Arriva al cinema “Come se non ci fosse un domani”, il docufilm di Riccardo Cremona e Matteo Keffer-Biblioteca DEA SABINA
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Arriva al cinema “Come se non ci fosse un domani”
il docufilm di Riccardo Cremona e Matteo Keffer-
Articolo di Loredana Menghi – Dal 6 marzo nelle sale il film di Riccardo Cremona e Matteo Keffer, con le ragioni e le testimonianze di un movimento che si batte per fermare il collasso eco-climatico
Fontana di Trevi imbrattata con del liquido nero (in realtà polvere di carbone) al grido di “Noi non paghiamo il vostro Fossile”, da un gruppo di attivisti trascinati via tra gli insulti di locali e turisti. La teca della “Nascita di Venere” del Botticelli tappezzata con le foto dell’alluvione di Campi Bisenzio. E poi i blocchi stradali, gli arresti, sit-in sotto carceri e tribunali. Sono solo alcune delle azioni eclatanti di “Ultima Generazione”, raccontate dai registi Riccardo Cremona e Matteo Keffer nel film “Come se non ci fosse un domani” (2024), dal 6 marzo nelle sale cinematografiche. La pellicola, presentata in anteprima al Festival del Cinema di Roma lo scorso ottobre (pochi giorni prima che l’alluvione di Valencia provocasse in Spagna oltre 200 morti), traccia l’anatomia del movimento ambientalista che dal 2021, attraverso pratiche di disobbedienza civile nonviolenta, si mobilita per sollevare un dibattito sugli effetti del riscaldamento globale.
L’obiettivo? “Ottenere impegni concreti per uscire dall’era dei combustibili fossili e limitare le emissioni inquinanti – spiegano gli eco-attivisti nel documentario – Chiediamo di non trivellare per il gas, di non usare i soldi pubblici per finanziare la nostra morte, ma per creare posti di lavoro nell’economia circolare e nell’energia rinnovabile. E nell’istituzione di un Fondo di Riparazione destinato a risarcire le vittime degli eventi meteorologici estremi”.
Fra i blitz più clamorosi filmati dai registi, che per due anni hanno seguito i militanti in giro per l’Italia, quello all’ingresso del Senato a Roma, quando due manifestanti hanno cosparso il proprio corpo e la facciata di Palazzo Madama col fango prodotto dalle esondazioni in Emilia-Romagna. E poi i blocchi stradali: al traforo del Monte Bianco, dove gli attivisti incatenati sotto la neve hanno paralizzato il traffico transfrontaliero o quelli sul G.R.A. dell’Urbe, rischiando il “linciaggio”. Iniziative che hanno suscitato l’indignazione di stampa, opinione pubblica, politici e Istituzioni, che li hanno definiti mitomani, eco-terroristi, eco-teppisti. E un’ondata repressiva che ha colpito alcuni con oltre 70 denunce. È il caso di Simone Ficicchia, per il quale è stata richiesta dalla Questura di Pavia la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, di norma applicata ai criminali mafiosi. Classe 2002, è lui uno dei protagonisti di “Come se non ci fosse un domani”, insieme a Chloe Bertini, Beatrice Pepe, Michele Giuli e Tommaso Juhasz.
“Studenti universitari- ha dichiarato Riccardo Cremona all’Hot Corn del Festival del Cinema di Roma – che hanno scelto di abbandonare i loro percorsi, i loro destini professionali, mettendosi a disposizione di qualcosa che ci riguarda tutti. Perché la crisi climatica è forse il primo vero problema universale che riguarda tutti indistintamente”. C’è l’universitario che accantona il sogno di insegnare Storia. La danzatrice che rinuncia a un tour in Inghilterra. Il religioso che lotta per salvare gli ulivi da stress idrico e ondate di calore. La studentessa che, nel disappunto della famiglia, ai vestiti, al cinema o alla discoteca preferisce la causa ambientale, perché conscia – come gli altri – che la sua potrebbe essere l’ultima generazione in grado di fermare il global warming. Esistenze che si snodano fra le immagini dell’uragano a Jesolo, della siccità in Sicilia e in Umbria e dei disastri in Emilia-Romagna e Toscana, dopo i quali i giovani hanno spalato le strade dai detriti al fianco della popolazione.
Un film corale, che svela i retroscena delle mobilitazioni, sviscerando incertezze, contraddizioni e l’ansia da cambiamenti climatici, che colpisce principalmente le giovani generazioni, preoccupate per il loro futuro. Timori che diventano rabbia e urgenza di agire, come teorizzato dal sociologo Roger Hallam, co-fondatore nel 2018 a Bristol di Extinction Rebellion, da cui si è formata l’ala radicale di Ultima Generazione, che oggi “raccoglie in Italia circa 150 affiliati, con diverse sedi in Italia – aggiunge Cremona. “Abbiamo raccontato un’intelligenza collettiva – ricorda Matteo Keffer – Un gruppo di persone che senza nessun tipo di esperienza politica si è organizzato per sensibilizzare il più possibile, scontrandosi con le difficoltà del caso”.
Non ultime le misure varate per fermare le proteste: dal ddl “eco-vandali” al decreto 1660 passato alla Camera lo scorso settembre (in attesa di approvazione al Senato) contenente la cosiddetta “norma anti- Gandhi”, ossia il carcere fino a due anni se si blocca in gruppo una strada o una ferrovia. Provvedimento che “esprime la volontà di colpire ogni forma di dissenso e più duramente i movimenti che si battono contro le grandi opere”, ribadisce Ultima Generazione in una nota, deciso ad andare avanti. “Il nostro mondo sta cadendo a pezzi – ammonisce Chloe Bertini, una delle protagoniste – E fra 10 anni, quando i bambini di oggi ci chiederanno: – Tu cosa hai fatto? Noi vogliamo poter dire: – Ho fatto tutto il possibile”.
Fonte
La Nuova Ecologia
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