La Fondazione Roma Museo – Palazzo Sciarra ospita la mostra American Chronicles: The Art of Norman Rockwell. Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
La Fondazione Roma Museo – Palazzo Sciarra
ospita la mostra American Chronicles: The Art of Norman Rockwell.
Roma Capitale-Dall’11 novembre 2014 all’8 febbraio 2015 la Fondazione Roma Museo – Palazzo Sciarra ospita la mostra American Chronicles: The Art of Norman Rockwell.
Per la prima volta esposte in Italia oltre cento opere provenienti dalle collezioni del Norman Rockwell Museum di Stockbridge, che propongono al pubblico una retrospettiva completa dell’artista statunitense.
Opere iconiche come The Runaway o The problem we all live with, che interpretano talvolta con ironia, talora con occhio accorto, settant’anni di storia americana.
Norman Rockwell, attivo dal 1913 agli anni Settanta del Novecento, contribuisce con le sue opere (riprodotte su manifesti, copertine di giornali o create per promuovere prodotti di largo consumo) a creare ed affermare su scala internazionale gli ideali della società americana.
Oltre agli oli su tela, fotografie e documenti dell’artista, in mostra sarà esposta la raccolta completa delle 323 copertine del The Saturday Evening Post, collezione unica che testimonia la quasi cinquantennale collaborazione di Rockwell con il celebre magazine.
La mostra è promossa dalla Fondazione Roma e organizzata dal Norman Rockwell Museum di Stockbridge, Massachusetts, USA e dalla Fondazione Roma Arte-Musei e in collaborazione con La Fondazione NY e la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma.
The exhibition American Chronicles: The Art Of Norman Rockwell will be held in the Fondazione Roma Museo from the 11th November 2014 to the 8th February 2015.
Over one hundred works belonging to the collection of the Norman Rockwell Museum in Stockbridge, will be shown for the first time outside the United States of America, offering the public a comprehensive retrospective of this American artist.
Iconic works such as The Runaway or The Problem We All Live With interpret seventy years of American history, sometimes ironically and at other times with a keen eye.
Norman Rockwell was active between 1912 and the 1970s and his works (reproduced on posters, magazine covers or created to advertise consumer products) helped to establish the American ideals at an international level.
The entire and unique collection of 323 Saturday Evening Post covers, which document Norman Rockwell’s almost fifty year career at this notable magazine, will be displayed together with his oils on canvas, photographs and papers.
The exhibition has been promoted by Fondazione Roma and organised by the Norman Rockwell Museum in Stockbridge, Massachusetts, U.S.A. and the Fondazione Roma Arte-Musei, in collaboration with La Fondazione NY and the Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma.
Nato a New York nel 1894, Norman Rockwell studia Arte presso la National Academy School di New York e Illustrazione alla Art Students League.
Inizia a lavorare da giovanissimo come disegnatore ed il suo talento precoce lo porta subito al successo: a soli diciotto anni diventa illustratore e poi art editor di Boys’ Life, nel 1916 firma la sua prima copertina per il Saturday Evening Post, con cui instaura un vero e proprio sodalizio che lo porterà a creare 323 copertine per il magazine.
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Nel 1963 lascia la famosa rivista per l’altrettanto prestigiosa Look, per la quale documenta, allontanandosi dalle nostalgiche scene di genere, i temi più caldi e circolari dell’epoca: diritti civili, discriminazione raziale, lotta alla povertà, la guerra del Vietnam.
Nel 1969 presta alcune opere alla Old Corner House, dimora storica gestita dalla Stockbridge Historical Society; l’edificio, grazie alla donazione da parte dell’artista della sua collezione d’arte avvenuta nel 1973, diverrà la pima sede del Norman Rockwell Museum.
Nel 1977, anno prima della sua morte, l’artista riceve la Presidential Medal, la più alta onorificenza civile della nazione.
Mostra Norman Rockwell
In Italia c’è stata una unica mostra dedicata a Norman Rockwell.
La mostra American Chronicles: the Art of Norman Rockwell presentata a Roma dall’11 novembre 2014 all’8 febbraio 2015 e organizzata da La Fondazione Roma Museo – Palazzo Sciarra. La mostra , curata da Stephanie Plunkett (Chief Curator del Norman Rockwell Museum) e Danilo Eccher (Direttore della GAM di Torino), è stata promossa dalla Fondazione Roma, organizzata dal Norman Rockwell Museum di Stockbridge, Massachusetts, e dalla Fondazione Roma-Arte-Musei, in collaborazione con La Fondazione NY e la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma. Una retrospettiva sul percorso creativo di Norman Rockwell (1894-1978), artista statunitense che con il suo talento ha illustrato la storia di un’America da lui stesso sognata.
La mostra, per la prima volta in Italia, ha ripercorso la produzione di uno dei più acuti osservatori e narratori della società statunitense, che gli è valsa l’appellativo di “Artista della gente“.
Le sue illustrazioni, minuziose e lievi, dirette al cuore più che alla mente, hanno descritto per più di cinquant’anni (dagli anni Dieci agli anni Settanta), sogni, speranze ed ideali, riflettendo e allo stesso tempo influenzando comportamenti e pensieri degli americani del XX secolo.
Nelle sue tavole emergono personaggi positivi, rassicuranti, fiduciosi, familiari e proprio perché tali, coinvolgenti. L’osservazione della realtà in Rockwell si fa pittura e al contempo storia; la storia di un mito, quello americano, che va ben oltre il confine degli Stati Uniti. L’artista alterna la spensieratezza delle origini, racchiusa nell’espressione di un fanciullo che fugge per una marachella – ad esempio No swimming del 1921 – alla bambina afroamericana che, per avvalersi del suo diritto all’istruzione, viene scortata a scuola: The Problem We All Live With del 1964, opera emblematica che riflette il dramma dell’apartheid.
Palazzo Sciarra Colonna
La Fondazione Roma ha sede nello storico edificio di Palazzo Sciarra Colonna, che si affaccia su via del Corso, nel cuore della città. Qui, fin dai primi secoli del Cristianesimo, sorsero alcuni dei più antichi edifici sacri e, a partire dal XV secolo, importanti dimore patrizie. La sua costruzione fu promossa nella seconda metà del Cinquecento dagli Sciarra, ramo della famiglia Colonna che deteneva il principato di Carbognano, sul sito dove i Colonna possedevano due nuclei edilizi distinti, detti rispettivamente “palazzo imperfetto” e “palazzetto”, di cui nel 1610 l’architetto milanese Flaminio Ponzio progettò l’unificazione. Nel 1641 alla guida del cantiere subentrò Orazio Torriani, autore della nobile e severa facciata, riquadrata da cantonali bugnati, coronata da un cornicione a mensole e scandita da tre ordini di finestre. L’ingresso monumentale è caratterizzato da un arco bugnato, a cui si antepongono, poste su alti plinti, due colonne scanalate con capitello composito, a sostegno del balcone balaustrato del primo piano. Il fronte dei plinti e la balaustra sono arricchiti da colonne scolpite in rilievo, a ricordo della provenienza della famiglia Sciarra da quella prestigiosa dei Colonna. Il palazzo, proprio per la bellezza del portale, era incluso tra “le quattro meraviglie di Roma”, assieme al cembalo Borghese, al dado Farnese e alla scala Caetani. Nel Settecento il cardinale Prospero Colonna promosse l’adeguamento del palazzo allo stile dell’epoca. Al rinnovamento architettonico e pittorico partecipò anche l’architetto Luigi Vanvitelli, amico del Cardinale, che ne progettò la ristrutturazione. La Libreria domestica, la piccola Galleria, il Gabinetto degli Specchi, ricchi di decorazioni pittoriche, sono alcuni degli ambienti nati da questi interventi, che accrebbero il valore storico ed artistico del palazzo. Alla fine dell’Ottocento Francesco Settimi si occupò del restauro degli edifici circostanti, dell’ampliamento dell’ala destra dello stabile e del rifacimento del cortile. Il palazzo fu notevolmente ridotto nelle dimensioni tra il 1871 e il 1898, quando il principe Maffeo Sciarra affidò a Giulio de Angelis l’apertura dell’adiacente via Minghetti, la realizzazione dell’isolato del palazzo, del teatro Quirino e della retrostante Galleria Sciarra.