Mompeo (Rieti)-“BUSTER KEATON CONCERTO” di Alessandro Gwis, una musica magica per il grande comico del cinema muto-Biblioteca DEA SABINA
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Mompeo (Rieti)-“BUSTER KEATON CONCERTO” di Alessandro Gwis, una musica magica per il grande comico del cinema muto-
Mompeo -BUSTER KEATON CONCERTO” all’Auditorium S. Carlo sabato 1 febbraio per la stagione di spettacoli dal vivo “ A porte aperte” diretta da Renato Giordano è di scena la musica con il BUSTER KEATON CONCERT uno spettacolo musicale di interazione tra musica dal vivo e cinema proposto dal pianista e compositore Alessandro Gwis. Il Concerto si sposa con la sonorizzazione di tre cortometraggi del grande comico Buster Keaton che verranno proiettati in contemporanea all’esecuzione musicale. Buster Keaton è universamente considerato uno dei più grandi registi dell’era del cinema muto.
Il trio di Gwis sonorizza tre tra i suoi migliori cortometraggi, “Cops tje” , “Playhause” e “One week” girati tra il 1920 ed il 1922. La musica del trio con la unione di un’ anima tradizionale e un suono più contemporaneo aiuta lo spettatore a rileggere il cinema di Keaton con la sensibilità del nostro tempo pur rispettandone lo straordinario equilibrio formale e a cogliere l’universalità del suo messaggio artistico. Alessandro Gwis dialoga con le immagini ketoniane puntando a metterne in risalto da un lato la comicità esplosiva basata sulla fisicità e sulla straordinaria mimica di Keaton dall’ altro la vena surreale onirica e profondamente poetica del grande regista. Le composizioni che Gwis ha creato per l’occasione si muovono tra la musica latina, gli echi della tradizione musicale europea, il jazz e l’ elettronica, usata in modo sottile e molto personale. Caratteristica del concerto sono anche le improvvisazioni: a volte malinconiche, a volte ironiche, sempre imprevedibili. Un progetto dinamico, aperto, coraggioso, una musica stilisticamente non ortodossa, ma che invece si offre come strumento perfetto per l’immaginazione di chi ascolta. In scena oltre ad Alessandro Gwis (piano e tastiere) anche Pierpaolo Ranieri (chitarra) e Marco Rovinelli (batteria). Lo spettacolo avrà luogo all’Auditorium S. Carlo di Mompeo con orario di inizio 17,00. L’ingresso è gratuito.
Articolo di Giulia Mininni
Buster Keaton Il silenzioso acrobata della risata
Considerato uno dei più importanti comici del cinema muto, Buster Keaton riuscì a imporsi creando un personaggio unico, commovente ma al tempo stesso irresistibile. Definito «il comico che non ride mai» per la sua espressione impenetrabile e lo sguardo triste, riusciva a suscitare ilarità proprio per la sua capacità di rimanere imperturbabile anche nelle situazioni più assurde
Nato sul palcoscenico
Joseph Francis Keaton, che era nato a Pickway, nel Kansas, nel 1895, già all’età di tre anni iniziò a calcare le scene insieme ai genitori e ai due fratelli, che si esibivano in teatro in numeri comici arricchiti da complicate acrobazie. Sembra che fu Harry Houdini, celebre artista dell’illusionismo con il quale spesso i genitori collaboravano, a soprannominare Buster (in inglese «ruzzolone») il piccolo Joseph Francis quando a sei mesi lo vide rotolare dalle scale senza riportare alcun danno. Pur provocando le proteste delle organizzazioni che cercavano di applicare le leggi contro il lavoro dei bambini, il piccolo Buster continuò a esibirsi e a ottenere grande successo.
Divenuto adulto, nel 1917 si trasferì a New York dove esordì nel cinema al fianco di Roscoe Arbuckle, famoso comico dell’epoca, che lo diresse in numerosi cortometraggi. Il contrasto tra il grasso e ingombrante Arbuckle e l’esile e impassibile Keaton contribuì al successo delle comiche interpretate dalla coppia, basate su inseguimenti a perdifiato e sulle classiche torte in faccia.
Dieci anni di gloria
Nel 1920, resosi indipendente da Arbuckle, Keaton creò una sua compagnia di produzione, la Buster Keaton comedies, e cominciò a realizzare cortometraggi in proprio, di solito diretti insieme al regista Eddie Cline. La comicità di questi cortometraggi nasce non solo dall’efficacia delle gag, ma anche da un più complesso contrasto tra il protagonista e un mondo fatto di oggetti e situazioni che si rivelano ostili. In questo senso Keaton si distingue dall’altro grande eroe della comicità, il sentimentale Charlie Chaplin, facendosi interprete di un cinema in cui le invenzioni comiche, spesso legate a circostanze paradossali, sono strettamente legate allo scontro dell’uomo con una società sempre più tecnologica. L’effetto comico è pertanto inevitabile, come in One week (1920), in cui Keaton è un giovane alle prese con una casa prefabbricata, ricevuta in dono di nozze, e s’impegna in una lotta estenuante nel tentativo di montarla seguendo indicazioni che si riveleranno sbagliate.
La sua popolarità crebbe a ogni nuova apparizione, ma la definitiva consacrazione giunse con il passaggio ai lungometraggi. Fu questo il periodo di film celeberrimi, da Keaton anche diretti, come Senti, amore mio (1923) – divertente parodia di un classico del cinema statunitense come Intolerance (1916) di David W. Griffith, di cui ripropone la struttura costituita da episodi ambientati in diversi momenti storici – o La palla n. 13 (1924), nel quale il comico interpreta un proiezionista che in sogno si ritrova a vivere in un film. Ricordiamo anche altri straordinari successi, quali Come vinsi la guerra (1926) – codiretto con Clyde Bruckman, dove è un macchinista che alla guida della sua locomotiva, chiamata il Generale, durante la guerra di Secessione riesce a salvare la fidanzata dai nordisti –, Io… e il ciclone (1928) di Charles F. Reisner e Il cameraman (1928) di Edward Sedgwick, in cui è un operatore cinematografico talmente maldestro da dimenticarsi di inserire la pellicola nella macchina da presa.
Viale del tramonto
Alla fine degli anni Venti, con la nascita del cinema sonoro, che provocò enormi cambiamenti nello stile della recitazione, alcune grandi stelle del muto entrarono in crisi. Anche Keaton pagò le conseguenze di questa rivoluzionaria innovazione: si aprì per lui un periodo difficile dal punto di vista artistico e personale, e fu costretto a recitare in cortometraggi di livello non eccelso.
Tornò alla ribalta molti anni più tardi grazie a Charlie Chaplin, che lo volle accanto a lui, nella parte di un vecchio pianista, in Luci della ribalta (1952). Degna di nota era stata anche la sua apparizione in Viale del tramonto (1950) di Billy Wilder, nel ruolo del giocatore di poker. Nel 1959 gli venne assegnato un meritato Oscar alla carriera.
L’ultima, intensa prova d’attore Keaton la offrì in Film (1965), cortometraggio muto diretto da Alan Schneider e scritto da Samuel Beckett, in cui, inquadrato di spalle o di tre quarti, cerca di sfuggire continuamente allo sguardo di chi è intento a osservarlo. Morì poco tempo dopo, a Woodland Hills, in California, nel 1966.
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