Cresce l’attesa per la 1° edizione del Carnevale del Borgo di Testa di Lepre, in programma domenica 3 marzo 2019-
Testa di Lepre- 26 febbraio 2019-La manifestazione, organizzata dalla Pro Loco, è pronta ad animare le strade del Borgo . Spettacolo e divertimento sono garantiti come ci dice il Presidente della Pro Loco , Luca Calderoni :”Le Contrade si stanno prodigando moltissimo al fine di avere un Carro da poter essere premiato, ma soprattutto lo scopo è quello di divertirci tutti assieme, grandi e piccini .” Prosegue il Presidente Luca:” Il programma del carnevale inizierà nel pomeriggio di domenica 3 marzo. Si è deciso che l’ordine di sfilata dei carri sarà stabilito da un sorteggio che avverrà prima delle ore 15:00. Una Giuria ,composta dai membri delle Pro Loco di Passoscuro-Torre in Pietra -Tragliatella, proclamerà il Carro e la Contrata vincitrice . I Premi –prosegue Luca- consistono in un punteggio , credito, per la classifica del prossimo Palio dei Fontanili 2019. Il Vice Presidente Luigi Contiinterviene per sottolineare l’entusiasmo e la creatività che sta suscitando e stimolando la preparazione dei Carri: “Chi ha avuto modo di vedere i carri, sbirciando al di là delle “recinsioni” o dentro i capannoni, sostiene che i suoi costruttori si siano davvero superati, specialmente nella cucitura dei costumi dei Gruppi mascherati.” Chiosa il Vice Presidente Luigi: “Siamo contenti dell’organizzazione delle Contrade e confidiamo nel bel tempo . Tutti insieme ci ritroveranno quindi domenica 3 marzo, a partire dalle ore 15, ad ammirare e godere di un sano divertimento come il Carnevale. Ad aprire la sfilata sarà, come è stato già detto, il carro della Contrada sorteggiata. Posso promettere , anche si siamo alla prima edizione, che questo di Testa di Lepresarà un Carnevale tutto da scoprire e pieno di sorprese “.La Signora Maria Rita Rastelli, Segretaria Amministrativa della Pro Loco, precisa che :” L’iniziativa del Carnevale, complementare al Palio dei Fontanili, è nata dall’esigenza di promuovere il territorio del nostro Borgo ,le sue attività agricole e commerciali che lo rendono ormai noto come la Perla della Campagna Romana.” Mentre la Signora Adele Turbessi evidenzia che :”La Pro Loco, con i suoi Soci e il Consiglio Direttivo, capitanata dal Presidente Luca Calderoni e dal Priore del Palio dei Fontanili Luigi Conti ,è divenuta ormai una realtà associativa di rilievo e di pregiata valenza Culturale nel territorio del Comune di Fiumicino e, soprattutto, in tutta la Campagna Romanaa nord di Roma Capitale.”
I Carri sono stati progettati , costruiti e allestiti, in gran segreto, dalle quattro Contrade :
BORGO, COLONNACCE,MALVICINA, PRATARONI.
Buon Divertimento a tutti.
Contatti: ProLoco di Testa di Lepre-Presidente Luca –Cell.3392127248-
VALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTAVALLE GALERIA e MALAGROTTA
Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.
Castel di Guido-Epigrafi e segni-
Franco Leggeri Fotoreportage-
Castel di Guido – 2 maggio 2018-Fotografare Epigrafi e segni che sono i particolari è come inserire gli incisi in un racconto. I particolari sono come sottolineature di appunti, i punti e virgola, ma anche un “nodo al fazzoletto” per ricordarsi di un fatto specifico. Ho fotografato molti particolari ,quelli che ho scoperto, di Castel di Guido. Particolari che , come in un mosaico, si vanno ad incastonare nelle storie che disegno sulla pagina di storia che sto scrivendo. Faccio alcuni esempi, ho fotografato i Punti trigonometrici dell’IGM ora non più utilizzati, vecchie epigrafi testimoni silenziose di storie antiche e ancora particolari come le antenne ripetitrici, la campana e gli stemmi SPQR . Di questi qui di seguito, galleria fotografica, ne propongo alcuni dei “particolari” che ho fotografato.
Franco Leggeri
Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.CASTEL DI GUIDO Chiesa dello Spirito Santo: PORTA SANTA DELLA MISERICORDIA –CROCE di CASTEL DI GUIDO– LA CROCE DI LORENA – CROCE DEL SANTO SPIRITOCastel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.CROCE di CASTEL DI GUIDO– LA CROCE DI LORENA – CROCE DEL SANTO SPIRITOCardinale EUGENIO TISSERANT Vescovo di Porto e Santa Rufina-Foto ,con dedica alla parrocchia dello Spirito Santo di Castel di GuidoOASI LIPU di Castel di Guido- Archivio anno 2009 -Foto Gallery Costruzione della prima casetta in legnoREGNUM CHRISTI sito nella RESIDENZA AURELIA di Castel di GuidoCastel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.REGNUM CHRISTI sito nella RESIDENZA AURELIA di Castel di GuidoCastel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di GuidoCastel di Guido segni particolari e di riconoscimentoCroce tetto chiesaCastel di Guido segni particolari e di riconoscimentoCroce tetto chiesaCastel di Guido segni particolari e di riconoscimentoCroce tetto chiesaAzienda Agricola Castel di GuidoCastel di GuidoCASTEL DI GUIDO Chiesa dello Spirito Santo: PORTA SANTA DELLA MISERICORDIA –Oasi LIPU di Castel di GuidoCASTEL DI GUIDO-La Polledrara di Cecanibbio- MUSEO PALEONTOLOGICOCASTEL DI GUIDO-La Polledrara di Cecanibbio- MUSEO PALEONTOLOGICOCASTEL DI GUIDO-La Polledrara di Cecanibbio- MUSEO PALEONTOLOGICOCASTEL DI GUIDO-La Polledrara di Cecanibbio- MUSEO PALEONTOLOGICOCASTEL DI GUIDO-La Polledrara di Cecanibbio- MUSEO PALEONTOLOGICOCASTEL DI GUIDO-La Polledrara di Cecanibbio- MUSEO PALEONTOLOGICOCASTEL DI GUIDO-La Polledrara di Cecanibbio- MUSEO PALEONTOLOGICOCastel di Guido-la Croce Votiva di via Neviani-CASTEL DI GUIDO Palio del 1988CASTEL DI GUIDO-La Polledrara di Cecanibbio- MUSEO PALEONTOLOGICOCastel di Guido- – 22 aprile 2017-GAR- Sessione di scavo Villa Romana delle ColonnacceCastel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Caposaldo Trigonometrico dell’IGM sito sulla facciata della chiesa dello Spirito Santo, lato sn sotto il civ. 8Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Oasi LIPU di Castel di GuidoCardinale EUGENIO TISSERANT Vescovo di Porto e Santa Rufina-Foto ,con dedica alla parrocchia dello Spirito Santo di Castel di GuidoCastel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.Castel di Guido segni particolari e di riconoscimento.
inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-
Castelnuovo di Farfa 25 aprile 2013-Foto-reportage, di Franco Leggeri, della cerimonia di inaugurazione dell’Epigrafe eretta in ricordo della: ” …Dolorosa eredità dell’internamento nel Campo di Fara in Sabina (giugno-settembre 1943). “
Tra i presenti voglio ricordare il Compagno On. FRANCO PROIETTI con il quale ho condiviso una parte importante della mia vita politica nel PCI.
Presenti:
On. Franco Proietti (PCI)
Il Vescovo di Poggio Mirteto,
Tonino Pietrantoni, Dirigente CGIL-
l’On. Fabio Melilli,
Avv.Simone Petrangeli –ex-sindaco di Rieti,
Rappresentati del SPI-CGIL di Rieti,inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-
Rappresentati del SPI-CGIL di Rieti,
il Sindaco di Castelnuovo di Farfa,Sig. Enzo Biancucci.
Il Presidente Circolo Anziani di Castelnuovo di Farfa- Sig. Mario Canzonetti;
Il Consigliere comunale di Opposizione Libera Castelnuovo-Sig. Enzo Mauri;
Il parroco di Castelnuovo di Farfa, Don Luis;
L’Assessore del Comune di Castelnuovo, Sig. Francesco Simonetti;
L’Assessore ai LL.PP. della Regione Lazio , Sig. Fabio Refrigeri;
Capo-Gruppo di Opposizione di Libera Castelnuovo, Franco Leggeri.
inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-SIMONE PETRANGELI ex-sindaco di RIETI-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-Tonino Pietrantoni, Dirigente CGIL-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-Tonino Pietrantoni, Dirigente CGIL-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-Vescovo di Poggio Mirteto-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-Vescovo di Poggio Mirteto-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-Vescovo di Poggio Mirteto-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-Rappresentati del SPI-CGIL di Rieti,inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-Rappresentati del SPI-CGIL di Rieti,inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-Rappresentati del SPI-CGIL di Rieti,inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-On. FRANCO PROIETTI Deputato PCI-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-On. FRANCO PROIETTI Deputato PCI-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-Rappresentati del SPI-CGIL di Rieti,inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-Rappresentati del SPI-CGIL di Rieti,inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-Rappresentati del SPI-CGIL di Rieti,inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-Rappresentati del SPI-CGIL di Rieti,inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-Rappresentati del SPI-CGIL di Rieti,inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-Rappresentati del SPI-CGIL di Rieti,inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-Rappresentati del SPI-CGIL di Rieti,inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-inaugurazione epigrafe Campo FARFA SABINA- 25 aprile 2013-25 aprile
Roma Municipio XIII-Fotoreportage di Fanco Leggeri-
“Neve a Castel di Guido e Residenza Aurelia”
Neve a Castel di Guido – Residenza Aurelia 26 febb 2018
Roma Municipio XIII-Castel di Guidoe e Residenza Aurelia-26 febbraio 2018 – E, alla fine, anche i più prudenti sono stati smentiti e la neve è arrivata. Poco dopo l’una di questa notte i primi fiocchi di neve hanno iniziato ad imbiancare Castel di Guido e la Residenza Aurelia. La neve , per l’intera notte, ha accarezzato la Capitale. Entrata da nord, dopo aver imbiancato tutta la Provincia di Viterbo , la perturbazione nevosa ha coinvolto la nostra Città e Castel di Guido. Alleghiamo al post un fotoreportage sulla nevicata che ha interessato la Residenza Aurelia.
PIANO NEVE DEL CAMPIDOGLIO-
Scuole chiuse
Ieri pomeriggio il Comune di Roma ha emanato un’ordinanza che prevede la chiusura delle scuole: “Preso atto dell’ultimo aggiornamento delle previsioni fornite dalla Protezione Civile regionale, che confermano i rischi di neve e forti gelate, è stata firmata ordinanza sindacale che dispone la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, compresi gli asili nido, sul territorio di Roma per lunedì 26 febbraio”. Provvedimenti analoghi sono stati presi da tutti i Sindaci della Città Metropolitana , sono sospese anche le lezioni e gli esami nelle Università della Capitale.
Chiusi parchi, cimiteri e ville storiche
Una seconda ordinanza, firmata sempre dalla sindaca Raggi, è quella relativa a parchi, cimiteri e ville storiche che resteranno chiusi fino a cessata allerta.
Piano neve di Atac
Anche Atac è “in trincea”. Varato il piano neve: in servizio saranno solo le linee di bus che garantiranno gli spostamenti lungo le direttrici principali della città con vetture dotate di gomme termiche. L’intera rete metroferroviaria (metro A, B e C, ferrovie Termini- Centocelle, Roma-Lido e Roma-Viterbo) sarà regolarmente in servizio.
La costruzione della via Aurelia assunse subito una grande importanza. La sottomissione dei popoli del sud est della Gallia permise di accorciare il tragitto e di conseguenza il tempo di percorrenza tra Roma e la Spagna. Grazie alla via Aurelia, Giulio Cesare giunse ad Arles partendo da Roma in otto giorni, per poi giungere in soli 27 giorni in Spagna, accompagnato dal suo esercito. Il cursus publicus, il servizio di posta romano, giungeva in Spagna percorrendo 70 chilometri al giorno, con quattro cambi di cavallo durante l’arco della giornata.
Itinerario
Il tracciato della via romana, poi detto via Aurelia Vetus (ancora oggi via Aurelia antica), partiva dal Foro Boario oltrepassando le Mura serviane e il Tevere sul pons Sublicius, poi sostituito dal ponte Emilio (attuale ponte Rotto) e attraversava la zona paludosa di Trastevere (in parte su viadotto ancora visibile nelle cantine di via della Lungaretta), salendo quindi sul Gianicolo (via della Paglia, vicolo della Frusta, via di Porta San Pancrazio) e superando le Mura aureliane a porta Aurelia (oggi porta San Pancrazio).
A Pisa la viabilità consolare lungo la costa tirrenica si interrompeva a causa di due componenti fondamentali che ne impedivano la prosecuzione: da una parte, la presenza dell’ampia zona paludosa detta Fossae Papirianae (riportate nella Tabula Peutingeriana) nell’attuale costa della Versilia (da Migliarino Pisano fino a Luni, poco lontano dall’odierna Sarzana); dall’altra, la presenza degli scomodi e bellicosi Apuani, detti anche Liguri Montani o Sengauni.
Segmentum IV; Rappresentazione delle zone Apuane con indicate le colonie di Pisa, Lucca, Luni ed il nome “Sengauni”; il tratto Pisa-Luni non è ancora collegato
Cosicché il percorso della via Aurelia dopo Pisa andava verso Lucca, attraverso la deviazione di Corliano, Rigoli e Ripafratta (San Giuliano Terme) e, incuneandosi poi nel Forum Clodii (Garfagnana), entrava in Lunigiana attraverso la valle del Serchio (Auser) e la val d’Aulella (Audena) per ricongiungersi con la viabilità di Luni.
Il brevissimo tratto paludoso da Pisa a Luni (solo poche miglia terrestri) interruppe così la viabilità costiera fino al 56 a.C., quando Giulio Cesare ebbe la necessità impellente di sveltire i collegamenti viari in vista della conquista della Gallia. Per tale ragione strategica egli diede incarico al figlio di Marco Emilio Scauro (di nome anch’esso Marco Emilio Scauro) di costruire una sorta di “scorciatoia” che potesse collegare Pisa con Luni (Luna). Questa seguì un percorso collinare, sempre però con deviazione su Lucca, diventando quella che oggi è la strada provinciale Sarzanese, che effettivamente collega Lucca con Camaiore (Campus Major) e con Massa (Tabernae Frigidae), proseguendo infine verso Sarzana sempre con percorso collinare.
Intorno al 13 a.C. Augusto fece costruire la via Julia Augusta verso Marsiglia (antica Massalia) insieme all’edificazione del Trofeo di Augusto a La Turbie (sopra l’attuale Principato di Monaco), per celebrare la sottomissione di tutte le popolazioni alpine. A Nîmes (Colonia Augusta Nemausensis), la Julia Augusta si raccordava con la via Domizia, la più antica costruita in Gallia dai Romani, lunga circa 620 km, da Segusium (Susa) ai Pirenei.
Nei tempi successivi, mediante la riunione di ulteriori tratti di viabilità nell’entroterra ligure di levante e di ponente e con l’aggiunta di migliorie nella Sarzanese, la via Aurelia andò componendo nei secoli quel “puzzle” che è l’attuale via Aurelia da Roma fino a Ventimiglia (confine di Stato) e prosegue verso Nizza, Tolone e Marsiglia fino ad Arles, portando così la lunghezza totale del sistema Aurelia/Julia-Augusta a 962 chilometri.
L’itinerario in Francia
All’ingresso in Francia, prende il nome di Via Julia Augusta e copre tutta la Costa Azzurra passando per diverse stazioni. Proprio grazie ad esse è stato possibile individuare il reale percorso della Via Aurelia.
La prima stazione è quella di Cap Martin dove sono stati ritrovati i resti di un mausoleo romano. Da qui, nasce un’altra via minore che conduce a Porto d’Ercole, nel principato di Monaco. A seguire, si giunge al colle di Turbia. Qui, nel 6 a.C., il senato romano decise di costruire il Trofeo delle Alpi, per commemorare la vittoria dell’imperatore Augusto sulle popolazioni ribelli delle Alpi. Si trattava di un monumento di grandi dimensioni per l’epoca con i suoi circa 50 metri di altezza che culminavano nella statua di Augusto, posta in cima alla costruzione. Dopo l’abbandono temporaneo a causa della caduta dell’Impero Romano, fu parzialmente distrutto per essere poi utilizzato come fortezza durante il Medioevo e infine, nei primi anni del Settecento, scavato per necessità minerarie. Insieme alla costruzione, fu attuato un rafforzamento della strada che passava proprio ai piedi della collina.
Nel 14 a.C., Augusto scelse la città di Cemenelum, situata sulle alture dell’attuale Nizza e oggi quartiere della città nizzarda sotto il nome di Cimiez, come capoluogo dell’antica provincia romana delle Alpi Marittime. Attualmente sono presenti i resti di un sito gallo romano composto da tre terme, un quartiere abitato, un anfiteatro e una cattedrale dotata di battistero paleocristiano.
La via attraversa il comune di La Gaude, in un tratto lungo il quale è presente un cenotafio romano contenente un’urna funebre di un legionario imperiale, Cremonius Albucus. Inoltre, la presenza di un ponte romano in pietra attesta l’interesse archeologico della Via Aurelia in questo settore. Segue poi un passaggio da Antibes, una città greca annessa nel 43 a.C. a Roma, in cui vengono costruiti un municipio, un teatro, un arco di trionfo e vari acquedotti.
La città successiva è Forum Julii, oggi Fréjus, all’epoca abitata da più di 6000 persone ed estesa su una trentina di ettari. Fondata da Giulio Cesare nel 49 a.C., vi nacquero personalità illustri come Publio Cornelio Tacito e Gneo Giulio Agricola. Da città commerciale, divenne un porto di guerra tra i più importanti del Mediterraneo in cui si instaurarono i soldati dell’Ottava Legione. Con la diffusione del cristianesimo, divenne sede episcopale. Anche a Fréjus sono numerosi i resti della civiltà romana, tra cui acquedotti, un teatro, un anfiteatro, le terme, la porta di Gaules e un faro noto come lanterna di Augusto. La via Aurelia seguiva da qui il corso dell’Argens tracciando in parte l’attuale strada nazionale da Muy a Vidauban per arrivare a Luc. Raggiunge poi Cabasse e Brignoles, dove è situata una stazione di posta. Uno snodo chiave è quello di Tourves, punto strategico per l’esercito romano, cui segue la città di Saint-Maximin-la-Sainte-Baume che anticipa i resti del Trofeo di Mario presso Pourrières, eretto nel 102 a.C. dopo la vittoria del console Mario sui Teutoni.
La via Aurelia arriva a Acquae Sextiae, l’attuale Aix-en-Provence, la cui storia è legata a quella dell’Oppidum di Entremont. I Romani distrussero l’oppidum nel 123 a.C. per eliminare un punto nevralgico dei Liguri. Il proconsole Sextius costruì una fortezza nei pressi di sorgenti termali e le diede il nome di “acque di Sextius”. Dalla fortezza si sviluppò un villaggio che divenne definitivamente colonia nel 15 a.C. e vide la propria economia crescere fino a permetterle di diventare capitale amministrativa della Gallia Narbonense. Nell’invasione del IV secolo, la città fu parzialmente distrutta.
Da Aix, la strada si divide verso Marsiglia, Vitrolles, Fos e Arles.
La via Aurelia passa dal nord di Eguilles diretta verso il sud di Salon-de-Provence, sede della stazione di Pisavis. Questa stazione è oggi distrutta e le sue mura sono conservate in una proprietà privata. Da qui raggiunge Mouriès, la piana di La Crau, il mas d’Archimbaud, il mas Chabran, Le Paradou e Estoublon. Qui partiva la strada verso Arles, città gallo romana per eccellenza, che aveva un ruolo strategico e economico. Inoltre, qui si instaurò la quinta legione. L’espansione fu interrotta dalle invasioni del III secolo ma presto ripristinata quando l’imperatore Costantino I vi si stabilì. Arles era un capoluogo di provincia, prefettura delle Gallie e sede di un’importante zecca monetaria. Inoltre, è sede di numerosi monumenti di epoca romana: oltre all’anfiteatro, al teatro e al circo, vi si trovano le terme di Costantino, il foro e la necropoli di Alyscamps.
Nella località di Ernaginum è situato l’odierno sito di Saint-Gabriel sede del più grande nodo stradale tra via Aurelia, via Domizia e via d’Agrippa. Da qui, la via Aurelia confluisce nella via Domizia e si dirige in Spagna.
Sviluppo della via Aurelia
Di seguito vengono riportati alcuni dei luoghi toccati o sfiorati dal percorso dell’antica via Aurelia (fra parentesi sono riportati i chilometri), degli avvenimenti e degli argomenti correlati.
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LA BONIFICA DI PORTO E MACCARESE- AGRO ROMANO 1934
Rapporto “velina del 1934 –Anno XII E.F.”
Dalla vasta pianura alluvionale in mezzo alla quale scorre per gli ultimi 14 Km. il fiume Tevere, fa parte il comprensorio della bonifica di Porto e Maccarese.
Questo; che fu un tempo di numerosi acquitrini e di boschi pantanosi che coltivavano la delizia dei cacciatori d’ogni parte d’Italia si estende per ettari 10.186 tra la destra del Tevere ed il fosso delle Pagliete o Tre Denari e tra il mare Tirreno e le colline retrostanti la ferrovia Roma-Pisa.
La bonificazione di tale zona fu iniziata a cura diretta dello Stato fin dal ’90-(1890); ma i criteri all’ora adottati nel progettare i lavori erano stati troppo restrittivi perché i risultati potessero essere soddisfacenti.
Nel 1926 in base a nuovi progetti che prevedevano il rifacimento delle vecchie opere e la esecuzione di tante altre fu ripresa con lena Fascista il bonificamento della zona e nello spazio di pochi anni ( dal ’26 al ’30) le opere idrauliche furono ultimate.
Tra le principali opere eseguite dell’anzidetto periodo vanno ricordate: a) l’approfondimento di tre colatori principali delle acque basse, per metri 1,80 sotto il vecchi fondo con conseguente aumento della sezione; b) l’approfondimento di tutti i canali secondari delle acque basse; c) costruzione di una rete di canali terziari; d)ampliamento dello stabilimento idrovoro, con la sostituzione di elettropompe alle vecchie macchine a vapore; e) costruzione dello stabilimento idrovoro della Torre della potenzialità di 300 litri al secondo con n.2 di prevalenza; f) opere stradali; g)impianto irriguo comprendente il sollevamento delle acque del Tevere fino alla prevalenza di m.3.90 e portata di mc.6 al secondo.
La rete di canali di scolo primari e secondari sistemati o escavati ex novo, hanno raggiunto lo sviluppo complessivo di km.123; i canali d’irrigazione Km.63; le strade massicciate Km. 101; i ponti n. 134.
Maccarese -Impianto Idrovore- foto del 1895
P.S.-1934 AGRO ROMANO LA BONIFICA DI PORTO E MACCARESE- AGRO ROMANO 1934
Interessante velina propagandistica, con ogni probabilità proveniente da un’inchiesta del PNF, che riassume nel dettaglio le varie tappe dell’imponente opera di bonifica nell’Agro Romano, con particolare riguardo alla fascia costiera di Porto e Maccarese:
“… Questo, che fu un tempo sede di numerosi acquitrini e di boschi pantanosi che costituivano la delizia dei cacciatori… fu ripreso con lena fascista il bonificamento della zona e nello spazio di pochi anni le opere idrauliche furono ultimate… per opera della Società Maccarese proprietaria di circa metà del comprensorio di bonifica…”.
Ricerca storica e Foto originali sono di FRANCO LEGGERI per WWW.ABCVOX.INFO
Maccarese -Lavori di disboscamento 1925-Maccarese -Località “LE PAGLIETE” prima del 1925Maccarese -Operazione Aratura con trattori del terreno bonifica 1930-Maccarese -Operazione Falciatura con trattori del terreno bonifica 1930-Maccarese -Operazione manuale di livellamento del terreno 1928-Maccarese -Scavo di un Canale 1926-Maccarese -Centri Agricoli della bonifica -Foto aerea del 1930-Canale di Bonifica di MACCARESECanale di Bonifica di MACCARESECanale di Bonifica di MACCARESECanale di Bonifica di MACCARESECanale di Bonifica di MACCARESECanale di Bonifica di MACCARESECanale di Bonifica di MACCARESECanale di Bonifica di MACCARESECanale di Bonifica di MACCARESECanale di Bonifica di MACCARESECanale di Bonifica di MACCARESECanale di Bonifica di MACCARESECanale di Bonifica di MACCARESECanale di Bonifica di MACCARESECanale di Bonifica di MACCARESECanale di Bonifica di MACCARESECanale di Bonifica di MACCARESECanale di Bonifica di MACCARESECanale di Bonifica di MACCARESECanale di Bonifica di MACCARESECanale di Bonifica di MACCARESECanale di Bonifica di MACCARESECanale di Bonifica di MACCARESECanale di Bonifica di MACCARESECanale di Bonifica di MACCARESE
Vivian Maier – “Tina Modotti – Fotografa e rivoluzionaria”
Biografia di Tina Modotti nacque ad Udine, nel quartiere di Borgo Pracchiuso, il 16 agosto del 1896 (la data è però registrata al 17 agosto)[1][11] da una modesta famiglia operaia, aderente politicamente al socialismo tipico di fine Ottocento. Il padre, Giuseppe Modotti, era un muratore,[11] mentre la madre, Assunta Mondini Saltarini, era una casalinga e cucitrice. Venne battezzata il 27 gennaio del 1897, con suo padrino un anarchico di professione calzolaio, Demetrio Canal. La sua casa era un’abitazione fatiscente di due piani in via Pracchiuso numero 113, oggi (2023) numero 89.
Tina aveva solo due anni quando la sua famiglia, per ragioni di natura economica, si trovò costretta a emigrare a Klagenfurt, in Austria. Lì nacquero gli altri cinque suoi fratelli e sorelle: Valentina detta Gioconda, Jolanda Luisa, Mercedes, Pasquale Benvenuto ed Ernesto, che morì a soli tre anni di meningite (e che non venne più menzionato all’interno della famiglia). Nel 1905 ritornarono ad Udine, dove Tina frequentò con profitto le prime classi della scuola elementare. In estate Giuseppe lasciò la famiglia in cerca di lavoro negli Stati Uniti e in agosto nacque l’ultimogenito Giuseppe Pietro. Tina cominciò a lavorare come operaia a dodici anni presso la fabbrica tessile Fabbrica Premiata Velluti, Damaschi e Seterie Domenico Raiser, situata nella periferia della città, per poter contribuire al mantenimento della numerosa famiglia.[11] Nel contempo cominciò a frequentare lo studio fotografico di Pietro Modotti, zio paterno, dove apprese le sue prime nozioni di fotografia.[12]
L’emigrazione negli Stati Uniti
Nel giugno del 1913 lasciò l’impiego che ricopriva presso la Raiser e salpò da Genova per raggiungere il padre e la sorella Mercedes a San Francisco (in California) dove, in breve tempo, trovò lavoro presso una fabbrica tessile. In quel periodo si avvicinò anche alla recitazione, figurando in rappresentazioni amatoriali – rivolte essenzialmente al pubblico di immigrati italiani del luogo – di D’Annunzio, Goldoni e Pirandello, in serate di beneficenza per la raccolta di fondi da inviare all’Italia in guerra.[13] Nel 1918 sposò il pittore e poeta Roubaix de l’Abrie Richey, soprannominato Robo, conosciuto qualche anno prima, e visse questo primo periodo con grande intensità, recitando, disegnando i propri abiti di scena, posando e dipingendo. I due si stabilirono a Los Angeles per poter perseguire una carriera nel mondo del cinema.[14]
Nel gennaio 1920 partirono per gli Stati Uniti anche la madre con i piccoli Benvenuto e Giuseppe. Il 1920 fu anche l’anno di esordio cinematografico di Tina, con il film Pelle di tigre (The Tiger’s Coat), il primo dei tre film hollywoodiani da lei interpretati e anche l’unico giunto fino a noi[13], per il quale ricevette l’acclamazione del pubblico e della critica, anche in virtù del suo “fascino esotico”. Ma il modo in cui il suo corpo e il suo viso erano stati lanciati sul mercato indusse Tina a mettere fine alla breve avventura cinematografica.[15][16] Grazie al marito, conobbe il fotografo Edward Weston e la sua assistente Margrethe Mather. Nel giro di un anno, la Modotti divenne la sua modella preferita e, nell’ottobre del 1921, anche sua amante. Quello stesso anno, il marito Robo le comunicò la sua intenzione di trasferirsi in Messico alla fine dell’anno, dedicandole un’ultima poesia: «Tina è il rosso del vino, così prezioso da lasciarlo posare con delicatezza perché diventi ancor più prezioso…».[17] Il Messico post-rivoluzionario appariva una destinazione di grande fascino, innovativa dal punto di vista culturale e sociale.[13] Dopo alcuni mesi, Tina cercò di raggiungerlo assieme a Weston, su invito dello stesso Robo, ma arrivò a Città del Messico troppo tardi, in quanto egli era morto da ormai due giorni, a causa di un fortissimo attacco febbrile probabile conseguenza del vaiolo (9 febbraio 1922).[18] Anche suo padre Giuseppe venne a mancare dopo poche settimane e, prima della fine dell’anno, la Modotti pubblicò a Los Angeles The book of Robo, un libro da lei curato in onore del marito.[13]
Assieme a Weston e ad uno dei quattro figli dell’uomo, desideroso di partire per rifarsi una vita nel paese latinoamericano, Tina Modotti ripartì per Città del Messico il 30 luglio 1923.[13] Dapprima come assistente in camera oscura, poi come contabile e infine come vera e propria fotografa, strinse amicizia con artisti e intellettuali, entrando rapidamente in contatto con i circoli bohémien della capitale messicana. Questi nuovi legami furono anche utili per creare ed espandere il mercato dei ritratti nel loro studio fotografico. Dopo meno di un anno, alla Feria Nacional del Libro y Exposición de Artes Graficas, Weston e la Modotti si aggiudicarono rispettivamente il primo e secondo premio nel settore fotografia. Benché già introdotta alle nozioni basilari sin da ragazzina, la relazione con Weston le aveva permesso di praticare e migliorare le sue capacità, fino a divenire un’artista di fama internazionale. Le sue idee sono chiaramente espresse nello scritto Sulla fotografia (1929): liberarsi da arte e artistico, puntare sulla qualità e sulle peculiarità del mezzo, perseguire uno scopo comunicativo.[13] Il fotografo messicano Manuel Alvares Bravo, in una sua disamina critica dell’opera della Modotti, ne suddivise la carriera in due periodi distinti: quello romantico e quello rivoluzionario. Il primo include appunto il periodo trascorso con Weston, caratterizzato da nature morte, da esperimenti grafici e pittorici; il secondo caratterizzato da una maggiore attenzione alla natura, ai fiori, all’essere umano e all’ambiente che lo circonda, con intento di documentazione sociale e antropologica e talvolta con forte connotazione politica.
Assieme a Weston, Tina Modotti nel 1925 ricevette l’incarico di viaggiare per i luoghi meno conosciuti del Messico e scattare fotografie che vennero poi pubblicate in Idols Behind Altars. The Story of the Mexican Spirit, di Anita Brenner. La Modotti doveva entrare nei luoghi religiosi e interagire con la gente del luogo. Nel libro, uscito nel 1929, furono selezionate 70 immagini su più di un centinaio che documentavano usanze, feste popolari, processioni. In questa, e nelle successive occasioni, i suoi scatti dedicati alle donne rivestono un ruolo di importante testimonianza etnografica: costumi, oggetti e attività sono documentati con grande attenzione, sottolineandone l’importanza e la dignità in una società matriarcale anche nelle immagini più tenere riguardanti la maternità e l’allattamento. Le foto più conosciute furono scattate durante un viaggio solitario nell’Istmo di Tehuantepec, intrapreso nel 1929 dopo il suo coinvolgimento nella morte di Julio Antonio Mella, attivista cubano. Dietro la fiera bellezza delle donne tehuane[19], la documentazione della povertà e del degrado, la disparità fra città e campagna, costituivano un forte messaggio sociale e politico.[13]
Scelta in quegli anni come “fotografa ufficiale” del movimento muralista messicano, immortalando i lavori di José Clemente Orozco e di Diego Rivera, Tina Modotti compare anche in alcuni murales di quest’ultimo: nella cappella dell’Università Autonoma del Messico è La vergine terra (nudo disteso) e Vita e terra (in piedi) e, sempre per mano di Rivera, venne dipinta nell’atto di distribuire cartucce ai lavoratori nel patio della Secretaría de Educación Publica. In questo ambito ebbe anche modo di conoscere diversi esponenti dell’ala radicale del comunismo, tra cui Xavier Guerrero, funzionario del Partito Comunista Messicano con cui ebbe una relazione sentimentale dopo che Weston, alla fine del 1926, ripartì per gli Stati Uniti.[20]; un esule italiano, Vittorio Vidali, attivo in quel periodo presso varie organizzazioni comuniste del mondo per conto del Comintern, la convinse ad iscriversi al PCM. Fu amica, e probabilmente anche amante, della pittriceFrida Kahlo, militante comunista e femminista nel Messico degli anni venti[21]; nel 1940, il terrazzo di casa di Tina ospitò la festa di nozze tra la stessa Frida e Diego Rivera. Il 1927 segna l’inizio della fase più intensa del suo attivismo politico, così come della sua attività fotografica. Il suo impegno la portò a partecipare a comitati a favore di Sacco e Vanzetti e a favore delle classi sociali messicane più svantaggiate, le sue foto a sfondo sociale andarono a corredare numerose riviste dell’epoca. Le notizie che arrivavano dall’Italia le fecero affermare in una manifestazione che «il fascismo ha ridotto l’Italia in un grande carcere e un grande cimitero» e queste parole, segnalate dalla Legazione Italiana, destarono l’attenzione del Ministero dell’Interno.[13]
Nel 1928 la sua relazione con Xavier Guerrero terminò con la partenza del suo compagno per un soggiorno di tre anni in Unione Sovietica. Il 10 gennaio del 1929 Julio Antonio Mella, suo compagno da pochi mesi, mentre passeggiava con lei morì assassinato per mano di un suo oppositore politico.[22][23] La donna fu subito accusata dalle autorità di essere complice nell’omicidio. Nella perquisizione della sua casa, la polizia trovò alcune foto scattate da Weston che la ritraevano nuda e ne seguì una campagna scandalistica che la ritraeva come donna di facili costumi.[13] Per questa ragione rifiutò l’incarico di fotografa ufficiale del Museo nazionale messicano,[24] e decise di intraprendere un nuovo progetto: il reportage sull’istmo della regione del Tehuantepec e sulle donne native, straordinariamente forti e belle. Nel dicembre del 1929 una sua mostra personale venne definita dal muralista David Alfaro Siqueiros come “La prima mostra fotografica rivoluzionaria in Messico”: fu l’apice della sua carriera di fotografa. All’incirca un anno dopo, fu costretta a lasciare la macchina fotografica dopo l’espulsione dal Messico e, a parte poche eccezioni, non scattò più fotografie nei dodici anni che le rimanevano da vivere.
Il lavoro per il Comintern
Esiliata dalla sua patria d’adozione con l’accusa (falsa) di aver partecipato all’attentato al presidente Pascual Ortiz Rubio, la Modotti raggiunse Berlino nella primavera del 1930; qui provò a lavorare ospitata dalla collega Lotte Jacobi ma, abituata alla forte luce solare del Messico, non riuscì ad integrarsi e ad usare la nuova fotocamera Leica, molto più maneggevole con un rullino da 36 pose (contro il caricamento singolo della Graflex che aveva sempre usato), ma che non permetteva la pre-visualizzazione dello scatto nel mirino[13]. Per un certo periodo la Modotti viaggiò in giro per l’Europa per poi stabilirsi, assieme al pittore Pablo O’Higgins[25], a Mosca, in Unione Sovietica, dove pare venne cooptata dalla polizia segreta sovietica per varie missioni di spionaggio in Francia ed alcuni paesi dell’Europa centro-orientale, probabilmente a sostegno della Rivoluzione Mondiale che i sovietici si prospettavano. In via ufficiale, dal dicembre del 1930, operava in qualità d’infermiera volontaria per il Soccorso Rosso Internazionale.
Dall’ottobre del 1935 si trovava in Spagna e quando allo scoppio della guerra civile spagnola, nel luglio del 1936, lei e il suo amante Vittorio Vidali, dietro i nomi di battaglia di Maria e Comandante Carlos, si unirono alle Brigate Internazionali, rimanendo nel paese iberico almeno fino al 1939. Lavorò con il celebre medico canadeseNorman Bethune, inventore delle unità mobili per le trasfusioni di sangue, durante la disastrosa ritirata da Malaga nel 1937. Nel 1939, dopo il collasso del fronte repubblicano e l’instaurazione del regime franchista, la Modotti lasciò la Spagna assieme a Vidali, per far ritorno in Messico dietro falso nome. Secondo alcuni storici, i due potrebbero essere stati implicati anche nell’assassinio di Lev Trockij: in una foto scattata dalla Modotti nel 1929, sono ritratti i partecipanti al primo congresso del Soccorso Rosso dei Caraibi. Sul retro della foto sono scritti in ordine i loro nomi e, fra gli altri delegati nazionali, figura anche il “compagno Arturo”: in realtà si trattava di un agente di Stalin sotto copertura, il suo vero nome era Iosif Gregulevich ed era a capo del commando che aveva arruolato Ramón Mercader, il sicario che nel 1940 eliminò Trockij.[26]
La morte
Tina Modotti morì a Città del Messico il 5 gennaio del 1942, secondo alcuni in circostanze sospette. Dopo aver avuto la notizia della sua morte, Diego Rivera affermò che fosse stata assassinata, e che Vidali stesso fosse stato l’autore dell’omicidio. Tina poteva “sapere troppo” delle attività di Vidali in Spagna durante la guerra civile, incluse le voci riguardanti le più di 400 esecuzioni di repubblicani non schierati con Mosca. Ciononostante, la versione più probabile sarebbe che quella notte Tina, dopo aver cenato con amici in casa dell’architetto svizzeroHannes Meyer[27], fu semplicemente vittima d’un arresto cardiaco, che la condusse alla morte nel taxi che la stava riportando a casa[28]. La sua tomba è nel grande Panteón de Dolores a Città del Messico.
Il poeta Pablo Neruda, indignato dalle accuse fatte a Vittorio Vidali a proposito della morte della fotografa, compose il suo epitaffio in cui è indicato anche lo sciacallaggio riferibile a quelle infamie; di questo componimento una parte può essere trovata sulla lapide della Modotti, che include anche un suo ritratto in bassorilievo fatto dall’incisore Leopoldo Méndez:
«Tina Modotti, sorella, tu non dormi, no, non dormi: forse il tuo cuore sente crescere la rosa
di ieri, l’ultima rosa di ieri, la nuova rosa.
Riposa dolcemente, sorella.
La nuova rosa è tua, la nuova terra è tua:
ti sei messa una nuova veste di semente profonda
e il tuo soave silenzio si colma di radici.
Non dormirai invano, sorella.
Puro è il tuo dolce nome, pura la tua fragile vita:
di ape, ombra, fuoco, neve, silenzio, spuma,
d’acciaio, linea, polline, si è fatta la tua ferrea,
la tua delicata struttura.
Lo sciacallo sul gioiello del tuo corpo addormentato
ancora protende la penna e l’anima insanguinata
come se tu potessi, sorella, risollevarti
e sorridere sopra il fango.
Nella mia patria ti porto perché non ti tocchino,
nella mia patria di neve perché alla tua purezza
non arrivi l’assassino, né lo sciacallo, né il venduto:
laggiù starai in pace.
Lo senti quel passo, un passo pieno di passi, qualcosa
di grandioso che viene dalla steppa, dal Don, dal freddo?
Lo senti quel passo fiero di soldato sulla neve?
Sorella, sono i tuoi passi.
Verranno un giorno sulla tua piccola tomba
prima che le rose di ieri si disperdano,
verranno a vedere quelli d’una volta, domani,
là dove sta bruciando il tuo silenzio.
Un mondo marcia verso il luogo dove tu andavi, sorella.
Avanzano ogni giorno i canti della tua bocca
nella bocca del popolo glorioso che tu amavi.
Valoroso era il tuo cuore.
Nelle vecchie cucine della tua patria, nelle strade
polverose, qualcosa si mormora e passa,
qualcosa torna alla fiamma del tuo adorato popolo,
qualcosa si desta e canta.
Sono i tuoi, sorella: quelli che oggi pronunciano il tuo nome,
quelli che da tutte le parti, dall’acqua, dalla terra,
col tuo nome altri nomi tacciamo e diciamo.
Perché il fuoco non muore.»
(Pablo Neruda 5 gennaio 1942, epitaffio dedicato a Tina Modotti[29])
Fotografa
Tina Modotti è una delle poche donne dell’epoca apprezzate per una capacità in un’attività in cui fino ad allora si erano contraddistinti soprattutto uomini: fotografia e fotoreportage. La sua esperienza nel campo fotografico è impressionante: dopo la frequentazione di Edward Weston, da cui apprende le basi della fotografia, è la Modotti stessa a sviluppare ben presto un suo proprio stile utilizzando la fotografia come “strumento di indagine e denuncia sociale”, foto esteticamente equilibrate in cui era prevalente una ideologia ben definita: «esaltazione dei simboli del lavoro, del popolo e del suo riscatto (mani di operai, manifestazioni politiche e sindacali, falce e martello,…)»[30]. Nei reportage, in quella che altri fotografi definirono “fotografia di strada” la Modotti aveva idee ben precise, infatti non cercò mai “effetti speciali”, a suo avviso la fotografia lungi dall’essere “artistica” doveva denunciare “senza trucchi” la realtà nuda e cruda in cui gli “effetti” e le “manipolazioni” dovevano essere banditi.
Fu la Modotti stessa a più riprese a definire il proposito che desiderava raggiungere con la sua fotografia, come fa notare il fotografo Pino Bertelli riportando due suoi giudizi. Nel 1926 asserì: «Desidero fotografare ciò che vedo, sinceramente, direttamente, senza trucchi, e penso che possa essere questo il mio contributo a un mondo migliore»[31]. Definendo precisamente il suo punto di vista, la Modotti nel 1929 spiegò:
«Sempre, quando le parole “arte” o “artistico” vengono applicate al mio lavoro fotografico, io mi sento in disaccordo. Questo è dovuto sicuramente al cattivo uso e abuso che viene fatto di questi termini. Mi considero una fotografa, niente di più. Se le mie foto si differenziano da ciò che viene fatto di solito in questo campo, è precisamente che io cerco di produrre non arte, ma oneste fotografie, senza distorsioni o manipolazioni. La maggior parte dei fotografi vanno ancora alla ricerca dell’effetto “artistico”, imitando altri mezzi di espressione grafica. Il risultato è un prodotto ibrido che non riesce a dare al loro lavoro le caratteristiche più valide che dovrebbe avere: la qualità fotografica[31].»
Secondo lo scrittore britannico Geoff Dyer, la relativamente scarsa produzione fotografica di Modotti può essere vista non come un difetto, bensì come la conseguenza di una sovrabbondanza di vita. Mentre esiste solo una biografia di Weston, scritta da Ben Maddow, ce ne sono almeno sei su Tina Modotti (vedi sezione bibliografica), “per il semplice motivo che ha vissuto una mezza dozzina di vite”.[23]
Critica
La Biblioteca del Congresso (Library of Congress), la biblioteca nazionale degli Stati Uniti a Washington in una scheda di Beverly W. Brannan della Prints & Photographs Division definisce Tina Modotti come una “riconosciuta maestra della prima fotografia del XX secolo“[10][32].
Brannan esalta la “raffinata arte” della Modotti, anche come fotoreporter (alcune sue fotografie apparirono sul giornale del partito comunista messicano El Machéte), tanto da conservare un lotto di sue fotografie ovvero quelle che documentano le attività di quel partito nel 1929,[33] oltre che foto su altri temi[9]. El Machéte era stato fondato da un gruppo di artisti e giornalisti con lo slogan: “Il machete viene utilizzato per raccogliere la canna, uccidere i serpenti, porre fine alle lotte e umiliare l’orgoglio degli empi ricchi.” Secondo Tim Adams, “Modotti aveva preso a cuore quel messaggio, creando composizioni come questa [uomini che leggono El Machéte del 1927] che trasmettevano, magnificamente, sia l’unità dei campesinos – individualmente senza volto sotto i tradizionali sombreri – sia la loro volontà sovversiva collettiva”.[34] Opere della produzione fotografica della Modotti sono anche custodite presso l’International Museum of Photography and Film at George Eastman House[8] di Rochester (New York) oltre che in altri importanti musei del mondo. D’altronde il britannico The Daily Telegraph annunciando una mostra della fotografa alla Royal Academy of Arts di Londra definì la Modotti come «uno dei più brillanti fotografi del XX secolo» con una storia ed una eredità straordinarie[32]
Anche a causa del numero relativamente esiguo delle foto realizzate da Tina Modotti, le sue quotazioni sono oggi giunte ad un livello considerevole: una stampa originale della foto sopracitata è stata venduta nel 2015 da Sotheby’s al prezzo di 225 000 dollari.[34]
Nel 2005 la Caritas dell’arcidiocesi di Udine interpella l’artista Franco Del Zotto Odorico per la creazione di un segno identificativo sulla facciata del nuovo ricovero notturno per senzatetto di via Pracchiuso 89, casa natale di Tina Modotti. L’intervento artistico in nome della celebre fotografa diventava necessario al fine di dare una forma di consapevolezza storica ad un luogo che sebbene rifunzionalizzato tratteneva una memoria storica di notevole importanza. L’opera si è totalmente integrata alla struttura: la facciata ha assunto la forma di un grande foglio dattiloscritto su cui si susseguono pezzi della vita della Modotti, incisi sotto forma di bassorilievo. Prende corpo lungo tutta la facciata un racconto didascalico, in cui Tina stessa e le persone coinvolte nella sua stessa vita “battono a macchina” su un supporto murale un flusso continuo di parole. Per sottolineare certi passaggi nel testo ritenuti più rilevanti, è inoltre stata alterata la scrittura stessa, capovolgendo le lettere: operazione che rende più difficile la lettura, meno immediata, ma allo stesso tempo attira l’attenzione dello spettatore, creando “un testo dentro il testo”. Il bassorilievo presenta testi in più lingue (italiano, inglese, spagnolo, friulano) per testimoniare la grande trasversalità culturale della Modotti.
Il murale sulla facciata della casa natale di Tina Modotti nel 2014, opera realizzata da Franco Del Zotto e dall’assistente Vera Fedrigo, vince il premio internazionale Le Geste d’Or, Le Trophee du Grand Prix per la categoria Prix Innovation nel 2014[36]. La premiazione è avvenuta sabato 8 novembre durante il Salone internazionale del patrimonio culturale (Le Salon international du Patrimoine Culturel) organizzato presso il Carrousel du Louvre[37].
Pino Cacucci ha scritto una biografia, Tina, in cui racconta la vita e l’arte di Tina Modotti.
Anche il gruppo punk dei Fugazi nell’album End Hits del 1997 dedica una canzone a Tina con il titolo di Recap Modotti. Il pianista Remo Anzovino nel suo album d’esordio Dispari (2006) ha dedicato a Tina Modotti il brano ¡Que viva Tina!.
Negli anni novanta il teatro XX secolo di Roma espone una raccolta di disegni di Silvio Benedetto su Tina Modotti, presentata da Claude Moliterni, Sombras.
Sempre negli anni ’90 il compositore Andrea Centazzo scrive l’opera multimediale Tina ispirato alla sua biografia, con come protagonista Ottavia Piccolo.
Nel 1999 e nel 2000 l’autrice ed attrice Luisa Vermiglio porta in scena rispettivamente Con la Voce Negli Occhi – Viaggio intimo sulle tracce di Tina Modotti e Accanto a Tina/Cerca de Tina, entrambi prodotti dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, con le musiche originali di Alessandro Montello.
Nel 2003 il fumettista italiano Paolo Cossi pubblica un libro a fumetti interamente dedicato alla vita della fotografa friulana: trattasi infatti di Tina Modotti, edito da Biblioteca dell’immagine.
Il sassofonistajazzFrancesco Bearzatti ha dedicato alla fotografa un intero album, Suite for Tina Modotti, registrato con un’apposita formazione chiamata Tinissima Quartet.
Il compositore friulano Jaio Furlanâr le ha dedicato una canzone in friulano.
Un film intitolato Que viva Tina è stato realizzato da Silvano Cattano nel 1997.
Nel 2012 debutta lo spettacolo Della Passione di Tina, un monologo teatrale ideato e interpretato da Marika Tesser, dal quale Marcello Fausto Dalla Pietà ha liberamente tratto il video Tina con musiche di Dmitrij Šostakovič[38].
Nel 2013 durante la 26ª edizione di Sorrivol dei Burattini! il Grupo Saltimbanqui con Pierpaolo Di Giusto hanno presentato Corrido per Tina Modotti, breve storia di Tina Modotti per marionette e fisarmonica.
Nel 2013 il duo francese Catherine Vincent ha registrato un disco Tina dedicato a Tina Modotti. Nel disco è presente una canzone in francese, italiano, spagnolo e inglese che ha come testo una poesia scritta dalla stessa Tina. Il duo ha anche realizzato un accompagnamento musicale per l’unico film che rimane del periodo in che Tina faceva l’attrice a Hollywood, Pelle di tigre (1920) di Roy Clements, restaurato dalla Cineteca del Friuli.
Nel 2015, in Friuli-Venezia Giulia, è stato rappresentato il racconto teatrale multimediale plurisensoriale Hola Frida Mandi Tina …la fotógrafa y la pintora ispirato alla vita, all’amicizia e agli scritti di Tina Modotti e Frida Kahlo[39]. Dal 2018 la pièce – ideata, sceneggiata e diretta da Susanna Piticco (voce di Frida) e Vicky Vicario (autrice del testo dedicato e voce di Tina) – viene proposta nella nuova versione Hola Frida Mandi Tina la fotógrafa, la pintora …y el muralista también in cui è stata inserita la figura di Diego Rivera, marito di Frida e amico di Tina.[40].
Bologna, 2024 : Tina Modotti Dal 26 settembre 2024 al 16 febbraio 2025, le sale di Palazzo Pallavicini (Bologna) ospiteranno una grande mostra dedicata alla fotografa esponente di spicco della fotografia e dell’attivismo politico della prima metà del Novecento. Organizzata e realizzata da Chiara Campagnoli, Deborah Petroni e Rubens Fogacci della Pallavicini s.r.l., unitamente al Comitato Tina Modotti, l’esposizione ed i testi saranno a cura di Francesca Bogliolo.
Lecce, 2012-2013: Tina Modotti – Fotografa E Rivoluzionaria (dal 21 settembre 2012 al 22 febbraio 2013). Manifatture Knos – Cineporto[52]
Buenos Aires, 2012: Fotógrafa y revolucionaria – Reapertura (dal 6 ottobre al 30 ottobre 2012). Centro Cultural Borges[53]
Pordenone 2011: Il fotografo fotografato. Fotografie, immagini, documenti dall’Ottocento ai nostri giorni (dal 28 maggio al 18 settembre 2011). Museo d’Arte Contemporanea[54]
New York, 2010-2011: Pictures by Women: A History of Modern Photography (dal 7 maggio 2010 al 18 aprile 2011). Museum of Modern Art (MoMa)[55]
Trieste, 2010: Masterworks (dal 23 settembre al 6 novembre 2010). ITIS – Galleria San Giusto[56]
Terni, 2010: Tina Modotti – Tinissima. Fotografia e Rivoluzione (dal 13 febbraio al 30 maggio 2010). Palazzo Primavera[57]
Cagliari, 2009-2010: 99 click+1. Fotografie. Storie di incanti (dall’11 dicembre 2009 al 28 febbraio 2010). Il Ghetto[58]
Capodistria, 2009: Sguardi – La Fotografia del Novecento in Friuli e nella Venezia Giulia (dal 20 novembre al 20 dicembre 2009). Sedi varie[59]
Milano, 2009: Tina Modotti – Sotto il cielo del Messico (dal 15 settembre al 13 novembre 2009). Galleria Photology[60]
Lubiana, 2009: Sguardi – La Fotografia del Novecento in Friuli e nella Venezia Giulia (dal 2 giugno al 30 settembre 2009). Museo Etnografico di Lubiana[61]
Verbania, 2009: Flower power (dal 24 maggio all’11 ottobre 2009). CRAA – Centro Ricerca Arte Attuale Villa Giulia[62]
Venezia, 2008: Fotografie (19 dicembre 2008). San Marco Casa d’Aste[63]
Istituto scolastico comprensivo di Premariacco (UD);
Galleria Tina Modotti (ex Mercato del pesce) a Udine;
Campobasso-13 dicembre 2017 “Tina Modotti – Fotografa e rivoluzionaria” è il titolo della mostra che si terrà a Campobasso dal 15 dicembre 2017 al 7 gennaio 2018 negli spazi di via Persichillo, 1.
Inaugura il 15 dicembre alle 18 nella Galleria Spazio Immagine di Campobasso “Tina Modotti – Fotografa e rivoluzionaria”, mostra fotografica a cura di Reinhard Schultz (Galleria Bilderwelt di Berlino) portata in città dall’associazione culturale Centro per la Fotografia Vivian Maier.
Negli spazi di via Persichillo, 1 sarà mostrato un vasto repertorio fotografico arricchito da testimonianze originali quali le lettere di corrispondenza fra la Modotti e la madre e fra l’artista ed Edward Weston, uno fra i fotografi americani più importanti nella prima metà del Novecento. Fra i documenti esposti, anche materiale politico attraverso cui sarà possibile ricostruire le tappe fondamentali della vita pubblica e privata della “fotografa combattente”, così come veniva definita dal compagno Vittorio Vidali (documenti tratti dall’archivio Tina Modotti di Christiane Barckhausen-canale dell’associazione Crea Tina).
Il progetto nasce dall’idea di diffondere e far conoscere, attraverso una raccolta esclusiva, l’esperienza di cui è stata protagonista Tina Modotti nello scenario di fine anni Venti tra Italia e Stati Uniti d’America. Un progetto ambizioso che mira a dar voce a un capitolo importante nella cultura della fotografia.
Tina Modotti (Udine, 1896 – Città del Messico, 1942) è stata una delle più importanti fotografe della prima metà del XX secolo, oltre ad attrice e attivista politica. Musa di Pablo Neruda e modella di pittori messicani come Diego Rivera, Frida Kahlo e David Alfaro Siqueiros, le sue opere fotografiche sono esposte nei più importanti musei del mondo, tra cui l’International Museum of Photography and Film at George Eastman House di Rochester (New York) e la Library of Congress di Washington.
orario di apertura: Dal Martedì al Venerdì dalle 18:00 alle 20:30
Sabato e Domenica dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 18:00 alle 20:30
In orari e giorni diversi è possibile prenotare una visita su appuntamento.
Ingresso Libero
Tina Modotti – Fotografa e rivoluzionariaTina Modotti – Fotografa e rivoluzionariaTina Modotti – Fotografa e rivoluzionariaTina Modotti – Fotografa e rivoluzionariaTina Modotti – Fotografa e rivoluzionariaTina Modotti – Fotografa e rivoluzionariaTina Modotti – Fotografa e rivoluzionariaTina Modotti – Fotografa e rivoluzionariaANPI Fara in Sabina/Valle del Farfa-EDMONDO RIVA Medaglia d’oro-
MACCARESE (RM)-16 febbraio 1933-AGRICOLTORI LOMBARDI IN VISITA ALLE BONIFICHE
Fotografia d’epoca raffigurante un gruppo di 250 agricoltori lombardi in visita alle opere di bonifica del territorio di Maccarese Fiumicino, a Roma, meta di coloni provenienti da Lombardia e Veneto.
Nel 1925 inizia la bonifica integrale di Maccarese. A promuoverla è una società formata da investitori finanziari. Questi, invogliati dalle provvidenze messe a disposizione dallo Stato, erano partiti con il proposito di svolgere un ruolo di intermediazione in tutta la vicenda: bonificare la zona, mettere in produzione i terreni, frazionare la tenuta in poderi e passare alla vendita degli stessi. Al dunque, però, il progetto, così come era stato concepito, non potè andare in porto in quanto i prezzi delle proprietà fondiarie e dei prodotti agricoli nel frattempo erano crollati. E la terra agli inizi degli anni Trenta non aveva più la caratteristica di bene rifugio. Quegli uomini si trovarono così a governare un’azienda che, date le dimensioni, aveva costi di gestione molto elevati. E dovettero appoggiarsi all’IRI. Intanto erano approdati a Maccarese per coltivare i campi, impiantare i vigneti e custodire il bestiame da latte numerosi coloni provenienti dal mantovano e soprattutto dal Veneto. Imparentata com’era con lo Stato, durante il regime, la Maccarese diventa la vetrina dell’agricoltura italiana. Si susseguono le visite di delegazioni, anche dall’estero.
Thomas Ashby – Middlesex , 1874-1931- Appena sedicenne accompagnò il padre in un viaggio in Italia e rimase così affascinato dal nostro Paese che nel 1897, laureatosi a Oxford, grazie a una borsa di studio si trasferì a Roma dove divenne ben presto direttore della Scuola Britannica, allora aveva la sede nel Palazzo Odescalchi in Piazza Santi Apostoli.
Thomas Ashby fu amico e collaboratore , oltre che allievo, dell’Archeologo romano Rodolfo Lanciani. Ashby percorse la Campagna Romana e Sabina, oltre l’Abruzzo e la Sardegna, in lungo e in largo , a piedi e in bicicletta, con lo scopo di raffrontare i dati archeologici e topografici con la realtà dei luoghi e dei monumenti.
Ashby proseguiva così l’Opera di Antonio Nibby , grande archeologo di Amatrice, e di Giuseppe Tomassetti. L’opera di Ashby sarebbe poi stata continuata , dopo di lui, dal suao discepolo Giuseppe Lugli che così lo ricorda:” Quante gite abbiamo fatto insieme nel Lazio, nella Sabina e nell’Etruria con tutti i mezzi disponibili e per più giorni di seguito! Ashby fu profondo conoscitore, come nessun altro, del terreno ,camminatore instancabile , compagno simpaticissimo, senza pretese e sempre contento, ovunque ci fermassimo a mangiare e a dormire; senza invidia e gelosia , ma prodigo di notizie e di insegnamenti verso tutti quelli che si rivolgevano a lui”.
Ashby è attentissimo a cogliere ogni dettaglio di quanto gli sta intorno e riesce a scoprire e a documentare la storia dei luoghi che visita risalendo il più possibile indietro nel tempo.
La vastissima raccolta delle oltre novemila fotografie è raggruppata , secondo il metodo topografico con cui Ashby lavorava sotto i nomi delle strade consolari: SALARIA,NOMENTANA,TIBURTINA.VALERIA, COLLATINA,PRENESTINA, LABICANA, LATINA, APPIA, ARDEATINA,LAURENTINA, OSTIENSE, SEVERIANA, AURELIA, CASSIA, CLODIA e FLAMINIA.
Strade consolari che ritroviamo nelle sue Opere: The Classical Topography of Roman Campagna, forse la sua Opera più importante (scritta all’età di 28 anni) e il conosciutissimo Topography Dictionary of Ancient Rome.
L’Opera di Ashby è stata anche oggetto di due splendidi cataloghi e di una prestigiosa mostra fotografica allestita dalla British School di Roma.
Signora GRAZIA AMICI, ideatrice e realizzatrice Evento :Testa di LEPRE-Mostra fotografica “MEMORIE di VITA” .60 anni della Storia del nostro Borgo
L’organizzatrice dell’Evento GRAZIA AMICI mi ha accolto con queste parole :” Questa mostra fotografica è stata realizzata per raccontare 60 anni della Storia del Borgo.”
L’esposizione inaugurata il 29 giugno , nell’Aula Magna della scuola elementare di Testa di Lepre, resterà aperta sino al 30 luglio 2017.
TESTA di LEPRE- 25 luglio 2017-Un viaggio fotografico per raccontare 60 anni della Storia del Borgo. La mostra nasce da un’idea di Grazia Amici, che già aveva realizzato, nel 2010, un calendario con 50 foto d’Epoca dal titolo “RICORDI”. La mostra è stata allestita dai Volontari all’interno della scuola elementare di Testa di Lepre. “L’esposizione ”, ci spiega Grazia Amici ,” è un percorso fotografico che racconta i 60 anni di Storia dell’Ente Maremma laziale. Ho cercato di selezionare le foto in modo di raccontare la quotidianità della vita nella Campagna Romana degli anni ‘50-60 del secolo scorso. La mostra evidenzia le necessità e le speranze di una vita migliore dell’intera Comunità di Testa di Lepre. Le foto sono state scattate dagli stessi protagonisti. Ho raccolto le foto con la formula classica “ FUORI LE FOTO DAI CASSETTI” e per questo ringrazio tutti gli abitanti “storici” del Borgo.” Chiosa Grazia Amici: ”Ringrazio le Autorità che ci hanno onorato con la loro presenza , il Sindaco Montino e la Direzione dell’Ente Maremma che ci ha fornito foto e assistenza storica. Un ringraziamento particolare ,debbo sottolinearlo , lo rivolgo alla Signora GIOVANNA ONORATI che ci rappresenta nel Consiglio comunale di Fiumicino e per le belle parole scritte da lei sul Registro dei visitatori e che voglio citare:“La Storia siamo noi, con i nostri ricordi, con ciò che hanno fatto i nostri nonni. Bellissima mostra e complimenti al Comitato che sempre si adopera per migliorare , rallegrare e far vivere la nostra Comunità , piccola, ma con un GRANDE CUORE-.”
Sicuramente sarà editato un libro sulla Storia del Borgo. Posso anticipare la notizia che la Signora Grazia Amici ha in progetto , ci sta lavorando in sinergia con altre persone, la realizzazione di una grande iniziativa Culturale relativa al Borgo di TESTA DI LEPRE , alla Campagna Romana e alle sue bellezze.
Franco Leggeri-Blog–WWW.ABCVOX.INFO– Voce della Campagna Romana
TESTA di LEPRE-Mostra fotografica “MEMORIE di VITA” . 60 anni della Storia del Borgo.Signora GRAZIA AMICI, ideatrice e realizzatrice Evento :Testa di LEPRE-Mostra fotografica “MEMORIE di VITA” .60 anni della Storia del nostro BorgoSignora GIOVANNA ONORATI- Consigliere comunale di FIUMICINOTESTA di LEPRE-Mostra fotografica “MEMORIE di VITA” . 60 anni della Storia del Borgo.TESTA di LEPRE-Mostra fotografica “MEMORIE di VITA” . 60 anni della Storia del Borgo.S.E. Cardinale EUGENIO TISSERANT-TESTA di LEPRE-Mostra fotografica “MEMORIE di VITA” . 60 anni della Storia del nostro BorgoTESTA di LEPRE-Mostra fotografica “MEMORIE di VITA” . 60 anni della Storia del Borgo.TESTA di LEPRE-Mostra fotografica “MEMORIE di VITA” . 60 anni della Storia del Borgo.TESTA di LEPRE-Mostra fotografica “MEMORIE di VITA” . 60 anni della Storia del Borgo.S.E. 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