Roma Municipio XIII- Perché il nome Castel di Guido?
Se percorri la strada con l’auto in corsa vedi solo una tabella che indica Castel di Guido-Comune di Roma e non ti chiedi dove sei ed il perché del nome del Borgo medioevale che attraversi così velocemente. Io me lo sono chiesto ed ho iniziato a fare delle ricerche per mio conto ed ho sbagliato subito l’approccio perché , ingenuamente, sono andato a consultare il libro di Cicerone “ LA TOPICA”, sempre perché qualcuno mi aveva detto che questo è un sito che nell’antichità era denominato LORIUM. Ma, poi mi sono reso conto che molto spesso i nomi che vengono dati ad un territorio , borgo ecc derivano da eventi accaduti molti secoli prima, dunque se questo luogo all’epoca dell’antica Roma era chiamato Lorium ,dovevo spostare le mie ricerche verso l’anno mille e finalmente ci sono arrivato. Tra i vari documenti che ho consultato, il più esaustivo è stato quello che ho trovato scritto negli annali di Prudence de Troyes dove si legge testualmente” Guy, magravede Spolète accurt l’appel du Pape avec le concurs des Romaines il reporte une grande victoire sur les mecreants, battus par les milicies de la campanie romaine”. Trad. “ Guido, margrave di Spoleto, accorse all’appello del Papa, e con il concorso dei Romani riporta una grande vittoria sui miscredenti, battuti con l’aiuto delle milizie della campagna romana”. I fatti narrati avvennero nell’anno 846. La vittoria suscitò ammirazione tra i Romani che iniziarono a chiamare questi luoghi Castrum Guidi, in ossequio a Guido I Duca di Spoleto e Camerino, quindi è questa l’origine del nome CASTEL di GUIDO. Dopo questa breve ricostruzione mi sono domandato:” Ma i Saraceni superstiti dove sono andati a finire ?” Sembrerebbe nella località sita sulla via Tiburtina che prese, appunto, il nome di SARACINESCO….. O No?
FIUMICINO-OSTIA (Roma)-SAI.FO Sistema Archeoambientale –
La nostra Storia
Il 14 marzo 2014 nel Comune di Fiumicino nasce il “Comitato Promotore per il Parco Archeologico, poi denominato Comitato Promotore per un Sistema Archeologico Integrato di Fiumicino e Ostia Antica”. Tutto è iniziato con un appello diffuso tramite i social media, ecco uno stralcio: “ A Fiumicino e sul Litorale Romano la crisi aeroportuale e la diffusa disoccupazione devono aprirci gli occhi. In questo territorio un modo per creare nuovo lavoro c’è: la grande area archeologica dei porti imperiali, della necropoli di Porto e di Ostia Antica sono beni culturali di inestimabile valore, assolutamente sottoutilizzati . Se fossero veramente aperti e fruibili dai flussi turistici si creerebbero per tutta l’area nuovi posti di lavoro.” Il Comitato che prende vita durante la partecipatissima assemblea del 14 marzo vede l’adesione di partiti, sindacati, alcune proloco, associazioni culturali e di categoria dei settori economici legati al turismo e alla valorizzazione dei beni culturali e ambientali. Insomma, più di 50 organizzazioni fra Fiumicino e Roma avranno voglia di darsi da fare per gli obiettivi sopra esposti e che si concretizzeranno con le iniziative che passiamo ad elencare.
14 marzo 2014 L’Associazione Onda Democratica lancia un appello per costituire un Comitato con il fine di valorizzare i siti archeologici di Ostia Antica e i Porti Imperiali di Claudio e Traiano di Fiumicino. Al Comitato aderiranno associazioni, proloco, confederazioni di categoria, sindacati, forze politiche trasversali di Fiumicino e alcune di Ostia, oltre a molti cittadini.
28 marzo 2014, prima riunione e lancio della petizione “Le nostre ricchezze il nostrofuturo” sia in forma cartacea che on-line. Nella petizione si chiede alla Regione Lazio di inserire i siti archeologici nelle azioni cardine regionale.
24 luglio 2014 Consegnate 10.000 firme al Presidente Regione Lazio Nicola Zingaretti, Il Presidente manifesta interesse e chiede che venga redatto un documento che evidenzi lo stato delle cose.
agosto/settembre 2014 Su richiesta del Presidente della Regione Nicola Zingaretti, i componenti del Comitato si dedicano alla redazione del “Primo rapporto per un sistema archeologico integrato fra Ostia e Fiumicino” inviato alla stampa ad ottobre. Il Rapporto include la mappatura dei siti archeologici e ambientali di Ostia e Fiumicino, la situazione della mobilità, esercizi ricettivi e commerciali. Inoltre pubblica alcuni importanti contributi progettuali che entrano nel merito su come si potrebbe attuare un sistema archeologico integrato e come si potrebbero trasformare le aree circostanti in attrazione turistica, Fra gli altri citiamo quello della Camera del Lavoro Territoriale di Roma Centro Ovest-Litoranea CGIL , della Research Office for Critical Mass Architecture, del Comune di Roma X Municipio e della Coop. Integrata Mobi.Di.
26 gennaio 2015– presentato il “Primo rapporto per un sistema archeologico integrato fra Ostia e Fiumicino” al Presidente della Regione Lazio.
13 febbraio 2015 Avvio di una nuova campagna denominata “Apriamoli” per spedire 5000 cartoline per chiedere al Ministro dei Beni culturali Franceschini l’apertura dei siti archeologici di Fiumicino oggi visitabili solo su appuntamento.
7 aprile 2016 partecipazione alla celebrazione dei venti anni della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano insieme con Associazione Fuoripista, Pro Loco di Fregene e Maccarese, Associazione Culturale 99 Fontanili, Associazione Dolce Spiaggia: Convegno “Realtà e Prospettive della Riserva”.
26 maggio 2016 CONVEGNO presso biblioteca Elsa Morante Ostia : “Il Parco archeologico di Ostia Antica e il suo territorio: strategie di sviluppo” – Proposte per un sistema integrato sostenibile tra cultura, città e natura – Relatori: Carlo Pavolini archeologo Università della Tuscia, Andrea Bruschi architetto Università La Sapienza, Alessandro Leon Presidente CLES e Gualtiero Bonvino Urbanista. Intervengono : Cristian Carrara Presidente della Commissione Cultura Regione Lazio, Esterino Montino Sindaco di Fiumicino, Domenico Vulpiani Commissario del X° Municipio.
4 agosto 2016 la Regione Lazio include il Parco di Ostia Antica Fiumicino nelle Azioni cardine: Sistemi di valorizzazione del patrimonio culturale in aree di attrazione. riconoscendo il nostro impegno fino a citare il Comitato nella Delibera di Giunta. DGR_504_04_08_2016 Istituzione Azioni Cardine Parchi Archeologici.
15 settembre 2016 incontro fra l’Amministrazione Comunale (Sindaco Montino, Assessore Pagliuca, e dirigente della Gestione del Territorio Di Silvestre) e una delegazione del Comitato Promotore per il Parco Archeologico Ostia Antica Fiumicino Dopo l’inserimento nelle azioni cardine del Parco Archeologico Ostia Antica Fiumicino e il relativo stanziamento regionale che promuove l’area si è discusso delle possibilità di progetti che potrebbero rappresentare un grande richiamo turistico e un’opportunità economica per tutto il nostro territorio, L’incontro ha avuto come tema centrale della discussione il sistema di piste ciclabili e parcheggi. il Comitato ha presentato una traccia progettuale che prevede la realizzazione di una Pista Ciclabile su un tracciato urbano che consenta di collegare in sicurezza la zona di S.Ippolito a Isola Sacra fino alle sponde del Tevere in corrispondenza di Ostia Antica.
26 ottobre 2016 lancio della nuova campagna “RI-SCOPRIAMOLI” invio di 5000 cartoline per chiedere al Ministro Franceschini di inserire reperti e siti del territorio nord del Comune di Fiumicino nel Parco Archeologico Ostia Antica – Fiumicino e di istituire a Maccarese un Archeoparco attorno al sito neolitico di Fianello.
16 Marzo 2017 Il Comitato Promotore riunisce le Istituzioni: presente il Sindaco di Fiumicino Esterino Montino, l’assessore all’Urbanistica e all’Edilizia, una rappresentanza per il 10° Municipio del Comune di Roma e per l’Ente Parco, e le realtà associate di Ostia e Fiumicino per discutere su come impegnare le nuove risorse regionali messe a disposizione per i siti archeologici.
27 aprile 2017 alcuni componenti del comitato costituiscono l’Associazione di Promozione Sociale SAI.FO – Sistema Archeologico Integrato Fiumicino Ostia; l’Associazione opera conseguentemente e coerentemente con gli scopi del “Comitato Promotore sistema archeologico integrato Fiumicino Ostia”.
13 luglio2017 Convegno: Quando le radici creano lavoro Fatti concreti, idee e proposte per creare economia dalle bellezze archeologiche e nat urali di Fiumicino e Ostia. Partecipano Vicepresidente della Regione Lazio e Assessore Formazione, Ricerca, Scuola, Università, Turismo – Massimiliano Smeriglio, Sindaco del Comune di Fiumicino Esterino Montino, Direttore Parco Archeologico Ostia Antica MariarosariaBarbera, Segretario Generale CGIL Roma e Lazio Michele Azzola, Presidente CNA Turismo Roma Marco Misischia, e Rappresentanti locali e regionali delle categorie legate al turismo.
7 novembre2017 Incontro con il mondo accademico delle Università pubbliche del Lazio e le realtà che hanno studiato il territorio di Ostia e Fiumicino. Partecipano circa 30 accademici/ricercatori delle Università del Lazio, rappresentanti della Regione, della Sovrintendenza Capitolina di Roma, Il Sindaco Esterino Montino del Comune di Fiumicino, Il direttore del Parco Archeologico Mariarosaria Barbera e i funzionari Paola Germoni e Roberto Sebastiani. Partecipano inoltre i rappresentanti della Fondazione Anna Maria Catalano, del Comitato FuoriPista e della CNA Confederazione Nazionale dell’artigianato e della Piccola e Media Impresa che gentilmente ha ospitato nella propria sede l’incontro.
17 luglio 2018 richiesto incontro a LORENZA BONACCORSI – Assessore Turismo e Pari Opportunità Regione Lazio con una delegazione del “Comitato Promotore Sistema Archeologico Integrato Fiumicino Ostia”.Scopo dell’incontro è parlare dei numerosi interventi programmatici e i finanziamenti che la Regione Lazio nella scorsa legislatura ha dedicato per la promozione e valorizzazione dei territori del X Municipio di Roma e del Comune di Fiumicino, tratteggiare insieme le prospettive future e il lavoro da svolgere, in particolare illustrare la nostra proposta per la realizzazione di un Centro regionale a Isola Sacra per valorizzare il patrimonio naturale, culturale e turistico fra Ostia e Fiumicino.
1 ottobre 2018 incontro con la segreteria dell’Assessore Turismo e Pari Opportunità nella Sede di ROMA della Regione Lazio e delegazione del comitato, presenti rappresentanti del mondo produttivo.
9 dicembre 2018 lanciata la petizione “A PARTIRE DA NOI” per un Piano Regolatore per il Turismo.
30 gennaio 2019 il Comitato inizia una nuova battaglia per trovare fondi a sostegno dei “I Carmosini“, una famiglia storica di maestri d’ascia di Fiumicino, che da circa 15 anni hanno iniziato, quasi completamente a loro spese, a costruire una nave da guerra romana: una Liburna a grandezza naturale dell’epoca di Traiano. Ora la costruzione è ferma, in mancanza di fondi, rischia di andare in malora.
9 giugno 2019 “Una pedalata per la Liburna” Una lunga biciclettata ha attraversato il paese attirando l’attenzione di cittadini e Istituzioni sulla Liburna, opera unica al mondo. L’obiettivo è il completamento dell’opera e la creazione di un parco didattico-scientifico a disposizione della comunità.
11 luglio 2019 nella Sala Matrimoni del Comune di Fiumicino è stato presentato il nuovo Sito del Comitato Promotore Sistema Archeo-Ambientale Integrato Fiumicino Ostia, che sarà utilizzato anche per rilanciare informazioni e iniziative di Associazioni, Comitati ed Istituzioni relative alla conoscenza e alla promozione del territorio. Un grazie particolare alla “Fondazione Anna Maria Catalano”, che con il suo contributto ne ha permesso la realizzazione.
21 maggio 2020 – il Comitato lancia un Appello al Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti “Da Ostia a Civitavecchia – Anche un nuovo modo di fare turismo ci salverà ” per ottenere finalmente un intervento attivo e di coordinamento della Regione Lazio, da svolgere direttamente sul territorio, e avviare quella trasformazione economica e sociale non più rinviabile. Successivamente invita le Associazioni, le Proloco e I Comitati dell’area del Litorale romano ad aderire e a farnee un documento condiviso, un Manifesto in cui il nostro Comitato sia solo uno dei tanti firmatari.
2ottobre 2020 PARTE IL PRIMO TIROCINIO “Conoscere per valorizzare. Una mappatura degli attrattori turistici dell’Alto Lazio da Ostia a Montalto di Castro”, , è stata stipulata una convenzione per tirocini curriculari con l’Università RomaTre. A seguito di tale convenzione, è iniziato il tirocinio di Amanda Minni, giovane laureata in Scienze della Comunicazione e attualmente studentessa del Master in Lingue, Comunicazione Interculturale e Management del Turismo, diretto dalla prof.ssa Barbara Antonucci.
26 ottobre 2020 presentato all’assessorato al turismo della Regione Lazio il progetto SAIL “Dove Roma incontra gli Etruschi e il Mare – VERSO UN SISTEMA TURISTICO ARCHEOAMBIENTALE INTEGRATO PER LA VALORIZZAZIONE DEL LITORALE LAZIALE.
7 novembre 2020 presentato al Comune di Fiumicino “LA LIBURNA – Nostra storia, nostro futuro” – PROGETTO SULLA RICOSTRUZIONE DI NAVE DA GUERRA ROMANA DELL’EPOCA DI TRAIANO.
28 novembre 2020 grande soddisfazione per la mozione presentata da tutti i gruppi consiliari, per il completamento della Liburna votata all’unanimità. La mozione decide che su questo modello di nave romana a grandezza naturale, cui sta lavorando da circa due decenni la famiglia Carmosini, i lavori possano riprendere.
Febbraio 22, 2021 Dopo anni di fermo, grazie ad una prima donazione di un’azienda, la Aries Sistemi si rianima a Fiumicino il cantiere per riprendere i lavori di costruzione della “Liburna”
Marzo 5, 2021 ER LA LIBURNA ARRIVANO LE RISORSE REGIONALI. L’intervento, per un ammontare di 30.000€, è stato riconosciuto da Lazio Crea in base al progetto presentato.
Aprile 8, 2021 una delegazione di società cinese visita il cantiere della Liburna Felix Lee, Overseas Managing Director EHANG (www.ehang.com)
Giugno 25, 2021 A partire da una mozione approvata da tutto il Consiglio Comunale e da un interessamento del Sindaco, arriva un aiuto tangibile: un contributo di 30.000€ che permetterà di continuare i lavori che erano stati da poco tempo ripresi grazie ricevuto tre mesi fa dalla Regione Lazio.
Luglio 9, 2021 Studiose francesi visitano la “Liburna”, Dominique Rivière, Professoressa presso il Dipartimento di Geografia dell’Università di Paris-Diderot, ha visitato insieme a Evelyne Bukowiecki archeologa dell’École Française de Rome, il cantiere della Liburna.
Luglio 30, 2021 presso la Biblioteca “Gino Pallotta” – Fregene, viene presentato il volume “Conoscere per valorizzare: Una mappatura degli attrattori turistici dell’Alto Lazio”, relativo ai 15 Comuni del Progetto SAIL, realizzato nell’ambito della convenzione per tirocini curriculari con l’Università RomaTre
Agosto 4, 2021 FIRMATO ACCORDO DI COLLABORAZIONE FRA SETTE ENTI: Comune di Fiumicino, MiC Parco archeologico di Ostia antica, Aeroporti di Roma S.p.A, Dipartimento di Architettura dell’Università Roma Tre, DigiLab – Centro interdipartimentale di ricerca dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale e Associazione di Promozione Sociale SAIFO, che vede la Liburna,fulcro di una più ampia azione di valorizzazione territoriale e dello sviluppo di un nuovo modello di coinvolgimento della cittadinanza e del fare Cultura.
Ottobre 12, 2021 il museo delle Navi, i Porti Imperiali e la Necropoli di Porto saranno finalmente aperti con gli stessi orari dei siti di Ostia Antica.
Ottobre 25, 2021 Nell’ambito del progetto “Una passeggiata attraverso i secoli” coordinata dalla Fondazione Annamaria Catalano in collaborazione con l’Istituto Leonardo da Vinci, studenti del terzo anno visitano la liburna.
Dicembre 2, 2021 TERRA, CUCINA E STORIA: UNA CENA PER RACCOGLIERE FONDI PER LA LIBURNA e PROMUOVERE PRODOTTI E SAPORI DEL TERRITORIO – L’ARSIAL – Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio ha approvato il ns. progetto “TERRA, CUCINA E STORIA”.
Aprile 8, 2022 nella Sala Ambrogio del Dipartimento Lingue, Letterature E Culture Straniere della Università RomaTre con la Prof. Barbara Antonucci – Direttore Master Lingue, Comunicazione Interculturale e Management del Turismo, si è esaminato il volume della mappatura dei 15 comuni del progetto SAIL e delle potenzialità anche sociali oltre che culturali della Liburna. Presenti il vicesindaco di Fiumicino, Ezio Di Genesio Pagliuca, l’Ing. Massimo Guidi Dirigente dell’Area Strategia del Territorio di Fiumicino e Massimiliano Valeriani Assessore Politiche Abitative, Urbanistica della Regione Lazio.
Aprile 24, 2022 con la partecipazione di più di 300 persone si è svolta una marcia che, partendo dall’Oasi Lipu di Ostia e percorrendo il corso del Tevere attraverso il ponte della Scafa, fino all’area dell’Isola Sacra all’altezza del Porto Romano, con lo scopo di chiedere alla Regione Lazio l’istituzione, su quella grande zona alle spalle di Passo della Sentinella, di un Monumento Naturale.
Settembre 5, 2022 durante l’iniziativa “COPRIAMOLA”, presso il cantiere della Liburna, vengono presentati i nuovi impegni della Regione Lazio e del Comune di Fiumicino per la Liburna, rispettivamente dalla Consigliera Regionale Michela Califano e dal Vice Sindaco di Fiumicino Ezio Di Genesio Pagliuca.
Comitato Promozione Sociale SAI.FO Sistema Archeoambientale Fiumicino Ostia
Portavoce: Raffaele Megna –
Coordinamento: Maria Carla Mignucci
Referenti Fiumicino: Oriana di Giandomenico -Sandra Felici –
Associazioni e cooperative: 5 ottobre, 99 fontanili, Biblioteca dei Piccoli, Biblioteca Gino Pallotta, Comprensorio Pesce Luna, Darwin Il Calamo, Il Faro all’Orizzonte, L’Info-Attiva di Ostia Antica, La Barba di Giove, La Madonnella, Lega Arco, Onda Democratica, Ostia in bici, Premio Fregene, Saudela, Sportiva Attletica Villa Guglielmi, Terrre – promozione sociale, Tradizioni vecchie/nuove, Maccarese-stazione, ViviAranova, Coop. Presenza Sociale, Coop. sociale Integrata Il Faro, Coop. Sociale Mobi Di-
Comitati: Cittadini Focene, Cittadino Isola Sacra
ProLoco: Pro Loco Fiumicino, Pro Loco Fregene Maccarese
Confederazioni di categoria: CNA di Roma e Confecommercio di Fiumicino
Sindacati: CGIL Roma Centro Ovest Litoranea, CISL territoriale , UIL territoriale
il Sindaco di Fiumicino e forze politiche trasversali di Fiumicino e alcune di Ostia
Federalberghi Delegazione Fiumicino, Golden Tulip Rome Airport Isola Sacra, Pizzeria “I40”, Ristorante Pinzimonio, 4DRG snc., Fondazione Anna Maria Catalano
Biblioteca DEA SABINA-Associazione Cornelia Antiqua
Roma- Municipi XIII- XIV-Il Castello di Boccea-
articolo e foto di FRANCO LEGGERI
Roma- Municipi XIII- XIV-Il Castello di Bocceaanticamente “Ad Nimphas Catabasi”, sito al decimo miglio dell’antica via Cornelia,(domina il ristorante i SALICI sito sulla via Boccea). Si accede da una via sterrata all’interno della campagna e, come d’incanto, si vedono i resti del vecchio castello, luogo dove albergano le fiabe e ciò che rimane di una architettura delle allucinazioni per chi ha voglia di emozioni, le grandi emozioni, con un percorso iniziatico alla fantasia. Della vecchia costruzione , oltre ai cunicoli e gallerie, è visibile il Torrione, costruito in pietra selce e mattoni con rinforzi di possenti barbacani, necessari per contenere ed arginare il progressivo cedimento del banco tufaceo che costituisce la base naturale del fabbricato. Il Castello domina i boschi dove, nel 260 d.C. furono martirizzate S.s. Rufina e Seconda, mentre nelle vicinanze, al XIII miglio della stessa via Cornelia, nel 270 d.C. sotto l’Imperatore Claudio il Gotico, subirono il martirio Mario e Marta con i figli Audiface ed Abachum, famiglia nobile di origine persiana, come si legge nel Martirologio Romano”Via Cornelia melario terbio decimo ad urbe Roma in coementerio ad Nimphas, sanctorum Marii, Marthae, Audifacis et Abaci, martyrum”. Le prime tracce cartacee documentali del Castello si trovano nella bolla di Papa Leone IV, conservata negli archivi vaticani,tomo I pag. 16, con la quale si conferma la donazione al monastero di San Martino del “fundus Buccia” e delle chiese dei Santi Martiri Mario e Marta. Il Papa Adriano IV nel 1158 confermò alla basilica vaticana il Castello e i fondi di Atticiano, Colle e Paolo. In un antico atto conservato in Vaticano, al fascicolo 142,si legge che nel 1166 Stefano, Cencio e Pietro, fratelli germani e figli del fu Pietro di Cencio, cedettero a Tebaldo, altro fratello, la loro porzione del Castello di “Buccega”. Sempre dal medesimo archivio si apprende che Giacomo, Oddo, Francesco e Giovanni di Obicione, Senatori di Roma nell’anno 58 ( 1201), stabilivano che la basilica di San Pietro possedesse e godesse tutti i beni e gli abitanti del Castello di Buccia fossero sotto la protezione del Senato. Si stabilì che anche i canonici del Castello usufruissero dei privilegi e consuetudini accordati ai loro vicini, cioè come l’esercitavano nei loro castelli i figli di Stefano Normanno, Guido di Galeria e Giacomo di Tragliata (Vitale, “Storia diplomatica dei Senatori di Roma”, pag. 74 ). Da una bolla di Gregorio IX del 1240 si ha notizia di un incendio che distrusse il Castello e che il Pontefice ordinò di prelevare il denaro necessario alla ricostruzione direttamente dal tesoro della Basilica Vaticana ( Bolla vaticana Tomo I, pag.124).In un lodo del 1270,che tratta di una lite di confini della tenuta,si menziona tra i testimoni Carbone, Visconte del Castello di Boccea. Il Castello subì nel 1341 l’attacco di Giacomo de’ Savelli, figlio di Pandolfo che, dopo averlo preso, scacciò gli abitanti e lo incendiò. Papa Benedetto XII, che era ad Avignone, scrisse al Rettore del patrimonio di San Pietro di”costringere quel prepotente a risarcire il danno”. Dopo il saccheggio da parte del Savelli il luogo rimase deserto secondo il Nibby mentre il Tomassetti, nella sua opera (pag.153) ci descrive il castello e la tenuta ancora abitato da una popolazione di 600 anime, cifra ricavata dalle quote sulla tassa del sale dell’anno 1480/81, durante il papato di Sisto IV. Della trasformazione da Castello a Casale di Boccea, moderna denominazione, si trova traccia nel Catasto Alessandrino del 1661,dove la costruzione viene indicata come “Casale con Torre”. Va ricordato che da 20 ettari di uliveto di Boccea si produceva l’olio destinato ai lumi della Basilica Vaticana, come si può desumere dalla cartografia seicentesca di G.B.Cingolani dove si legge”seguita a destra il procoio pure detto delle Vacche Rosse del Venerabile Capitolo di San Pietro, chiamato Buccea, olium Buxetum”. Attualmente il Casale di Boccea è in ristrutturazione con destinazione turistico-alberghiera, con un grande ristorante nel quale troneggia un imponente camino seicentesco in pietra. Altre tracce del passato sono i vari stemmi papali inseriti nei muri ed un frantoio manuale di recente ritrovamento, del tutto simile a quelli del Castello della Porcareccia e di Santa Maria di Galeria. –
SPIGOLATURE SABINE GIANFRANCO TROVATO E LE MISTERIOSE SCULTURE DI SELCI
Nel suo «Passeggiate sabine», Gianfranco Trovato, ricercatore, conoscitore e appassionato scrittore di questa nostra terra racconta storie e luoghi della sua amata Sabina. Divertente e istruttiva è quella che riguarda Selci e le misteriose sculture che si trovano appena entrati nel paese.
Fiancheggiando il lato sinistro della chiesa, scrive Trovato, «bisogna fare attenzione a non perdere due rilievi in pietra calcarea posti alla base dell’edificio ecclesiastico. A un primo sguardo non destano molta emozione ma guardandoli meglio, soprattutto se si ha la fortuna di trovarsi in un’ora e in una stagione in cui i raggi solari sono radenti mettendo in risalto ogni dettaglio, si vedranno emergere quelli che sembrano due minacciosi guerrieri rozzamente scolpiti».
Che cosa sono, chi sono? Per Trovato «a un’analisi più attenta e critica le due figure risulteranno essere due immagini di S. Michele Arcangelo, con tanto di ali, spada e serpe-demonio schiacciato sotto i piedi; si tratta certamente di sculture molto antiche, forse di origine longobarda, che meriterebbero le attenzioni di studiosi medievalisti.»
Ma varcando la porta d’ingresso del borgo, scrive ancora Trovato «si è in un altro mondo, in cui le disquisizioni storicheggianti non hanno senso; qui il problema serio era che quelle due figure risultavano ignote, misteriose e inquietanti, aspetti che è meglio risolvere in qualche modo. Il modo più semplice e alla portata della cultura dei Selciani (gli abitanti di Selci) di una volta era quello di addomesticare l’ignoto riconducendolo a dimensioni familiari e magari anche un poco ridicole, quindi in qualche modo esorcizzandolo. Così le due figure scolpite su quelle lastre accanto alle quali i Selciani erano costretti a passare sia di giorno, cosa ancora sopportabile, ma peggio di notte quando le scarse luci stradali creavano ombre inquietanti, sono state felicemente riportate a dimensioni “casalinghe” affibbiandogli i nomignoli di Carnevale e Quaresima.
«“Bene… “, è stata la domanda posta a un gruppetto di anziani che sostavano al sole nei pressi dei due personaggi, “…ma chi dei due è Carnevale e chi Quaresima”? Dopo un attimo di esitazione il sagace portavoce del gruppo sentenziò: “Carnevale cade prima di Quaresima, e quindi il primo che si incontra è Carnevale e l’altro è Quaresima”. Se questa non è saggezza popolare…!».
Ma non ci sono solo Carnevale e Quaresima sui muri di Selci. «Superato felicemente l’ostacolo delle due sculture e continuando a fiancheggiare la chiesa, la via si restringe e diventa un passaggio coperto sovrastato dal campanile a vela che ospita ben tre campane. Subito dopo si è di nuovo allo scoperto e qui ci si deve fermare e volgersi all’indietro osservando il muro ai piedi del campanile; presto si noterà emergere dal muro un marmoreo volto femminile. La delicatezza dei lineamenti di questa scultura, certo una dea, insieme con il candore del marmo in cui è stata scolpita contrastano in modo stridente con il rozzo muro scrostato in cui è inserita; ma è proprio questo che la fa risaltare.
«Nulla di monumentale, nulla di grandioso, è vero, ma questo piccolo dettaglio di Sabina non può lasciare senza emozioni. È da auspicare che volto e muro restino così come sono, il volto al suo posto e il muro scrostato.»
Siamo andati a fotografarlo, il volto della dea, e in effetti è ancora lì…
-Associazione “Cornelia Antiqua” sulle tracce del dio Mithra:Casale della Bottaccia conferme e una interpretazione-
ROMA MUNICIPIO XIII-“Nel dicembre 1987, a circa 300 metri dal Casale della Bottaccia, in seguito a lavori agricoli che hanno provocato lo sprofondamento di una volta, si sono scoperti alcuni ambienti ipogei. L’ispezione, condotta da tale pertugio improvvisato da parte del dottor Sergio Mineo, evidenziava un complesso articolato “in tre ambienti distinti di forma quadrangolare, paralleli e di diversa lunghezza … la cui altezza media è di m. 2,30. I tre vani, dei quali non è stato individuato il piano di calpestio antico, sono coperti da una volta a botte e … raccordati tra loro da passaggi più stretti … L’ambiente C è il più interessante in quanto la sua parete di fondo presenta un bassorilievo scolpito nel tufo … raffigurante, a destra, un serpente, a sinistra un elemento di difficile interpretazione (un albero fortemente stilizzato?) e, in alto, al centro della composizione, una testa, raffigurante probabilmente il volto della divinità, i cui tratti sono del tutto abrasi” (Sergio Mineo, “Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma”, vol. 93, 1989-1990).
Il complesso cultuale è stato identificato, con buona probabilità, quale mitraico.
La scorsa settimana “Cornelia Antiqua” ha rinnovato la spedizione presso tali ambienti sotterranei. La visita ha confermato i rilievi del 1987: con qualche novità.
In effetti il volto centrale del bassorilievo è assai poco riconoscibile e purtuttavia il serpente già indica un atmosfera mitraica; e ciò sembra confermata da una nostra umile e personale rilettura dell’elemento a sinistra: non già un albero, benché stilizzato, bensì la raffigurazione d’una pigna, simbolo d’eternità e immortalità, e oggetto ricorrente in sei figurazioni mitraiche (“pomme de pin”) riportate nella celebre compilazione di Franz Cumont Textes et monuments figurés relatifs aux mystères de Mithra, 2 voll. 1896 – oggetto, quindi, non casuale, ma caratterizzante tale divinità.
Altra conferma verrebbe da un gruppo in marmo bianco raffigurante, senza dubbio, proprio il dio nella sua versione tauroctona (ovvero Mithra nell’atto di uccidere il toro). Tale gruppo marmoreo sarebbe stato rinvenuto nel 1825 proprio nel nostro mitreo dagli allora proprietari, i nobili Pamphili, che la tolsero a un sonno millenario aggiungendola alla propria straordinaria collezione (oggi esso è visibile alla Galleria Doria-Pamphili di via del Corso).
Lo stesso Cumont ci informa di tale ritrovamento nel secondo volume dell’opera succitata: “26. Composizione in marmo bianco [lunghezza m. 0,29; altezza m. 0,43] trovato nel 1825 sulla via Aurelia attorno all’undicesimo miglio nella tenuta denominata il Bottaccio, là dov’era situato senza dubbio Lorium, la celebre villa degli Antonini. Oggi è visibile alla galleria Doria … Mithra tauroctono con il cane (in parte nascosto dietro il dadoforo a destra), il serpente, lo scorpione e i due tedofori, uno, a sinistra, con in mano la sua torcia alzata, l’altra, a destra, abbassata. Una cinghia o un’ampia cintura circonda il corpo del toro. Restauri: il mantello fluttuante (dove probabilmente era appollaiato il corvo imperiale) e parte del cappello Frigio di Mitra, la torcia e le due mani del dadoforo sinistro. Mediocre lavoro“.
Nella composizione marmorea rinveniamo tutti gli elementi consueti della drammaturgia mitraica: Mithra che pugnala il toro, il serpente e il cane a lambire la ferita, lo scorpione che si avventa sui testicoli dell’animale morente, i due portatori di fiaccola Cautes e Cautopates (il primo la innalza, il secondo la rivolge a terra) che formano col dio una trinità, il corvo, la fertilità del sangue.
Se davvero, come è altamente probabile, tale gruppo proviene dai nostri vani ipogei, e se è sostenibile l’identificazione dell’elemento del bassorilievo quale pigna, è possibile definire, con ottimo grado di approssimazione, l’ambiente quale mitraico.
Se poi verrà confermata la presenza di una nicchia quale ospite del gruppo marmoreo stesso (dovrebbero risultare compatibili le misure anzidette) allora l’approssimazione si tramuterà in certezza.
ROMA- MUNICIPIO XIII-XIV-IL BOSCO SANTO DI PAPA LEONE IV SULLA VIA BOCCEA-
–Associazione CORNELIA ANTIQUA-
Circa 2600 anni fa il terzo re di Roma, Anco Marzio (675-616 a.C.), riprese la lotta contro gli Etruschi della grande Veio.
Tito Livio (“Ab urbe condita”, I, 33) racconta:
“Il regno di Anco non significò espansione soltanto per la città, ma anche per la campagna e i dintorni. Il bosco di Mesia, tolto ai Veienti, estese il dominio di Roma fino al mare” (“Silva Maesia Veientibus adempta usque ad mare imperium prolatum”).
Cos’era questa Silva Maesia (o Sylva Mesia o Silva Mesia)?
E dove si trovava?
Forse tale selva si estendeva lungo l’odierna via Boccea (la romana Cornelia) e da lì verso l’Aurelia, sino al mare.
Secondo Nicola Maria Nicolai (“Luoghi anticamente popolati dell’Agro Romano”) essa occupava il luogo di queste tenute:
“Santa Rufina, Paola, Porcareccio, Porcareccina, Mimoli [Torresina], Torrevecchia, Primavalle, Pigneto, Pedica [forse la Pedica di Primavalle, all’altezza di via del Soriso], Valle Canuta, Maglianella, Sulce [Casal Selce], Boccea, Tragliata, Tragliatella” per un totale di quasi 12.000 ettari.
In altre parole partiva dall’attuale Pineta Sacchetti e, seguendo il corso della Boccea, arrivava sino a Tragliata; da lì si estendeva verso l’Aurelia e la linea costiera che, allora, doveva essere più vicina a noi.
In epoca imperiale presso una “parte” della Silva Mesia (chiamata Selva Nera per l’altezza e l’intrico degli alberi che non lasciavano passare la luce del giorno) trovarono la morte otto santi:
– le romane Rufina e Seconda (257 d.C.)
– la famiglia persiana di Mario, Marta, Audiface e Abacuc (270 d.C.)
– Marcellino e Pietro (304 d.C.).
Sul luogo del martirio delle sorelle Rufina e Seconda fu edificata la basilica omonima che divenne il centro della nuova diocesi di Silva Candida (così ribattezzata – da Nera a Candida – per il martirio delle giovanissime vergini); ove si giustiziarono i quattro persiani (“in nympha”, cioè presso una fonte) venne eretta una chiesa. Marcellino e Pietro, invece, furono sepolti sulla via Casilina, dove ancor oggi possiamo ammirare il mausoleo di Elena, madre di Costantino.
Il luogo di martirio e sepoltura di Rufina e Seconda si trovava lungo la via Cornelia (attuale Boccea, come detto) al nono-decimo miglio da Roma (13 chilometri), probabilmente poco dopo l’attuale incrocio fra la Boccea, via della Storta e via Casal Selce. Quello della famiglia persiana al tredicesimo miglio (19 chilometri), poco prima del castello di Boccea.
Tali luoghi al tempo del martirio appartenevano a due matrone Romane, Plautilla e Felicita. Nel nono secolo erano, invece, proprietà del futuro Papa San Leone IV (pontefice dall’847 all’855 d.C.) appartenente alla nobile casata dei Bassi.
Sentiamo cosa dice Francesco Maria Torrigio (“I sacri trofei romani del trionfante prencipe degli apostoli san Pietro gloriosissimo”, 1644) che cita Giacomo Grimaldi:
“Leon Quarto, qual fu della famiglia de’ Bassi … fu benemerito della Chiesa Vaticana; poiché fra le molte altre cose gli donò … un luogo, non lungi da Roma, suo patrimonio, chiamato Buccea, di 735 rubbij di terreno che sino al presente possedono li Canonici … di che il Grimaldi dice: ‘Castrum Bucceiae, tempore, quo SS. Marius, Audifax, Abacum Martha ibi subiere martyrium, erat nobilissima Bassiorum gentis, via Cornelia 13 ab urbe lapide, Nimpha Catabassi appellatum’“.
In parole semplici: Leone IV, della gens dei Bassi (un’antica stirpe di Roma), giovane monaco benedettino presso il monastero di San Martino, donò il proprio possedimento sulla Boccea ai Canonici di San Pietro (al Capitolo Vaticano) – quel possedimento ove trovarono la morte Mario, Marta, Audiface, Abacuc che, proprio perché dei Bassi (“Bassiorum gentis”) da un generico “in nimpha” venne definito come “ad nymphas cata-bassi”.
Non è certo un azzardo pensare che tale proprietà di Leone IV ricomprendesse anche il territorio della basilica delle Sante Rufina e Seconda distante poche miglia. Lo stesso pontefice, infatti, si prodigò molto nelle donazioni alla diocesi di Silva Candida.
Esaminando meglio la storia del possedimento di Boccea si riesce poi a comprendere meglio anche l’origine del suo nome.
Esso vien fatto derivare tradizionalmente da buxus, bosso. Come a dire: una foresti di alberi di bosso. Il bosso, tuttavia, raggiunge, anche nel periodo di massimo sviluppo, pochi metri d’altezza; pare impossibile, quindi, che una selva di bossi possa identificarsi con la Selva Nera o Oscura che faceva parte della più ampia e temuta Selva Mesia.
Esaminiamo alcune bolle papali: nel 1027 Papa Giovanni XIX parla di “buxus”, nel 1037 Gregorio IX di “buxus”, “buxitum” e “buxetum”, nel 1057 Vittore II di “bussus”. Pare, insomma, una parola che si stava allora (XI secolo) lentamente adattando al latino medievale. E questo perché non era termine né latino e né greco, bensì di origine germanica e, più precisamente, longobarda: da būsk-bōsk, ovvero “bosco”, intendendo con ciò una “estensione di terreno coperta di alberi, specie di alto fusto e di arbusti selvatici”: assai rispondente, quindi, alla nostra Selva Mesia-Selva Nera-Selva Candida. In un “bosco” così fitto da nascondere la luce del sole (e lontano dagli sguardi del popolo) avrebbe avuto senso uccidere i suddetti martiri cristiani.
Noteremo poi, esclusivamente a titolo di pura suggestione come:
il luogo di nascita di un altro pontefice decisivo per il nostro territorio, Pio V, fosse Bosco (attuale Bosco Marengo nell’Alessandrino), noto anticamente come Media Sylva.
il padre di Leone IV avesse un nome di probabile origine longobarda (Ridolfo o Radoaldo).
la nobile casata dei Bassi avesse quale antenato quel Giunio Basso (prefetto di Roma nel 359 d.C. e figlio di Giunio Annio Basso) che, convertitosi al Cristianesimo in punto di morte, fu sepolto in un sarcofago ricco di bassorilievi di ispirazione biblica ed evangelica. Il sarcofago, di eccezionale bellezza, è in Vaticano: andate a dargli un’occhiata.
Biblioteca DEA SABINA-Associazione Cornelia Antiqua
-ROMA -Municipio XIII-
-CASTEL di GUIDO -Prima della Storia “il Paleolitico” –
-Riassunto –
In questa Ottava Campagna di scavo sono stati scoperchiati 70 mq della superficie frequentata dall’Uomo durante il Paleolitico inferiore ed i risultati conseguiti sostanzialmente non modificano quanto era stato notato in precedenza.-(Atti Soc. Tosc. Sci.Nat.,Mem.,Seria A,95 (1988)-
Abstract – The eight excavation at the Palaeolithic site 01 Castel di Guido. This excavation brought to light 70 p/m of an area which was frequented by human beings during the Lower Palaeolithic. The results of such an excavation do not alter what was previously pointed aut.
Castel di Guido- Ottava Campagna di scavo-Biffacciali in osso(1/2 grandezza naturale)
Nel mese di settembre del 1988 ha avuto luogo l’ottava campagna di scavo nella stazione del paleolitico inferiore sita a Castel di Guido, a circa venti km da Roma sulla Via Aurelia. Hanno preso parte a questa campagna di scavo il tecnico del Dipartimento di Scienze Archeologiche Ivano Bigini, una decina di studenti dell’Università di Pisa e di Roma, alcuni membri dell’Archeo-Club pisano e il geologo Dott. Giovanni Boschian di Trieste.
Si è proceduto con gli operai ad asportare, su un’area di 70 mq, il deposito a tufite in direzione della presumibile testata della vallecola, tufite che copriva per circa un metro di spessore la superficie di calpestio dell’uomo del paleolitico inferiore. Questa tufite, nella campagna precedente non era stata asportata con i mezzi meccanici perché conteneva parte di almeno due carcasse di elefante antico, i cui resti erano disposti caoticamente, generalmente in posi-zione inclinata ; si rinvennero pure alcune zanne che con un’estremità arrivavano a contatto con la formazione a sabbia che costituisce, come noto, il piano di calpestio dei cacciatori del paleolitico inferiore.Lungo la zona situata alla base della parete est del deposito era- no presenti numerosi grossi clasti di tufo a scorie nere, alcuni giacenti direttamente sulla sabbia, al di sopra di uno stradello di tufite e infine alcuni sovrapposti. Questo fatto lascia adito all’ipotesi che l’alto morfologico naturale non debba distare molto dalla superficie di scavo ed inoltre dopo la formazione della valle per sgretolamento in diversi momenti del tufo, si sia avuta la deposizione di detti clasti sino alla copertura del deposito con la tufite la quale avrebbe trascinato gli ultimi frammenti di tufo che troviamo sovrapposti. In questa parte dello scavo vi sono scarsi i reperti lasciati dall’uomo che, pur giacendo direttamente sopra la sabbia, erano contenuti in una formazione di circa cinque cm di spessore, costituita da sabbie più o meno “ferrettizzate” e da minuti clasti lacustri, condizione di giacitura questa, per la quale si potrebbero anche avanzare alcune ipotesi. Allo stato attuale della ricerca preferisco, però, attendere lo scoperchiamento completo dell’alto sul lato est, che certamente porterà dati utili per l’interpretazione di questa situazione caotica rispetto alla regolare sedimentazione che si nota nella parte centrale e comunque distante dai due alti morfo- logici che delimitano ad est e ad ovest la vallecola. La superficie a sabbia presenta una lieve inclinazione, che era già stata notata nella campagna precedente (MALLEGNI et alii, 1986), da sud verso nord- est dove si nota una faglia inversa che ha determinato uno scalino di circa venti cm nella formazione a sabbia.
I dati emersi da questa ottava campagna di scavo nulla aggiungono, di nuovo, a quanto era stato rilevato con gli scavi del 1985 in merito al meccanismo di deposizione dei resti lasciati dall’uomo e precisamente «l’aspetto del giacimento quale noi lo conosciamo è in realtà l’assetto finale risultato di una dinamica evolutiva dipendente da un processo erosivo differenziale continuato; questo ha mantenuto esiguo lo spessore del giacimento asportando i materiali più sottili, sabbiosi, distruggendone altri, e provocando magari a più riprese il disseppellimento degli oggetti più grossolani. Questo processo avrebbe avuto come risultato una sorta di «compressione» dello spessore del giacimento: oggetti cronologicamente differenti, anche se culturalmente omogenei, verrebbero oggi a trovarsi affiancati; si potrebbe così spiegare la grande variabilità nell’aspetto superficiale»(PITTI et alii, 1986). Infatti, come già si è detto nelle precedenti Comunicazioni, (LONGO et alii, 1981; FORNACIARI et alii, 1982; PITTI et ahi, 1983, 1984, 1986; RADMILLI, 1985), spesso si rinvengono nei frammenti ossei e negli strumenti ricavati da osso caratteri superficiali completamente diversi che vanno da una patina molto fresca ad una patina che denota un alto grado di alterazione chimica. È verisimile, però, che l’alterazione chimica sia soprattutto dovuta al “percolato”, nel tempo, delle acque che attraversarono la tufite che ricoprì la superficie frequentata dall’uomo, anziché al fattore tempo, perché anche se non siamo in grado di valutare quanto a lungo la valle sia stata un luogo, seppure stagionale, di sosta dei cacciatori paleolitici è, altresì ,probabile che questo sito non sia stato frequentato per millenni.
Le caratteristiche fisiche superficiali degli oggetti avevano fatto dubitare, inizialmente, della loro posizione in sito, quindi, si è avuto il modo di accertare, data la vasta area finora scavata, che i reperti, siano essi manufatti o frammenti ossei, sono depositati direttamente sulla formazione a sabbia, cioè sulla superficie di calpestio dei cacciatori del paleolitico inferiore, che hanno una posizione orizzontale, in alcuni casi le ossa sono in connessione anatomica. Inoltre è molto significativo il fatto che ,spesso, gli strumenti ed i ciottoli calcarei sono stati rinvenuti in un’area ristretta. L’assenza degli scarti di lavorazione viene a documentare, come già si è detto (RADMILLI, 1985),che siamo in presenza di una stazione usata dai cacciatori paleolitici come luogo per la macellazione degli animali e ciò, fra l’altro, si rileva da alcune ossa che presentano i caratteristici segni dovuti alla macellazione, oltre al fatto che, per la posizione che occupavano nell’animale vivente, le ossa finora rinvenute vengono a documentare una selezione, ad opera dell’uomo, di parti dell’animale abbattuto che, staccate dal corpo, venivano portate nell’«accampamento».
Questa situazione, si capisce, non esclude la possibilità che alcune delle ossa provengano dalla tufite soprastante che aveva trascinato quanto rinveniva nel suo movimento, ivi compresi i resti ossei ed i manufatti, culturalmente omogenei a quelli della nostra stazione, che erano presenti sulla superficie soprastante la nostra valle. Infatti, anche se con una percentuale minima (2%) (controllabile perché su di ogni reperto è stato posto un segno distintivo della sua giacitura) la posizione verticale o inclinata, la giacitura seppure su un sottile velo di tufite di alcune ossa e manufatti, la posizione di alcune zanne di elefante che furono trovate al di sopra di alcune ossa più piccole direttamente a contatto con la sabbia, sono tutte prove della provenienza di alcuni oggetti dalla tufite.
Ma da questa situazione al dire, com’è stato detto agli studenti da un mio amico geologo “Quaternarista”, che la tufite è paragonabile alla pasta di una torta nella quale i pinoli vanno sempre a fondo (non i pinoli, in realtà, ma l’uvetta) e pertanto non si tratta di una giacitura primaria dei reperti poggianti sulla formazione a sabbia, bensì della loro provenienza dalla tufite è se non altro azzardato, perché il nostro geologo «ghiottone» visitò lo scavo quando i reperti erano stati asportati e pertanto non ha avuto il modo di accertare le condizioni della loro giacitura, ché ,altrimenti, avrebbe certamente emesso un altro giudizio, non lasciando, così, nell’incertezza alcuni studenti e purtroppo anche alcuni dei miei collaboratori.
Lo scavo ha restituito cinquecento settantuno reperti tra frammenti ossei e manufatti e questi ultimi costituiscono il 10% sul totale degli oggetti rinvenuti. Le ossa appartengono in prevalenza ad un elefante antico, quindi, al bove primigenio, al cavallo ed a rari cervi, cioè a specie la cui presenza, con le stesse percentuali, era stata notata già nelle precedenti campagne di scavo. I reperti provenienti dalla tufite sono rappresentati, per la loro caratteristica deposizione, da due zanne di elefante, da un frammento di cranio e una mandibola ,sempre di elefante, da due frammenti ossei di Bos e da tre manufatti. Tutti gli altri oggetti sono in sito.
Nella categoria degli strumenti sono presenti manufatti su calcare selcioso, su selce, questi ultimi generalmente di piccole e piccolissime dimensioni quali un bifacciale di selce il cui asse maggiore è di 4,4 cm, e su osso. Per la lavorazione degli strumenti su osso venivano usati “scheggioni” staccati da ossa lunghe di elefante ed in due bifacciali il tallone laterale presenta le tipiche caratteristiche della tecnica del distacco di tipo clactoniano. Quest’anno sono stati rinvenuti cinque bifacciali, di cui quattro con patina fresca, ed il quinto con superficie alterata per azione chimica. Mentre nei bifacciali su osso, che erano stati rinvenuti nelle precedenti campagne di scavo, era sempre presente il tallone conservato, quest’anno, invece, due esemplari presentano il tallone asportato mediante distacco di schegge ed in tutte e cinque gli esemplari la lavorazione conferisce loro un profilo lievemente sinuoso (Fig. 3). Abbiamo così ancora una volta la prova che per avere una conoscenza quanto più vicina alla realtà sulle caratteristiche della tipologia e della tecnologia dei manufatti necessita scavare su un’area quanto più vasta possibile. I bifacciali finora rinvenuti a Castel di Guido, sia quelli su osso, che quelli su calcare selcioso rientrerebbero, per la tecnica di lavorazione, nell’acheuleano medio ma oggi noi sappiamo, soprattutto dopo lo studio dell’industria acheuleana di Torre in Pietra come per la distinzione in acheuleano antico, medio e superiore o evoluto non siano sufficienti le sole caratteristiche tecnologiche e tipologiche, perché proprio a Torre in Pietra sono stati trovati associati bifacciali che per la loro tecnica di lavorazione apparterrebbero sia all’acheuleano medio che a quello superiore.
Fra gli strumenti ossei sono presenti alcuni che hanno un ritocco molto scadente lungo uno dei margini e alcuni esemplari confermano il distacco delle schegge dalla diafisi mediante la tecnica clactoniana. Nell’industria litica, oltre ai consueti ciottoli non lavo- rati, alcuni di siltite, e quindi in cattivo stato di conservazione, sono stati trovati una ventina di strumenti ricavati da piccoli ciottoli, per la cui definizione tipologica mi sembra necessario sia opportuno ultimare lo scavo e avere così una visione completa di questa «micro industria» che sappiamo accompagnare i “macro strumenti” in alcune industrie del paleolitico inferiore. Sono stati, inoltre, rinvenuti alcuni ciottoli rotti a metà lungo l’asse minore, un chopper, un chop – ping tool, quattro ciottoli con ritocco lungo un margine ed un bifacciale su calcare selcioso. Un altro esemplare proviene dalla tufite soprastante . Anche quest’anno, come nelle campagne precedenti, alcuni brevi tratti della superficie di calpestio erano privi di reperti ed il significato di questa assenza probabilmente si potrà conoscere a scavo e studio ultimati.
BIBLIOGRAFIA
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FORNACIARI G., MALLEGNI F., PITTI C., RADMILLI A.M. (1982) – Seconda campagna di sca- vo nella stazione del paleolitico inferiore a Castel di Guido presso Roma. Atti Soc. Tosc. Se. Nat., Mem., Ser. A, 88, 287-301.
PITTI C., RADMILLI A.M. (1983) – Terza campagna di scavo nella stazione del paleolitico inferiore a Castel di Guido presso Roma. Atti Soc. Tosc. Se. Nat., Mem., Ser. A, 89, 179-187.
MALLEGNI F., MARIANI-COSTANTINI R., FORNACIARI G., LONGO E., GIACOBINI G., RAOMILLI A.M. (1983) – New european fossi! hominid material from an acheulean site near Rome (Castel di Guido). Am. lour. Phys. Anthrop., 62, 263-274.
PITTI C., RAOMILLI A.M. (1984) – Quarta campagna di scavo nella stazione del Paleoliti- co inferiore a Castel di Guido presso Roma. Atti Soc. Tosc. SCoNat., Mem., Ser. A, 90, 319-325 .
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MALLEGNI F., RAOMILLI A.M. (1987) – Settima campagna di scavo nella stazione del Paleolitico inferiore a Castel di Guido presso Roma. Atti Soc. Tosc. SCoNat., Mem., Ser. A, 93, 235-251.
MALLEGNI F., RAOMILLI A.M. (1988) – Human temporal bone from the lower Palaeolithic site of Castel di Guido, near Rome, Italy. Am. lourn. Phys. Anthrop., 76, 175-) 82.
(ms. preso il 15 dicembre 1988; ult. bozze il 31 dicembre 1988)
Ricerca Bibliografica e documentazione a cura di Franco Leggeri per l’Associazione Cornelia Antiqua
Biblioteca DEA SABINA-Associazione CORNELIA ANTIQUA
ROMA MUNICIPIO XIII-Tenuta di ACQUAFREDDA-Tomba etrusca del VII sec. a.C.
All´interno della tenuta Acquafredda la presenza dell´uomo risale alla Preistoria. Molto probabilmente vi è stata la presenza degli Etruschi: si sta infatti studiando una grotta che, presumibilmente, è una tomba rupestre ipogea. La presunta tomba è scavata nel tufo ed è costituita da un camerone iniziale, sorretto da un grande pilastro di tufo, da cui parte un lungo corridoio, ai cui lati si aprono a coppia, in forma simmetrica, quattro cappelle laterali. I contadini l´hanno sempre chiamata la “grotta”, ma la struttura è quella di una tomba etrusca del VII secolo a.C.
Fonte e bibliografia-Franco Leggeri- Monografia TORRI SEGNALETICHE –TORRI SARACENE- della Campagna Romana Edizione DEA SABINA- Giuseppe e Francesco Tomassetti -LA CAMPAGNA ROMANA- sito web WWW.ABCVOX.INFO-Il Suburbio di Roma-GAR-XVIII Circoscrizione – Associazione SestoAcuto-TENUTA DELL’ACQUAFREDDA- MURA LEONINE- INVASIONI BARBARE- Thomas Ashby-Biblioteche private-Biblioteca Nazionale-Fonti e Memorie-dell’Agro Romano- Catasto di Pio VI-
Foto originali di Franco Leggeri per Associazione Cornelia Antiqua-
CARTOLINE DALL’INFERNO-Il Degrado del Sito Archeologico Casale della Bottaccia.
Castel di Guido-12 marzo 2022-Il Casale della Bottaccia è, risulta, in stato di abbandono già dal 1964, come documentato da una foto in possesso della soprintendenza dei BB.CC.; in tale foto si vede anche la presenza di alcuni infissi e dei tetti oggi tutti crollati e del fienile di cui oggi rimane solo la parte basamentale.
Nel 1992 i tetti sono mancanti in alcune parti del fabbricato come si vede dalla foto in “Elisabetta Carnabuci, Antiche Strade – Lazio- Via Aurelia, I.P.Z.S., Roma 1992”; dalla quale si nota anche come a quel tempo le aperture non fossero ancora state murate e la tettoia all’ingresso fosse ancora in piedi. Nello stesso volume si afferma che la proprietà sembra essere ancora della famiglia Pamphili.
Oggi (2018) dopo appelli ,anche d’ITALIA NOSTRA, e tante promesse di politici in cerca di voti, il Sito Archeologico Casale della Bottaccia è ancora in stato di abbandono , di degrado e regno incontrastato della prostituzione.
-Associazione CORNELIA ANTIQUA-
-Associazione CORNELIA ANTIQUA-
CARTOLINE DALL’INFERNO-Castel di Guido-Il Degrado del Sito Archeologico Casale della Bottaccia.
-Fotoreportage di Franco Leggeri per Associazione Cornelia Antiqua
Torretta di Porta Pertusa-di questa Torre che si trova a Roma ,sulla via Aurelia vicino al Vaticano di fronte all’ingresso dell’Ospedale San Carlo di Nancy, esisteva una sola foto in B/N. risalente agli anni 1940.
La storia in beve-Il Tomassetti parla di questa Torretta e la chiama “torretta nei pressi di Porta Pertusiam…(1)”. Il Tomassetti cita gli Atti Capitolini e citazioni della Camera Apostolica.
Questa Torretta è l’ultima delle torri di avvistamento della via Aurelia immediatamente a ridosso , linea d’aria (100/150 metri) dalle mura vaticane proprio di fronte a Porta Pertusa in posizione strategica sopra a Via Baldo degli Ubaldi in posizione dominante Valle Aurelia e Valle del Gelsomino-Via Gregorio VII. Dalla Torretta era possibile vedere Villa Carpegna e la Torre Rossa,oggi non più esistente ma ricordata dalla via omonima (poi è stato scoperto che Torre Rossa è in essere e pubblicherò foto e storia..).La Torretta ha una altezza di circa 7 m. La base di 3 m. circa.
La torretta si trova all’interno della Villa Pacelli in via Aurelia civ. 290 di fronte all’ospedale San Carlo . Nel 1947 Pio XII donò la villa Pacelli alla Congregazione Oblati di Maria Immacolata che ancora la possiedono , la villa è sede Generalizia della Congregazione.
Per le foto si ringrazia Monsignor Gilberto Pinon Gaytàn- Padre Generale della Congregazione Oblati di Maria Immacolata che mi ha ricevuto e mi ha permesso di scattare le foto . Per ultimo allego anche la foto in B/N del 1940-
(1)- Durante la Repubblica Romana del 1849 i francesi cercarono, ma invano, di aprirla per attaccare Garibaldi il quale aveva piazzato l’artiglieria repubblicana nei giardini vaticani.
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