Poesie di Hans Magnus Enzensberger poeta, saggista e scrittore tedesco- Einaudi Editore-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Poesie di Hans Magnus Enzensberger poeta, saggista e scrittore tedesco
-Einaudi Editore-
Hans Magnus Enzensberger è stato poeta, saggista e scrittore tedesco. Tra le sue opere pubblicate da Einaudi ricordiamo Mausoleum (1979, e ripresa nel 2017 con lievi aggiornamenti e l’aggiunta del testo a fronte), La fine del Titanic (1980), Musica del futuro (1997), Più leggeri dell’aria (2001), Il mago dei numeri (1997, ripreso anche in ET), Ma dove sono finito (1998 e 2011), Esterhazy (2002), Che noia la poesia (2006), Il perdente radicale (2007), Nel labirinto dell’intelligenza (2008), Hammerstein o dell’ostinazione (2008 e 2010), Josefine e io (2010), Bibs (2011), I miei flop preferiti (2012), Il mostro buono di Bruxelles (2013), Chiosco (2013), Considerazioni del signor Zeta (2015), Tumulto (2016), Parli sempre di soldi! (2017). Panopticon (2019) e Artisti della sopravvivenza. Sessanta vignette letterarie del Novecento (2022).
Tango Finlandese
Ciò che ieri sera fu è e non è
La barchetta che si allontana
e la barchetta che si accosta
I capelli così vicini erano capelli stranieri
Questo è facile a dirsi E’ sempre così
Il lago grigio è proprio il lago grigio
Il pane fresco di ieri sera è indurito
Nessuno balla Nessuno bisbiglia Nessuno piange
Il fumo è dissolto e non dissolto
Il lago grigio adesso è azzurro Qualcuno chiama
Qualcuno ride Qualcuno se n’è andato
C’è molta luce Era mezzo buio
La barchetta non sempre ritorna
E’ la stessa cosa e non è la stessa
Qui non c’è nessuno La roccia è roccia
La roccia cessa di essere roccia
La roccia ridiventa roccia
E’ sempre così Nulla scompare
e nulla rimane Ciò che fu
è e non è ed è Questo
nessuno lo capisce Ciò che ieri sera
fu è facile a dirsi Com’è luminosa
qui l’estate e com’è breve.
Finnischer Tango
“Die Furie Des Verschwindens”
Was gestern abend war ist unf ist nicht
Das kleine Boot das sich entfernt
und das kleine Boot das sich nähert
Das Haar das ganz nah war ist fremdes Haar
Das ist leicht gesagt Das ist immer so
Der graue See ist doch der graue See
Das frische Brot von gestern abend ist hart
Niemand tanzt Niemand flüstert Niemand weint
Der Rauch ist verschwunden und nicht verschwunden
Der graue See ist jetz blau Jemand ruft
Jemand lacht Jemand ist fort
Es ist ganz hell Es war halb dunkel
Das kleine Boot kehrt nicht immer zurück
Es ist dasselbe und nicht dasselbe
Niemand ist da Der Felsen ist Felsen
Der Felsen hört auf Felsen zu sein
Der Felsen wird wieder zum Felsen
Das ist immer so Es verschwindet
nichts und nichts bleibt Was da war
ist und ist nicht und ist Das
versteht niemand Was gestern abend war
Das ist leicht gesagt Wie hell
der Sommer hier ist und wie kurz
(da Nuovi poeti tedeschi a cura di Anna Chiarloni,Einaudi, 1994)
Luce residua
Ma sì, ma sì, anch’io sono qua, fra quelli
che resistono. È persino facile,
a paragone di Katowice o Montevideo.
Qua e là resti di campagna,
binari arrugginiti, calabroni.
Un fiumiciattolo, noccioli e ontani,
perché non sono bastati i fondi
per far piazza pulita. Sopra l’acqua lurida
il ronzio dei fili ad alta tensione
non mi disturba. Mi vuol convincere
che potrei leggere ancora un po’,
prima che faccia buio.
E se mi voglio annoiare,
ho la televisione, l’ovatta colorata
sugli occhi, mentre di fuori
i ragazzini suicidi sulle Honda
sgommano in tondo sulla piazza bagnata. Anche il fracasso,
anche la sete di vendetta sono pur un segno di vita.
In questa fioca luce prima del sonno
niente coliche, nessun vero dolore.
Come un lieve crampo nei muscoli
sentiamo, loro e io, sbadigliando,
di minuto in minuto il tempo
farsi più piccolo.
Restlicht
Doch doch, ich gehöre auch zu denen,
die es hier aushalten. Leicht sogar,
im Vergleich zu Kattowitz oder Montevideo.
Hie und da Reste von Landschaft,
rostende Eisenbahnschienen, Hummeln.
Ein kleiner Fluß, Erlen und Haselnüsse,
weil das Geld nicht gereicht hat
zur Begradigung. Uber dem trüben Wasser
das Summen der Hochspannungsmasten
stört mich nicht. Es redet mir ein,
daß ich noch eine Weile lang
lesen könnte, bevor es dunkel wird.
Und wenn ich mich langweilen will,
ist das Fernsehen da, der farbige Wattebausch
auf den Augen, während draußen
die kindlichen Selbstmörder auf ihren Hondas
um den nassen Platz heulen. Auch der Krach.
auch die Rachsucht ist noch ein Lebenszeichen.
Im halben Licht vor dem Einschlafen
keine Kolik, kein wahrer Schmerz.
Wie einen leichten Muskelkater
spüren wir gähnend, sie und ich,
die von Minute zu Minute
kleiner werdende Zeit.
Utopia (1957)
Il giorno sale, con grande forza
batte i suoi zoccoli tra le nuvole
il lattaio sui suoi bidoni
tambureggia sonate; al cielo ascendono i fidanzati
su scale mobili; selvaggi, con grande forza
si sventolano cappelli bianchi e neri.
Le api scioperano. Tra le nuvole
ruotano i procuratori,
papi cinguettano dagli abbaini.
La commozione domina sia lo scherno
che il giubilo. Velieri
sono piegati dai bilanci.
Il Cancelliere parteggia con un vagabondo
i fondi segreti. L’amore
è consentito dalla polizia,
è promulgata un’amnistia
per coloro che dicono la verità.
I panettieri regalano rosette
ai musicanti. I fabbri
fanno delle croci
ferri per gli asini. Come in un ammutinamento
irrompe la felicità, come un leone.
Gli strozzini, su cui sono gettati
fiori di melo e ravanelli,
si pietrificano. Buttati sulla ghiaia,
abbelliscono fontane e giardini.
Ovunque ascendono mongolfiere
la flotta di piacere e’ pronta a partire;
salite, lattai,
fidanzati e vagabondi!
Scioglietevi! Con grande forza
sale
il giorno.
Bildzeitung (1957)
Tu diventerai ricco,
incidifrancobolli Attaccaorologi:
se il centravanti vuole,
per un marco sarà colpita di testa
una grande quantità’ di principi offesi
dote di Turandot pronostico infallibile
Apparecchia la tua tavola:
tu diventerai ricco.
Manotipista Stenocure,
tu diventerai bella:
se il produttore vuole
l’inchiostro di stampa verrà spalmato
tra le cosce una grossa rete
un mostriciattolo indesiderato
Distenditi, asinella;
tu diventerai bella.
Bestia sociale Compagnodivoce
tu diventerai forte:
se il presidente vuole
giù pugni sull’agitatore
scatti di flash sul sorriso del boia
dai botte dunque, metticela tutta
fuori i randelli dalla sacca:
tu diventerai forte.
Anche tu, anche tu, anche tu
arriverai lentamente
alle buste-paga ed alle bugie
ricco, forte ed umiliato
tra ispezioni e caffè
al malto, ben contaminato
di multe, merda,
scorie nucleari:
i tuoi polmoni una gialla scogliera
di nicotina e di calunnia
possa la terra esserti leggera
come il sudario
di raggiro e d’inganno
che compri ogni giorno
in cui ogni giorno ti avvolgi.
L’altro
Uno ride
si interessa
ha il mio viso con pelle e capelli sotto il cielo
lascia rotolare parole dalla mia bocca
uno che ha denaro e paura e un passaporto
uno che litiga e ama
uno si diverte
uno si dimena
ma non io
io sono l’altro
che non ride
che non ha viso sotto il cielo
e alcuna parola nella sua bocca
ed è sconosciuto a sé e a me
non io; l’altro; sempre l’altro
che non vince e non è vinto
che non si interessa
che non si muove
l’altro
che è indifferente a se stesso
del quale io non so niente
del quale nessuno sa chi è
che non mi muove
questo io sono.
(1964)
Bibliografia
Questo è scritto per te.
Tortuosità sotto la corteccia,
scrittura tremolante dietro le tempie,
piste di formiche.
Questo non è un artificio.
Circuito stampato,
comunismo
dei polipeptidi,
primule elettroniche,
allodole, secondo un programma.
Prendi e leggi, vecchio suicida.
Manifesti genetici,
permutazioni, gorgheggi.
Ogni cristallo un capolavoro.
Costruire occhi di libellula
non è un artificio
ma le ricchezze del mondo
sono più semplici.
Questa ortica
potrebbe essere di Proust.
Feedback-system di secondo grado,
ultrastabile.
Finché questo libro ti arriverà in mano,
potrebbe essere per leggere
già troppo buio.
Se le libellule
se la caveranno senza di noi,
non lo sappiamo.
Bisogna accettarlo.
Butta via il libro
e leggi.
(1964)
Ordine del giorno
Telefonare consulente fiscale, lavorare un po’.
meditare sulla foto di una donna
che si è ammazzata.
Andare a vedere quando si è cominciata a usare
l’espressione immagine del nemico.
Dopo il tuono osservare le bolle
che il nubifragio forma sul lastrico
e bere l’aria bagnata.
Fumare e guardare un po’ di televisione senz’audio.
Chiedersi di dove viene il prurito del sesso
durante una squallida riunione.
Pensare per sette minuti all’Algeria.
Dar fuori in bestemmie come un dodicenne
su un’unghia che si è spezzata.
Ricordarsi di una precisa sera,
ventun anni fa, era di giugno,
un pianista nero suonava il cha cha cha
e qualcuno piangeva di rabbia.
Non dimenticare di comprare il dentifricio.
Cercar di capire perché
perché Dio non lascia mai
in pace gli uomini, e neanche il contrario.
Cambiare la lampadina in cucina.
Ritirare dal balcone, con cautela,
la cornacchia fradicia, arruffata, inanimata.
Contemplare le nuvole, le nuvole.
Ma anche dormire, dormire.
da Più leggeri dell’aria traduzione di Anna Maria Carpi
Canto Quinto
(da La Fine del Titanic, 1978)
Rubate ciò che vi è stato rubato,
prendetevi finalmente quel che è vostro, gridava,
intirizzito, la giacca gli andava stretta,
i suoi capelli guizzavano sotto le gru
e lui gridava: io sono uno di voi,
cosa state ancora ad aspettare? Adesso
è ora, sfondate le barriere,
gettate la gentaglia a mare,
comprese le valigie, i cani, i lacché,
le donne anch’esse e persino i bambini,
con violenza, coi coltelli, con le nude mani!
E mostrava loro il coltello,
mostrava loro la nuda mano.
Ma quelli della terza classe,
emigranti tutti, stavano lì fermi
nell’oscurità, si toglievano tranquillamente
il berretto e restavano ad ascoltarlo.
Ma quando vi deciderete a prendere vendetta,
se non vi muovete subito?
O forse non siete capaci di vedere del sangue
che non sia quello dei vostri figli e il vostro?
E si graffiava il viso
e si feriva le mani
e mostrava loro il suo sangue.
Ma quelli della terza classe
lo ascoltavano e tacevano.
Non perché non parlasse lituano
(non parlava lituano);
non perché fossero ubriachi
(le loro antiquate bottiglie,
avvolte in panni grossolani,
erano state da tempo scolate);
non perché avessero fame
(avevano anche fame):
non era per via di tutto ciò. Non era
così facile da spiegare.
Capivano, certo, quel che diceva,
ma non capivano lui.
Le sue parole non erano le loro.
Erano rosi da paure diverse
dalle sue, e da altre speranze.
Rimasero lì in piedi, pazienti,
con i loro zaini, i loro rosari,
i loro bambini rachitici,
dietro alle barriere, gli fecero largo,
lo ascoltavano, rispettosamente,
e attesero, finché non affondarono.
(da La fine del Titanic Einaudi, 1980, traduzione di Vittoria Allliata)
Biografia di Hans Magnus Enzensberger scrittore tedesco (Kaufbeuren, Allgäu, 1929 – Monaco di Baviera 2022). Autore anticonformista e versatile (romanziere, autore di testi teatrali, radiofonici ecc.), è stato tra gli animatori del Gruppo 47 ed è una delle figure più interessanti della letteratura tedesca del secondo dopoguerra. I suoi scritti, in particolare i saggi, sono permeati da un profondo pessimismo e denunciano causticamente le storture e le debolezze della società contemporanea.
Opere
Ancora adolescente patì la dura esperienza della guerra a cui partecipò nel 1944-45. La sua poesia (Verteidigung der Wölfe, 1957; Landessprache, 1960; Blindenschrift, 1964; Gedichte 1955-70, 1971; Mausoleum, 1975, trad. it. 1979; Der Untergang der Titanic, 1978, trad. it. 1980), pur risentendo molto dell’insegnamento brechtiano, non vede tuttavia un mezzo di salvezza per l’uomo e si presenta come denuncia spietata di tutte le storture e debolezze della società di oggi. Essa si distingue per l’originalità dell’espressione volutamente antipoetica e provocatoria, ricorrendo sia ai mezzi più facili di rottura (abolizione delle maiuscole, introduzione del gergo commerciale, rottura sintattica, ecc.), sia alla più raffinata demitizzazione della letteratura “bella” nell’uso profanante della citazione. Lo stesso carattere aggressivo e accusatore si rivela nei saggi più strettamente letterari, in cui E., nella ricerca dell'”artista radicale” (Clemens Brentanos Poetik, 1961), denuncia ogni debolezza o inattualità del fenomeno letterario. Molto importante la sua attività giornalistica, sviluppatasi soprattutto su Kursbuch e su Trans-Atlantik, battagliere riviste da lui create rispettivamente nel 1965 e nel 1980, nonché la sua opera saggistica, sempre a contatto con l’attualità senza però mai ridurvisi: Einzelheiten (1962; trad. it. Questioni di dettaglio, 1965); Politik und Verbrechen (1964; trad. it. 1979); Deutschland, Deutschland unter anderem (1967); Das Verhör von Habana (1970; trad. it. 1971); Der kurze Sommer der Anarchie (sotto forma di romanzo, 1972; trad. it. 1973); Palaver. Politische Überlegungen (1974; trad. it. 1976); Ach, Europa! (1987; trad. it. 1989). Del 1995 è la raccolta di poesie Kiosk. Neue Gedichte (trad. it. 2013), mentre sono stati pubblicati nel 1997 ZichZack (trad. it. 1999) e il fortunato Der Zahlenteufel (trad. it. 1997), tra l’apologo e la fiaba, in cui la matematica diventa, per un alunno che non ne è attratto, un mondo quasi magico. Ha poi scritto, tra l’altro: Esterhazy. Eine Hasengeschichte (con I. Dische, 1998; trad. it. 2002); Die Elixiere der Wissenschaft (2002; trad. it. 2004), in cui racconta storie, vere e mitologiche, che orbitano intorno alla scienza; Schreckens Männer. Versuch über den radikalen Verlierer (2006; trad. it. 2007); Josefine und Ich. Eine Erzählung (2006; trad. it. 2010); Hammerstein oder der Eigensinn: eine deutsche Geschichte (2008; trad. it. 2008); la raccolta di poesie Rebus (2009); i saggi Fortuna und Kalkül. Zwei mathematische Belustigungen (2009), Meine Lieblings-Flops, gefolgt von einem Ideen-Magazin (2010; trad. it. 2012) e Sanftes Monster Brüssel oder Die Entmündigung Europas (2011). Tra i suoi lavori più recenti occorre ancora citare Tumult (2014; trad. it. 2016) e Immer das Geld! (2015; trad. it. Parli sempre di soldi!, 2017).Fonte-Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani