Gruppo FAI Sabina-ROCCHETTE e ROCCHETTINE (Rieti)-
“SCENE DA UNA GIORNATA FAI D’AUTUNNO IN SABINA”-Foto di Renata CICCONE-
ROCCHETTE e ROCCHETTINE (Rieti)-15/16 ottobre 2022-Buongiorno a tutti. Oggi si replica. Ieri è stata una splendida giornata a Rocchette e Rocchettine. Siamo andati su e giù tutto il giorno e a sera eravamo stanchi e soddisfatti, un binomio che si ripete (per fortuna – e non è solo fortuna) ogni volta. E siccome le immagini valgono più delle parole ecco qualche foto scattata ieri dai nostri volontari.
Arrivano i barbari-Le guerre persiane tra poesia e memoria di Lorenzo Braccesi
Descrizione del libro di Lorenzo Braccesi “Nella memoria collettiva degli antichi e nella memoria riflessa dei moderni le guerre persiane più ancora che sulla vittoria ateniese di Maratona si concentrano soprattutto sui grandi conflitti panellenici combattuti, nel 480 a.C., alle Termopili e a Salamina, cioè sugli eventi della seconda guerra persiana, che hanno per corollario gli scontri di Platea e di Micale nellanno successivo. Ed è per questa ragione considerata anche la documentazione in nostro possesso che in questo libro ci concentreremo sulla narrazione e sulla celebrazione, in esaltanti scritture poetiche, delle epiche gesta della confederazione ellenica contro la soverchiante armata di terra e di mare approntata dal Gran Re Serse per asservire le comunità greche che gli si opponevano.
Le testimonianze letterarie che ci accompagneranno nellindagine rimandano a testi poetici noti e meno noti, dagli epitaffi di Simonide o a Simonide attribuiti ai Persiani di Eschilo, dallomonimo dramma di Timoteo all’Alessandra di Licofrone. Scritture epiche o liriche cui altre vanno aggiunte non meno suggestive per carica emotiva, seppure pervenuteci in forma anonima, come le profezie di marca delfica e le commemorazioni su pietra. Le gesta ivi ricordate, o pubblicamente celebrate per edificazione della posterità, hanno per protagonisti gli Spartani alle Termopili e gli Ateniesi a Salamina, mentre scarse sono le testimonianze relative ad altre genti che pure combatterono al loro fianco.
Il principale problema che, in corso dopera, si è presentato allautore è quello delle traduzioni da proporre al lettore. Quelle a sua disposizione erano fin troppo dissimili tra loro per stilemi di scrittura, per epoca di composizione e per adozione di rese espressive. Ciò che lautore voleva, non lha trovato, giacché cercava traduzioni con un qualche andamento ritmico che le distinguesse dalla prosa, e tra loro non troppo disomogenee. E così è ricorso a una propria rivisitazione dei luoghi poetici analizzati nel libro, alternando nella fatica due tra i più discorsivi versi della metrica italiana: lendecasillabo e il settenario.
I testi presi in considerazione hanno rivelato la perenne vitalità di alcuni temi celebrativi o le insospettate, seppure talora inconsapevoli, radici classiche di alcune note canzoni patriottiche che tutti abbiamo nellorecchio. Ragione che ha spinto non solo ad approfondire la ricerca, ma addirittura a dedicargli la seconda parte del libro, dove si spiega al lettore come il tema risorgimentale della vittoria dei vinti risalga alla celebrazione delle Termopili, come sempre alla memoria delle Termopili si ispiri la celebrazione risorgimentale dei trecento immolatisi a Sapri o dei partigiani ricordati nelle parole di uno sventurato cantautore ligure, come linno garibaldino si scopron le tombe abbia un precedente in un epigramma greco, come la costruzione simbolica della idra straniera riconduca allarmata di Serse, come, infine, la triplice associazione del fiore della morte e della libertà, che rivive nella più celebre canzone della Resistenza, abbia essa pure una radice antica. A lato del paradigma terrestre dei caduti alle Termopili cè quello della vittoria marinara di Salamina, il quale con la modernità ha certamente minori connessioni di carattere popolare, ma, al pari della memoria della battaglia di Micale, più intense strumentalizzazioni di connotazione propagandistica, come ad esempio la sovrapposizione di immagine tra Temistocle e Nelson, o lequiparazione tra Persiani e Turchi, entrambi nemici e antagonisti della civiltà dellOccidente, o la spericolata politicizzazione di giovinezza, giovinezza alle origini un semplice e innocuo canto goliardico.
Queste, talora inaspettate, proiezioni dellantico, ospitate nella seconda parte del libro, hanno per riferimento la poesia e più spesso la versificazione italiana, che, per operare una scelta, abbiamo limitato a campioni selezionati nellambito della produzione letteraria dellOttocento, non escludendo presentandosi il caso qualche incursione nel secolo successivo. Non cè però scelta che non conosca eccezioni. Le nostre si limitano alla pagina di tre poeti stranieri: Hölderlin, Kavafis e Pound. I primi perché i loro componimenti su Salamina e sulle Termopili sono imprescindibili per lintelligenza di due temi guida di questa ricerca, e nel caso di Hölderlin perché, negli autori successivi, la sua scrittura poetica è fonte di ispirazione e di imitazione talora confusa con la stessa parola dellantico. Il terzo, Pound, giacché un suo solo singolo verso, seppure suggerito da unideologia distorta, sintetizza in forma mirabile lintera problematica alla base delle nostre pagine.
Ovviamente ogni selezione di materiale ha i suoi limiti, o poteva essere in altre direzioni orientata, ma questo è il condizionamento strutturale di qualsiasi scelta. Chi scrive ne avverte tutto il peso.”
Lorenzo Braccesi è stato professore ordinario di Storia greca nelle Università di Torino, Venezia e Padova.
Roma Municipio XIII- Il Museo Paleontologico della Polledrara di Cecanibio
IL CIMITERO DEGLI ELEFANTI ANTICHI, TRA LE VIE AURELIA E BOCCEA
Roma Municipio XIII- Il territorio a nord-ovest di Roma, oltre a possedere una notevole valenza dal punto di vista storico, conserva anche importanti testimonianze geologiche e paleontologiche!
Ci troviamo nell’area della campagna romana, a breve distanza dal Vulcano Sabatino, anticamente caratterizzata da una grande abbondanza di vegetazione, con una notevole presenza di corsi d’acqua e ampie zone paludose.
Qui, circa 20 km a nord-ovest di Roma, fra le vie Aurelia e Boccea, si trova il sito della Polledrara di Cecanibbio, uno dei più ricchi depositi paleontologici esistenti!
Un luogo a due passi da casa nostra, in cui è possibile immergersi nella Preistoria ed osservare direttamente testimonianze della presenza umana (Homo heidelbergensis) e animale, risalenti al Pleistocene medio-superiore, circa 300.000 anni fa.
Questo giacimento conserva in una estensione di circa un chilometro quadrato, migliaia di resti fossili!
Esso consiste in un paleoalveo conservato, con una larghezza massima di circa 50 m, che durante il Pleistocene medio-superiore incise il banco di tufite granulare compatta.
All’interno dell’antico tratto di alveo, sono stati rinvenuti numerosi resti faunistici dell’epoca, oltre a strumenti in selce/osso e tracce di macellazione/fratturazione delle ossa, che documentano la presenza umana (testimoniata anche dal ritrovamento di un molare deciduo di bambino, attribuibile a Homo heidelbergensis).
“Sparsi tra i reperti faunistici sono stati raccolti quattrocento strumenti litici, culturalmente riferibili al Paleolitico inferiore. La materia prima, costituita da piccoli ciottoli silicei e calcareo-silicei di colore variabile dal grigio al grigio scuro, non appartiene all’ambiente fluvio-palustre ricostruito, ed è stata evidentemente trasportata dall’uomo. Questi si procurava il materiale nei livelli a ghiaie attribuibili alla Formazione Galeria, i cui affioramenti sono attualmente individuabili alla quota di 40-45 metri s.l.m. lungo la parte terminale dei fossi Arrone e Galeria, ad una distanza minima di tre km dal giacimento de La Polledrara”. (A. P. Anzidei et al., Castel di Guido – dalla Preistoria all’Età moderna, 2001).
La fauna ivi presente, è costituita per la maggior parte da grandi mammiferi, come ad esempio, l’elefante antico (Palaeoloxodon antiquus), il bue primigenio (Bos primigenius) e il cervo elafo (Cervus elaphus). Sono stati trovati anche resti di altri animali, come ad esempio il cavallo, il lupo e molti uccelli acquatici.
I numerosi resti sono dovuti sia al trasporto durante le fasi di piena dell’antico corso d’acqua, con successiva deposizione sul fondo al diminuire della corrente, sia all’intrappolamento diretto dei grandi mammiferi, nel momento in cui tale paleoalveo si era trasformato in una zona di paludosa, ricca di fango e con acque stagnanti.
“Lo stato di conservazione è ottimo; le ossa presentano un buon grado di fossilizzazione ed un aspetto delle superfici vario, da quello molto fresco nei reperti che hanno subito poco o meno trasporto, a quello fortemente fluitato per quelli di minori dimensioni trascinati dalla corrente.
I reperti erano stati successivamente seppelliti, in un tempo relativamente breve, da uno strato di tufite, derivata da prodotti vulcanici rimaneggiati” (A. P. Anzidei et al., Castel di Guido – dalla Preistoria all’Età moderna, 2001).
Questo importantissimo sito archeologico, uno dei più ricchi e meglio conservati del pianeta e, sicuramente, il più grande d’Europa ma, ahimè, attualmente risulta chiuso al pubblico.
Mentre in precedenza infatti, erano previste delle aperture del Museo , in occasione di visite guidate programmate, all’interno della struttura museale (costruita in occasione del Giubileo dell’anno 2000), al momento invece, non è più accessibile e fruibile ai cittadini.
Noi dell’Associazione Culturale Cornelia Antiqua, ci auguriamo che torni al più presto ad essere aperto ai visitatori, in modo che finalmente potremo tornare tutti a beneficiare di questa grande testimonianza storica presente nel nostro territorio!
Articolo di Tatiana Concas-Foto di Franco Leggeri per l’Associazione Cornelia Antiqua
– XII CONGRESSO NAZIONALE DI ARCHEOLOGIA CRISTIANA-
Nuovi dati a carattere archeologico, emersi in seguito alla scoperta dell’associazione culturale Cornelia Antiqua, saranno presentati in occasione del XII Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana dal Dott. Alessio De Cristofaro (Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma) insieme al Dott. Andrea Ricchioni.
Basilide è un martire romano sepolto al XII miglio della via Aurelia, in località Lorium, fra la Bottaccia e Castel di Guido.
Le informazioni relative a Basilide non sono molte, ma sappiamo che probabilmente è stato martirizzato tra il III e il IV sec. d.C. per la sua fede cristiana. Durante il Medioevo era venerato in due basiliche: la prima, eretta sul suo sepolcro lungo la via Aurelia (ricordata nell’itinerario Malmesburiense); la seconda, sulla via Labicana, fu restaurata nel sec. IX da Leone III.
Ambedue le basiliche risultavano scomparse da secoli, insieme alle catacombe, recentemente riportate alla luce.
La scoperta è stata realizzata durante una grande campagna di censimento, effettuata nel mese di maggio 2020 ad opera dell’Associazione Cornelia Antiqua, in collaborazione con Sotterranei di Roma.
L’associazione inizialmente, aveva seguito una ricerca bibliografica svolta da un’archeologa esterna su testi antichi, in modo di riuscire a delineare un’area in cui era presumibile si trovassero le catacombe, di cui si era persa da secoli ogni traccia.
Dopodiché, il presidente dell’associazione e gli altri componenti presenti, attraverso un’attenta ricerca sul posto, guidata anche dall’esperienza acquisita durante le campagne di censimento, sono riusciti ad individuare l’esatto punto in cui erano collocate le catacombe di San Basilide.
Esse sono situate in un’area nei pressi dell’antico sito Lorium, compreso tra la Bottaccia e Castel di Guido.
Vicino ad esse inoltre, è stata rinvenuta un’altra struttura, ancora oggetto di studio, che potrebbe essere identificata come l’antica basilica di San Basilide, una delle più importanti di Roma all’epoca, anch’essa scomparsa da secoli.
Lo scavo per riportare alla luce sia le catacombe, che la probabile antica basilica, è stato iniziato nel mese di marzo 2022.
Invitiamo gli appassionati e tutti coloro che siano interessati ad approfondire l’argomento, relativo ai nuovi dati emersi da questa recente riscoperta, a seguire il XII Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, che si terrà a Roma durante le giornate 20-23 settembre 2022.
In particolare, i nuovi dati relativi a Basilide, saranno presentati durante l’intervento del Dott. Alessio de Cristofaro (L’ecclesia del martire Basilide al XII miglio della via Aurelia), che avrà luogo giovedì 22 settembre, fra le 17.00 e le 19.00, presso l’Aula del Consiglio del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi Roma Tre, nella sede di via Ostiense, 234.
Per ogni altra informazione riguardo al prossimo Congresso, alleghiamo la locandina in pdf.
-Castel di Guido-La tomba di San Basilide- località Lorium, Casale della Bottaccia-
Roma Municipio XIII-Associazione Cornelia Antiqua-San Basilide è un martire romano sepolto al XII miglio della via Aurelia in località Lorium, fra la Bottaccia e Castel di Guido. Del martire non si sa nulla, perché le tre passiones che lo riguardano sono tardive e completamente prive di valore (BHL, I, p. 153, nn. 1018-20). Nessuno dei suoi compagni è romano: Nabore e Nazario sono i celebri martiri milanesi, il cui culto si diffuse a Roma sulla via Aurelia, presso il monastero di San Vittore, anch’egli martire milanese; Cirino probabilmente Quirino, il vescovo di Siscia, il cui corpo fu portato a Roma e sepolto ad Catacumbas. Il Martirologio Romano ricorda Basilide anche il 10 giugno, insieme con Tripodis, Mandalis ed altri venti anonimi: i due nomi non sono, però, nomi di santi, ma vanno ricollegati alla città di Tripolis Magdaletis e i venti martiri sono da riferire all’Africa. Probabilmente il dies natalis di Basilide è il 12 giugno, confermato dal Capitolare evangeliorum di Würzburg (sec. VII) e dagli altri capitolari romani, che lo ricordano a questa data e senza compagni. Nel Medioevo il martire era venerato in due basiliche: la prima, eretta sul suo sepolcro sulla via Aurelia, è ricordata dall’Itinerario Malmesburiense; la seconda, sulla via Labicana, fu restaurata nel sec. IX da Leone III. Ambedue sono scomparse da secoli.
-Ricerca bibliografica a cura di Franco Leggeri per Associazione Cornelia Antiqua-
GLI AMICI DEL MUSEO DI POGGIO MIRTETO: TESORIERI DELLA CULTURA DEL TERRITORIO
Un’associazione da anni impegnata nella valorizzazione del territorio. Sono Gli Amici del Museo di Poggio Mirteto, che vanno avanti nonostante le difficoltà della Riforma del terzo setto
Articolo di Pier Luca Aguzzi
POGGIO MIRTETO-27-08-2022L’associazione Amici del Museo nasce nel 1998 contemporaneamente con l’apertura del Museo Civico di Poggio Mirteto (Rieti). Fino al 2004 era un’associazione non riconosciuta, era semplicemente un gruppo di persone unite per aiutare. Molte persone volevano un luogo di studio, ricerca, valorizzazione ed unione, e così è nato il Museo. Nel 2004 è stata ufficializzata l’associazione che lavora molto nel territorio di Poggio Mirteto.
«Le attività basilari sono iniziate subito, questo per portare gente al Museo, per fidelizzarla», commenta Andrea Leopaldi, tesoriere di Amici del Museo di Poggio Mirteto. «Abbiamo fin dall’inizio previsto un ciclo di incontri del sabato, molto apprezzati, dal mese di ottobre a maggio, su temi vari con professori universitari, esperti, ricercatori, questo nella sala del Museo. Poi purtroppo la pandemia ha bloccato tutto, ma riprenderemo».
Musica, letteratura, passeggiate alla scoperta della Sabina
L’amore per il territorio e per il Museo ha portato l’associazione a dare vita ad altre manifestazioni. Dal 2006 è nata la Settimana musicale mirtense, festival di musica generalista dove si possono ascoltare suoni trasversali. E a questo si è aggiunta una convenzione con il Conservatorio Santa Cecilia di Rieti e il Conservatorio Briccialdi di Terni. «Abbiamo il sogno di unirci per eventi culturali, trasformando il tutto in un contenitore culturale», spiega Leopaldi, «ma organizziamo anche Sabina libri, fiera dedicata alle case editrici che parlano della Sabina. Ad esempio Melania Mazzucco è nostra ospite di onore. Tra i soci c’è anche Guerrino Filippini, regista, col quale è stato aperto un canale YouTube ad hoc per le nostre attività: Amici del Museo di Poggio Mirteto, con tutti i video prodotti, come la promozione del territorio per i 700 anni di Dante, oppure le tracce dei Fratelli Torresani, ai quali è stato dedicato anche un convegno. Nel 1521 avevano lavorato a Poggio Mirteto ed è bello riportare a galla la loro storia sulla nostra terra», ricorda Leopaldi. A pagamento vengono realizzate solamente le passeggiate alla scoperta della Sabina, la domenica mattina, una al mese, per vedere castelli, boschi e rocche. Tanti eventi per Poggio Mirteto e l’intera Sabina interamente gratuiti, portati avanti dall’associazione composta da cento volontari, di cui dieci super attivi in molti ambiti. E gli Amici del Museo sono andati avanti anche quando il Museo, per motivi di restauro, è stato chiuso, con il cantiere che dovrebbe chiudere nel 2023, dopo otto anni di lavori.
Tanta burocrazia
«Nascemmo dal basso per aiutare il Museo e dare una spinta alla nostra Amministrazione dell’epoca, perchè non era scontata la presenza di un museo a Poggio Mirteto. Offriamo attività culturali al servizio del Museo e della popolazione e come volontari per un anno abbiamo tenuto aperto anche il Museo Diocesano della Sabina. Il vescovo non sapeva come tenerlo fruibile, mancava personale, così lo abbiamo aiutato noi».
«Abbiamo sempre molto riscontro dai cittadini. Ora, con la Riforma del terzo settore si è inasprita anche la parte burocratica per le associazioni e questo non aiuta. Con un bilancio da 20mila euro l’anno, e senza programmazione regionale, diventa più complicato organizzare, è faticoso, ma andiamo avanti per amore del territorio», sottolinea Leopaldi. «Su alcuni temi la provincia di Rieti è abbastanza indietro. Poggio Mirteto, terza città del Reatino, non ha teatro, cinema né ufficio turistico. Cerchiamo di sensibilizzare, ma fino a dove possiamo. Adesso stiamo lavorando per recuperare il lavatoio comunale, bellissimo, di fine ‘800. Per questo progetto ci sono stati donati da un privato 50mila euro. Abbiamo anche lanciato il Cammino dei Bianchi, movimento del 1399 tra Umbria e Lazio del quale esistono chiese con affreschi bellissimi che raccontano la storia di questo movimento al grido di pace e misericordia». Però, conclude il tesoriere Leopaldi, «la Regione Lazio purtroppo non lo ha previsto come di interesse».
Fonte- “Reti Solidali” è la rivista on line del CSV Lazio.Ha l’obiettivo di raccontare la ricchezza del volontariato del Lazio, al di là dei luoghi comuni, e di aggiornare i volontari e le loro associazioni sui dibattiti e i cambiamenti in corso, facilitando il confronto.
“DOVEROSO RESTITUIRE LE OPERE D’ARTE TRAFUGATE DALLE COLONIE”
Roma- 23 agosto 2022–Tutti i Paesi europei che hanno avuto Colonie, in Africa, in Oriente o nelle Americhe, hanno portato via molti manufatti, esposti in Musei ed in raccolte private. Molto spesso non si tratta solo di “oggetti” belli o in qualche modo interessanti, ma di vere “opere d’arte”, che raccontano la Storia e la Cultura dei Paesi colonizzati, i quali, pertanto, non hanno più un pezzo del loro passato.
Probabilmente l’Africa è il continente più “saccheggiato”. In particolare, dall’Africa Centrale, soprattutto dal Congo, che è nato nel XIX secolo come “possedimento personale del Re Leopoldo del Belgio”, sono stati sottratti circa 180.000 manufatti artistici.
Inoltre, dall’antico Regno del Benin, attuale Sud della Nigeria, sono stati portati via più di 4.000 oggetti, soprattutto sculture in legno, alcune anche antiche in quanto realizzate nei secoli passati.
Inoltre, dal Kenya sono state portate via oltre 300 statue commemorative in legno, conservate anche in vari Musei americani, anche universitari, che le hanno acquistate sul mercato internazionale delle opere d’arte.
Il manufatto artistico africano più costoso è la scultura, proveniente dal Camerun, che rappresenta la regina Bangwa, venerata come una divinità dalla sua gente, che è stata portata via dalla sua sacra dimora dall’esploratore tedesco Gustav Conrau.
Negli ultimi decenni vari Musei ed Università hanno restituito una parte dei manufatti artistici posseduti. Al riguardo, l’Università di Yale ha restituito migliaia di manufatti portati via dal Perù.
La restituzione delle opere d’arte trafugate durante il periodo coloniale è un’azione doverosa perché serve alle Autorità dei Paesi dai quali sono state portate via, e che oggi sono degli Stati indipendenti, per ricostruire la loro Storia e la loro Cultura, e quindi la loro identità nazionale. Invece, molto spesso questi manufatti, conservati nei Musei o nelle raccolte private, anche se hanno un valore economico, talvolta anche grande, o sono ammirati per la loro bellezza artistica, non hanno alcun “significato” storico o culturale per chi li possiede e quindi, come si usa dire, sono “privi di vita”.
Il nostro Paese ha provveduto da alcuni decenni, non senza polemiche, a restituire alcune opere d’arte prelevate dalle ex colonie africane. L’oggetto più famoso è la Stele di Axum, un obelisco realizzato tra il I ed il IV secolo, alto 23 metri e pesante 150 tonnellate, portato via da quella sacra località dell’Etiopia il 3 maggio 1935 (durante la guerra fatta dal regime fascista) e collocata solennemente il 28 ottobre 1937 (15° anniversario della “Marcia su Roma”) a Piazza di Porta Capena, davanti alla nuova sede del Ministero delle Colonie (che dal dopoguerra ospita la sede internazionale della FAO, l’Agenzia ONU per la lotta contro la fame nel Mondo).
La Stele è stata restituita al Governo etiope il 28 ottobre 2003 e, dopo essere stata restaurata a nostre spese, è stata ricollocata solennemente ad Axum nel 2008.
Egualmente è stato restituita nel 1960 al Governo etiope la statua in bronzo dorato, denominata il Leone di Giuda, opera dello scultore francese Georges Gardet, che la realizzò nel 1930 per la incoronazione dell’Imperatore Ha‘ilé Selassié, e che era stata portata via nel 1936 e collocata solennemente l’8 maggio 1937 (per il primo anniversario della proclamazione dell’Impero, dopo la conquista dell’Etiopia) davanti al Monumento agli Eroi di Dogali (i 430 soldati caduti nella omonima battaglia del 26 gennaio 1887 durante la Guerra contro l’Abissinia per il possesso dell’Eritrea), vicino alla Stazione ferroviaria “Termini” di Roma. La statua è statua ricollocata nella Capitale etiopica Addis Abeba, ma non nell’ex Palazzo imperiale, bensì su un basamento in un giardino vicino alla stazione ferroviaria.
Sarebbe un’azione molto dignitosa da parte del nostro Governo la restituzione di altre opere d’arte “trafugate” dalle colonie africane prima che ne sia fatta la richiesta ufficiale da parte dei Governi interessati. In questo modo il nostro Paese dimostrerebbe al Mondo di aver “fatto i conti” con il proprio passato coloniale, almeno in parte, perché rimane il problema del riconoscimento della nostra responsabilità per le tragedie che la nostra “dominazione coloniale” ha comportato per quei Paesi, in primo luogo le oltre 500.000 vittime (circa 350.000 in Etiopia e 100.00 in Libia), per le quali si dovrebbe almeno “chiedere scusa”. In questo modo il nostro Paese potrebbe sedere a testa alta nel consesso delle Nazioni democratiche.
– I Volontari di Cornelia Antiqua ripuliscono l’Antica via Cornelia-
Roma -Municipi XIII e XIV- 31 luglio 2022-Nuova vita per l’antica via Cornelia. Ieri mattina i Volontari dell’Associazione Cornelia Antiqua, incuranti del solleone, hanno prelevato dal magazzino decespugliatori, soffiatori e attrezzi vari e , con tanto sudore , sono riusciti a liberare i vecchi basoli da erbacce , arbusti e canne che avevano sopraffatto il tracciato della via Cornelia. I Volontari dell’Associazione Cornelia Antiqua hanno, come sempre, risposto e testimoniato, con i fatti, il loro essere presenti e dimostrando , ancora una volta, la loro sensibilità per la storia del nostro territorio. Grazie all’impegno civico dell’Associazione Cornelia Antiqua la Via Cornelia è ,da oggi, di nuovo pulita e godibile per i visitatori. La dedizione mostrata da tutti i Volontari è straordinaria ed è un insegnamento per tutta la comunità. Il Presidente dell’Associazione ,Cristian Nicoletta, ha sottolineato l’importanza di questa attività di sfalcio e pulizia della via Cornelia antica , il lavoro è finalizzato alla valorizzazione e alla cura del patrimonio archeologico del nostro Municipio e della salvaguardia delle testimonianze custodite dalla Campagna Romana. La signora Tatiana Concas vuole anche precisare che :” noi Volontari siamo come un piccolo esercito pacifico che difende la bellezza e le testimonianze della grandezza di Roma Capitale”. Noi semplici Cittadini romani ringraziamo i Volontari e , come loro, speriamo che vi siano altre persone che si uniranno e contribuiranno, fattivamente, alle prossime iniziative dell’Associazione Cornelia Antiqua.
-Tutto pronto per la cerimonia di consegna dell’ottavo Premio CAMPAGNA ROMANA 2022-
Roma- Municipi XIIIeXIV-15 luglio 2022-Si terrà questa sera alle ore 20:00 la cerimonia di consegna dell’ottavo Premio CAMPAGNA ROMANA 2022, presso la sede dell’Associazione Cornelia Antiqua di via Boccea in Roma . Sarà dunque una Cerimonia speciale e simbolica, un bel modo di festeggiare i 12 premiati, tra Archeologi, Imprenditori e personalità che si sono particolarmente distinte, con il loro impegno quotidiano, nel valorizzare la “nostra” Campagna Romana. A introdurre la serata, dopo il saluto del Presidente di Cornelia Antiqua Cristian Nicoletta, sarà Tatiana Concas mentre a presiedere e consegnare le targhe sarà Franco Leggeri , Fotoreporter della Campagna Romana, che ha ideato ed istituito il Premio. Ogni premiato , oltre la targa, riceverà una pergamena con le motivazioni complete per cui le viene consegnato la targa del Premio CAMPAGNA ROMANA.
Di seguito l’elenco dei Premiati.
1) Dott. Alessio de Cristofaro
Per l’impegno nel valorizzare la storia e la memoria della Campagna Romana.
2)Dott.ssa Roberta Pardi
Per la passione nel proteggere la bellezza e la storia della Campagna Romana.
3) Don Roberto Leoni
Per aver istituito il Museo di Galeria;
4) Gianluca Chiovelli
Per le ricerche storiche relative alle Vie Cornelia e Boccea;
5) Grazia Amici
Imprenditrice lattiero-caseario della Campagna Romana;
6 )Luigi Conti
Priore del Palio dei Fontanili del Borgo di Testa di Lepre;
7) Professoressa Lupo Cesira, detta CIA
Per aver adottato con i suoi studenti la Villa Romana di Casalotti;
8) Enzo Stefanoni –
Per l’esplorazione dei siti Archeologici della Campagna Romana e per un ritrovamento di grande interesse storico;
9) Sandro Francesco Piave (detto “il sindaco”)
Per il lavoro volontario finalizzato a rendere più bella la periferia di Roma Capitale;
10) Marco di Francesco
Dipinge la bellezza e la poesia della Campagna Romana.;
11) Francesco Braghetta
Esploratore e Divulgatore storico-naturalistico della Campagna Romana;
Roma Municipi XIII-XIV- Annunciati i vincitori dell’VIII Premio CAMPAGNA ROMANA2022-
Roma Municipi XIII-XIV- 6 luglio 2022- Nei locali dell’Associazione Cornelia Antiqua di via Boccea, la sera del 15 luglio, anche quest’anno sarà consegnata la Targa e la pergamena del Premio Campagna Romana a persone che si sono particolarmente distinte per il loro impegno operando nell’Arte, nella Cultura, nell’Ambiente e nell’Imprenditoria .
Il Presidente dell’Associazione , Cristian Nicoletta, ha comunicato, a nome del Direttivo, l’elenco dei premiati e le motivazioni:
1) Dott. Alessio De Cristofaro
Per l’impegno nel valorizzare la storia e la memoria della Campagna Romana.
2)Dott.ssa Roberta Pardi
Per la passione nel proteggere la bellezza e la storia della Campagna Romana.
3) Don Roberto Leoni
Per aver istituito il Museo di Galeria;
4) Gianluca Chiovelli
Per le ricerche storiche relative alle Vie Cornelia e Boccea;
5) Grazia Amici
Imprenditrice lattiero-caseario della Campagna Romana;
6) Luigi Conti
Priore del Palio dei Fontanili del Borgo di Testa di Lepre;
7) Professoressa Lupo Cesira, detta CIA
Per aver adottato con i suoi studenti la Villa Romana di Casalotti;
8) Enzo Stefanoni –
Per l’esplorazione dei siti Archeologici della Campagna Romana e per un ritrovamento di grande interesse storico;
9) Sandro Francesco Piave (detto “il sindaco”)
Per il lavoro volontario finalizzato a rendere più bella la periferia di Roma Capitale;
10) Marco Di Francesco
Dipinge la bellezza e la poesia della Campagna Romana.;
11) Francesco Braghetta
Esploratore e Divulgatore storico-naturalistico della Campagna Romana;
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