Sarah Josepha Hale – la Poetessa della Festa del Ringraziamento –
Poet, Sarah Josepha Hale is best known for creating the nursery rhyme “Mary Had a Little Lamb.” However, her work extends far beyond her writing. Her influence can be seen in historic sites and a famous national holiday still widely celebrated today.
Sarah Josepha Hale was born on October 24th, 1788 in Newport, New Hampshire. Her parents were strong advocates for education of both sexes. Therefore, Hale was taught well beyond the normal age for a woman. Later, she married a lawyer David Hale, who supported her in all scholarly endeavors. Sadly, her husband died after only nine years of marriage, leaving Hale a widow with five children. She turned to poetry as a form of income. Her most famous book, titled Poems for Our Children included a beloved story from her childhood. “Mary Had a Little Lamb” was instantly a popular nursey rhyme.
In 1837, she became the editor of the Godey’s Lady’s Book. Her work with the magazine made her one of the most influential voices in the 19th century. Her columns covered everything from women’s education to child rearing. Hale also used her platform to support other causes, including abolishing slavery and, later, colonization (freeing African Americans and sending them to Africa). While working as editor, she raised money for various historic sites. Hale helped to preserve George Washington’s home and financially supported the construction of the Bunker Hill Monument. Her work in historic preservation has stood the test of time, as both sites are still open to public.
Hale has been criticized heavily for her support of gender roles. As an editor, she encouraged women to focus their efforts in the domestic realm. A proper woman, to Hale not only managed the home but she also imparted religion to her children. Godey’s Lady’s Book was widely known for its conservative views for much of the 19th century. Additionally, Hale did not support the women’s suffrage movement because she believed that women’s participation in politics would limit their influence in the home. However, Hale did use the magazine to advocate for the education of women and the rights of women as property owners.
Hale used her persuasive writings to support the creation of Thanksgiving as a national holiday. Beginning in 1846, she charged the president and other leading politicians to push for the national celebration of Thanksgiving, which was then only celebrated in the Northeast. Her requests for recognition were largely ignored by politicians until 1863. While the nation was in the middle of the Civil War, President Lincoln signed into action “A National Day of Thanksgiving and Praise.” Hale’s letter to Lincoln is often cited as the main factor in his decision. Hale retired as editor in 1877 and died two years later at the age of 92.
Alejandra Pizarnik nasce ad Avellaneda (Buenos Aires) il 29 aprile 1936,Poesie scelte dalla Rivista AVAMPOSTO in una famiglia di emigrati ebrei di origine russa. Assieme alla sorella maggiore Myriam compie i primi studi in una scuola ebraica, dove impara a leggere e a scrivere in yiddish. Durante l’adolescenza comincia a fare uso di anfetamine per curare i disturbi fisici di origine nervosa che la affliggono. A 18 anni si iscrive alla facoltà di Filosofia, poi a quella di Lettere e infine alla Scuola di giornalismo, ma non porta a termine gli studi. Dal 1960 al 1964 vive a Parigi. Muore a Buenos Aires nella notte tra il 24 e il 25 settembre 1972 per un’overdose di barbiturici.
Testi selezionati da La figlia dell’insonnia (trad. di C. Cinti, Crocetti, 2004)
Poesia
Tu scegli il luogo della ferita
dove dicemmo il nostro silenzio.
Tu fai della mia vita
questa cerimonia troppo pura.
Anelli di cenere
a Cristina Campo
Stanno le mie voci al canto
perché non cantino loro,
i grigiamente imbavagliati nell’alba,
i camuffati da uccello desolato nella pioggia.
C’è, nell’attesa,
una voce di lillà che si spezza.
E c’è, quando si fa giorno,
una scissione del sole in piccoli soli neri.
E quando è notte, sempre,
una tribù di parole mutilate
cerca asilo nella mia gola,
perché non cantino loro,
i funesti, i padroni del silenzio.
La notte
Della notte so poco
ma di me la notte sembra sapere,
e più ancora, mi assiste come se mi amasse,
mi ammanta di stelle la coscienza.
Forse la notte è la vita e il sole la morte.
Forse la notte è nulla
e nulla le nostre congetture
e nulla gli esseri che la vivono.
Forse le parole sono l’unica cosa che esiste
nel vuoto enorme dei secoli
che ci graffiano l’anima coi ricordi.
Ma la notte conosce la miseria
che succhia il sangue e le idee.
Scaglia l’odio, la notte, sui nostri sguardi
che sa pieni di interessi, di incontri mancati.
Ma accade che la notte, ne senta il pianto nelle ossa.
Delira la sua lacrima immensa
e grida che qualcosa è partito per sempre.
Un giorno torneremo a esistere.
Le opere e le notti
per riconoscere nella sete il mio emblema
per significare l’unico sogno
per non aggrapparmi di nuovo all’amore
sono stata tutta un’offerta
un puro errare
di lupa nel bosco
nella notte dei corpi
per dire la parola innocente
Presenza
la tua voce
in questo non potersene uscire le cose
dal mio sguardo
mi spossessano
fanno di me un vascello in un fiume di pietre
se non è la tua voce
pioggia sola nel mio silenzio di febbri
tu mi liberi gli occhi
e per favore
parlami
sempre.
Gli occhi aperti
Qualcuno misura singhiozzando
l’estensione dell’alba.
Qualcuno pugnala il cuscino
in cerca del suo impossibile
spazio di quiete.
Questa notte, in questo mondo
a Martha Isabel Moya
questa notte in questo mondo
le parole del sogno dell’infanzia della morte
non è mai questo che si vuol dire
la lingua materna castra
la lingua è un organo di conoscenza
del fallimento di ogni poesia
castrata dalla sua stessa lingua
che è l’organo della ri-creazione
del ri-conoscimento
ma non della resurrezione
di qualcosa in forma di negazione
del mio orizzonte di maldoror col suo cane
e niente è promessa
tra il dicibile
che equivale a mentire
(tutto ciò che si può dire è menzogna)
il resto è silenzio
solo che il silenzio non esiste
no
le parole
non fanno l’amore
fanno l’assenza
se dico acqua berrò?
se dico pane mangerò?
questa notte in questo mondo
straordinario il silenzio di questa notte
con l’anima succede che non si vede
con la mente succede che non si vede
con lo spirito succede che non si vede
da dove viene questa cospirazione d’invisibilità?
nessuna parola è visibile
ombre
spazi viscosi dove si occulta
la pietra della follia
neri corridoi
li ho percorsi tutti
oh fermati un altro po’ tra di noi!
la mia persona è ferita
la mia prima persona singolare
scrivo come chi alza un coltello nel buio
scrivo come dico
la sincerità assoluta sarebbe sempre
l’impossibile
oh fermati un altro po’ tra di noi!
lo sfacelo delle parole
che sloggiano il palazzo del linguaggio
la conoscenza tra le gambe
che cosa hai fatto del dono del sesso?
oh miei morti
li ho mangiati mi sono strozzata
non ne posso più di non poterne più
parole camuffate
tutto scivola
verso la nera liquefazione
e il cane di maldoror
questa notte in questo mondo
dove tutto è possibile
tranne
la poesia
parlo
sapendo che non si tratta di ciò
sempre non si tratta di ciò
oh aiutami a scrivere la poesia più prescindibile
quella che non serva nemmeno
a essere inservibile
aiutami a scrivere parole
in questa notte in questo mondo
***
La poesia che non dico,
quella che non merito.
Paura di essere due
sulla via dello specchio:
qualcuno che dorme in me
mi mangia e mi beve.
***
no, la verità non è la musica
io, triste attesa di una parola
qual è il nome che cerco
e che cosa cerco?
non il nome della deità
non il nome dei nomi
ma i nomi precisi e preziosi
dei miei desideri nascosti
qualcosa in me mi punisce
da tutte le mie vite:
– Ti abbiamo dato tutto il necessario perché comprendessi
e hai preferito l’attesa,
come se tutto ti annunciasse la poesia
(quella che non scriverai mai perché è un giardino inaccessibile– sono solo venuta a vedere il giardino –)
Alejandra Pizarnik nasce ad Avellaneda (Buenos Aires) il 29 aprile 1936, in una famiglia di emigrati ebrei di origine russa. Assieme alla sorella maggiore Myriam compie i primi studi in una scuola ebraica, dove impara a leggere e a scrivere in yiddish. Durante l’adolescenza comincia a fare uso di anfetamine per curare i disturbi fisici di origine nervosa che la affliggono. A 18 anni si iscrive alla facoltà di Filosofia, poi a quella di Lettere e infine alla Scuola di giornalismo, ma non porta a termine gli studi. Dal 1960 al 1964 vive a Parigi. Muore a Buenos Aires nella notte tra il 24 e il 25 settembre 1972 per un’overdose di barbiturici.
Testi selezionati da La figlia dell’insonnia (trad. di C. Cinti, Crocetti, 2004)
Fonte-RIVISTA AVAMPOSTO
«Avamposto» è uno spazio di ricerca, articolato in rubriche di approfondimento, che si propone di realizzare un dialogo vivo rivolto allo studio della poesia attraverso un approccio multidisciplinare, nella consapevolezza che una pluralità di prospettive sia maggiormente capace di restituirne la valenza, senza mai sfociare in atteggiamenti statici e gerarchizzanti. Ma «Avamposto» è anche un luogo di riflessione sulla crisi del linguaggio. L’obiettivo è interrogarne le ragioni, opponendo alla tirannia dell’immediatezza – e alla sciatteria con la quale viene spesso liquidata l’esperienza del verso – un’etica dello scavo e dello sforzo (nella parola, per la parola). Tramite l’esaltazione della lentezza e del diritto alla diversità, la rivista intende suggerire un’alternativa al ritmo fagocitante e all’omologazione culturale (e linguistica) del presente, promuovendo la scoperta di autori dimenticati o ritenuti, forse a torto, marginali, provando a rileggere poeti noti (talvolta prigionieri di luoghi comuni) e a vedere cosa si muove al di là della frontiera del già detto, per accogliere voci nuove con la curiosità e l’amore che questo tempo non riesce più a esprimere.
CONTATTI
RIVISTA AVAMPOSTO
Via Lupardini 4, 89121 Reggio Calabria (c/o Sergio Bertolino)
Francesca Menchelli–Buttini-Sui drammi per musica di Alessandro Scarlatti dopo il 1702
NeoClassica Editore-Roma
Il volume concerne i drammi per musica di Alessandro Scarlatti dal Flavio Cuniberto, allestito a Pratolino nel 1702, alla Griselda, apparsa a Roma nel 1721. Vengono prese in considerazione le “prime” intonazioni la cui responsabilità sia attribuibile per intero al musicista palermitano, più le tarde rielaborazioni d’autore per Roma di due dei lavori scritti originalmente per Pratolino: Turno Aricino (1720) e Arminio (1722). La materia è suddivisa in due parti: la prima contiene sia un esame dei soggetti, dei nuclei drammatici e degli eventuali accomodi (in caso di libretti di lungo corso) dei drammi per musica di Scarlatti, sia un quadro delle caratteristiche stilistiche e formali della musica in ottica generale e sistematica; la seconda parte descrive più in dettaglio, e in prospettiva cronologica, le intonazioni di cui sussistano fonti, in specie riguardo ai rapporti e alle alternative possibili fra musica, parole e gesto negli snodi melo-drammatici di maggior rilievo.
SOMMARIO
PREMESSA
ELENCO DEGLI ESEMPI MUSICALI
ASPETTI STORICI, ESTETICI E FORMALI
Luoghi, occasioni, drammi
Scene comiche
Forme e mezzi compositivi
LE OPERE
Il Flavio Cuniberto
Arminio
Turno Aricino
Il Mitridate Eupatore
Il trionfo della libertà
L’amor volubile e tiranno
La principessa fedele
La fede riconosciuta
Il Ciro
Scipione nelle Spagne
L’amor generoso
Tigrane
Carlo re d’Alemagna
Telemaco
Cambise
Marco Attilio Regolo
Griselda
ESEMPI MUSICALI
BIBLIOGRAFIA
INDICE DEI NOMI
La Casa editrice NeoClassica nasce con l’intento di diffondere saperi e conoscenze sulla cultura musicale. L’obiettivo principale di NeoClassica è di favorire la circolazione di importanti autori e volumi di argomento musicologico ed etnomusicologico, producendo da una parte nuove e aggiornate edizioni e traduzioni di libri ormai fuori catalogo, rari o di difficile reperibilità, e dall’altra pubblicando le ultime ricerche realizzate dai migliori studiosi di ultima generazione.
NeoClassica si prefigge di mantenere uno sguardo vigile sulle più interessanti novità del panorama musicologico: marcare la saldatura fra futuro e passato, rendendo classico qualcosa di nuovo, è uno dei suoi scopi principali.
Sul sito di NeoClassica si potranno quindi acquistare testi di argomento musicale – anche in comodo formato ebook – e sarà possibile rimanere aggiornati su news ed eventi d’interesse per tutti gli appassionati della musica.
NeoClassica è distribuita sul territorio nazionale in esclusiva da Directbook.
Perché NeoClassica
NeoClassica è una casa editrice giovane ed innovativa, che tuttavia ha scelto l’universo classico come oggetto della sua produzione; racconta con mezzi e modi attuali un mondo relativamente lontano nel tempo e immerso nella tradizione.
Per questo abbiamo scelto di scrivere “neo” con un carattere classicheggiante e calligrafico e “classica” con un carattere attuale, che rimandi immediatamente all’idea di innovazione e velocità a cui ci ispiriamo.
Al centro dei nostri interessi permane la musica, simboleggiata, nel logo, dalla C indicante il “tempo tagliato” – nel nostro caso, tagliato a metà fra nuovo e classico. Il nostro “tempo tagliato” è capovolto ad indicare lo sguardo retrospettivo ed è reso graficamente moderno a suggerire l’attenzione per la contemporaneità.
Editorial Board
Il gruppo fondatore di NeoClassica è composto da giovani professionisti, appassionati della materia, formatisi nella musicologia ed etnomusicologia universitaria.
Ad essi si affiancano altre competenze in grado di contribuire alla migliore co-gestione di una casa editrice: specialisti in altri rami del sapere, traduttori ed esperti in progettazione redazionale (impaginazione ed editing).
Al progetto di NeoClassica hanno inoltre aderito alcuni affermati studiosi italiani, che hanno fornito il loro appoggio contribuendo a creare il nucleo fondante del comitato scientifico.
Casa editrice -NeoClassica srl
Via Latina 110, 00179 Roma info@neo-classica.com
Asmaa Azaizehè una poetessa, interprete e giornalista. Nasce nel 1985 nel villaggio di Daburieh in Galilea, Palestina. Per diversi anni ha lavorato come giornalista per giornali arabi e palestinesi come presentatrice televisiva e speaker radiofonica. Nel 2012 diventa la prima direttrice del museo Mahmoud Darwish di Ramallah. Le sue poesie sono tradotte in oltre 10 lingue.
Gli occhi del merlo.
Il disco della vita mi cadrà presto addosso
Dopo di ciò non accadrà molto
Le persone che desideravo incontrare sono morte
Il paese che sognavo è diventato una canzone rap in una macchina lontana
I cavalli che ho allevato in tenera età mi hanno morso il braccio
E non sembra che stiano mollando la presa.
Ad ogni modo,
il mio calamaio è grande e sembra che non vivrò abbastanza a lungo per svuotarlo.
Le poesie che avrei voluto scrivere le ho cristallizzate nel suo sudario.
E ho insegnato ai polpi che sono usciti dalla mia schiena come come percepire la sua assenza.
Mi siedo sulla la roccia della nostalgia
E aspetto che il vento mi dia forma
E, dunque, diventare un merlo
dagli occhi grandi e profondi
Per vedere il nuovo disco della mia vita.
Forse non ricorderò che sono esistito
Né che questo albero, che diventerà la mia casa, era qualcosa di misterioso, come fosse mio padre.
عين الشحرور
بعد قليل
سيسقط قرص حياتي في حضني
لن يحدث الكثير بعد ذلك
الّذين تمنّيتُ لقاءهم ماتوا
البلد الّذي حلمتُ به
صار أغنية رابْ في سيّارةٍ بعيدة
الخيول الّتي ربّيتها في صغري
عضّت ذراعي
ولا يبدو أنّها ستفلتها
في كلّ الأحوال
محبرتي كبيرةٌ
ولا يبدو بأنّي سأعيش وأفرغها
القصائد الّتي تمنّيتُ كتابتها زججتُها في كفنه
والأخطبوطات الّتي نتأتْ من ظهري
علّمتُها كيف تتلمّس غيابه
أجلس فوق صخرة الشوق
وأنتظر أن تنحتني الريح
فأصير شحرورًا بعينٍ كبيرة
عينٍ كبيرةٍ وعميقة
سأرى فيها قرص حياتي الجديد
ربّما لن أذكر أنّني كنتُ أنا
وأنّ هذه الشجرة
الّتي ستصير بيتي
كانت شيئًا غامضًا كأنّه أبي.
Ninna nanna
Sono stanca di paragonare cose tra loro
E a malapena riesco a vederle per ciò che sono
Anche il gelsomino nel mio giardino è stanco
Un passante ha detto che somiglia ad un campo di cotone
E andò allargando le sue braccia e le sue gambe fino a sfibrarsi
Paragonavo la morte al buio pesto in cui abbiamo perso le chiavi della porta,
Ad un sogno dal quale non ci svegliamo,
Alla vacuità di un idolo per il quale ci umiliamo,
finché mio padre non cadde a terra e morì.
Ebbene la morte divenne morte.
Semplicemente morte.
Sono innocente nella metafora.
Ho paragonato me stessa ad una spiga di grano e ci sono rimasta incastrata,
e da allora Darwin fissa la sua scrivania
Sono innocente nella poesia.
Queste ninna nanna le scrivo per dormire
come amuleti che piego per poi scriverci ancora.
تهليلة
تعبتُ وأنا أشبّه أشياءً بأشياء
فأنا بالكاد أرى الأشياء كما هي
الفلّة في حديقتي تعبت هي الأخرى
أحدهم مرّ وقال إنّها مثل حقلٍ من القطن
فراحتْ تمدّ ذراعيها وقوائمها حتّى تمزّقت أليافها
كنتُ أشبّه الموت
بظلمةٍ سخماءَ أضعنا فيها مفتاح الباب
بحلمٍ لا يقظة منه
بجوف صنمٍ نتذلّل إليه
إلى أن ارتطم أبي بالأرض ومات
فصار الموت موتًا
موتًا فقط
أنا بريئةٌ من التشبيه
شبّهتُ نفسي بسنبلةٍ وعلقتُ فيها
فظلّ داروين، منذها، صافنًا في طاولته
أنا بريئةٌ من الشِّعر
هذه تهليلاتٌ أكتبها لأنام
هذه أَحْجِبَةٌ
أطويها لأعاود الكتابة.
Breve nota biografica di Asmaa Azaizeh
Asmaa Azaizehè una poetessa, interprete e giornalista. Nasce nel 1985 nel villaggio di Daburieh in Galilea, Palestina. Per diversi anni ha lavorato come giornalista per giornali arabi e palestinesi come presentatrice televisiva e speaker radiofonica. Nel 2012 diventa la prima direttrice del museo Mahmoud Darwish di Ramallah. Le sue poesie sono tradotte in oltre 10 lingue.
Pasquale D’Auria è laureando in Lingua e Letteratura Araba presso l’Università degli Studi di Bari, con una tesi sulla letteratura palestinese contemporanea.
La rivista «Atelier» ha periodicità trimestrale (marzo, giugno, settembre, dicembre) e si occupa di letteratura contemporanea. Ha due redazioni: una che lavora per la rivista cartacea trimestrale e una che cura il sito Online e i suoi contenuti. Il nome (in origine “laboratorio dove si lavora il legno”) allude a un luogo di confronto e impegno operativo, aperto alla realtà. Si è distinta in questi anni, conquistandosi un posto preminente fra i periodici militanti, per il rigore critico e l’accurato scandaglio delle voci contemporanee. In particolare, si è resa levatrice di una generazione di poeti (si veda, per esempio, la pubblicazione dell’antologia L’Opera comune, la prima antologia dedicata ai poeti nati negli anni Settanta, cui hanno fatto seguito molte pubblicazioni analoghe). Si ricordano anche diversi numeri monografici: un Omaggio alla poesia contemporanea con i poeti italiani delle ultime generazioni (n. 10), gli atti di un convegno che ha radunato “la generazione dei nati negli anni Settanta” (La responsabilità della poesia, n. 24), un omaggio alla poesia europea con testi di poeti giovani e interventi di autori già affermati (Giovane poesia europea, n. 30), un’antologia di racconti di scrittori italiani emergenti (Racconti italiani, n. 38), un numero dedicato al tema “Poesia e conoscenza” (Che ne sanno i poeti?, n. 50).
Direttore responsabile: Giuliano Ladolfi Coordinatore delle redazioni: Luca Ariano
Redazione Online Direttori: Eleonora Rimolo, Giovanni Ibello Caporedattore: Carlo Ragliani Redazione: Mario Famularo, Michele Bordoni, Gerardo Masuccio, Paola Mancinelli, Matteo Pupillo, Antonio Fiori, Giulio Maffii, Giovanna Rosadini, Carlo Ragliani, Daniele Costantini, Francesca Coppola.
Redazione Cartaceo Direttore: Giovanna Rosadini Redazione: Mario Famularo, Giulio Greco, Alessio Zanichelli, Mattia Tarantino, Giuseppe Carracchia, Carlo Ragliani.
Contattaci
http://www.atelierpoesia.it
La rivista «Atelier» ha periodicità trimestrale e si occupa di letteratura contemporanea.
direzioneatelierpoesiaonline@gmail.com
Per tutte le comunicazioni e proposte per Atelier Online, sia di pubblicazione di inediti che di recensioni vi preghiamo di scrivere al seguente indirizzo mail di direzione: eleonorarimolo@gmail.com
Articolo scritto da Ugo Ojetti per la Rivista PAN n°5 del 1934
Salvatore Di Giacomo nacque a Napoli il 12 marzo 1860, figlio primogenito di Francesco Saverio Di Giacomo, medico abruzzese, e Patrizia Buongiorno, il cui padre insegnava al Conservatorio di San Pietro a Maiella. Dopo aver conseguito la licenza liceale presso il Vittorio Emanuele, frequentò per volere del padre la facoltà di Medicina. Di Giacomo non aveva alcun interesse per gli studi cui era stato indirizzato, tanto che nell’ottobre 1880 abbandonò l’università in seguito a un celebre episodio che egli stesso descrisse sei anni più tardi.
Un giorno, recatosi ad assistere a una lezione di anatomia, rimase nauseato alla vista del cadavere di un vecchio, sul cui volto il professore aveva tracciato «cinque o sei linee di demarcazione», in modo da spiegare la composizione del cranio. Corso fuori dall’aula, si trovò suo malgrado protagonista di una scena raccapricciante: il bidello, che scendeva portando in una tinozza membra umane, scivolò riversando il macabro contenuto, mentre il giovane si diede alla fuga, abbandonando l’edificio di Sant’Aniello a Caponapoli e il percorso accademico. Di Giacomo si sentiva attratto dalla letteratura e dalla critica letteraria. Alleggerito del fardello di studi coatti, poté cercare di realizzare i propri desideri. Si rivolse così al Corriere del Mattino, diretto da Martino Cafiero. La collaborazione cominciò con «alcune novelle di genere tedesco», ispirate principalmente alla coppia Erckmann-Chatrian.[2] Cafiero e Federigo Verdinois, che si occupava della parte letteraria, sospettarono potesse averle tradotte. Di Giacomo fu costretto a scriverne altre per dimostrarne l’autenticità, e al tempo stesso ricevette uno sprone a proseguire nell’attività di novelliere. Dopo alcuni mesi diventò ordinario collaboratore del Corriere, assieme a Roberto Bracco, con cui instaurò una profonda amicizia, e Giuseppe Mezzanotte.[3]
Lasciato il Corriere, passò dapprima al Pro Patria, quindi alla Gazzetta letteraria diretta da Vittorio Bersezio. In seguito andò al Pungolo. Il 21 settembre 1884 perse il padre nell’epidemia di colera che colpì la città. Quell’anno pubblicò per l’editore Tocco la già copiosa produzione poetica in lingua napoletana, che apparve con il titolo Sonetti. Seguirono, nel giro di pochi anni, le raccolte poetiche ‘O Funneco verde (1886), Zi’ munacella (1888) e Canzoni napoletane (1891). Nel 1892 fu tra i fondatori, assieme a Benedetto Croce, Vittorio Spinazzola e altri intellettuali, della nota rivista di topografia e arte napoletana Napoli nobilissima.
Sinossi del libro di Maurizio Serra-Monaco 1938: una data entrata nell’immaginario collettivo come sinonimo della capitolazione delle democrazie europee di fronte al totalitarismo nazista. Sperando di salvare la pace, Gran Bretagna e Francia, con la mediazione di Mussolini, cedettero a Hitler i Sudeti, non accorgendosi di compiere il passo decisivo verso l’abisso della Seconda guerra mondiale. L’unico a comprendere la vera natura dell’accordo fu Churchill, che dichiarò: «Hanno scelto il disonore per evitare la guerra, avranno il disonore e la guerra». L’invasione russa dell’Ucraina ha riportato di estrema attualità la Conferenza di Monaco, anche se il racconto e l’interpretazione seguono l’onda dell’emozione e dimenticano il reale contesto storico. Maurizio Serra, al termine di una lunga indagine negli archivi di tutt’Europa, ci restituisce la storia autentica dell’evento che ha cambiato il mondo, chiarendo, alla luce di nuovi documenti, il ruolo di Mussolini, che a quel tempo non era ancora appiattito sulle posizioni del Terzo Reich. Consapevole delle debolezze del suo esercito e che le ambizioni naziste non corrispondessero agli interessi italiani, il duce voleva evitare il conflitto, sondare le reazioni delle democrazie e, al tempo stesso, concedere spazio al progetto tedesco enunciato, che Hitler però smentirà entrando a Praga nel marzo 1939. Interessante notare come si mossero Roosevelt e Stalin, assenti alla conferenza: Monaco stava anche preparando il futuro patto tedesco-sovietico per la spartizione della Polonia. Una storia ricca di aneddoti e rivelazioni, a partire dalle origini, il 1918, e fino alle catastrofiche conseguenze. Serra tratteggia, con la maestria che lo contraddistingue, i ritratti dei quattro attori principali (Hitler, Mussolini, Chamberlain, Daladier) e dei protagonisti dietro le quinte.
«In questo “libro evento”, lo storico e accademico Maurizio Serra ci restituisce magistralmente il momento in cui le democrazie capitolarono davanti al nazismo». Le Point
«Il grande libro che mancava su questo evento emblematico». Le Figaro
«Un saggio storico di ampio respiro sulla conferenza di Monaco, con cui l’autore aggiunge un nuovo importante capitolo ai suoi numerosi e apprezzati studi storiografici». Worldpress
L’Autore- Maurizio Serra (Londra, 1955) diplomatico e scrittore. Tra le sue opere Malaparte vite e leggende (Marsilio 2012), Antivita di Italo Svevo (Aragno 2017) e L’Imaginifico. Vita di Gabriele D’Annunzio (Neri Pozza 2019), la cui edizione francese ha ottenuto il Prix Chateaubriand (2018) e il Prix de l’Académie des Littératures (2019). Nel 2018, Serra ha ricevuto il Prix de la Fondation Prince Pierre de Monaco per l’insieme della sua opera.
NERI POZZA EDITORE
Via San Vittore, 3 – 20123 Milano
tel.: 02 869 987 26
fax: 02 869 199 43
Anna Maria Carpi, di famiglia tosco-emiliano-irlandese, vive a Milano. Ha insegnato letteratura tedesca all’Università di Macerata Marche e a Ca’Foscari a Venezia. E’ autrice di saggi, racconti e romanzi (fra cui Vita di Kleist, Mondadori 2005, Rowohlt 2011, e Uomini ultimo atto, 2016) e traduttrice della lirica tedesca (Nietzsche, Rilke, Benn, Bernhard, Gruenbein e a.), premio Ministero dei beni culturali (2011) e Città di S.Elpidio (2015), premio Carducci (2015). Nella poesia esordisce con A morte Talleyrand (1993, premio Pisa 1993), cui seguono Compagni corpi (2004, 22005), E tu fra i due chi sei(2007), L’asso nella neve (2011, 2 edizioni), Quando avrò tempo (2013) e L’animato porto (2016). Da Hanser (Monaco 2015) è uscita l’antologia con testo a fronte Entweder bist du unsterblich e da Marcosymarcos, Milano 2016, il complessivo E io che ancora parlo. Sue poesie sono apparse su “Oktjabr’ (Mosca,1998), “Akzente“(Monaco 2001 e 2011), e di recente su “Ulisse”, “Nuovi argomenti”, “Le parole e le cose”.
STORNI nell’aria,
migrano questi figli dell’autunno,
una mano gigante li ha lanciati
su in cielo. Sbandano, ritornano,
nel loro giubilo d’essere nessuno,
i bimbi del creato.
Tutti via, poi il gioco ricomincia,
il gioco in alto, al freddo, senza tempo.
Non c’è gioco per noi, noi giù nel tempo
per le vie del quartiere.
Foglie, una cosa sola, solo qualche fruscio,
un giacere comune, ultimi battiti,
poi una terrea quiete.
LAGHI E LAGHI
LAGHI E LAGHI senza l’altra sponda,
boschi d’inverno fragili schiomati
come teste di vecchio e poi la neve
e lacrime di ghiaccio alle tettoie.
Le poche case accenti circonflessi.
Un piccolo nel mio scompartimento
fa merenda e gioca con l’orsetto
con davanti la madre
che guarda fuori e il padre col giornale,
tutto è fidato e tutto è famigliare.
Essere lui, poter ricominciare.
In casa al video o in tavola o per strada
o in metrò o in qualche ufficio o alla stazione
non so dov’ero ieri e cos’ho fatto
né stamattina fino a un’ora fa,
non so più quando ho visto i miei amici
se erano loro
cosa ci siamo detti.
Ci vediamo di furia
solo per dire: non ci siamo persi,
poi è il sollievo di un “anche questa è fatta”.
Dove sei, gioia? Dove sei, speranza?
l mio cuore ha l’accesso stretto
il sangue non ci passa facilmente
o rigurgita o rimane dentro,
così gli altri non sanno
che passione ho per loro
che potrei
fermare anche gli ignoti per la strada
e dirgli
tutto quello che ho dentro e non mi passa –
e sarebbe la grazia.
Una vita sola? Io so che ce n’è un’altra:
sarà come stasera,
questo caffè dentro la stazione
e la pioggia che lucida il piazzale
e il vai e vieni di colori e di ombrelli.
Caldo e voci all’interno –
tu cosa bevi? e tu? Sempre lo stesso?
Salute!
Salute a te, e dimmi come stai.
Tu mi ascolti la faccia tra le mani
e io ti ascolto con i cinque sensi
e questa sera non andiamo a casa.
Quel che diciamo – cose da niente,
ma ritorna il candore
e la voglia di ridere
e una giovane smania di consacrazioni.
Anna Maria Carpi (Milano, 1939), inedito
IL MARE
qui sotto la casa: ascolta,
ha come mani e dita,
sembra scartino e incartino – che cosa?
un messaggio, un regalo?
Di tanto in tanto un tonfo ed un singulto
e sullo scoglio l’onda
schiuma e si spande, poi ritorna indietro.
Che ci voleva dire?
Che è per lei la sponda?
Il senso è al largo, e intanto cala il buio,
e verso terra in fretta con un ultimo
volo prima di notte
anche i gabbiani cercano un rifugio.
10
E DALL’OCEANO irrompe a Gibilterra
ed è già nel Tirreno
e già nel Golfo.
Dal Golfo all’isola è una sola ondata,
è già qui sotto casa
a schiumar sugli scogli,
sembra un’immensa veste agitata dal vento
balze ricami e frange
su un pudore primario della terra.
E tutta notte è un andirivieni
di flutti e sfasci,
e io in ascolto a finestre aperte
fra la veglia e il sonno
rapita da quest’essere-nonessere,
dal fraterno disciogliersi fra loro
di slanci tonfi e vuoti.
11
DALLA GAIA PIAZZETTA coi negozi
che vendono di tutto alla rinfusa,
moda smart e bijoux,
scende in curva una strada che va al mare:
all’angolo un cartello con la freccia
traffico consentito
ECCETTO AI BUS, AI CAMION, ALLE MOTO.
Ma le moto
coi minorenni in sella
curvano giù beate lampeggiando,
e spariscono in fondo
con un urlo di gioia i trasgressori.
Il vigile? E’ là al bar, che si fa un drink.
E anche qui per vicoli e stradine
per vetrine e per muri i manifesti
dell’eclatante, del trionfo umano.
Il contagio è arrivato all’innocente:
vende frutta e verdura nel paese
in un suo bugigattolo,
con fuori un suo cartello,
in stampatello dice
HERE THE GLOBAL PRIMIZIA.
Viva la vita, mai fu così grande.
Anna Maria Carpi è nata nel 1939 a Milano, da madre emiliana e padre di origine irlandese. Ha studiato lingue e letterature straniere alla Statale di Milano. Ha vissuto a più riprese a Bonn, a Berlino e a Mosca. Ha insegnato letteratura tedesca all’ Università di Macerata (1968-80) e alla Ca’ Foscari di Venezia (1980-2009) e dal 2001 insegna traduzione letteraria dal tedesco alla Statale di Milano. Vive a Milano. È autrice di un diario inedito di 15.000 pagine e di studi su Kleist, Mann, Handke e sulla poesia tedesca del ‘900. Nel 1993 ha vinto il Premio Nazionale Letterario Pisa per la Poesia.[1] La traduzione di A metà partita di D. Grubein le ha meritato il Premio Monselice nel 2000.[2] Per le sue traduzioni dalla poesia tedesca (Friedrich Nietzsche lirico, Benn, Paul Celan, Enzensberger, H.Mueller, Gruenbein, Krueger) ha avuto nel 2012 il Premio nazionale per la traduzione. Nel settembre 2015 ha ricevuto il Premio Città di Sant’Elpidio a mare, per la miglior traduzione italiana della poesia straniera, È membro delle giurie del Premio Monselice e del Premio internazionale Wuerth di Stoccarda e dal 2013 dell’Akademie der Sprache und der Dichtung di Darmstadt. Nel 2014 ha ricevuto il Premio Carducci alla carriera.
Opere
Poesia
A morte Talleyrand, Udine, Campanotto, 1993
Compagni corpi. Tutte le poesie 1992-2002, Milano, Scheiwiller, 2004
E tu fra i due chi sei, Milano, Scheiwiller, 2007
L’asso nella neve. Poesie 1990-2010, Massa, Transeuropa, 2011, (prima e seconda edizione)
Quando avrò tempo. Poesie 2010-12, Massa, Transeuropa, 2013
Entweder bin ich unsterblich, Monaco, Edition Lyrik Kabinett bei Hanser, 2015, traduzione di Piero Salabé, Postfazione di Durs Grünbein
L’animato porto, Milano, La Vita Felice, 2015
E io che intanto parlo. Poesie 1990-2015, Milano, Marcos y Marcos, 2016
Né io né tu né voi, Milano, La Vita Felice, 2018
Doroghie drughie, Pietroburgo, edizione Aleteija, 2018, traduzione di T.Stamova
E non si sa a chi chiedere, Milano, Marcos y Marcos, 2020
L’aria è una, Torino, Einaudi, 2022
Romanzi
Racconto di gioia e di nebbia, Milano, Il Saggiatore, 1995
E sarai per sempre giovane, Torino, Bollati Boringhieri, 1996, (trad tedesca: Forever young, Rowohlt, Reinbek 1997)
Il principe scarlatto, Milano, La Tartaruga, 2002
Un inquieto batter d’ali. Vita di H.v.Kleist , Milano, Mondadori, 2005 ( *Kleist. Ein Leben, Berlino, Insel, 2011)
Il mio nome era un altro. Due bambini dell’Est , Roma, Perrone, 2013
Racconti
Tagtraeume, in “Zukunft? Zukunft (6 autrici sul “futuro”)”, Gehrke, Tuebingen, 2000
Piccola Anna, Querini-Stampalia, Venezia 2007
Uomini ultimo atto, Moretti & Vitali, Bergamo 2015
On a breezy morning in August 1926, nineteen-year-old Gertrude Ederle jumped into the cold waters of the English Channel. With her muscles relaxed from some rest after months of grueling training and her body coated head to toe in a mixture of lanolin, petroleum jelly, and grease for insulation against the chill and protection against the swarms of jellyfish, she felt determined and excited to attempt what no woman and only five men had ever done: swim across the Channel.
Gertrude Caroline Ederle was born to German immigrant parents in New York City on October 23, 1905. The third of six children, she grew up in a lively household in Manhattan’s Upper West Side, where during summer months, Gertrude’s family would take outings to the New Jersey shore. It was on these sunny childhood days that a passion for swimming blossomed.
Soon, she turned the joy into a pursuit of competitive swimming, where success came quickly. Gertrude set her first world record at the age of 12. Between the ages of 15 and 19, she set 29 national and world records. In 1924, she represented the United States at the Paris Olympics, earning one gold medal in the 4×100-meter freestyle relay and two bronze medals in individual freestyle events.
Yet, she wanted to challenge herself more, to push her physical limits. And she also wanted to challenge the societal expectations placed on women. Which were many at the time.
Gertrude set her sights on swimming across the English Channel. Often referred to as the “Mount Everest of swimming” for its cold, rough waters teeming with jellyfish, the twenty-one-mile span was considered the ultimate test of endurance. Many believed that women were not physically capable of such a feat. Gertrude became determined to prove them wrong.
Her first attempt in 1925 ended in disappointment. Thinking she was in distress, her trainer touched Gertrude as he attempted to pull her from the water, disqualifying the swim. Though upset, Gertrude thought of her motto, if at first you don’t succeed, try, try again. “I am going to attempt to swim the English Channel again next July,” she said to herself.
For her second attempt, she hired a new coach and developed a rigorous training regimen, swimming four hours a day. She also designed a pair of goggles to better protect her eyes and a more aerodynamic swimsuit that minimized drag in the water.
On August 6, 1926, she started the swim at Gris-Nez, France with a tugboat carrying her coach and supporters trailing, offering encouragement and supplies of broth and sugar cubes for energy. She gave her team of supporters strict instructions about taking her out of the water: “until I get there or I can’t move.”
The swim was a battle from the start. Just a few minutes in, rough swells made her consider quitting. “But I thought I had to make a showing so I just kept on and on and on. When I got a few miles out I was confident I could make it and kept on,” Gertrude later said.
Pushing through while singing her favorite song, Let Me Call You Sweetheart, she swam and swam. Even when her coach encouraged her to stop, Gertrude continued. “It’s today or never, Pop,” she shouted to her father and supporters on the tugboat. He replied, “Kiddie finish it.”
After 14 hours and 39 minutes, Gertrude emerged from the water onto the shores of Kingsdown, England. Her time was over two hours faster than the fastest man to have swum the Channel. Exhausted but triumphant, Gertrude became an international sensation. Newspapers worldwide hailed her achievement, and she was welcomed home to a ticker-tape parade in New York City attended by an estimated two million people. President Calvin Coolidge called her “America’s Best Girl,” a title she cherished throughout her life.
Gertrude soon retired and largely retreated from the public eye. She spent her later years teaching swimming to deaf children, a cause close to her heart as she herself became partially deaf after a childhood accident. On November 30, 2003, she passed away at the age of 98.
Sources:
Hasday, Judy L.. Extraordinary Women Athletes. United States, Children’s Press, 2000.
Lillian Cannon, of Baltimore, Md., offering her best wishes to Gertrude Ederle, as she starts out from Cape Griz Nez, France, on her successful attempt to swim the English Channel. Photograph. Retrieved from the Library of Congress, <loc.gov/item/95503395/>.
Parade for Gertrude Ederle coming up Broadway, New York City, with large crowd watching / photo by staff photographer. Photograph. Retrieved from the Library of Congress, <loc.gov/item/98510485/>.
Domenica 1° dicembre ingresso gratuito nei musei civici e nei siti archeologici-
Roma Capitale – Domenica 1° dicembre 2024- Ingresso gratuito nei Musei di Roma e nei Siti Archeologici -Sarà possibile visitare gratuitamente gli spazi del Sistema Musei di Roma Capitale e alcune aree archeologiche della città. Come per ogni prima domenica del mese saranno aperti a ingresso libero il Parco Archeologico del Celio (ore 7-17.30), con il Museo della Forma Urbis, 10:00 – 16:00 con ultimo ingresso alle ore 15:00 (Ingressi Viale del Parco del Celio 20/22 – Clivo di Scauro 4); l’Area Sacra di Largo Argentina (via di San Nicola De’ Cesarini di fronte al civico 10, 9:30 – 16:00, ultimo ingresso ore 15), l’area archeologica del Circo Massimo (ore 9:30 – 16:00, ultimo ingresso ore 15), Villa di Massenzio (via Appia Antica 153, dalle 10 alle 16, ultimo ingresso un’ora prima della chiusura), e i Fori Imperiali (ingresso dalla Colonna Traiana ore 9:00 – 16:30, ultimo ingresso un’ora prima della chiusura).
Questi i musei civici aperti: Musei Capitolini; Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali; Museo dell’Ara Pacis; Centrale Montemartini; Museo di Roma; Museo di Roma in Trastevere; Galleria d’Arte Moderna; Musei di Villa Torlonia (Casina delle Civette, Casino Nobile, Serra Moresca e Casino dei Principi); Museo Civico di Zoologia.
L’iniziativa è promossa da Roma Capitale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Ingresso libero compatibilmente con la capienza dei siti. Prenotazione obbligatoria solo per i gruppi al contact center di Roma Capitale 060608 (ore 9-19).
A ingresso gratuito sia le collezioni permanenti che le esposizioni temporanee, a partire dai Musei Capitolini (piazza del Campidoglio 1) dove si potrà ammirare, nelle sale terrene del Palazzo dei Conservatori, Tiziano, Lotto, Crivelli e Guercino. Capolavori della Pinacoteca di Ancona, una selezione di grandi opere provenienti dalla Pinacoteca Civica ‘Francesco Podesti’ di Ancona. Sei prestigiose tele – delle quali 5 pale d’altare di grandi dimensioni e una piccola ma lussuosa tempera su tavola –protagoniste di un percorso espositivo che racconta l’importanza della collezione della Pinacoteca Podesti e, in filigrana, la ricchezza della città dorica committente dei maggiori artisti italiani fra Cinquecento e Seicento. Si possono ammirare la Circoncisione dalla chiesa di San Francesco ad Alto, opera di Olivuccio Ciccarello, interprete principale del rinnovamento della pittura anconetana che fiorì fra Trecento e Quattrocento; la preziosa Madonna con Bambino di Carlo Crivelli, icona della collezione dorica e somma realizzazione del pittore veneto che visse e operò nelle Marche; la Pala dell’Alabarda di Lorenzo Lotto, per la chiesa di Sant’Agostino, in cui si esplicita l’emozionante talento del pittore veneziano, esule a più riprese nella regione. Ancora di Tiziano è esposta la monumentale Crocifissione realizzata per la chiesa di San Domenico in cui l’artista esplora la tragedia e la sofferenza umana. Chiude la rassegna l’imponente Immacolata di Guercino, in cui la delicata figura della Vergine si staglia su un paesaggio marino il cui modello potrebbe essere la baia di Ancona. Nella Sala degli Arazzi del Palazzo dei Conservatori, Agrippa Iulius Caesar, l’erede ripudiato. Un nuovo ritratto di Agrippa Postumo, figlio adottivo di Augusto, tre ritratti di Agrippa Postumo, uno appartenente alle collezioni dei Musei Capitolini, un altro proveniente dagli Uffizi e il terzo della Fondazione Sorgente Group, in cui, solo di recente, si è riconosciuto lo sfortunato erede di Augusto.
Nelle sale di Palazzo Clementino l’ingresso gratuito comprende la visita a I Colori dell’Antico. Marmi Santarelli ai Musei Capitolini, un’ampia panoramica sull’uso dei marmi colorati, dalle origini fino al XX secolo, attraverso una raffinata selezione di pezzi provenienti dalla Fondazione Santarelli.
La prima domenica del mese può essere infine l’occasione per ammirare, nel giardino di Villa Caffarelli, l’imponente ricostruzione in dimensioni reali del Colosso di Costantino, una statua alta circa 13 metri realizzata attraverso tecniche innovative, partendo dai pezzi originali del IV secolo d.C. conservati nei Musei Capitolini. (www.museicapitolini.org).
Al Museo di Roma in Trastevere (piazza S. Egidio 1/b) l’esposizione Roma ChilometroZero, un lavoro fotografico di ricerca in cui 15 fotografi romani documentano la complessità, i cambiamenti e le particolarità della città, realizzando dei “racconti visivi” secondo singoli e specifici progetti. Nelle sale al primo piano Testimoni di una guerra – Memoria grafica della Rivoluzione Messicana, 40 fotografie provenienti dal prestigioso Archivio Casasola, che percorrono le tappe fondamentali della Rivoluzione Messicana, periodo in cui sono sorte figure che hanno segnato la storia messicana come Francisco I. Madero, Emiliano Zapata, Pancho Villa e Venustiano Carranza. La mostra, organizzata in collaborazione con l’Ambasciata del Messico in Italia, rientra nelle commemorazioni per i 150 anni delle relazioni diplomatiche tra Messico e Italia. Infine, sempre nelle sale al primo piano, prosegue Dino Ignani. 80’s Dark Rome, il ritratto della Roma ombrosa e scintillante, sotterranea e plateale, degli anni Ottanta del secolo scorso. Il nucleo centrale del progetto espositivo è costituito dal ciclo di ritratti, denominato Dark Portraits, che Ignani ha dedicato ai giovani che animavano la vita notturna dell’epoca e, in particolare, i luoghi e gli eventi legati alla scena dark. (www.museodiromaintrastevere.it).
Al Museo di Roma (Piazza San Pantaleo, 10 e Piazza Navona, 2) l’ingresso gratuito darà la possibilità di visitare LAUDATO SIE! Natura e scienza. L’eredità culturale di frate Francesco, esposizione che, nell’ottavo centenario della composizione, che si celebra nel 2025, prendendo le mosse dal più antico manoscritto del Cantico di frate Sole o Cantico delle creature – tra i primi testi poetici in volgare italiano giunti a noi –propone un itinerario, costantemente accompagnato da una narrazione multimediale, attraverso 93 opere rare del Fondo antico della Biblioteca comunale di Assisi conservate presso il Sacro Convento.
Nelle sale del terzo piano L’incanto della Bellezza.Dipinti ritrovati di Sebastiano Ricci dalla Collezione Enel, esposizione inedita di due tele, raffiguranti Il trionfo di Venere e Bacco e Arianna, probabilmente eseguite dal Ricci nei primi anni del Settecento, durante il suo soggiorno fiorentino. Da poco riscoperti, i due dipinti sono stati sottoposti a un restauro che ha evidenziato le straordinarie doti di colorista del pittore veneto.(www.museodiroma.it)
Negli spazi della Galleria d’Arte Moderna (via Francesco Crispi 24), la mostra Estetica della deformazione. Protagonisti dell’Espressionismo Italiano, una selezione delle opere della collezione Iannaccone di Milano relative alla linea espressionista dell’arte italiana tra gli anni Trenta e Cinquanta – dalla Scuola Romana al gruppo Corrente. All’ingresso del museo, i visitatori saranno inoltre accolti da À jour. Laura VdB Facchini, un progetto site-specific in dialogo con il complesso monumentale tardo-cinquecentesco che oggi ospita il museo, ispirato dal ricamo à jour, come omaggio alle monache che per secoli hanno abitato questo spazio e che in una parte del complesso monumentale ancora sono presenti. Nelle sale al secondo piano prosegue il successo della mostra “La poesia ti guarda”. Omaggio al Gruppo 70 (1963-2023), una selezione di opere di uno dei sodalizi artistici più interessanti sorti nel contesto delle neoavanguardie e delle ricerche verbovisuali italiane, in occasione della ricorrenza dei sessant’anni dalla nascita del Gruppo 70. Sarà inoltre ancora possibile ammirareL’allieva di danza di Venanzo Crocetti. Il ritorno, una delle prime sculture di grande formato dedicate al tema della danza di Crocetti, tornata in tutta la sua magnificenza dopo circa due anni di un accurato e specialistico restauro da parte dei tecnici dell’ICR. (www.galleriaartemodernaroma.it).
Ai Musei di Villa Torlonia (via Nomentana 70) nelle sale della Casina delle Civette è possibile ammirare l’esposizione Niki Berlinguer. La signora degli arazzi, una panoramica completa della produzione di arazzi realizzati dall’eminente tessitrice e artista, pioniera nel tradurre la pittura in narrazioni tessili, unendo l’antica tecnica del piccolo punto con influenze contemporanee. Per la prima volta la Casina delle Civette accoglie al suo interno una mostra di arazzi del XX secolo che dialogano con il liberty architettonico delle vetrate e degli ambienti di questo gioiello romano. (www.museivillatorlonia.it).
Aperti regolarmente al pubblico anche i musei abitualmente ad ingresso libero, ovvero: Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco; Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese; Museo Pietro Canonica a Villa Borghese; Museo Napoleonico; Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina; Museo di Casal de’ Pazzi; Museo delle Mura; Villa di Massenzio.
Al Museo Carlo Bilotti, Aranciera di Villa Borghese (via Fiorello La Guardia 6 – viale dell’Aranciera 4) la mostra Sandro Visca – Fracturae, un’occasione unica per esplorare la produzione dell’artista abruzzese con particolare attenzione al suo continuo dialogo tra la materia e la sua messa in forma. Le opere esposte si inseriscono nella ricerca che Visca porta avanti da decenni. Attraverso le serie dei Teatrini e delle Silhouette, l’artista, indagando la potenza espressiva della materia, esplora il rapporto tra il frammento e l’oggetto. La sua poetica si manifesta nella volontà di preservare la vita che emana dai più disparati elementi di materia, i cui frammenti sono elevati a simbolo di una condizione umana precaria e sfuggente. (www.museocarlobilotti.it )
Al Museo Napoleonico (Piazza di Ponte Umberto I 1) si potrà ammirare Carolina e Ferdinando. E non sempre seguendo il dopo al prima, sculture, incisioni, installazioni multimediali di Gianluca Esposito che esplorano artisticamente le relazioni fra Maria Carolina d’Asburgo Lorena, il marito Ferdinando IV di Borbone e il Regno di Napoli. Nello stesso museo Giuseppe Primoli e il fascino dell’Oriente, una mostra tematica sull’interesse del conte Giuseppe Primoli per l’arte del Giappone e, più in generale del continente asiatico. Documenti, fotografie, libri, oggetti e manufatti di gusto, tema o manifattura orientale provenienti dalla Fondazione Primoli e dalla collezione del museo, tra i quali riveste un ruolo di primo piano il ventaglio con scene giapponesi dipinto da Giuseppe de Nittis a Parigi intorno al 1880 per la principessa Mathilde Bonaparte. Fiore all’occhiello della mostra, l’esposizione di quattordici kakemono, rotoli dipinti in carta o stoffa della tradizione giapponese. (www.museonapoleonico.it )
Fanno eccezione alla gratuità (ingresso a tariffazione ordinaria, con tariffa ridotta per i possessori della MIC Card): Roma pittrice. Le artiste a Roma tra il XVI e XIX secolo al Museo di Roma (Piazza San Pantaleo, 10 e Piazza Navona, 2), che si focalizza sulle artiste donne che lavorarono a Roma a partire dal XVI secolo, con un percorso che giunge fino al 1800 e alle nuove modalità di progressivo accesso alla formazione che lentamente si impongono in accordo con il panorama europeo. Al centro della mostra le tante artiste donne che dal XVI al XIX secolo hanno fatto di Roma il loro luogo di studio e di lavoro con una produzione ricca, variegata e di assoluto rilievo artistico, spesso relegate in una sorta di silenzio storiografico. Protagoniste le artiste presenti nelle collezioni capitoline, come Caterina Ginnasi, Maria Felice Tibaldi Subleyras, Angelika Kaufmann, Laura Piranesi, Marianna Candidi Dionigi, Louise Seidler ed Emma Gaggiotti Richards, oltre a una selezione significativa di altre importanti artiste attive in città come Lavinia Fontana, Artemisia Gentileschi, Maddalena Corvina, Giovanna Garzoni, e di molte altre il cui corpus si sta ricostruendo in questi ultimi decenni di ricerca. (www.museodiroma.it) Rifugio antiaereo e bunker di Villa Torlonia, (Casino Nobile, Via Nomentana 70) con un nuovo percorso espositivo che documenta la vita di Mussolini e della famiglia nella villa e, attraverso un’esperienza multimediale immersiva, permette di rivivere i momenti drammatici delle incursioni aeree durante la Seconda guerra mondiale. Prenotazione obbligatoria per singoli e gruppi. (www.museivillatorlonia.it)
Circo Maximo Experience, offre la visita immersiva del Circo Massimo in realtà aumentata e virtuale, dalle 9:30 alle 16:00 (ogni 15 min. – ultimo ingresso ore 14:50). Ingresso a tariffa ridotta per possessori della MIC Card. (www.circomaximoexperience.it)
Tutte le informazioni e gli aggiornamenti sono disponibili su www.museiincomuneroma.it e sui canali social del Sistema Musei di Roma Capitale e della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Servizi museali a cura di Zètema Progetto Cultura.
-Giovanna Cinieri-Estratto da “Piccola stregheria”
-Rivista L’Altrove-
Biblioteca DEA SABINA-L’AUTRICE–Giovanna Cinieri, poeta e scrittrice, è nata a Taranto e ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Bologna. È stata semifinalista al Premio Calvino racconti nel 2021 e nel 2022 e ha vinto il premio della critica sezione racconti al Premio Inedito Colline di Torino.
Questo tempo di correre a notte chiara di neve l’ho fatto, e stare qui dentro marzo neutrale agli elementi, all’orario che conta meglio i minuti rimanenti e gli sputi che la tua faccia a bassa frequenza mi schiva, fa del respiro un fischio che porta i cani dritti a casa: eccoli abbandonati tutti, nonostante padrona rimanga dall’alto una luce.
in me accetti di morire: ti serve essere due dove c’è tutto e polvere e un pezzetto di Dio ti riguarda, così dritto che è un proiettile. e poi hai la fine ad occhi aperti, tu disperato di grazia, perché insieme dura la vita.
Amore che mi hai dato il coltello il pane col burro di fumo e piangevi è in fiamme il comodino mi hai detto di notte, seduto tremando la sedia del più bel velluto non hai scritto la voce risalita in gola col bastone amore che mi hai fatto nero l’occhio celeste hai messo la voglia caduta aspettandomi fuori da scuola nell’auto storpia la lama spalma, hai promesso non taglia ho cose nel sangue anche ora a Luna Park spento hai girato la Ruota hai fatto il fantasma e gli specchi, la bara conoscevi il mio nome hai strappato il vestito viola che avevo mancandomi molto alla comunione con Dio sporcato il tavolo sceso in cantina parlato ai nemici di me lavata in giardino amore che mi hai dato resurrezioni di marmo la carne è del sangue, solo suo hai mangiato dal seno pregandomi non dirlo a nessuno che ero io che ti entravo di nascosto.
Ti piace guardare la notte che ho negli occhi dove ti inginocchi, ai miei piedi sporchi parli anche a me piace cercare le ossa degli avi tra i tuoi denti.
fare molecole dai capelli oppure niente coperta dai fantasmi del futuro.
e così i miei discendenti stanno dritti, negli spazi rotti di linguaggi nei secoli gli attimi incontabili.
smettere è un continuo ti dico che mi serve. mi dai teoriche dimensioni subatomiche dici a me che vuoi prendere dici a me che vuoi molecole
se cadessero fuochi e fosse irreversibile procedere in disfatta su questa terra classica a conferma delle leggi già da anni inaccettabili mangeremmo l’armamento con i nuclei nella bocca.
Rivista- L’Altrove
“La poesia non cerca seguaci, cerca amanti”. (Federico García Lorca) Con questo presupposto, L’Altrove intende ripercorrere insieme a voi la storia della poesia fino ai giorni nostri.
Si propone, inoltre, di restituire alla poesia quel ruolo di supremazia che ultimamente ha perso e, allo stesso tempo, di farla conoscere ad un pubblico sempre più vasto.
Troverete, infatti, qui tutto quello che riguarda la poesia: eventi, poesie scelte, appuntamenti di reading, interviste ai poeti, concorsi di poesia, uno spazio dedicato ai giovani autori e tanto altro.
Noi de L’Altrove crediamo che la poesia possa ancora portare chi legge a sperimentare nuove emozioni. Per questo ci auguriamo che possiate riscoprirvi amanti e non semplici seguaci di una così grande arte.
Questo sito usa i cookie per migliorare la tua esperienza. Chiudendo questo banner o comunque proseguendo la navigazione nel sito acconsenti all'uso dei cookie. Accetto/AcceptCookie Policy
This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish.Accetto/AcceptCookie Policy
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.