Anjet Daanje-Il canto della cicogna e del dromedario-Neri Pozza Editore-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Anjet Daanje-Il canto della cicogna e del dromedario-
Traduzione di Laura Pignatti-Neri Pozza Editore
Il romanzo di Anjet Daanje è ispirato dalla vita di Emily Brontë e dal suo capolavoro Cime tempestose, Anjet Daanje ha costruito un romanzo immenso, febbrile, che ne contiene tanti altri, in un gioco di specchi che canta l’amore, la perdita, la sorellanza, il potere eterno della letteratura.
Il canto della cicogna e del dromedario: il primo capitolo del romanzo di Anjet Daanje
Susan Knowles-Chester (1788-1851)
Il 12 dicembre 1847 segna la vita di Susan Knowles, che allora ha già quasi sessant’anni, e quattro anni dopo muore. Nel corso della sua vita sono molti i giorni verso i quali nutre aspettative che nell’attesa, e poi quando si presentano, si riempiono di significato, mentre a posteriori non sembrano aver mantenuto le promesse. Quando arriva quel 12 dicembre, nell’anno del Signore 1847, sembra un giorno d’inverno come tanti altri, iniziati nell’oscurità e finiti nell’oscurità e nel freddo, soffia un vento da nord con neve polverosa che imbianca le strade intirizzite di Bridge Fowling al crepuscolo. Solo per poco le impronte di Susan tradiscono la direzione dei suoi passi, a destra in Church Street, su per il ripido pendio del cimitero, ma quando gira in silenzio dietro la piazzetta della canonica, nessuno distingue più dalle sue impronte verso quale anima sventurata l’emissaria della Morte si sia diretta. La gente del paese aborre il suo lavoro, dove lei va, il dolore la segue come pezzi di legno alla deriva dopo un naufragio, eppure quando quel momento arriva molti chiedono il suo aiuto, è un segreto di pubblico dominio. Proprio come tutti sanno che gran parte di loro, perfino i più credenti, non se ne va senza paura o umiliazioni fisiche, e si riempiono la bocca di come il defunto abbia accettato in pace il volere di Dio, come sia stato sereno e consolante, così in paese tutti sanno che molte donne, dopo avere accudito per settimane, a volte per anni, un familiare, non sono in grado di assumersi quell’ultimo onere, per dolore, o perché non ne hanno il coraggio, non vogliono, o non sanno cosa fare. Susan insegna loro i rispettosi rituali, i gesti pratici, e tuttavia, anche dopo avere appreso le usanze quella prima volta, preferiscono lasciare che sia lei a occuparsi di metterle in pratica. Arriva in segreto, e in segreto se ne va, sulla porta di servizio i benestanti le mettono in mano qualche scellino, i poveri un paio di penny, nessuno deve sapere, a volte neanche la famiglia, o il marito. Gliel’aveva insegnato sua madre, alla morte della sua cara, piccola Susey, che aveva appena quattro anni quando la scarlattina se l’era portata via. La parte più orribile del rituale per Susan erano i batuffoli di ovatta bagnati che aveva dovuto mettere sugli occhi della sua bambina, perché, ore dopo che Susey aveva chiuso gli occhi per l’ultima volta, Susan aveva avuto l’impressione che volesse riaprirli per cercare la sua mamma con il suo sguardo inerme castano chiaro. E anche la fascia con cui Susan aveva dovuto legarle la mascella per prevenire il rigor mortis era terribile, quasi volesse tapparle la bocca una volta per tutte. Ma la madre aveva spiegato a Susan che dovevano preparare Susey alla vita eterna nel miglior modo possibile per amore e rispetto. Le preghiere che recitavano, le abluzioni, la camicia pulita, l’acconciatura dei capelli annodati, le mani giunte, tutto doveva essere perfetto per chi voleva vederla un’ultima volta, e anche per Susey stessa, soprattutto per lei, che presto si sarebbe presentata degnamente al cospetto del suo Creatore per essere ammessa in cielo come un piccolo angelo. È come un matrimonio, così aveva detto la madre di Susan, anche per quello ti lavi le orecchie e tra le gambe, ti metti i vestiti migliori, pronunci parole solenni, e poi cominci una nuova vita. Questo Susan non se l’era mai dimenticato, un matrimonio, cercava di vederlo così, mentre altri vedevano la Morte.
Biografia di Anjet Daanje è nata a Wijster, nei Paesi Bassi, nel 1965. Con un dottorato in matematica, si è dedicata alla scrittura fin dall’età di ventun anni. È autrice di sceneggiature, racconti, romanzi. Con Il canto della cicogna e del dromedario, Daanje si è aggiudicata il Boekenbon Literatuurprijs, il Libris Literatuur Prijs (i due più importanti riconoscimenti letterari dei Paesi Bassi mai prima d’ora assegnati allo stesso libro), il Constantijn Huygensprijs, premio alla carriera, e l’Inktap, premio attribuito dagli studenti dei licei nederlandesi. Il canto della cicogna e del dromedario è in corso di traduzione in dodici lingue.
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