CASTEL DI GUIDO, VILLA ROMANA DELLE COLONNACCE : “Il Giardino Antico”
ROMA La VILLA ROMANA delle COLONNACCE di Castel di Guido, “Il Giardino Antico”
Castel di Guido-I visitatori che in questi giorni , a seguito delle varie manifestazioni organizzate dalla LIPU, sono stati ospiti del GAR a Villa Romana delle Colonnacce e qui guidati dal mitico Archeologo Luca nel tour tra gli scavi archeologici. Durante la visita alla Villa Romana molti ospiti sono stati incuriositi dalla presenza di alcuni alberi , muniti di cartello con la relativa descrizione di Plinio, che si trovano nell’angolo in fondo all’area archeologica sono alcuni esemplari di : CIPRESSO,LECCIO,FRASSINO e NOCCIOLO.
CASTEL DI GUIDO, VILLA ROMANA DELLE COLONNACCE : “Il Giardino Antico”
Questi alberi sono qui a testimoniare che, tra fine dell’età repubblicana e primi decenni dell’epoca imperiale, come si può anche leggere nelle Opere di Plinio il Vecchio, Plinio il Giovane, Catone e Columella , il giardinaggio non è più considerato una occupazione produttiva, ma anche attività svolta per piacere e diletto. Celebre il brano di Plinio il Vecchio: “I decoratori di giardini distinguono, nell’ambito del mirto coltivato, quello tarantino a foglia piccola, il nostrano a foglia larga, l’esastico a fogliame densissimo, con le foglie disposte a file di sei” ed ancora: “Esistono anche dei platani nani, che sono costretti artificialmente a rimanere di piccola altezza”.
Nota e foto sono di Franco Leggeri
Associazione CORNELIA ANTIQUA
Il mitico LUCA- Archeologo GAR-Veterano di Villa delle ColonnacceCASTEL DI GUIDO, VILLA ROMANA DELLE COLONNACCE : “Il Giardino Antico”CASTEL DI GUIDO, VILLA ROMANA DELLE COLONNACCE : “Il Giardino Antico”CASTEL DI GUIDO, VILLA ROMANA DELLE COLONNACCE : “Il Giardino Antico”CASTEL DI GUIDO, VILLA ROMANA DELLE COLONNACCE : “Il Giardino Antico”CASTEL DI GUIDO, VILLA ROMANA DELLE COLONNACCE : “Il Giardino Antico”Associazione CORNELIA ANTIQUA– Siete appassionati della Storia poco raccontata, quella da riscoprire e vi piace l’ Avventura ,oppure siete affascinati dalla bellezza della Campagna Romana ? Allora unisciti a noi. Ecco cosa facciamo: Produciamo Documentari e Fotoreportage, organizziamo viaggi ,escursioni domenicali e tantissime altre iniziative culturali.Tutti sono benvenuti nella nostra Associazione, non ha importanza l’età, noi vi aspettiamo !Per informazioni – e.mail.:cornelia.antiqua257@gmail.com– Cell-3930705272–CASTEL DI GUIDO, VILLA ROMANA DELLE COLONNACCE : “Il Giardino Antico”CASTEL DI GUIDO, VILLA ROMANA DELLE COLONNACCE : “Il Giardino Antico”CASTEL DI GUIDO, VILLA ROMANA DELLE COLONNACCE : “Il Giardino Antico”CASTEL DI GUIDO, VILLA ROMANA DELLE COLONNACCE : “Il Giardino Antico”CASTEL DI GUIDO, VILLA ROMANA DELLE COLONNACCE : “Il Giardino Antico”CASTEL DI GUIDO, VILLA ROMANA DELLE COLONNACCE : “Il Giardino Antico”CASTEL DI GUIDO, VILLA ROMANA DELLE COLONNACCE : “Il Giardino Antico”CASTEL DI GUIDO, VILLA ROMANA DELLE COLONNACCE : “Il Giardino Antico”CASTEL DI GUIDO, VILLA ROMANA DELLE COLONNACCE : “Il Giardino Antico”CASTEL DI GUIDO, VILLA ROMANA DELLE COLONNACCE : “Il Giardino Antico”CASTEL DI GUIDO, VILLA ROMANA DELLE COLONNACCE : “Il Giardino Antico”CASTEL DI GUIDO, VILLA ROMANA DELLE COLONNACCE : “Il Giardino Antico”CASTEL DI GUIDO, VILLA ROMANA DELLE COLONNACCE : “Il Giardino Antico”CASTEL DI GUIDO, VILLA ROMANA DELLE COLONNACCE : “Il Giardino Antico”CASTEL DI GUIDO, VILLA ROMANA DELLE COLONNACCE : “Il Giardino Antico”CASTEL DI GUIDO, VILLA ROMANA DELLE COLONNACCE : “Il Giardino Antico”
“Un viaggio archeologico alla scoperta dell’antichissima Civiltà Sarda, ben precedente a quella Greca e a quella Romana. Una civiltà negata dall’archeologia sebbene menzionata e testimoniata da documenti, nomi, edifici, reperti; soprattutto incongruenze incredibili che fino ad oggi hanno dato della splendida Isola l’idea di essere una specie di Terra di Conquista da poter colonizzare a proprio piacimento. Nulla di più falso e antistorico. I pretesi ‘colonizzatori’ si sono dimostrati, ad una attenta lettura della documentazione di cui possiamo disporre, addirittura successivi alla Civiltà Sarda, che ho voluto definire dei ‘Guerrieri del Mare’. Un oblio causato dal tempo, da certa Storiografia desiderosa di non offuscare glorie successive e soprattutto dal non volere e dovere ammettere che la potente Civiltà Sarda è la risultante di forti e saldi contatti con il Nord Europa”.
Fabio Garuti-Sardegna-
Anguana Edizioni Sossano ( VI )
Anguana Edizioni Sossano ( VI )
Anguana Edizioni nasce a metà agosto 2010, come “soluzione” per pubblicare velocemente e bene “Storie di Anguane”, il primo libro di Anguanamadre.
Anguana Edizioni è una casa editrice libera e indipendente, dichiaratamente pagana, ambientalista, animalista, pacifista e femminista. In quanto tale, è aperta a tutti i tipi di spiritualità, purchè rientrino in questi parametri che sono i capisaldi della sua linea editoriale.
E’ libera e indipendente in quanto non beneficia delle sovvenzioni statali per la sua esistenza, e pertanto non deve rendere conto a nessuno di quello che pubblica, e ancora meno si preoccupa se la cosa può dare fastidio o meno.
La sede di Anguana Edizioni è a Sossano (VI), in località S. Michele, nell’antico borgo medioevale stregato dell’Antica Caminata di S. Michele, che ospita anche la Biblioteca Esoterica La Fonte di Anguana, in cui si trovano molti libri antichi e ormai introvabili, da cui vengono tratte molte delle pubblicazioni più prestigiose e particolari di Anguana, che rientrano nella collana I Blu della Caminata.
Anguana Edizioni via S. Michele 14 36040 Sossano ( VI )
Palazzo Brancaleoni ospita la sezione arcaica del Museo Civico Archeologico di Fara in Sabina e l’Archivio storico comunale mentre la sezione medievale è situata all’interno dell’Abbazia di Farfa. Il Palazzo è un edificio del XV secolo, appartenuto alla nobile famiglia Brancaleoni. Nasce dall’accorpamento di alcune strutture medievali, tra cui sono riconoscibili due case-torri inglobate nella ristrutturazione rinascimentale, adattate ai nuovi canoni architettonici ed abitativi quattrocenteschi che prevedevano piani di rappresentanza riservati ai proprietari, riccamente decorati con affreschi e soffitti lignei a cassettoni. Nella cinque sale del piano “nobile” sono esposti materiali per un arco cronologico compreso tra la preistoria e l’età romana. In particolare tra i reperti esposti sono presenti i materiali provenienti dalla capanna di Cures (VIII secolo a.C.) e le lamine in oro del corredo della sepoltura principesca di Colle del Forno (tomba XI-fine VII secolo a.C.). Al piano terra l’Archivio storico comunale conserva la documentazione del territorio a partire dalla fine del XV secolo.
Museo archeologico di Fara in Sabina-Piazza del duomo – 02032 Fara in Sabina (RI)
Dal 1° maggio 2022, cambiano le modalità di accesso ai luoghi della cultura e dello spettacolo, non sarà più richiesto il possesso del green pass e decade l’obbligo di indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie. Se ne raccomanda comunque l’utilizzo
FIANELLO SABINO(RIETI): SCRIGNO DI STORIA, LEGGENDA, ARTE E CULTURA-
Comitato Salviamo Fianello
Comitato Salviamo Fianello
BREVI CENNI STORICI-Comitato Salviamo Fianello–Nell’Abbazia di Farfa è custodito un documento dal quale risulta che nel 1036 d. C. il Castello di Fianello fu “ceduto” all’Abbazia da un certo Berlengario con le quote della moglie Bizanna e delle figlie Susanna ed Erlengarda. Da qui sono scattate, ad opera dell’Associazione Fianello, le ricerche storiche, dalle quali è risultato che, nel Medioevo, Fianello è stato possedimento del Ducato longobardo di Spoleto (591-800 d. C.), poi dei Savelli e, nel Rinascimento, degli Orsini.
Paolo Genovesi Fotoreportage FIANELLO SABINO
Nell’antichità la regione fu abitata dai Sabini e definitivamente sottomessa a Roma nel 290 a. C. . Dopo Costantino fu annessa alle provincie di Tuscia ed Umbria. Dal 591 d. C. l’intera Sabina fu controllata stabilmente dai Longobardi del ducato di Spoleto. Le prime incursioni dei Saraceni in Sabina si ebbero nell’877, cui seguirono quelle degli Ungari finchè, all’inizio dell’anno 1000 incominciò, per motivi di difesa, il fenomeno dell’incastellamento quando i borghi si insediano sulle cime più elevate, intorno ad un castello e ad una chiesa, e tutto il territorio circostante viene quasi a far da corona a quelle alture fortificate e piene di vita.
Fianello-Foto Paolo Genovesi
Prima di giungere al paese si trova sulla destra il cimitero, addossato alle rovine della chiesa romanica di S. Maria. Nel 1950, eseguendosi lavori per l’apertura di una strada di accesso, si scoprì una fossa entro cui, gettate alla rinfusa, c’erano numerose sculture. Erano tutte incrostate di calce, per cui l’ipotesi più probabile è che, al tempo della costruzione della chiesa, il materiale marmoreo della villa antico-romana sia stato adoperato per fare calce.
Fianello-Foto Paolo Genovesi
Di queste statue, attualmente conservate a Roma, se ne sono interessati alcuni autori: Andreae Bernard “Statuette einer Tanzerin ans Fianello Sabino” (Mainz 1962); D. Faccenna “Rinvenimento di un gruppo di sculture” in Fianello Fraz. di Montebuono (1951).
Nel 1997, la studiosa tedesca Christiane Vorster, ha tenuto una conferenza su tali statue datandole intorno al 100 a. C.
Sul retro della chiesa di S. Maria, ancora esiste la ghiera di uno speco dell’acquedotto antico romano che adduce tutt’ora acqua “saluberrima” da una sorgente lontana circa mezzo chilometro.
Paolo Genovesi Fotoreportage FIANELLO SABINO
La formazione del borgo di Fianello risale al periodo medioevale. Le fortificazioni erano surrogate da una cintura di case addossate le une alle altre; gli abitanti delle quali andavano a costituire l’anello più estremo dell’organizzazione sociale del borgo. E’ evidente l’estrema aderenza dell’abitato alla situazione geomorfologica del terreno: struttura anulare, pseudoconcentrica, il cui margine era abitato dai soggetti più umili e le cui fasce più interne dai cittadini via via più vicini ai gentili. Il borgo è arroccato su un colle di media altezza, un centinaio di metri rispetto al fondovalle.
La struttura urbanistica, chiusa da due porte, non presenta le smagliature assai frequenti negli abitati medievali italiani dove, man mano che la popolazione aumentava, si occupavano anche i versanti dei colli.
Paolo Genovesi Fotoreportage FIANELLO SABINO
Fianello, secondo il Tomassetti, -“delizioso castello posto in una valle con fecondo territorio e buoni fabbricati”- possedeva un monte dei pegni ed un monte frumentario ed una Fondazione per l’Ospedale, la cui attività consisteva nel distribuire pane a tutte le famiglie il giorno del sabato santo. Questa enorme quantità di pane veniva cotta nel Forno Monumentale, ancora esistente e funzionante.
Paolo Genovesi Fotoreportage FIANELLO SABINO
La chiesa di S. Giovanni Battista, difronte al Palazzo, è stata edificata su altra preesistente d’impianto tardo romanico. All’interno vi sono quadri restaurati dalle Belle Arti ed una statua lignea della Madonna del 1600.
Il Palazzo sorge su un lato della piazza, che è l’unico slargo topograficamente definito in tutto il piccolo abitato. Una piazza che, malgrado le sue ristrettissime dimensioni (è larga appena una decina di metri), riassume in sè tutti i simboli cardine della gerarchia medievale. Infatti è presente sul lato opposto la chiesa, ricostruita nel 1571 e la Torre medievale longobarda, che prima era forse isolata ed aveva funzioni difensive e cultuali, raro esemplare di torre pentagonale con volta a vela (sec. VI°-VII° d. C.).
Paolo Genovesi Fotoreportage FIANELLO SABINO
Il primo nucleo del palazzo è databile tra l’XI e XII secolo, mentre la rimanente parte, unita alla prima mediante un sovrappasso, è databile intorno alla fine del 1500, come si evince anche dal portale che è chiaramente rinascimentale, tuttora in ottimo stato di conservazione.
Fianello-Foto Paolo Genovesi
Gli scantinati, voltati a botte o a crociera, presentano ancora i segni della loro primitiva utilizzazione: depositi di olio e vino, che venivano lavorati negli stessi ambienti (buche scavate nel terreno e rivestite di laterizi).
Fianello possedeva alcuni frantoi ove si produceva l’olio con macine in pietra mosse dall’asino (ne restano due).
Paolo Genovesi Fotoreportage FIANELLO SABINO
L’atto di cessione di Fianello all’abbazia di Farfa fu formalizzato nel 1036 ed è conservato negli archivi dell’Abbazia, ove risultò registrato per pochi anni. Poi, Fianello riappare nella documentazione nel 1191 soggetto al Papato, cui versava un censo annuo. Ma il cattivo governo dei rettori pontifici portò vari paesi della Sabina alla ribellione (Fianello 1352, Rieti 1375): i territori ribelli furono messi al sacco.
-Bisogna fare una distinzione tra le donne di Atene e di Sparta. Le ateniesi non godevano di diritti propri come gli schiavi. Le fanciulle non potevano uscire dagli appartamenti loro riservati detti ginecei. Uscivano solo per le feste religiose. Il marito veniva scelto dal padre all’interno del gruppo parentale. Anche nel matrimonio le donne continuavano la loro vita da recluse e dovevano rimanere appartate nei banchetti. Paradossalmente quelle delle classi più umili, lavorando fuori casa, andando nei campi o nei mercati, godevano di più libertà di movimento. A Sparta una buona madre doveva essere sana, robusta e vigorosa, tutte le cose che avrebbe trasmesso poi ai nascituri. Per questo motivo venivano indirizzate all’ attività sportiva ed erano soggette ad un minor controllo sociale delle ateniesi. Solo quelle delle classi inferiori si dedicavano ai lavori domestici.
Donna Romana
ROMA
-La donna Romana era più libera della donna greca in quanto poteva partecipare ai banchetti, andare a teatro o al circo. Il suo ruolo era all’interno della casa, nella famiglia. Era considerata per tutta la vita allo stesso livello di un figlio minorenne. Non sempre il matrimonio coincideva con l’amore. Il motivo del matrimonio (termine che non a caso deriva da MATER = MADRE) andava invece ricercato nei figli. Ci si sposava innanzitutto per avere dei figli legittimi, cioè riconosciuti dalla legge. L’istruzione dei figli era compito della madre nei primi anni. Successivamente i maschi venivano affidati a un maestro. L’istruzione delle ragazze terminava a 12 anni.
·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”
Posticciola (RIETI)· Sta nascendo il “”Museo delleArti Contadine”
Articolo e foto di Paolo Petrangeli
Paolo Petrangeli -Posticciola-21 settembre 2023-Si sta attrezzando a Posticciola un nuovo ed importante sito museale, creato. dagli amici del “Museo Arti Contadine” cosa si può dire a loro ?? Se non con un rinnovato e sentimento di gratitudine: Grazie!! . È giusto anche ricordate tutti nostri numerosi volontari per il contributo “fisico” ed altro, che hanno donato all’iniziativa, sempre con la solita passione collettiva che ha reso possibile la sistemazione del carro nella nuova sede .
Un grazie alla ditta Paolo Pellegrini che con i suoi mezzi e la sua pazienza ha portato a temine il trasferimento di un carro antico dal rispettabile peso di 7/8 ql. vuoto, arrivando infine, a Posticciola :” IL CARROPANDIZUCCHERO”è posizionato in bella vista a disposizione degli appassionati nell’area ludica nei giardini pubblici in un accogliete dimora, ora in costruzione, senza aver dovuto ridurre lo spazio già esistente per i giochi dei bambini.
Alla fine del mio racconto molti ma penso tutti coloro che amano veramente il nostro borgo , saranno d’accordo con me:la collocazione e, tutto ciò che si farà per rendere definitivo il sito: darà un risulto magnifico.
·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”
LA STORIA:
Per ben comprendete valore del “dono”,che abbiamo ricevuto, credo sia necessario iniziare a raccontare le vicende del “nostro” carro. Dobbiamo con la nostra fantasia, tornare agli inizi dello scorso secolo dove l’attività dell’arte contadina, nella nostra area, esce, dalla produzione dei beni alimentari destinati solo alla pura sussistenza delle famiglie già impegnate nella loro coltivazione ed entra nel mondo: prima del baratto e poi del commercio vero proprio.
La pecunia : di storia antica, diventa sempre più apprezzata da tutte le classi sociali e, l’ansia generalizzata del suo possesso ha di fatto, contribuito alla creazione del mondo moderno.
È in questo contesto, si può pensare,che nello stesso periodo iniziarono, gli albori di una piccola impresa familiare che negli anni successivi diventerà una vera fattoria agricola dedita , tra l’altro, alla produzione della barbabietola per la produzione dello zucchero.
·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”
La BARBAPIETOLA…è una pianta meravigliosa ed assicura ricche soddisfazioni ai produttori, in quanto : tutto di essa è utilizzabile : compreso il residuo della sua lavorazione industriale come mangime per gli animali.
L’abbondanza d’acqua che esiste nella nostra provincia soprattutto lungo il fiume Turano e, la contemporanea costruzione dello zuccherificio di Rieti. Questo polo industriale è deputato alla lavorazione della materia grezza, in arrivo da tutta la piana circostante e la trasforma in zucchero di qualità a favore della popolazione allora, decisamente “affamata” di tale prodotto.
Per questa ragione, la produzione di queste tipo tubero letteralmente esplose in tutta la nostra penisola. Per la soddisfazione di tutti operatori del settore. In questo caso: produzione agricola e sito di trasformazione erano posizionati in loco. Ciò racconta che l’economia circolare , tanto agognata oggi , era già una realtà “antica” in questi luoghi.
·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”
“CARROPANDIZUCCHERO”
Struttura: legno/ferro veniva tirato da due coppie di buoi e, trasportava 15/20 quintali di prodotto dall’area di produzione al zuccherificio situato oggi: al “centro” di Rieti edificio in disuso che si può quindi, definire archeologia industriale.
CURIOSITÀ: Dopo circa otto mesi dalla semina, e numerose ore di assistenza necessarie per far crescere sana la barbabietola, finalmente il carro il “nostro” “CarroPandizucchero” era davanti ai cancelli del zuccherificio.
Il proprietario del carico ed i suoi aiutanti potevano respirare con tranquillità ed a pieni polmoni la brezza mattutina che scendeva dal Terminillo. Il momento era ideale per tante ragioni. Il lavoro di competenza era stato svolto con maestria: da sempre e da tutti. Giusto aspettarsi un buon premio di riconoscimento per il tempo ed per il lavoro svolto.
Non sarà sempre così !! Bisognerà supera l’ostacolo del controllo del grado zuccherino del carico.
L’esame decreterà il valore economico della partita e, giustificherà – forse – otto mesi di duro lavoro pregresso su i campi .
Grazie alla famiglia Rossi, Azienda agricola “Valle del Turano” per L’attenzione con cui ha conservato un loro bene storico da anni non più in uso.
Ora lo stesso bene renderà gioia a sé stesso ed alle miglia di persone che lo potranno ammirare. nel nuovo sito di Posticciola ciò aggiungerà valore al buon lavoro fatto dalla famiglia Rossi della azienda agricola “Valle del Turano La Cascina” un ringraziamento particolare alla Sig.ra Rossi Enrica ed al marito per sensibilità dimostrata verso le attività del nostro museo.
Grazie.
Articolo e foto di Paolo Petrangeli
·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”
Franco Leggeri Fotoreportage- ROMA Municipio XI-Malagrotta- Scavi Archeologici
Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa
Franco Leggeri Fotoreportage-Roma-Municipio XI-Scavi Archeologici-Lungo la Via di Malagrotta, subito a ridosso della più grande discarica d’Europa, stanno venendo alla luce le antichissime vestigia di una necropoli. Questi nuovi scavi sono poco distanti da quelli di via Castel Malnome-Piana del Sole dove sono venute alla luce oltre 300 sepolture. La prima menzione di “Molarupta” è dell’anno 995, si trova negli annali Camaldolesi che citano una permuta al Monastero di S.Gregorio del fondo Notula da parte di Costanza e negli anni 1014 e 1067 risulta come “casale” come scrive il Nibby.
Mentre il Tomassetti scrive che il nome Molarupta, poi Molarotta e Malagrotta, deriverebbe da una mola sul fiume Galeria sono ancora visibili i resti. Ma il nome di Malagrotta, secondo una leggenda medioevale deriva dalla tana , mala grotta, di un terribile drago che terrorizzava queste terre, il drago fu sconfitto da un Anguillara.. Questa leggenda ha ispirato lo scultore Mauro Martoriati che ha realizzato una scultura, tra il surreale e il metafisico, alta più di tre metri e pesante 10 quintali utilizzando ferro riciclato ; la scultura è stata collocata nei giardini comunali di Anguillara. Ancora una volta ci si trova di fronte al dilemma di chi vuole portare alla luce i tesori nascosti di questa Valle Galeria e chi, invece, vuole seppellire la valle con i rifiuti. Tutta l’area intorno è piena di siti archeologici che testimoniano i periodi che vanno dal Neolitico al Medioevo.
Il toponimo della zona deriverebbe dal latinoMola Rupta (“mola rotta”), nome originato della mola presente sul vicino rio Galeria che si ruppe, tramandando così ai posteri l’attuale toponimo.[1] La prima menzione di Mola Rupta risale al 955, in merito alla cessione di una parte della tenuta da parte di una certa Costanza nobildonna romana; nel 1242 in una bolla di papa Innocenzo IV è menzionato un castrum Molaruptae, dove erano presenti due chiese, Santa Maria e Sant’Apollinare; nel 1299papa Bonifacio VIII confermò il casale come possesso dei monaci benedettini di San Gregorio al Celio in Roma. Nel XIX secolo Malagrotta faceva parte della tenuta di Castel di Guido, di proprietà dei principi Borghese, ed ospitava un casale, un granaio, una chiesa ed un fontanile.[2]
Una leggenda popolare vuole che il toponimo tragga invece origine da una grotta nella quale abitava un minaccioso drago, contro il quale il Papa indisse una crociata a cui parteciparono i principali baroniromani: questa storia fiabesca è stata narrata dal poeta romanesco Augusto Sindici nel sonetto Malagrotta[3] dell’opera XIV leggende della campagna romana:
«Quanno so a Malagrotta, a la salita,
er Drago, prima che je se avvicini
er grosso de la squadra inferocita,
vola a l’assarto su li più vicini.»
(Augusto Sindici, XIV leggende della Campagna Romana – Malagrotta, Roma 1902.)
La località è nota per la presenza della ex discarica omonima, ormai da alcuni anni chiusa e in gestione “post mortem”, che per molti anni ha accolto i rifiuti solidi urbani di Roma e di parte della sua provincia.
La discarica secondo alcuni era la più grande d’Europa[4]: estesa su 240 ettari, accoglieva tra le 4 500 e le 5 000 tonnellate di rifiuti ogni giorno, e produceva 330 tonnellate di fanghi e scarti di discarica ogni anno. A Malagrotta, che è di proprietà dell’imprenditore Manlio Cerroni di Pisoniano[5], arrivavano anche i rifiuti urbani prodotti nello Stato di Città del Vaticano e parte dei rifiuti speciali degli aeroporti di Ciampino e Fiumicino.
Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- anno 2008-Scavi Archeologici a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande 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abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande d’Europa.Malagrotta- Roma Municipio XI- Foto 16 febbraio 2017-Scavi Archeologici abbandonati a ridosso della discarica più grande 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Montopoli di Sabina (Rieti)-Architetto Carlo Cusin “NINFEO di Colle Santa Maria o “Grotta Stolfa”
Montopoli di Sabina-NINFEO di Colle S. Maria o “Grotta Stolfa”
Montopoli di Sabina-NINFEO di Colle S. Maria o “Grotta Stolfa”
Architetto Carlo Cusin:“La mia “caccia grossa” ai tesori Romani nascosti e poco noti in Sabina, ancora incredibilmente pieni di un vivo fascino antico,con tante storie materiali e spirituali da narrare,continua ! Questo è il NINFEO di Colle S. Maria a Montopoli o “Grotta Stolfa”,del I sec aC.,scavato nella collina con una sorgente,in origine con 12 nicchie “abitate” da statue di Ninfe,dal greco “Nymphai”,velate figlie di Giove,giovani divinità femminili della fertilità/vita,alle quali si portavano offerte in vegetali/animali,mai vino,si celebravano riti e feste stagionali propiziatorie… Una lunga storia da un arcaico paganesimo fino ai Longobardi,che terrorizzarono queste zone,con il loro Re Astolfo che,nel 754,sosto’ qui per preparare l’assedio di Roma… Astolfo per finanziare la sua guerra volle far pagare dai sabini l’acqua attinta dalle sorgenti ed il suo nome è rimasto volgarmente legato a quei lontani fatti ! Un grande ringaziamento agli amici della Delegazione FAI Sabina,in particolare ad Enrico Galantini !”.
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MONTOPOLI DI SABINA (Rieti)-La Villa romana dei Casoni –
MONTOPOLI DI SABINA (Rieti)-La Villa romana dei Casoni –
Arch. Carlo CUSIN:”La cd.”VILLA dei CASONI” è un altro tesoro Romano Repubblicano ,amato dal “Sol Invictvs”,a circa 500 mt slm,sul terrazzamento artificiale di una collina SABINA, ancor’oggi lontana dal mondo,non facile da raggiungere,immagino allora… “Dicitvr” si dice,senza certezze, purtroppo,come spesso accade,che sia una grande villa “per otivm”, sorta nel II sec aC su un antico “vicvs” sabino,appartenuta alla plebea “Gens Terentia” Romana,originaria di queste terre,con magistrati/letterati/militari noti fin dal V sec aC,cui appartenne Marco Terenzio Varrone (“Terentia” dal latino colui che trebbia/macina ). La grande villa è posta su almeno 3 terrazzamenti,con la classica planimetria composita con “atrivm”,peristilio,oecvs,triclini ecc con un sottostante criptoportico con bocche di lupo,collegato con un adiacente “horrevm” ipogeo,cui venne addossato,in epoca Imperiale un grandioso paramento,lungo oltre 50 mt,con 9 nicchie absidate/piane con un antistante giardino con una sorprendente piscina circolare ! A monte del complesso è ancora visibile una grande cisterna rifornita da una sorgente ora non più attiva… ! “Res magnae gestae svnt !” Grandi cose furono fatte ! “Gratias” agli amici del Gruppo FAI Sabina !”.
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CASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco Leggeri
Franco Leggeri Fotoreportage
CASTELNUOVO di FARFA (Rieti)
Il DEGRADO E ABBANDONO DEGLI AFFRESCHI DELL’EX-CHIESA DI SANTA MARIA –
In Italia esistono luoghi, se pur carichi di storia per i Borghi dove sorgono, lasciati nel degrado e nella più completa rovina .L’Abside dell’ex-chiesa di Santa Maria di Castelnuovo non sono “pietre disperse” e senza storia , ma è sicuramente un edificio, porzione di edificio, dal passato antico che per qualche ragione sconosciuta non gode dei “diritti” di recupero e restauro come di altri luoghi simili esistenti nella provincia di Rieti. L’Abside è forse condannata a una fine ignobile, soffocata dai suoi stessi calcinacci?
Foto reportage di Franco Leggeri, castelnuovese
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