ai murales realizzati in questi 270 metri. L’Opera fu iniziata nel febbraio del 2018 e completata e inaugurata il 3 maggio dello stesso anno. Nei Murales sono immortalati i 13 volti di Scienziati che hanno scritto la storia della ricerca sulle malattie infettive. Il progetto dei Murales, finalizzato a celebrare gli 80 anni della struttura ospedaliera, è stato realizzato grazie alla collaborazione fra la Direzione dello Spallanzani e l’Associazione Graffiti Zero che promuove l’integrazione fra la Street Art e i luoghi che la ospitano. Unica grave pecca ,ahimè, non vi è immortalata nessuna donna.
Franco Leggeri Fotoreportage- Murales Ospedale Spallanzani di Roma-12)- – Louis Pasteur- il primo microbiologo
Verranno pubblicati le foto dei Murales di tutti i 13 scienziati , uno alla volta, questo al fine di poter evidenziare la biografia e la loro Opera in maniera più completa possibile. Le biografie pubblicate a corredo delle foto sono prese da Enciclopedio Treccani.on line e Wikipedia
Il bicentenario di Louis Pasteur, il primo microbiolog Lo scienziato che dimostrò che i germi esistono e possono causare malattie raccontato dalla professoressa Carla Renata Arciola.
Professoressa-Carla Renata Arciola
Duecento anni fa, il 27 dicembre 1822, nasceva a Dole, un paesino della regione francese del Giura, Louis Pasteur, chimico e pioniere nello studio dei microrganismi patogeni.
Carla Renata Arciola, docente di Patologia Clinica e di Storia della Medicina nel Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia, ci racconta l’enorme importanza delle sue ricerche per il progresso della scienza medica e per la salute dell’umanità intera.
Tutti hanno sentito nominare almeno una volta la “pastorizzazione”, il processo di conservazione degli alimenti che da Louis Pasteur ha preso il nome, ma il suo contributo al progresso scientifico in medicina è stato assai più ampio, ce lo può riassumere?
Louis Pasteur era un chimico e condusse i suoi primi studi sulla fermentazione della birra e del vino e sulla malattia del baco da seta. Si occupò di fermentazione su richiesta di alcuni fabbricanti di birra, timorosi per le sorti delle loro produzioni. I suoi studi misero in evidenza che le alterazioni nella fermentazione di questi alcolici potevano essere evitate semplicemente portando a 55- 60° C la loro temperatura per tempi molto brevi. In questo modo si otteneva la bonifica delle bevande senza alterare le loro caratteristiche organolettiche. La tecnica è stata poi utilizzata sino ai nostri giorni per “pastorizzare” il latte, le uova, i succhi di frutta e molto altro.
In tutt’altro contesto, ma sempre utilizzando il calore, Pasteur riuscì a trovare una brillante soluzione per prevenire i danni dovuti alla pebrina, la malattia epidemica del baco da seta: elevare la temperatura di qualche grado per sollecitare l’uscita delle farfalle, così da poter esaminarle al microscopio, individuare precocemente quelle contaminate ed escluderle dalla catena produttiva della seta.
Franco Leggeri Fotoreportage- Murales Ospedale Spallanzani di Roma-12)- – Louis Pasteur- il primo microbiologo
Franco Leggeri Fotoreportage- Murales Ospedale Spallanzani di Roma-12)- – Louis Pasteur- il primo microbiologo
Franco Leggeri Fotoreportage- Murales Ospedale Spallanzani di Roma-12)- – Louis Pasteur- il primo microbiologo
Un’altra grande innovazione di Pasteur fu il concetto di “attenuazione” e di “vaccino attenuato”, che egli introdusse studiando il cosiddetto “colera dei polli”, una malattia che colpisce gli allevamenti avicoli. Pasteur coltivò materiale contaminato, proveniente da polli uccisi dalla malattia, in un brodo di coltura e poté constatare che poche gocce del brodo bastavano a uccidere un pollo sano. Si accorse però che i polli trattati con una brodocoltura vecchia di alcune settimane non morivano più e collegò il fenomeno all’attenuazione della virulenza dovuta all’invecchiamento della coltura. Inoltre, i polli così vaccinati risultavano protetti dalla malattia anche in caso di esposizione a colture fresche e vitali: questo perché il precedente contatto col vaccino attenuato aveva stimolato le loro difese immunitarie. Successivamente Pasteur estese le sue ricerche e le sue applicazioni ad altre malattie del bestiame, come il carbonchio.
Uno straordinario successo di Pasteur in ambito vaccinale riguardò la rabbia silvestre. Si deve infatti a Pasteur il merito di aver progettato e preparato il primo vaccino per il trattamento della rabbia animale e umana. La rabbia, con le sue vittime furiose, si manifestava molto drammaticamente e il trattamento cui i malati erano allora sottoposti, cioè l’applicazione di tizzoni ardenti sulle ferite, era impressionante. Pasteur sviluppò un vaccino che saggiò prima sui cani: così vaccinati, questi non sviluppavano più la rabbia se esposti ai morsi di animali rabbiosi. Poi una drammatica emergenza lo spinse a saggiare il vaccino anche sull’uomo: gli portarono un bambino che aveva subito quattordici morsi da un cane rabbioso. L’altissima probabilità che il bambino morisse di rabbia convinse Pasteur a procedere subito con la somministrazione del suo vaccino sperimentale, affiancato da un medico (Pasteur non era medico) che eseguì materialmente le iniezioni. Il bambino fu sottoposto a un ciclo di vaccinazioni con dosi crescenti e si salvò. Fu così che Pasteur divenne famoso e ricercato: vittime di morsi di cane e di lupo giunsero nei laboratori di Pasteur da tutta la Francia, e anche dall’estero, per ricevere il nuovo trattamento antirabbico. A Parigi, per il trattamento della rabbia, fu costruito appositamente, con finanziamenti pubblici, l’Istituto Pasteur.
Pasteur dimostrò anche che la “Teoria dei germi patogeni” non è solo una teoria ipotetica ma è la realtà del mondo che ci circonda. Fino a quel momento invece, l’origine delle malattie che ora chiamiamo “infettive” (peste, colera, tifo, ecc..) come era spiegata dalla medicina?
Oggi è ovvio riconoscere i batteri e i virus come causa di malattie che possono trasmettersi da un individuo all’altro ma, sino alla fine dell’Ottocento, l’origine delle malattie era ancora molto misteriosa. All’epoca di Pasteur le numerose epidemie di colera focalizzarono il dibattito sulle possibili cause di tale malattia e sui possibili meccanismi della sua diffusione. Si ipotizzava allora vagamente la natura contagiosa di molte malattie epidemiche, ma senza un coerente collegamento concettuale fra cause, effetti, evoluzione. La teoria che anche esseri viventi microscopici potessero essere coinvolti nel contagio e nello sviluppo delle malattie, benché fosse stata avanzata in più occasioni sin dal Seicento, non era mai stata dimostrata. Sino ad allora, era emersa solo una lunga serie di ipotesi e di congetture che mettevano in relazione, in modo disordinato e talora capriccioso, la fermentazione, la putrefazione, i miasmi, il contagio, l’infezione, la corruzione. Il passaggio dalle confuse ipotesi sulla natura dei contagi a una spiegazione convincente ed unitaria fu il risultato dello sviluppo di una nuova disciplina, la microbiologia, e di una nuova teoria, la teoria dei germi. Il termine microbiologia fu introdotto ufficialmente nel 1881 da Pasteur in occasione del Congresso Internazionale di Medicina di Londra e sancì il riconoscimento della teoria dei germi per spiegare l’origine di molte malattie epidemiche. Secondo la teoria, in estrema sintesi, i microbi sono causa di malattie che possono essere trasmesse da un individuo all’altro. Pasteur avviava così una vera e propria rivoluzione concettuale nella storia del pensiero scientifico.
Franco Leggeri Fotoreportage-Murales Ospedale Spallanzani di Roma
Pasteur dimostrò inoltre la fallacia della c.d. “generazione spontanea” dei viventi. Una teoria che risaliva ai tempi di Aristotele. Per il filosofo greco gli organismi viventi nascono da altri organismi, ma possono anche generarsi spontaneamente, ad esempio scaturendo dalla putrefazione della terra. Nel 1860 l’Accademia Francese delle Scienze istituì un premio per chi fosse riuscito a far luce sulla millenaria questione con una dimostrazione scientifica. Louis Pasteur vinse il premio, dimostrando l’impossibilità della formazione spontanea dei microrganismi e spiegando che quella che appariva come “generazione spontanea” era invece il frutto di una contaminazione dall’esterno. Gli esperimenti di Pasteur rimangono un brillante esempio di rigore sperimentale.
Per chiudere, una domanda, per così dire, “di stagione”. Pasteur era nato durante le feste natalizie. Quali cibi del pranzo di Natale non potremmo mangiare (o potremmo mangiare, ma con maggior rischio per la salute) se non ci fosse stato Louis Pasteur?
La grandezza delle scoperte di Pasteur si riverbera su molti aspetti della nostra vita e della nostra salute ed è tuttora attualissima. In questo periodo di festa potremo ringraziare Pasteur quando porteremo sulle nostre tavole il panettone impastato con ingredienti pastorizzati, come le uova e il latte, o farcito con panna e crema, quando faremo bollire a lungo il brodo, per renderlo più gustoso ma anche per sterilizzarlo, oppure quando condiremo i tortellini con la panna (pastorizzata), quando stapperemo lo spumante (pastorizzato) o anche, in onore di Pasteur, lo champagne (pastorizzato) per il brindisi augurale di Natale e Capodanno.
Fonte-ALMA MATER STUDIORUM – Università di Bologna –
Vita e attività di Louis Pasteur, il primo microbiologo-Chimico e biologo francese (Dôle 1822 – Villeneuve l’Étang, Seine-et-Oise, 1895). Considerato il padre della microbiologia, a lui si devono sia la scoperta della fermentazione sia l’introduzione delle vaccinazioni e dei metodi di sterilizzazione.
– Louis Pasteur- il primo microbiologo
– Louis Pasteur- il primo microbiologo
– Louis Pasteur- il primo microbiologo
Franco Leggeri Fotoreportage-Murales Ospedale Spallanzani di Roma
Louis Pasteur-(Dôle 1822 – Villeneuve l’Étang, Seine-et-Oise, 1895)Di umili origini–(il padre era un conciapelli), compiuti gli studî secondarî a Besançon, si iscrisse (1843) all’École normale supérieure di Parigi, addottorandosi nel 1847. Le sue prime ricerche furono di cristallografia. Il chimico tedesco E. Mitscherlich aveva osservato (1844) che il paratartrato e il tartrato doppio di soda e di ammoniaca, perfettamente identici quanto alla composizione chimica, alla forma cristallina e alle proprietà fisiche, esercitavano azioni diverse sulla luce polarizzata, senza riuscire a trovarne una spiegazione. P. si impegnò per diversi anni a ricercare la causa di un tale fenomeno, individuandola infine nella loro dissimmetria molecolare (1848). Gli studî sulla dissimmetria molecolare (P. continuerà ad occuparsi di cristallografia fino al 1857) mostrarono in seguito tutta la loro importanza dando luogo al sorgere della stereochimica. Nel 1854 fu nominato docente nella facoltà di scienze di Lilla. In quegli anni (le sue prime annotazioni sui Cahiers de laboratoire sono del 1855), P. cominciò ad occuparsi del problema delle fermentazioni, indotto a ciò anche dalle pressanti richieste di alcuni fabbricanti di birra preoccupati per le sorti del loro prodotto. L’idea allora dominante intorno all’origine e alla causa delle fermentazioni era quella sostenuta dal chimico tedesco Liebig che riteneva la fermentazione un fenomeno puramente chimico. Nel suo primo Mémoire sur la fermentation appelée lactique (1857), P. sostiene che “la fermentazione si mostra correlata alla vita“. Nella fermentazione alcolica in particolare egli notò la presenza di globuli il cui comportamento era quello di esseri viventi microscopici. Giunto a questo punto P. fu naturalmente portato a chiedersi quale fosse l’origine di questi esseri microscopici, capaci di indurre importanti fenomeni di trasformazione delle sostanze fermentescibili. Fu così che si trovò ad affrontare lo studio della generazione spontanea, antica teoria esplicativa dell’origine della vita e risalente almeno ad Aristotele. Nel sec. 17° tale teoria fu dimostrata falsa dall’italiano F. Redi per l’origine spontanea di mosche e insetti di varia natura. La teoria risorse nel sec. 18° per certi aspetti con la disputa Spallanzani-Needham. Nel 1858 F. A. Pouchet comunicò all’Académie des sciences alcuni risultati favorevoli all’eterogenesi. La disputa Pasteur-Pouchet sulla generazione spontanea durò a lungo e si concluse con il “trionfo” di P., il quale riuscì a dimostrare che con alcuni accorgimenti tecnici i liquidi utilizzati negli esperimenti, se precedentemente sterilizzati, non presentavano alcuna produzione vitale. Bisogna dire che i motivi ideologici presenti nel dibattito fecero apparire Pouchet un materialista convinto e, di contro, P. un difensore dello spiritualismo e della religione ufficiale. Un’attenta ricostruzione storica ha dimostrato che i termini reali della questione stanno ad indicare l’erroneità di tale semplificazione. Dalla teoria della generazione spontanea alla teoria generale dei germi patogeni il passo era breve e quasi obbligato. La medicina in generale e la chirurgia in particolare acquisivano i concetti fondamentali di sepsi e asepsi. Il grande chirurgo inglese J. Lister, invitando P. a Edimburgo dichiarava: “Ho bisogno di aggiungere che grande soddisfazione sarebbe per me mostrarvi qui quanto la chirurgia vi deve”. Dal 1865 al 1870 P. si dedicò quasi interamente allo studio delle malattie del baco da seta. A conclusione di questi suoi lavori poteva affermare che le due principali malattie che lo colpiscono, la pebrina e la flaccidezza, sono malattie ereditarie e contagiose, indicando i mezzi per prevenirle. Negli anni Ottanta P. si impegnò nello studio di numerose malattie infettive come il colera dei polli e il carbonchio. Grazie a queste ricerche egli riuscì a mettere a punto un metodo di attenuazione degli agenti patogeni mediante l’azione dell’ossigeno dell’aria. Attraverso l’inoculazione preventiva dei germi attenuati egli riusciva a prevenire la malattia nella sua forma più virulenta e mortale. Nasce così la tecnica della vaccinazione preventiva delle malattie infettive. Ma gli studî che gli diedero fama imperitura furono, per la loro drammaticità e spettacolarità, quelli sulla rabbia. Questi studî segnarono, per P., il passaggio dalla sperimentazione animale a quella sull’uomo. Contrariamente a quanto avveniva per le altre malattie infettive, P. non riuscì mai a isolare l’agente patogeno della rabbia. Riuscì però, col contributo fondamentale di É. Roux, a mettere a punto un metodo di attenuazione del virus rabbico. Da qui l’importante prassi della vaccinazione preventiva. La spettacolarità dei risultati ottenuti da P. sull’uomo ha contribuito a creare un vero e proprio mito-P., che attraverso una acritica vulgata storiografica ci ha tramandato un’immagine agiografica e di maniera del grande scienziato francese. Solo di recente, anche sulla base di un attento studio dei manoscritti inediti (Cahiers de laboratoire), si è cominciato a restituire una dimensione storica realistica alla scienza pasteuriana e al suo autore nella sua concreta figura di uomo e di scienziato del sec. 19°. Numerosi furono gli incarichi accademici cui P. venne chiamato: direttore degli studî scientifici all’École normale (1857-67), prof. di chimica alla Sorbona (1867-74), direttore del laboratorio di fisiologia-chimica all’École normale (1867-88); nel 1888 (fino al 1895) fu direttore dell’Institut P., fondato per lui, per ricerche di sieroterapia e microbiologia. Nel 1882 era stato eletto all’Académie française. Fu socio straniero dei Lincei (1888). Delle opere si ha un’edizione completa a cura di M. Pasteur-Vallery-Radot (Oeuvres, 7 voll., 1922-39); la Correspondance è stata pubblicata in 4 volumi (1940-51). Fonte -Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani
Velletri (Roma)- Programma dei Musei Civici per la 29^Festa delle Camelie-
Velletri-Sabato 22 e domenica 23 marzo si svolgerà a Velletri la 29° Festa delle Camelie e per l’occasione i Musei Civici di Velletri: Museo Archeologico O.Nardini, Museo di Geopaleontologia e Preistoria dei Colli Albani e Area Archeologica delle SS. Stimmate, apriranno entrambi i giorni dalle ore 10.00 alle ore 19.00.
La giornata di sabato 22 inizierà alle ore 1o.30 con il laboratorio dedicato ai bambini dai 3 ai 5 anni Fiori tra i capelli, in cui i piccoli dopo una lettura animata sul tema dell’amicizia e dell’inclusione, creeranno un copricapo di fiori di carta da indossare durante la festa. Lo stesso si ripeterà domenica 23 alle ore 15.00 per bambini dai 6 anni in su.
Alle 12.00 sia di sabato 22 che di domenica 23 partirà una visita guidata all’Area Archeologica delle SS. Stimmate, mentre domenica 23 alle 18.00 accompagneremo i visitatori al Museo di Geopaleontologia e Preistoria dei Colli Albani alla scoperta di fossili e di altre testimonianze ritrovate nel nostro territorioper raccontare la Preistoria; sabato 22 alle 15.00 ripeteremo un’esperienza che ha già avuto grande successo: In Con-Tatto con la Preistoria, una visita guidata tattile in cui i partecipanti grandi e piccoli, tutti bendati, potranno toccare fossili, rocce e altri oggetti risalenti a migliaia di anni fa.
Velletri (Roma)- Programma dei Musei Civici per la 29^Festa delle Camelie
I fiori raccontano sarà un itinerario nel Centro storico tra chiese, strade e musei che avrà come tappa sabato 22 la Chiesa di Santa Lucia V.M. mentre domenica 23 si fermerà alla Chiesa di Sant’Antonio Abate per cercare in entrambi gli itinerari i fiori nascosti negli angoli di Velletri.
Sabato 22 alle ore 16.00 il percorso partirà da Piazza Martiri di Pratolungo, dove si trova il Giardino delle camelie mentre domenica 23, per lo stesso orario, l’appuntamento sarà davanti alla fontana di Piazza Mazzini. La direttrice museale, Raffaella Silvestri, accoglierà i visitatori sia sabato che domenica alle ore 17.00 nell’iniziativa Il tè delle camelie. Tra le Metamorfosi di Ovidio e le rappresentazioni nell’arte per scoprire come i reperti esposti nel Museo Archeologico parlino di mitologia ancora oggi tra letteratura e arte.
Sabato 22 alle ore 18.00 all’Area archeologica delle SS.Stimmate verrà presentato il libro Rimpianti e rimorsi di un uomo qualunque, in presenza dell’autore Manlio Lilli e del Prof. Marco Nocca.
Domenica 23 alle 10.30 al Museo di Geopaleontologia e Preistoria e nella Sala Conferenze dei musei il pubblico adulto potrà imparare a preparare degli oleoliti con piante officinali spontanee che si trovano nelle aree naturali dei dintorni, sotto la guida di una biologa con specializzazione in botanica e abilitazione professionale. I prodotti realizzati saranno destinati ad un utilizzo ad uso topico per migliorare il benessere della pelle, dei capelli o come olio da massaggio. Tutto il materiale necessario verrà fornito insieme ad un taccuino per le ricette.
Alle ore 15.00 di domenica 23 partirà da Piazza Mazzini la Riproposizione della festa romana delle Floralia a cura del Gruppo Archeologico Veliterno A.p.s. E di Il Flauto Magico A.p.s. che si concluderà di fronte all’Area archeologica delle SS. Stimmate.
In occasione della Festa delle Camelie il biglietto di ingresso ai Musei sarà ridotto
(3,00 € per l’ingresso a un museo; 5,00 € per l’ingresso nei due musei; 1,00 € per l’ingresso all’Area archeologica).
Visite guidate e In Con-Tatto con la Preistoria
Durata: un’ora circa.
€ 4,00 a partecipante
Prenotazione consigliata
Itinerario I fiori raccontano
Durata: un’ora e mezza circa.
gratuito
Prenotazione obbligatoria.
Laboratorio Fiori tra I capelli
Durata: un’ora e mezza circa.
€ 3,00 a partecipante.
Prenotazione obbligatoria.
Il tè delle camelie
Durata: un’ora circa.
Gratuito
Prenotazione consigliata
Preparazione di oleoliti e guida al riconoscimento di piante officinali
Durata: due ore circa.
€ 25,00: 1 persona; € 40,00: 2 persone
Itinerario Riproposizione della festa romana delle Floralia
Durata: un’ora circa.
Gratuito
Presentazione del libro Rimpianti e rimorsi di un uomo qualunque
Durata: un’ora circa
Gratuito
Per informazioni e prenotazioni:
06 9615 8268 – 3441547465 – museicivicivelletri@gmail.com
Velletri (Roma)- Programma dei Musei Civici per la 29^Festa delle Camelie
-La tirannia della bellezza nella Roma dei Borgia-
Casa Editrice Bompiani
Una biografia di Giulia Farnese storica sorprendente come un romanzo: la vita piena di intrighi e colpi di scena della nobildonna che al pari di Lucrezia Borgia segnò un’epoca. Una biografia storica sorprendente come un romanzo: la vita piena di intrighi e colpi di scena della nobildonna che al pari di Lucrezia Borgia segnò un’epoca. I libri di storia riservano uno spazio residuale alle figure femminili soprattutto dell’antichità e dell’epoca moderna. Giulia Farnese, nata a Capodimonte nel 1475 e morta nel 1524 a Roma, meglio nota come Giulia la Bella, è una delle rare eccezioni. E a buon diritto: non solo la sua avvenenza catturò l’attenzione di papa Alessandro VI ma grazie allo stretto rapporto con la curia papale si spalancarono davanti alla famiglia Farnese le strade del potere. In meno di cinquant’anni con una serie di coraggiose scelte di vita, fortunati incontri e giochi di palazzo rese il nome dei Farnese un riferimento imprescindibile per i secoli successivi in una Roma dominata dai Borgia e da numerose casate in lotta per ricchezza e onore.
Casa Editrice Bompiani
La casa editrice Bompiani, fondata da Valentino Bompiani nel 1929, si è presentata fin da subito al pubblico con un forte progetto di apertura alle esperienze narrative non solo italiane.Ne è testimone l’antologia Americana curata nel 1941 da Elio Vittorini, che ha rappresentato uno spartiacque per la nostra cultura e un modello di esplorazione delle ricerche espressive d’oltreoceano. Questo progetto ha continuato a caratterizzare l’evoluzione della casa editrice nei decenni a venire. L’attenzione, a tutt’oggi, si concentra sulla narrativa e saggistica, sia italiana che straniera, in particolare con le collane: “Letteraria italiana” e “Letteraria straniera” per la narrativa; e “Saggi Bompiani”, “Bompiani Overlook”, “PasSaggi”, per la saggistica. Le collane “Classici Bompiani”, “Classici della Letteratura europea” e “Il pensiero occidentale” sono volti alla valorizzazione di autori e opere imprescindibili del nostro patrimonio letterario. I “Tascabili Bompiani” custodiscono il patrimonio letterario della casa editrice, patrimonio che viene arricchito e rinnovato continuamente. Bompiani pubblica anche la rivista letteraria Panta (il cui nome è stato scelto da Alberto Moravia) – fondata da Pier Vittorio Tondelli, Alain Elkann, Elisabetta Rasy ed Elisabetta Sgarbi – che costituisce un’officina narrativa in cui sono cresciute e crescono alcune tra le nuove voci del panorama letterario. Fra gli autori del catalogo ricordiamo, tra gli altri, Umberto Eco (che con Bompiani ha pubblicato anche il notissimo Il nome della Rosa), Paulo Coelho, John R. R. Tolkien, Susanna Tamaro, Andrea De Carlo.
-Il 4 FEBBRAIO 1966 VIENE SOPPRESSO L’INDICE DEI LIBRI PROIBITI-
-Index librorum prohibitorum-
Libri proibiti dall’Inquisizione (o Sant’Uffizio)L’ Indice dei libri proibiti (in latino Index librorum prohibitorum) fu un elenco di pubblicazioni proibite dalla Chiesa cattolica, creato nel 1558 per opera della Congregazione della sacra romana e universale Inquisizione (o Sant’Uffizio), sotto Paolo IV. Ebbe diverse versioni e fu soppresso solo nel 1966 con la fine dell’inquisizione romana sostituita dalla congregazione per la dottrina della fede.
I precedenti:
Sin dalle sue origini le lotte della Chiesa contro le eresie comportarono la proibizione di leggere o conservare opere considerate eretiche: il primo concilio di Nicea (325) proibì le opere di Ario, papa Anastasio I (399-401) quelle di Origene e papa Leone I (440-461) quelle dei manichei. Il secondo concilio di Nicea (787) stabilì che i libri eretici dovessero essere consegnati al vescovo non tenuti di nascosto.
Il concilio di Tolosa del 1229 giunse a proibire ai laici il possesso di copie della Bibbia e nel 1234 quello di Tarragona ordinò il rogo delle traduzioni della Bibbia in volgare.
La diffusione di idee contrarie ai dogmi della Chiesa cattolica, e in particolare della Riforma protestante, fu grandemente favorita dall’invenzione della stampa a caratteri mobili (1455): la Chiesa prese dunque provvedimenti nel tentativo di controllare quanto veniva stampato.
Alla metà del XVI secolo risalgono i primi cataloghi di libri proibiti: ne furono redatti dalle università della Sorbona a Parigi e di Lovanio, per ordine di Carlo V e di Filippo II.
Nel 1543 nella Repubblica di Venezia il Consiglio dei Dieci affidò agli Esecutori contro la Bestemmia il compito di sorvegliare l’editoria, con facoltà di multare chi stampava senza permesso: nel 1549, ad opera di monsignor Giovanni della Casa, fu pubblicato un Catalogo di diverse opere, compositioni et libri, li quali come eretici, sospetti, impii et scandalosi si dichiarano dannati et prohibiti in questa inclita città di Vinegia: l’elenco comprendeva 149 titoli e riguardava per lo più opere tacciate di eresia, ma la proibizione finì con il non essere applicata per l’opposizione dei librai e dei tipografi.
Nel 1559, ad opera del Sant’Uffizio, uscì a Roma un primo Cathalogus librorum Haereticorum, con intenti quasi esclusivamente anti-protestanti: vi comparivano anche le opere di Luciano di Samosata, il De monarchia di Dante Alighieri e perfino i commentari di papa Pio II sul Concilio di Basilea.
Indice dei libri proibiti
Il primo indice del 1558:
Tra i compiti del Sant’Uffizio, istituito da papa Paolo III nel 1542, era compresa la vigilanza sui libri. Sotto papa Paolo IV, venne pubblicato un indice dei libri e degli autori proibiti, detto “Indice Paolino”, redatto dall’Inquisizione e promulgato con un suo decreto, affisso a Roma il 30 dicembre 1558. L’elenco comprendeva l’intera opera degli scrittori non cattolici, compresi i testi non di carattere religioso, altri 126 titoli di 117 autori, di cui non veniva tuttavia condannata l’intera opera, e 332 opere anonime.
Vi erano inoltre elencate 45 edizioni proibite della Bibbia e veniva condannata l’intera produzione di 61 tipografi (prevalentemente svizzeri e tedeschi). Infine si proibivano intere categorie di libri, come quelli di astrologia o di magia, mentre le traduzioni della Bibbia in volgare potevano essere lette solo su specifica licenza, concessa solo a chi conoscesse il latino e non alle donne.
Tra i libri proibiti erano il “Decamerone” di Boccaccio, “Il Novellino” di Masuccio Salernitano e tutte le opere di Machiavelli, di Rabelais e di Erasmo da Rotterdam, il “Diálogo de doctrina christiana” dei Valdesiani.
Il papa, che da cardinale (Giampiero Carafa) era stato il primo direttore del Sant’Uffizio, attribuì a quest’ultimo e alla sua rete locale l’applicazione della proibizione, a scapito del potere dei vescovi.
Indice dei libri proibiti
La storia successiva:
Nuovi indici vennero redatti anche dal Santo Uffizio sotto i pontefici successivi e le due congregazioni furono spesso in conflitto in merito alla giurisdizione sulla censura dei libri. Anche i vescovi si opposero al potere dato all’Inquisizione in questo campo.
Nel 1596, sotto papa Clemente VIII venne redatta una nuova versione dell’indice (“Indice Clementino”), che aggiunse all’elenco precedente opere registrate in altri indici europei successivi al 1564. Ripeteva inoltre la proibizione di stampare opere in volgare, già promulgata da Pio V nel 1567.
La censura ecclesiastica ebbe pesanti conseguenze: le “espurgazioni”, a volte neppure dichiarate, potevano arrivare a stravolgere il pensiero dell’autore originario e i testi scientifici non conformi all’interpretazione aristotelico-scolastica erano considerati eretici. Nel 1616 furono bandite le opere di Copernico. Gli scrittori si autocensuravano e l’attività dei librai diventò difficile per le richieste di permesso e i pericoli di confisca.
Le “patenti di lettura”, tuttavia, che in teoria avrebbero dovuto essere rilasciate solo a studiosi di provata fiducia da parte del Santo Uffizio e durare solo per tre anni, si ottenevano invece in pratica abbastanza facilmente.
Nel 1758, sotto papa Benedetto XIV, le norme furono riviste e l’indice venne corretto e reso più comodo. Fu inoltre eliminato il divieto di lettura della Bibbia tradotta dal latino. Le competenze per la compilazione e l’aggiornamento dell’indice passarono a partire dal 1917 al Sant’Uffizio.
L’indice nei suoi quattro secoli di vita venne aggiornato almeno venti volte (l’ultima nel 1948) e fu definitivamente abolito solo dopo il Concilio Vaticano II nel 1966, sotto papa Paolo VI.
L’elenco comprendeva, fra gli altri, nomi della letteratura, della scienza e della filosofia come: Francesco Bacone (Francis Bacon), Honoré de Balzac, Henri Bergson, George Berkeley, Cartesio, D’Alembert, Daniel Defoe, Denis Diderot, Alexandre Dumas (padre) e Alexandre Dumas (figlio), Gustave Flaubert, Thomas Hobbes, Victor Hugo, David Hume, Immanuel Kant, Jean de La Fontaine, John Locke, Montaigne, Montesquieu, Blaise Pascal, Pierre-Joseph Proudhon, Jean-Jacques Rousseau, George Sand, Spinoza, Stendhal, Voltaire, Émile Zola.
Tra gli italiani finiti all’indice – scienziati, filosofi, pensatori, scrittori, economisti – vi sono stati Vittorio Alfieri, Pietro Aretino, Cesare Beccaria, Giordano Bruno, Benedetto Croce, Gabriele D’Annunzio, Antonio Fogazzaro, Ugo Foscolo, Galileo Galilei, Giovanni Gentile, Francesco Guicciardini, Giacomo Leopardi, Ada Negri, Adeodato Ressi, Girolamo Savonarola, Luigi Settembrini, Niccolò Tommaseo e Pietro Verri.
Tra gli ultimi ad entrare nella lista sono stati Simone de Beauvoir, André Gide, Jean-Paul Sartre e Alberto Moravia.
Indice dei libri proibiti-Giordano BrunoIndice dei libri proibiti-Paolo VIIndice dei libri proibiti
Romania-Lo scultore rumeno Darius Hulea mescola le opere in metallo della vecchia scuola con metodi contemporanei per creare i suoi incredibili “schizzi” di metallo con fili di ferro, acciaio inossidabile, ottone e rame.
Biografia di Darius Hulea is a Romanian Postwar & Contemporary artist who was born in 1987. Darius Hulea’s work has been offered at auction multiple times, with realized prices ranging from 5,469 USD to 19,324 USD, depending on the size and medium of the artwork. Since 2020 the record price for this artist at auction is 19,324 USD for Venus In The Mirror, sold at Artmark in 2021. Darius Hulea has been featured in articles for Daily Art Magazine, Hi-Fructose and My Modern Met. The most recent article is A Contemporary Sculpture Exhibition in the Mountains: Cantacuzino Palace in Romania written for Daily Art Magazine in September 2021.
La Vaccheria di Roma-L’esposizione Arte e impegno sociale: l’8 marzo inaugura Glass Ceiling-
Roma-La mostra GLASS CEILING nello lo spazio espositivo La Vaccheria inaugurerà l’8 marzo 2025 alle ore 17:00 (fino al 12 aprile 2025) in occasione della Giornata Internazionale per i diritti delle donne e in coincidenza con la pubblicazione del Glass Ceiling index 2025. A cura di Wind Mill nello lo spazio espositivo La Vaccheria (situato nella zona Eur di Roma) sarà così possibile assistere ad una esposizione d’arte, performance e talk.
In occasione della Giornata Internazionale per i diritti delle donne, si inugura la mostra GLASS CEILING in coincidenza con la pubblicazione del Glass Ceiling index 2025. Il settimanale The Economist ha creato il Glass-Ceiling Index nel 2013, indicatore del soffitto
di cristallo in 29 paesi. Questo viene aggiornato annualmente elaborando i dati provenienti da varie organizzazioni, inclusa la Commissione europea.
Il progetto espositivo Glass Ceiling, vuole porre l’accento su questo tema poco conosciuto attraverso il lavoro di 35 artiste invitate le quali con le loro opere intendono promuovere una maggiore consapevolezza nelle donne circa le loro opportunità nella società in ambito
lavorativo e non.
Le 35 artiste del Women Visual Artists Database, progetto della no profit Wind Mill di Roma, sono tutte residenti sul territorio, ma hanno una origine internazionale che dà alla mostra un respiro multiculturale:
Il progetto si è ispirato anche alla ricerca dell’artista Lucia Sapienza sul tema “Una stanza tutta per sé” di Virginia Woolf.
Esiste un Glass Ceiling, metafora coniata nel 1978 da Marilyn Loden, anche nel mondo dell’arte. L’esigenza per le artiste e le donne, diventa quindi non solo avere una “stanza” ma far diventare il soffitto di cristallo il pavimento sul quale camminare.
La manifestazione avrà al suo interno eventi di grande interesse come l’Art Action Ecce Domina Glass Ceiling, che si svolgerà proprio in occasione dell’inaugurazione della mostra e alla quale parteciperanno le artiste:
Carolyn Angus, Evelyne Baly, Marina Buening, Fabiola Cenci, Petra de Goude,
Anita Guerra, Emanuela Lena, Roberta Maola, Camelia Mirescu,
Daniela Monaci, Mahshid Mussavi, Giulia Ripandelli, Anna Maria Rocchi,
Lucia Sapienza, Cinzia Tellarini.
Progetto DECLINAZIONE FEMMINILE/MASCHILE per il Women Visual Artists Database, Ecce Domina e Ecce Dominus performance che di volta in volta puntano l’accento su temi specifici.Il 16 Marzo alle ore 16,30 si terrà il Reading di Poesia dal titolo DONNE IN AZIONE E PAROLE #25, a cura di Patrizia Chianese, organizzato con Roma Centro Mostre, con la partecipazione
di:
Lucianna Argentino, Antonella Carfora, Enza Cigliano, Laura Colombo,
Rossana Coratella, Stefania Di Lino, Laura VdB Facchini, Raffaella Lanzetta,
Maria Teresa Laudenzi, Carolina Lombardi, Camelia Mirescu, Rossella Seller,
Maria Grazia Savino.
Il 21 Marzo alle ore 17,00 si terrà l’incontro con la scrittrice Tea Ranno, autrice di “Avevo un Fuoco dentro”, e l’artista australiana Viginia Ryan con le sue opere, moderatrice Laura VdB Facchini per parlare su “storia di un dolore che non si può dire”.
Ci saranno performance, talk, conferenze, in date ancora da definire, per concludere con il inissage e una performance gioiosa ed ironica dal titolo Stella tra le stelle di Francesca di Ciaula, il 12 aprile.
La mostra e gli eventi, action ect. saranno documentati da una pubblicazione in edizione digitale, scaricabile gratuitamente dal sito www.windmillart.it
Il Glass-Ceiling Index
Il settimanale The Economist ha introdotto nel 2013 il Glass-Ceiling Index, un indicatore che misura la presenza del cosiddetto “soffitto di cristallo” in 29 paesi. Questo indice viene aggiornato annualmente sulla base di dati provenienti da diverse fonti, tra cui la Commissione Europea. A partire da questa tematica ancora poco conosciuta, quindi, nasce il progetto espositivo Glass Ceiling, che intende sensibilizzare il pubblico attraverso le opere di 35 artiste.
Le loro creazioni mirano a stimolare una maggiore consapevolezza sulle opportunità delle donne nella società, sia in ambito lavorativo che in altri contesti. Le 35 artiste partecipanti fanno parte del Women Visual Artists Database, un’iniziativa della no-profit Wind Mill di Roma. Pur risiedendo tutte in Italia, le loro origini internazionali conferiscono alla mostra una prospettiva multiculturale, arricchendone il significato e il valore artistico.
Qui la lista delle artiste: Minou Amirsoleimani, Carolyn Angus, Evelyne Baly, Marina Buening, Priscilla Burke, Emanuela Camacci, Fabiola Cenci, Karmen Corak, Kristien De Neve, Francesca di Ciaula, Marilù Eustachio, Stefania Fabrizi, Stella Gallas, Anita Guerra, Fariba Karimi, Giusy Lauriola, Emanuela Lena, Carolina Lombardi, Adele Lotito, Roberta Maola, Camelia Mirescu, Patrizia Molinari, Daniela Monaci, Mahshid Mussavi, Elly Nagaoka, Gianna Parisse, Daniela Perego, Claudia Quintieri, Giulia Ripandelli, Paola Romoli Venturi, Lucia Sapienza, Silvia Stucky, Olga Teksheva Cinzia Tellarini, Laura Vdb Facchini.
Il Glass Ceiling nel mondo dell’arte
Il progetto trae ispirazione anche dalla ricerca dell’artista Lucia Sapienza sul tema Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf. Nel mondo dell’arte esiste il Glass Ceiling, termine coniato nel 1978 da Marilyn Loden, che rappresenta le barriere invisibili che limitano le opportunità delle donne. Per le artiste e le donne, dunque, la sfida non è solo quella di avere una “stanza”, ma di trasformare il soffitto di cristallo nel pavimento su cui camminare, abbattendo ogni ostacolo.
All’interno della manifestazione sono così previsti eventi di grande rilievo, tra cui l’Art Action Ecce Domina Glass Ceiling, che si terrà in occasione dell’inaugurazione della mostra e vedrà la partecipazione delle segeuenti artiste: Carolyn Angus, Evelyne Baly, Marina Buening, Fabiola Cenci, Petra de Goede, Anita Guerra, Emanuela Lena, Roberta Maola, Camelia Mirescu, Daniela Monaci, Mahshid Mussavi, Giulia Ripandelli, Anna Maria Rocchi, Lucia Sapienza, Cinzia Tellarini.
Alcuni eventi della mostra
Il progetto DECLINAZIONE FEMMINILE/MASCHILE per il Women Visual Artists Database comprende le performance Ecce Domina ed Ecce Dominus, ciascuna focalizzata su temi specifici che mettono in luce diverse prospettive di genere. Tra gli eventi in programma, il 16 marzo alle ore 16:30 si terrà il Reading di Poesia intitolato DONNE IN AZIONE E PAROLE #25, a cura di Patrizia Chianese, in collaborazione con Roma Centro Mostre, con la partecipazione di Lucianna Argentino, Antonella Carfora, Enza Cigliano, Laura Colombo, Rossana Coratella, Stefania Di Lino, Laura VdB Facchini, Raffaella Lanzetta, Maria Teresa Laudenzi, Carolina Lombardi, Camelia Mirescu, Rossella Seller e Maria Grazia Savino.
Il 21 marzo alle ore 17:00 si terrà invece un incontro con la scrittrice Tea Ranno, autrice di Avevo un fuoco dentro, e l’artista australiana Virginia Ryan, che presenterà le sue opere. La conversazione, moderata da Laura VdB Facchini, affronterà il tema “storia di un dolore che non si può dire”. Nel corso della manifestazione si susseguiranno performance, talk e conferenze, le cui date saranno comunicate prossimamente. L’evento si concluderà il 12 aprile con il finissage e una performance gioiosa e ironica intitolata Stella tra le stelle, a cura di Francesca Di Ciaula.
La mostra e tutti gli eventi, comprese le azioni performative, saranno documentati in una pubblicazione digitale, scaricabile gratuitamente dal sito www.windmillart.it.
Roma- FONDAZIONE BETA-Art for Women Today –dall’08/03/2025 al 22/03/2025
Roma-Negli spazi della Fondazione Beta, sabato 8 marzo 2025 il gruppo internazionale di artiste Art for Women Today presenta una collezione di stampe d’arte limited edition, realizzata per sostenere i progetti dell’Associazione Pianoterra a favore di famiglie vulnerabili.
In mostra per tre settimane anche le opere originali delle artiste, che in grande maggioranza saranno presenti all’evento inaugurale, giungendo da diversi paesi.
Opera dell’Artista Elena Belobragina
Art for Women Today è un progetto collettivo tutto al femminile, nato dall’esigenza di lasciare una traccia, una testimonianza artistica volta a descrivere la donna nel momento storico contemporaneo.
Art for Women Today è un gruppo internazionale di artiste convocate da Caterina Arciprete e dalla Galleri Artsight di Stoccolma, per generare quello che di fatto è al tempo stesso un processo artistico divulgativo e un atto di affermazione individuale e di genere.
Art for Women Today dà forma alla narrazione visiva di una esperienza vissuta, della condizione intima che, consciamente o inconsciamente, prende il suo spazio in ogni donna, influenzata da eventi personali e sociali affrontati a contatto con il suo specifico circostante. Una fotografia sincera – e a volte impietosa – sul nostro tempo, che ogni artista svilupperà rispondendo alle sue istanze individuali e culturali.
Dare vita, attraverso la personale cifra stilistica, a una serie di interventi artistici per descrivere la condizione della donna, dare una voce all’emotività, l’empatia e l’introspezione femminile dei nostri tempi: questa è la missione di ogni componente del gruppo.
Le artiste che compongono il gruppo Art for Women Today sono Caterina Arciprete, Elena Belobragina, Isabelle De Boulloche, Linda Kunik, Gisela Quinteros, Virgina Maria Romero, Gaya Shantaram, Yemisi Wilson, Sylvie Wozniak.
Il progetto ha anche, sin dalla sua genesi, un fine sociale: sostenere le attività dell’Associazione Pianoterra ETS, nata a Napoli nel 2008 e attiva oggi anche a Roma e a Castel Volturno con l’obiettivo di stare accanto a famiglie che vivono in condizioni di estrema vulnerabilità, in cui sono presenti bambini e bambine molto piccoli. Pianoterra lavora in particolare con le madri per accompagnarle in un percorso di empowerment e garantire ai bambini pari opportunità di crescere sani e sereni, nonostante condizioni di partenza svantaggiate.
Il sostegno di Art for Women Today all’Associazione Pianoterra è concreto e diretto: le stampe d’artista, raccolte in eleganti cofanetti in edizione limitata, saranno in vendita e il ricavato andrà interamente a Pianoterra. Le artiste del collettivo saranno inoltre coinvolte in percorsi laboratoriali con le donne e i bambini che frequentano gli spazi dell’associazione, per rendere concreto e continuativo un obiettivo: essere al fianco di tutte le donne, attraverso l’arte.
La mostra Art for Women Today, che nella Galleri Artsight di Stoccolma ha trovato una sua prima casa, nella sua tappa romana ha il patrocinio dell’Ambasciata di Svezia in Italia.
Sabato 22 marzo, a chiusura dell’evento, sarà possibile partecipare al laboratorio creativo “Io sono onda”, a cura di Caterina Arciprete. Il laboratorio si svolgerà dalle 10.00 alle 12.30 nei locali dedicati alla mostra. È aperto a tutti e tutte con un contributo di 20 €. Il laboratorio si attiverà con un minimo di 6 iscritti.
La Fondazione BETA ETS (ex Fondazione Pianoterra) nasce a Roma nel dicembre 2013 per contrastare la povertà e la diseguaglianza sociale attraverso la promozione di progetti che utilizzino la cultura (l’istruzione, la formazione, l’arte, l’espressione di sé) come strumento di emancipazione e sviluppo delle potenzialità individuali di persone che vivono in contesti difficili e marginali.
La privazione non lascia spazio all’immaginazione, alla progettazione, solo all’imminente, alimentando un circolo vizioso che porta all’immobilità e alla rassegnazione. La Fondazione Beta vuole spezzare questo circolo vizioso a favore di una spirale virtuosa che alimenti la resilienza e la creatività. La cultura, la musica, la letteratura e tutte le forme d’arte agiscono infatti nell’individuo come moltiplicatori di energie e di forze costruttive che possono migliorare la realtà circostante.
L’idea di creare una Fondazione Pianoterra è il risultato dell’esperienza di lavoro dell’Associazione Pianoterra, da cui il nuovo ente ha preso il nome in segno di continuità, con l’obiettivo di ampliarne il campo di azione. Dopo dieci anni in cui i due enti hanno camminato insieme, nel comune intento di offrire sostegno e opportunità a persone e comunità vulnerabili, nel 2024 la Fondazione cambia nome e diventa Fondazione Beta. Si inaugura così una nuova fase della sua attività, che continuerà a essere ispirata da un approccio dal basso e dal desiderio di costruire, assieme alle persone e alle comunità, degli spazi di opportunità, crescita e cambiamento.
Archivi di Stato: sabato 8 marzo incontri, dibattiti e mostre per la Giornata internazionale della donna-
Roma, 7 marzo 2025 – Archivi di Stato in occasione della Giornata internazionale della donna– che si celebra l’8 marzo di ogni anno per ricordare l’importanza della lotta per i diritti delle donne, in particolare per la loro emancipazione – gli Archivi di Stato e le Soprintendenze archivistiche e bibliografiche hanno organizzato un ricco programma di iniziative sparse sul territorio.
Tra gli eventi più significativi, l’Archivio Centrale dello Stato, ha organizzato un incontro speciale rivolto alle scuole. Dopo una visita didattica a ‘Lo scrigno della memoria’, mostra permanente sulla storia dell’Unità d’Italia, il programma prevede la proiezione del cortometraggio scritto e diretto da Marco Migliozzi. L’Archivio di Stato Roma organizza la presentazione del libro ‘Ventuno parole per contenere 227 anni di storia femminile’, curato da Lidia Pupilli e Marco Severini, e promosso dall’Associazione di Storia Contemporanea, che si pone come uno strumento di ricerca e di riflessione riguardante la storia delle donne. L’Archivio di Stato di Venezia esplorerà la condizione femminile nell’epoca della Serenissima, mettendo in luce sui propri canali social figure di donne che seppero distinguersi in un mondo dominato in ogni settore dagli uomini. Protagonista sarà Caterina Cornaro, che nell’estate del 1472, a diciotto anni, si trasferì a Cipro per unirsi in matrimonio, secondo la volontà dello zio Andrea. Tuttavia rimase prima vedova, appena un anno dopo, mentre era in attesa di un figlio. Purtroppo anche il bambino morì l’anno successivo, lasciando la donna sola a regnare sull’isola, costretta a fronteggiare il conflitto per il controllo del regno, conteso tra spagnoli e veneziani. L’Archivio di Stato di Genova proporrà al pubblico sul proprio sito un percorso virtuale di documenti che tracciano il ritratto di tre donne genovesi di epoche diverse: Giovannina Pammoleo, Costanza Doria ed Emilia Belviso. L’Archivio di Stato di Bologna, invece, pubblicherà l’ultimo dei quattro episodi di “Sovversive”, il podcast di Alice Facchini e Guido Balzani, realizzato insieme all’Archivio di storia delle donne di Bologna-Associazione Orlando. All’Archivio di Stato di Verona, infine, si terrà il convegno dal titolo “Crinoline in posa. Eleganza ottocentesca nelle foto del fondo Giusti del Giardino”, a cui seguirà una rassegna documentaria.Giornata_internazionale_della_donna_2025_-_Iniziative_Istituti_archivistici
“Gli Archivi di Stato conservano testimonianze importanti sulle conquiste realizzate dalle donne in campo sociale, economico e politico. La lotta per l’emancipazione ha portato l’attenzione su questioni fondamentali come l’uguaglianza di genere, i diritti e le discriminazioni. E vi è una grande necessità di avere di queste battaglie, una conoscenza più ampia e completa possibile” dichiara Antonio Tarasco Direttore generale Archivi.
State Archives: Saturday, March 8 meetings, debates and exhibitions for International Women’s Day
On the occasion of International Women’s Day-which is celebrated on March 8 each year to commemorate the importance of the struggle for women’s rights, particularly for their emancipation-the Italian State Archives and the Archival and Bibliographic Superintendencies have organized a rich program of initiatives scattered throughout the territory.
Among the most significant events, the Central State Archives, has organized a special meeting aimed at schools. After an educational visit to ‘The Casket of Memory,’ a permanent exhibition on the history of the Unification of Italy, the program includes the screening of the short film written and directed by Marco Migliozzi. The Rome State Archives is organizing the presentation of the book ‘Twenty-one Words to Contain 227 Years of Women’s History,’ edited by Lidia Pupilli and Marco Severini, and promoted by the Contemporary History Association, which stands as a tool for research and reflection concerning women’s history. The Venice State Archives will explore the condition of women in the era of the Serenissima, highlighting on its social channels figures of women who knew how to distinguish themselves in a world dominated in every sector by men. The protagonist will be Caterina Cornaro, who in the summer of 1472, at the age of eighteen, moved to Cyprus to be united in marriage, according to the wishes of her uncle Andrea. However, she was widowed first, just a year later, while expecting a child. Unfortunately, the child also died the following year, leaving her alone to reign over the island, forced to cope with the conflict over control of the kingdom, which was disputed between the Spanish and the Venetians.
The Genoa State Archives will offer to the public on its website a virtual tour of documents that trace the portrait of three Genoese women from different eras: Giovannina Pammoleo, Costanza Doria and Emilia Belviso. The Bologna State Archives, meanwhile, will publish the last of four episodes of “Subversive,” the podcast by Alice Facchini and Guido Balzani, produced in conjunction with the Women’s History Archive of Bologna-Associazione Orlando. Finally, the Verona State Archives will host a conference entitled “Crinoline in posa. Nineteenth-century elegance in photos from the Giusti del Giardino fund,” which will be followed by a documentary review.
“The State Archives preserve important records on the achievements made by women in the social, economic and political fields. The struggle for emancipation brought attention to fundamental issues such as gender equality, rights and discrimination. And there is a great need to have of these struggles, the broadest and most complete knowledge possible,” says Antonio Tarasco, Director General of Archives.
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