Fiumicino- Borgo di Testa di Lepre- 6 settembre 2022-Mancano poche ore all’inizio della nuova edizione del Palio dei Fontanili .Una settimana quella dell’8/9/10/11 settembremolto importante per il Borgo della Campagna Romana, soprattutto in chiave simbolica infatti, dopo il terribile periodo del Covid19, ripartono tutte le grandi feste e manifestazione che coinvolgeranno tutto il Comune di Fiumicino durante i mesi di luglio e agosto e sarà il Palio l’ultimo dei grandi eventi dell’estate 2022. Durante il Palio si vedranno sfilare oltre al classico Corteo Storico con Musici i Gruppi di Arcieri, gli immancabili Sbandieratori della Città di Cori e l’Associazione Cornelia Antiqua .
La Presidentessa della Proloco , Maria Rita Rastelli, ci dice: ”Estate vuol dire solo una cosa: Riaprire e Ripartire . Il borgo di Testa di Lepre, durante le giornate del Palio, si trasformerà in una AGORA medievale a cielo aperto dove tutti potranno divertirsi con food di qualità, drink, birre artigianali e tanta musica”. Prosegue la Presidentessa :”Quest’anno però, c’è una new entry di tutto rispetto: “all’ Osteria del Palio” sarà servita la pasta fatta in casa con la farina ricavata dal “grano sacro” seminato dalla Proloco”. Chiosa la signora Maria Rita Rastelli:”Durante la manifestazione, oltre ai tantissimi appuntamenti musicali, ai giuochi popolari e rievocazione storiche in costume ,la Proloco porterà sulla tavola dei visitatori e degli ospiti del Palio, il sapore e i profumi della nostra bella Campagna Romana”.
Borgo Testa di Lepre -Prima edizione ” Palio dei Fontanili 2018″-
Il Borgo di Testa di Lepre si prepara a vivere la prima edizione del Palio dei Fontanili 2018- Testa di Lepre -26 luglio 2018–Il Palio dei Fontanili nasce da un episodio accaduto nell’846 d.C. quando la Milizia Contadina agli ordini di Guido I Duca di Spoleto e Camerino , proprio in questo territorio della Valle dell’Arrone sconfissero i saraceni che minacciavano Roma. I componenti la Proloco, che cura ed organizza l’evento, si è riunito , come da foto allegate al post, per visionare le stoffe che la signora Grazia Amici ha ordinato e poi distribuito ai componenti le varie Contrade. Il Presidente della Proloco, Luca Calderoli, ha convocato questa riunione organizzativa. Luca Calderoli ci ha detto: “Questo è un incontro importantissimo per partire tutti insieme! – prosegue il Presidente– Siamo già a buon punto nella costruzione dei gruppi di lavoro che dovranno curare i singoli aspetti del Palio. Dobbiamo fare in modo che questa prima edizione riesca nel migliore dei modi possibili: stiamo organizzando responsabilmente tutto quanto possa essere utile affinché l’evento non ci trovi impreparati ed è per questo che cercheremo di curare anche i più piccoli dettagli.” Chiosa il Presidente: ”Costruiremo una manifestazione partecipata, alla quale i cittadini e le associazioni del territorio potranno dare il loro fondamentale contributo attraverso la partecipazione diretta e l’organizzazione di appuntamenti nei giochi e gare tra le Contrade e quelli, non meno importanti, enogastronomici ”.
AMATRICE-Venerdì 28 luglio2023- l’inaugurazione del Museo di Amatrice (il cui sito “Sala Brignano” è stato realizzato grazie alla generosità dell’attore Enrico Brignano), museo dedicato alla storica dell’arte Floriana Svizzeretto, scomparsa il 24 agosto 2016 nel crollo della sua abitazione di Amatrice, che comprende oltre cinquanta opere d’arte tra dipinti, sculture, suppellettili sacre e elementi d’arredo.
Venerdì 28 luglio quindi, importante giornata dedicata alla cultura. Alle ore 17,00 presso l’Auditorium della Laga sarà presentato, il catalogo “Bellezze rinate” (Campisano editore), contenente le schede delle opere restaurate esposte, più saggi che ne illustrano la mission.
Seguiranno le visite al Museo, adiacente al Comune e al Laboratorio di Rinascita presso l’Area del Gusto, col suggestivo e attesissimo momento musicale dall’alto valore simbolico: il recupero, grazie al restauro eseguito dal ministero della Cultura-Art Bonus, dell’organo della Chiesa del Suffragio, uno strumento datato 1777, che per l’occasione sarà suonato dal maestro Luca Grosso.
«La nostra storia torna a casa. Per noi l’apertura del Museo – ha dichiarato il sindaco Giorgio Cortellesi – è il frutto virtuoso di un impegno e di un’azione collettiva succeduti nel tempo, grazie alla generosità dell’attore Brignano, della Fondazione Vega che ha provveduto agli infissi e ai vetri. E ancora, al Comitato Perdonanza 2017, al ministero della Cultura, alla Sovraintendenza, alla Fondazione Varrone e della volontà dell’Amministrazione che ha finanziato il Catalogo. Professionisti che si sono adoperati per far ripartire un archivio vivente, quale è e sarà il Museo di Amatrice. Recuperare, dare nuova vita al nostro patrimonio storico, artistico, architettonico, strettamente legato all’identità di una comunità, vuol dire attingere al passato e rinascere guardando al futuro».
PROGRAMMA 28 LUGLIO, INAUGURAZIONE MUSEO DI AMATRICE – PRIMA PARTE – Auditorium della Laga, ore 17
SALUTI ISTITUZIONALI:
Giorgio Cortellesi, Sindaco di Amatrice
Gennaro Capo, Prefetto di Rieti
Paolo Iannelli, Soprintendente Speciale per le aree colpite dal sisma del 24 agosto 2016
Lisa Lambusier, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti
Mauro Trilli, Presidente della Fondazione Varrone
Vescovo di Rieti, Mons. Vito Piccinonna
INTERVENTI:
Brunella Fratoddi, curatrice dell’allestimento e del catalogo
Giuseppe Cassio, direttore scientifico del Museo, storico dell’arte della Soprintendenza
Monica Minati e Margherita Fratarcangeli, collaboratrici storiche dell’arte della Soprintendenza e autrici delle schede pubblicate nel catalogo Campisano Editore.
A seguire visita contingentata di massimo 15 persone alla volta al Museo.
SECONDA PARTE – AREA DEL GUSTO: Laboratorio di Rinascita
Presentazione musicale dell’organo a canne realizzato nel 1777 da Adriano Fedri Fedeli e proveniente dalla chiesa di Santa Maria del Suffragio di Amatrice.
INTRODUCE: Giuseppe Cassio – Direttore dei Lavori
INTERVENTO: Claudio Pinchi – Restauratore
Esecuzioni musicali in prima assoluta dopo il restauro: Maestro Luca Grosso
Brani di: Domenico Zipoli e Antonio Vivaldi
Presentazione del laboratorio di restauro: Stefania Zucconi
Casaprota(Rieti)- Il Cinema celebra i suoi trent’anni
I film e i premi della rassegna Cinema d’estate e della 3° edizione del Festival dei Mestieri del Cinema Italiano: dal 24 al 29 luglio a Casaprota
Casaprota – 24 luglio 2023-Sono passati trent’anni da quando a Casaprota si pensò di creare una rassegna di cinema nei mesi estivi. Da quel momento la piazza del Centro storico del borgo sabino nel mese di luglio si è popolata di centinaia di film e di ospiti illustri: da Elena Sofia Ricci a Marco Giallini, da Jasmine Trinca a Massimiliano Bruno e Anna Mazzamauro. Una rassegna che ha mantenuto negli anni il suo connotato popolare cercando di qualificare le scelte dei film e dei premi intitolati all’attore e regista Fausto Tozzi, che fece di Casaprota la sua residenza.
Da tre anni la rassegna, organizzata dalla Proloco di Casaprota con il supporto della Regione Lazio della Fondazione Varrone e del Comune di Casaprota, con la collaborazione del Circolo Arci “Succede in Sabina”, si è data una connotazione specifica, affiancando alle proiezioni dei film, incontri con i tecnici che hanno offerto la loro professionalità a una macchina complessa come il cinema: è nato il Festival dei Mestieri del Cinema Italiano, che premia ogni anno figure meno note al grande pubblico, ma decisive per la riuscita del film.
Il piatto forte restano comunque le proiezioni, quest’anno tutte nel segno della commedia: si comincia lunedì 24 luglio alle 21,30 con l’omaggio di Mario Martone a Massimo Troisi, ovvero il film documentario “Laggiù qualcuno mi ama” che unisce immagini anche inedite del Troisi uomo e comico alle testimonianze di amici e colleghi.
Martedì 25 è il turno della commedia rivelazione dell’anno, ovvero “Mixed by Erri” di Sidney Sibilia, che racconta le vicende dell’inventore delle musicassette pirata, che imperversarono negli anni ottanta, dando un colpo mortale all’industria discografica. Una commedia che disegna una Napoli poco nota con maestria, grazie anche alla bravura dei giovani interpreti.
Mercoledì 26 si proietta l’ultima fatica dei mostri sacri della commedia italiana, Aldo Giovanni e Giacomo, diretti come sempre da Massimo Venier in un film che conferma l’evoluzione del trio verso una scrittura più attenta e mono farcita di gag, ma sempre molto divertente e acuta. Questa volta a far ridere sono le “scene da un matrimonio” viste dagli occhi di due padri come Giacomo e Giovanni, alle prese con le nozze dei loro figli, sotto lo sguardo di un patrigno guastafeste come Aldo.
Giovedì 27 il film in cartellone è “Il Principe di Roma”, scritto e diretto da Edoardo Falcone, ispirandosi a una delle storie più note della letteratura come il “Canto di Natale” di Charles Dickens. Stavolta lo spietato avaro è l’arricchito Bartolomeo che brama un titolo nobiliare più di ogni cosa. Protagonista della serata l’attore Antonio Bannò, tra gli interpreti del film Insieme a Marco Giallini, Sergio Rubini e Giulia Bevilacqua. A lui verrà assegnato il premio “Fausto Tozzi” per i giovani attori.
Venerdì 28 è la serata dedicata alla premiazione dei tecnici per il “Festival dei Mestieri del Cinema”: quest’anno la giuria composta dal direttore artistico del Festival Paolo Di Reda e dalla Presidente di AIARSE, Associazione Aiuto Registi Segretarie di Edizione, Cinzia Liberati, ha premiato l’aiuto regista Andrea Vellucci, per il film “Il Principe di Roma” e gli assistenti operatori Federica Urso ed Ernesto Busillo, insieme al video assistant Michele Cesarano per il film “La stranezza” che sarà proiettato alla fine della premiazione.
Sabato 29 serata conclusiva con l’assegnazione del Premio “Fausto Tozzi” alla carriera, che quest’anno è stato conferito a Massimo Wertmuller che presenterà due suoi cortometraggi “Il tema di Jamal” (girato a Rieti) e “Ad Arte” diretto e interpretato insieme all’attrice e regista Anna Ferruzzo, che sarà anch’essa premiata per i suoi numerosi e intensi ruoli per il cinema italiano. In conclusione di serata la commedia premiatissima ai David di Donatello “Settembre” di Giulia Steigerwalt con Barbara Ronchi.
Ingresso alle proiezioni euro 3,50 con possibile prenotazione all’email succedeinsabina@gmail.com
Biblioteca DEA SABINA-Associazione CORNELIA ANTIQUA
ROMA-La Torre della Bottaccia è sita sulla via Aurelia Antica, Municipio XIII- Brano e foto tratto dalla Monografia “Torri Segnaletiche-Saracene della Campagna Romana “di Franco Leggeri.In Italia esistono luoghi, se pur carichi di storia per le Città e i Borghi dove sorgono, lasciati nel degrado e nella più completa rovina. Le Torri della Campagna Romana non sono “pietre disperse” e senza storia , ma sono sicuramente edifici, porzione di edifici, dal passato antico che per qualche ragione sconosciuta non godono dei “diritti” di recupero e restauro come di altri luoghi simili esistenti nella Roma Capitale d’Italia.La Torre della Bottaccia è forse condannata a una fine ignobile, soffocata dai suoi stessi calcinacci?
A proposito delle Torri della Campagna Romana il Tomassetti scrisse:”…pensi il lettore , contemplandole ora così poeticamente desolate, quasi giganti feriti ed impietriti sul posto , a ricostruire la Storia con l’immaginazione , e figurarsi le feste, gli armamenti, le battaglie, tutto ciò che formò la vita agiata della Campagna Romana nel Medioevo; ed egli dovrà convenire con me che esse esercitano grande seduzione nella nostra mente. Pensino pertanto i proprietari dell’Agro Romano a conservare gelosamente questi ruderi dell’Arte e della Poesia; ne impediscano ai pecorari e ai contadini la continua malversazione; pensi il Governo a farne compilare l’esatto elenco ed a farne regolare consegna ai proprietari, come dei Monumenti Antichi, sia perché hanno aspetto pittoresco , sia perché appartengono alla Storia; e col tempo la posterità domanderà conto alla presente generazione del non aver arrestato e posto fine ai guasti dovuti all’ignoranza dei nostri predecessori ”.Brano e foto tratto dalla Monografia “Torri Segnaletiche-Saracene della Campagna Romana “di Franco Leggeri.
Campagna Romana.
ROMA- Municipio XIII- Castel di Guido, Torre della Bottaccia Foto di Franco Leggeri
Disegno copiato dal catasto Alessandrino del secolo XVII.
Catalogo Mostra- M9 – Museo del ’900 -Venezia Mestre
a cura di Gabriella Belli- Editore Marsilio Arte
Emilio Vedova è un artista che ancora ci ispira: nella vita come nell’arte ha unito etica ed estetica, messo al centro della sua ricerca l’uomo, rivoluzionato la pittura con un percorso riconosciuto dalla critica internazionale, svolto con passione l’insegnamento ai giovani, cui ha affidato idee nuove, responsabilità e speranze.
Rivoluzione Vedova, a cura di Gabriella Belli, presenta tanto la rivoluzione che Emilio Vedova ha rappresentato nella storia della pittura italiana quanto le sue battaglie per i diritti civili, il pacifismo, contro l’inganno delle ideologie e la violenza delle dittature, per i diritti democratici.
In mostra tre grandi installazioni, tra cui …in continuum, compenetrazioni/traslati ’87/’88 e i plurimi dell’Absurdes Berliner Tagebuch ’64, per la prima volta assieme nello stesso spazio espositivo, oltre a una quindicina di opere realizzate tra gli anni quaranta e i novanta, concepite da Vedova nell’urgenza di rispondere ai conflitti e alle contraddizione del suo tempo.
Rivoluzione Vedova apre un percorso inedito per M9 che, per la prima volta dalla sua inaugurazione, sceglie l’arte contemporanea come strumento per esplorare e interpretare la storia.
L’iniziativa avvia un ciclo di mostre biennali, dedicate a protagonisti della storia dell’arte dall’alto impegno civile che, al contempo, hanno rivoluzionato le arti cambiando regole e canoni con contributi originali e innovativi, come Emilio Vedova, la cui opera è interprete e testimone di una costante attualità.
Saranno esposti, tra gli altri, alcuni fondamentali lavori del pittore veneziano connotati proprio dal forte legame con i drammatici eventi del suo tempo, come Diario partigiano, Diario di Corea, Praga 1968, Chi brucia un libro brucia un uomo, oltre al grande ciclo …in continuum, compenetrazioni/traslati ’87/’88 e i sette plurimi dell’Absurdes Berliner Tagebuch ’64.
“L’attualità di Vedova sta negli universali della sua pittura o, più semplicemente, nel suo messaggio. Valori radicati nel suo esistenziale in dialogo con la storia, intesa come vivere nel presente, “esserci dentro”, misurarne i conflitti e le contraddizioni in una quotidiana dialettica.
La storia come una punteggiatura costante che ha esercitato nella sua vita pressioni ora forti ora lievi, il basso continuo di un’avventura che ha unito l’uomo all’artista, senza soluzione di continuità.
La storia come respiro e vampate della sua pittura, che ha agito all’unisono con le sue battaglie per i diritti civili, il pacifismo, contro l’inganno delle ideologie e la violenza delle dittature, per incalzare il cambiamento, per la difesa di Venezia, la cura dei suoi luoghi più antichi, e molto, molto altro ancora.
Vedova è un contemporaneo che ancora ci ispira: nella vita come nell’arte ha unito etica ed estetica, messo al centro della sua speculazione l’uomo, come riverbero delle infinite costellazioni dell’universo, rivoluzionato la pittura con un originalissimo percorso, riconosciuto fin dagli anni cinquanta
dalle massime autorità della critica internazionale, svolto con passione l’insegnamento ai giovani, a cui ha affidato idee nuove, responsabilità e speranza. Un artista che ancora oggi pone domande, accanto ai migliori della nostra epoca.”
Gabriella Belli curatrice
Biografia di Emilio Vedova
Nato a Venezia il 9 agosto 1919, deceduto a Venezia il 25 ottobre 2006, pittore.Negli anni che precedettero la Seconda guerra mondiale, Vedova fece parte, a Milano, del gruppo di “Corrente”, nella cui galleria presentò una delle sue prime “personali”. Dopo l’8 settembre 1943 partecipò alla Guerra di liberazione nelle file della Resistenza romana.Militò poi, col nome di battaglia di “Barabba” (scelto, forse, per la folta barba che ne avrebbe incorniciato il volto per tutta la vita), in una formazione partigiana molto attiva sull’altipiano bellunese. Nel corso di un rastrellamento “Barabba” fu ferito, ma riuscì, fortunosamente ad evitare di essere catturato dai nazifascisti.
Dopo la Liberazione, Vedova tornò alla sua attività di pittore sempre mantenendosi coerente con i suoi ideali antifascisti, anche se mantenne le distanze dalla poetica degli artisti del Realismo. Nel 1946 elaborò, con Ennio Morlotti, il manifesto “Oltre Guernica” (la città spagnola bombardata dai nazisti”) e fu tra i fondatori della “Nuova secessione artistica italiana- Fronte nuovo delle arti”. Nel 1955 espose per la prima volta a “Documenta”, la rassegna artistica che lanciò le avanguardie postbelliche ed alla quale partecipò altre tre volte. Nel 1960 ecco per Vedova il Gran premio della pittura della Biennale di Venezia.
Nel 1997, sempre alla Biennale, la consegna del Premio alla carriera. Un riconoscimento anche all’impegno didattico che il pittore profuse per anni all’Accademia di Venezia, sempre conservando gli ideali civili che l’avevano animato durante la Resistenza e ai quali Emilio Vedova è rimasto fedele anche quando era diventato un artista acclamato in tutto il mondo. Nell’aprile del 2006 il Presidente dell’ANPI provinciale di Venezia Gianmario Vianello gli ha consegnato la tessera ad honoremdell’associazione.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato ai familiari di Emilio Vedova il seguente messaggio: “Partecipo commosso al dolore della famiglia e al cordoglio del mondo dell’arte per la scomparsa di Emilio Vedova, maestro della pittura italiana, interprete di una ricerca artistica che, attraverso gli anni drammatici della II Guerra Mondiale e i travagli del Novecento, ha saputo intervenire nel reale ed interpretare i mutamenti con una significativa espressione personale e collettiva. Il suo originale linguaggio artistico e gestuale, ricco di tensioni ideali, lascia un segno profondo nella cultura del nostro paese”.
All’inizio degli anni cinquanta realizza i suoi celebri cicli di opere: Scontro di situazioni, ciclo della Protesta, ciclo della Natura. Nel 1954, alla II Biennale di San Paolo, vince un premio che gli permetterà di trascorrere tre mesi in Brasile, la cui estrema e difficile realtà lo colpirà profondamente. Nel 1961 realizza al Teatro La Fenice le scenografie e i costumi per Intolleranza ’60 di Luigi Nono, con il quale collaborerà anche nel 1984 al Prometeo.
è considerato uno dei più influenti artisti italiani della seconda metà del XX secolo. La sua opera è interprete e testimone di un forte legame storico e civile con gli eventi che hanno segnato il XX secolo, mantenendo al contempo la forza di una costante attualità.
In catalogo ritroviamo alcuni dei fondamentali lavori del pittore veneziano, connotati dal forte legame con i drammatici eventi del suo tempo, come Diario partigiano, Diario di Corea, Praga 1968, Chi brucia un libro brucia un uomo, oltre al grande ciclo …in continuum, compenetrazioni/traslati ’87/’88 e i sette plurimi dell’Absurdes Berliner Tagebuch ’64.
Il volume ripercorre la produzione dell’artista con uno straordinario supporto iconografico e approfondisce la vita e l’opera di Vedova attraverso il saggio di Gabriella Belli e le testimonianze di Fabrizio Gazzarri – artista che iniziò la sua attività di insegnamento come assistente al Corso di Pittura di Emilio Vedova all’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 1980, oggi direttore dell’Archivio e della Collezione di Fondazione Emilio e Annabianca Vedova – e Anselm Kiefer – pittore conosciuto e apprezzato da Vedova, i cui lavori sono stati ampiamente presentati alla Fondazione. I due dialogano con la curatrice su Vedova e l’arte tout court, rilevando aspetti inediti della pittura dell’artista veneziano. Il contesto in cui Vedova ha operato viene presentato in un magistrale excursus storico di Andrea Jacchia.
Un’adeguata padronanza delle regole della composizione è indispensabile per realizzare fotografie efficaci. La capacità di riconoscere un’opportunità fotografica e di organizzare gli elementi grafici in un insieme riuscito è da sempre una delle qualità più apprezzate in un fotografo. Il libro esplora gli approcci tradizionali alla composizione, ma affronta anche tecniche digitali come lo stitching e l’High Dynamic Range Imaging. In linea con l’obiettivo del libro, che mira ad ampliare le possibilità creative senza compromettere l’originalità della visione del fotografo, questa edizione è stata interamente migliorata nella qualità delle immagini in occasione del decimo anniversario della pubblicazione. Le nuove tecnologie di riproduzione digitale, non disponibili all’epoca della prima edizione del libro, danno nuova vita alle fotografie dell’autore, evidenziando la competenza tecnica che ha indicato la strada a una generazione di fotografi.
Giuseppe Tominz (Gorizia, 6 luglio 1790 – Gradiscutta, 24 aprile 1866) è stato un pittore italiano, di fama internazionale, considerato il massimo ritrattista di area goriziano-triestina dell’Ottocento.
Autore-Vania Gransinigh–TOMINZ GIUSEPPE- Figlio di Giovanni, Giuseppe nacque a Gorizia il 6 luglio 1790. Avendo dimostrato una precoce predisposizione all’arte, nel 1809 si recò a Roma per completare quella che in patria era stata una prima formazione piuttosto disordinata e priva di punti di riferimento. A quel «pittore Giovanni», che i documenti indicano quale padrino di cresima di T., infatti, non è ancora stato possibile attribuire un’identità precisa, che permetta di individuare con certezza i modelli figurativi a cui il giovane artista ebbe modo di guardare agli esordi della sua carriera professionale. Risalgono a quel periodo il foglio raffigurante la Distruzione di Troia, ispirato alla stampa di analogo soggetto di Ulderico Moro (1807), e il Ritratto di Francesco Moncada, copia dal dipinto di Van Dyck mediata dall’incisione di Raffaello Morghen (1809), opere che, conservate entrambe nelle collezioni dei Musei Provinciali della città isontina, testimoniano la buona volontà, ma la scarsa preparazione artistica del loro artefice. Pare che, a segnare la fortuna del pittore, sia stato l’interessamento dell’arciduchessa Marianna d’Austria, sorella dell’imperatore Francesco I, la quale, giunta a Gorizia nel 1809 poco prima di morire, notò le capacità di T., auspicandone un soggiorno a Roma per completare là i suoi studi. Venuto subitaneamente a mancare al pittore l’appoggio di quest’ultima, egli si rivolse per un aiuto al nobile goriziano Giuseppe della Torre che, generale maggiore di Sua maestà imperiale, si era stabilito in quel torno di tempo nell’Urbe. Partito il 5 marzo di quello stesso anno alla volta della Città eterna, T. vi giunse alla fine del mese per rimanervi nei successivi nove anni, ospite e allievo del pittore mantovano Domenico Conti Bazzani. Seguendo gli insegnamenti di quest’ultimo e frequentando le lezioni della Scuola di nudo all’Accademia di S. Luca, T. perfezionò il proprio stile conseguendo, nel 1814, il secondo premio unico per il disegno con lo Studio di apostolo, oggi conservato presso gli archivi dell’istituzione scolastica. Diverse furono le suggestioni che l’ambiente figurativo della Città eterna dei primi decenni dell’Ottocento poté esercitare sul giovane artista goriziano: oltre alla rinnovata riflessione sulla pittura di matrice classica del Seicento romano, infatti, agirono su di lui anche gli esempi rappresentati dall’attività d’esordio, di impostazione purista, dei Nazareni tedeschi, che lì si erano trasferiti dando vita alla confraternita dei “Lukasbrüder”. A Roma T. conobbe e sposò nel 1816 Maria Ricci, da cui ebbe il figlio Augusto, nato nel 1818. Ad un periodo di poco precedente risalirebbe l’esecuzione dell’Autoritratto con il fratello (1812-1815 ca.; Gorizia, Musei Provinciali), realizzato verosimilmente prima del matrimonio, durante un soggiorno compiuto nella città isontina. Il dipinto, ricco di rimandi simbolici e allegorici, palesa nella composizione il richiamo ai modelli rappresentati da Batoni e Lampi, assai noti in ambito romano. Stando alle evidenze documentarie, T. fece rientro a Gorizia nei primi mesi del 1818, dove ebbe modo di incontrarlo Francesco Giuseppe Savio (V.) che, consigliere del tribunale cittadino, ne scrisse al figlio in alcune lettere rimaste un punto di riferimento fondamentale per ricostruire l’attività professionale del pittore in quei primi anni goriziani. Da queste fonti si evince l’impegno inizialmente profuso da T. sul versante della pittura di storia e solo in un secondo momento rivolto al genere ritrattistico per il tramite della commissione, risalente al 1818, di due copie del ritratto aulico dell’imperatore Francesco I da eseguirsi per il tribunale civico provinciale di Gorizia e per il tribunale commerciale di Trieste. A questi dipinti destinati all’arredo di uffici pubblici, ne fecero seguito molti altri per le città di Fiume e Lubiana, che vanno ad aggiungersi ai due sicuramente di mano del pittore goriziano, raffiguranti nuovamente Francesco I e, successivamente, Ferdinando I in vesti da parata (Gorizia, Musei Provinciali). Dopo aver compiuto un soggiorno a Vienna verosimilmente tra il 1819 e il 1820, T. si dedicò in via quasi esclusiva alla pittura di ritratti, genere nel quale appariva particolarmente versato. Se si eccettua la pala per l’altare maggiore del duomo cittadino, le opere certamente ascrivibili al periodo goriziano consistono in numerosi ritratti, tra i quali spicca il proprio, scanzonato Autoritratto (Trieste, Civico museo Revoltella), realizzato intorno al 1825 per la villa di famiglia di Gradiscutta, poco prima del trasferimento a Trieste, città nella quale fissò la propria residenza fino al 1855. Nel capoluogo giuliano T. trovò l’ambiente sociale più adatto ad accogliere la sua pittura levigata e cristallina, capace di rendere allo stesso tempo e con sorprendente abilità le effigi e l’anima dei suoi soggetti. Alla lunga serie di opere portate a compimento per gli esponenti della borghesia cittadina appartiene anche il Ritratto della famiglia Brucker (Trieste, Civico museo Revoltella), proposto all’attenzione del pubblico nel 1830 in occasione della mostra personale organizzata dal pittore a Trieste, con intenti modernamente promozionali. La tela rappresenta una delle migliori testimonianze della pittura tominziana nella seconda metà degli anni Venti, quando maggiormente si manifestò nell’artista l’adesione alla poetica Biedermeier, che lo indusse ad inserire i ritratti in ambientazioni domestiche e quotidiane. Le opere portate a termine negli anni seguenti evidenziano invece il concentrarsi del pittore sui personaggi effigiati, con una riduzione al minimo delle notazioni ambientali e una più grande attenzione riservata alla resa fisionomica, come testimonia ad esempio il Ritratto di Nicola Botta (Gorizia, Musei Provinciali), risalente verosimilmente alla fine del decennio successivo. Le medesime osservazioni potrebbero essere estese al Ritratto delpadre (Lubiana, Narodna Galerija), tradizionalmente datato al 1848, dove l’anziano Giovanni Tominz è raffigurato mentre con la mano sinistra regge una tabacchiera ornata dal ritratto miniato della moglie, scomparsa nel 1802. Caratterizzata da un rigoroso nitore formale e da una ricercata naturalezza espressiva, l’immagine rappresenta efficacemente l’ultima attività triestina di T., che, nel 1855, decise di ritirarsi a Gorizia, città nella quale fu accolto con ogni onore. Colpito qualche anno dopo da una forma di cecità progressiva, l’artista trasferì definitivamente la propria residenza nella villa di Gradiscutta, dove trascorse, accanto al fratello, gli ultimi anni della propria vita prima di morire il 22 aprile 1866.
A coadiuvare il padre Giuseppe nell’ultimo periodo della sua attività professionale fu il figlio Augusto, che era nato a Roma il 1° febbraio 1818 e che si dedicò alla pittura di genere storico e religioso e alla ritrattistica seguendo le orme del genitore. A lui spetta l’esecuzione delle diciassette tele che ornano il soffitto della sala da ballo di palazzo Revoltella a Trieste, ispirate al tema delle arti e dei mestieri e portate a compimento nel 1859. Nelle sale dello stesso edificio è ospitato anche il Ritratto dell’arciduca Massimiliano d’Austria, realizzato nel 1868 a un anno di distanza dalla scomparsa dello sfortunato fratello dell’imperatore Francesco Giuseppe I. Dal 1872 e sino alla morte, avvenuta a Trieste il 17 giugno 1883, T. ricoprì la carica di primo direttore del Civico museo Revoltella.
Autore-Vania Gransinigh
Bibliografa –
MARINI, Giuseppe Tominz, Venezia, Edizioni Arti, 1952; Mostra di Giuseppe Tominz. Catalogo della mostra, a cura di G. CORONINI, Gorizia, Comune di Gorizia, 1966; Josef Tominc. Catalogo della mostra, Ljubljana, Narodna Galerija, 1967; K. ROZMAN, Mladnostno delo in zivlenje slikarja Jozefa Tominca, «Srecanja», 4/19 (1969), 35-38; S. TAVANO, Nuovi elementi sulla giovinezza di Giuseppe Tominz, «AFT», 7 (1984), 93-110 (con bibliografia precedente); F. MAGANI, Giuseppe Tominz ritrattista goriziano, in Ottocento di frontiera. Gorizia 1780-1850. Arte e cultura. Catalogo della mostra (Gorizia), Milano, Electa, 1995, 133-137 (con bibliografia precedente); ID., Trieste, 2 novembre 1832: ritratti da un matrimonio di Giuseppe Tominz, «AFT», 15 (1999), 159-164; E. LUCCHESE, Giuseppe Tominz e il ritratto di Isacco Luzzatti (1859), «Archeografo triestino», s. IV, 61 (2001), 172-190; Jožef Tominc. Fiziognomija slike. Catalogo della mostra, a cura di B. JAKI, Ljubljana, Narodna Galerija, 2002; Pinacoteca Gorizia, 25-29, 102-125.
Questo volume raccoglie fotografie e descrizioni di oltre duecento fari da tutto il mondo, che siano ancora in funzione o in disuso; da quelli europei del diciottesimo secolo ai più recenti, da quelli arroccati su isolette deserte ad altri che indicano porti affollati, da quelli posti in luoghi celebri come la prigione di Alcatraz a quelli che si trovano in regioni sconosciute.
Gustav Klimt a Piacenza alla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi- Fino al 24 luglio 2022-
PIACENZA-La mostra Klimt. L’uomo, l’artista, il suo mondo alla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza fino 24 luglio 2022, oltre a raccontare una delle stagioni più affascinanti della storia dell’arte a cavallo tra ‘800 e ‘900 tramite la folgorante esistenza di Gustav Klimt, rappresenta un’occasione imperdibile per ammirare diversi capolavori del padre della Secessione Viennese prima che facciano ritorno nelle collezioni di provenienza dove rimarranno almeno fino al 2028.
Oltre 160 opere provenienti da 20 importanti collezioni pubbliche e private, come il Belvedere e la Klimt Foundation di Vienna, Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia, il Lentos Museum di Linz, il Tiroler Landes Museum di Innsbruck, il Wien Museum e molte altre, capitanate dal piccolo doppio Ritratto di Signora – trafugato nel 1997 proprio dalla Galleria Ricci Oddi e riapparso improvvisamente nel dicembre del 2019 al termine di una vicenda rocambolesca – segnano le tappe di un viaggio inedito attraverso le diverse dimensioni dell’universo del grande maestro austriaco, uomo, artista e protagonista del suo tempo.
A far compagnia ai capolavori di Klimt, sul percorso espositivo appaiono memorie della Wiener Werkstätte, i laboratori d’arte decorativa fondati a Vienna da Josef Hoffmann e da Koloman Moser nel 1903, evocati da arredi, argenti, vetri e ceramiche, i Manifesti della Secessione, tra cui quello dello stesso Klimt Teseo e il Minotauro (1898), una selezione di disegni e incisioni di Schiele e Kokoschka, primi “eredi” di Klimt, insieme ad opere straordinarie come il Sogno del melograno (1912-1913) di Felice Casorati, la scultura in marmo e oro Carattere fiero e anima gentile (1912) di Adolfo Wildt e l’affascinate ciclo Le mille e una notte (1914) di Vittorio Zecchin, gli artisti italiani che a Klimt si ispirarono.
L’esposizione Klimt. L’uomo, l’artista, il suo mondo, curata da Gabriella Belli ed Elena Pontiggia, con il coordinamento scientifico di Lucia Pini, prodotta e organizzata da Arthemisia, è promossa dal Comune di Piacenza e dalla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi, con la collaborazione del Belvedere, della Klimt Foundation e di XNL – Piacenza Contemporanea e il contributo della Regione Emilia Romagna, della Fondazione Piacenza e Vigevano, della Camera di Commercio Piacenza, di Confindustria Piacenza e di Crédit Agricole, Generali Valore Cultura, Iren, Fornaroli Polymers e Steriltom, con il supporto di Art Projects.
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