Alessandro Zignani -JEAN SIBELIUS -Dei ghiacci e del fuoco- Vita e musica-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Alessandro Zignani -JEAN SIBELIUS -Dei ghiacci e del fuoco. Vita e musica-
Zecchini Editore
La musica di Sibelius deve la propria unicità al legame esistenziale con la natura finlandese, con i cicli della natura, con i silenzi e le attese, ponendosi quindi ben oltre la dimensione di rappresentante di una scuola nazionale.
Sibelius è il grande dimenticato della musica europea. Confinato in un limbo periferico delle Scuole Nazionali, su di lui pende quell’accusa di epigonismo post-romantico che le avanguardie novecentesche sempre lanciarono contro i difensori dell’Umanesimo. In realtà la musica di Sibelius celebra l’eternità di una natura primigenia dove i cicli delle stagioni si rinnovano oltre ogni dramma della storia, trasceso, più che negato, in un’accettazione del Fato che sa di stoica serenità. In Sibelius la civiltà europea si confronta con le proprie origini nelle energie che modellano i ghiacci, i venti artici capaci di fissare il tempo in armonie perenni, cristalli eternamente fissi nella pietra. L’originalità del Finlandese è sottile, ardua da percorrere, come complesso è il suo linguaggio fatto di risonanze emanate dai basalti della terra, tensioni lontane dalla rassodante razionalità della civilizzazione europea. In un’epoca di transizione quale è la nostra, mentre la pretesa di assoggettare il caos cede in noi alla fascinazione del mito, Sibelius ritorna con i suoi enigmi ad incombere come inquietante profeta. Messaggero alla fine dei tempi, veggente inascoltato, siglò il proprio destino di inattuale distruggendo di propria mano la gigantesca Ottava Sinfonia che doveva coronare uno degli edifici sinfonici più tremendi, nella sua coerenza, che siano mai stati eretti. Isolandosi tra laghi e foreste, nei trent’anni della sua rinuncia a comporre trovò la via di un silenzio che la sua musica, forse, fin dal principio evoca: salvifico ritorno alla natura, divinità benigna.
Biografia-Jean Sibelius nacque nel 1865 a Hämeenlinna nel Granducato di Finlandia, sotto il dominio russo. La sua famiglia, per metà svedese, decise consapevolmente di mandare Jean in un’importante scuola di lingua finlandese. Ciò deve vedersi come parte della più ampia crescita del movimento dei fennomani, un’espressione del nazionalismo romantico che sarebbe diventata una parte cruciale della produzione artistica e delle idee politiche di Sibelius. Morì a causa di un’emorragia cerebrale ed ebbe funerali di Stato.
Stile musicale
Jean Sibelius fece parte di un gruppo di compositori che accettarono esteriormente le norme di composizione della fine del XIX secolo, ma cercò di semplificare radicalmente la costruzione interna della musica. Come nel caso di Antonín Dvořák, ciò lo portò a ricercare melodie idiomatiche, con un carattere nazionale identificabile; ma portò anche un approccio unico e idiosincratico alle tecniche di sviluppo. Nella prima fase della sua attività Sibelius fu influenzato da Ferruccio Busoni e Pëtr Il’ič Čajkovskij; l’influenza di quest’ultimo è particolarmente evidente nella sua sinfonia corale Kullervo, del 1891, così come nella sua Sinfonia n. 1 in mi minore del 1899. In effetti l’influenza di questi due compositori è evidente fino al suo concerto per violino del 1903. In seguito egli rimosse progressivamente gli indicatori formali della sonata dalle sue opere e perseguì l’idea di sviluppare continuamente cellule e frammenti, fino a giungere ad una grandiosa composizione finale. La sintesi era spesso così completa che si pensava che partisse dalla composizione finita e lavorasse a ritroso.
Sibelius creò molta della sua musica con melodie che hanno delle implicazioni modali molto potenti e che vengono protratte su diverse note. Il suo linguaggio armonico è spesso moderato e riduttivo in confronto a molti dei suoi contemporanei, e fa uso frequente delle note di pedale. Sibelius ebbe a dire: “la musica spesso si smarrisce senza un pedale.” A causa di ciò, la musica di Sibelius viene talvolta considerata non abbastanza complessa, ma fu immediatamente rispettato dai suoi colleghi, compreso Gustav Mahler. Più tardi nel corso della sua vita venne esaltato dal critico Olin Downes, ma attaccato da Virgil Thomson. Forse una ragione per cui Sibelius si attrasse le ire dei critici è che in ognuna delle sue sette sinfonie approcciò i problemi fondamentali di forma, tonalità e architettura in modi unici e personali. In definitiva per superare il sistema tonale, già portato agli estremi da Wagner, Sibelius intraprese la strada opposta a quella della Seconda scuola di Vienna. Se compositori come Arnold Schönberg e Alban Berg abbandonarono la tonalità per costruire ex novo un sistema armonico proprio, Sibelius cercò nuova ispirazione partendo dalla tradizione più antica, dagli antichi modi, rimasti quasi inutilizzati nella musica colta successiva al medioevo, ma ancora vivi nella musica tradizionale e popolare.
Sibelius si sforzò viepiù di usare nuovi accordi, compreso il nudo tritono, per esempio nella Sinfonia n. 4, e semplici strutture melodiche per costruire lunghi movimenti musicali. Spesso alterna parti melodiche ad accordi squillanti degli ottoni che erompono e si dissolvono, o punteggia la musica con frasi ripetitive che si contrappongono alla melodia e contromelodia. Le sue opere sono ricche di riferimenti letterari non sempre espliciti. La Seconda Sinfonia ha un andamento che richiama la figura di Don Giovanni che s’insinua al chiaro di luna mentre la dura quarta sinfonia riunisce l’opera per la pianificata sinfonia “Montagna” con un poema sinfonico che s’ispirava all’opera di Edgar Allan Poe Il Corvo. Scrisse inoltre molti poemi sinfonici ispirati dalla poesia finlandese, esordendo con En Saga e culminando con Tapiola (1926), la sua ultima opera maggiore.
Pubblicò solo pochi pezzi minori dopo il 1926, e si dice abbia distrutto il manoscritto della Sinfonia n. 8 una volta completata.[3][4] Le sue ultime opere maggiori sono delle sinfonie Sesta e Settima, musiche per La tempesta di William Shakespeare e Tapiola. Nel 1958 il quotidiano Manchester Guardian riassunse lo stile delle sue ultime opere dicendo che mentre altri erano impegnati nella confezione di cocktail, lui serviva al pubblico pura acqua gelida. Ma per circa trent’anni, dopo la Grande Guerra ed un’operazione di sospetto cancro alla gola, Sibelius evitò di parlar della propria musica e non compose praticamente altro.
Sibelius ha avuto fortuna artistica varia; ciononostante resta uno dei più popolari compositori sinfonici del XX secolo i cui interi cicli sinfonici vengono reiteratamente registrati. A suo tempo, tuttavia, si concentrò soprattutto sulla più remunerativa musica da camera e solo occasionalmente per il palcoscenico. Attualmente Paavo Berglund e Sir Colin Davis sono considerati i maggiori interpreti del suo lavoro. Altre raccolte classiche di sinfonie si devono a John Barbirolli, Leonard Bernstein, Herbert von Karajan e Vladimir Aškenazi. Di recente Osmo Vänskä e la Orchestra Sinfonica di Lahti hanno pubblicato un’opera omnia di Sibelius ben accolta dalla critica e che include brani inediti o ritirati, come la prima versione della Quinta sinfonia (1915), mentre il noto pianista finlandese Olli Mustonen ha inciso l’opera omnia per pianoforte per l’etichetta Ondine.
«Con la sola tecnica, senza ispirazione, non si può fare della bella musica, allo stesso modo che gli ingegneri, pur sapendo come sfruttare la forma d’una cascata per produrre l’energia elettrica, non possono fare nulla senza l’aiuto della natura che fa sgorgare l’acqua dalle sorgenti e le intima di correre verso il mare o i laghi.»
(Jean Sibelius, da Intervista con Sibelius l’autore del “valzer triste”, 1° febbraio 1950)
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