Spazio COMEL di Latina: Atlante, la personale di Luca Giannini
L’appuntamento di aprile allo Spazio COMEL di Latina è con “Atlante” la personale dell’artista bolognese Luca Giannini.
Il titolo della mostra, a cura di Dafne Crocella, si riferisce al mitologico re titano che reggeva il peso del cielo sulle spalle e allo stesso tempo alla raccolta di carte geografiche che raffigurano la superficie terrestre, in un’affascinante commistione di mito e viaggio.
Attraverso le sue opere, Giannini accompagna l’osservatore in un percorso che è sia fisico nello spazio, sia metaforico nel tempo, attraverso suggestivi riferimenti alla mitologia e alla storia: dalle migrazioni dei popoli del Mediterraneo alle vite avventurose di mercanti ed esploratori di un tempo che usavano gli astri per orientarsi di notte. Il viaggio diventa dunque una metafora: la ricerca di conoscenza.
Giannini riflette su temi di fondo e cerca risposte nel passato, nel mito, ma anche nel presente, osservando i luoghi e le destinazioni attraverso una cifra stilistica che “è legata a un dialogo tra forma e linea – come afferma Dafne Crocella – Là dove la forma rappresenta un primordio, il magma ancestrale, la materia indefinita, il caos; la linea risponde mostrando l’incedere umano tra passi e pensieri, il tentativo di definire, di dare risposta, il desiderio di un cosmos che è terra emersa, ordine, conoscenza”.
La mostra sarà inaugurata sabato 13 aprile e sarà aperta al pubblico tutti i giorni dalle 17 alle 20 fino al 28 aprile.
L’evento è iscritto allo Slow Art Day, che si tiene proprio sabato 13 aprile: l’invito è quello di soffermarsi e osservare ciascuna opera senza fretta, esplorando lentamente ogni linea, ogni forma e colore.
Cenni biografici: Luca Giannini (Bologna, 1972) ha seguito i corsi d’arte all’Accademia RUFA di Roma. Vincitore dell’XI Premio Internazionale Massenzio, ha partecipato a diverse edizioni di RAW Rome Art Week e ha esposto presso varie sedi istituzionali (ISA, Roma; Palazzo Chigi, Formello; Fortezza Spagnola, Porto S. Stefano; Centro Culturale Elsa Morante, Roma; GNAM Galleria d’Arte Moderna, Roma; Museo MACRO Testaccio, Roma), gallerie private e spazi d’architettura in Italia e all’estero (Galleria Massenzio, Roma; FYR gallery, Firenze; Studio Tiepolo 38, Roma; Summerour Architects, Atlanta USA). La sua ricerca, caratterizzata dall’impiego di molteplici materie e simbologie, si esprime attraverso la pittura, la scultura, il disegno, l’incisione e la fotografia. Vive e lavora nella sua casa atelier di Roma.
Atlante
Personale di Luca Giannini
A cura di Dafne Crocella
Spazio COMEL Arte Contemporanea – Via Neghelli, 68 Latina
Inaugurazione sabato 13 aprile ore 18.00
Atlante
Personale di Luca Giannini
Evento promosso da Maria Gabriella e Adriano Mazzola
A cura di Dafne Crocella
Dal 9 13 al 28 aprile 2024
Tutti i giorni dalle 17.00 alle 20.00
Spazio COMEL Arte Contemporanea, Via Neghelli 68 – Latina
PAOLO GENOVESI- Fotoreportage TORRE DI BACCELLI-Fara in Sabina-
La Storia-Uno dei Castelli medievali abbandonati della Sabina.
Torre di Baccelli, unico e affascinante resto del Castello di Postmontem, è adagiata su di una piccola collina boscosa, raggiungibile facilmente per mezzo di una stradina e per un breve sentiero.Il Castello di Postmontem appare per la prima volta in documenti del 994 che lo indicano come possedimento dell’Abbazia di Farfa, su cui impulso fu probabilmente fondato. Il Castello , che domina le principali vie di accesso all’Abbazia di Farfa nel 1100 fu concesso in locazione a Rustico di Crescenzo in cambio del Castello di Corese, oggi Corese Terra. La permuta non ebbe per altro lunga durata, dato che nel 1118 Postmontem apparteneva di nuovo a l’Abbazia di Farfa. Nel XIV sec. L’insediamento fu gradualmente abbandonato ed il suo territorio unito a quello di Fara in Sabina. Oggi del Castello resta la Torre, squarciata lungo uno spigolo; la visita diretta delle strutture non è agevole per la foltissima vegetazione e per il pericolo di crolli; ma , anche ad una certa distanza , resta la suggestione della Torre che domina la Valle del Farfa e gli uliveti che caratterizzano il paesaggio della Sabina.
foto di Paolo Genovesi- ricerca storica a cura di Franco Leggeri-
Di fronte al Colle di Fara sorge l’altura di Monte San Martino, abitata in epoca protostorica da un esteso ed articolato insediamento risalente all’età del Bronzo finale (la maggior parte del materiale è venuto alla luce presso le pendici orientali del monte, in località Quattro Venti). Le ricerche hanno evidenziato la presenza di alcune opere di terrazzamento con recinti di mura realizzati in pietrame a secco, di cui si ipotizzò in alcuni casi una datazione ad epoca protostorica. È stato possibile ricostruire l’andamento di almeno tre cinte murarie, irregolarmente ellissoidali, che seguivano le curve di livello[4]. Oggi questo abitato protostorico è stato identificato con Mefula,[5] antica città degli Aborigeni (mitologia), che secondo Dionigi di Alicarnasso sorgeva ad appena 5 km di distanza da Suna (Toffia)[6]. Dionigi riferisce inoltre della presenza di mura, unico caso a riguardo del popolo aborigeno, un dato che trova conferma dall’effettiva presenza sul monte di murature a secco attribuibili ad epoca protostorica (peraltro rare in questo periodo).
L’insediamento aborigeno di Mefula scompare già durante la prima età del Ferro (forse in relazione alla contemporanea nascita dei centri sabini in pianura, come la vicina Cures).
Tra il IX secolo a.C. e il VI secolo a.C. nella località di Santa Maria in Arci si era stabilito un insediamento sabino, identificato con la città di Cures, che continuò a vivere in età romana (resti di terme e di un piccolo teatro e necropoli). Il territorio era sfruttato dal punto di vista agricolo con una fitta rete di ville, costruite su terrazzamenti in opera poligonale nel II secolo a.C. e in opera quasi reticolata nel I secolo a.C. (“villa di Grotte di Torri” e ancora di Fonteluna, di Mirteto, di Cagnani e di San Lorenzo a Canneto, di Sant’Andrea e di San Pietro presso Borgo Salario, di Grottaglie, di Piano San Giovanni, di Grotta Scura, di Monte San Martino, di Fonte Vecchia).
Le origini dell’attuale abitato sembrano risalire ad epoca longobarda, alla fine del VI secolo, come sembra indicare il toponimo, derivante dal termine longobardo fara, con il significato di “clan familiare”; oppure alla devozione sempre longobarda a Santa Fara. Il castello è attestato dal 1006 e dal 1050 fu sotto il controllo dell’abbazia di Farfa. Fu quindi feudo degli Orsini. Dal 1400 è divenuto sede dell’abate commendatario di Farfa e si sono succedute le varie famiglie proprio a partire dagli Orsini fino alla famiglia Barberini, con il cardinale Francesco Barberini, nipote di papa Urbano VIII, che nel 1678 ha fondato, con sede nell’antico castello, il monastero delle Clarisse Eremite.
Nel 1867 fu toccata con la frazione di Coltodino dalla Campagna garibaldina dell’Agro Romano per la liberazione di Roma. Giuseppe Garibaldi dopo la sconfitta di Mentana raggiunse con i suoi Volontari la stazione ferroviaria di Passo Corese in comune di Fara dove partì in direzione del nord. Sempre da Fara sulla riva del Tevere partì con alcune barche la sfortunata spedizione dei Fratelli Cairoli conclusa tragicamente a Villa Glori. Testimonianze della Campagna dell’Agro Romano per la liberazione di Roma (1867) sono conservate nel Museo nazionale di Mentana.
Il 10 dicembre 1920 la frazione di Canneto Sabino fu teatro di un eccidio, il più cruento, quanto a numero di morti del cosiddetto Biennio rosso. Durante una manifestazione organizzata dai braccianti nel tentativo di ottenere migliori condizioni di lavoro un gruppo di Carabinieri ne uccise 11 in località Colle San Lorenzo.
Roma la nuova sede della galleria z2o Sara Zanin Gallery a Testaccio-
ROMA Quartiere Testaccio-La z2o Sara Zanin Gallery è lieta di annunciare l’apertura della sua nuova sede. Ad inaugurare il nuovo spazio è la mostra Contrappunti, un ‘group show’ che coinvolge tutti gli artisti della galleria, che si estenderà anche nello spazio z2o Project di via Baccio Pontelli 16, con l’intento di creare uno stretto dialogo tra i due luoghi.
Contrappunti riflette l’idea di armonia e diversità e si riferisce all’interazione tra melodie indipendenti che si intrecciano per creare una composizione armoniosa.
Il termine Contrappunto – puntum contra punctum – ha come proprietà quella di rappresentare il principio dualistico discusso nella Metafisica di Aristotele nel “vedere nei contrari il principio delle cose” e raggiungere l’equilibrio attraverso la contrapposizione di due elementi opposti.
La mostra
La mostra espone un’opera per ogni artista, in cui le diverse espressioni artistiche convergono e si sovrappongono, come armonie intrecciate in una sinfonia, tessendo un complesso ma elegante spartito visivo. Narrazioni introspettive e apparentemente silenti prendono forma attraverso l’uso dei libri e del ricamo, immagini sottili e fluttuanti indagano sull’adattabilità della natura e dell’umanità animando le sale della galleria e trasformando storie intime e personali in esperienze universali.
Le sale espositive, così, diventano luogo in cui il tempo si placa in un eterno movimento generato dalle diverse armonie dei lavori dei singoli artisti.
Le individuali concezioni estetico-artistiche, imponendosi con la loro materialità nel tempo presente, si propongono di sottolineare l’importanza del passato e della storia della galleria, e allo stesso tempo di far intravedere all’orizzonte direzioni future.
Contrappunti riflette l’idea di armonia e diversità e si riferisce all’interazione tra melodie indipendenti che si intrecciano per creare una composizione armoniosa. Il termine Contrappunto – puntum contra punctum – ha come proprietà quella di rappresentare il principio dualistico discusso nella Metafisica di Aristotele nel “vedere nei contrari il principio delle cose” e raggiungere l’equilibrio attraverso la contrapposizione di due elementi opposti.
La mostra espone un’opera per ogni artista, vista come summa del suo lavoro e in questo confronto le diverse espressioni artistiche convergono e si sovrappongono, come armonie intrecciate in una sinfonia, tessendo un complesso ma elegante spartito visivo. Le opere esposte – alcune delle quali realizzate per l’occasione – coniugano le molteplici esperienze estetiche individuali in un racconto policromo e trasversale, dove differenti approcci formali si fondono per formare un tutto armonioso, contribuendo alla struttura complessiva della mostra.
Narrazioni introspettive e apparentemente silenti prendono forma attraverso l’uso dei libri e del ricamo, immagini sottili e fluttuanti indagano sull’adattabilità della natura e dell’umanità animando le sale della galleria e trasformando storie intime e personali in esperienze universali.
Sguardi che rivendicano la soggettività femminile attraverso un linguaggio innovativo e personale o che cercano e scovano mirabilie nascoste creano una tensione emotiva e collocano lo spettatore in una dimensione sospesa.
Le sale espositive, così, diventano luogo in cui il tempo si placa in un eterno movimento generato dalle diverse armonie dei lavori dei singoli artisti. Le individuali concezioni estetico-artistiche, imponendosi con la loro materialità nel tempo presente, si propongono di sottolineare l’importanza del passato e della storia della galleria, e allo stesso tempo di far intravedere all’orizzonte direzioni future.
La mostra continua negli spazi di z2o Project, Via Baccio Pontelli 16, 00153 Roma Orari : martedì – sabato (o su appuntamento) | 12–19
z2o Project | solo su appuntamento Info: info@z2ogalleria.it | www.z2ogalleria.it Press office: Sara Zolla | press@sarazolla.com | T. + 39 346 8457982
La z2o Sara Zaninis pleased to announce the opening of its new venue in Rome, in via Alessandro Volta 34, on Saturday March 16th, 2024. The opening event is the exhibition Contrappunti, a group show involving all the artists of the gallery. The exhibition will continue in the spaces of z2o Project, in via Baccio Pontelli 16, aiming to create a close dialogue between the two locations.
The new gallery, characterized by an industrial atmosphere, is located in Testaccio, a lively neighbourhood with a rich cultural heritage and a long history linked to art. The space has been chosen after careful analysis, as z2o had long been searching for a larger and more functional venue capable of accommodating the research projects and site-specific installations that have always defined the gallery’s identity. The interior spaces, redesigned by the studio Bevilacqua Architects, have been renovated to enhance and preserve the artworks to the fullest.
Furthermore, the proximity of the main location to the z2o Project space, which will continue to host exhibitions and special projects, encourages creative synergy and ongoing dialogue between the two venues.
Contrappunti includes the works of all the represented artists and those with whom z2o has collaborated, and who have helped to define their identity since its inception: Evgeny Antufiev (1986), Mariella Bettineschi (1948), Silvia Camporesi (1973), Pier Paolo Calzolari (1943), Michele Guido (1976), Tomoe Hikita (1985), Anna Hulačová (1984), Kaarina Kaikkonen (1952), Krištof Kintera (1973), Giovanni Kronenberg (1974), Guglielmo Maggini (1992), Alexi Marshall (1995), Beatrice Meoni (1960), Hidetoshi Nagasawa (1940-2018), Ekaterina Panikanova (1975), Beatrice Pediconi (1972), Alfredo Pirri (1957), Nazzarena Poli Maramotti (1987), Fabrizio Prevedello (1972), Marta Roberti (1977), Cesare Tacchi (1940-2014), Michele Tocca (1983).
Contrappunti reflects the idea of harmony and diversity and refers to the interaction between independent melodies that intertwine to create a harmonious composition. The term Contrappunto – puntum contra punctum – has the property of representing the dualistic principle discussed in Aristotle’s Metaphysics in “seeing in the contrary the principle of things” and achieve balance through the juxtaposition of two opposing elements.
The exhibition displays one work for each artist, seen as the sum of their work, and in this comparison, the different artistic expressions converge and overlap, like intertwined harmonies in a symphony, weaving a complex yet elegant visual score. The exhibited works – some of which were created specifically for the occasion – combine the diverse individual aesthetic experiences into a polychromatic and transversal narrative, where different formal approaches merge to form a harmonious whole, contributing to the overall structure of the exhibition.
Introspective and seemingly silent narrative take shape using books and embroidery, subtle and fluctuating images explore the adaptability of nature and humanity, animating the gallery rooms and transforming intimate and personal stories into universal experiences. Gazes that assert female subjectivity through innovative and personal language or that seek and uncover hidden wonders create an emotional tension and place the viewer in a suspended dimension.The exhibition halls become a place where time settles into an eternal movement generated by the diverse harmonies of the works of individual artists. The individual aesthetic-artistic conceptions, asserting themselves with their materiality in the present time, aim to underline the importance of the past and the history of the gallery, and at the same time they offer glimpses of future directions on the horizon.
Dove : z2o Sara Zanin, Via Alessandro Volta 34, 00153 Roma
La mostra continua negli spazi di z2o Project, Via Baccio Pontelli 16, 00153 Roma Orari : martedì – sabato (o su appuntamento) | 12–19
z2o Project | solo su appuntamento Info: info@z2ogalleria.it | www.z2ogalleria.it Press office: Sara Zolla | press@sarazolla.com | T. + 39 346 8457982
ROMA-Galleria GARD e l’Associazione culturale Soqquadro
presentano la III edizione della mostra denominata
“LUCE OMBRA SEGNO & MATERIA” –
Roma-La Galleria GARD e l’Associazione culturale Soqquadro presentano la III edizione della mostra denominata “LUCE OMBRA SEGNO & MATERIA”, esposizione collettiva di Arte Contemporanea, che ospiterà le opere di tredici artisti: Alessandra Degni e Simona Sarti – Frida Di Luia – Marco Gerani – Ligustro – Sonia Mazzoli – Francesca Mollicone – Alessandra Morricone – Marisa Muzi – Piero Rogai – Roberto Saglietto Mariana Pinte – Raffaella Tommasi – Rodolfo Violo, molto diversi tra loro per genere , stile e tecniche utilizzate nell’esecuzione delle opere , uniti dal tema trattato. Saranno presentate opere pittoriche, interattive e sculture mobili, che rispecchiano il concetto di luce, ombra segno e materia, non solo riscontrato al momento della visione dell’opera stessa, in alcuni casi quasi impercettibile, ma ampliato dal gioco di luci radenti che con, tecniche particolari di rilievi, sottolineano il concetto di luce ed ombra, che, con il segno e la materia, anche alternativa a quella tradizionale, saranno le protagoniste. La luce e l’ombra nella realizzazione delle opere d’arte sottolineano con forza la narrazione artistica, così come la scelta del segno e della materia utilizzate. Una luce radente o un’ombra sottolineata, così come una luce diffusa e un’ombra accennata, cambiano profondamente non solo l’estetica dell’opera ma il significato profondo. Allo stesso modo la scelta di un colore o di una precisa materia rendono, e possono modificare, con forza la narrazione che l’artista vuole imprimere al suo lavoro.
Anche in questa esposizione ci sarà la filosofia/ formula, ideata da Sonia Mazzoli direttore Artistico della Gard denominata ” SI – No – FORSE” che dà la facoltà al cliente di fare un’offerta economica di contrattazione rivolta ad una o più opere, offerte che potranno ricevere tre risposte: Si – No oppure Forse.
Artisti selezionati – brevi biografie:
DESART2 Alessandra Degni: Agù è il suo pseudonimo, in questo caso, nome d’arte scelto con cura rievocativa di un NOI condiviso intimamente. La sua formazione artistica inizia all’Istituto d’Arte Silvio D’Amico di Roma specializzandosi successivamente in Storia dell’Arte, Comunicazione, Marketing e Grafica Pubblicitaria. Attenta osservatrice, da sempre ha applicato questa sua qualità in campi diversi: progettazione e formazione, coordinamento, grafica, ma soprattutto comunicazione e scrittura creativa. Dal 2017 si interessa anche di tematiche riguardanti le Pari Opportunità collaborando a vari progetti dedicati a individuare la violenza, riconoscerla e sostenere chi la subisce: NonÈnormale, Facciamocisentire, CpoNazionale RFI. La sintesi, da sempre è un punto fondamentale di partenza per centrare gli argomenti per poi farli sviluppare nel corso dei suoi interventi con metodologie formative che privilegiano la creatività e la sperimentazione, così come la parola a cui bisogna attribuire sempre il giusto valore per trasmetterne l’esatta sfumatura e intensità.
Questa peculiarità, insieme alla fluidità e velocità nell’approcciarsi e nello sviluppare molteplici argomenti l’ha portata a impegnarsi in esperienze lavorative anche riguardanti la pubblicità, quindi il valore dell’immagine, ma soprattutto della parola che, ancora una volta, nella relazione con l’arte visiva trova nuovi approcci e interpretazioni dell’esperienza estetica. La sua ispirazione creativa trae spunto dalle opere d’arte per “mostrare e raccontare”. Ha partecipato a mostre presso spazi pubblici e privati. Le sue opere fanno parte di collezioni. Scrive testi espografici di complemento alle mostre favorendo l’interazione tra linguaggio e immagini, solleticando la curiosità e l’immaginario del visitatore.
Frida Di Luia pseudonimo FridArt) nasce a Malaga in Spagna il 24 Agosto 1971. Il suo percorso creativo nasce nei primi anni ’90 creando abiti di scena per l’animazione delle discoteche. Conosce molti artisti nelle mostre d’arte che si svolgevano presso” Libreria Romana” in Via dei Prefetti, di proprietà dei genitori. Frequenta un corso di rilegatura e tecniche di restauro di libri antichi. Si diletta ad acquerellare stampe antiche. Si appassiona all’arte moderna attraverso i volumi d’arte che sfoglia presso la propria libreria. Crea oggetti con vari materiali, quali c’era d’api, cernit, fimo, pasta di sale, gioielli, candele e soprammobili utilizzando anche materiali di riciclo. Da una decina di anni ad oggi usa varie tecniche pittoriche e si specializza nella Fluid Art che la soddisfano pienamente e si definisce outsider artist. Collabora spesso con la GARD Galleria Arte Roma Design data la grande amicizia con la socia fondatrice Sonia Mazzoli.
Marco Gerani: Nato a Roma nel 1965, comincia a dipingere nel 1985. Ha frequentato corsi privati tenuti da maestri d’arte figurativa e approfondisce la tecnica di base, acquisendo pratica ed esperienza con il colore. Sviluppa un segno pulito e deciso che inizialmente lo porta ad esprimersi con uno stile figurativo, successivamente i suoi riferimenti subiscono una connotazione sempre più distaccata dalla figurazione, divenendo astratti. Pur non tralasciando il filo discorsivo del segno netto come confine dello spazio riflessivo, il colore domina il campo visivo dando forma e sostanza all’emozione. Ha esposto in diverse mostre collettive e personali a Roma e in Umbria, espone in permanenza in una galleria del centro di Umbertide.
Sonia Mazzoli: Nasce a Roma il 30 dicembre del 67, inizia il suo percorso creativo giovanissima manipolando argilla in un ambiente familiare molto creativo che assieme al gusto del creare dal nulla le dà la spinta iniziale. Comincia realizzando gioielli per poi proseguire le sue sperimentazioni con disparati materiali come pietre dure, cartapesta, con una spiccata predilezione per il riciclo. Le sue principali fonti di approvvigionamento sono le discariche e la mania di conservare sempre tutto! Consegue il Diploma di Maestro d’Arte al Silvio D’Amico di Roma e frequenta l’Accademia di Belle Arti di Roma sez. Scenografia. Nel 95 è socia fondatrice di GARD Galleria Arte Roma Design.
Pier Luigi Rogai: detto Piero: nasce a Roma il 20 02 1948. Alle elementari incontra una maestra fantastica che con tutta la classe sia maschi che femmine gli fa provare la manipolazione di tanti materiali come stoffa cucito ma anche traforo sul legno pirografia su pelle ecc. (la straordinarietà è che siamo nella seconda metà degli anni 50). Negli anni 70 si dedica ai piccoli falsi in scatole di svedesi. Nel 1975 in una mostra a Torino scopre Calder e da allora sperimenta la catartica esperienza degli equilibri fluttuanti.
Ligustro: Giovanni Berio: in arte Ligustro, noto in Giappone come l’ultimo incisore del Periodo Edo “Un Geniale stampatore di Ukiyo-e di Genova è la reincarnazione di Hokusai.” (Imperia 1924 – 2015 ). Dal 1986 si era dedicato esclusivamente allo studio della xilografia policroma giapponese e delle sue tecniche Nishiki-E in uso nel Periodo Edo realizzandone la stampa a mano sulle preziose carte prodotte in Giappone ancora con antichi metodi artigianali e utilizzando molteplici colori che possono raggiungere il numero di 800. Questi ultimi si ottengono mediante la composizione di diverse polveri e foglie di argento e di oro, polveri di perle di fiume, frammenti micacei, conchiglie di ostriche macinate (in giapponese gofun), terre colorate ed altri procedimenti da lui inventati.
La tecnica nishiki-e riscoperta ed utilizzata da Ligustro è una tecnica molto complicata che richiede centinaia e centinaia di passaggi per la stampa; infatti, per ogni stampa possono essere necessari anche oltre 100 legni incisi specifici per ogni particolare e per ogni colore e ogni opera viene incisa su carta pregiata giapponese, come detto prima. Ogni opera è una copia unica e normalmente Ligustro ha prodotto 4 copie per ogni stampa con colori e su carte diverse. È conosciuto e stimato in tutto il mondo, in particolare da studiosi giapponesi, inglesi, francesi ed italiani. In data 9 maggio 2015 si è svolta, presso la sala convegni della Biblioteca Civica Leonardo Lagorio di Imperia, con il patrocinio della Fondazione Italia Giappone e della Fondazione Mario Novaro, l’apertura della sala dedicata al Maestro Giovanni Berio in arte LIGUSTRO quale traguardo successivo dopo l’importante donazione (5000 legni incisi, corrispondenza, calligrafie giapponesi, libri ed opere d’arte personali e di altri autori, l’archivio completo di una vita artistica) del Maestro alla Città di Imperia. La sala è fruibile pubblicamente, come punto di riferimento di eccellenza, per consultare tutto il materiale donato per approfondimenti personali ed eventi divulgativi.
Molte sue opere sono anche esposte al Museo Chiossone di Genova ed in altri importanti Musei, Istituzioni e Fondazioni. Ligustro dal suo amato Giappone, racchiuso nel piccolo studio di Imperia Oneglia, ha lasciato straordinarie idee da intuire e fantastiche opere da ammirare. In diverse occasioni Ligustro, con le sue stampe, i surimono, gli e-goyomi, i mitate, gli ex libris, gli haiku e con il kaimei (cambio di nome) ha contribuito a rafforzare i legami tra Italia e Giappone. In tutte le preziose opere, si possono notare i principali temi della produzione artistica del Maestro Ligustro quali la profondità, la luce, la bellezza femminile, la vita, la felicità, l’amicizia, la famiglia e la sua armonia, l’educazione, la cultura, la natura ed un mondo migliore.
Francesca Mollicone: Pittrice e performer, nasce a Roma il 29 novembre 1982. Ha vissuto sin dalla più giovane età a stretto contatto con l’arte, affondando le proprie radici nell’attività artigianale di ebanisteria della propria famiglia. Il suo percorso di formazione artistica inizia all’ Istituto d’Arte ISA Roma 1 e si esplica con le prime esposizioni del 1999/2000. Negli anni successivi prosegue con profitto l’attività di studio nel campo della pittura, presso l’Accademia di Belle Arti di Roma dove si diploma con il massimo dei voti nel 2005.
Molte sono le partecipazioni ad esposizioni ed eventi nazionali ed internazionali, alcuni dei quali organizzati personalmente, dove non mancano collaborazioni con singoli artisti ed associazioni. La crescita in una città come Roma, in cui l’arte diffusa ha ricoperto una parte fondamentale della sua formazione, traspare ancora integra anche in opere che apparentemente sembrano allontanarsi dal concetto figurativo. Una crescita che trova il fulcro dell’attività artistica, nel concetto di una trasmissione della creatività che sia stimolante allo stesso modo sia per l’artista che per il fruitore dell’opera. Colori speciali, luci, performance di body painting… Ogni mezzo è ammesso ed ammissibile per creare un filo d’unione tra l’opera e l’osservatore: questa è la filosofia dell’artista che ci regala il suo punto di vista.
Alessandra Morricone: Nata a Roma il 14/06/1961, figlia d’arte, in età giovanissima esegue un dipinto olio su tela, dal titolo “Colori” che viene scelto dal padre come copertina e titolo di un disco da lui composto, 1978 LP Colori ( E.M.). Frequenta un corso di decorazione su ceramica e porcellana in età adolescenziale per 6 anni, riprende la ceramica in età adulta specializzandosi nella lavorazione della ceramica a colombine e al tornio. Approfondisce gli studi in arte e spettacolo nel Triennio DAMS dell’Università Roma Tre, conseguendo il diploma nel luglio 2016. Nel 2015 inizia a frequentare le lezioni di pittura nella scuola di Kristien de Neve e partecipa nel 2016 alla mostra con titolo Vanitas vanitatum nella Case Romane del Celio, organizzato da Kristien de Neve, dove presenta un remake di un quadro di George de la Tour, dando un buon contributo all ‘evento. Medico Specializzato in Dermatologia, Nefrologia e in Estetica.
Marisa Muzi: Nasce a Roma dove vive e lavora alternando esposizioni tra Lucca – Sulmona e Pettorano sul Gizio (AQ). Fino ai 30 anni vive tra gli artisti di Villa Strohl Fern, frequenta gli studi d’Arte dei suoi insegnanti Marina Haas Palloni e Kristen De Neve. Per Marisa Muzi dipingere è l’essenza della vita, affronta dei temi che sono anche il suo percorso di vita , ed ecco tartarughe, bicchieri, volatili, elefanti ed orme, bambù, scimmie e cammelli non per altro donne, fiori e paesaggi, questi temi la portano ad usare diversi materiali, la carta smeriglio e il cemento negli elefanti, stoffe e carte per i bicchieri, garze scaiola per arrivare a materiali di estremo recupero, come avvolgere un quadro con del cellofan nelle ” Donne scienziato” e usare cristalli di bicchieri rotti per i suoi ” Bambù”. Le sue passioni sono la Pittura, lo Yoga e la Poesia. Le sue opere sono in collezioni private in Italia e all’estero.
Roberto Saglietto¬: Maturità classica; laurea in economia politica; master in International management; laurea in conservazione dei beni culturali. Per undici anni occupato nel mondo della finanza internazionale come broker nel campo del mercato azionario e degli strumenti derivati, con base a Parigi, Copenaghen e Amsterdam. L’avvicinamento alla pittura avviene all’inizio degli anni 2000, con la contestuale presa di distanze dal settore finanziario, oramai ritenuto incompatibile con il percorso di vita e la maturazione di una diversa sensibilità. La produzione artistica, da subito, tende all’astrazione, senza però abbandonare, almeno inizialmente, i riferimenti figurativi: è il periodo dei ‘paesaggi urbani’. Successivamente la pittura si distacca dai riferimenti visuali oggettivi e fluisce in composizioni aniconiche, la cui esecuzione spesso si struttura di sovrapposizioni pittoriche, ove gli strati e i motivi di sfondo ritornano o riecheggiano attraverso aperture o trasparenze. Sono anni di esclusiva produzione artistica, che non lascia spazio ad esposizioni, se non in forma strettamente privata. La produzione degli ultimi anni ha privilegiato la dialettica fra linee e strati pittorici che si alternano nel ruolo di sfondo e di copertura, dove l’astrazione, viene a toccare, a livello inconscio, la figurazione. Questa pittura vede, poi, nell’ultimo anno, una ulteriore evoluzione verso composizioni che stimolano le ricostruzioni di immagini secondo i modelli percettivi di ciascun osservatore.
Mariana Pinte: Nasce in Romania nel 62, da sempre amante dell’Arte e degli animali, frequenta dopo gli studi primari e secondari il Liceo Artistico e in seguito si iscrive all’Accademia di Belle Arti, che non termina, perché indirizzata per cultura familiare al matrimonio e al lavoro. Questa sfrenata passione per il disegno e l’arte del bello in genere, le resta radicata nel profondo. In tutti questi anni, di tanto in tanto dipinge per il solo gusto di farlo. Dopo anni di matrimonio e due figlioli, si separa e approda a Roma come badante, qui in seguito conosce un italiano e si sposa, diventando cittadina italiana e rumena. Durante la pandemia si trova in Romania per una visita ai familiari, suo marito a Roma viene colpito da un infarto fulminante. Al rientro in Italia dal lockdown si trova in una situazione di disagio e attraversa un anno estremamente burrascoso. A maggio 2023 avviene un incontro fatale al Parco della Resistenza, Mariana conosce Sonia, Direttore Artistico della Gard, anche lei ha una passione sfrenata per gli animali e per l’Arte, ha due Alani Athena e Birillo, Mariana se ne innamora e comincia un’amicizia di reciproco aiuto. Mariana frequentando la Galleria ricomincia a disegnare e appena le nascono dei lavori li gira a Sonia che ne vede subito il potenziale e decide di inserirla nell’esposizione Artemisia presentando, per la prima volta in assoluto le opere di Mariana al pubblico.
DESART2 Simona Sarti: Artista, Direttrice Artistica e performer, ha ideato centinaia tra mostre installazioni e rassegne creando una sincronia tra le diverse discipline. Ha riqualificato luoghi, partecipa a Biennali in Italia ed all’estero. Segue una ricerca sulla espressione artistica con l’utilizzo di molteplici materiali e tecniche. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private. È presente su pubblicazioni, riviste, e testi sull’arte contemporanea. Ha scritto commenti critici di presentazione di artisti e di esposizioni e rubriche sull’arte. Nell’anno 2007 le viene insignito dall’Istituto per le relazioni Diplomatiche il titolo Honoris Causa in “Bachelor of Arts”. Nel 2015 è stata premiata con la Nike di Samotracia. Nel 2017 riceve la targa per la cittadinanza artistica onoraria da parte del Comune di Tolfa. Il 7 febbraio 2020, presso il Consiglio Regionale del Lazio, il Comitato del Gran Premio Internazionale di Venezia del Leone d’Oro che dal 1947 premia le arti e l’imprenditoria, gli ha consegnato la prestigiosa pergamena – RICONOSCIMENTO SPECIALE PER MERITI ARTISTICI. Rilascia interviste televisive, radiofoniche e per giornali. Parla della sua arte come qualcosa che porta oltre lo spazio, in quanto sostiene che il tempo e lo spazio sono dimensionalità che l’artista può dilatare.
Raffaella Tommasi: Dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 1990. Inizia a lavorare all’Arte Visiva, dal 1995 realizza i suoi primi mosaici utilizzando materiali di scarto, un po’ perché affascinata dal recupero di materiali diversi e dalla filosofia di rendere nuova vita a tutto ciò che non viene più utilizzato, trasformando una tecnica antica e tradizionale come il mosaico, in un’applicazione artistica decisamente attuale. Dal 1999 collabora inoltre all’insegnamento del mosaico nella Casa di Reclusione di Rebibbia e in diversi centri diurni per ragazzi speciali.
Rodolfo Violo: Architetto ed urbanista, nato a Roma il 23 luglio 1946.
Dopo aver compiuto gli studi nel liceo classico M. Massimo, si è laureato, con lode, nel 1970 nella facoltà di architettura di Roma avendo come insegnanti Bruno Zevi, Paolo Portoghesi, Carlo Chiarini, Saul Greco, Ludovico Quaroni, Giuseppe Perugini, Ciro Cicconcelli, Salvatore Dierna, Enzo Bacigalupi, Giulio Risecco, Piergiorgio Badaloni. Nel 1976 vinse il concorso di assegnista presso il Ministero della Pubblica Istruzione. Dal 1984 è stato ricercatore confermato nella disciplina della progettazione architettonica nel dipartimento di progettazione architettonica e urbana.
Ha svolto attività tutoriale nella facoltà di architettura di Roma ove ha avuto affidati negli ultimi anni i seguenti insegnamenti: “Composizione Architettonica” – “Progettazione Architettonica” – “Caratteri distributivi e costruttivi degli edifici” – “Teorie e tecniche della progettazione architettonica” – “Laboratorio II di Progettazione Architettonica” – “Architettura del Paesaggio e dei Giardini” – “Progettazione Architettonica e Ambientale” – “Progettazione del paesaggio”. Oltre all’attività di ricerca didattico–scientifica, ha svolto una intensa attività professionale di progettazione e pianificazione e di consulenza per conto delle pubbliche Amministrazioni: Regione – Provincia – Comuni – Enti Privati.
Si segnalano in particolare la redazione dei Piani Territoriali Paesistici di Roma e del Sistema Ambientale del Quadro di riferimento Territoriale per la Regione Lazio. È stato consulente della Soprintendenza per i Beni e le attività culturali ed il Paesaggio di Roma.
Cenni Storici
GARD Galleria Arte Roma Design: Nasce nel 1995, con la funzione di editore, promotore, produttore e distributore di Arte e Design Autoprodotto. Nel tempo le sono stati riconosciuti contenuti di particolare creatività e fantasia sia da Istituzioni Pubbliche sia dai media che hanno seguito sempre con grande interesse l’evoluzione della Galleria diventata un importante punto nevralgico per gli artisti emergenti, un punto di raccordo e sperimentazione. Negli anni, numerosi personaggi del mondo della pittura, del design, della poesia, del teatro e del cinema, si sono avvicinati alla Galleria collaborando con il suo staff in numerose iniziative.
Dal 1997 GARD sceglie come ubicazione uno spazio di 600 mq. tra il Gazometro e la Piramide Cestia, ex zona industriale del vecchio porto fluviale di Roma; spazio multifunzionale che si presta periodicamente per esposizioni ed eventi di arte, design e cultura, affiancando attività di promozione a laboratori creativi dedicati alla manualità, dedicando una specifica attenzione alla sperimentazione di nuovi linguaggi artistici e all’utilizzo di materiali di recupero e riciclo. Il 20 ottobre 2011 la Galleria viene coinvolta nell’alluvione di Roma ed è costretta a chiudere. Ci vogliono tre anni per poter bonificare e riqualificare i locali, tamponare e far fronte ai molti danni, viene fatto un progetto e un intervento di riduzione spazi e nuova destinazione d’uso di alcune aree. GARD, ha saputo tuttavia far fronte, specie in questi ultimi anni, agli innumerevoli problemi insorti con la solita volontà e grinta che l’hanno sempre contraddistinta. Oggi GARD collabora assiduamente con l’Associazione Culturale Soqquadro, ha uno spazio espositivo di 250 mq, continua ad organizzare esposizioni e sinergie con diverse realtà artistiche, in Italia e all’estero.
Soqquadro è un’associazione culturale che nasce nell’ottobre del 2000 e da allora ad oggi ha realizzato più di 150 mostre in spazi pubblici e privati, in Italia e all’Estero, collaborando con circa 500 artisti, pittori, scultori, fotografi, video artisti, performer, designer.
Ufficio Stampa – Marina Zatta
Letizia Battaglia, la più celebre fotografa italiana-
Il 5 marzo 1935 nasce Letizia Battaglia, la più celebre fotografa italiana. Celebre più all’estero che nei nostri confini, e questo è un grande classico nostrano: non saper riconoscere e premiare il talento. Figuriamoci se poi fa un mestiere difficile, il fotografo, e se per di più è donna. Quindi fotografa.
Letizia Battaglia è nata a Palermo. La Sicilia sembra andarle stretta, e invece sarà il destino di una vita. Si sposa giovanissima, scappa a Milano, collabora con giornali e riviste scandalose per l’epoca, come “Le Ore”. Impara a scrivere reportage, ma soprattutto impara e perfeziona la sua tecnica fotografica.
Ma Palermo è nel suo destino. Il direttore de “L’Ora” la reclama e dai primi anni ’70 diventa la testimone di una lunga stagione: stagione di morti ammazzati, di bambini che giocano allo Zen o in qualche altra periferia, di donne che faticano in casa, di boom edilizio.
Letizia è sempre lì, in prima fila a raccontare per immagini ciò che nemmeno le parole possono più fare. Una società schiacciata dal fenomeno mafioso, tarpata nel suo volo da una cappa viscosa e invisibile. E i suoi scatti prediligono le figure femminili, le donne di Sicilia nelle loro strade, nei mercati, nei loro lutti continui a causa della mattanza che in quegli anni causerà più di mille vittime di mafia. Nel 1979 è cofondatrice del centro di documentazione Giuseppe Impastato. Nel 1985 è la prima donna europea a ricevere il premio Eugene Smith a New York, primo di una lunga serie di riconoscimenti.
Racconta la mafia in tutta la sua cruda violenza, la porta nella casa dei siciliani prima, del resto d’Italia poi. Suo è lo splendido scatto in bianco e nero di Rosaria, la vedova di Vito Schifani, uno degli agenti di Falcone, saltato in aria a Capaci. In una intervista ha descritto le battaglie della sua vita: «Mio padre non capiva cosa fosse un essere umano donna. Mi trovavo all’interno di una società dove una donna non veniva considerata, ho attraversato tutto questo mentre ancora si doveva lottare. Queste lotte le ho fatte prettamente da sola, senza percepire che fosse una lotta giusta, è stato molto complicato uscirne indenne».
-Fotoreportage di Franco Leggeri-Associazione CORNELIA ANTIQUA
ROMA- Gianicolo- LA CASA DI MICHELANGELO-
ROMA- Gianicolo- LA CASA DI MICHELANGELO-Come si legge dall’epigrafe :Questa è la facciata della casa detta di Michelangelo già in via delle Tre Pile –demolita nell’anno MCMXXX (1930) fu ricostruita ad ornamento della passeggiata pubblica – XXI aprile MCMXLI-XIX E.F.
Roma Municipio XIII- MUSEO PALEONTOLOGICO:” La Polledrara di Cecanibbio”-
ROMA-Articolo scritto dalla Dott.ssa Anna Paola Anzidei, Soprintendenza Archeologica di Roma-Foto originali di Franco Leggeri–Il giacimento pleistocenico de Museo Paleontologico “la Polledrara di Cecanibbio” è ubicato a circa 20 km a Nord-Ovest di Roma tra la via Boccea e la via Aurelia , ad una quota di circa 83 metri s.l.m., nell’ambito dei rilievi periferici del Vulcano Sabatino. Il sito, venuto alla luce a seguito dell’erosione naturale di un pendio di collina, è stato parzialmente disturbato dall’aratura moderna. In base ai dati forniti dallo scavo archeologico, iniziato nel 1985 dalla Soprintendenza Archeologica di Roma e tuttora in corso e che ha rimesso alla luce un’area di oltre 700 mq, il giacimento è stato associato al paleo alveo ed ai margini di un piccolo corso d’acqua, presente in un paesaggio a lieve gradiente ,caratterizzato da canali fluviali a percorso instabile e da acque stagnanti . Il tratto dell’alveo conservato, inciso in un banco di tufite granulare compatta, raggiunge la larghezza massima di 40-50 m. Sulla paleo superficie erano irregolarmente distribuiti oltre 9000 (novemila) reperti faunistici fossili associati a circa 400 strumenti litici e a pochi strumenti su osso, attribuibili culturalmente al Paleolitico inferiore. L’associazione faunistica è costituita prevalentemente da Elefante antico e Bue primigenio; scarsa invece la presenza di altre specie quali il cervo, il cavallo, il lupo , il rinoceronte. Pochi i resti di microfauna e di uccelli acquatici. Le ossa erano accumulate in più livelli nel canale centrale , mentre nelle aree periferiche pianeggianti erano sparse su di un unico livello, con alcune concentrazioni in piccoli avvallamenti . Lo stato di conservazione è ottimo; le ossa presentano un buon grado di fossilizzazione ed un aspetto delle superfici vario, da quello molto fresco nei reperti che hanno subito poco o meno trasporto, a quello fortemente fluitato per quelli di minori dimensioni trascinati dalla corrente . I reperti erano stati successivamente seppelliti, in un tempo relativamente breve, da uno strato di tufite , derivata da prodotti vulcanici rimaneggiati. La distribuzione caotica del materiale, causata dai processi di trasporto e di deposizione che avvengono in un percorso d’acqua, è stata in parte determinata , soprattutto nelle aree marginali, dall’attività di animali da preda quali il lupo , e dall’intervento dell’uomo. Questi doveva avere frequentato le sponde del corso d’acqua , intensamente popolate da animali di varie specie, sia per procacciarsi il cibo , come è testimoniato dalla presenza di strumenti e dalle numerosissime ossa metapodiali di Bue primigenio fratturate per estrarne il midollo . Le ossa di Elefante sono in assoluto le più abbondanti, con la presenza di tutti gli elementi dello scheletro ; alcuni crani quasi completi sono di particolare interesse in quanto offrono una più ampia conoscenza sulla morfologia degli esemplari di Elefante antico nella penisola italiana. Numerose le zanne , le mandibole, i denti isolati e le ossa dello scheletro postcraniale , attribuibili ad almeno 25 individui prevalentemente adulti. Nel corso delle ultime campagne di scavo è stato parzialmente rimesso in luce un microambiente, di poco successivo all’episodio fluviale, caratterizzato da acqua a lentissimo scorrimento. In quest’area sono stati identificati i resti ossei di almeno due elefanti, in parziale connessione anatomica e con le superfici in perfetto stato di conservazione. Finora sono stati rimessi in luce un cranio ed alcune ossa dello scheletro postcraniale : una zampa anteriore, le ossa di una mano, le tibie e peroni, alcune vertebre e costole. Accanto alle vertebre di una degli esemplari vi erano i resti di un lupo , anch’essi parzialmente in connessione. Evidentemente le carcasse degli animali erano rimaste intrappolate nella melma e le ossa non avevano quindi subito spostamenti di rilievo. Sparsi tra i reperti faunistici sono stai raccolti 400(quattrocento) strumenti litici culturalmente riferibili al Paleolitico inferiore. La materia prima, costituita da piccoli ciottoli silicei e calcareo-silicei di colore variabile dal grigio al grigio scuro, non appartiene all’ambiente fluvio-palustre ricostruito, ed è stata evidentemente trasportata dall’uomo. Questi si procurava il materiale nei livelli a ghiaie attribuibili alla Formazione Galeria, i cui affioramenti sono attualmente individuabili alla quota di 40-45 metri s.l.m. lungo la parte terminale dei fossi Arrone e Galeria, ad una distanza minima di km 3 (tre) dal giacimento de La Polledrara. L’industria è caratterizzata dalla presenza di strumenti su ciottolo, in particolare choppers e raschiatoi , molti dei quali con il margine ottenuto con ritocco erto. Numerosi i denticolati , i grattatoi e gli strumenti con caratteri tipologici non ben definiti. Comunemente i manufatti presentano più margini ritoccati; tale sfruttamento intensivo dei ciottoli era probabilmente dovuto proprio alla difficoltà di reperimento della materia prima. Non sono presenti fino ad oggi strumenti bifacciali , comuni negli altri siti dell’area Nord-Ovest di Roma (Castel di Guido, Malagrotta, Torre in Pietra). Vario è la stato fisico dei manufatti; molti dei quali presentano le superfici alterate dal trasporto in acqua. Alcuni strumenti litici , rinvenuti associati alle ossa di elefante in connessione anatomica nell’ambiente di tipo palustre, presentano invece un aspetto fisico freschissimo e margini taglienti. L’analisi delle tracce d’uso ha permesso di riscontrare la presenza di tracce prodotte dal contatto di tessuti animali (ossa, carne e pelle) nel corso della macellazione delle carcasse. Pochi sono gli strumenti su osso, ricavati tutti da frammenti di diafisi di ossa lunghe di elefante , con estremità o margini laterali resi taglienti mediante il distacco di grosse schegge . In occasione del Giubileo dell’anno 2000 è stata attuata una struttura museale , dell’estensione di 900 (novecento) mq, per la fruizione , da parte del pubblico, della paleo superficie rimessa in luce e restaurata.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Anna Paola Anzidei, Soprintendenza Archeologica di Roma-
Dal Volume- CASTEL DI GUIDO dalla Preistoria all’Età moderna. Edizione PALOMBI- ed. 2001-
Foto originali di Franco Leggeri
Bibliografia
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Anzidei, A.P., Arnoldus Arnoldus Huizendveld, A., 1992. The Lower Palaeolithic site of La Polledrara di Cecanibbio (Rome, Italy). Papers of the Fourth Conference of Italian Archaeology. In: Herring, Whitehouse, Wilkins, J. (Eds), 3, 141-153.
Arnoldus Huizendveld, A., Anzidei, A.P., 1993. Ricostruzione di un ambiente fluvio-palustre nella regione vulcanica di Roma (La Polledrara di Cecanibbio). In: Atti della XXX Riunione Scientifica dell’Istituto Italiamo di Preistoria e Protostoria, 151-165.
Anzidei, A.P., Cerilli, E., 2001. The fauna of La Polledrara di Cecanibbio and Rebibbia – Casal de’Pazzi (Rome, Italy) as an indicator for site formation processes in a fluvial environment. In: Cavarretta, G., Gioia, P., Mussi, M., Palombo M.R. (Eds), Proceedings of the 1st International Congress The World of Elephants, CNR, Roma, 167-171.
Anzidei, A.P., Villa, P., Cerilli, E.,1993. La Polledrara di Cecanibbio (Roma). Dati preliminari sull’analisi tafonomica dei reperti faunistici. In: Preistoria e Protostoria in Etruria. Atti del secondo Incontro di Studi, Farnese, 27-35.
Anzidei,A.P., Angelelli, L., Caloi, L., Damiani, I., Pacciarelli, M., Palombo, M.R., Saltini, A.C., Segre, G., 1988. Il giacimento pleistocenico de “La Polledrara” di Cecanibbio (Roma). Relazione preliminare. Archeologia Laziale 9, 361-368.
Anzidei, A.P., Angelelli, L., Arnoldus Huizendveld, A., Caloi, L., Palombo M.R., Segre, G., 1989. Le gisement pleistocène de La Polledrara di Cecanibbio (Rome, Italie). L’Anthropologie 93, 3, 749-781.
Anzidei, A.P., Arnoldus Huizendveld, A., Caloi, L., Palombo, M.R., Lemorini, C., 1999. Two Middle Pleistocene sites near Rome (Italy): La Polledrara di Cecanibbio and Rebibbia-Casal De’Pazzi. The Role of Early Humans in The Accumulation of European Lower and Middle Palaeolithic Bone Assemblages. Monographien des Römisch-Germanischen Zentralmuseum 42, Mainz, 173-195.
Anzidei, A.P., Biddittu, I., Gioia, P., Mussi, M., Piperno, M., 2001. Lithic and bone industries of OIS9 and OIS7 in the Roman area. In: Cavarretta, G., Gioia, P., Mussi, M., Palombo M.R. (Eds), Proceedings of the 1st International Congress The World of Elephants, CNR, Roma, 3 – 9.
Anzidei, A.P., Arnoldus Huizendveld, A., Palombo, M. R., Argenti,P.,Caloi, L., Marcolini, F., Lemorini, L., Mussi, M., 2004. Nouvelles données sur le gisement Pléistocène moyen de La Polledrara di Cecanibbio (Latium, Italie). In: Baquedano, E., Rubio, S. (Eds). Miscelànea en homenaje a Emiliano Aguirre. Zona Archeologica 4. Archeologia. Museo Arqueológico Regional, Madrid, pp. 20-29.
Anzidei, A.P., Bulgarelli, G.M., Catalano, P., Cerilli, E., Gallotti, R., Lemorini, C., Milli, S., Palombo, M.R., Pantano, W., Santucci, E., 2012. Ongoing research at the late Middle Pleistocene site of La Polledrara di Cecanibbio (central Italy), with emphasis on human-elephant relationships. Quaternary International, 255, 171-187.
Palombo, A.M., Anzidei, A.P., Arnoldus Huizendveld, A., 2003. La Polledrara di Cecanibbio : one of the richest Elephas (Palaeoloxodon) antiquus sites of the late Middle Pleistocene in Italy. Deinsea 9, 317-330.
Il giacimento è attualmente aperto al pubblico e può essere visitato dietro prenotazione da effettuare telefonando al numero +06.39967700 (lunedì-sabato 9-13.30 e 14.30-17), o collegandosi al sito www.archeorm.arti.beniculturali.it
GAR-Sessione di scavo Villa Romana delle Colonnacce-
Roma- 30 marzo 2017-Sabato 22 aprile dalle ore 9:00 alle ore 17:00-I Volontari del Gruppo Archeologico Romano saranno presenti a Castel di Guido, presso l’Azienda Agricola Comunale di Roma Capitale e OASI della LIPU, per condurre gli scavi nella Villa Romana delle Colonnacce.La Villa Romana è databile tra il III sec. a.C. e il III sec. d.C. ed è costituita da strutture sia di epoca repubblicana sia imperiale.
Foto di FRANCO LEGGERI per REDREPORT
Per ulteriori informazioni si prega di contattare la segreteria del GAR: Gruppo Archeologico Romano Via Contessa di Bertinoro 6, Roma Tel. 06/6385256 info@gruppoarcheologico.it
Descrizione della Villa Romana delle Colonnacce sono tratte da un saggio-lezione della Dott.ssa Daniela Rossi- Archeologa .
Castel di Guido- La Villa Romana è del II-III secolo d.C. è sita su di un pianoro all’interno dell’Azienda agricola comunale. La Villa ha strutture di epoca repubblicana che sono le più antiche e di epoca imperiale. La villa ha una zona produttiva di e la parte residenziale di epoca imperiale. La parte produttiva comprende l’aia o cortile coperto: il grande ambiente conserva le basi di tre sostegni per il tetto, mentre è stato asportato il pavimento, al centro si trova un pozzo circolare. Vi è una cisterna per la conservazione dell’acqua meteorica, all’interno della cisterna si trovano le basi dei pilastri che sorreggevano il soffitto a volta. A giudicare dallo spessore dei muri e dei contrafforti si può desumere che avesse un altezza di circa 5 metri. Nell’ambiente di lavoro si trovano un pozzo e la relativa condotta sotterranea. Torcular : sono due ambienti che ospitavano un impianto per la lavorazione del vino e dell’olio. Vi era un torchio collegato alle vasche di raccolta, mentre in un ambiente più basso vi era l’alloggiamento dei contrappesi del torchio medesimo ed una cucina con contenitori in terracotta di grandi dimensioni (dolii). La parte residenziale ha un atrio, cuore più antico dell’abitazione romana, in cui si conservava l’altare dei Lari, divinità protettrici della casa. Al centro vi è una vasca ( compluvio) in marmo in cui si raccoglieva l’acqua piovana che cadeva da un foro rettangolare sito nel tetto (impluvio). Sale da pranzo, forse triclinari , ampie e dotate di ricchi pavimenti e di belle decorazioni affrescate sulle pareti. Cubicoli, stanze da letto . Vi erano dei corridoi che consentivano il transito della servitù alle spalle delle grandi sale da pranzo senza disturbare i commensali o il riposo dei proprietari. Il Peristilio o giardino porticato: era l’ambiente più amato della casa, di solito con giardino centrale ed una fontana. Dodici colonne sostenevano il tetto del porticato, che spioveva verso la zona centrale. I volontari del GAR –Zona Aurelio , scavano con perizia e recuperano frammenti, “i cocci”, li puliscono,catalogano e , quindi, li trasportano nella sede di via Baldo degli Ubaldi dove vengono restaurati e conservati . Nel 1976 la Soprintendenza Archeologica di Roma recuperò preziosi mosaici e pregevoli pitture che sono ora esposti al pubblico nella sede del museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo. Se la Villa è visitabile e ben conservata lo si deve all’ottimo lavoro dell’Archeologo Dott.ssa Daniela Rossi che la si può definire “Ambasciatore e protettrice del Borgo romano di Lorium “.
N.B. Franco Leggeri:”La descrizione della Villa delle Colonnacce sono tratte da un saggio-lezione che la Dott.ssa Daniela Rossi ha tenuto nella sala grande del Castello nel Borgo di Castel di Guido il 18/04/09 .”
FOTO GALLERY -Villa Romana delle Colonnacce-Foto di Franco Leggeri
DESCRIZIONE-Since 2013 Mihaela Noroc has travelled the world with her backpack and camera taking photos of everyday women to showcase the diversity and beauty all around us. The Atlas of Beauty is a collection of her photographs that celebrates women from fifty countries across the globe and shows that beauty is everywhere, regardless of money, race or social status, and comes in many different sizes and colours. Mihaela’s portraits feature women in their native environments, from the Amazon rain forest to markets in India, London city streets and parks in Harlem, creating a mirror of our varied cultures and proving that beauty has no rules.
‘Stunning . . . aims to challenge the ideals of beauty dictated by the women’s fashion magazine industry’ Independent
‘A startling and revealing project’ Daily Mail
‘Scrolling through “The Atlas of Beauty”, beauty becomes not a universal standard, but a complicated tapestry’ Huffington Post
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