Fotoreportage di Claudia FILIPPONI per Associazione Cornelia Antiqua
CERVETERI (ROMA)-3 ottobre 2022-L’antica Via degli Inferi, via cava etrusca che attraversa la necropoli della Banditaccia, era stata creata per mettere in comunicazione l’abitato di Caere (Cerveteri), con la sua immensa Necropoli. In questo modo si univa il regno dei vivi con quello dei morti, separati dalla valle del Fosso del Manganello.
La via consiste in una tagliata etrusca totalmente ricavata nel banco tufaceo, corredata da numerosissime tombe scavate a varie altezze.
L’ampio pianoro tufaceo deriva dalle eruzioni del Vulcano Sabatino, situato a nord ovest di Roma, la cui attività iniziò circa 600.000 anni fa.
Il deposito ignimbritico, prodotto dalla colata piroclastica, fu tagliato interamente a mano dagli Etruschi, mediante l’utilizzo di picconi e cunei di legno.
Tutto quello che vediamo oggi quindi, non è stato costruito, ma scavato nel tufo!
A partire da luglio 2004 la necropoli della Banditaccia è entrata a far parte della lista dei siti patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.
Articolo di Tatiana CONCAS-Associazione CORNELIA ANTIQUA-
Si ringrazia Claudia FILIPPONI per le splendide foto
Museo Archeologico Cicolano guida al percorso museale.
Si terrà sabato 6 maggio 2023 presso la sala conferenze del MAC la presentazione della nuova guida “Museo Archeologico Cicolano guida breve al percorso museale”.
I testi scorrevoli e didascalici, ma di approfondimento scientifico, il formato, la grafica accattivante realizzata da Dielle Editore ne fanno un prodotto che si rivolge al pubblico dei turisti e visitatori del museo. Allo stesso tempo la guida breve è dedicata anche agli abitanti del Cicolano che vogliono entrare in contatto con le loro radici più antiche.
La realizzazione della guida è stata possibile all’interno di un progetto a favore dei servizi culturali della Regione Lazio (Legge regionale n. 24/2019, Piano annuale 2021).
L’evento in programma il 6 maggio per le ore 18 al Museo Archeologico Cicolano di Corvaro di Borgorose sarà introdotto da Francesca Licordari, funzionario archeologo della
Soprintendenza ABAP RM MET. Parteciperanno Gaetano Micaloni Commissario della VII Comunità Montana Salto–Cicolano e .
Interverrà in dialogo con Francesca Lezzi, direttrice del Museo Archeologico Cicolano, la curatrice del volume Giovanna Alvino.
Al termine seguirà un brindisi con buffet di ringraziamento offerto dalla VII Comunità Montana Salto Cicolano. La cittadinanza è invitata.
ARCHIVIO di STATO di RIETI.-La PASQUA nei DOCUMENTI
Rieti-Pasqua 2023-Tra pergamene di riuso, appunti, calcoli e disegni gli Istrumenti comunali dell’allora comune di Sant’Elia, oggi frazione del comune di Rieti, ci restituiscono un’immagine del Cristo crocifisso all’interno delle deliberazioni dei consigli del 1577. La coperta del manoscritto mostra invece il disegno di una colonna.
L’altro volume raccoglie ugualmente le deliberazioni dei consigli, in questo caso del 1582 e presenta una pergamena di riuso che rivela un testo di diritto ecclesiastico.
RIETI-Il Museo Civico estende l’orario di apertura
RIETI- 4 aprile 2023-L’assessore alla cultura, Letizia Rosati, comunica con soddisfazione il nuovo orario del Museo Civico di Rieti che, passando da 31 a 56 ore settimanali, amplierà notevolmente l’apertura al pubblico delle due sezioni museali:
– la Sezione Storico – Artistica (Palazzo Comunale, Piazza Vittorio Emanuele II, n. 1) dal martedì al sabato 8.30 -13.30 e sabato pomeriggio dalle 15.00 alle 18.00
– la Sezione Archeologica (ex Monastero di Santa Lucia, Largo Giuseppe Calcagnadoro) dal martedì al sabato 8.30 – 13.30 e venerdì pomeriggio dalle 15.00 alle 18.00
È possibile visitare il Museo Civico anche la prima domenica di ogni mese:
– dalle 10,00 alle 14,00 le due Sezioni e dalle 15,00 alle 18,00 la Sezione Storico – Artistica
«Avevamo detto fin dal primo giorno che la valorizzazione e la promozione del patrimonio museale della città di Rieti erano nostre priorità e dimostriamo con i fatti che stiamo portando avanti un lavoro importante e atteso – commenta l’assessore Letizia Rosati – Era fondamentale ampliare gli orari di apertura al pubblico, non soltanto per permettere alla comunità locale di conoscere e sentire come proprio il patrimonio del nostro Museo Civico, ma anche per promuovere le nostre ricchezze verso l’esterno, in ogni occasione utile. Ringrazio il personale e i dirigenti del settore per aver accolto le mie indicazioni circa l’ampliamento delle aperture».
«Stiamo facendo grandi sforzi per la promozione turistica della Città che vive anche dei servizi e della capacità promozionale dei tesori che Rieti custodisce – aggiunge l’assessore al turismo, Chiara Mestichelli – Per questo mi rallegro del risultato conseguito sul Museo e sono convinta che un’apertura più ampia darà un valore aggiunto all’offerta nei confronti di coloro che vorranno farci visita».
ROMA-Il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia è il Miglior Museo Italiano.
Consegnato ieri l’Archeological & Cultural Tourism Award
Lo scorso 26 Marzo 2023 a Firenze è stato consegnato, nell’ambito di tourismA, il Premio GIST ACTA, Archeological & Cultural Tourism Award, alla presenza del Presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, del Direttore di Toscana Promozione Turistica, Francesco Tapinassi e dell’ideatore della manifestazione tourismA, Piero Pruneti.
Il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia ottiene l’ambito riconoscimento come Miglior Museo Italiano per il rispetto, la valorizzazione, la fruizione e la comunicazione del suo patrimonio culturale.
Si tratta della prima edizione di un premio prestigioso, dedicato al turismo culturale e alle sue eccellenze internazionali, nato da un’idea di Clara Svanera, giornalista e referente progetti internazionali e turismo culturale di Toscana Promozione Turistica e sviluppato con Gist, il Gruppo Italiano Stampa Turistica, l’organismo che unisce giornalisti di viaggio, esperti di turismo, enogastronomia, cultura e tempo libero, presieduto da Sabrina Talarico.
“Nell’anno in cui celebriamo il centenario della morte del nostro fondatore, Felice Barnabei, per tutta la squadra di Villa Giulia, il premio GIST ha un valore immenso poiché costituisce un’ulteriore testimonianza di quanto il lavoro svolto e i risultati finora conseguiti dal Museo siano apprezzati. Abbiamo sempre fatto del dialogo con i territori e con i visitatori il valore aggiunto attorno a cui costruire le nostre strategie e questo riconoscimento conferma che la strada percorsa è lastricata di stima e fiducia. Riscontri come questi ci spronano ad andare avanti e a puntare a obiettivi e sfide sempre più ambiziose, non solo nel segno degli Etruschi, consapevoli dell’importanza e delle responsabilità che abbiamo come custodi di un patrimonio inestimabile per tutti gli Italiani”, afferma il Direttore del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Valentino Nizzo.
I vincitori delle 4 categorie:
1) Miglior sito Unesco: Piazza dei Miracoli di Pisa per l’Italia, Hierapolis in Turchia per l’estero
2) Miglior sito archeologico: Populonia in Toscana per l’Italia, Cesarea Marittima in Israele per l’estero
3) Miglior museo: Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma per l’Italia, il Museo del Prado per l’estero
4) Miglior articolo: Raffaella Piovan per Bell’Italia (sul Museo Guarnacci) e Laura Rysman per New York Times (Jenny Saville)
Premio speciale all’attore Fabio Troiano, per la sua opera di divulgazione Bell’Italia in viaggio su La7.
In foto: il Direttore Valentino Nizzo riceve il Premio come Miglior Museo Italiano dalla giornalista e ideatrice del Premio, Clara Svanera. Presenti: Sabrina Talarico, Presidente di GIST e Francesco Tapinassi, Presidente di Toscana Promozione Turistica. Foto: Beppe Cabras
Articolo di Franco Leggeri per l’Associazione Cornelia Antiqua.
ROMA- XIII Municipio- Quartiere Casalotti.Fuori dal traffico della Via Boccea, in una discontinuità edilizia, c’è il Castello della Porcareccia, noto anche con il nome “Castello aureo”, che domina il suo borgo medievale. Il fortilizio, in posizione strategica, è costruito su di uno sperone roccioso. Anticamente vi era una torre di avvistamento, ora scomparsa. Il Castello nel corso dei secoli è stato, più volte, rimaneggiato e, rispetto alla costruzione originale, ora si vedono modifiche strutturali evidenti. Il toponimo deriva da “Porcaritia”. Nel passato questa era una località al centro di boschi di querce e, quindi , luogo più che mai adatto all’allevamento dei maiali. Il primo documento che parla del Castello è una lapide del 1002, che si trova nella Chiesa di Santa Lucia delle Quattro Porte ,dove si legge che un prete “romanus” dona la tenuta della Porcareccia ai canonici di Monte Brianzo. Nel 1192 Papa Celestino III dà la cura del fondo ai canonici di Via delle Botteghe Oscure. Il Papa Innocenzo III affidò una parte della tenuta all’Ordine Ospedaliero di Santo Spirito. La tenuta passò, dopo la crisi fondiaria del 1527, ai principi Massimo e nel 1700 ai Principi Borghese, quindi ai Salviati e ai principi Lancellotti, ora la proprietà del Castello è della Famiglia Giovenale che lo possiede dal 1932. Il portale d’ingresso è imponente e su di esso vi è lo stemma di Sisto IV. Prima di accedere al cortile interno, nel “tunnel”, in alto, si notano dei fori passanti sedi di una grata metallica che, alla bisogna, era calata per impedire assalti e irruzioni di nemici . Nel giardino interno del Castello vi è, in bella mostra, una stele commemorativa di un funzionario imperiale delle strade di Roma . La stele probabilmente era riversa in terra perché presenta evidenti segni di ruote di carro. Vicino vi è una lapide funeraria con incisi dei pavoni, antico simbolo di morte. Sono visibili altri reperti di epoca romana, come frammenti di capitelli e spezzoni di colonne. In bella mostra, montata alla rovescia, vi è una vecchia macina a mano per il grano, una simile è nel cortile della chiesa di Santa Maria di Galeria. Nel piazzale interno c’è la chiesetta di Santa Maria la cui costruzione risale al 1693. Ciò che colpisce nella chiesa è la bellezza dell’Altare realizzato in legno intagliato, come dice uno dei proprietari, il Sig. Pietro Giovenale:” l’Altare è stato costruito dai prigionieri austriaci della Grande Guerra che qui erano stati internati”. Nel 1909, giusto un secolo fa, in questa chiesa celebrava la Messa il giovane prete Don Angelo Roncalli, il futuro Papa Buono, Giovanni XXIII il quale veniva in questi luoghi per goderne la bellezze naturali e gustare ”la buona ricotta” della via Boccea che Gli veniva offerta dai pastori ; a ricordo di questa visite, all’interno della chiesa del castello, per desiderio della Famiglia Giovenale, il Vescovo della Diocesi di Porto e Santa Rufina, Mons. Gino Reali, nel 2004 inaugurò una lapide. La tenuta della Porcareccia fu anche antesignana della “guerra delle quote latte”; Ci narra la storia che nel periodo di carestia si diede il massimo sviluppo all’allevamento dei suini per sfamare la popolazione di Roma, come si legge in una bolla di Papa Urbano V nel 1362 che decretava “libertà di pascolo ai suini in qualsiasi terreno e proprietà…”. Per segnalare la presenza degli animali furono messi dei campanelli alle loro orecchie e chiunque ne impediva il pascolo incorreva in pene severissime. A seguito delle proteste della Germania,all’epoca maggior produttrice ed esportatrice di suini in Europa, il Papa Sisto IV nel 1481, riaffermò il documento di Avignone di Urbano V. Davanti al Castello, divisa dalle case del Borgo a chiudere la Piazza, c’è la chiesa parrocchiale, costruita negli anni 1950/54, dedicata alle S.s. Rufina e Seconda, martiri della Via Boccea. Come tutti i castelli che si rispettano, anche questo ha il suo fantasma che si aggira nei cunicoli sotterranei inesplorati che si diramano dal Castello nella campagna circostante. Ma alla domanda che rivolgo al Sig. Giovenale se esiste il fantasma del Castello della Porcareccia egli mi ha risposto con un sorriso.
Articolo di Franco Leggeri per l’Associazione Cornelia Antiqua.
N.B.Le foto originali sono di Franco Leggeri- Fonte articolo: Autori Vari- Si Evidenzia e voglio ricordare che gli Alunni di Casalotti hanno realizzato un pregevole lavoro sulle origini e la Storia del Castello. L’Intervista con il Sig. Giovenale è di Franco Leggeri- Si chiarisce che l’articolo è solo una piccola sintesi ricavata da un lavoro molto più esaustivo e completo relativo al Medioevo e i sistemi difensivi della Campagna Romana – TORRI SARACENE-TORRI DI SEGNALAZIONI – realizzato da Franco Leggeri per l’Associazione Cornelia Antiqua.
Marcella Frangipane-Un frammento alla volta. Dieci lezioni dall’archeologia
Editore Il Mulino
DESCRIZIONE
Gli oggetti hanno un’anima e una storia che passa attraverso le mani degli artigiani che li hanno forgiati e di coloro che li hanno usati. Ecco il senso dell’archeologia: far parlare il tempo attraverso le cose, per ricostruire l’impossibile fotografia del passato. Frammenti di vita quotidiana, tracce di rituali religiosi, di attività economiche e di relazioni tra persone e con l’ambiente: gli oggetti portano il segno di quanto avvenuto nel tempo in cui furono creati e delle loro funzioni all’interno della comunità. Come schegge di uno specchio ci restituiscono l’immagine di quello che siamo stati e ci aiutano a dar forma al passato. Per riannodare i fili di questi mondi lontani e poco riconoscibili è necessario un lavoro lungo anni. Oltre quaranta sono quelli che Marcella Frangipane ha trascorso sul sito di Arslantepe in Anatolia, dove sorge il palazzo pubblico più antico del mondo: un viaggio nel tempo – che risale al V millennio a.C. e oltre – e nello spazio – esteso a tutto il territorio della Mezzaluna fertile – alla scoperta delle prime civiltà umane e di quei fenomeni politici e sociali che ancora regolano le nostre vite. Dieci lezioni dall’archeologia dei tempi più antichi per capire come siamo arrivati fin qui e come potrebbe essere il nostro domani.
La nave romana “LIBURNA”: Un capolavoro da salvare
Articolo e foto di Tatiana CONCAS
FIUMICINO (Roma)- ISOLA SACRA–27 ottobre 2022-Oggi,noi dell’associazione Cornelia Antiqua, ci siamo recati nel quartiere Isola Sacra di Fiumicino per visitare il cantiere navale dove è in costruzione la “Liburna” e, finalmente, conoscere i Maestri d’ascia impegnati in questa Opera navale , unica al mondo.
La Liburna rappresenta una ricostruzione fedele, a grandezza naturale, di una veloce nave romana da guerra del primo secolo dopo Cristo, di cui attualmente non esistono resti archeologici rinvenuti (ad eccezione di alcuni rostri, armamenti, anfore, ecc.), in quanto solitamente, tali imbarcazioni affondano nel mare.
L’Opera è stata realizzata, esclusivamente, grazie alla passione e all’abilità della famiglia Carmosini (l’ultima famiglia di Maestri d’ascia del Lazio e della Toscana), assieme ai fedeli amici ed aiutanti, Mino Cuccuru e Giuseppe Barucca.
L’impresa ebbe inizio circa 24 anni fa, grazie al progetto del defunto maestro Francesco Carmosini (padre di Oscar), che sognava di realizzare questa grande ricostruzione della nave romana sin dalla sua giovane età.
I lavori, inizialmente intrapresi senza alcun aiuto economico, furono sovvenzionati alcuni anni fa, grazie ad un piccolo finanziamento dalla Provincia di Roma, ma, ahimè, purtroppo questo contributo non fu sufficiente per acquistare il materiale necessario per completare l’Opera.
La Liburna ,infatti, misura ben 35 metri di lunghezza, 9 di altezza e 12 di larghezza.
La Liburna è stata costruita studiando ed applicando, il più fedelmente possibile, la tecnica e i materiali che venivano utilizzati all’epoca (come i sistemi di incastro e l’ossatura dell’impalcatura) e, quindi, sarebbe perfettamente in grado anche di navigare.
La Liburna è un capolavoro studiato ed apprezzato da molti ricercatori ed Università italiane e straniere, essa costituisce un’importante testimonianza storica dell’antico sistema navale ,portuale – logistico della Roma imperiale.
Nonostante ciò, per mancanza di fondi, la Liburna è ancora incompleta ma, non essendo munita di un’apposita copertura, risulta esposta alle intemperie, che stanno, impietosamente, provocando il degrado del materiale impiegato il quale, per la maggior parte , è legno pregiato.
Proprio per tale motivo il Comitato Promotore SAIFO (Sistema Archeo-ambientale Integrato Fiumicino Ostia), insieme al suo portavoce, il consigliere Raffaele Megna, si stanno prodigando al fine di reperire le risorse necessarie per completare, tutelare e rendere fruibile quest’Opera a tutta la collettività.
A breve, infatti, prenderà il via un vasto crowdfunding (una grande raccolta fondi internazionale), che avrà come obiettivo, oltre alla conclusione dei lavori, anche la musealizzazione dell’Opera.
La Liburna , ad Opera ultimata, era destinata al “Museo delle Navi”, nei pressi dell’Aeroporto Internazionale “Leonardo da Vinci” di Fiumicino, ma ,per questioni logistiche ed economiche, è stato sviluppato un nuovo progetto di esposizione e valorizzazione della nave romana.
A breve sarà firmata la concessione dell’area e del giardino pubblico limitrofo (ora in stato di abbandono) che verrà lasciata in gestione a SAIFO (Sistema Archeo-ambientale Integrato Fiumicino Ostia) da parte della Regione Lazio.
Questo nuovo progetto prevede di lasciare la Liburna, posizionandola meglio, all’interno dell’area “cantiere” in cui attualmente si trova e proteggendola con una copertura idonea .
Con questa Idea-Progetto sarà possibile creare un Museo proprio a ridosso delle case popolari e la presenza della Liburna costituirà un importante “Polo Culturale” per il Quartiere Isola Sacra di Fiumicino.
Articolo e foto di Tatiana CONCAS-Associazione CORNELIA ANTIQUA
ROMA – Municipio XIII-Castel Di Guido – Villa Romana delle Colonnacce
Foto di Franco Leggeri -Anno 2005-per l’Associazione Cornelia Antiqua
Castel di Guido- La Villa Romana è del II-III secolo d.C. è sita su di un pianoro all’interno dell’Azienda agricola comunale.La Villa ha strutture di epoca repubblicana che sono le più antiche e di epoca imperiale. La villa ha una zona produttiva di e la parte residenziale di epoca imperiale. La parte produttiva comprende l’aia o cortile coperto: il grande ambiente conserva le basi di tre sostegni per il tetto, mentre è stato asportato il pavimento, al centro si trova un pozzo circolare. Vi è una cisterna per la conservazione dell’acqua meteorica, all’interno della cisterna si trovano le basi dei pilastri che sorreggevano il soffitto a volta. A giudicare dallo spessore dei muri e dei contrafforti si può desumere che avesse un altezza di circa 5 metri. Nell’ambiente di lavoro si trovano un pozzo e la relativa condotta sotterranea. Torcular : sono due ambienti che ospitavano un impianto per la lavorazione del vino e dell’olio. Vi era un torchio collegato alle vasche di raccolta, mentre in un ambiente più basso vi era l’alloggiamento dei contrappesi del torchio medesimo ed una cucina con contenitori in terracotta di grandi dimensioni (dolii). La parte residenziale ha un atrio, cuore più antico dell’abitazione romana, in cui si conservava l’altare dei Lari, divinità protettrici della casa. Al centro vi è una vasca ( compluvio) in marmo in cui si raccoglieva l’acqua piovana che cadeva da un foro rettangolare sito nel tetto (impluvio). Sale da pranzo, forse triclinari , ampie e dotate di ricchi pavimenti e di belle decorazioni affrescate sulle pareti. Cubicoli, stanze da letto . Vi erano dei corridoi che consentivano il transito della servitù alle spalle delle grandi sale da pranzo senza disturbare i commensali o il riposo dei proprietari. Il Peristilio o giardino porticato: era l’ambiente più amato della casa, di solito con giardino centrale ed una fontana. Dodici colonne sostenevano il tetto del porticato, che spioveva verso la zona centrale. I volontari del GAR –Zona Aurelio , scavano con perizia e recuperano frammenti, “i cocci”, li puliscono,catalogano e , quindi, li trasportano nella sede di via Baldo degli Ubaldi dove vengono restaurati e conservati . Nel 1976 la Soprintendenza Archeologica di Roma recuperò preziosi mosaici e pregevoli pitture che sono ora esposti al pubblico nella sede del museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo. Se la Villa è visitabile e ben conservata lo si deve all’ottimo lavoro dell’Archeologo Dott.ssa Daniela Rossi che la si può definire “Ambasciatore e protettrice del Borgo romano di Lorium “. Ricordiamo il recente, superbo, lavoro della Dott.ssa Daniela Rossi nel quartiere Massimina sulla via Aurelia. La descrizione della Villa delle Colonnacce sono tratte da un saggio-lezione che la Dott.ssa Daniela.Rossi ha tenuto nella sala grande del Castello nel borgo di Castel di Guido il 18/04/09 .
Tra i tanti suoi bei libri dedicati alla Sabina, Gianfranco Trovato ne aveva dedicato uno alle mole (“Antichi mulini. Alla ricerca delle antiche mole della Sabina tiberina”, Amici del Museo, 2013). Nel libro ne aveva censite decine e decine, «per far conoscere questo patrimonio, e cercare di salvare i mulini dalla totale scomparsa alla quale i più sembrano destinati». Un lavoro originale e prezioso, come sempre, quello di Trovato.
Per questo abbiamo compulsato attentamente il suo libro quando ci hanno segnalato una mola sul Galantina, a monte di quella che sta sotto l’eremo di San Leonardo a Roccantica (quella conosciuta come Mola della Comune). Ma nel libro non c’era. Così quando una decina di giorni fa siamo scesi dal Trio lungo il sentiero delle Doline, il percorso aperto recentemente dalle guide di “Ala” e di “Tra noi” che mette in comunicazione il Revotano e il Catino (e sono stati proprio loro, le ragazze e i ragazzi di Ala e Tra noi, le associazioni che gestiscono il Rifugio Cognolo e il Trio, a ripulire la mola e a segnalarcela durante la cerimonia di inaugurazione del nuovo anello), eravamo molto curiosi e anche un po’ emozionati .
L’atmosfera è suggestiva nel bosco. Si scende abbastanza rapidamente e ripidamente (un centinaio di metri di dislivello in nemmeno un chilometro). E quando arrivi a fondovalle quello che resta del mulino fa il suo bell’effetto. Sulle rive del torrente che qualche giorno fa scorreva tranquillo, almeno lì in alto nella valle, con le mura, in alcuni tratti ricoperte di muschio, senza tracce delle vecchie macine, con i resti dell’apertura sottostante nella quale doveva girare il meccanismo in legno che trasmetteva la forza dell’acqua alla macina posta al livello superiore.
Mentre risalivamo ci chiedevamo: ma chi veniva a macinare fin quassù? Difficile dire. Certo, il sentiero che univa Roccantica al valico di Tancia era un percorso assai importante nel medioevo. Probabilmente il mulino era frequentato da chi viveva e coltivava proprio sull’altopiano di Tancia, e dovevano essere in tanti. E magari venivano anche i monaci e la comunità che viveva alla Grotta di san Michele.
Comunicazione di servizio: ieri siamo andati all’Eremo di San Leonardo e alla Mola della Comune. Di acqua, lungo il Galantina, nemmeno l’ombra.
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